Tanzania e Zanzibar
Il volo un po’ ci preoccupa, dovendo fare scalo a Il Cairo proprio nei giorni della rivolta a fine agosto. Ma tutto per fortuna va nel migliore dei modi ed arriviamo a Dar es Salaam, dove l’attesa per l’aereo che ci porta ad Arusha ci sembra interminabile! Ci accolgono Halidi e James, che con i loro sorrisi ci fanno subito simpatia. Abbiamo previsto un tour di due settimane per visitare con calma i parchi del nord, ed una terza settimana a Zanzibar. Ad Arusha il tempo è piovoso e grigio, visitiamo il parco in un’atmosfera surreale, si sentono solo i versi degli animali che non riusciremo a vedere più di tanto sotto il diluvio! Una schiarita però ci permette di fare un bellissimo giro in canoa sul lago Momela, che si rivelerà uno dei momenti più belli del viaggio. Forse per il silenzio e l’assenza totale di turisti, e forse anche per la vicinanza con gli animali che vediamo sulle rive del lago, ci sentiamo nel nostro piccolo dei veri esploratori!
Alloggiamo al Rivertrees Country Inn che consiglio assolutamente. Bella la camera (una casetta dove la mattina venivano le scimmiette a dare il buongiorno), bello il giardino ed ottimo il cibo.
La strada che da Arusha porta al Tarangire è inizialmente bella e scorrevole, ma aimè questo si rivelerà l’unico tratto decente! Tutti gli altri trasferimenti saranno su strade improponibili, molto molto molto faticose e spacca schiena, e la polvere sarà il nostro pane quotidiano! Chiarisco subito questo aspetto perché, per quanto si immagini prima di partire che non sarà un viaggio confortevole, in alcuni momenti è davvero difficile superare questi disagi!
Arriviamo al Tarangire ed il primo incontro è con i licaoni, che la nostra guida non vedeva da anni! Bene, sembra siamo fortunati, si inizia con il piede giusto! Il parco è raccolto e molto bello. Tantissimi animali e l’entusiasmo sale! Pernottiamo al Tarangire Safari Lodge. La tenda è confortevole, il primo impatto con questa sistemazione ci agita un po’, non abbiamo mai campeggiato in vita nostra, ma siamo gasatissimi per la nuova esperienza. Dalla terrazza della hall si ha una vista spettacolare sul fiume ed in lontananza ci divertiamo a “cacciare” gli animali con binocolo e macchina fotografica! Il sole che tramonta dietro le tende sembra incendiare gli alberi. Usciti dal ristorante, dopo la cena, ci avviamo verso la nostra tenda armati di torcia, e dopo pochi passi siamo rincorsi da una ragazza che ci richiama indietro dicendo che tra le tende sta passeggiando una leonessa! Ha subito chiamato una guardia che ci ha fatto da “scorta armata”… di una torcia un pochino più potente della nostra! Vabbé, andata a monte la serata romantica a rimirar le stelle… ci siamo subito chiusi dentro quatti quatti! Già mi vedevo i titoli dei giornali: italiana sbranata da leone ecc… ecc… La prima notte è passata con i ruggiti ed altri versi di animali vari in sottofondo! Esperienza indimenticabile e bellissima!
Ci spostiamo a Lake Manyara, la strada in questo tratto è buona! Attraversiamo diversi villaggi, pieni dei colori di varie mercanzie. Il parco Manyara è anch’esso molto bello, diverso dai precedenti, non vedremo molti animali, ma il paesaggio lungo la Rift Valley è interessante. Il Manyara Wildlife Safari Camp è bellissimo, la nostra tenda in realtà è una camera enorme, con il bagno in muratura , molto confortevole e pulita. Il cibo è ottimo e vario. L’unico difetto è che per arrivarci si percorre un tratto di strada improponibile! Davanti a noi una spianata deserta, lontanissimi possiamo individuare i Masai che spiccano come puntini neri, con le loro greggi delle quali ci arrivano i suoni.
Ci dirigiamo verso il lago Eyasi, ed arriviamo a destinazione molto provati per la strada lunghissima e pessima! Ci chiediamo cosa siamo venuti a fare in questo posto sperduto! In effetti però è così che si gode veramente il “documentario” che scorre ai lati della strada e che questo paese regala.
Prima di partire per il nostro giro, la guida ci porta in un negozio e facciamo scorta di biscotti e caramelle che distribuiremo ai bambini, appuntamento fisso di ogni tragitto. In alcuni tratti c’è vera miseria, ed i bimbi quando si accorgono che la jeep rallenta, corrono gridando verso di noi, sbucando dalle capanne di fango, sporchi e pieni di mosche, ma così dolci e belli che verrebbe voglia di fermarsi ore!
Arriviamo in serata al Tindiga Tented Camp, che è molto semplice e non paragonabile agli alloggi precedenti, ma che apprezziamo per la gentilezza e le attenzioni dei ragazzi che lo gestiscono! La tenda è davvero molto spartana ed anche abbastanza vecchiotta, ma tutti si danno un gran da fare per farci stare bene! La cena è accettabile… non si vede un tubo di quello che si mangia, ma forse è meglio così! La mattina a colazione vediamo un ragazzo che lava (si fa per dire) piatti e scodelle sotto un filo d’acqua, senza detersivo, e mi viene il panico! Riesco a non commentare, mi do tante arie di essere una viaggiatrice, non posso lamentarmi, siamo in Africa, la gente vive nelle capanne, insieme agli animali, per avere l’acqua devono fare chilometri, ed io sono invece molto molto fortunata! Il bello del viaggio é anche questo, confrontarsi e ringraziare il cielo di essere nati dalla parte di qua del mondo!
Il mattino dopo visitiamo le tribù Hadzabe e Datoga. Troviamo i primi in mezzo al bush, alcuni bimbi ci vengono incontro, hanno in mano dei topolini che ci spiegano saranno poi la loro merenda! Gli uomini fumano mariuana e sembrano anche mezzi ubriachi! Penso che per questa gente il confronto con noi turisti sia molto duro. Cercano di approfittare di queste occasioni di incontro in tutti i modi. Chiedono soldi, sigarette, cibo. Fanno molta tristezza. Ci rimane comunque il dubbio se effettivamente dormano protetti solo da pochi rovi come ci fanno vedere, e che non abbiamo nemmeno una capanna, né un posto dove rifugiarsi! James assicura che la loro vita è così, mah! I Datoga non ci colpiscono allo stesso modo. Sono più chiaramente abituati ai turisti, ma sono comunque molto simpatici ed accoglienti.
Vediamo il lago Eyasi da lontano, in questa stagione l’acqua è poca. Ci sembra di scorgere i puntini rosa che dovrebbero essere fenicotteri, ma niente a che vedere con quello che abbiamo visto in tv e che ci aspettavamo!
Ripercorriamo al ritorno la stessa strada tremenda. Non so effettivamente se sia valsa la pena questa deviazione, ma se non l’avessimo fatta mi sarebbe rimasto per sempre il dubbio di non avere visto queste tribù che non so quanto ancora rimarranno almeno un minimo autentiche!
Ngorongoro è tutta un’altra storia! Il casermone del Ngorongoro Wildlife Lodge è orribile, ma è impagabile la vista dalla terrazza. E dopo gli ultimi giorni in campi tendati, per quanto molto confortevoli, abbiamo voglia di una vera camera in muratura, nella quale non entri il vento e dove ci si senta protetti. Fa un freddo cane!
La giornata successiva sarà la prima di vero safari e rimarrà indimenticabile! Le leonesse che ci camminano a fianco per un lunghissimo tragitto e che mi verrebbe voglia di toccare dal finestrino dell’auto, il piccolo lago dove ci fermiamo con la nostra lunch box e dove vediamo i primi ippopotami, le iene, gli elefanti, e tutti ma proprio tutti gli animali che ci si aspetta di vedere, saranno i nostri compagni in questa giornata intensissima di emozioni! Torniamo all’hotel ed una nebbiolina copre questa arca di Noè che vediamo dall’alto della nostra terrazza. Ora sentiamo solo rumori e fruscii!
Tutta l’area di Ngorongoro è stupenda e la percorriamo per raggiungere il Serengeti Seronera dove arriviamo che è già buio. Sulla strada facciamo sosta alle gole di Olduvai. Interessante l’escursione alla duna nera, che abbiamo chiesto a James di poter fare come fuori programma, e che ho trovato molto interessante e particolare, anche se ha comportato un paio d’ore in più di strada.
Entriamo nel parco nel tardo pomeriggio, intorno a noi il giallo delle sterpaglie, infinito a perdita d’occhio, e all’orizzonte solo le sagome dei branchi di elefanti. Vediamo un sacco di leoni, un gruppo di cuccioli meravigliosi e poco lontano le mamme che si allontanano per andare a caccia.
Il sole tramonta, lo spettacolo ci emoziona tantissimo, ed è subito buio pesto. Dove stiamo andando? Non c’è una luce, solo silenzio e versi sconosciuti! Finché finalmente due lucine lontane ed arriviamo al nostro camp, il Kati Kati, che è meraviglioso! Un vero peccato fermarsi solo una notte!
Siamo di nuovo in macchina che il sole non è ancora sorto, i colori all’alba sono davvero come ce li eravamo immaginati! In questa escursione intensissima siamo stati fortunati, abbiamo visto tutti gli animali possibili. James è molto bravo a mettersi in prima fila quando ci sono gli avvicinamenti e quasi tocchiamo dal finestrino due giaguari meravigliosi, ed anche alcuni ippopotami che all’alba erano ancora fuori dall’acqua!
Nel pomeriggio ci rimettiamo in viaggio verso il Lago Vittoria attraversando la parte ovest del Serengeti. Arriviamo a sera allo Speke Bay Lodge e ci sembra un sogno essere in un posto accogliente, pulito e tranquillo. Il nostro bungalow è sulla riva del lago, dove regna una pace rigenerante dopo tante ore di jeep e polvere! Si mangia anche molto bene!
Il mattino dopo gita in barca al villaggio di pescatori. Un’esperienza indimenticabile. Alcuni bambini ci vengono incontro e ci prendono per mano. Distribuiamo caramelle e la voce si sparge presto! In poco tempo siamo circondati da centinaia di sorrisi e di occhioni scuri! Non vorremo più andare via, ma il tempo come sempre passa troppo velocemente e torniamo alla nostra barca. I ragazzi, mentre remano cantano ed anche il tragitto per tornare al lodge è un altro momento incancellabile dalla memoria!
Riprendiamo l’auto verso il Serengeti Nord. Arriviamo al Lobo Wildlife Lodge che è già buio. E piove! Anche questo lodge, come tutti di questa catena, è molto grande e impersonale. Ma qui la caratteristica è che la struttura è stata costruita intorno alle rocce ed alla vegetazione ed è molto particolare. Il ristorante può ospitare qualche centinaio di persone, ma saremo squallidamente solo una decina! Fa freddo e per fare la doccia dobbiamo farci coraggio!
La giornata di safari al nord del parco ci mette a dura prova! Ore e ore di jeep senza vedere animali, finché in tarda mattinata arriviamo al fiume Mara (al confine con il Kenya). Ci sono migliaia di gnu, siamo circondati. E’ una situazione molto particolare, ma ci delude un po’ non vedere il famoso attraversamento! Il tempo stringe e James ci spiega che possono metterci ore prima di fare il “primo passo” verso l’acqua! Col senno di poi probabilmente avremmo sorvolato questa zona, risparmiandoci tutta la fatica, ed avremmo sicuramente avuto maggiore percezione dell’immensità dei branchi vedendoli dall’alto!
Rientriamo al Lobo e sulla via del ritorno la vista del rinoceronte, solitario in mezzo al nulla, ci fa tornare il sorriso! Il tempo varia, sta arrivando un temporale e lo spettacolo della natura è davvero incredibile. Da una parte il sole che tramonta, con il cielo rosa fucsia, dall’altra i nuvoloni neri con il muro di pioggia che avanza in mezzo a lampi a tuoni! Gli odori ed il rumore degli scrosci d’acqua! Il fango ed il buio che improvvisamente arriva! Davvero un’esperienza spettacolare! Ma come farà James a capire dove siamo e soprattutto dove stiamo andando? Siamo in mezzo la nulla!
La nostra meta di questo nuovo giorno è il lago Natron. Usciamo dal parco facendo l’ultimo safari ma non saremo molto fortunati per gli avvistamenti purtroppo! Lungo la strada tantissimi villaggi. Le donne che portano acqua o sacchi pesantissimi di riso, sono bellissime con i loro vestiti e monili coloratissimi.
Arriviamo al Lake Natron Tented Camp, una struttura molto semplice, ma come sempre l’accoglienza è da cinque stelle! Ceniamo sotto il cielo stellato, ed in compagnia dei ragazzi del Camp che sono molto simpatici.
La gita al lago ci coglie impreparati, dopo avere lasciato la jeep dobbiamo fare un lungo tragitto a piedi per vedere i fenicotteri. Il terreno é scivoloso, facciamo molta fatica a stare in piedi. Luciano fa un volo che sembra una palla da bowling e si rialza infangato di nero … però ha salvato la macchina fotografica! I fenicotteri si vedono molto molto in lontananza, niente a che fare con il National Geographic! Nel pomeriggio escursione alle cascate, ma a metà strada ci fermiamo, non ce la sentiamo di arrampicarci, non siamo così allenati!
Lasciamo questo Camp la mattina con calma. Non lo sappiamo ancora ma ci aspetta la strada peggiore di tutto il viaggio! Anche se il vulcano Ol Doinyo Lengai ed i pastori lungo la strada sono una cornice meravigliosa.
Pranziamo ad Arusha e nel pomeriggio prendiamo il volo per Zanzibar.
Arriviamo in serata in questo paradiso. Alloggiamo presso il Villa Kiva a Matemwe, che ci piace da subito. Gabriella ci accoglie come una padrona di casa molto cordiale. Avevamo bisogno di essere coccolati e di non avere per qualche giorno tabelle di marcia da seguire. Ci godiamo pienamente questa atmosfera! Il clima è perfetto, la spiaggia bianca accecante, il cibo ottimo! Non manca davvero nulla!
Facciamo due escursioni d’obbligo. Per Stone Town Gabriella ci mette in contatto con un ragazzo che parla italiano e con un autista, che pagheremo noi direttamente. La città ha un suo fascino, che per quanto mi riguarda sta più nelle differenti etnie delle persone che nella sua architettura.
Facciamo anche il tour delle spezie, insieme a due ragazzi olandesi che ci hanno proposto di dividere il costo del taxi. Esperienza per turisti ma divertente! Dopotutto non si possono non comprare le spezie nell’Isola delle Spezie!
Il resto della settimana passa in assoluto ozio. Ci riempiamo gli occhi di questi colori! L’alba è imperdibile! Il mare è in continuo movimento per le maree, ed è questo che contribuisce a rendere Zanzibar così affascinante. Ci sono molte alghe e le donne che le raccolgono, sedute nell’acqua per ore, aggiungono una nota particolare alla linea dell’orizzonte che siamo soliti vedere.
Il tempo vola e torniamo a casa!
Considerazioni
- E’ un viaggio bellissimo, che riempie gli occhi e il cuore! Occorre però essere consapevoli della fatica e dei disagi, anche se ampiamente ripagati! Schiena a pezzi, polvere, sono all’ordine del giorno!
- Apparentemente sembrerebbe consigliabile fare i safari nelle zone con pochi turisti, ma qui gli animali sono più timorosi e si nascondono. Al contrario nelle aree con più auto gli animali si avvicinano perché non hanno paura, ed è sicuramente molto più divertente. Vi assicuro che passare ore e ore vedendo solo un elefante ed un branco di gnu non è proprio il massimo, mentre avere cinque leonesse che camminano sotto il tuo finestrino per un lungo tratto di strada, o i ghepardi che attraversano davanti a te e si fermano a guardarti non ha prezzo.
- Portatevi tutto ciò che a casa non mettete e lasciatelo alle persone del posto! Saranno felici!
- L’esperienza nei campi tendati è sicuramente da fare.
- Ad agosto in certe zone fa molto freddo.
- Tutti i giorni facevo “il bagno” nell’Autan Tropical e nonostante ciò: mi ha punto di tutto! A distanza di mesi posso dire per fortuna non la zanzara della malaria!
Con l’agenzia ci siamo trovati molto bene sotto tutti gli aspetti. La guida è stato un compagno di viaggio sempre premuroso e gentile, bravissimo alla guida ed instancabile. Purtroppo non parlava benissimo l’italiano e le spiegazioni non sempre sono state esaurienti. Ma dobbiamo anche a lui il bellissimo ricordo di questo nostro personale documentario africano.