Aquitania e dintorni

Un viaggio tra natura, arte e spiritualità
Scritto da: silviagy
aquitania e dintorni
Partenza il: 04/08/2013
Ritorno il: 13/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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AQUITANIA e dintorni 2013

04 agosto 2013

Partiamo da Varese di primo mattino, e attraverso il traforo del Frejus facciamo il nostro ingresso in territorio francese. A parte un po’ di traffico intorno a Lione, il viaggio procede tranquillo e senza intoppi, e nel pomeriggio arriviamo a Le Puy En Velay, nella regione della Auvergne.

Dominata da tre imponenti pinnacoli vulcanici, Le Puy è una cittadina piacevole e scenografica. Ci incamminiamo lungo le vie acciottolate (e in salita), e raggiungiamo la Cattedrale, una maestosa costruzione su due livelli cui si accede tramite una bella scalinata.

Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è sede di una delle più famose Madonne Nere della regione (le “Vierges Noires” sono molto diffuse e venerate in Auvergne), nonché punto di partenza per i pellegrini che percorrono la Via Podensis, diretti a Santiago de Compostela. La conchiglia, il simbolo dei pellegrini, è riportata sui ceri votivi disposti intorno alla statua di S.Giacomo, oltre che un po’ ovunque in città.

Lasciata la Cattedrale, nonostante il caldo (36 gradi), raggiungiamo la cima della Rocher Corneille, il vulcano più alto (707 m.), su cui svetta una gigantesca statua della Madonna (Notre Dame de France). Il panorama è davvero bello, e spazia sulla città e sulla campagna circostante; il particolare che mi colpisce maggiormente è il cono vulcanico che si innalza a poca distanza, con l’antica Chapelle Saint-Michel d’Aiguilhe sulla sua cima.

Torniamo in città, dove curiosiamo un po’ tra i negozi che vendono i prodotti tipici del luogo (lenticchie verdi e merletti), prima di rimetterci in macchina e raggiungere l’hotel che abbiamo prenotato, situato ad Allegre, a qualche chilometro di distanza (hotel Leydier).

Sarà che l’aria si è fatta più fresca, sarà che Allegre è immersa nel verde di queste colline, sarà che la nostra camera è tutta di legno, ci sembra di essere in montagna!

Ceniamo in hotel, anche perché il paese è davvero piccolo e non offre altro, poi usciamo per fare due passi, nonostante sia quasi buio. E’ un paesino antico, Allegre, dall’aria medievale, su cui torreggiano le rovine di un antico castello, che raggiungiamo con pochi minuti di cammino.

L’aria ora è frizzante, tanto che devo indossare la felpa, e c’è una pace incredibile. Ci piace!

05 agosto 2013

Lasciamo Allegre dopo un’abbondante colazione, impazienti di arrivare in Aquitania. Facciamo però quasi subito una sosta, a St Paullien: abbiamo visto delle frecce che indicano “chiesa storica” e le abbiamo seguite, e siamo felici di averlo fatto perché la chiesa merita davvero una visita. Proseguiamo verso Clermont-Ferrand, dove imbocchiamo l’autostrada che ci conduce attraverso il Massiccio Centrale, zona verde e rigogliosa. Avvicinandoci a Bordeaux, il traffico si fa davvero intenso e, muniti del nostro fido atlante stradale, modifichiamo il percorso per raggiungere Salles, paesino ordinato e fiorito tra Bordeaux e Arcachon, dove abbiamo prenotato per tre notti (hotel Domaine du Pont de l’Eyre).

Il nostro hotel è situato in periferia, sul fiume e accanto a un noleggio di canoe. Lasciamo i bagagli e ci dirigiamo immediatamente verso la Dune du Pilat, dover arriviamo nonostante il traffico pazzesco in direzione Arcachon. Lasciamo l’auto al parcheggio, che si trova in una fitta pineta, e seguiamo il breve sentiero sabbioso che ci porta alla nostra meta.

La duna è davvero imponente: si innalza per 114 metri, e si estende a perdita d’occhio di fianco all’oceano. E’ anche in continua crescita: ha già inghiottito alberi, incroci stradali e un albergo!

Come molti altri turisti, ignoriamo la scaletta che conduce alla sua cima e la risaliamo affrontando il pendio, sprofondando nella sabbia, soffice e piacevolmente tiepida, fino alle caviglie. La vista, una volta arrivati sulla sommità della duna, è semplicemente magnifica: a ovest si vedono le secche del Bassin d’Arcachon e Cap Ferret, mentre a est la pineta si estende come un verde tappeto. Il sole sta per tramontare, e la luce calda e dorata rende il panorama ancora più speciale.

Scendo quasi fino all’oceano, e proseguo un po’ lungo la duna, poi ritorno sulla cima, con un po’ di fatica, devo ammettere. Scattiamo numerose foto e ci godiamo ancora per qualche istante il panorama, prima di tornare indietro. Per un attimo siamo indecisi se scendere buttandoci di corsa a tutta velocità giù per il pendio (come fanno in molti, e sembra divertente!) o se farlo con più calma, e optiamo per la seconda possibilità. Vista l’ora, decidiamo di cenare in uno dei bar/ristorantini nella pineta, poi riprendiamo la nostra auto e torniamo in hotel, percorrendo la strada che costeggia l’oceano.

06 agosto 2013

Durante la notte il tempo è cambiato, e al risveglio troviamo un cielo grigio piombo e l’aria freddina. Ci avviamo comunque in direzione di Arcachon, meta di villeggiatura dalla fine del XIX secolo. La spiaggia è immensa, e delimitata da due moli, e al largo si vedono le palafitte dei pescatori, tipiche del luogo. Camminiamo un po’ sulla sabbia umida, prima di addentrarci nella cittadina dalle case decorate con motivi coloniali. E’ un luogo piacevole, e con il sole probabilmente sarebbe invaso di turisti, ma il clima non sembra decidersi a migliorare e siamo costretti a rivedere il nostro programma, che prevedeva un po’ di relax in spiaggia. Decidiamo di andare a Bordeaux.

Lasciamo la nostra auto in un parcheggio in periferia (parking Bougnard), dove paghiamo poco meno di 5 Euro per il parcheggio e due biglietti a/r del tram: una soluzione economica, oltre che molto pratica.

Scendiamo in centro (fermata: Quniconces), vicino alla Maison du Vin, a cui dedichiamo poco più che un’occhiata, dal momento che ci torneremo domani mattina per una lezione sui vini della zona. Iniziamo la visita della città passando dal Grand Theatre, e raggiungiamo la scenografica Place de la Bourse, che si specchia nel Miroir d’Eau, una fontana sottilissima che alterna un effetto nebbia, che con questo cielo grigio rende l’atmosfera particolarmente autunnale, a un effetto specchio, come suggerisce il suo nome.

Il lungofiume, recentemente riqualificato, è una lunga passeggiata abbellita da aiuole verdi e fiorite. Lo percorriamo fino alla Porte Cailhau dove, attraversandola, notiamo una targa che indica che da qui transitavano, già nel medioevo, i pellegrini diretti a Santiago. E’ il secondo riferimento al Cammino in tre giorni: inizio a chiedermi se siano suggerimenti per il nostro prossimo viaggio… Arriviamo alla Grosse Cloche, per poi proseguire attraverso il quartiere Saint-Michel, decisamente multietnico, fino all’omonima chiesa. Torniamo poi verso il centro e visitiamo la Cattedrale di Saint Andre’, davvero bella e maestosa, accanto alla quale svetta il campanile gotico chiamato Tour Pey-Berland.

Terminiamo la visita della città percorrendo la Rue Sainte Catherine, la più lunga via dello shopping d’Europa. E’ una passeggiata piacevole, nonostante i negozi siano piuttosto deludenti. Prendiamo il tram alla fermata Victoire e ritorniamo al parcheggio, con il cielo che assume tonalità di grigio sempre più minacciose.

Dopo una sosta presso una rivendita di vini della regione, dove facciamo ottimi acquisti, torniamo a Salles con l’idea di fermarci a cena in un ristorante che abbiamo adocchiato ieri, ma è il giorno di chiusura. Un violento temporale ci fa decidere di cenare in camera con due pizze. La nostra si rivela una saggia decisione: il telegiornale dice che c’è pericolo di trombe d’aria e tempeste, e la cartina mostra che siamo proprio nella zona di massima allerta. Ci rintaniamo in camera con il sottofondo del vento, dei tuoni e della pioggia battente, un po’ in ansia per la nostra auto, priva di qualsiasi riparo. Speriamo che non grandini…

07 agosto 2013

La notte è trascorsa senza eventi atmosferici catastrofici anche se, guardando il telegiornale mentre gustiamo un’ottima colazione, vediamo che altrove non è stato così: auto ammaccate, tetti danneggiati, coltivazioni rovinate e devastazione generale. Continua comunque a piovere, e ci sono quindici gradi. Con questa bella atmosfera estiva, indossiamo i nostri vestiti più pesanti e torniamo a Bordeaux, per la lezione alla Maison du Vin che abbiamo prenotato prima di partire.

Abbiamo scelto un corso di due ore, con degustazione e in lingua inglese. Siamo un gruppo di una decine di persone, dalle provenienze più disparate. La lezione si svolge in un’aula al primo piano, dove ognuno di noi ha a disposizione una postazione dotata di luce, lavandino e bicchieri, oltre alle dispense che ci aiutano a seguire le spiegazioni: la storia della viticoltura in questa zona, le caratteristiche dei vitigni, l’influenza del clima e dei diversi tipi di suolo… le due ore volano e, soddisfatti di questa esperienza, facciamo due passi fino al Miroir d’Eau prima di recuperare l’auto e dirigerci verso St.Emilion, a circa 40 chilometri di distanza. La pioggia, purtroppo, non accenna a diminuire, e non riusciamo a godere pienamente della bellezza di queste zone, con le infinite distese di vigneti disseminati di chateaux, che non sono veri e propri castelli come il nome potrebbe suggerire, ma tenute dove si produce il vino (anche se alcune sono davvero belle).

Nonostante il clima, comunque, St.Emilion ci piace, con le sua atmosfera medievale e, naturalmente, le sue enoteche (una ogni 8 abitanti!). Dopo aver visitato tutte le attrattive principali (la torre del re, la chiesa), ci fermiamo per uno spuntino e un calice di vino da “O 3 fontaines”, enoteca dall’aria rustica, prima di tornare in hotel.

08 agosto 2013

Ed è arrivato il momento di dirigerci a sud, verso i Paesi Baschi e Biarritz, che desidero vedere da parecchio tempo. Fortunatamente non piove più, anche se il cielo è ancora grigio e l’aria fresca.

Trovare un hotel libero e dal prezzo medio a Biarritz si è rivelata un’ardua impresa, nonostante io abbia iniziato la ricerca con qualche mese di anticipo. La nostra base per i prossimi tre giorni è quindi situata a Lahonce, poco fuori Bayonne (hotel Adonis). L’hotel è nuovissimo (abbiamo l’impressione di essere i primi ad utilizzare la camera) e molto moderno e funzionale; peccato che sia altrettanto nuova tutta la zona (autostrada e uscita autostradale comprese), e che, di conseguenza, non sia riportata sul nostro altrettanto nuovo atlante stradale, e nemmeno su google maps. Arrivati a Bayonne, impieghiamo ben due ore per localizzarlo (e ce la siamo cavata meglio di altri ospiti, scopriamo).

Comunque, la posizione dell’hotel è strategica, una volta capito dove siamo.

Il tempo di scaricare le valigie e siamo già in macchina, direzione St-Jean Pied de Port, che raggiungiamo percorrendo una bella strada che serpeggia tra verdi colline, ai piedi dei Pirenei.

St-Jean Pied de Port (Donibane Garazi in basco) è, da secoli, l’ultimo punto di sosta in terra francese per i pellegrini diretti a Santiago, nonché il punto di partenza del Cammino Francese.

Attraversiamo il ponte sulla Nive, entriamo in paese attraverso la Porte de Saint-Jaques e seguiamo la stradina in salita, fiancheggiata da case abbellite da vasi traboccanti di gerani. Alcune abitazioni riportano sull’architrave della porta un’incisione con il nome dei proprietari e la data di costruzione (alcune risalenti anche al 1600). Motivi decorativi frequenti sono anche la croce basca e, naturalmente, le conchiglie. Qui tutto ricorda il Cammino, e quando arriviamo alla Porte d’Espagne, attraverso la quale i pellegrini si avviano per attraversare i Pirenei, penso che non mi dispiacerebbe mettermi uno zaino in spalla e incamminarmi a mia volta. Da anni desidero fare almeno un pezzo di Cammino, e negli ultimi giorni ho trovato capesante ovunque… che sia arrivato il momento?

Per ora, però, mi accontento di arrivare fino alla cittadella e di visitare la chiesa. Entriamo anche alla Prison des Evenques, dove sono esposti oggetti e ricostruiti gli ambienti dei pellegrini d’epoca medievale, oltre ai tipici costumi baschi.

Curiosiamo un po’ al mercato (i formaggi baschi hanno un aspetto davvero invitante) e decidiamo di andare a cena a St-Jean de Luz (Donibane Lohitzune), cittadina di mare famosa, tra le altre cose, per i ristoranti di pesce. Il percorso per arrivarvi è molto piacevole, attraverso caratteristici paesini circondati dal verde delle colline. Passiamo anche a Espelette, famosa per il suo peperoncino (piment d’Espelette), ingrediente di molte ricette tipiche locali.

St-Jean de Luz è piuttosto affollata. Gironzoliamo un po’ per le vie ricche di negozi, e arriviamo fino alla spiaggia. Visitiamo la chiesa, il cui interno è molto particolare, sia per la pala d’altare in stile barocco che per le caratteristiche balconate lignee (viste anche a Saint-Jean PDP), tipicamente basche. Fu proprio in questa chiesa che, nel 1660, Luigi XIV sposò Maria Teresa, figlia del re di Spagna, decretando così la fine delle ostilità tra i due stati. Il portale sul lato nord fu poi murato, per commemorare la pace stabilita.

Tutto questo girare ci ha messo appetito. Ci sediamo quindi a un tavolo del ristorante La Peita, dove ordiniamo del pesce e, al posto del dolce, un piatto di formaggi locali. Il cibo è buono, l’atmosfera amichevole; lo consigliamo vivamente.

09 agosto 2013

Insomma, aspettavo da anni di andare a Biarritz e stare un po’ in spiaggia, e adesso che è arrivato il momento tanto atteso devo mettere una felpa e infilare in borsa un ombrellino… va be’…

Al nostro arrivo, Biarritz è deserta. Parcheggiamo in centro, al casinò (parcheggio sotterraneo, come molti altri in citta, naturalmente un po’ caro), e ci incamminiamo lungo la passeggiata che costeggia la Grand Plage, dove le tipiche tende a righe, stile anni ’20, sono allineate in attesa di essere noleggiate.

Qualche surfista incurante del clima sfida le onde della Plage Miramar. Ci soffermiamo qualche istante a osservarne le acrobazie, poi proseguiamo fino al punto panoramico, da cui si gode una vista meravigliosa sulla città e sull’oceano, fino ai Pirenei. Ma la cosa più bella che vediamo è uno sprazzo di azzurro nel cielo! Quando torniamo alla Grand Plage, il sole splende alto nel cielo sgombro di nubi e l’aria si è già notevolmente riscaldata. Anche l’acqua non è particolarmente fredda, quindi accantoniamo le infradito e ci godiamo un po’ le onde dell’oceano, prima di continuare la nostra passeggiata. Visitiamo la chiesa, che svetta al di sopra della Grand Plage, e proseguiamo lungo il porto dei pescatori, fino al ponte pedonale che porta al Rocher de la Vierge (scoglio della Vergine) e alla piccola Plage du Port Vieux. Da qui una via fiancheggiata da negozi e locali ci conduce nel cuore di Biarritz. Ne approfittiamo per mangiare qualcosa al Ventilo Caffè e per acquistare un paio di espadrillas, tipiche calzature basche. Ritorniamo poi verso la Grand Plage, irriconoscibile rispetto a questa mattina: dire che è affollata è poco! E anche in acqua c’è un sacco di gente, sia nuotatori che surfisti (naturalmente in zone separate!). Ormai è pomeriggio inoltrato, e decidiamo di lasciare per il momento Biarritz e di farci un giro a Bayonne (Baiona), famosa per il prosciutto (simile al nostro prosciutto crudo) e il cioccolato.

Racchiuso tra antiche mura di cinta, il centro storico della cittadina è perfettamente conservato e ricco di fascino, e mostra con orgoglio la propria identità basca.

Assaggiamo il tipico prosciutto, ma sinceramente sono molto più attratta dalle vetrine delle cioccolaterie! Visitiamo anche la bella cattedrale gotica, prima di cenare in uno dei tanti ristorantini che si affacciano sul lungofiume (sempre la Nive).

Biarritz è decisamente più vivace e modaiola, e mi è piaciuta moltissimo, ma devo ammettere che anche l’atmosfera di Bayonne non è per niente male! Concludiamo la serata passeggiando sui bastioni, prima di tornare in hotel.

10 agosto 2013

Oggi sconfineremo in Spagna e, per la precisione, ci dedicheremo a un’altra località modaiola, San Sebastian, o meglio, Donostia, in basco.

Appena oltrepassato il confine è subito evidente quanto l’identità basca sia ancora più sentita che in Francia: le scritte sui cartelli stradali sono prima in basco e poi in spagnolo, e nel centro della città striscioni in inglese (e in basco, immaginiamo il significato sia simile) avvertono i turisti: “attenzione, non siete ne’ in Spagna ne’ in Francia. Siete nel Paese Basco.”

La città, comunque, ci fa subito un’ottima impressione: ordinata, dai palazzi eleganti in stile Belle Epoque e dalle vie ricche di negozi e locali che offrono le famose tapas. In attesa che anche oggi il sole faccia la sua comparsa, passeggiamo tra le vie affollate e visitiamo la Cattedrale (in stile gotico) e la chiesa di San Vicente, dove abbiamo modo di assistere alla fine di una cerimonia di matrimonio, con canti e danze e costumi locali.

La spiaggia, Playa Concha, è una mezzaluna di sabbia di quasi due chilometri, immensa e dorata, racchiusa tra i monti Urgull e Igueldo, e con un’isoletta (Santa Clara) che la sorveglia dal centro della baia. Vi accediamo tramite la bella passeggiata, delimitata da grandi e scenografici lampioni. Immergiamo i nostri piedi nell’acqua e la percorriamo tutta, fino alla più piccola spiaggia di Ondarreta, prima di tornare in città e scegliere dove pranzare. La scelta è davvero difficile! Pur tralasciando gli ottimi ristoranti (pare che a San Sebastian ci sia la più elevata concentrazione di stelle Michelin del pianeta), ci resta comunque un grande numero di locali tra cui scegliere. Alla fine entriamo in uno a caso, e facciamo una scorpacciata di pintxos (tapas), accompagnate da un buon bicchiere di birra fresca.

A questo punto necessitiamo di un po’ di relax. Torniamo alla macchina (parcheggio sotterraneo anche qui, abbiamo l’impressione che tutta San Sebastian sia stata scavata per ricavarne posti auto, i parcheggi sono numerosi e immensi e, va be’, cari) e, recuperata la borsa con i teli, ci distendiamo un po’ sulla spiaggia e, prima di tornare in hotel, facciamo anche un bagno.

Lasciamo con un po’ di dispiacere San Sebastian: con la grande spiaggia, la sua aria frizzante e informale e le tapas, ci ha decisamente conquistati! Ma ci attende la serata a Biarritz. Cosa si può volere di più dalla vita?

In hotel, ci mettiamo in ordine per l’ultima sera nei Paesi Baschi, poi torniamo a Biarritz, dove ceniamo discretamente in un piccolo ristorante. Anche al buio, Biarritz è ricca di fascino e atmosfera. E’ un vero peccato partire già, domani.

11 agosto 2013

Lasciamo Biarritz e i Paesi Baschi con un po’ di tristezza, e prendiamo l’autostrada in direzione sud. La meta di oggi è Lourdes, e sinceramente ho riflettuto a lungo sul suo inserimento nel nostro itinerario. Sono stata in altri luoghi di culto mariani, ma Lourdes non mi ha mai particolarmente attratto, non so perché… forse temo semplicemente di commuovermi troppo alla vista dei malati che affrontano il viaggio con la speranza di ricevere una grazia, non so. Comunque, passarci praticamente davanti durante il viaggio verso la Provenza senza fare una sosta mi è sembrata un’occasione sprecata, e così eccoci qui, ai piedi dei Pirenei (bei posti, davvero), alla ricerca di un parcheggio libero in questo caos di negozi di articoli religiosi, bar e hotel, e per di più fa un caldo pazzesco (in questo viaggio il clima, sinceramente, non ci sta venendo incontro…).

Oltrepassiamo il cancello dell’ingresso principale, con le due basiliche (sembra un’unica costruzione, però) proprio di fronte a noi, e ci mettiamo subito in coda per entrare nella grotta, che mi aspettavo più grande e un po’ più distante dalla chiesa, mentre è collocata proprio sotto di essa.

C’è davvero molta gente, e l’atmosfera ne risente: non c’è quel silenzio che induce al raccoglimento, che ho trovato altrove… si sentono addirittura squillare dei cellulari… comunque, alla fine entrare nella grotta è emozionante.

Evitiamo il bagno nelle piscine, e ci limitiamo a prendere l’acqua dalle apposite fontanelle; trascorriamo il resto della giornata tra una messa, la processione eucaristica e i negozi di articoli religiosi, dove acquistiamo delle candele che si scioglieranno un po’ in macchina (e lì capisco come mai le candele nei negozi erano un po’ curve… fa davvero troppo caldo).

Il nostro alloggio odierno è un Ibis Budget (ex Etap, comodissimi nelle tappe di “spostamento”); è situato a Tarbes, ed è modernissimo. Ceniamo in un locale della catena Buffalo, che propone cibo in stile texano, proprio di fronte all’hotel, e concludiamo così la nostra penultima giornata di viaggio.

12 agosto 2013

La città fortificata di Carcassonne, prima meta di oggi, ci colpisce già dall’autostrada, con le possenti mura di cinta e le numerose torri che svettano verso il cielo.

Lasciata l’auto in uno dei grandi parcheggi poco distanti, attraverso la Porte Narbonnaise facciamo il nostro ingresso in questa meravigliosa cittadella medievale, dove sembra di essere improvvisamente tornati indietro nel tempo di un migliaio di anni, e quasi ci si aspetta di vedere nobili cavalieri percorrere le stradine acciottolate che la attraversano.

L’atmosfera è molto particolare e suggestiva, nonostante il gran numero di visitatori che la affollano, e dedichiamo l’intera mattinata a esplorare ogni angolo della cittadella, compreso il castello e la basilica di Saint Nazaire.

Il nostro viaggio continua, nel pomeriggio, in direzione di Arles. Sono stata a lungo indecisa se scegliere Arles o Avignone come ultima tappa, e alla fine ho scelto la prima per il suo legame con Van Gogh, pur sapendo che nessuna delle sue opere è conservata in città.

Arriviamo ad Arles attraversando completamente la Camargue, il più grande delta fluviale d’Europa, caratterizzata da zone paludose e lagune che costituiscono l’habitat di fenicotteri rosa e di una particolare razza di cavalli, chiamata, appunto, Camargue.

Individuato l’Ibis Budget di oggi (che non ci sentiamo di consigliare, a differenza del precedente), ripartiamo in direzione nord e, seguendo una strada che serpeggia attraverso pareti di roccia grigie, arriviamo al bellissimo Pont du Gard, acquedotto romano su tre livelli perfettamente conservato che, come suggerisce il suo nome, attraversa il fiume Gard.

Ormai è pomeriggio inoltrato, e al nostro arrivo gran parte della gente che ha trascorso qui la giornata (è possibile fare il bagno e andare in canoa) se ne sta andando. Ci godiamo quindi il luogo in tutta tranquillità e, visto che comunque fa ancora piuttosto caldo, ne approfittiamo per immergere un po’ i nostri piedi nell’acqua limpida e fresca.

Rientriamo ad Arles per la cena, che consumiamo, come ieri, e per praticità, in un locale della catena Buffalo.

13 agosto 2013

La prima cosa che decidiamo di vedere ad Arles sono Les Alyscamps, antica necropoli romana che fu ritratta anche da Van Gogh. La visita non richiede molto tempo, e proseguiamo velocemente verso il centro della città, dove gironzoliamo un po’ ma senza trovare l’atmosfera provenzale che ci aspettavamo… vediamo l’anfiteatro romano, la cattedrale romanica di Saint Trophime, e le terme romane, ma sinceramente Arles non ci fa impazzire, anzi, la troviamo un po’ sporca e disordinata, e mi pento un po’ di non avere scelto Avignone. Pazienza, sarà per il prossimo viaggio!

Intanto ora è arrivato il momento di metterci in macchina e dirigerci verso casa, soddisfatti per le emozioni che questo viaggio ha saputo regalarci.



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