Marocco, avventure e disavventure nel paese rosso
E finalmente eccomi qua a descrivere la fantastica avventura alla scoperta dello splendido Marocco!
Io e il mio ragazzo, Ale, siamo partiti alla volta di un paese totalmente sconosciuto, con pochi soldi nel portafogli e tanta voglia di scoprire un piccolo avamposto di un grande continente.
Prenotiamo il volo di andata Milano – Casablanca e il ritorno Marrakech – Milano… tutto quello che c’è nel mezzo è solo un grande punto di domanda! Gli unici due punti fermi: avremmo prenotato un auto e saremmo arrivati fino a Ouarzazate, ultimo paese prima del profondo sud, per visitare la tanto rinomata Kasbah ait ben Haddou.
Arrivati a Casablanca di notte prendiamo un treno che ci porta nel centro città: abbiamo un po’ di difficoltà nel chiedere informazioni in quanto nessuno parla inglese. Tuttavia riusciamo a farci capire e a scendere alla fermata giusta. Un tassista ci chiede 40 dirham (4 euro) per portarci all’unico hotel prenotato dall’Italia: già il giorno successivo avremmo capito che 4 euro per un viaggio in taxi è una rapina! Soprattutto con i tassisti bisogna contrattare fino allo sfinimento, e devo dire che al contrario del mio povero e buon moroso, io sono proprio una maga nell’arte della contrattazione! Pensate che uscita da un negozio il proprietario ha chiesto al mio consorte di portargli un Moment… lo avevo troppo sfinito nel cercare di abbassare i prezzi da lui proposti!
Arriviamo all’Hotel Central, come suggerisce il nome nel centro della Medina vecchia, e dopo aver lasciato le valige ci fiondiamo nel ristorante sotto per mangiare la frittura mista più buona del mondo! Non sapevo ancora che sarebbe stato l’unico pasto decente di lì a tutta la settimana!
Il giorno dopo visitiamo la splendida e imperdibile moschea di Hassan II, indescrivibile per la sua mole gigantesca e per la sua modernità. Senza alcun dubbio è stata una delle cose più belle che io abbia visto nel corso di tutto il mio soggiorno in Marocco.
Subito dopo la visita guidata (pochi dirham con sconto a noi studenti per un servizio veramente impeccabile con tanto di guida che parlava un perfetto italiano) visitiamo velocemente la medina vecchia (con Ale che voleva suicidarsi perché io mi fermavo ad ogni bancarella: non sapeva ancora che avrebbe passato gran parte della sua vacanza a guardare me che guardavo bancarelle!) noleggiamo una macchina da un amico del nostro albergatore con il quale ci accordiamo di ritrovarci a Marrakech quatto giorni dopo per la riconsegna dell’auto. E qui iniziano i problemi: Ale si mette alla guida nel traffico assolutamente indescrivibile di Casablanca, e davvero poche volte in vita mia l’ho visto così agitato! I semafori non vengono minimamente rispettati, la gente sorpassa sulla destra, non esiste il concetto di precedenza, le persone per attraversare si buttano in mezzo alla strada senza criterio, bisogna stare attenti non solo alle altre macchine ma anche a: buoi, asini, cocchi, carriole portate a mano, orde di scolari in bicicletta che occupano la carreggiata, insomma… Ale era sull’orlo di una crisi di nervi mentre cercava di uscire da Casablanca. Io ridevo perché avevamo la macchina da dieci minuti e già me la prefiguravo distrutta.
Finalmente usciamo dal caos e iniziamo il nostro viaggio on the road: mare alla nostra destra e prossima tappa: El Jadida. Arriviamo nel paese affatto turistico ma stiamo poco: non ci fa una grande impressione! Passiamo velocemente nel mercato alimentare ma gli odori sono troppo forti anche per stomaci forti come i nostri! Ripartiamo alla volta di Essaouira, e questo è il tratto più lungo e devastante di tutta la vacanza: si fa notte, guidiamo da quattro ore e ne mancano altre tre. Non arriviamo mai! Per strada, nonostante l’ora tarda, continua a camminare gente, non si sa verso dove, non si sa perché! La gente continua a camminare e noi rischiamo ogni santa volta di investirli. Finalmente arriviamo a Essaouira e stanchi morti, affamati e sporchi, ci fiondiamo nel primo hotel che vediamo: mai nessuno compì gesto più nefando! L’hotel in questione, che sia maledetto, era rispettivamente: senza lenzuola, senza carta igienica, senza specchi e con la doccia che dava direttamente sul water! Abbiamo dormito completamente vestiti (non volevamo toccare il materasso sudicio) e infreddoliti (aveva iniziato a piovere ma non potevamo chiudere la finestra: l’odore di muffa era insostenibile), ma questo non è ancora il peggio! La notte mi sveglio di soprassalto perché c’è qualcuno che sta palesemente cagando nel nostro bagno. Sveglio Ale il quale vaneggia “Vai tranquilla è il mio coinquilino” (?). Dopo lunghi momenti di panico e al termine della cagata del tipo, condita da rumorosi versi di soddisfazione (qui il dubbio della mattina successiva che ha portato a credere che non si trattasse di cagata spaziale ma di ben altro) AleCuordiLeone si decide ad andare a vedere se effettivamente ci fosse qualcuno in camera: per fortuna era solo un buco gigante nella parete che comunicava con la camera a fianco. Il giorno successivo visitiamo velocemente la cittadina ma non ne rimaniamo entusiasti, forse per la nottataccia appena passata o forse per il tempo piovoso. Lasciamo molto felicemente il nostro infame hotel, segnandoci il nome e ripromettendoci di lasciare commenti negativi su ogni sito che ne parla, una volta tornati in Italia, e ripartiamo alla volta di Marrakech.
Anche questa parte di viaggio ci sembra interminabile! Arrivati finalmente in città (con problematiche varie: una per tutte i cartelli stradali, che in Marocco sono o inesistenti, o quando esistono sono inutili. E’ capitato di vedere un bivio con un cartello che da una parte indicava MARRAKECH e dalla parte totalmente opposta un altro cartello che indicava ugualmente la scritta MARRAKECH) e dopo essere stati fermati per due volte, dico DUE, dalla polizia locale (volevano affibbiarci una multa per eccesso di velocità su una strada statale su cui però il divieto era dei sessanta [!!!!!!]. Per fortuna la mia proverbiale capacità affabulatoria ha convinto il poliziotto [non si sa in che lingua] a risparmiare questi due squattrinati studenti senza futuro) corriamo a visitare la famosa piazza Jemaa el Fna e il caotico souk. Tutto splendido, senza dubbio, ma state attenti: ogni momento è buono per fregare i turisti. Una ragazza mi ha chiesto dei soldi perché per sbaglio è entrata nell’obiettivo della mia foto panoramica. Al souk troverete di tutto: dalle collane, alle pelli di serpente, al viagra berbero che un ragazzo voleva vendere al povero Ale!
Dormiamo all’Hotel Islane, che dà praticamente sulla piazza Jemaa el Fna: ottimo per la posizione e a prezzo economico, con terrazza panoramica e colazione inclusa!
Il giorno dopo ripartiamo alla volta di Ouarzazate. Sappiamo che ci aspettano un sacco di ore in macchina ma quasi non le sentiamo: il panorama è spettacolare. Per arrivare alla famosa Kasbah bisogna infatti superare la catena dei monti Atlas, caratterizzati da una serie di sfumature cromatiche che potrete vedere nelle foto che caricherò. Dopo una breve sosta ad un ristorantino berbero arriviamo finalmente ad un cartello con una grande freccia che riporta le parole tanto agognate: KASBAH AIT BEN HADDOU 6 KM. Il sentiero sembra addentrarsi nel deserto e Ale mi guarda un po’ sconcertato, ma io vendo certezze: Non ti preoccupare, su internet dicono che con un’utilitaria è più che fattibile. COL CAVOLO! La nostra cartina ci aveva traditi ancora una volta: non era quello il sentiero giusto da imboccare, quello fattibilissmo con l’utilitaria!… quella era la pista non battuta per i fuori strada! La strada giusta era ad appena due chilometri dopo il cartello. Ma noi ignari di tutto ciò prendiamo il deserto, e in poco tempo ci rendiamo conto che se ci era andata bene a Casablanca, sicuramente non avremmo potuto avere la stessa fortuna nel deserto… e avremmo miseramente distrutto la povera macchina a noleggio!! Ai due all’ora finalmente riusciamo ad attraversare quel lembo di deserto e arriviamo (non mi capacito ancora di come) con la macchina integra ma totalmente insabbiata. Visitiamo la splendida e tanto sospirata Kasbah… anche in questo caso allego le foto perché non riesco a spiegare a parole la meraviglia incontaminata di questo posto assurdo, in cui abitano ancora dieci famiglie!
Arrivata sera alloggiamo nell’hotel “Bagdad Cafè”, il più azzeccato di tutta la vacanza: meritatissimo il premio trip advisor per la sua posizione, per il prezzo e per le stanze che in Italia sarebbero sicuramente da 4 stelle!
Il giorno dopo è ora di ritorno. Prendiamo la strada alternativa a quella percorsa il giorno precedente, ossia quella che passa per un’altra Kasbah: Telouet, che non è niente in confronto alla precedente, ma senza dubbio merita per gli splendidi interni conservatasi perfettamente. La strada è la più bella di tutto il viaggio: ogni paesino è del caratteristico color rosso-sabbia e in alcuni tratti sembra di attraversare il Gran Canyon!
Viaggio incredibile e altrettanto incredibili le splendide persone che abbiamo conosciuto!