India 2014
INDIA 2014 – APPUNTI DI VIAGGIO
Era da molto tempo che io e mia moglie desideravamo andare in India, tanti amici mi avevano raccontato di quanto fosse un mondo incredibile, atmosfere, colori, odori. Prima i figli, poi questi dovevano diventare grandi, e poi … Gli indiani dicono che era destino che andassimo in questo preciso momento perché così era il nostro Karma. Comunque sia credo che un fondo di verità ci sia. Questa esperienza ha coinciso forse con uno dei mie momenti più intensi da un punto di vista fotografico. Ritengo che effettivamente ci sia un momento per tutto. E questo era il mio momento. Dieci anni prima probabilmente non avrei avuto la sensibilità o la preparazione tecnica o gli strumenti necessari a cogliere quanto ho fatto in questo lavoro. Probabilmente hanno ragione gli Indiani. C’è un momento per tutto. Come tutti i viaggiatori, ci si prepara sia da un punto di vista culturale, emotivo e perché no anche fisico. Ci si prepara ad accogliere quanto i nostri sensi riescono a percepire e sicuramente, come reale, non tutto. Prima di partire come uno studente il giorno prima dell’esame riprendo in mano per l’ennesima volta l’ultimo libro di McCurry e di Salgado. Malgrado la preparazione, i video, i libri i documentari, Youtube, Wikipedia e le tutte guide di questo mondo la realtà ci ha sorpresi. Sinceramente non pensavo che fosse così. Così come? Così distante dal mio modo di concepire la vita; così distante dal mondo nel quale vivo. In ogni caso il mio scopo era un altro, era più specifico. Volevo documentare la vita quotidiana di un paese che non è uguale a nessun altro. In tantissimi lo hanno fatto prima di me. E molto bene anche. Quindi sono certamente uno dei tanti. Mi fa piacere pensare che posso aver contribuito anch’io nel mio piccolo a svelare aspetti di vita normale. Non sono in cerca delle fotografie cartolina o di ambientazioni false e artefatte nel loro costruzione. Con pochi euro e un pò di pazienza ti compri il tempo di uno o due Sadhu, colorati nei loro sari, li collochi al tramonto o all’alba presso un tempio piuttosto che su una barca e li fai girare come tante marionette. Ho visto fare anche questo. E ci sono servizi interi fatti così. Non mi interessava.
Per quanto possibile volevo documentare la vita quotidiana delle persone nelle loro botteghe, nei loro laboratori a cielo aperto, i volti dei bambini che vanno a scuola o che lavorano per strada o delle donne che lavorano trainando carretti o trasportando pietre, che chiacchierano, che pregano nei tempi , madri che accudiscono i loro figli, che fanno compere ai mercati. Mi interessavano i visi degli anziani nei mercati con le loro facce piene di rughe che sembrano delle carte geografiche. Insomma, credo di essere riuscito, almeno in parte, a presentare una piccola testimonianza di tutto ciò.
Al di la dell’aspetto fotografico, sicuramente l’aspetto ambientale è incredibile.
Devo dire che la gente su mia richiesta è sempre stata disponibile e divertita nel vedersi ritratta. Il contatto umano è stato straordinario. E’ un popolo gentile e mite, anche curioso e aperto. Molto rispettoso e nella stessa maniera deve essere ricambiato. Per cui gli approcci sono sempre stati gentili, anche con la difficoltà della lingua ci si capiva comunque con il segno universale dei gesti. Le difficoltà piuttosto sono ambientali dovute al caos frenetico che ti avvolge in qualsiasi dove. Vacche, scooter, moto, biciclette, tuk tuk, Rickshaw, macchine, camion, persone, il tutto in una cacofonia di rumori, clacson, scampanellii e tutto ti gira in torno in modo vorticoso. Poi le buche nelle strade, la sporcizia, gli odori le pozzanghere. Una mia amica mi ha chiesto dove mettevo i piedi, e non è stata un’osservazione sbagliata. Infine il clima con la sua umidità devastante. Da noi si usa dire: “sudare le sette camice”. Ecco, ho capito cosa vuol dire. L’India è un Sub continente popolato da 1,2 miliardi di persone ma secondo me sono molte di più. Te ne accorgi per strada quando ti sfrecciano a poca distanza in 4 minimo sui loro scooter o le loro moto. Sono in continuo movimento, non si fermano mai sia che stiano lavorando o che stiano pregando. Ed è stancante il solo vedere tutto ciò. Malgrado ti prepari fisicamente ed emotivamente, la realtà ti sorprende. E non doveva essere diversamente. Il percorso seguito è stato il classico Rajasthan con l’opzione a Varanasi. Ritengo che per vedere l’India più intensa sia sufficiente andare direttamente a Varanasi ma credo anche che occorra affrontare tutto il percorso prima, senza scorciatoie. Il viaggio che ti conduce a Benares è una sorta di allenamento necessario per arrivare preparati e pronti all’apoteosi a Varanasi appunto. La somma di tutto quanto visto e vissuto precedentemente si ripropone amplificata in questo luogo con l’aggiunta di un aspetto che fino a quel momento hai solo sfiorato: il misticismo. La concentrazione di persone, di pellegrini, di caos organizzato, in quel luogo viene amplificata da 2 situazioni che scandiscono la giornata, la prima alla sera durante la cerimonia dell’Aarti e la seconda, che si svolge durante tutto il giorno e la notte, e che non si manifesta con evidenza ma che sai che c’è, e sono le cerimonie di cremazione dei defunti, delle persone che vengono a morire nella loro città santa sperando di interrompere così il ciclo della reincarnazione.
La giornata inizia all’alba, sulle rive della “Ganga”, sui Ghat, dove in migliaia si gettano in acqua seguendo rituali ancestrali. Famiglie intere si immergono compiendo il rituale delle abluzioni. I pellegrini che hai incontrato a piedi nudi per le strade dell’India, si gettano nel sacro fiume e riempiono i loro contenitori della sacra acqua per poi compiere il cammino di ritorno verso i loro villaggi.
Nell’interno dei Ghat la vita è frenetica e, camminando, ti accorgi di avvicinarti ai luoghi di cremazione quando ti passano veloci, con i loro campanelli, i portatori con le barelle in spalla e con le salme da preparare per il loro l’ultimo viaggio. In modo composto le segue più dietro i familiari. La guida mi fa cenno assoluto di non fotografare, mi aveva già istruito in precedenza. Se lo faccio io che sono indiano non succede nulla ma se fotografa un occidentale allora sono problemi. Meglio evitare. Via via che ti avvicini passi attraverso a vicoli stracolmi di cataste di legna e ti avvolge un fumo azzurrino impalpabile. Lì risiedono i Dom, gl’impresari di pompe funebri aiutati dai loro operai che appartengono la quasi totalità alla casta degli intoccabili. Questi ultimi si muovono tra le cataste di legna trasportando a spalle da una bilancia all’altra la legna necessaria per le pire funerarie. Circa 360 kilogrammi per ogni pira. Qualcuno ha scritto che la povera gente e i buoni bruciano prima e con meno legna. Non vado a sindacare e mi fido della loro esperienza.
La mia guida mi lascia assieme ad un “fuochista” che mi porta su una terrazza un po’ alta rispetto il livello del gange. Di sotto stanno preparando una cerimonia. Un gruppo di parenti stanno sistemando sopra la salma a volto scoperto una serie di teli colorati. La pira è pronta al suo fianco. Mi sposto dalla balaustra perché sono raggiunto da una folata di fumo di una cremazione che si sta volgendo ancora più sotto. Dietro di me da una massa di cenere ancora fumante dall’ultima cremazione, chi mi accompagna raccoglie una cosa che era vicina ai miei piedi e che subito non avevo notato. Me la fa vedere e nel momento che capisco trattarsi di un pezzo di costola umana me la sbriciola sotto i miei occhi. Non faccio vedere che sono turbato, non è dignitoso, ma certo è che per me è sufficiente. Mi chiedono se voglio assistere ma ritengo che una volta compreso e visto quel che c’è da vedere il resto diventi solo Vojerismo o forse, anzi lo do per certo, il mio stomaco probabilmente non reggerebbe. Faccio una fotografia dalla terrazza, il mio accompagnatore mi riprende subito ma lo rassicuro faccendogli cenno che fotografo l’ansa del fiume, il paesaggio. Rassicurato mi lascia fare ma non conosce la potenza dei supergrandangoli! Ritorno nei vicoli tra le cataste di legna, qui si può fotografare. Quindi altri scatti mentre uno sbuffo di cenere trasportato da chissà quale alito di vento, visto che l’aria è immobile, mi raggiunge. Il Karma mi ha detto che ogni cosa ha il suo tempo. Bene, il mio viaggio sta volgendo al termine. Porto a casa con me un’enorme varietà di emozioni. Mi ripeto, sapevo che avrei vissuto una grande esperienza, ma non immaginavo fosse così forte. Il bottino è colmo, 6000 scatti, ogni sera a scaricare le schede di memoria nel computer portatile e a caricare le batterie delle macchine fotografiche. Mi serviranno circa 2 mesi di lavoro a casa per sviluppare i Raw, ma sono felice, il mio scopo è stato raggiunto. Mi rendevo conto man mano che scattavo che c’era qualcosa di buono, la conferma durante i trasferimenti dei files nel portatile. I vari amici fotografi mi avevano già prenotato ancora prima di partire. Lasciatemi almeno il tempo di farlo questo lavoro, chi vi dice che sia buono? Rispondevo loro, un po’ per schernirmi un po’ per scaramanzia. In realtà avevano ragione loro e con loro, con tutta la mia famiglia e con chi avrà piacere, voglio condividere questi scatti, queste testimonianze. Chiudo qui, non sono uno scrittore di viaggi e non sono neanche un fotografo pro. Sono uno dei tanti, mi piace dire che sono un testimone dei nostri tempi con la passione per la fotografia.
Namasté.
GABRIELE RODRIQUEZ
Per chi volesse approfondire la mia esperienza fotografica riporto qua sotto i miei link di Flickr. Https://www.flickr.com/photos/gabriele_rodriquez/sets/72157645957060421/
Https://www.flickr.com/photos/gabriele_rodriquez/sets/72157646860330076/
Https://www.flickr.com/photos/gabriele_rodriquez/sets/72157646855040617/
Sezione ringraziamenti:
Devo sicuramente ringraziare le guide che mi hanno accompagnato in questa fantastica avventura, fra tutti: Rakesh di Varanasi con il quale sono in contatto tramite i vari canali facebook (https://www.facebook.com/devanand.upadhyay.9?ref=ts&fref=ts) whatsapp, Himanshu di Jaipur, e Nerendra di Delhi. Inoltre un plauso alla perfetta organizzazione della Shambhoo Travels (http://www.shambhoo.com/) che a costi umani mi ha permesso una delle esperienze di viaggio più intense della mia vita.