Bruxelles e Bruges: cozze, ostriche e merletti
Atterriamo a Bruxelles alle 18:40 e ci accoglie un vento gelido e un salasso di “shuttle” verso il centro città (consiglio spassionato: fate i biglietti on-line prima della partenza andata e ritorno, eviterete così di regalare almeno 3 euro a biglietto all’impiegato che ha il solo compito di premere stampa! su www.brussels-city-shuttle.com).
Alla Gare du Midi troviamo la Metro tra corridoi criptici e scarni di informazioni utili e tramite la linea 2 o 6 raggiungiamo il nostro albergo a 100mt appena dalla fermata Botanique. Stremate dal viaggio, cena veloce e a letto che domani inizia presto!
Il venerdì inizia subito con una bella passeggiata verso il centro dopo una buona colazione al Delice Royal, sulla Rue Royale appunto. Per noi italiani e amanti del buon caffè alla mattina, senza il quale non è una buona giornata, il caffè all’estero è sempre una tragedia, figurarsi il cappuccino… ecco sappiate che in Belgio il cappuccino è un caffè lungo servito con panna montata sopra.
All’altezza di Place du Congrès imbocchiamo Rue de Ligne e sbattiamo il naso sulla bellissima Cathédrale des Sts-Michel & Gudule: un tuffo al cuore, per un attimo sembra di avere un deja-vù ed essere a Parigi per la somiglianza con Notre Dame.
Oggi la giornata è molto diversa da quella che ci ha accolto ieri sera: il cielo è terso e il sole che passa dalle vetrate tinge le colonne di mille colori.
Usciamo, imbocchiamo Rue D’Aremberg ed entriamo nelle Galeries Saint-Hubert, 3 gallerie con il tetto a vetri collegate tra di loro dove sorgono negozietti di ogni tipo, dalle gioiellerie, ai caffè dove gustare le vere cialde e cioccolaterie che espongono vetrine da leccarsi i baffi. Entriamo nella Grand Place da Rue des Harengs, proprio come ci suggerisce la nostra guida (LonelyPlanet ovviamente). La piazza è semplicemente splendida: di fronte a noi l’Hotel de Ville, con la sua torre gotica alta 96mt con in cima la statua dorata del patrono San Michele, e tutt’attorno i palazzi delle corporazioni (Arcieri, Battellieri, Macellai e Birrai), la Maison du Roi e il palazzo dei duchi di Brabante.
Passeggiamo per Rue Charls Buls e all’angolo tra Rue du Chene e Rue de l’étuve eccolo che fa capolino il Manneken Pis, statuetta-simbolo che vi perseguiterà per tutto il Belgio. Peccato non essere riuscite a trovare anche la sua versione femminile nonostante le indicazioni nella guida.
Svoltiamo in Rue des Grands Carmes e ci prendiamo un caffè a Les Cercle des Voyageurs, un grazioso locale arredato in stile coloniale, il paradiso per chi ama viaggiare come noi… sorseggiamo il nostro caffè e veniamo attratte dalle decine di vecchie valigie in pelle consumata e dalle mille guide turistiche di tutto il mondo nell’immensa libreria.
Riprendiamo il nostro itinerario e attraversiamo Rue des Alexiens arrivando a Place de la Chapelle, dove si erge la chiesa più antica di Bruxelles, poi raggiungiamo Place du Grand Sablon con la Eglise Notre-Dame du Sablon, poco più in alto, vale una visita il grazioso giardino di Place du Petit Sablon. Pranziamo a “Le Pain Quotidiane” in Rue des Sablon, proprio di fronte all’ingresso della chiesa. Scegliamo una porzione di quiche lorraine e un piatto di “sapori del sud” con caprini freschi, patè e baguette appena sfornata, entrambe accompagnate da una piccola insalata mista. Il locale è davvero carino e accogliente e fa parte di una catena che conta 28 esercizi in tutto il Belgio, una catena che è presente anche in Europa e negli Usa, che terrò in considerazione; nella mia classifica personale è seconda solo alla Cerveceria 100 montaditos spagnola.
Sazie, riprendiamo il nostro giro che adesso si fa ancor più culturale perché nel pomeriggio ci aspetta tutto il polo museale.
Al Musée royaux des Beaux-Arts de Belgique facciamo il biglietto combinato e questo ci permette di iniziare dal musée Magritte, come ci è stato gentilmente consigliato all’ingresso, poi il musée fin-de-siècle, l’oldmaster ed il modern museum. Una full immersion a 360 gradi e, ubriache d’arte, ci godiamo la vista della città dal sopraelevato Mont des Arts.
Rientriamo in albergo per una doccia veloce ed una mezz’ora di riposo che ci sta tutta.
A cena optiamo per il Moeder Lambic, una birreria in Place Fontainas che vanta un buon assortimento di birre artigianali, ma serve anche ottime quiche e taglieri di salumi e formaggi. Ottima la musica di sottofondo. Consiglio: se siete due donne sole come noi, evitate la fermata Anessens e preferite la Bourse, più centrale e affollata di turisti.
Sabato
Al sabato, di primo mattino, prendiamo l’intercity per Bruges (27,60 euro andata/ritorno) ed il nostro itinerario si sviluppa così: passeggiata in città verso il Sint-Janshospitaal (Memlingmuseum), un ospedale del XII secolo al cui piano superiore conserva ancora le originali travi lignee, mentre al piano inferiore un dipinto illustra come era suddiviso e popolato questo spazio circa 8 secoli fa. Anche se conta poche opere, è di rilevante importanza per i capolavori di Hans Memling e per alcuni macabri strumenti di chirurgia dell’epoca. Dal chiostro retrostante si accede alla “apotheek”, la farmacia del XVII secolo che conserva ancora i barattoli di erbe medicinali sulle mensole.
Proseguiamo verso il Groeningemuseum che vanta un’importante collezione dei primitivi fiamminghi del rinascimento: Bosch, Van Eyck, i più recenti Knopff, Magritte e Delvaux. Compreso nel biglietto anche l’ingresso all’Arentshuis, ma non è stato di nostro gusto. Si avvicina l’ora di pranzo e continuiamo la nostra visita alla ricerca del Den Gouden Karpel, ma non lasciatevi ingannare: ce ne sono due, o meglio, è lo stesso che fa anche da ristorante di un certo livello; voi recatevi alla rosticceria che guarda il vecchio mercato del pesce (Vismarkt) e gustatevi degli ottimi frutti di mare crudi, come le ostriche, forse le più buone che abbia mai mangiato. Sicuramente la signora straniera accanto a me non deve essere stata della stessa opinione, perché mi ha guardato storto fino a che non ho finito il piatto!
Buonissimo anche il pane fresco col burro salato a cui non riesco davvero a resistere!
La giornata è intensamente fredda, un vento gelido ci batte sulle guance e il cielo bianco minaccia neve. Per fortuna solo leggero nevischio, ma a dire la verità non mi sarebbe affatto dispiaciuto finire la visita sotto una fitta nevicata come successe a Posdam durante la visita allo Schloss Sansouci e il silenzio surreale che rese quel parco completamente bianco, bellissimo, insolito.
Divergenze a parte, torniamo a noi e a Bruges; riprendiamo il giro, visitiamo il Burg che fu centro amministrativo della città, ci gustiamo un wafel al furgoncino giallo ad un lato della piazza e poi entriamo nel Markt, la piazza del mercato, da dove svetta il Belfort, il campanile del XII sec.
Dal Markt imbocchiamo Breidelstr, continuiamo su Hoogstr e giriamo a sinistra in Molenmeers dove, alla fine della strada, sbattiamo il naso sulla Jeruzalemkerk realizzata prendendo a modello la basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme; continuiamo in Peperstr e nel quartiere di St-Anna, lungo il canale, ammiriamo due dei quattro mulini a vento superstiti di Bruges.
Rifacciamo il percorso a ritroso, ci fermiamo al 2-be, un emporio situato in una casa gotica del XV sec, dove acquistiamo cioccolate di ogni genere e ci gustiamo una deliziosa Zot, la birra locale. Per ultimo visitiamo il Begijnhof, un complesso di casette bianche costruite intorno ad un giardino centrale dove attualmente vivono le monache di un convento benedettino.
Rientriamo a Bruxelles con le guance rosse e tutte infreddolite. Una doccia bella calda per riprendersi e poi pensare a dove cenare. Fortuna ha voluto che incontrassimo per caso A Bruxelles in Rue des Chapeliers 34, in pieno centro. Accattivante, ha attirato subito la nostra attenzione. Bellissimi i piatti presentati e la cucina a vista, cosa che io adoro molto. Ottimo il cartoccio di cozze allo zafferano e il maialino all’indonesiana e il filetto di manzo cotto alla perfezione.
Passeggiamo ancora un po’ in centro perché vi assicuro che la Grand Place è ipnotizzante di notte e non vorresti mai smettere di guardarla.
Al mattino decidiamo, incuriosite dalla guida, di fare un itinerario alternativo: “una passeggiata a Marolles”, il quartiere operaio di Bruxelles… beh che dire, forse un po’ di rammarico, perché non ci è poi piaciuto molto, vuoi per averlo fatto col trolley al seguito, vuoi perché sapevi che di lì a 3 ore avresti preso l’aereo del ritorno… tornassi indietro impiegherei il tempo rimasto in modo diverso…
Il prossimo viaggio? E’ già in cantiere…