Viaggio nella Terra di Mezzo

Un tour nella Nuova Zelanda dai grandi paesaggi e dalla gente amichevole e simpatica, passando per Hong Kong
Scritto da: fiore456
viaggio nella terra di mezzo
Partenza il: 10/02/2014
Ritorno il: 28/02/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
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Abbiamo preparato questo viaggio con la nostra agenzia di fiducia di Genova, la Flamboyant Travel, che si è avvalsa della collaborazione del T.O. Racconti nel Mondo per cui partiamo il 10 febbraio 2014 alle 6,30 e per lunghe 11 ore voliamo verso est. Prima volta con la Cathay Pacific Airlines, e devo dire che non si viaggia male, anzi, ci omaggiano della camera dell’hotel per la sosta ad Hong Kong dove atterriamo l’11 febbraio al mattino presto ed un incaricato della Tour East ci conduce in albergo. E’ l’Arbour Grand Kowloon molto bello. Ci aspetta subito il tour della città per cui alle 8 siamo pronti per la visita di questa enorme città-stato.

Il giro dura circa 5 ore e comprende una panoramica della città, una visita ad una spiaggia dedicata ad un lord inglese con un mercatino dove i nostri compagni di viaggio, tutti americani, comprano un sacco di cose orribili, cineserie, diremmo noi a Genova, il giro in battello del porto con un ristorante tipico su una giunca e la salita al punto panoramico della città con una cremagliera assolutamente inquietante ma molto bello.

Ad Hong Kong fa un freddo caino, benediciamo pertanto giacche a vento e pile che ci eravamo portati per ogni evenienza. Comunque è un bel giro, a parte la cinesina-guida che parla ininterrottamente senza neanche riprendere fiato – abbattetela, verrebbe da dire – per ritrovarci alle 14 davanti all’albergo dove era iniziato il giro e andiamo alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa. Troviamo un Pizza Hut dove ci rifocilliamo e poi sempre con lo shuttle torniamo nel nostro albergo, la cui vetrata principale scintilla sullo sky line di Kowloon che a sera s’illumina tutto, cambiando di colore i grattacieli.

Arriviamo in camera stravolti dove dopo una sacrosanta doccia ci cambiamo e ci rechiamo al ristorante dell’hotel dove ceniamo con pesce fantastico e abbiamo davanti uno spettacolare panorama.

12 febbraio In tarda mattinata ci trasferiamo in aeroporto e ci imbarchiamo per Auckland, e sono altre 12 ore di volo.

Arriviamo ad Auckland il 13 febbraio alle 9,30 circa – l’inglese neozelandese è peggio di quello cinese e la camera non ce la danno prima delle 15! siamo veramente stravolti, per fortuna una guida che è un signore italiano di nome Tommaso ci accompagna in giro per la città per farci vedere i posti salienti del porto e poi lo salutiamo calorosamente.

Giriamo quindi per il porto e per Queen Street che è la via principale, mangiamo una pizza e alle 15 andiamo al porto dove parte la gita in barca vela che ci è stata omaggiata, ma io non mi sento troppo bene, sono stravolta e alla fine decidiamo di andare in hotel sperando che la stanza sia pronta. Per fortuna è così e quindi ci buttiamo a letto, sconvolti, dove dormiremo sino alle 22! Dopo la sveglia facciamo la doccia, mangiamo due biscottini che avevo nello zaino e ci rituffiamo a letto, per stasera si salta la cena.

L’hotel è il Rendevouz Grand Hotel che non è male.

14 febbraio

Appuntamento alle 9 nella lobby dell’hotel ed incontro con la guida della Pacific Destination che ci seguirà per tutto il viaggio, ottima agenzia, direi. Conosciamo quindi Cristiano che è una delle due guide parlanti italiano in Nuova Zelanda

Subito dopo si parte: siamo 34 persone di varie nazionalità su un pullman gran turismo. Con noi ci sono altri 9 italiani, diversi spagnoli, e poi portoghesi, argentini e brasiliani.

Facciamo un giro panoramico della città che comprende anche il quartiere di Parnell e quello di Mission Bay e visitiamo anche una bellissima spiaggia – Muriwai – dove vi è una colonia di uccelli marini fantastica.

La Nuova Zelanda – ovvero il “Paese della lunga nuvola bianca” in maori – ha circa 4.500.000 abitanti e 1.500.000 più o meno risiedono ad Auckland che è molto estesa, circa 100 km. in quanto non è solo agglomerato urbano ma comprende anche vaste aree verdeggianti. Ha assunto particolare importanza da quando vi si è svolta l’America’s Cup di vela già nel 1999 e sorge su circa 40 vulcani spenti. La sua popolazione è per la maggior parte di origine europea, come del resto in tutto il paese, con una rilevante minoranza Maori che è stata trattata malissimo dai colonizzatori inglesi. Ultimamente il governo ha chiesto loro scusa ed ha cominciato a restituire le terre che erano state tolte ai proprietari Maori.

Invece le pecore, a settembre quando hanno filiato, sono circa 16 milioni, il che – come dire – è che ogni neozelandese ha un numero sproporzionato di pecore tutte per lui…

Saliamo anche sulla Sky Tower che è alta 328 metri e dalla quale si gode di un bellissimo e suggestivo paesaggio. Ogni 5 minuti circa si getta dalla torre uno sconsiderato che fa bungee-jamping ed è veramente uno spettacolo da mozzare il fiato.

Per l’ora di pranzo siamo al Museo di Auckland che visitiamo e dove ci fermiamo a mangiare qualcosa.

Verso le 17 cerchiamo un ristorante dove prenotare la cena perchè Cristiano ci avverte che essendo san Valentino tutti i ristoranti sono pieni. E così è: tutti i ristoranti che ci ispirano o sono pieni o riservati per cene particolari. Il Valentin’s day è veramente molto sentito dagli anglosassoni in generale, per cui decidiamo di cenare in hotel e non ce ne pentiremo: mangeremo un buonissimo salmone con contorni vari e un ottimo bicchiere di vino.

15 febbraio – Dopo colazione si parte per il tour vero e proprio

Devo dire che pur essendo tante persone sul pullman non ci sono mai stati inconvenienti, tutti siamo stati puntuali e ci siamo fatti i fatti nostri. Tutte le mattine era un vero spasso sentire i saluti della gente che saliva sul pullman. “Buon giorno”, “buena dia”, “bon gia” e poi Cristiano, brasiliano parlante inglese, italiano, spagnolo, francese, portoghese!!! ci aggiungeva anche il francese e il tedesco.

Viaggiamo quindi alla volta di Hobbiton, il set cinematografico creato da Peter Jackson per i suoi film “Lo Hobbit” e “Il signore degli anelli” passando per Matamata. Sono bellissime valli e pianure invase da miriadi di pecore e mucche, fino ad arrivare al Shire’s Rest, la magnifica area agricola scelta dal regista per girare i films, che ha fatto la fortuna del proprietario. Del resto la storia della Nuova Zelanda è cambiata dopo i films: da uno sperduto paese in mezzo all’oceano Pacifico che nessuno conosceva si è ritrovata ad avere un numero di turisti impressionante che portano denaro sonante per cui il regista è praticamente venerato in patria. Visitiamo quindi i 37 pertugi degli hobbit, il ponte del doppio arco, l’albero della festa e la locanda del Drago Verde dove ci fermiamo a bere una birra. Le foto si sprecano.

Per pranzo ci portano in una fattoria di Longlands dove gustiamo un tipico pranzo neozelandese con agnello alla brace fantastico, salmone (sempre squisito) verdure, patate e tante altre cose buone, paghiamo solamente il vino, l’acqua è gratis. Siamo a tavola con un gruppo si spagnoli e scambiamo qualche parola, l’ambiente è veramente carino ed accogliente, vi è anche una bella veranda e la giornata è piena di sole.

Proseguiamo per Rotorua dove prendiamo alloggio all’hotel Millenium che è piuttosto scadente: pur essendo un 4 stelle la nostra camera ha la moquette sporca, la cassaforte non funziona essendo le pile che la governano tenute assieme con lo scotch.

Ci rechiamo poi a visitare la “Kiwi House” dove vi è l’habitat di questo uccello notturno in via d’estinzione, poi visitiamo la zona dei geyser e per finire ci rechiamo alla Maori Arts & Craft Institute di Te Puia dove assistiamo alla Haka, la danza tipica del popolo Maori e che è stata resa celebre dagli All Blacks. E’ impressionante vedere le loro espressioni, gli occhi fuori dalle orbite e la lingua che esce fuori dalla bocca in maniera incredibile. I guerrieri sono tutti ornati di piume, bastoni e costumi colorati, poi assistiamo ai loro balli e canti tradizionali con delle belle fanciulle e infine gustiamo un ottimo pasto che è stato cotto sotto terra, come ci fanno vedere. Ottima cena!

16 febbraio

Dopo colazione (e anche la colazione è abbastanza anonima: manca sempre qualcosa) Cristiano ci da la ferale notizia: causa brutto tempo è annullato il volo Rotorua-Christchurch!! per cui quel povero ragazzo deve sistemare 34 persone su altri voli!!

E quindi si ritorna ad Auckland, per cui ci sobbarchiamo altre due ore di pullman, non vediamo la zona vulcanica e geotermica con le piscine termali e non andiamo alla prevista fattoria, pazienza. Per fortuna Cristiano riesce a sistemarci tutti su qualche aereo dividendoci in cinque voli, a noi tocca il terzo turno che farà Auckland-Wellington e Wellington-Christchurch. Meno male che Cristiano viaggia con noi e ci fa fare i check in alla veloce.

Atterriamo finalmente a Christchurch, devastata dal terremoto del 2011, e siamo circa in 20. La nostra ottima guida ci fa fare un giro turistico di questa città, che non essendoci stato questo inghippo avremmo perso. E’ ancora oggi una bella città, immagino come doveva essere prima del terremoto. Praticamente il centro è tutto sconquassato, e per fortuna le vittime sono state solo 200 circa in quanto il primo terremoto è avvenuto alle tre di notte e logicamente in centro non c’era nessuno, essendo tutti uffici, ed il secondo è arrivato nell’ora di pranzo, per cui la gente era quasi tutta fuori dagli uffici. Comunque le difficoltà ci sono, e si vede, ma questi neozelandesi sono armati di buoni propositi.

Verso le sette di sera arrivano gli ultimi compagni di viaggio per cui ci rechiamo all’aeroporto ad attenderli – e il nostro bravo Cristiano ci fa ottenere dei voucher da 24 dollari per cui ceniamo in aeroporto con pistacchi e un buon bicchiere di vino. All’arrivo a bordo del pullman degli ultimi “argonauti” scatta l’applauso verso questi poverini che hanno aspettato un sacco di tempo all’aeroporto di Auckland e poi ci mettiamo subito in viaggio perchè abbiamo ancora tre ora prima di arrivare al Peppers Bluewaters Resort di Lake Tekapo.

Il posto è carino, su questo grande lago contornato da montagne, il tempo non è gran che ma per fortuna il nostro alloggio, che si compone di ingresso-soggiorno-cucina-sala da pranzo e al piano superiore camera da letto e bagno più armadieria, è molto confortevole. Dormiamo con le coperte!

17 febbraio

Facciamo un’ottima colazione poi io e Mario ci rechiamo a fare un giro attorno al lago. Soffia un vento gelido che ci fa mettere cappucci del k-way e della pile in testa.

Alle nove partiamo per la visita ad una fattoria, e devo dire che la cosa è molto interessante. Cristiano ci racconta che non è né grande né piccola – circa 4000 pecore e 500 vacche!!! – per cui assistiamo alla tosatura e al recupero delle pecore mediante cane pastore, poi la proprietaria, la gentile signora Angie ci offre il pranzo che è una delizia: barbecue di varie carni – qui l’agnello è davvero ottimo e lo mangio pure io – contorni, insalate, e per finire una torta Pavlova superba!

Dopo pranzo ricomincia il viaggio passando per la zona del Mackenzie Country ed arriviamo infine a Wanaka dove prendiamo alloggio all’Edgewater Resort che è davvero molto molto bello e dove godiamo, dalla finestra della nostra stanza, di uno splendido panorama sul lago.

18 febbraio

Ottima colazione come sempre, poi gironzoliamo un po’ per lo splendido parco del resort e quindi partiamo per Arrowtown, meta dei cercatori d’oro dell’ottocento. E un paesino tipico dei film western, veramente carino, dove io e Mario mangiamo anche in un bel ristorante all’aperto, per fortuna fa parecchio caldo e si sta bene fuori, poi andiamo a visitare il villaggio costruito per i minatori cinesi che erano stati invitati per lavorare ma che non erano affatto benvenuti. Sono casette miserrime, piccolissime, costruite per due persone ma abitate da 4, per cui due lavoravano e due dormivano e viceversa, la teoria del “letto caldo” come ci dice Cristiano.

Proseguiamo il viaggio fino ad arrivare a Queenstown. ma prima di fermiamo al ponte di Kawaru dove individui altamente sconsiderati si lanciano da 43 metri col bungee jumping! e ne immortaliamo qualcuno.

Arrivati a Queestown lasciamo le valigie in albergo, facciamo un tour orientativo della città e poi con la cabinovia (Skylkine Gondola) ci rechiamo alla cima del monte Bob’s Peach dalla quale si gode un bellissimo panorama.

Tornati in albergo – il Capthorne Lakefront – dopo una bella doccia usciamo per cena e ci rechiamo nelle strade principali, lungo lago, e nel Mall ceniamo in un buonissimo ristorante, il Captains dove veramente la cena è ottima. Il tutto sempre servito con un buon bicchiere di vino. Dappertutto comunque l’acqua è sempre gratis. In questo viaggio erano previsto solo tre cene/pranzi e tutto il resto lo facciamo per conto nostro.

19 febbraio

Escursione al Milford Sound. Dopo la solita colazione si parte per la regione dei fiordi passando per il lago Wakatipu, la cittadina di Te Anau, molto carina, e il Parco Nazionale dei Fiordi.

Cristiano ci porta inoltre ad ammirare i Mirror Lakes che sono splendidi laghi dalle acque calmissime dove si specchiano alte montagne: proprio i laghi degli specchi! Bellissimi.

Il viaggio è parecchio lungo, più di cinque ore, per arrivare finalmente a Milford, per cui decidiamo che al ritorno prenderemo un piccolo aereo che ci riporterà a Queenstown in poco più di mezz’ora. Il costo è abbastanza elevato, circa 488 euro in due, altri prenderanno l’elicottero che è ancora più caro, comunque noi ci fidiamo più dell’aereo…

Arriviamo alla meta che è mezzogiorno passato e Cristiano ci raccomanda di prendere subito posto sulla nave ai tavoli a noi riservati e di servirci al buffet, così avremo tutto il tempo, dopo pranzo, per ammirare il panorama e scattare fotografie. Ci avvisa inoltre che dopo aver visto l’ultima grande cascata è importante andare al coperto per recuperare le nostre cose ed avviarci all’uscita, e così faremo.

Durante la sosta un pochino prima di Milford, prima di esserci cosparsi di anti-mosquito, veniamo assaliti da uno storno infernale degli stessi, che ci procureranno un sacco di punture altamente pruriginose. Comunque di cospargiamo abbondantemente di repellente.

Inizia la navigazione nel fiordo, che è lungo 15 kilometri e che ci condurrà anche nel Mar di Tasmania. Non ho visto la Norvegia, ma questo fiordo mi sa tanto di Norvegia, appunto, con montagne che precipitano in mare, grandi cascate, foche acquattate sulle rocce e tempo molto molto nuvoloso. Per fortune le pile e i k-way ci salvano sempre.

Il cibo non è infame, anche se prevalentemente asiatico, infatti la Nuova Zelanda è molto frequentata da cinesi, giapponesi, coreani, ecc. per cui le scritte o sono in inglese o in orientale (non sappiamo in quale idioma asiatico siano stese) e conseguentemente il cibo è adatto a loro, per fortuna oltre ai noodles c’è uno spezzatino piuttosto buono.

Dopo la visita al fiordo – che a dir la verità non mi ha fatto impazzire – Cristiano ci conduce al piccolo aeroporto e ci fa vedere l’aereo su cui ci imbarcheremo: è un Cessna piccolissimo, a elica, che sarà largo un metro e venti! Ci viene incontro il pilota, un ragazzo simpatico, alto e biondo che si presenta – Stephan – ed io gli dico che non ho mai volato su un aereo così piccolo, mi risponde che questo è uno splendido aereo… saliamo, e siamo 9 passeggeri stretti stretti molto peggio che sul divano di casa, dalla testa di Mario al soffitto saranno 4 centimetri…ci dicono di metterci le cuffie antirumore e si decolla, traballando e di sghimbescio… al che pronuncio la fatidica fase “in God we trust” e il passeggero dietro di me scoppia in una sonora risata.

Dopo i primi attimi di panico – dal finestrino vedo gli strapiombi sul fiordo e il carrello destro con cui atterrerà – comincio a godermi il volo che è spettacolare. Il comandante si volta a guardarmi, gli faccio segno di ok con le dita e lui mi sorride. E’ fatta! Esperienza strabiliante.

Dopo circa mezzora siamo all’aeroporto di Queenstown da dove con un mini van ci riportano in albergo. Lasciamo zaini e quant’altro e cominciamo a passeggiare per questa bella cittadina in riva al lago. E’ piena di gioventù, di bella gente, di posti incantevoli.

Verso le 19 ci avviamo al Mall e ceniamo nel ristorante Avanzi, dove mangiamo piuttosto bene, io un buonissimo trio di seafood e Mario agnello brasato, il tutto annaffiato da buon vino. Stasera ci concediamo anche il fine serata in un pub irlandese, dove Mario si dà alla birra strong ed io all’irish coffee che è una vera bomba anche se buonissimo. Torniamo in hotel e dormiremo veramente bene.

20 febbraio

Oggi giornata di semi riposo. Abbiamo la mattinata libera per vedere Queenstown e ci inoltriamo anche nei giardini che sono davvero molto belli. E’ una città curatissima e i giardini pure, la giornata è piena di sole e per pranzo ci fermiamo in un bungalow fronte spiaggia dove, all’aperto, gustiamo un ottimo pranzo e una buonissima enorme pavlova!

E a questo punto ognuno va per la sua strada, per cui diciamo addio ai passeggeri del pullman che ci avevano accompagnato fin qua e rimaniamo in 10: sette italiani e 3 spagnoli che faranno anche il tour Southern Cross, cioè il resto dell’isola del sud.

Siamo tre coppie di italiani, una di Milano, una di Caserta, una ragazza di Siena, noi due e una coppia della periferia di Madrid e un’altra signora madrilena. Cristiano ci farà quindi sia da guida che da autista su un mini van.

Si parte! Spettacolari montagne per passare dalla costa est a quella ovest, infatti passiamo dalle Api neozelandesi. Percorriamo il Passo Haast, di grandiosa maestosità, e finalmente, stanchi ma, come si dice, felici, arriviamo a Franz Josep Glacier dove ci attende una sorpresa: l’albergo non è il 4 stelle prenotato ma un fantastico 5 stelle eco sostenibile dal nome maori di Te Waonui. Bellissimo e letti grandiosi!

Su indicazione di Cristiano decidiamo di andare a cena da Alice May e ci troveremo bene, anche se il chicken alla Alice è veramente arduo da digerire: 3 fette di petto di pollo panate anche con pistacchio su crema di patate e spinaci! Non riesco proprio a finirlo. Mario si dà al solito agnello. Dato che ci fanno aspettare parecchio per servirci – “il pollo era volato via” ci dicono – dopo le scuse ci daranno un buono per il vino da spenderci per la sera successiva.

A nanna presto, poi, perchè siamo abbastanza cotti.

21 febbraio

Dopo la solita ottima colazione – ci serve un ragazzo che sentito il cognome ci chiede se siamo italiani e alla risposta affermativa ci dice che lui è argentino ma suo nonno era italiano – Cristiano decide di metterci alla prova per l’escursione pomeridiana al ghiacciaio, per cui ci fa percorrere tutto il perimetro del lago Matheson, molto bello, in effetti, e piuttosto stancante anche perchè fatto a passo sostenuto sia nelle discese che nelle salite. La giornata è molto bella per cui abbiamo una vista stupenda sia del Monte Cook che del Monte Tasman.

Abbiamo sostenuto la prova, per cui torneremo a Fox, dove mangeremo qualcosa di leggero – così si raccomanda Cristiano – e poi inizieremo l’ardua impresa. Il Franz Josep è chiuso perchè stava sciogliendosi troppo, così ci hanno dirottato al ghiacciaio Fox. Sono incredibili ghiacciai a 200 metri sul livello del mare.

Mangiamo pizza e beviamo coca cola in un saloon dove mi sembra debba entrare da un momento all’altro John Waine o Glenn Ford poi Cristiano ci conduce dalle guide, la nostra è un ragazzone biondo di nome Funn che ci dà i ragguagli del caso, ci consegna calze e scarponi e cominciamo la salita. Il primo tratto di strada è in mini van, ci lasciano dove comincia ila morena del ghiacciaio e si cammina per più di un’ora fermandosi solamente dove dice la guida in quanto negli altri posti c’è il pericolo di valanghe, e finalmente siamo in vista del ghiacciaio, che tanto bianco non è, anzi è abbastanza sporco (l’inquinamento non perdona) e dove ci mettiamo i ramponi così come ci raccomanda Funn e ci prendiamo le racchette.

Ho il k-way fino al naso e il cappello che mi calerò di più ancora sugli occhi quando vedrò cosa mi aspetta. Si tratta di fare una scalinata di ghiaccio con scalini altissimi e strettissimi e di attraversare un punto dove tra le due sponde di ghiaccio scorre l’acqua del disgelo! Sono atterrita.

La signora madrilena, Assuncion, rinuncia e torna indietro accompagnata da una guida. Funn mi dice di pestare forte i piedi nel terreno per far si che i ramponi abbiano presa nel ghiaccio.

E’ un’ora e mezza di salita e discesa in questa infernale pista ghiacciata dove non vedo assolutamente nulla se non i piedi di colui che mi sta davanti insieme ai gradini di ghiaccio: ho troppa paura per guardarmi attorno. Mario vorrebbe fare delle riprese e farmi fare delle foto ma io non ho nessuna voglia di farlo, lo prego di starmi accanto e di sostenermi in questa via crucis… alla fine dirò a tutti che la prossima volta farò la Polinesia, visto che soffro di vertigini, così eviterò codeste prodezze, e amen!

Ritornati in paese, ci togliamo scarponi e calze e dopo ci consegnano un diploma col nostro nome dove si attesta la traversata tra i ghiacci. Siamo stati davvero bravi, allora!

Finalmente si torna in hotel, dove dopo esserci rilassati e fatta una bella doccia calda ci rechiamo a cena, nuovamente da Alice che ci tratta molto bene, omaggiandoci dei calici di vino. Prendiamo il fish monkey, dopo essermelo fatto scrivere perchè la pronuncia neozelandese è quasi incapibile, e poi una buonissima mousse al cioccolato con strato finale di panna e frutti di bosco che non riusciamo a finire in quanto la porzione è veramente enorme.

Da quando siamo tornati da Milford Mario ha la febbre e gli faccio prendere un’aspirina, una gentile signora al tavolo a fianco si informa sulla sua saluta e ci offre dei medicinali, quando le facciamo vedere l’aspirina dice allora che va bene. E’ un popolo veramente friendly.

Uscendo dal ristorante corriamo in hotel perchè ha cominciato a piovere di brutto.

22 febbraio

Piove, mannaggia, ma noi come al solito siamo equipaggiati. Partiamo per Punakaiki, passando per Greymouth, dove ci fermeremo alla fabbrica della celebre birra Monthey. E così è: ottima birra e splendida caesar salad per me e il solito agnello per Mario con una birra particolarmente strong per lui che ne è molto soddisfatto. Qui, se gradisci, ti danno da assaggiare 6 birre small di diverso grado alcoolico e corposità, ma non ce la sentiamo affatto di berne tre a testa!

Ci fermeremo ancora a Hokitika, famosa per la giada “pounamo” e poi arriviamo a Punakaiki, dove per prima cosa visitiamo il Paparoa National Park per la visita delle spettacolari Pancake Rocks che sono davvero tali. Peccato che anche qui ci assedino i mosquito che riusciranno a mordermi persino in un piede coperto da calze e scarpe!

La pioggia ci ha risparmiati anzi, qui a Punakaiki c’è un bel sole. Il vento sulla spiaggia è molto forte e le onde sono assolutamente fantastiche.

Come al solito Cristiano ci fa scoprire cose nuove, e qui ci porta al Truman Track che è un bellissimo sentiero semi sconosciuto ma veramente bello che percorriamo molto volentieri.

Prendiamo alloggio al Punakaiki Resort, molto carino dove ceniamo molto bene in albergo. Ci fa compagnia Stefania, la single di Siena che è simpatica e socievole. La sala da pranzo ha una bellissima vetrata sul Mar di Tasmania e il panorama è davvero bello.

23 febbraio

Oggi lungo viaggio di trasferimento verso Kaikoura, sono 376 lunghi kilometri. Ci fermiamo per il pranzo in una cittadina che si sta aprendo da poco al turismo, Hanmer Spring, piena di terme, montagne e grande lago. Mangiamo bene in un localino un po’ distante dalla strada principale, il Jollie e Jacks, dove gusto un buonissimo trio seafood che comprende delle ottime capesante.

Finalmente si arriva a Kaikoura dove, prendiamo alloggio al Gateway Motor Lodge con una bella zona giorno con cucina e una camera da letto confortevole, in più un grande bagno. Prima del motel Cristiano ci fa una sorpresa e ci porta in un luogo dove stazionano le foche: quante sono e per nulla infastidite dai visitatori. Sulla spiaggia ci sono anche quelli che sembrano monaci buddisti.

Abbiamo anche il tempo per una bella passeggiata di più di un’ora al Kaikoura Peninsula Walkway South Bay Reserve da dove si gode di un bel panorama anche, se detto tra noi e Stefania, il panorama che si gode sui sentieri delle Cinque Terre è impareggiabile.

Dopo la consueta doccia andiamo con Cristiano a cena in un bellissimo e lussuoso locale dove sono specializzati in ricevimenti nuziali (una camera costa 5000 dollari a notte!) Il posto è incantevole, così come l’arredamento, ceneremo con ottimo, as usual, salmone, insalata, dolce e caffè. Siamo al tavolo con le altre due coppie di italiani: Domenico e Annamaria di Milano e Peppe e Lucia di Caserta, ambedue senza figli.

Sarà l’ultima volta che avremo Cristiano con noi perchè da domani noi prenderemo il traghetto per Wellington e lui tornerà a Queestown dove abita.

24 febbraio

Abbiamo trovato la colazione nel frigo, facciamo le valigie che consegniamo a Cristiano e partiamo per l’avvistamento delle balene. Ci imbarchiamo su un catamarano velocissimo dove bisogna star seduti ed alzarci solo quando ce lo dicono. Nella tasca del sedile davanti c’è una grande quantità di sacchetti per il vomito… su consiglio di Cristiano ci siamo presi le pastiglie per il mal di mare comprate in farmacia e divise con le altre due coppie, per cui speriamo di non soffrire.

Si parte velocissimi e il panorama è molto bello. Siamo due catamarani più un elicottero che avvista le balene e manda i segnali alle imbarcazioni. E si vedono!

Grande emozione. Ne avvistiamo quattro, la quarta veramente enorme. Quando si inabissano inarcando la coda è proprio uno spettacolo. E poi si vedono delfini e foche. Proprio bello davvero, e non abbiamo neppure sofferto.

Terminato l’avvistamento delle balene ci rechiamo a Picton dove ci separiamo con affetto da Cristiano e imbarchiamo le valigie sul traghetto che in tre ore ci porterà a Wellington attraversando lo stretto di Cook. E’ una grande nave di sette piani, al sesto c’è il ristorante, dove mangiamo in compagnia di Stefania, e godiamo del bel panorama che si presenta ai nostri occhi.

Quando arriviamo troviamo una guida che parla solo spagnolo, per cui ci lamenteremo fortemente.

Prendiamo alloggio al Copthorne Oriental Bay, gran bell’hotel, molto confortevole, con camera con magnifica vista sul porto.

Dopo esserci rilassati andiamo a zonzo per la capitale e decidiamo di andare a cena in un ristorante che ci ispira molto: è il Grand, dove fanno carne e pesce su pietra lavica. Scegliamo la porzione da 200 gr. di carne (quella da 400 gr. sarebbe stata davvero troppa), squisita, e gamberi (shrimp e prowl) e capesante. Ottima cena, ottimo vino.

Al momento di pagare la mia carta non è abilitata al pagamento, stessa cosa con quella di Mario. Non accettano euro, quindi non sappiamo che fare, per cui chiediamo al cameriere come fare per pagare, lui, che è un ragazzo giovane di nome Xavier ci chiede quanto partiamo. Saputo che partiremo fra due giorni ci dice, no problem, pagherete domani!!

Ringraziamo e ce ne torniamo in albergo altamente increduli.

25 febbraio

Sono le 9 del mattino e nella lobby ci aspetta una signora di origine italiana di supporto alla guida vera e propria che comunque è molto competente che è stata mandata dalla Pacific Destination di supporto con la lingua. La signora italiana ci aiuterà molto al momento del check in automatico in aeroporto, si chiama Maria ed è di origine triestina, è in Nuova Zelanda dal 1962 e per lei avere contatti con gli italiani è gratificante e ne è contenta.

Comunque effettuiamo la visita di Wellington che include anche la cremagliera e il Museo Te Papa Tongarewa – veramente interessantenonché il giardino botanico con splendide peonie, molto bello.

Noi due e Stefania pranziamo al museo, poi ci dividiamo, noi andiamo a pagare il nostro debito al ristorante e quando ci chiedono da dove veniamo pensiamo di aver fatto fare una bella figura al nostro Paese e poi gironzoliamo per Cuba Street che è la più cool della città, lei farà altri giri, ma abbiamo appuntamento alle 18 nella lobby dell’hotel per andare a cena insieme.

Troveremo un ottimo ristorante, il Capitol, dove mangeremo nuovamente bene, è un locale affollatissimo e anche elegante. Il cameriere ci avvisa che l’agnello che volevano prendere Mario e Stefania impiega più di 40 minuti per la cottura, per cui ripiegheranno su piatti dai tempi più veloci, ma comunque circa 25 minuti aspettiamo, il che è sinonimo di cucina non precotta. Io prendo un buonissimo salmone dal gusto delicatissimo, e poi noi donne ci lanciamo nel dolce: Stefania un gelato al the con pesche alla brace e io un tortino di cioccolato col cuore caldo e liquido e buonissima panna non zuccherata.

26 febbraio

Dopo colazione partiamo per l’aeroporto, dove la signora Maria ci aiuta nel chek in anche per l’imbarco delle valigie e Roy, l’autista, ci accompagna sino al nostro gate. Parliamo delle crociere, di una nave Costa che è in porto e mi parla della Costa Concordia e di Schettino, dicendo che ha fatto un beautiful job al Giglio!! questi comandanti italiani sono proprio internazionali…

Ci imbarchiamo quindi per Auckland e poi per Hong Kong dove arriveremo dopo 12 lunghe ore, all’arrivo invece della limousine c’è un pullman che porta nei rispettivi alberghi una ventina di turisti e noi siamo tra gli ultimi, per cui arriviamo in hotel stravolti. E’ ancora il Grand Kowloon dove ci danno un’ottima camera vista sky line, anche se puzza un po’ di fumo.

Ma finalmente abbiamo un bel lettone dove addormentarci…

27 febbraio

Giornata a disposizione. Dopo colazione – che in questo hotel si paga – prendiamo lo shuttle dell’albergo e andiamo in centro dove visiteremo i giardini di Kowloon, un sacco di strade piene di negozi strabilianti, la moschea, l’Ocean Centre, megagalattico, la Torre dell’Orologio. Per la prima volta ho visto la coda dei compratori per entrare nei negozi di Prada e Cartier! Ma si vede che a Hong Kong vive gente coi soldi.

Le strade sono piene di negozi fashion e gioiellerie e alle due, spinti dalla disperazione, ci infiliamo in un Macdonalds dove mangiamo un panino in due e un gelato.

Continuiamo i nostri giri e io sono sempre più stravolta perchè seguire Mario è davvero massacrante, finchè verso le 18 ci infiliamo in un Pizza Hut.

Abbiamo lasciato le valigie nel locker in quanto abbiamo liberato la camera alle 12, dopo cena torniamo in hotel e aspettiamo fino alle 20,30 che ci vengano a prendere per condurci all’aeroporto.

Il che avviene col pullman come all’andata, andiamo all’aeroporto e sbrigate le solite formalità ci imbarchiamo all’una di notte.

Seguiranno 13 lunghe ore di volo e finalmente si atterra a Malpensa, dove scopriamo una valigia rotta per cui andiamo a fare il rapporto di danneggiamento bagaglio.

Saremo a casa – dopo essere atterrati alle 6,30 – verso le 11 e… casa dolce casa, che voglia di rivedere i ragazzi e Ludovico!

Considerazioni finali

Ce dire di questo viaggio? Io che ero partita di malavoglia devo dire che sono rimasta contenta, invece Mario che era pieno di aspettative è rimasto deluso. A parte tutto debbo dire che non è un viaggio che mi sia rimasto nel cuore, come è stato per la Birmania o la Cambogia, anche se ho molto apprezzato la civiltà dei neozelandesi, l’amore per il proprio paese, per il lavoro, per la cosa pubblica che è ritenuta un bene di tutti.

E’ una società senza delinquenza, senza violenza, tutti pagano le tasse, hanno scuola e sanità gratis e se si ha voglia di lavorare il lavoro lo si trova, certo occorre parlare inglese ma è una società fortemente positiva, un popolo veramente friendly sotto tutti i punti di vista e la nostra guida è stata ottima.



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