Hong Kong con i bimbi
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OK. Hong Kong sia. Mi sono messa a cercare in Internet e mi si è aperto un mondo! Ho scoperto una realtà molto distante da quella che mi ero immaginata fino a quel momento. Ad esempio, Hong Kong ha un piano urbanistico bloccato. Non può espandersi oltre gli attuali confini, si sviluppa infatti verso l’alto, le case sono piccole, la gente è abituata a vivere appiccicata peggio di noi milanesotti. Ed è incastonata in una serie di parchi naturali favolosi, circondata da isole bellissime. PIena di percorsi di trekking, anche molto lunghi e impegnativi.
Inizia così l’organizzazione del viaggio a Hong Kong. 18 ore di volo, coi bambini… ci vuole una compagnia aerea adatta. Non c’è nemmeno bisogno di star lì a pensarci su troppo: Emirates! Loro sì che sanno come trattare i bambini! Hanno ottimi prezzi, film adatti ai bambini, menu apposta, sono gentilissimi tutti, code preferenziali, imbarco preferenziale, check-in online (vabbè, ormai questo lo fanno tutte o quasi e fatelo sempre coi bambini, così non vi ritrovate separati in aereo che è scomodo!) e una caterva di giochi (peluche, zainetti, cose per disegnare… ti passano di tutto!). E alla fine del viaggio gli hanno anche fatto la foto ricordo… guardate che faccia!
Due righe (si fa per dire) sulla fase organizzativa. È durata un bel po’, ho steso diversi itinerari, ho navigato in Internet tantissimo, letto parecchi resoconti di viaggio, soprattutto su Turisti per caso, cercando di andare a leggere soprattutto i post di gente che aveva viaggiato più o meno in questo periodo (e già non è facile visto che è più una meta estiva e in generale la gente viaggia più in estate) e magari di famiglie con bambini al seguito (cosa ancora più rara…). Riccardo intanto cercava una sistemazione. Ha spulciato Trip Advisor per giorni finché non ha trovato un buon compromesso. Un residence in cui abbiamo affittato un appartamentino (-ino, -ino-, ino!) per due settimane. Questo qui: . La stanza aveva un salottino mini con tavolo per 4 e divano, un cucinino (-ino), un bagnetto (-etto) con tutto il necessario, e 2 camere poco più grandi del letto stesso (e il letto era giusto-giusto per noi che non siamo particolarmente lunghi… gli alti dormono rannicchiati!). Bellino, pulito, servizio di lavanderia, e soprattutto molto Hong Kong. Eravamo al 18mo piano di un palazzo ben più alto e circondato da un’infinità di palazzi altrettanto alti, con le macchine piiiiiiiccole che sfrecciavano sotto. Diciamo che per un italiano poco avvezzo alle metropoli mondiali affacciarsi alle finestre lasciava abbastanza senza fiato.
Una cosa a cui non abbiamo voluto rinunciare (e che ad esempio non avremmo mai fatto senza i bambini) è stato avvalerci dell’opzione dell’autista dell’albergo che ti viene a prendere all’aeroporto. Normalmente avremmo preso i mezzi o un taxi (magari trovando anche divertente il fatto di non capirsi e finire chissà dove)… ma l’orario previsto di atterraggio era alle 23.00, dopo uno scalo e 18 ore di volo… autista proprio senza pensarci due volte e abbiamo fatto benissimo! Lo consiglio a tutti, anche perché costava poco più di un taxi.
Il volo è filato via liscio. Come ho scritto sopra, la Emirates sa come trattare le famiglie con bambini e quindi non ci sono stati momenti di crisi o di noia.
Ma torniamo alla mia organizzazione. Ci ho messo un bel po’, perché con lo sbattimento che ti fai per arrivare fin là, poi non vorresti rinunciare a nulla. Allo stesso tempo volevo che la vacanza fosse tanto bella per noi genitori quanto per Mia e Zeno e quindi ho cercato di alternare gli interessi, accontentando tutti.
Avrei voluto vedere anche Kaiping, ma sarebbe stata una tirata. Se però a qualcuno potesse interessare, avevo contattato una agenzia in loco, in cui ho trovato delle persone carinissime che mi avrebbero organizzato una visita personalizzata a un ottimo prezzo. Io trovo che sia sempre meglio contattare una agenzia in loco che non una italiana, perchè sennò paghi il servizio due volte! Si chiamava China Odissey (http://www.chinaodysseytours.com/). Inoltre a noi non piace viaggiare con i viaggi organizzati (non si può mai fare quel che si vuole e ci si deve adeguare troppo alle esigenze degli altri senza, allo stesso tempo, potersi ritagliare un qualcosa che faccia veramente per noi) e anche quando ci appoggiamo a un’agenzia o a un aiuto, resta il nostro viaggio, non è condiviso con altre persone.
Alla fine ho ottenuto, credo, un ottimo risultato.
Partiamo!
Del volo ve ne ho già parlato, quindi atterriamo direttamente a Hong Kong, prendiamo la macchina che ci porta al residence e buttiamoci a letto a dormire, senza nemmeno prendere in considerazione l’idea di disfare le valigie. Ore 04.00 locali, i bambini si svegliamo. Merd— il jet lag!!! Ci tengono un attimo (= un’ora buona) in croce a giocare come se nulla fosse, e poi, sempre come se nulla fosse, si riaddormentano.
PRIMO GIORNO!
Ci svegliamo con calma. In camera ci siamo tenuti delle cosine per colazione, che faremo sempre a casa. Il quartiere in cui si trova il residence è davvero molto tipico. Non è un quartiere “fighetto”, ma molto bello, con un sacco di negozi di cose che da noi non si vedono più da una vita, si ricicla di tutto, dai vecchi elettrodomestici, alla carta, alla plastica, al vecchietto che seduto per terra martella tutto il giorno cose da cui stacca i pezzi buoni di ferro! E poi tantissime bancarelle di vestiti, tecnologie varie, frutta, verdura, carne, “robe-strane-essiccate”, negozietti in cui la gente si ferma a farsi fare il massaggio plantare dopo il lavoro… wow… troppo! Troppo! Davvero, io Ric sembriamo dei bambini al luna park e Mia e Zeno non sanno più dove guardare! Arrivati in metro prendiamo subito una Octopus Card ricaribile per uno. I mezzi sono pulitissimi (li puliscono totalmente alla fine di ogni corsa, quindi almeno 50 volte al giorno!), frequentissimi, efficientissimi. Sono super affollati, soprattutto nelle ore di punta (occhio però che la prima cosa che ci ha colpito è il numero di persone che ci sono OVUNQUE, sono tantissimi… e dire che siamo abituati a Milano, ma qui non c’è davvero davvero paragone), ma è altresì vero che appena ci vedono coi bambini si alzano subito a lasciarci il posto (lasciarlo ai bambini…). Decidiamo di scendere a Tsin Sha Tsui e da lì prendere i traghetto per Wan Chai (diciamo il centro). Siamo ovviamente muniti di ogni tipo di cartina e poi noi siamo fortunati, visto che Riccardo ha uno spiccato senso dell’orientamento. Non si perde MAI. E poi aveva giocato a Shenmue (http://it.wikipedia.org/wiki/Shenmue)… quindi Hong Kong la conosce come le sue tasche! Risaliti in superficie, prima di puntare al traghetto, veniamo attratti da una bellissima ed enorme installazione di lantern cinesi. I bambini vogliono vederla. E anche noi! Poi traghetto… ed eccoci nel cuore della City. Puntiamo subito alle famose passerelle pedonali sopraelevate. Mangiamo una cosa al volo in un uno dei baretti che si affacciano e poi ci lanciamo alla scoperta della città. Passiamo un pomeriggio bellissimo, tra passerelle, passerelle mobile, grattacieli, palazzi decadenti, mercati, bancarelle, prendiamo anche un tram doppio (l’autobus doppio l’avevo visto… ma il tram era proprio una novità). La meta è l’Hong Kong Park, un verdissimo parco cittadino, con un’architettura molto particolare. Saliamo sulla torre panoramica, andiamo alla riserva aviaria e poi ci imbattiamo in un parco giochi con la sabbia in cui i bambini si buttano a capofitto! Verso le 17 ci incamminiamo verso la zona dei negozi (Queen’s RD, Stanley RD, Hollywood RD) per arrivare al Man Mo Temple… che però è chiuso. Vabbé, ci riproveremo! A cena andiamo in un ristorantino che ho scovato sulla Routard (che mi ero comprata il giorno dopo l’idea di Riccardo di andare a Hong Kong e che mi sono letta integralmente almeno 3 volte annotandomi tutto quello che mi interessanva e segnandomi le pagine importanti… sì, sono una secchiona senza speranza di redenzione!). Il ristorante era OTTIMO. Ma ottimo parecchio. Zhong Guo Sung. Con 25 euro ci mangiamo in 4 e tanto! Poi metro e a casa… dove scopriamo che il mercato c’è anche di notte! Grandiiiiii!
Doverose subito un paio di parentesi:
1) Camminare-camminare-camminare. Non abbiamo portato passeggini MA abbiamo le fasce per portarli in braccio. Ora… non è che hanno camminato sempre. Per dire… Zeno che è un bimbo che fa ogni giorno un sonnellino di un paio d’ore ha continuato a farlo anche in vacanza! Noi camminavamo e lui nanna nella fascia. E lo stesso vale per Mia. Ne avevamo due. Inutile dire che noi eravamo in una forma fisica smaliante!
2) I pasti. Mia mangia pressoché ogni cosa ed è una bambina che ha il piacere di provare le cose nuove. Nei limiti di un bambino di 5 anni, cmq. Zeno invece è un pochino più restio a provare le cose nuove. A Hong Kong cmq non abbiamo avuto problemi. Considerate che un pollo, o un pesce semplice, con del riso bianco lo si trova ovunque e già solo con quello sono a posto. Poi un hamburger lo si trova. E soprattutto, il bello di avere la cucina in residence è che quando vedi che non hanno mangiato abbastanza gli puoi cucinare una cosa tu (a noi cmq non è mai servito e la cucina l’abbiamo usata solo per la colazione… è stato cmq bello sapere che c’era). Ci sono poi delle ottime pasticcerie! Ecco, l’unica cosa, portatevi l’acqua ovunque, anche al ristorante e non fatevi tanti problemi a tirarla fuori a tavola, perché in Cina non si beve acqua a tavola, solo tè verde, e se gli chiedi l’acqua te la portano, ma calda!
3) Abbiamo notato che la vera attrazione di Hong Kong siamo noi! Più che noi, i bambini. Si voltano tutti a guardarli e molta gente ci ferma per strada per chiederci se possono farsi una foto con loro. Stranissimo. Non capisco. Vero che Mia e Zeno sono biondi con gli occhi azzurri, ma a Hong Kong ci sono stati per 99 anni gli inglesi… saranno ben avvezzi alla fisionomia europea… e invece no! Non vi dico quanto Mia fosse galvanizzata dal fatto che tutti volessero fotografarla!
SECONDO GIORNO!
Ci siamo svegliati con calma. Ecco, diciamo che quando siamo in vacanza non ci corre mai dietro nessuno e seguiamo sempre degli orari molto “fisici”. Facciamo quello che abbiamo voglia, quando abbiamo voglia pur seguendo una “traccia” precedentemente organizzata. Puntiamo subito al Mon Ma Temple. Un’esperienza davvero strana. È scuro, pieno di statue, a cui a gente fa offerte… Ma non in monetine e candele come si usa da noi, ma in cibo, quindi c’è chi porta le arance, chi un pesce crudo, chi verdura. Poi percorriamo a ritroso Hollywood RD, una via piena di negozietti d’arte, dove ci compriamo un quadro… adesso non resta che capire come imbarcarlo al ritorno!
Il Peak Tram è la tappa successiva. Ci arriviamo passando da Queen’s RD ai Midlevel con il Travelator (dei tapiroulant che uniscono le passerelle sopraelevate del livello più basso al Midlevel. Il tram porta direttamente a Victoria Peak, il punto più alto (e più chic) dell’isola. C’è foschia e quindi non restiamo a bocca aperta per il panorama da quella costruzione un po’ pacchiana che chiamano Wok, ma in compenso troviamo molto bello il sentiero che facciamo a piedi per tornare giù. Fa una strada diversa dal quell ache aveva fatto il tram in salita. Tutta in mezzo alla giungla. Ecco, Hong Kong è immersa in una giungla con cui lotta ogni giorno per non essere sopraffatto. Sono costantemente al lavoro eserciti di giardinieri che potano a tutto andare perché il clima umido e caldo fa avanzare il verde a una velocità impressionante. Il sentiero taglia il Pok Fulam Park e sebbene in discesa, coi bambini ci mettiamo circa 3 ore per arrivare fino ad Aberdeen. Normalmente credo che 1 ora sarebbe bastata, ma ci tenevano a camminare, c’era il sole, eravamo circondati dal verde e ce la siamo presa con comodo. Una volta arrivati ad Aberdeen, prendiamo un bus che ci riavvicina al centro. È un double deck, saliamo e lì ci riposiamo fino al capolinea. Ai bambini il double deck piace sempre da matti. Scendiamo in Central, torniamo in Hollywood RD a ritirare il quadro che avevamo comprato alla mattina e poi mangiamo noodles, polpette e ravioli per 10 euro in 4. Poi dritti a casa a fare un bel bagnetto!
TERZO GIORNO
La giornata non inizia nel migliore dei modi. L’idea era dedicare la giornata al divertimento dei bambini, andando all’Oceans Park. Ci vestiamo e proprio mentre stiamo per uscire Mia inizia a vomitare a zampillo. Di quei vomiti che vomita anche se beve un sorso d’acqua. Alla quarta volta dediciamo che è meglio darle qualcosa. Ma non abbiamo nulla per il vomito. Avevo dietro di tutto, ma nulla per il vomito. Da allora mi sono sempre portata anche le medicine per il vomito e nessuno ha mai più vomitato (che rabbia!!!). Inizio a preoccuparmi e mando Ric al mercato sotto casa a prendere dello zenzero, le faccio una tisana. Di solito funziona. Sni. La tiene dentro un po’, ma poi vomita anche quella. Allora mando Ric in spedizione alla ricerca di una farmacia. Ecco, abbiamo scoperto che in Cina le farmacie non ci sono. Non come le intendiamo noi. Non esistono le “nostre” medicine. Esiste la medicina cinese. Posto poi che cmq in pochi capiscono l’inglese! Però sono gesticoloni come noi, quindi tra gesti e inglese te la cavi sempre. Cmq Ric mi chiama dicendomi che le farmacie non esistono e per vedere se intanto la tisana aveva fatto effetto. No. Ergo… beh, vai in una farmacia tradizionale cinese! Mi torna a casa con una fialetta MINUSCOLA, con dentro delle pallette dorate MINUSCOLE. Amaaaaaaaaaare (le abbiamo assaggiate prima noi!!!) e poi le facciamo ingollare a Mia. Oh, non ci crederete. Le tiene nello stomaco. Recupera colore, beve e non vomita più… wow… sbalorditivo. Tempo due ore e siamo in grado di uscire e riprendere la nostra giornata e Mia (come nessuno di noi) è stata più male per il resto della vacanza. Probilmente si era scoperta di notte e l’aria condizionata l’aveva stroncata (non l’abbiamo più accesa, preferendo una sana sudata alla congestione). Ormai la mattina è andata, quindi niente Oceans Park. Puntiamo invece ai mercati di Kowloon così ci muoviamo a piedi e non prendiamo i mezzi (ehm… non avevamo voglia di ripetere l’esperienza sull’autobus delle Seychelles!). Partiamo dal mercato del nostro quartiere, per passare da quello delle stoffe (un intero quartiere di negozi e bancarelle di stoffe e cose per cucire), a quello dei pesci da acquario, a quello delle donne e infine, dopo il Tin Hau Temple (chiuso… mmmm!) arriviamo al mercato della giada. Poi siamo tornati a casa con la metro e ci siamo fermati al centro commerciale della zona a mangiarci dei ramen buonissimi.
Parentesi “rimedi della nonna”. I rimedi della nonna in vacanza sono un ottimo salvagente. Magari non avete dietro le medicine, magari non riuscite a spiegarvi in un’altra lingua, ma dello zenzero (vomito), una cipolla (male alle orecchie), dello yogurt (scottature), salvia e limone (pessima digestione) li potete e sapete comprare ovunque. Certo, se uno ha la febbre o gli viene l’influenza non è che con questi ti risolvi la giornata (infatti la tachipirina è sempre con noi), ma gli acciacchi che vanno e vengono in vacanza si possono quanto meno attenuare finché non trovate una farmacia con qualcuno che ci capisca dentro!
QUARTO GIORNO
Oceans Park, perchè una promessa e una promessa. I bambini sono stati bravissimi e si meritano una giornata interamente dedicate al loro divertimento. Sono eccitatissimi. Metro fino ad Admiralty e poi bus fino al parco.
Qui la giornata è intensa:
– Trenino steampunk che simula un sottomarino attaccato da un polpo gigante… brrrr!
– Carpe di ogni tipo e dimesione (Zeno va matto per i pesci… starebbe ore e ore a guardarli… Mia un po’ meno, ma si è rifatta facendosi quasi venire le lacrime per l’emozione del panda!)
– I panda (“sì, ma mamma… la prossima volta li vediamo liberi nella loro foresta però, che sono più felici”)
– Bird Theatre con gru, gufi, condor, colombe, pappagalli, tucani
– Parco giochi per bambini con tante attrazioni adatte proprio alla loro età
– Funivia panoramica sul Waterfront (per altro è una giornata limpidissima e quindi c’è un panorama strepitoso)
– Sea Theatre con lo spettacolo delle foche e dei delfini (però l’abbiamo visto solo noi perché Mia e Zeno si sono addormentati)
– Atol Reef E poi giù con la funivia, mezzi, ramen, casa.
Urge parentesi sulle “abitudini”. Come magari avrete notato, in vacanza (direi molto più che a casa) tendiamo a dare delle “abitudini” ai bambini. Delle cose che sanno che ci sono tutti i giorni e che gli danno sicurezza. Possono essere anche delle banalità, tipo fare colazione tutti i giorni nello stesso posto. In questa vacanza abbiamo sempre cenato al centro commerciale dove c’erano dei ramen buonissimi, oppure al ristorante del primo giorno. Loro sapevano sempre che alla sera saremmo andati lì, decidevano loro in quale dei due mangiare e questo dava loro una certa indipendenza e sicurezza. Ma può essere anche mandare un messaggino ogni sera ai nonni e sapere che il giorno dopo ti avranno risposto (certo… bisogna essere sicuri che rispondano, altrimenti ci restano male e non se lo scordano più), oppure farsi dare la buona notte dai nonni via skype… insomma, vi potete inventare quello che volete e a loro piace molto! L’importante è che sia una cosa che interessa a loro, che fanno loro, non che gli viene imposta dai genitori! Capite cosa gli piace e fatelo diventare un appuntamento fisso.
QUINTO GIORNO!
Ieri sera le previsioni davano brutto e quindi abbiamo deciso di andare a Macao. Ci siamo alzati con calma come al solito, ma abbiamo un po’ accelerato le procedure di uscita. Metro, Tsin Sha Sui, Canton RD, China Ferry Terminal. Qui abbiamo scoperto che andare da Hong Kong a Macao è proprio un viaggio. C’è il check-in, l’imbarco, cambia il timbro sul passaporto, ti fanno anche un minivisto. Il viaggio dura 55 minuti, ma ci abbiamo messo un po’ di più perché c’era il mare mosso (e metà dei passeggeri – noi no! – è stata male). Passati i controlli a Macao, ci siamo subito diretti in centro (si possono usare i pulmini dei casino/hotel come se fossero dei mezzi pubblici… o almeno noi l’abbiamo fatto e nessuno ci ha detto nulla… ma più o meno tutti facevano così e ci siamo adeguati anche noi).
Macao è una città-stato portoghese. Sembra Vernazza, ma piena di cinesi, che però parlano portoghese. Esperienza bizzarra, ve lo assicuro. Il centro assolutamente europeo (con tanto di chiese cristiane) è circondato dai palazzoni cinesi sempre un po’ fatiscenti, a loro volta circondati da casino pacchianissimi che svettano su tutto. Uno connubbio urbanistico certo non comune, tra l’orrido e l’affascinante. Ha il suo perché.
Siamo riusciti comodamente a vedere tutto al passo dei bimbi in 4 ore e ci siamo anche fatti una super merenda in uno dei caffé all’aperto del centro dove servono le crostatine alla crema tipiche di Macao. Sempre lì ci siamo anche comprati qualcosa da mangiare per cena sul traghetto al ritorno.
SESTO GIORNO!
Ieri è stata una giornata faticosa e sicuramente più interessante per noi che non per Mia e Zeno. E poi faceva freddo. Quindi oggi innanzi tutto ci alziamo quando i bambini si svegliano, in modo tale che recuperino tutto quello che devono. Nonostante questo, ci siamo stancati molto. I bimbi hanno infatti camminato meno del solito e quindi per noi è stata una gran fatica (che chiappe tenaci perché che mi stanno venedo!) Siamo andati a vedere due mercati bellissimi: quello dei fiori e quello degli uccelli ed entrambi ci sono piaciuti tantissimo! Ci abbiamo passato ore! Poi siamo andati al Wong Tai Sing Temple. Grandissimo e pieno di fedeli che arrivano a vagonate da tutta la Cina. Molti sono in pellegrinaggio dalle campagne. I bambini sono stati immortalati credo in almeno un centinaio di foto e un anziano ha addirittura chiesto a Ric se poteva farsi una foto con lui! (E io?! …ma nessuno la vuole una foto con me?!)
All’interno del tempio, pervaso (no, parola più opportuna, invaso) dal profumo degli incensi, c’è un gran bel giardino, raccolto e su più livelli, dove io e Ric abbiamo potuto riposarci, mentre i bambini sono stati liberi di perlustrare in autonomia. Si sono sentiti molto grandi! Al rientro siamo capitati a Tsin Sha Sui all’ora del tramonto e abbiamo deciso di fermarci a vedere il sole sparire dietro lo Skyline. Il voto serale per la cena è andato ai ristorantino di ramen e poi siamo andati mezzoretta in sala giochi a spendere qualche monetina.
SETTIMO GIORNO
Da Central abbiamo preso il double deck 70 e siamo andati ad Aberdeen. Lì ci siamo accorti di aver perso per un pelo il traghetto per l’isola di Lamma e, dopo aver provato un po’ quella sensazione che provavi alle superiori quando lisciavi l’autobus per andare a scuola, ci siamo lasciati “abbordare” da una coppia di anziani barcaioli (marito e moglie) che con il loro kaido ci hanno portato a destinazione. La moglie pareva assolutamente al comando della situazione, della famiglia e del kaido, ma appena lasciato il porto il marito le ha fatto un cenno e ha preso lui il timone. Quando la situazione si fa dura, entrano in campo i duri… e infatti appena abbandonato il porticciolo, il kaido ha dovuto fare lo slalom tra le navi cargo stracariche di container coloratissimi che andavano e venivano.
Nel porticciolo di Lamma siamo tornati alla tranquillità. Anzi, si fa fatica a credere che a mezzoretta di kaido c’è Hong Kong e a 4 minuti un’autostrada di navi cargo! Qui si possono vedere le famose case galleggianti, che una volta erano il marchio di tutta Aberdeen… poi il governo ha deciso di “ripulire” l’area e ora sono rimasti in pochi. Il porticciolo è bellissimo. Caratteristico, con queste case galleggianti e le palafitte.
Tutto il paesino è abbarbiccato sulla via principale, fitta di negozietti e ristorantini con le vasche dei pesci fuori e i tavoli che si affacciano sul mare.
Prendiamo il sentiero che parte dal fondo del paese e che ci porterà al paese all’altro capo dell’isola e da lì prenderemo (speriamo!) il traghetto che ci riporta a Hong Kong. In un’altra situazione magari sarei stata un po’ in ansia: e se camminiamo troppo piano e perdiamo l’ultimo traghetto? Ma devo dire che a Hong Kong (e probabilmente più ti allontani dale città e più è così) hai sempre la sensazione che alla fine qualcuno che ti dà una mano lo trovi e non ho dubbi che se avessimo perso il traghetto avremmo trovato qualcuno che col kaido ci avrebbe riportati in città! È un bel trekking che ci permette per la prima volta di vedere una realtà molto più verde, rurale, dai ritmi tranquilli. Dopo la salita che ci porta a un belvedere, si scende a una spiaggia, dove ci fermiamo a far fare ai bambini una bella pausa. Spiaggia e mare sono sempre rilassanti! Riprendiamo il cammino, ma non possiamo evitare una sosta per una tisana in un posto fuori dal mondo. Un locale-orto-trendyssimo avulso dal contesto in cui era. Non c’entrava nulla col resto dell’isola. Seppur all’aperto, messo su con cose riciclate e trovate in giro, riusciva a essere ricercato e molto accogliente: l’arredamento era tutto realizzato dal proprietario con oggetti trovati sull’isola e poi riciclati e tutto quello che bevevi o mangiavi era prodotto da lui. Ci siamo anche comprati qualche tisane da portare a casa!
Di nuovo sul sentiero, arriviamo all’altro paesino e quindi al traghetto, che stavolta non perdiamo e che ci porta a Central e da lì tra mall e passerelle arriviamo al ristorante richiesto per la sera dai bambini: quello del primo giorno. Poi casa, bagnetto e nanna!
OTTAVO GIORNO
Dragon’s Back. È un sentiero di circa 3 ore (senza bambini, noi ci abbiamo messo di più) che fa parte dell’Hong Kong Trail. Bellissimo saliscendi, con panorami stupendi sul mare, natura rigogliosissima. Cambiamo metro ad Admiralty, scendiamo a Shau Ki Wan e prendiamo il bus 9, strapieno (ma come al solito ci fanno sedere perché abbiamo i bimbi in braccio), che ci lascia all’imbocco del sentiero: Shek ‘o RD all’altezza di To Dei Wan Village. Da qui ci separano 10 km dalla meta: Big Wave Bay dove riprenderemo il 9. La passeggiata è bellissima, la giornata perfetta, sole, ventilata, i bambini camminano abbastanza, pranzo al sacco e all’arrivo ci siamo fermati alla spiaggia, dove noi ci siamo riposati e Mia e Zeno hanno giocato. Al rientro, in quartiere, ci siamo sbizzarriti nell’acquisto di té per tutte le nonne! E poi cena ramen.
Parentesi “acquisiti”. Non l’ho specificato, ma va da sé che mi sono rimaste attaccate alle mani non tante cose per i bambini… di più. Siamo tornati con una valigia di vestiti e magliette che ci hanno fatto tutta l’estate. E, alla faccia della brutta reputazione che hanno le “cineserie”, sono stati tutti capi che sono durati e che dopo il primo lavaggio non li ho trovati di 3 taglie in meno, o di un altro colore, o privi di cuciture!
NONO GIORNO
Oggi Tian Tan Buddha e Monastero di Po Lin con annesso Wisdom Path. La delusione della vacanza. Una baraccata per turisti. Due sole cose belle: la tratta di funivia, che regala panorami bellissimi di Lantan, e il Buddha che è enorme e toglie innagabilmente il fiato. Ma per il resto… tutto dove ti volti trovi roba finta tirata su di fretta per accogliere milionate di turisti. Bah. Poi Mia e Zeno si sono addormentati proprio ai piedi della scalinata che porta al Buddha e sono 250 fottuti scalini! Siamo arrivati su che avevamo cosce e chiappe da rugbysti… Appena visto il Buddha siamo scappati come ladri da quel casino e siamo tornati a Hong Kong, dove abbiamo fatto un giro per un centro commerciale dove Ric voleva comprarsi una toy camera e poi abbiamo fatto una passaggiata a caso per le vie della città. Cena al ristorante del primo giorno.
DECIMO GIORNO
Abbandoniamo l’isola di Hong Kong per vedere quella zona della città chiamata New Territories (praticamente la parte di Hong Kong che si sviluppa sulla terraferma, in Cina). Sono 50 km, poi c’è il confine con la Cina e per andare avanti ci vuole un altro tipo di visto. Abbiamo preso la KCR East da Kowloon Ton a Sha Tin, una delle New Town e quindi siamo andati allo Snoopy’s World, dove i bambini hanno giocato e fatto anche amicizia con altri bimbi! Abbiamo fatto due passi sul parco che si affaccia sul fiume e Mia ha anche voluto fare una foto a me e Ric abbracciati! E poi ce l’ha voluta fare anche Zeno… solo che Ric è venuto un po’ bianchiccio e intesito, col sorriso imbastito, per l’ansia che aveva che Zeno facesse cadere la macchina! Poi ci siamo incamminati per il Ten Thousend Buddha Temple. Ohhhhh! Spettacolare. Questo sì che è un tempio, una rivelazione assolutamente inaspettata, bellissimo, mistico, stupendo. Tanto per iniziare… a un certo punto la citta FINISCE e inizia la giungla. Così, da un momento all’altro. Ci si inerpica e lungo tutto il sentiero (sono 400 scalini) ci sono da entrambi i lati tutte le statue dorate dei monaci buddisti, divinità e guerrieri a dimensione naturale (fate conto circa 800 statue quindi). Arrivati su si apre lo spiazzo del tempio e dentro il tempio 10.000 – appunto – statuette di Buddha. ZERO TURISTI. Lungo il sentiero siamo anche stati avvicinati da un gruppo di scimmie. Emozionante. Puntavano al pranzo al sacco e sono andate a colpo sicuro da Zeno che era il più basso. Senza nemmeno pensare, l’ho subito preso in braccio… saranno anche state tanto carucce, ma avevano un po’ quel fare da teppistelle di periferia… non mi sono fidata. E ho fatto bene! Il capo famiglia ha anche dato un pugno al piede di Riccardo, così giusto per mettere subito in chiaro chi comanda! Furbette, ma tutto sotto controllo… lungi dall’essere moleste o aggressive… ci hanno solo provato! Ce ne erano anche di piccolissime! Cariiiiiine. I bambini potete immaginare con che occhi se le sono guardate. Perché vedere un animale libero è proprio un’altra esperienza rispetto a quelli dello zoo. Hanno un’altra luce negli occhi, che nello zoo non hanno e i bambini l’hanno avvertito subito. Ridiscesi alla New Town, abbiamo preso nuovamente la KCR e siamo scesi a Sheung Shui, un’altra New Town, proprio l’ultima, poi c’è il confine. Ormai di Hong Kong non c’è più nulla e si può dire che siamo in Cina. Cambia tutto. È come dire che New York sia l’America. O Londra sia l’Inghilterra. Che Tokyo sia il Giappone. È un altro campionato! Abbiamo visitato il mercato alimentare e ci ha colpiti tantissimo. Quanto cibo. Quanta frutta, verdura, legumi, cose essiccate che non avevamo MAI visto! C’era anche la parte dedicata ai pesci, che si comprano rigorosamente vivi… te lo ammazzano sul posto. Ora, raccontata così pare una cosa forte e magari un posto zozzo. Invece era tutto pulitissimo e i bambini erano totalmente coinvolti dall’esperienza. Ci avranno fatto almeno 200 domande! Poi KCR e cena ramen (“mamma però niente pesci vivi eh?!”).
UNIDICESIMO GIORNO
Tocca ai bimbi oggi. Hong Kong Disneyland! Non c’è bisogno di aggiungere altro no? Anzi, aggiungo solo che quello di Hong Kong è il Disneyland più piccolo. Niente a che vedere con quello di Orlando o di Parigi, MA proprio per questo motivo sicuramente molto più a dimensione dei nostri bambini di 3 e 5 anni che hanno goduto di TUTTE le attrazioni e che l’hanno potuto girare tutto. Ci siamo anche fatti mettere in croce nel negozio di giocattoli… ma vabbè, mica puoi portarli a Disneyland e poi dirgli che non possono comprare nulla. Però siamo stati chiari ancora prima di entrare alla mattina. Abbiamo fissato un budget e un gioco a testa. Stop. Lo sapevano, conoscevano le regole e non hanno fatto storie. In queste occasioni in cui c’è “tanta ciccia al fuoco”, consiglio sempre di dare delle regole super chiare prima, così sanno cosa aspettarsi e si adeguano. Le regole le si possono anche impostare insieme, basta che poi le rispettino tutti. La serata si chiude con lo spettacolo di fuochi d’artificio e la parata.
DODICESIMO GIORNO
Ieri e l’altro ieri abbiamo trottato parecchio e anche emotivamente sono state giornate impegnative. Quindi oggi relax in spiaggia! Col double deck 6 da Central siamo andati a Stanley, ci siamo fatti un giro sul lungomare, poi sull’imbarcadero, poi per le viette di negozi, abbiamo fatto le ultime compere compulsive e poi siamo andati in spiaggia dove ci siamo fermati qualche ora. Infine col bus siamo andati a Repulse Bay e anche qui ci siamo buttati in spiaggia. E per chiudere la giornata siamo tornati a Central dove Mia e Zeno hanno votato per il ristorante della prima sera. Poi a casa, bimbi a nanna e noi abbiamo preparato le valigie… domani si torna a casa!
TREDICESIMO GIORNO
Nonostante oggi si parta e ci sia anche brutto tempo, abbiamo tutta una giornata davanti visto che il check-in è alle 21.35. Trascorriamo la giornata a girin-girare per il centro, ma con la testa alla partenza non è la stessa cosa degli altri giorni. E poi arriva sera… ritiriamo il bagaglio al residence, ci facciamo portare in aeroporto e si torna a casa. Il volo fila liscio e i bambini dormono pressoché sempre. E anche arrivati a Milano, tutto fila liscio… e ci credo… abbiamo litri e litre di acqua! Tratto da – bagagliamano.wordpress.com