Tour cretese

In giro per le spiagge di Creta
Scritto da: micheledemo
tour cretese
Partenza il: 17/06/2014
Ritorno il: 29/08/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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E chi dorme adesso? Sono le 22,00 del 16/06/14: tra 8 ore abbiamo il volo che ci porterà a Creta!

Sono 6 mesi che stiamo aspettando questa nottata! A gennaio ci siamo aggiudicati per 217 euro un volo Easyjet a/r per due persone da Malpensa ad Heraklion e da allora non abbiamo smesso un attimo di immaginarci a Creta: tra le sue rovine antiche, tra i suoi vicoli veneziani e ovviamente spaparanzati sulle sue morbide spiagge.

La cosa migliore che ci viene in mente di fare è chiudere le valigie e metterci in macchina per correre incontro al nostro aereo.

Dopo un sonnellino in autogrill arriviamo in aeroporto e ci imbarchiamo. Per noi è stato il volo più breve della nostra vita! Abbiamo visto solo il decollo e ci siamo risvegliati 5 minuti (o 3 ore??) dopo, in fase di atterraggio sulla pista Cretese!

Scesi dalla scaletta impieghiamo un attimo per riconciliarci con la meravigliosa sensazione del caldo greco che accarezza la pelle e che scalda il cuore e i polmoni. Lo adoro e mi mancava da morire.

Usciti in scioltezza dall’aeroporto (con solo il nostro leggero bagaglio a mano) troviamo sulla destra gli uffici dell’agenzia di noleggio ) dove il giorno prima abbiamo prenotato da casa una Atos a soli 221 euro per 12 giorni.

È l’auto più economica che avevano…dunque piccolina, con un motore piccolino (che arrancherà nelle ripide salite di Creta, obbligandomi a ininterrotti sali e scendi di rapporti) e con la radio non funzionante (che noia!!!), ma con un condizionatore impeccabile.

Il bello di queste due settimane che verranno è che oltre all’auto, nulla è prenotato! Abbiamo lasciato al viaggio la possibilità di farsi da solo: al primo bivio tiriamo a sorte per la direzione da prendere…vince l’est.

Imbocchiamo dunque la New Road (o National Road 75, o in greco la Εθνική Οδού) , una lunga striscia d’asfalto che collega tutta la costa nord dell’isola. Scordatevi però i limiti di velocità che ci si aspetterebbero da una strada simile: 80 km/h è il limite massimo, che a volte scende misteriosamente a 60, con una selva fitta di autovelox più o meno nascosti (ma segnalati).

Gli spostamenti si rivelano quindi più lenti del previsto, e quella che sembrava una passeggiata di piacere si trasforma in un laconico: “siamo arrivati? -no -siamo arrivati? – no -siamo arrivati? – no”.

Dopo Gournia, la National Road cede il passo a una più modesta strada a una sola corsia per senso di marcia, ma in compenso si arricchisce di curve e dislivelli. Ci si accorge subito che il paesaggio cambia: la costa non è più una sequenza infinita di mega alberghi con lidi annessi, ma cominciano le piccole baie incastonate tra le rocce ai piedi delle montagne.

Quando arriviamo a Sitia siamo belli nauseati… decidiamo di fermarci qui. Per prima cosa cerchiamo un ristorante (abbiamo scoperto che la nausea ci passa mangiando), dato che è ora di pranzo. Anzi, prima cerchiamo un parcheggio…e non è facilissimo: alla fine mi invento un parcheggio sul molo dei pescatori (ma poi verrò a sapere che non avrei dovuto…ma ormai…)

Il posto sembra carino e scegliamo un ristorante sul lungomare: Da’ Giorgio. Dopo un’abbondante insalata greca (horiatiki) e dei fantastici souflaki tutto prende un altro colore: la nausea passa e decidiamo di continuare il viaggio verso l’estremo, aspro e silente est cretese. Siamo qui per immergerci nel nulla e puntiamo quindi verso Kato Zakros.

Ma i nostri piani vengono stravolti quando un’ape entra in macchina e si infila nei capelli di Pisi, pungendola alla mano. Lei si impressiona da morire, le viene da svenire e allora ripiego sul primo paese che incontriamo e al primo affittacamere che vedo. Senza troppe cerimonie decido che la stanza può andare bene e la fermo per due notti. Siamo a Palèkastro, che comunque è una buona base per la spiaggia di Vai; l’alloggio è il Pegasus Studios, in Odos Elias, a 30 euro per notte: SCONSIGLIATISSIMO Alla seconda occhiata, con più calma, ci appare per quel che è: una vera e propria stamberga a conduzione familiare, con mobili arrangiati, bagno minuscolo, nessuna zanzariera alla finestra (indispensabile in Grecia), pulizia appena accettabile e aria condizionata non funzionante. Di questo ultimo, ma importantissimo particolare ce ne accorgiamo dopo un sonnellino per riprendere le forze. Ci svegliamo con la camera che sembra un forno…si sta meglio all’aperto a 36 gradi. Chiamo il proprietario e neanche lui riesce a farla funzionare: ci dice di cambiar stanza. (ma la storia si ripete, al mattino dopo faremo le valigie e mai più arrivederci.) Traslochiamo e per smaltire il malumore conveniamo che è meglio andarcene alle vicine spiagge di Kouromènos e Chiòna che la nostra guida Dumont descrive come piacevoli, ma che noi troviamo banali e trascurabili. La sera ceniamo in un ristorante nella piccola piazzetta del paese, dove si concentra la timida movida di Palekastro, animata stasera dalla partita dei mondiali tra Brasile e Messico (finita 0 a 0)

Mangeremo la braciola di maiale più buona della nostra vita…se non altro il soggiorno a Palèkastro è servito a qualcosa…

18/06/14

Alle sei del mattino veniamo svegliati da un caldo infernale: l’aria che esce dal condizionatore è bollente. Parecchio seccati, raccattiamo in fretta tutte le nostre cose e le mettiamo in valigia, decisi a non rimanere un minuto di più in questa bettola. Spalanchiamo la porta finestra del balcone e rimaniamo di stucco quando si fionda in camera un cucciolo di gatto, tenerissimo, buffo e pasticcione che cerca di infilarsi in valigia e salta festoso sui letti. Ci tiene compagnia fin quando andiamo via e ci risolleva un po’ il morale.

Carichiamo le valigie nel bagagliaio, ma teniamo a portata di mano l’occorrente per una giornata di mare: infatti puntiamo verso la vicina spiaggia di Vai, famosa per la foresta spontanea di palme: 5mila piante (gran parte delle quali protette da una recinzione che rende impossibile l’accesso all’area più interna della foresta) contribuiscono a creare il fascino esotico di questo avanposto d’Africa. Avvicinandosi in auto sembra di raggiungere un’oasi nel deserto.

Ma è solo un’illusione: la spiaggia è parecchio sfruttata turisticamente. È l’unica spiaggia di Creta con il parcheggio a pagamento, poi c’è un grande lido che affitta ombrelloni, lettini, moto d’acqua e simili, una grande taverna, un bar…insomma…non è un posto selvaggio, ma noi alle 07,30 siamo già in spiaggia, ovviamente deserta a quest’ora, e ci godiamo per un po’ questo paradiso naturale.

Non c’è nessuno, neanche i dipendenti del lido e del parcheggio! Che meraviglia! Il mattino ha davvero l’oro in bocca. Un bagno tra tanti pesci colorati e una lunga passeggiata solitaria tra le palme ci regalano proprio le sensazioni che siamo venuti a cercare; poi scegliamo un ombrellone e…vuoi il silenzio, vuoi la levataccia…ci addormentiamo profondamente! Quando ci svegliamo ci rendiamo conto di aver dormito parecchio: siamo circondati da un sacco di gente! Il tipo del lido ha pazientemente aspettato il nostro risveglio e ora viene a riscuotere i 9 euro per l’affitto dell’ombrellone e dei lettini. La giornata trascorrerà nel totale relax. Vari ammolli alternati a passeggiate, foto, una mangiata al ristorante, un’altra pennichella digestiva, caffè frappè…insomma, oggi abbiamo fatto proprio la giornata da turista balneare, ma devo dire che ci voleva. Prima di andar via, compriamo al chioschetto nel parcheggio un paio di banane autoctone! Eh sì, Creta è l’unico luogo in Europa dove si riescono a coltivare le banane, ma non sono le banane che siamo soliti acquistare: sono più piccole e con un gusto meno dolce e più speziato.

Riusciamo anche a scroccare il parcheggio dato che si paga al momento dell’entrata, ma quando siamo arrivati stamattina non c’era nessuno e non abbiam pagato, e al momento di andar via l’omino ha dato per scontato che lo avessimo fatto al mattino.

Ci rimettiamo in marcia che sono le 16,00 e puntiamo dritti verso Kato Zakros.

Il paesaggio da queste parti cambia e diventa lunare. Non c’è nulla se si escludono le distese di sassi e cespugli, qualche nuda montagna e il mare. Ciò che abbonda è il silenzio, riempito dallo stridere dei grilli e dal ronzio delle api. È meraviglioso: puoi tirare il freno a mano dell’auto e lasciarla in mezzo alla strada e metterti seduto in terra, puoi star tranquillo che non arriverà nessuno. La strada è un nastro nero che si insinua nella terra brulla e sembra tuffarsi direttamente in mare, un trampolino verso il vuoto immenso e profondo dell’Egeo.

Ed è in questo paesaggio monotono e bellissimo da fine del mondo che vogliamo stare, almeno per un po’, senza alcuna distrazione di sorta che non sia l’osservazione del vuoto e l’ascolto del silenzio. Per ricaricarci di profumi che solo in posto così puoi trovare, per godere della sensualità dell’oblio, per vivere il tempo senza scandirlo con un orologio: per questo ci siamo spinti fino qui, dove sono davvero pochi i turisti.

La cornice di questo idilliaco soggiorno sarà il Kato Zakros Palace. Dalla strada dà già una buona impressione: curato e in una posizione invidiabile. Un complesso di 4 stanze e 5 studios nuovi e ben rifiniti, puliti, fioriti, accessoriati e con una vista magnifica che spazia dalla spiaggia di Kato Zakros fino all’imboccatura della gola della Valle della Morte, passando per le antichissime rovine del palazzo minoico. Col simpatico proprietario Giorgio ci accordiamo per 40 euro a notte (www.katozakros-apts.gr – tel 0030 697 4888269 – aperto tutto l’anno)

Il palazzo minoico (ingresso 3 euro) ha protetto Kato Zakros dall’abuso edilizio: la zona è sotto la tutela delle belle arti. Si pensa che l’ubicazione così orientale di questo insediamento servisse come base per la partenza delle navi commerciali alla volta di Cipro e dell’Egitto.

Il lungo canyon alle spalle del palazzo, denominato Valle della Morte, è disseminato di grotte naturali, all’interno delle quali i Minoici seppellivano i loro morti già nel III millennio a.C: è possibile percorrerlo a piedi…ma noi non siamo tagliati per il trekking…soprattutto dopo aver visto le dimensioni degli insetti da queste parti! Ahahahahah

Stasera siamo troppo stanchi per andare fuori a mangiare: rimaniamo sul bel balcone a mangiare panini e frutta. Lo spettacolo della serata sarà il cielo stellato di Kato Zakros (io l’ho definito effetto scolapasta) e le mille cicale.

Riuscite a immaginarlo?

19/06/14

Anche oggi la sveglia suona presto: in vacanza ci scopriamo molto più mattinieri che nel resto dell’anno. In questi posti le prime ore del mattino sono un dono da sfruttare: si riesce a sentire l’aria frizzante della notte che si scalda appena i raggi del sole la lambiscono, il canto festoso degli uccelli e nient’altro. Tutto è fermo e in questa muta immobilità consumiamo un’abbondante colazione in terrazzo, fantasticando su Xerocambos, la prossima spiaggia. Le descrizioni che me ne hanno fatto i miei amici viaggiatori che già ci sono stati ci hanno fatto sognare un anno intero: un luogo fuori dal trambusto del mondo, in un paesaggio di una rudezza e nudità extrarreste, ma affascinante, una spiaggia meravigliosa e solitaria dove fare bagni memorabili.

Carichi di aspettative partiamo e arriviamo presto, dato che Xerocambos è molto vicina a Kato Zakros.

Prima di scendere in spiaggia, però, ci fermiamo in un minimarket dove compriamo un ombrellone e le provviste (dato che il tratto di spiaggia dove andremo è isolato e senza alcun tipo di facilitazione turistica). Mettiamo piede in spiaggia che sono le 8.30 e la troviamo deserta! Meraviglioso.

Purtroppo il cielo è velato, dunque i colori del mare risultano spenti e confesso di aver provato un po’ di delusione…d’altronde avevo anche letto che Xerocambos è il luogo dove vengono a morire le nuvole: nel senso che arrivano qui sospinte dai venti da diverse direzioni, si concentrano e poi si dissolvono.

Ed è vero! Ad un tratto, verso metà mattina, ci accorgiamo che il cielo è totalmente sgombro, il sole picchia forte e il mare si rifà il trucco, assumendo sfumature blu indimenticabili! Le ore di solitudine le trascorriamo felicemente a sguazzare e camminare per la spiaggia…poi alla spicciolata comincia ad arrivare qualcuno, ma nel momento di massimo affollamento ho contato 18 persone! (cmq siamo a metà giugno)

Fa talmente caldo che le fette di edamer che avevamo per farcire i panini si sono sciolte e sono diventate un unico pezzo rettangolare!

Nel primo pomeriggio capiamo che la dose di sole di oggi è sufficiente e ce ne andiamo. Prima, però, ripassiamo dal minimarket e compriamo un gelato di proporzioni bibliche.

La sera ce ne rimaniamo a Kato Zakros: un’occhiata agli scavi archeologici, una passeggiata nel minuscolo “lungomare” dove scegliamo un posto dove prendere un caffè frappè, un po’ di romanticismo sulla spiaggia e poi una bella pita gyros. Il cielo stellato sarà nuovamente il nostro intrattenimento della serata. Ci sembra un peccato non approfittare di questo teatro naturale che possiamo ammirare dal terrazzo.

20/06/14

Stamattina, dopo colazione, decidiamo di lasciare (a malincuore) questo posto idilliaco per immergerci nella confusione. In questi giorni c’è il festival hippy di Matala ) e pensiamo che sia una occasione da non perdere. Matala in sè è un luogo che avrei saltato a piè pari in questo tour, ma l’occasione di vivere le atmosfere festaiole dal sapore hippy ci intriga. Dunque facciamo i bagagli e andiamo a saldare il conto da Giorgio, col quale ci scambiamo gli indirizzi web e lui ci offre anche dei cioccolatini per il viaggio!

Interroghiamo la cartina per il percorso migliore da fare e la interpretiamo male… Avremmo dovuto percorrere al contrario la strada che abbiamo fatto all’andata per venire qui, fino a Heraklion e poi scendere diretti a Matala, ma ci sembrava lunga e poi il ricordo della nauseante strada nei dintorni di Gournia ci fa protendere per l’alternativa. Ci stiamo per imbarcare nell’esperienza più traumatica della vacanza.

L’alternativa consiste in stradine di campagna tortuose e in mezzo alle montagne, dove la segnaletica stradale è di difficile interpretazione… non per l’alfabeto greco, ma perchè a volte è nascosta dalla vegetazione, a volte è dietro un incrocio e la si vede quando si è già passati oltre. Per non parlare che i passatempi preferiti da queste parti sembrano essere l’imbrattamento della segnaletica da parte dei writers e il tiro a bersaglio dei pistoleri cretesi (da queste parti la tradizione di risolvere le faide familiari con le rivoltelle si dice che sia scomparsa da poco…ma in realtà c’è chi dice che è solo sopita al momento). In teoria, dovremmo raggiungere Makrigialos sulla costa meridionale, passando dall’interno, e poi proseguire seguendo la costa fino a Ierapetra e Pirgos. Poi la strada si allontana nuovamente dalla costa ma va dritta a Matala. Sembra facile, e in realtà fino a Ierapetra tutto fila liscio.

I paesaggi lunari di Kato Zakros piano piano scompaiono e lasciano il posto a una Creta mediterranea e i paesini che si attraversano ti danno da pensare che qui la vita ha un altro ritmo, scandito più dal sole e dalle stagioni che dall’orologio. E quando davanti alle antiche taverne, oggi uguali a 70 anni fa, vedi i vecchietti che giocano con i loro komboloi togliersi il cappello per salutarti; quando vedi i loro asinelli che li aspettano pazientemente sul ciglio della strada mentre loro si fanno un rakì con gli amici… Bruxelles sembra lontanissima, quasi un miraggio. Tra tutti questi paesini è Kelaria che mi ha rapito il cuore e mi ha catapultato nelle pagine del bellissimo romanzo di Kazantzakis, “Zorba il greco”.

Una volta a Ierapetra parcheggiamo decisi a sgranchirci un po’ le gambe: sono due ore che siamo in macchina, e poi l’occasione è buona per conoscere la cittadina più meridionale d’Europa.

Ierapetra, infatti, con i suoi 10mila abitanti, si fregia del titolo di “città” più a sud del continente europeo (più a sud si trovano solo villaggi) e ne ha ben donde: essendo situata sotto il 35° parallelo è più a sud di Tangeri e Tunisi. È qui che si coltivano le banane cretesi, grazie al clima africano e all’abbondanza di acqua proveniente dalle montagne retrostanti.

È una cittadina qualunque, con qualche strada pedonale piena di negozietti, un lungomare carino e turisticamente sfruttato; attrattive particolari non ne offre, tranne il piccolo museo archeologico e l’imbarco dei traghetti per l’isola dorata di Chrisi (che non visitiamo perchè siamo diretti a Matala. Non me lo perdonerò mai!!!)

Non perdiamo comunque l’occasione di sederci ai tavolini di un bel bar in piazza per un caffè frappè e un dolce al cioccolato e banana: la rivelazione culinaria della vacanza (insieme al boureki, che vi racconterò più in là) e nel frattempo scriviamo qualche cartolina da questo lembo estremo di Europa.

Ci rimettiamo in auto e la costa ci regala scorci emozionanti e indimenticabili, ma poi dopo Pirgos è un dramma…la strada si inerpica e si comincia a vagare domandandosi se si riuscirà ad uscirne vivi!

È un dedalo di saliscendi nauseanti, paesini deserti dove non si vede nessuno e bivi dove imboccare la strada sbagliata è statisticamente più facile. Avrei dato qualsiasi cosa per catapultarmi sul divano di casa mia, lo giuro!

Vabbè, per farla breve… arriviamo nei dintorni di Psitidia (molto vicini alla mèta) intorno alle 15.00 – stamattina siamo partiti alle 08,30 – e carichiamo un autostoppista diretto a Matala che ci conferma ciò che comunque temevamo… gli alberghi sono tutti al completo.

Dovevamo aspettarcelo, il festival attira gente da tutto il mondo… comunque io sono talmente stanco che divento stranamente ottimista e dico… ma dai su… un posto lo trovo! Arriviamo a Matala e ci accorgiamo che è un delirio: polizia e stewards dovunque… tutta la viabilità stravolta, vabbè… mi infilo in un parcheggio e vado a cercare una stanza. Tentativo 1: un bel complesso con piscina, tipicamente volto verso una clientela nordeuropea. In piscina infatti sono tutti biondi e bevono birra. Vado alla reception ma non vedo nessuno…chiamo in tutte le lingue che conosco, ma niente…allora comincio a girare…trovo un omone enorme addormentato su un divano…completamente in catalessi. Ahahah. Condizionatore puntato in faccia e telecomando ancora stretto in mano. Russa che è una meraviglia. L’ho chiamato per un sacco di tempo ma nulla. Allora chiamo Pisi e lo chiamiamo in due. Nulla. Arriva una tedesca e lo chiamiamo in tre. Nulla. Roba da matti! Mi sentivo nel set de “Le mie grosse, grasse vacanze greche”

Ok, ce ne andiamo.

Tentativo 2: Poco oltre c’è un albergo elegante… entro… 150 euro a notte per l’ultima camera disponibile. Grazie, arrivederci.

Tentativo 3: Di fronte troviamo una specie di affitta bungalow immerso in un giardino non curato, quasi una foresta…io me lo immagino abbandonato, e invece no…troviamo una signora e chiediamo una stanza. Lei fa la sostenuta e dice che ha solo una stanza (secondo me per poter tirare su il prezzo) e noi esausti la preghiamo di farcela vedere. Dentro di me sento che è la volta buona…un posto così rustico non può costare tanto! Entriamo e ci accorgiamo che sono vecchie costruzioni rurali ristrutturate taaaaanto tempo fa. No clima e buie, ok ci può stare…prima le facevano così per combattere il caldo…no tv, igiene precaria, parecchio spartane…ok, ci stiamo solo una notte… – Pòso costìsi?

Ekaton peninda evrò: dio niktes. EH? 150 euro per due notti. Prendere o lasciare. Pagamento anticipato. Pazzesco, ma accettiamo… siamo esausti e non troveremo altro: mentre le allungo i soldi vedo un geco sulla parete…glielo dico e lei risponde che è un bene: mangiano gli insetti!

Oooooccheeeiiiii…allungo la carta di identità e vediamo l’uomo ragno sul davanzale interno della finestra…trenta centimetri sopra dove dovremmo mettere la faccia…glielo dico e lei fa: “ok, i have an other room”. Noi ci guardiamo e ci diciamo: ma non era l’ultima? E poi a pensarci bene non ci sono macchine nel parcheggio! La seconda stanza è identica alla prima, ma più sporca: pavimento appiccicoso e bagno sporco.

Mi riprendo i 150 euro dalla signora abbastanza risentita e faccio rotta su Heraklion: altri 62 chilometri! Addio odiata Matala. Passiamo davanti agli scavi di Festo, ma arrabbiati come siamo li mandiamo al diavolo e ci facciamo un’altra ora di auto. Per fortuna la strada è decente e arriviamo in città senza problemi.

Il primo albergo che incontriamo sembra buono: mi invento un parcheggio subito sotto, prendiamo due panini dal chiosco sottostante e ci presentiamo alla reception. Hanno stanze libere e il prezzo è abbordabile: 60 euro con colazione e cocktail di benvenuto che ci aspetta al bar in terrazza.

Vediamo la stanza e ci sembra un sogno: la prendiamo. L’albergo è il Castello City Hotel (http://castellohotels.com/castello-city-hotel) una struttura moderna e confortevole ad un passo dalla Porta Chanià, una delle porte delle mura della città vecchia. Ora una doccia e dieci minuti di riposo non ce li leva nessuno, ma prima ci avventiamo sui panini: siamo affamati!

Siamo appena in tempo per vedere cominciare la partita dell’Italia contro il Costa Rica (italia perde 1 a 0) e approfittiamo del cocktail sulla terrazza panoramica al 5° piano.

Quando il match finisce è ancora presto, sono le 21,00 e usciamo per scoprire un po’ la città.

Attraversiamo la Porta Chanià e percorriamo le disordinate, rumorose, indaffarate e a volte oziose stradine che portano in centro. È venerdi sera e le vie, le piazze e i locali del centro brulicano di gente: è piacevole ammirare lo struscio serale tra i locali alla moda e le antiche vestigia veneziane e ottomane.

Combattiamo la stanchezza e facciamo una lunga passeggiata e vediamo la Fontana Morosini, la Loggia Veneziana, la mediorientale Odòs 1866 che sembra un bazar, la Fontana del Bembo e cerchiamo invano la tomba di Kazantzakis. Stravolti torniamo in albergo e cadiamo in un sonno profondissimo.

21/06/14

Colazione in hotel e via verso Kissamos (170 chilometri!), villaggio all’estremità nord-ovest dell’isola, ottima base di appoggio per le spiagge più blasonate di Creta, come Balos e Falassarna. Decidiamo, però, di fare prima tappa a Rethimno, la cui fama di bellissima città non ci lascia indifferenti.

Rethimno, con i suoi 25mila abitanti, è la terza città di Creta, nonchè la capitale culturale dell’isola: una città a misura d’uomo che conserva infinite testimonianze delle passate dominazioni ottomane, ma soprattutto veneziane, e offre numerose occasioni di svago. Ad esempio noi non abbiamo rinunciato ad una seduta di fish teraphy: 15 minuti di piacevolissimo solletico!!! E i pesciolini sembravano gradire! Poveretti!

Parcheggiamo l’auto a due passi dalla Megali Porta e da questa entriamo nella città vecchia. Accanto a questo portale si erge silenzioso un bel minareto, evidente eredità turca.

I vicoli di Rethimno ti portano indietro nel tempo e ti fanno innamorare grazie alla sapiente conservazione della sua meravigliosa eredità archittettonica. Una miscellanea riuscitissima di palazzi, corti, chiese, ex moschee, balconi fioriti, logge, muraglioni, piazzette, il tutto condito da botteghe artigiane, taverne e quant’altro che ben si inseriscono nel tessuto intricato di questo labirintico bazar di bellezze.

Giriamo per ore col naso all’insù, a volte scorgendo il mare tra i palazzi, a volte scorgendo inscrizioni in arabo sui frontoni degli edifici, a volte scorgendo campanili, che bianchissimi si stagliano contro il cielo terso di Grecia. Ci dissetiamo alla famosa Fontana Raimondi e poi entriamo nella loggia veneziana, nella quale è stato allestito un punto vendita di fedelissime riproduzioni dei capolavori dell’arte greca antica custodite nel vicino museo archeologico (che non visitiamo…ci rifaremo con quello di Heraklion).

Arriviamo al porto, dove la Serenissima ha lasciato parecchie tracce nell’architettura del luogo.

Da segnalare sono le antiche mura della fortezza e della cittadella: imponenti e perfettamente conservate.

Una pita gyros per concludere in bellezza e poi ripartiamo per Kissamos. A Kissamos ci attira una struttura alberghiera che poco ha a che fare col nostro stile di viaggio: il Sunny Bay Hotel.

Una struttura moderna, con molte camere disposte su più edifici a due piani intorno ad un giardino e una piscina centrali… certamente non un complesso a conduzione familiare… Le bandierine all’esterno fanno capire anche che genere di clientela attira solitamente: Germania, Svizzera, Russia, Svezia, ecc. Saremo gli unici con i capelli castani! Più che altro ci attira la possibilità di un tuffo in piscina, dato che sia ieri che oggi non siamo stati al mare… Entro e, col mio aspetto greco e con qualche frase imparata a fatica sui libri e sul campo, spunto l’ultima camera rimasta per tre notti a 58 euro a notte (la base d’asta era 70). L’albergatore dice che ha voluto premiare il mio poliglottismo! Ahahaahh

Neanche il tempo di posare i bagagli in camera che ci fiondiamo in piscina e ci rimarremo tutto il pomeriggio che resta. La sera ceniamo all’ultima taverna in fondo al lungomare di Kissamos (taverna che affitta anche qualche camera, e sarà la nostra prossima base), l’Argo for rent & Restaurant, un ristorante in una cornice deliziosa, ma che ad essere sinceri non ci entusiasma con la sua cucina.

22/06/14

Dalla finestra la luce dell’alba irrompe nella stanza, riempiendola e scaldandola: ci svegliamo così, dolcemente, col ritmo del sole. Usciamo sul balcone con vista mare a goderci questi primi minuti della giornata e facciamo colazione e poi partiamo subitissimo per la vicina ed emozionante Balos. Balos è una delle spiagge più belle del mondo, roba da non crederci. Se si decide di raggiungerla via terra è bene sapere che ci sono 8 kilometri di sterrato (che cmq è in buon condizioni) e due kilometri di sentiero in pendenza da percorrere a piedi. Ma ne verrete ampiamente ripagati. Lungo lo sterrato state attenti alle caprette, che qui sono le vere regine incontrastate! Agilissime e curiose, noi abbiamo abbassato il finestrino e le abbiamo chiamate per farle due carezze…ce ne siamo ritrovata una praticamente in macchina con un solo balzo! Ahahahahah. Esserci svegliati prestissimo ci offre il privilegio di arrivare per primi in spiaggia e di godercela per un’ora e mezza in assoluta libertà e silenzio. Durante la discesa attraverso il sentiero eravamo immersi in un profumo inebriante di timo selvatico e il silenzio che regna è irreale. Anzi, un rumore c’è, ed è assordante: è il ronzio di migliaia di api che svolazzano tra i cespugli di macchia mediterranea. Un’esperienza inquietante, ma senza dubbio affascinante. Incontriamo anche un recinto con asinelli: scopriremo più tardi che vengono impiegati per accompagnare i turisti pigri lungo la risalita…

Ad un tratto il ronzio delle api viene sostituito da un rumore più ancestrale, cupo, incessante…quasi un respiro affannato…subito dopo capiamo cos’è: è il mare!

Ti spunta davanti all’improvviso, dopo una roccia che nascondeva la visione. E tu rimani lì impalato, quasi incredulo alla bellezza che hai davanti. Io mi sono lasciato andare a pensieri metafisici…ma vabbè ve li risparmio…Comunque vi troverete davanti un gioco divino di sabbia bianca e mare dalle mille sfumature di blu, celeste, turchese e un isolotto a forma di torta.

Tutto sembrava immobile, ma il respiro affannoso rivelava che era vivo e pulsava. Non lo dimenticheremo mai.

Ovviamente scattiamo mille foto e poi giù a rotta di collo per raggiungere il paradiso. Un paradiso che, purtroppo, più tardi verrà preso d’assalto dai turisti. La laguna è disseminata di ombrelloni (6 euro per tutto il giorno – vietato piantare il proprio, quindi non portatevelo), ci sono un baretto e una taverna, poi arriveranno i barconi e ci sarà un continuo andirivieni di barchette che fanno la spola per i turisti: tutto ciò sminuisce parecchio il fascino selvaggio del luogo, ma a quest’ora (alle 08,00) niente di tutto ciò guasta l’atmosfera. E noi ce la godiamo alla grande. A Balos ci rimaniamo tutta la giornata. Non può essere altrimenti: è il fiore all’occhiello di Creta.

Facciamo anche conoscenza con i nostri vicini di ombrellone londinesi. Unica nota negativa: abbiamo notato tracce di catrame sulle rocce e anche in spiaggia. Purtroppo questo è il prezzo da pagare per il passaggio delle barchette. Secondo me il tratto di mare interno della laguna (dove il ricambio d’acqua è minimo) dovrebbe essere interdetto ai natanti a motore, perchè tra qualche anno questo paradiso potrebbe compromettersi definitivamente.

Durante la risalita desistiamo dal prendere un passaggio dagli asinelli…la pigrizia non centra nulla, ci piaceva l’idea di cavalcare un asinello, ma poverini…che male hanno fatto per doversi caricare il mio sederone su quella salita??? Desistiamo e in quattro e quattr’otto siamo su.

La sera ceneremo tutti insonnoliti in un bar sul lungomare: un sandwich e un’insalata veloce e poi ci fiondiamo a letto.

23/06/14

Ahimè, oggi niente mare, dato che dopo tutte quelle ore di sole, ieri mi sono scottato le gambe! Approfittiamo di questo stop balneare per visitare Chanià, a circa 40 chilometri da Kissamos.

Ci mettiamo un po’ per arrivare perchè sto molto attento ai velox. Se Rethimno ci è piaciuta, Chanià ci ha rubato il cuore! È stupenda! Ed è stupendo girare attraverso i suoi vicoli intricati di chiara origine veneziana, scoprendo i suoi tesori nascosti, riuscendo a scorgere anche le poche testimonianze superstiti della dominazione turca.

In passato Chanià fu per qualche tempo la capitale dell’isola: l’impronta urbanistica delle strade perpendicolari e le facciate neoclassiche dei palazzi pensati per la rappresentanza lo confermano. Il porto veneziano, dominato da un bel faro e riparato da una lunga diga foranea, è una bomboniera che affascina grazie alla fila ininterrotta di palazzi antichi color pastello che si affacciano sul mare. La gran parte di essi sono ristrutturati, alcuni invece romanticamente diroccati (forse anche volutamente) e grazie proprio a questi ultimi si capisce bene come fosse la vita di un tempo, quando qui ci vivevano i pescatori: al pian terreno, dove ora ci sono bar e taverne c’era il rimessaggio delle barche o la bottega artigiana della famiglia, mentre ai piani soprastanti c’era l’abitazione vera e propria. Perdersi tra i vicoli di Chanià è obbligatorio, oltre che affascinante; ogni angolo, ogni palazzo, ogni taverna, ogni bottega, ogni balcone fiorito si presta benissimo a splendide fotografie-cartolina.

Prendiamo un succo di frutta a un bar del porto e ci mettiamo a osservare il posto, poi riprendiamo la scoperta dei vicoli e visitiamo la chiesa ortodossa Mitropolis Trimartiri e la dirimpettaia discreta e graziosa (e quasi nascosta) chiesa cattolica: si contano attualmente 20 cattolici in tutta Creta; evidentemente in passato, durante la dominazione veneziana e immediatamente dopo, dovevano essercene di più. Oggi sono i turisti che affollano la funzione della domenica.

Alla mia Pisi questa chiesa è piaciuta particolarmente, perchè ha le pareti interne dipinte di rosa. 🙂

Proprio di fronte si intravedono le cupole di chiaro stampo islamico. Una volta erano il tetto dei bagni turchi, oggi invece sono il tetto di un negozio di abbigliamento.

Troviamo, con una certa fatica, la minuscola e nascosta sinagoga Etz Hayyim: molto suggestiva. Torniamo al porto e Pisi non si lascia sfuggire l’occasione per farsi fare una foto con un serpente… Dopo vari tentativi scoviamo anche la loggia veneziana: scopriamo che ne è rimasta in piedi solo la facciata (capiamo di averla davanti solo grazie all’inscrizione latina NULLI PARVUS EST CENSUS QUI MAGNUS EST ANIMUS – nessun uomo magnanimo è povero di censo). Scopriamo che all’interno è stato ricavato un bellissimo ristorante.

Senza esitazioni entriamo e godiamo di questa ambientazione romantica. I soffitti del palazzo non ci sono più: il ristorante è a cielo aperto! Le pareti interne dell’antico edificio sono diroccate e contribuiscono al fascino. Altissimi alberi garantiscono la frescura e abbelliscono il posto, sapientemente arredato. E il cibo è una rivelazione: si mangia benissimo! Il boureki è da oscar! Il ristorante è il Mesostrato Restaurant (37 Zambeliou str. – tel 0030 2821072873) assolutamente consigliato, anche per i prezzi e per il buon italiano del buttadentro. Ancora due passi per smaltire e poi torniamo a Kissamos e passiamo il pomeriggio al fresco in piscina. La sera ceniamo sul lungomare e prenotiamo una stanza per due notti (dato che il soggiorno al nostro Sunny Bay termina domani) all’ Argo for rent & Restaurant. Ci daranno una camera spartana al terzo e ultimo piano, ma dotata di tutti i comfort (solo la doccia era troppo piccola) e con una terrazza privata ENORME E CON UNA VISTA MOZZAFIATO! Prima di andare a dormire ci prendiamo un caffè frappè al poolbar del nostro albergo e guardiamo una partita dei mondiali in tv.

24/06/14

Sveglia prestissimo, facciamo i bagagli, il check out, e ci presentiamo all’Argo per il check in. Lasciamo i bagagli, e partiamo per Falassarna, un altro fiore all’occhiello di Creta. La spiaggia di Falassarna è vicina: alle 08,30 siamo già ammollo, in completa solitudine. Ci siamo fermati nel tratto più a nord della lunga spiaggia e ci siamo ricavati un posto tra le rocce: da nostra consuetudine rifugiamo i lidi e i posti che possono affollarsi. La nostra caletta era minuscola, riparata e con accesso diretto al mare. Più tardi verranno a farci compagnia due gemelline russe con la loro nonnina: non si riveleranno un fastidio, ma simpatiche compagnie! Ci circonderanno di castelli di sabbia!

La mattinata trascorrerà in mille ammolli e bagni di sole. L’acqua di Falassarna si rivela la più gelida acqua di mare mai provata in Grecia, ma a noi piace! E i colori sono da cartolina.

Pranziamo al baretto poco lontano (di proprietà della mamma delle bambine russe che si scusa con noi per l’invasione della caletta e ci spiega che quello è l’unico punto dove riescono a tenere sotto controllo le bimbe) con toast, anguria e gelato e poi corriamo verso Kissamos e la nostra splendida terrazza, di cui siamo perdutamente innamorati. Il pomeriggio, prima dell’inizio della partita tra Italia e Uruguay (che segnerà l’uscita dell’Italia dal mondiale) cazzeggiamo per le stradine di Kissamos, pervase da un caldo micidiale. Visitiamo la chiesetta che vediamo dal terrazzo, i vicoli vicini al mare e quelli più in alto, vicino alla strada principale che attraversa il paese. Nelle stradine più interne ci lasciano a bocca aperta dei negozi che pare non tengano conto dell’anno in corso: negli anni 40 non avrebbero sfigurato.

Alle 19,00 siamo seduti in un bar sul lungomare, preso d’assalto da Italiani.

Perdiamo, ma a noi non importa granchè…ci rimane ancora la nostra terrazza per consolarci!

La serata la passeremo là, a ballare a lume di candela e a combattere contro le zanzare.

25/06/14

Per consuetudine ci svegliamo presto anche stamattina e ci dirigiamo alla non proprio vicinissima Elafonissi. Arrivando in spiaggia rimango delusissimo: credevo fosse molto più selvaggia… invece sembra di stare a Riccione: gli ombrelloni dei lidi sono addossati gli uni agli altri, come mai mi era capitato di vedere in Grecia. E poi con amarezza ci rendiamo conto che la giornata è ventosissima e l’acqua della laguna un po’ increspata. Stiamo quasi per andarcene, ma prima concediamo una chance all’isolotto antistante, raggiungibile a guado. E la giornata cambia verso. A quest’ora del mattino non c’è anima viva e lo perlustriamo tutto, palmo a palmo, compreso “l’entroterra”. È proprio come piace a noi: selvaggio. Ci scegliamo un posticino lungo la spiaggia sul lato che dà verso il mare aperto…con uno specchio d’acqua dai colori caraibici. All’inizio ci godiamo questa silenziosa solitudine, ma poi alla spicciolata arrivano parecchie persone. Ma d’altronde un luogo bello come questo è per forza preso d’assalto. Verso ora di pranzo decidiamo di andar via: siamo senza ombrellone e il sole picchia duro… e poi si sta affollando troppo.

Torniamo in stanza, una dormita, un aperitivo in terrazza e poi andiamo a Chanià per cenare, fare un po’ di shopping (cd e quadri) e passeggiare. Ceniamo nuovamente da Mesostrato, che stasera offre anche musica tradizionale dal vivo.

Chanià di notte diventa un luogo magico: i vicoli e il porto si colorano della luce dei lampioni e delle insegne ed è facile fare i romanticoni.

26/06/14

Oggi, a malincuore, abbandoniamo la nostra indimenticabile terrazza, ma ci facciamo forza, pensando alle avventure che ci aspettano: siamo diretti a Frangokastello, a sud, sul mar Libico.

Lungo l’interminabile strada da Kissamos a Frangokastello ci fermiamo diverse volte ad ammirare i paesaggi ora montani, ora lunari, ora costieri che si susseguono e arriviamo a destinazione intorno alle 12,00. Cerchiamo alloggio e lo troviamo alla taverna Artemis, che affitta anche qualche camera. Lo scegliamo prevalentemente per la posizione sulla strada principale, ma con accesso diretto in spiaggia e la vicinanza con l’attrazione principale del luogo: il castello veneziano, appunto. Il castello è proprio di fianco al nostro alloggio e lo potremo vedere dal nostro balcone. Posiamo i bagagli in camera (30 euro a notte) e ci scapicolliamo in spiaggia. Una bella spiaggia con fondali digradanti, acqua limpida e vista su castello e montagne retrostanti.

Onestamente me l’aspettavo più solitaria e selvaggia… ma poi mi rendo conto che il litorale è lungo: qui siamo nella zona delle taverne. Poi andremo alla ricerca delle zone più remote. Lunghi ammolli e giochi con la sabbia contraddistingueranno il nostro pomeriggio.

Torniamo in camera abbronzatissimi e pronti per partire alla volta della vicina Chora Sfakion (15 chilometri) per cenare. Chora Sfakion è un piccolissimo borgo tutto raccolto attorno al breve, ma carino lungomare, dove si affacciano tutte le taverne del paese. Una piccola spiaggia al di sotto del lungomare e un pontile per l’attracco delle barche contribuiscono al fascino del luogo. Sulla strada del ritorno scorgiamo due grossi scoiattoli vivi: il che è una rarità, dato che finora li abbiamo visti purtroppo solo spiaccicati sull’asfalto.

Poi scopriremo che non sono grossi scoiattoli, ma faine (ne studieremo una spiaccicata).

27/06/14

Sveglia al canto del gallo e colazione in balcone con vista castello. Stamattina decidiamo di andare alla spiaggia di Damnoni, qualche chilometro in direzione est. O meglio…qualche chilometro se si guarda la cartina…su strada è tutta un’altra cosa; la conformazione montuosa del territorio, le strade strette e piene di curve e le imprevedibili invasioni di carreggiata ad opera delle simpatiche caprette obbligano a un’andatura lenta e senza distrazioni. Impiegheremo un’ora per arrivare a Damnoni, perdendoci prima a Plakias.

Una volta in spiaggia rimaniamo delusi per l’ennesima volta. È tutto un susseguirsi di lidi e acque subito profonde (ma di un blu eccezionale), mentre noi ci aspettavamo una spiaggia solitaria e con fondali dolcemente digradanti.

Forse spostandoci un po’ avremmo anche trovato calette più tranquille… in lontananza ne vedo alcune…ma la fortuna gioca a nostro favore! Si avvicina una barchetta gialla con la scritta sulla fiancata “daily cruises to preveli”: in men che non si dica siamo a bordo io, Pisi e la sua Ciambella. (costo 15 euro a testa a/r). In venti minuti si arriva in questo paradiso che è Preveli: una spiaggia raggiungibile solo dal mare o con un impervio sentiero. La particolarità di questo posto è la sua foresta spontanea di palme (come a Vai) e il fiume che vi scorre in mezzo, che va a gettarsi in mare. Si può scegliere se farsi il bagno in acqua dolce o acqua salata! Preveli ci piace fin da subito (e pensare che avevo deciso di scartarla per via di alcune recensioni che la definivano trascurabile) e se devo dirla tutta è il posto che mi è piaciuto di più in tutta Creta!

Finalmente una spiaggia sgombra da ombrelloni e lidi; solo un baretto molto discreto al lato. La frescura è assicurata da un boschetto di tamerici a due passi dall’acqua. Il fiume, di un verde smeraldo è sorvegliato a vista da due ochette che si aggirano minacciose tra i bagnanti stesi al fresco degli alberi. Il silenzio è rotto solo dal mio suono preferito: il canto delle cicale.

E di cicale ne troviamo diversi resti sul tronco dell’albero sotto al quale abbiamo trovato rifugio: che stranezza!

È inutile dire che meraviglia sia il blu di questo mare, ci abbiamo nuotato a lungo, ma ancor più a lungo abbiamo nuotato nelle acque fresche del fiume. Abbiamo esplorato tutto il sentiero della foresta di palme circondati da scorci da giardino dell’eden. È stato indimenticabile. Alle 15,00 abbiamo il rientro in barca, ma prima dei signori genovesi incontrati sull’imbarcazione (incredibile!) ci dicono che c’è una grotta con una minuscola spiaggetta, proprio al di là degli scogli, sul lato sinistro della spiaggia. Non ce lo facciamo ripetere e la raggiungiamo a nuoto. Purtroppo, per ovvi motivi, non abbiamo foto. Ma vi assicuro che è un angolo di paradiso dove poter stare da soli! Finchè la voce non si sparge… Torniamo con la barca a Damnoni, dove mangiamo un gelato e poi ripartiamo alla volta di Frangokastello.

La sera nuovamente a cena a Chora Sfakion, nello stesso ristorante, allo stesso tavolo, con gli stessi vicini di tavolo: bello ricavarsi delle abitudini anche in vacanza!

28/06/14

La vacanza è agli sgoccioli: domani sera alle 23,20 abbiamo il volo, quindi oggi relax. Sveglia e colazione con calma sul nostro balcone e poi giù nella spiaggia sottostante nella quale trascorriamo tutta la mattinata. Pranzetto in una taverna in riva al mare e poi ci riposiamo un attimo in stanza. Una cosa da dire su questo alloggio ce l’ho: in tre giorni non ci hanno mai cambiato lenzuola e asciugamani, tanto meno sono mai entrati in stanza per pulire. Un punto molto a sfavore di questa sistemazione. Peccato, perchè il posto è carino.

Nel pomeriggio visitiamo il bel castello-fortezza veneziano e poi andiamo alla ricerca di un angolo di spiaggia più isolato e selvaggio. Lo troviamo all’altezza del sentiero sterrato che porta agli alloggi del residence “Captain Tom”, circa due chilometri in direzione est; bisogna però svoltare verso il mare e non verso il residence. Lasciamo l’auto e rimaniamo affascinati dal colore del mare di sotto. Scendiamo per un’alta duna di sabbia e arriviamo tra una colonia di naturisti. Decidiamo che un bagnetto in libertà ce lo facciamo anche noi!

La sera ceniamo ancora a Chora Sfakion, questa volta però dal pitarolo all’inizio del lungomare. Mangiamo due pita gyros divine, birra e crepes alla nutella per soli 11 euro! Tornati a Frangokastello rimaniamo qualche minuto in strada ad ammirare il cielo stellato… effetto scolapasta!

29/06/14

Ultime ore in terra ellenica; ci mettiamo in marcia verso Heraklion, ma prima attraversiamo panorami montani indimenticabili. Una volta in città parcheggiamo l’auto nei pressi del Bastione Martinengo (ormai mi oriento bene) e andiamo a trovare la tomba di Kazantzàkis e di sua moglie Eleni. Sulla lapide tre versi che testimoniano il pensiero del romanziere, anche se l’incisione dell’epitaffio non è stata per suo volere: “Non spero in niente, non temo niente, sono libero”.

Con questa filosofia Kazantzàkis entrò ovviamente in conflitto con la chiesa ortodossa, che ne ostacolò la sepoltura in un cimitero consacrato. Infatti la tomba si trova qui, nelle mura della città. Proseguiamo la passeggiata lungo le mura fino a piazza Eleftherias con al centro la statua di Venizelos e da qui attraversiamo la strada e raggiungiamo il Museo Archeologico Nazionale, da poco riaperto dopo lunghi e importanti lavori di restauro. Ingresso 10 euro se si sceglie il biglietto cumulativo con il palazzo di Cnosso, valido per 5 giorni.

Dopo la visita interessantissima al museo ci dirigiamo (sempre a piedi) verso il centro della città, e mangiamo in piazza El Venizelou, proprio di fronte la famosa Fontana Morosini, che rivediamo con piacere alla luce del sole.

Andiamo a recuperare l’auto e andiamo a Cnosso. Il sito è affascinante e l’emozione di calpestare lo stesso suolo che calpestavano le popolazioni micenee è grande. Le ricostruzioni volute da Artur Evans dovrebbero facilitare il visitatore nell’immaginarsi il palazzo ai tempi del suo massimo splendore, ma a dir la verità a me sono risultate parecchio artificiose e azzardate. Indugiamo per una mezz’oretta stesi su una panchina al fresco degli alberi, in questa cornice storica irripetibile. Torniamo in città e ci rendiamo conto che è ancora troppo presto per recarci all’aeroporto e allora ce ne andiamo nella zona del Porto Veneziano per far due passi all’ombra della bella e imponente fortezza con l’inconfondibile stemma del leone di San Marco.

Le ore a nostra disposizione stanno finendo davvero. Ci avviamo in aeroporto e ci prepariamo ad un altro anno di astinenza da Grecia!



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