Costa Rica, il nostro futuro
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I figli grandicelli se ne sono già andati, una in Spagna e l’altro in Germania e a parte i due anziani padri, mio e di Luca, nulla ci trattiene in questa Lombardia piena di traffico e di smog, fredda e umida d’inverno e calda e umida d’estate.
Non parliamo della pensione, un traguardo sempre più lontano e a dir poco incerto.
Allora io e Luca ci mettiamo a tavolino e decidiamo dove trasferirci.
Siamo un po’ stagionati e poco portati per le lingue a differenza dei nostri figli, per cui ci orientiamo su nazioni in cui si parla spagnolo.
Cerchiamo uno stato dal clima costantemente caldo, con una stabilità politica ben collaudata, con una sanità ed un’istruzione simile a quelle italiane e un basso tasso di disoccupazione e delinquenza. Uno stato con una tassazione ragionevole, meglio ancora se bassa, e uno stile di vita economico rispetto all’Italia in modo da poter investire i nostri risparmi in qualcosa di concreto.
L’Europa è scartata in partenza e allora allarghiamo i nostri orizzonti e cosa salta fuori?
Il Costa Rica…
Ok, la scelta a tavolino è fatta, adesso dobbiamo solo toccare con mano se è proprio la terra che vedrà i nostri anni a venire.
Per cui in partenza!
Prendiamo un volo della Delta Airlines, con scalo a New York, con il solo bagaglio a mano. Abbiamo solo 2 ore e 50 fra un volo e l’altro e ci hanno detto che l’America crea grossi ostacoli alla dogana. Invece con nostra grande soddisfazione, all’uscita dall’aereo ci piazzano in mano un foglietto giallo con scritto “quick connect” che ci permette di superare velocemente le lunghe file. Arriviamo con un’ora di anticipo rispetto al volo, ma purtroppo l’aereo non partirà prima di altre 5 ore, causa fitta nebbia.
Il problema a parte la lunga attesa senza molte informazioni a riguardo, è che a San Josè, ci aspetta un’amica di un’amica, Elsa, che ci ospiterà a casa sua per la prima notte.
Ma è una perfetta “ticos” e malgrado la lunga attesa, ci accoglie all’aeroporto con tutto il calore che gli abitanti del Costa Rica ti possono dare…
Per cui arriviamo stanchi morti alla una di notte ed ovviamente facciamo molta fatica a dormire, fa anche un certo freschino… Ma non doveva essere un paese caldo?
Sempre a tavolino, come meta ideale per il nostro trasferimento avevamo scelto la costa Pacifica, zona Golfito, Porto Jiminez, praticamente a sud del paese, una zona che dai racconti di viaggio e dalle cartine sembra ancora poco urbanizzata rispetto al nord.
Ed è assolutamente vero, chilometri di spiagge deserte, paesini minuscoli, ma soprattutto ore di strada sterrata per raggiungere i vari posti.
Non è proprio quello che cercavamo, anche se la natura selvaggia affascina e la solitudine può essere piacevole per breve tempo, ci preoccupa la noia dei sei mesi del periodo delle piogge, dove di turisti se ne vedono pochi. Che ci facciamo io e Luca soli soletti in mezzo al nulla? E se poi consideriamo l’idea abbastanza probabile di portarci i vecchietti per lo meno nel periodo invernale, la cosa diventa anche più desolante.
Mi sono dimenticata di dire che non vivremmo di rendita in Costa Rica, stiamo cercando un piccolo ristorante o un alberghetto che ci permetta di guadagnare qualche cosina senza ammazzarci di lavoro!
A tal proposito abbiamo un itinerario abbastanza improvvisato che comprende la visita ad alcuni italiani che hanno fatto questa scelta prima di noi.
Ebbene questa prima settimana è traumatizzante. I posti sono bellissimi, la natura è rigogliosa, ma il mare fa paura e io rischio pure di annegare, è pieno di zanzare e moschitos che lasciano sulla pelle delle macchie rosse tipo morbillo, ma soprattutto i primi italiani che conosciamo sono disperati, demotivati, se volete anche un po’ drogati, insomma dov’è la “pura vida”, questi sembrano al limite del suicidio!
Cerchiamo di razionalizzare, di darci una calmata, di vivere l’esperienza più come una vacanza che una ricerca ossessiva di casa e lavoro, solo così potremo valutare obbiettivamente il posto.
In effetti il Costa Rica, nel suo piccolo, circa 2 volte la Lombardia con 4 milioni di abitanti, si divide in zone climatiche ed ambientali estremamente diverse: tutta la costa Pacifica è caratterizzata da 2 stagioni dominanti, la stagione calda e secca e quando dico calda, intendo proprio rovente… e quella delle piogge, in cui il caldo non manca, ma riesce a piovere a quanto dicono gli abitanti, per intere settimane.
Nella zona nord/ovest, forse perché molto disboscata a causa dell’urbanizzazione abbastanza selvaggia, il caldo secco è accompagnato anche da venti fastidiosi che complicano la vita a chi stà in spiaggia.
Il mare lungo la costa è molto ondoso e queste onde amate dai surfisti non sempre sono apprezzate dai bagnanti, perché sollevando la sabbia grigia della spiaggia. Quindi dove l’acqua è bassa il mare è piuttosto torbido. Del resto avventurarsi un po’ più in profondità, ed intendo acqua ai fianchi, come ripetono ovunque i cartelli piazzati sulle spiagge, può essere pericoloso. Sia su una costa che sull’altra, ci sono delle correnti molto potenti che generano delle onde anomale che trascinano il malcapitato al largo con grosse difficoltà a recuperare la riva… Giusto quello che è capitato a me!
Ritornando alle varie zone climatiche, la zona centro nord è temperata dai numerosi vulcani alcuni ancora attivi e i pascoli con mucche e cavalli quieti e soddisfatti si alternano a laghi smeraldini.
Nel centro sud invece c’è una catena montuosa molto alta, con il tipico clima montano, con tanto di acquazzoni e nebbia e se vogliamo, quando ci siamo passati noi, anche un po’ freddino.
Poi c’è la costa Atlantica o Caribe, con un clima pressoché costante per tutto l’anno, in cui si alternano periodi di pioggia e di sole, anche nella stessa giornata, caldo di giorno e temperato di notte.
Il mare soprattutto a sud è molto più attraente, niente a paragone con il mare del Messico, ma senza dubbio più limpido di quello Pacifico, per lo meno nella stagione in cui siamo stati noi. Forse un po’ più freddo rispetto all’altro, ma sempre molto più caldo dei nostri mari.
Comunque stavo raccontando del nostro grande disorientamento fra immaginario e realtà, ansia che è durata circa una settimana, aggravata dal fatto che a parte le esperienze precedentemente descritte, era tutto ai nostri occhi esageratamente caro, per lo meno rispetto ai viaggi fatti in altri luoghi del mondo.
Poi la svolta: Giulio. Un italiano ben integrato e consapevole, con la testa sulle spalle e un bellissimo ristorante, Il Giardino, bordo mare a Puerto Jiminez. Lui ci ha salvato l’umore. Innanzitutto ci ha dimostrato che con un po’ di sale in zucca le possibilità lavorative non mancano, certo non ci si arricchisce, ma non è questo il nostro scopo, ma si può vivere tranquillamente senza lo stress della “vita moderna”! Non per niente le statistiche sanitarie danno le malattie cardiache e l’ipertensione all’ultimo posto e non certo per l’alimentazione poco grassa. Da questo colloquio in poi la vacanza è stata più serena e interessante!
Ma veniamo alla descrizione delle nostre avventure.
Il giorno dopo l’arrivo abbiamo noleggiato un’auto 4×2, consigliati da persone del posto. E’ costata parecchio di più di una semplice utilitaria, ma devo dire che in alcuni posti particolarmente impervi ci è stata d’aiuto. La scelta dell’auto è stata per muoverci in libertà senza vincoli di luoghi o di tempo, ma il servizio di trasporto locale è veramente efficiente ed economico ed arriva ovunque. Occorre solo armarsi di santa pazienza perché gli orari sono spesso ipotetici! Leggermente migliore è il sevizio degli autobus privati, più comodi, meglio condizionati, con corse anche notturne per risparmiare tempo, ma anche 5 volte più cari.
Prima tappa la zona di Jacò. Siamo andati in visita al fratello di Elsa, la signora che ci ha ospitato. E’ un pescatore, vive fra mare e fiume in una capanna di legno che si è costruito da solo, pavimento in sabbia, pozzo dell’acqua e un grandissimo giardino. Per raggiungere il posto ci siamo fatti quasi 2 ore, in parte su strada sterrata, dalla città principale, ma ovviamente il panorama è magnifico. Spiagge bordate di palme, mare caldo, pesci giganti e tanta solitudine. Certo che qui vendono resort e terreni a prezzi bassissimi, probabilmente in un futuro questa zona sarà “valorizzata” dal punto di vista edilizio, ma per adesso sei tu e la natura…
Proseguiamo per Manuel Antonio, dove c’è uno dei parchi nazionali più famosi e visitati del Paese, ma noi lo saltiamo riproponendoci di visitarlo una volta che saremo qui a vivere. Però tutti quelli che hanno percorso i suoi sentieri, ne sono usciti molto soddisfatti.
Ci fermiamo invece a Domenical, una delle mete preferite dei surfisti. Già questo piccolo agglomerato di case alberghi e negozi, ci intriga…Luca ha anche ricevuto 2 offerte di lavoro come cuoco, ma ci pensiamo e proseguiamo il viaggio.
Da lì in un’unica giornata di viaggio arriviamo nel profondo sud a Playa Zancudo. Sconvolti dalle solite 2 ore di viaggio su sterrato e da un problema imprevisto all’auto, arriviamo in questo resort gestito da un italiano. Abbiamo conosciuto i suoi genitori in aeroporto e ci hanno detto che vuole vendere, per cui perché non andare a vedere? Il posto è magnifico, il mare abbastanza calmo e nel giardino ci sono scimmie, pappagalli, tucani e animaletti vari. Ma ci sono anche zanzare a reggimenti e adesso capiamo perché si chiama Playa Zancudo! Anche i moschitos, praticamente invisibili, non danno tregua e anche se le loro punture non fanno male, ben presto ci ritroviamo tutto il corpo a pois rossi!
Ci tratteniamo 3 giorni poi proseguiamo per Puerto Jiminez, in visita ad un altro italiano.
Anche lui è un fai da te delle costruzioni, infatti il suo alberghetto è quanto di più spartano possa trovarsi nei dintorni. Non per questo il prezzo si abbassa, ma qui siamo e qui restiamo per altri 3 giorni, visitando i dintorni. Il Costa Rica è pieno di parchi nazionali, uno più bello dell’altro e qui vicino si trovano il Corcovado e il Piedras Blancas. Che ovviamente non visitiamo sempre per la stessa ragione di prima. Una puntata con il traghetto a Golfito ci sconcerta… C’eravamo fatti un’idea bucolica del posto ed invece troviamo una lunga strada che costeggia il mare, punteggiata da case e piccoli centri commerciali. Dovrebbe essere zona franca e qui i commercianti vengono a rifornirsi di materiale e liquori a basso prezzo, ma noi non abbiamo trovato niente di interessante. In compenso il caldo ci ha quasi ucciso, complice il fatto che essendoci un piccolo porto, il mare non invogliava a un tuffo rinfrescante.
Da qui, sempre in un’unica lunga tirata, ci dirigiamo sull’altra costa che da molti ci è stata vivamente sconsigliata.
A posteriori abbiamo capito che in Costa Rica c’è molto campanilismo. Gli abitanti del Pacifico disprezzano gli abitanti e la zona sull’Atlantico e ne sono entusiasticamente ricambiati. Chi abita nel centro ovviamente trova che la sua sistemazione sia il vero paradiso terrestre, ma tutti sono concordi nell’ odiare i Nicos, ossia gli abitanti del Nicaragua, che scappando dalla povertà del loro paese invadono sempre più numerosi i territori molto più ambiti e ricchi di questo Stato.
Nel tardo pomeriggio arriviamo a Cahuita e incominciamo ad innamorarci…
E’ un piccolo paesino al limitare del parco nazionale di Cahuita. C’è tutto il necessario per vivere pacificamente, la banca, l’ambulatorio medico, la stazione degli autobus e anche un piccolo centro commerciale. Siamo ospiti di altri italiani che hanno affittato un piccolo albergo e meraviglia delle meraviglie, mentre stiamo dondolandoci pigramente sull’amaca chi ci vediamo su un albero a due metri da noi? Un bradipo femmina, con il suo cucciolino attaccato in grembo. Ma in Lombardia dove le vediamo queste cose? Ovviamente stiamo tutto un giorno a guardarcelo con la speranza che si muova, ma niente da fare, solo ogni tanto uno sbadiglio ed un impercettibile cambiamento di posizione.
Il mare in questo posto è più calmo e limpido e il parco, unico gratuito di tutta la nazione, è veramente bello e ce lo vedremo più di una volta.
Nel passeggiare incrociamo serpentelli, altri bradipi, orsetti lavatori e scimmie cappuccino, due delle quali ci tendono un agguato per rubarci zaino e macchina fotografica. Una ci distrae e l’altra afferra lo zaino che per fortuna Luca non ha ancora posato e incomincia un tiro alla fune fra animale e uomo, poi la scimmia che evidentemente non è stupida, capisce che 100 chili in più fanno la differenza e lei e la sua compagna ritornano a ripararsi sugli alberi. Ergo: non lasciate mai incostudita la vostra roba se vi fermate per uno spuntino o un bagno, legatela sempre a qualcosa altrimenti potrebbe essere molto difficile recuperarla e soprattutto non rincorrete mai la scimmia, perché più la seguite, più lei si addentra nella giungla e non riuscirete più a recuperare il maltolto. Il trucco è rimanere fermi e controllare dove va, in genere dopo pochi metri si ferma su un albero, guarda ciò che ha rubato e se non c’è cibo, butta il tutto a terra in modo che lo possiate riprendere.
Ripartiamo per visitare il Tortuguero. Ci si arriva con un battello che percorre le anse del fiume, circondato dalla giungla. E’ una lingua di terra chiusa fra il mare da una parte e il fiume dall’altra.
Francamente mi farebbe un po’ di paura vivere in un posto così esposto alla furia delle acque, ma sembra che gli abitanti che vivono perlopiù di turismo, se la godano e ancor più le tartarughe, da qui il nome.
Decidiamo di fare un’escursione con la canoa e la guida ci porta in un placido giro di tre ore nel delta di questo fiume. Ci descrive gli alberi immensi che ci circondano e ci mostra molti animali che senza il suo occhio allenato, manco avremmo visto: caimani e tartarughe che si riscaldano pigramente al sole, scimmie urlatrici, iguana giganti, e un’infinità di uccelli diversi.
Mentre lui e Luca remano, io mi godo il paesaggio incantata da così tanta biodiversità.
Dal Tortughero al vulcano Poas. Troviamo una sistemazione in un piccolo albergo molto economico a circa 30 chilometri dal parco. Luca chiede se c’è la possibilità di cucinarsi il pranzo e il proprietario entusiasta ci lascia la sua cucina a patto che cuciniamo anche per la sua famiglia! Inizia così un sodalizio alimentare che ci farà godere di molti privilegi durante la nostra permanenza. E’ anche interessante per la prima volta conoscere una famiglia locale e apprezzarne la simpatia e l’ospitalità.
La visita al vulcano è anch’essa emozionante, tutto il Costa Rica è un giardino, non esiste solo “l’albero”, sotto l’albero ci sono almeno 2 o 3 cespugli e sul suo tronco ci crescono rampicanti più o meno fioriti in abbondanza. Per cui passeggiare per questi luoghi per chi ama la botanica è un continuo meravigliarsi. La cosa più buffa è riconoscere certe piante che in Italia crescono rachitiche nei vasi e puntualmente muoiono in due stagioni, che invece in questo posto diventano alberi giganteschi.
Nuova meta, Potrero passando sotto il vulcano Arenal. Decidiamo di rimandare la visita a questo vulcano alla prossima occasione, ma senz’altro merita una fermata perché già i dintorni sono spettacolari. Su queste strade, per la seconda volta facciamo un incontro con dei curiosi animaletti chiamati Pizote. Con il loro musino, gli occhietti vispi e la coda dritta come un fuso, si affollano intorno a chiunque gli offra del cibo… Lo so non bisognerebbe offrire cibo agli animali selvatici, ma sono così simpatici ed insoliti che non resistiamo alla tentazione. Del resto abbiamo nutrito anche dei coccodrilli e delle scimmie, perché fare delle discriminazioni?
Arriviamo nella zona di Potrero e se già il Costa Rica si era dimostrato molto caro dal punto di vista alberghiero, qui si esagera veramente! Solo posti di lusso a caro prezzo. Dopo un intero pomeriggio dedicato alla ricerca di qualcosa di più accessibile, ci viene suggerito l’albergo di un altro italiano, Walter. Anche lui perfettamente integrato nel posto ci svela che il mistero per sfondare è dare un ottimo servizio a 5/10 dollari in meno degli altri…Sembrerebbe ovvio no? Eppure solo pochi italiani lo fanno, trascurando a volte le loro proprietà, ma mantenendo molto alti i prezzi. Oltre all’albergo ha una pizzeria che lavora parecchio e Luca ovviamente da’ una mano riscuotendo l’approvazione del cuoco e per uno che di lavoro fa il camionista, è una grande soddisfazione!
Nei pressi di questa cittadina visitiamo la Plaia de los Pirates, un altro piccolo angolo di paradiso dove i surfisti viaggiano alla grande e senza competizioni visto che è quasi deserta.
Proseguiamo per Puntarenas dove ci fermiamo in un piccolo e molto modesto hotel con piscina fronte spiaggia. Qui fa un caldo afoso, in spiaggia non si può stare perché il vento solleva interi banchi di sabbia, per cui dopo un pomeriggio in piscina e un giretto per la città, ce ne torniamo in albergo, pronti dopo una calda e scomoda notte, a ripartire. Torniamo a Cahuita che è il posto che ci ha ispirato di più per i nostri progetti abitativi. Passiamo l’ultima settimana di vacanza vagliando occasioni, stringendo rapporti “commerciali” con pescatori, allevatori, contadini, ecc. ma soprattutto ci godiamo l’atmosfera di relax che ispira il posto.
Facciamo anche una puntatina a Panama per mezzo di una barchetta a motore che ci traghetta al di là del fiume che fa da frontiera naturale fra i due Paesi, giusto il tempo per fare acquisti in un grosso supermercato che sorge in mezzo al nulla, ma che essendo porto franco è molto frequentato.
Due giorni prima della partenza, ci spostiamo a San Josè dove restituiamo la macchina e approfittiamo del tempo che ci resta per visitare la città.
Niente di spettacolare, però abbastanza gradevole con i suoi venditori di strada che urlano tutto il giorno con una strana cantilena per attirare compratori. Anche il mercato coperto è caratteristico e una passeggiata nella piazza principale che è zona pedonale può essere interessante.
Su molte guide si allertano i turisti sul rischio di truffe e borseggi, personalmente ci è sembrata una qualsiasi città, un po’ caotica, molto trafficata, di sicuro piena di vita e di colore.
A conclusione del viaggio cosa dire? Il Costa Rica è innanzi tutto un giardino, la natura si fa strada prepotentemente ovunque, che siano piante, animali, acqua marina o fluviale.
Non c’è praticamente storia, così come la intendiamo noi italiani, ma tutti i servizi base sono assicurati anche in maniera più celere e meno onerosa economicamente parlando dell’Italia.
Stò scrivendo questo diario in aprile, Luca è là per concretizzare il nostro sogno, in tre giorni, in una lingua che praticamente non parla, è riuscito a fare: visura catastale dell’immobile, perizia da un geometra, visura della società, voltura delle utenze e compromesso alla modica cifra di 300 dollari…e a ottobre il rogito!
Ma questa è un’altra storia
CONSIGLI PRATICI
– La moneta locale è il “colon” il cui cambio odierno è di 100 colones, 0.129 euro.
– Sono però molto graditi ovunque i dollari americani.
– Gli euro non sono accettati e anche poche banche sono disposte a cambiarli (praticamente solo il Banco Nacional del C.R.).
– Anche le carte di credito sono accettate solo dai grossi alberghi e da ristoranti di lusso, mentre i distributori le prendono senza difficoltà.
– Le casse automatiche sono presenti quasi ovunque, ma se avete bisogno dei servizi interni della banca, armatevi di santa pazienza, ci sono delle file talmente lunghe che escono dall’edificio e proseguono sul marciapiede adiacente.
– La corrente è 110 v. e le spine sono di tipo americano, per cui conviene portarsi un adattatore. Telefoni, computer e macchine fotografiche si ricaricano a sufficienza, ma ci vuole molto più tempo.
– I nostri repellenti per zanzare sono poco efficaci contro i loro insetti. Molto meglio le piastrine insetticide da mettere in camera, o i loro zampironi.
– Il cibo è buono anche se un po’ monotono l’acqua che spesso è di pozzo, non ci ha mai dato problemi.
– Gli acquisti nei supermercati, specialmente gli alimenti occidentali sono abbastanza onerosi, se avete tempo e voglia conviene comprare direttamente dal contadino o dal pescatore, si mangia cibo buono, naturale e ad un decimo del prezzo dei negozi.
– Se un ticos, vi dice “a orita”, che letteralmente vorrebbe dire “al più presto”, mettetevi il cuore in pace, sicuramente si fa notte!
– Se si transita in Nord America, ricordarsi di richiedere l’ESTA visto temporaneo, costo 23 euro, durata 3 anni.
– Internet è ovunque e sempre gratuito (a differenza dell’Italia), molto convenienti anche le SIM per cellulare, con l’equivalente di un euro si fanno ore di chiamate locali. Per chi non avesse possibilità di accedere a Skype, esistono delle tessere che al costo di 5 $ permettono di chiamare per circa un ora tutto il mondo.
VISTI: Non c’è un visto di ingresso al Paese, ma quando si esce si paga una tassa di 30 dollari a persona.
TRASPORTI LOCALI: come ho detto la rete di autobus è molto capillare e quelli pubblici sono notevolmente economici. Ci sono autobus privati più comodi e anche compagnie aeree che con piccoli veivoli connettono le mete più importanti. Non so se sia una leggenda metropolitana, ma sembra che ci siano con questi mezzi, molti incidenti di percorso!
NOLEGGIO AUTO: SAFE CAR RENTAL, gestore molto gentile e corretto. Auto 4×2, con satellitare (che non sapevamo far funzionare!) e radio. 27 giorni 1500 $. Carlos Leiva Arana, cedula: 1-995-104. Tel. 8364-8020/8362-4106. www.safecarrental.com.
PARCHI: sono tutti molto interessanti anche se abbastanza costosi. Per meglio apprezzare ciò che nascondono è decisamente utile una guida esperta…
ESCURSIONI AL TORTUGUERO: Roberto Espinoza, tel. 506 8869-5211, www.tortuguerovillage.com/paraisonatural, E-mail robertoguidetortuguero@hotmail.com.
Ottima guida, simpatica e competente.
VOLI: Delta Airlines, con scalo a New York. Costo AR 520 euro, prenotato circa 2 mesi prima della partenza. In America non c’è il passaggio diretto dei bagagli in stiva da un aereo all’altro, occorre ritirarli e rifare il check in. Per cui prendetevi un tempo lungo fra uno scalo e l’altro. In alcuni casi non sono state sufficienti 3 ore.
HOTEL:
– DOMINICAL : Hostel Piramys, molto semplice quasi spartano ma anche affascinante, grazie al suo proprietario spagnolo che è un artista della scultura e della pittura e al suo giardino tropicale. 45 $ con doccia fredda!
– DOMINICAL: al ritorno cambiamo e siamo ospitati all’Hotel Montanas de Agua, molto più accogliente, con cucina per gli ospiti, acqua calda e mura solide. 50$
(www.montanasdeagua.com – montanasdeagua@gmail.com, tel: 506.2787.0200)
– PLAIA ZANCUDO: Hotel Iguana Verde, perso nel nulla, spiaggia e mare deserti, zanzare a mucchi, acqua fredda che secondo la teoria di Filippo il proprietario, fa bene alla pelle…60 $.
– PUERTO JIMINEZ: Cabinas el Perezoso, preziosa solo per il prezzo ben 35 $, per essere ospitati in un posto fatto su con lo sputo (come diciamo in gergo noi milanesi!) un unico bagno con acqua fredda per 4 camere, praticamente tutte in comunicazione fra loro, in quanto le assi che le dividono sono piene di fessure che consentono ai curiosi di osservare le attività altrui e il “fortunato” ospite della camera di fianco al bagno, anche di godere degli olezzi e dei solfeggi di chi se ne serve! Omar il proprietario, ne è molto orgoglioso e non si rende conto della desolazione di questo posto, anche un’ora di lavoro per lui è già un eccesso e per questa ragione, anche i turisti diventano un peso anziché un investimento.
– PUERTO JIMINEZ: Il Giardino, molto meglio se dovete scegliere, l’hotel con ristorante di Giulio con 5 $ in più si possono avere camere pulite e ordinate, acqua calda, vista meravigliosa sul fiume dietro e sul mare davanti e un ristorante da gourmet con piatti tipici italiani. Inoltre Giulio è un simpatico anfitrione che vi saprà accogliere con cortesia e consigliare sui luoghi più interessanti dei dintorni.
– CAHUITA: Cabinas Aldirica, anche qui due italiani che gestiscono questo piccolo hotel, tutto in legno, molto confortevole, a causa di dissidi con la padrona (anch’essa italiana) al nostro ritorno li troveremo a gestire la Cabinas Mambo (sempre di proprietà di un italiano), altrettanto confortevole e ben tenuto. Entrambi i posti sui 45 $.
– VULCANO POAS: nei pressi del vulcano gli hotel avevano prezzi veramente esagerati, per cui ci siamo fermati in un paese vicino, all’hotel Los Gallitos, che come dice il nome era allietato dal canto mattiniero dei galli. Ottima sistemazione, panorama impagabile, giardino magnifico. I proprietari ticos purosangue simpaticissimi. 20 $.
– BRASILITO: Hotel Quinta Esencia, gestito da Walter. Tipico hotel 5 stelle, con jacuzzi, fiori sul letto e tutti i confort necessari. Di fronte c’è il suo ristorante, entrambi ottimi prezzi considerata la zona. L’hotel 45 $ la camera.
– SAN JOSE’: Hotel Europa, uno dei più antichi hotel del Costa Rica. Moderno, accogliente e con piscina, giusto vicino al centro città. 60$.