Cameo a Varsavia

Due giorni mordi e fuggi nella capitale polacca
Scritto da: stramaury
cameo a varsavia
Partenza il: 30/05/2014
Ritorno il: 02/06/2014
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
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Partiamo dalle considerazioni: Varsavia ci è piaciuta, senza esagerare ma lasciandoci soddisfatti del tempo che le abbiamo dedicato; ci saremmo fermati anzi un paio di giorni in più. Periodo azzeccato e sole sono stati di grande aiuto per apprezzare questa città in cui è ancora presente una grigia impronta sovietica. I nostri voti: Sonia 7, Uccio 7, io 6,5. Promossa.

Abbiamo avuto a disposizione due giorni pieni, le indicazioni delle guide cartacee Mondadori e Lonely Planet, i preziosi consigli di una collega cresciuta qui. Abbiamo dedicato gran parte del tempo a passeggiare per i quartieri principali, visitato un paio di musei, fatto un salto in zone ai margini del centro vero e proprio. La città ci è sembrata un bel miscuglio di edifici storici (spesso ricostruiti nel dopoguerra), casermoni comunisti e costruzioni contemporanee quali grattacieli, centri commerciali e condomini: nel complesso l’effetto è piacevole. Varsavia appare in pieno boom economico ed edilizio e da architetti non possiamo che apprezzare; valore aggiunto il fatto che anche in centro non manchino spazi verdi piuttosto curati e particolarmente gradevoli in questa stagione. Di contro non ci sono piaciuti alcuni larghi e spogli assi stradali, in particolare nella zona della stazione centrale anche per la presenza dei grandi parcheggi, né la Vistola e le sue sponde trascurate. Il cantiere della linea 2 della metro è un ricorrente intralcio a spostamenti, panorami e fotografie, ma è anche segno della vitalità economica della capitale polacca quindi pur avendolo maledetto più volte è cosa buona che ci sia. Fa storia a sé il Palazzo della Cultura e della Scienza, enorme edificio stalinista che è tra i principali punti di riferimento della città e che sicuramente lo è stato per noi che alloggiavamo nelle sue vicinanze. Non è bello ma fa tipo.

Venerdì 30 maggio

Raggiungiamo in qualche modo Varsavia ed alle 22.30 stiamo facendo il check-in nell’appartamento in affitto scelto in zona Plac Grzybowski, poco a nord della stazione centrale. Scendiamo per un primo assaggio by night dei dintorni, giusto il tempo guardarci attorno e fare un giro all’esterno del Palazzo della Cultura e della Scienza. Risaliamo in appartamento, dal quale c’è un gran bel panorama sul Palazzo (stasera illuminato in total blue) con i vicini grattacieli del quartiere commerciale e finanziario, gli scatoloni sovietici e palazzi più recenti.

Sabato 31 maggio

Mentre Sonia ed Uccio finiscono di prepararsi faccio un salto in Plac Grzybowski e dintorni per un’altra occhiata alla zona, stavolta alla luce del giorno. Alle 9 siamo tutti pronti, riconsegniamo in una vicina filiale Hertz la nostra auto in affitto e quindi entriamo sul serio nel ruolo dei turisti urbani appiedati. Ci avviciniamo al centro passeggiando per Al Jerozolimskie, uno degli stradoni poco alberati di cui sopra ma non tra i peggiori. Incrociamo presto Nowy Swiat, che in continuità con Kakowskie Przedimiesce costituisce la via dello struscio di Varsavia e sicuramente la più piacevole tra quelle che abbiamo percorso. La imbocchiamo verso nord in direzione del centro storico, incontrando piazzette con relativi monumenti e edifici più scenografici come chiese e palazzi. Bella. Raggiungiamo a piedi la raccolta Città Vecchia (Stare Miasto), ricostruita nel Dopoguerra com’era prima del conflitto, dove passeggiamo tra le vie e le due piazze principali (del Castello e della Città Vecchia); quindi uscendo dalla porta nord (Barbakan) diamo un’occhiata anche alla Città Nuova (Nowe Miasto) che nonostante il nome ha pure lei qualche secolo sulle spalle. Molto piacevoli entrambe. Continuiamo a camminare allargando il raggio d’azione e senza mete specifiche, incrociando tra l’altro il Monumento all’Insurrezione di Varsavia (in ristrutturazione), il Teatro Wielki, i giardini Sassoni, l’Università. Da qui ci spostiamo nel primo pomeriggio verso le sponde della Vistola attraverso giardini e strade che sono il retro meno scintillante del centro votato al turismo, raggiungendo prima la biblioteca universitaria (meta da architetti, ma il giardino pensile sul tetto è interessante per tutti per le belle visuali) e poi il vicino Kopernik Museum, che visitiamo. E’ molto recente e ospita decine di istallazioni interattive concepite per dare input ai visitatori su varie materie scientifiche: alcune riescono nell’intento divulgativo, altre si rivelano semplicemente giochi curiosi e divertenti non solo per i bambini. Trascorriamo un paio d’ore piacevoli, quindi decidiamo che ne abbiamo abbastanza. Sconfitti 3-0 dalla colonnina di gestione del bike sharing torniamo a piedi verso il centro, dove essendo l’ora dell’aperitivo la sempre rassicurante Nowy Swiat è stracolma di gente a spasso o seduta nei tanti locali: vivace e vitale, ci piace. Puntiamo verso ovest passando per la via pedonale e commerciale Chmielna, pure lei piena di persone e vetrine. Sbuchiamo sul vialone Marszalkowska dove si affacciano altri negozi di marchi internazionali (brutto il parcheggio sul lato opposto), quindi ci rechiamo verso l’area dei grattacieli e dei nuovi centri commerciali dall’altra parte del Palazzo della Cultura e della Scienza. Tappa all’Hard Rock Café e poi un’oretta in giro per il centro commerciale Zlote Tarasy; una volta non l’avremmo fatto, stiamo proprio invecchiando. Cena ben poco polacca in uno dei locali all’ultimo piano ed alle 21 saliamo sul belvedere del Palazzo della Cultura e della Scienza approfittando del fatto che venerdì e sabato chiude alle 23; l’ingresso alla biglietteria è sul lato nord-ovest del Palazzo. Quando arriviamo sopra il tramonto è passato, ma Sonia approfitta della bella luce dell’ora blu (concetto fotografico che non conoscevo) per scattare foto panoramiche sulla città. Visitare Varsavia nel weekend non potrebbe prescindere dalla sua vita notturna ma siamo bolliti quindi tutti a dormire con disonore.

Domenica 1 giugno

Usciamo di casa alle 9, in cielo si alternano sole e nuvole e in giro a quest’ora della domenica mattina siamo davvero in pochi. Camminiamo fino al Museo Chopin dove deviamo a sud verso il Museo Nazionale; lì vicino si trova l’unico bike rental cittadino scovato in rete. Quando lo raggiungiamo scopriamo con disappunto che la domenica è chiuso. Saltato il programma di spostarci in bici tra le 3 o 4 mete di giornata sparse per la città, saliamo su un taxi per andare al Museo dell’Insurrezione. Arriviamo lì alle 10 (ora di apertura), la domenica è gratuito e infatti c’è coda: 15’ di attesa ed entriamo. Anche se ai margini del centro è uno dei più famosi musei di Varsavia, per cui è piuttosto affollato. Stiamo dentro un paio d’ore, nelle quali perdo un po’ il filo logico dell’esposizione per ignoranza storica e per il mio inglese scolastico; approfondirò a posteriori. Il museo è focalizzato sulla vita in città e sulla resistenza opposta dai suoi abitanti negli anni della 2° Guerra Mondiale, che per la Polonia e Varsavia è stata se possibile ancor più devastante che in altre parti d’Europa. Esco con le idee poco chiare, faccio un giro all’esterno del museo (edificio molto bello), quindi ricompattato il trio torniamo a piedi verso il centro. La zona semicentrale in cui si trova il museo è in fermento architettonico e il tragitto ha la faccia tipica delle aree in trasformazione: costruzioni recenti, cantieri, spazi abbandonati, edifici degradati e affascinanti che stoicamente resistono al nuovo che avanza, e i soliti palazzoni sovietici che hanno comunque un loro perché. A ridosso della stazione centrale cerchiamo il frammento ancora in piedi del muro del ghetto, senza trovarlo, quindi attraversato con un lungo sottopasso il brutto Aleja Jana Pawla II prendiamo la metro in direzione sud. Scendiamo alla prima fermata, camminiamo un po’, pranziamo in una latteria dove assaggiamo pierogi con ricotta, spinaci e aglio (molto aglio, troppo aglio), facciamo tappa in una simpatica fiera per bambini finalmente raggiungiamo il parco Lazieski; tra i tanti presenti in città, questo pare essere il più bello. Entriamo nel parco dalle parti del monumento a Chopin, dove ci fermiamo un’oretta a poltrire godendoci il sole che si alterna a noiose nuvole. Attorno a noi la folla aumenta di minuto in minuto, infatti la nostra attesa non è immotivata: nelle domeniche di primavera ed estate, alle 12 ed alle 16, vicino al monumento un pianista suona musiche di Chopin. Pur ignoranti in materia apprezziamo, e come noi una moltitudine di turisti e abitanti assiepata su panche, aiuole e vialetti. Concluso il concerto (45’) trascorriamo un’oretta nel parco, curato e pittoresco con varie belle costruzioni, un laghetto, panorami romantici nel senso storico del termine. Quindi cambiamo decisamente genere e raggiungiamo in taxi l’alternativo e oscuro quartiere di Praga, ad est della Vistola. Nel tragitto percorriamo la piacevole via delle ambasciate (Aleje Ujazdowskie, prosecuzione sud di Nowy Swiat) e passiamo a fianco del bello stadio rosso e bianco che ha ospitato la partita inaugurale di Euro 2012.

Praga: un po’ il salto del quaglia del weekend. Dovrebbe essere un quartiere popolare e operaio che da alcuni anni coltiva una nuova vocazione legata al design, all’arte sperimentale (sembro Fuffas) ed alla mondanità non fighetta. L’aria operaia c’è, l’impressione di un cambiamento in corso pure, le potenzialità postindustriali anche, ma banalmente non troviamo zone clou in cui questo rinnovamento sia più evidente: non sappiamo dove andare e la ricomparsa del cantiere della Linea 2 non è d’aiuto per esplorare la zona liberamente come vorremmo. Percorriamo prima Zabrowska e poi Brzeska, le strade sulla carta più significative, e poi altre vie a caso. Nella teoria di case operaie incrociamo vecchie costruzioni belle e fatiscenti, murales, installazioni estemporanee, ma dopo un po’ sempre spaesati e stufi di girare a vuoto saliamo su un tram e torniamo nella città vecchia. Sembra esistere un centro informazioni su Praga e le sue attività nel cortile di Zabrowska 27/31, chiuso a quest’ora della domenica pomeriggio.

Rientrati nel centro storico percorriamo ancora una volta Nowy Swiat, anche oggi piena di gente (molti tifosi festanti del Legia Varsavia che deve aver vinto qualcosa). Al tramonto c’è una luce bellissima con toni di rosso molto intensi, evidentemente dovuta alla latitudine ed al periodo dell’anno. Chiudiamo anche questa giornata da vecchi dentro: cena al ristorante italiano “Il Carpaccio” o poi a casa a fare le valigie. Almeno una birra? Prossima volta.

Info pratiche e divagazioni

Soldi:

Spesi 240€ a testa. Volo Ryanair a\r Milano-Varsavia: 100€; appartamento: 60€ (20€ a testa a notte per 3 notti); pasti: 40€; trasporti urbani, ingressi, varie ed eventuali: 40€. Meta economica, prezzi a circa il 60-70% di quelli torinesi. La moneta è lo zloty, 1€ = 4 zloty e spiccioli.

Spostamenti:

Scopriamo la sera prima di partire dall’Italia che il volo Milano-Varsavia è cancellato causa sciopero. Riusciamo a farci spostare su un’altra città (Wroklaw); da qui auto in affitto, 350 km tra autostrada e statali ed in 4-5 ore siamo a Varsavia. Ritorno senza sorprese: navetta Modlinbus dal Palazzo della Cultura e della Scienza all’omonimo aeroporto da cui vola Ryanair.

A Varsavia volevamo usare il bike-sharing Veturilo; account online prima di partire, sul posto non accetta più il nostro numero di cellulare con prefisso italiano. Maledetto. Se ho ben capito ci si può registrare con carta di credito alla colonnina di ciascuna stazione di noleggio; eravamo arrabbiati e non ci abbiamo provato. Ci è andata male anche con il bike-rental, non era destino avere una bici sotto al sedere. Peccato perché con il bel tempo credo sia il miglior mezzo per vedere tanta città in poco tempo. Ok metro, tram e taxi, a prezzi più che onesti. E poi camminare, tanto camminare.

Per consigli, informazioni, impressioni: stramau@alice.it

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Palazzo della Cultura e della Scienza, e dintorni



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