Esplorando il Vietnam… fai da te

L'eleganza di Hanoi, la bellezza di Hoi An, la frenesia di Saigon e la natura del Delta del Mekong
Scritto da: kasta83
Partenza il: 23/11/2013
Ritorno il: 08/12/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Cat Ba Town – 25/11/13

Dopo un viaggio stancante aereo-aereo-aereo-taxi-barca-bus, ieri sera siamo finalmente giunti nella nostra tappa iniziale di questo viaggio in Vietnam. Prima volta in Asia. L’impatto è cosi cosi; l’aeroporto di Ho Chi Minh City (HCM) in cui abbiamo fatto scalo non corrisponde al nostro ideale di aeroporto di città di 5000000 di persone: sporcizia, pochi negozi, pochi servizi in generale. Tant’è, siamo di passaggio solo per un volo interno che ci porta a Haiphong, a sud di Hanoi. Unici occidentali sul volo, ci facciamo qualche domanda. Un attivissimo tizio senza un braccio si prodiga a tirar giù bagagli dalla cappelliera salendo sul sedile, come se nulla fosse e ricambia il nostro sguardo incuriosito presentandosi dandoci l’unica mano rimasta: primo sorriso vietnamita. Ad Haiphong veniamo assaliti da orde di taxisti in cerca di una preda da sbranare; purtroppo non abbiamo alternative, dovendoci spostare in un porto fuori città. Tuttavia, nonostante le apparenze, il viaggio fila liscio, il taxista è onesto e non vuole abbandonarci nelle risaie per depredarci, bensì ci porta al punto di partenza delle barche per l’isola di Cat Ba, il porto di Dinh Vu. Qui ci imbarchiamo, sempre ovviamente unici occidentali, con abitanti locali dotati quasi tutti di motorini, tant’è che arrivati sull’isola rimaniamo da soli alla stazione dei bus, ad aspettare un’altra imbarcazione che svuota decine di altre persone, tra cui-finalmente- gente con occhi rotondi e pelle rosea. Dopo un’ora di bus si arriva a Cat Ba Town, una schiera di hotel di cemento un po’approssimativi su un lungomare fronte-baia carina. Individuiamo il nostro in una via laterale, evitando persone che vorrebbero venderci qualunque cosa. L’hotel Cat Ba Palace ci offre una stanza carina, pulita e abbastanza spaziosa per cifre vietnamite (57 $ per due notti a camera). Cena in locale internazionale (tra fuso e 30 h di viaggio non siamo pronti a cibo locale) e prenotazione per l’escursione del giorno dopo. Dopo 11 h di sonno ristoratore siamo pronti quindi a conoscere questo paese. L’escursione (Cat Ba Ventures) prevede la partenza da un porticciolo assieme a un’altra coppia, con una guida che parla molto bene inglese e altri 2-3 soggetti (tra cui il capitano della nave) non meglio identificati. Si inizia a esplorare la bellissima baia di Lan Ha, con faraglioni di calcare coperti da vegetazione fittissima che sorgono in mezzo al mare e attraverso cui, con ritmo assai tranquillo, passiamo. Lo scenario è meraviglioso e tra l’altro ben poche sono le imbarcazioni con turisti a bordo. Per questo abbiamo scelto come base Cat Ba, rispetto ad Halong City, da cui partono escursioni nella più celebre Halong Bay (patrimonio Unesco) che noi comunque raggiungiamo dopo un po’. Lo scenario è simile, ma con spazi più larghi e qualche imbarcazione in più. Dopo una breve visita a una grotta, ci concediamo un pranzo a base di pesce in barca e subito dopo un’oretta di fantastico kayak tra baie nascoste raggiunte attraverso tunnel nella roccia. Senso di pace estremo, sembriamo dei piccoli esploratori a confronto di imponenti massicci di roccia coperti da giungla. Tornati a bordo, proseguiamo il giro e ci fermiamo per un tuffo. Contrariamente a quello che pensavamo, infatti, il sole ha deciso di accompagnarci nella giornata con temperatura più che gradevole. Anche l’acqua è perfetta, il fondale non è granchè esplorabile perché un po’torbido, ma comunque l’acqua è pulita. Al rientro, ultime foto a un tramonto mozzafiato sulla baia.

Hanoi – 26/11/2013

Stamattina abbiamo effettuato un’escursione con la medesima agenzia di ieri per un mini-trekking di un’oretta nel parco nazionale. Sentieri tra la foresta fino alla cima (255 m) di una collina da cui ammiriamo uno splendido panorama sulle alture coperte da foresta dell’isola. Tornati a valle, sempre con la guida ci portano a vedere una grotta che durante la guerra era usata come ospedale dai vietnamiti. La grotta non è un granchè e la visita dura 10 minuti o poco più, ma tanto era comunque compresa. Tornati in città, ci prepariamo al viaggio-odissea verso Hanoi. Bus-barca-bus-bus. Ad Haiphong, gli unici occidentali del bus (ovvero noi 2 e una ragazza tedesca) vengono “scaraventati” al volo giu dal primo bus e, accompagnati da uno strano tizio dal lavoro ignoto, ci spostiamo nel bel mezzo di una trafficata rotonda del centro ad attendere l’ultimo bus. Non capiamo il criterio di tutto ciò, tant’è che dopo un paio di sigarette il tizio individua un bus con la scritta HANOI e, caricate le valigie, con il mezzo in movimento saliamo su di corsa tutti e 3 guardandoci e ridendo. Dopo circa 2 h e mezza di clacson, fermate improvvise a caricare gente per strada, musica e video vietnamiti da mettere a dura prova la nostra occidentale tolleranza. Un paio di episodi sono degni di nota: buttando distrattamente lo sguardo fuori dal finestrino, vedo un ragazzo steso a terra, incosciente, in una pozza di sangue, verosimile vittima di incidente motociclistico in un folle traffico simil-autostradale e una sola persona vicina a proteggerlo dalle macchine e moto che indifferenti continuano a passargli a 1 metro. Il secondo episodio è una donna che, a una fermata di circa 2 minuti per caricare alcune persone, sale sul bus per vendere frutta e altri alimenti non meglio definiti, che credo costino “offerta libera” perché non dà mai resto e raccoglie banconote senza controllare. Ma non è finita qui. Avvisati dall’hotel, abbiamo prenotato il nostro “prelievo” alla stazione degli autobus e capiamo il perché. In pratica, esiste una mafia dei taxi, per cui alla discesa dal bus veniamo assaliti da decine di persone che ci offrono passaggi e hotel con discreta aggressività, anche se comunque senza contatto fisico. Ci dileguiamo cercando qualcuno con una targa col nostro nome, che arriva dopo circa 10 minuti a bordo di un taxi regolare. Tuttavia, anche lui ha non pochi problemi per farci risalire sul taxi, che viene preso a bottigliate dal capo-mafia e ci costringe ad attraversare un paio di volte la strada con le valigie per cercare un posto sicuro dove salire. Folle, ma tipico di qui evidentemente. L’hotel Moment è stupendo. Pieno Old Quarter, una struttura lussuosa con personale giovane e ossequioso alla modica cifra di 55 dollari a notte con colazione. Ci riempiono di attenzioni, dal cocktail di benvenuto in poi. Al ragazzo che ci è venuto a prendere alla stazione e che ci porta in camera le valigie sporgiamo una mancia di circa 5 euro e lui rimane impietrito e, quasi vergognandosene, con mille inchini si ritira. La stanza è curata e pulita, c’è addirittura un laptop, oltre comunque a wifi gratuito in tutto l’hotel.

Hanoi -27/11/2013

La giornata inizia nel migliore dei modi, con una colazione alla carta ma tutto incluso. Pancake al miele da favola; il cameriere si indispettisce quasi che non abbia preso altro cibo! Partiamo quindi per una giornata per le strade di Hanoi. Iniziamo uscendo dal quartiere vecchio-già questa un’impresa perché si rischia di morire a ogni angolo- e ci dirigiamo al mausoleo di Ho Chi Minh, una spianata stile Piazza Rossa o Tienamen su cui campeggia un mausoleo in cui è racchiusa la salma dell’eroe nazionale. Chiusa al pubblico a novembre e dicembre per “cura della salma” che viene portata in Russia, giriamo sotto una leggera pioggerellina per l’area, che comprende anche il palazzo presidenziale, una pagoda e il museo intitolato allo zio Ho. Proseguiamo quindi per il Tempio della Letteratura, sede originaria della millenaria università di Hanoi, dove troviamo centinaia di studenti che festeggiano in abiti tipici il diploma o la laurea, difficile capirne l’età. Il tempio comprende una serie di cortiletti collegati, l’ingresso costa meno di 1 euro (e comunque il doppio per i turisti rispetto ai vietnamiti). Per pranzo ci facciamo portare in taxi al quartiere francese, che ci aspettavamo pieno di architettura coloniale e invece non è niente di che, forse perché, complice la pioggia e la fame, lo giriamo un po’sommariamente.

Ritornando verso il centro, costeggiamo il lago Hoan Kiem e ci addentriamo di nuovo per un tour senza punti di riferimento del quartiere vecchio. Si susseguono viene in cui si affollano negozi aperti sulla strada; alcune di queste portano i nomi dei prodotti che si vendono nei suoi negozi. Un susseguirsi di colori, profumi, volti, da riempire la mente di ricordi stupendi. Il traffico è se possibile ancora piu folle, i marciapiedi se esistono sono occupati da bancarelle e persone sedute su sgabellini intente ad oziare o mangiare o cucinare. Cani assieme a galline e gatti girano tranquilli, moto sfrecciano a 2 cm dalle persone e dagli altri mezzi di trasporto. È incredibile come nessuno si tocchi mai, sembrano macchinine azionate da un computer. Clacson ovunque, tanto che non ha più senso usarlo a nostro parere. Assenza totale di regole, ma forse proprio per questo tutti ci mettono un’attenzione molto più assidua nella guida rispetto a noi occidentali. Iniziamo ad abituarci, per cui per attraversare semplicemente si parte e si va senza tentennamenti; finora non ci è successo nulla, per cui funziona. L’impressione a fine passeggiata è di una metropoli asiatica come ce la possiamo immaginare tutti, solo che viverla è un’emozione particolare, scarsamente descrivibile. Non riusciamo a capire come cosi tanti commercianti possano sfamarsi, vendendo tutti le stesse cose, uno attaccato all’altro; non capiamo nemmeno dove vadano di continuo tutte queste persone a ogni ora del giorno. Fa sorridere incrociare turisti spaventati al pari di noi, ci si scambia sguardi di fratellanza del tipo “ma dove siamo finiti?”. Per domani abbiamo prenotato una gita a Tam Coc, con tanto di biciclettata tra risaie; tempo permettendo…

Hanoi – 28/11/2013

L’escursione prenotata con Handspan si è rivelata ottima. A riguardo, c’è da dire che Hanoi pullula di agenzie di viaggi ad ogni angolo, che propongono escursioni per pochi dollari. Diffidate assolutamente se volete qualche sicurezza! Sono procacciatori di clienti che consegnano il turista a guide inesperte e con zero sicurezze. Noi abbiamo speso tanto per questa escursione a Tam Coc (80 euro a testa), ma a posteriori ne siamo più che soddisfatti. Innanzitutto è stato un tour privato: noi 2, la guida e l’autista della macchina. Orario di partenza quindi deciso da noi. La prima sosta è stata ai templi di Hoa Lu, vecchia capitale del Vietnam intorno all’anno 1000. Si visitano 2 tempietti dedicati ai re di allora e poco altro. Dopodichè inforchiamo delle ottime mountain bike e assieme alla nostra guida pedaliamo in mezzo alla “Halong bay su terra”. La strada scorre tra vallate ricavate in mezzo a questi faraglioni di calcare coperti da vegetazione che rendono l’ambiente unico; attraverso deviazioni lontano dai percorsi turistici, passiamo in mezzo a villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Ci chiediamo di cosa viva questa gente, poi li vediamo con i cellulari in mano e la nostra guida ci spiega che per 25 $ chiunque può permettersi un cellulare. Arriviamo dopo circa 15 km di pedalate a un ristorante dove raggiungiamo i bus dei tour organizzati che si sono persi un’esperienza meravigliosa e dopo pranzo ci spostiamo ancora fuori da itinerari turistici propriamente detti, per quello che è comunque un must di questa zona. Saliamo su una barchetta condotta abilmente a remate (per quasi 2 h!!) da una donna del posto che potrebbe avere 30 o 70 anni, che ci conduce lungo i fiumiciattoli che si insinuano tra le alture calcaree. Il paesaggio è forse più emozionante ancora della baia di Halong, perché a far da contorno a tanta maestosità è un silenzio di tomba. Di tanto in tanto spuntano oche, cani lungo la riva, uomini e donne che lavorano nei campi tra un fiumiciattolo e l’altro. Entriamo anche in una grotta dove dobbiamo chinare la testa per passare e all’uscita il panorama è ancora più impressionante! Veramente una bella esperienza, anche perché avremo incontrato sì e no 2 altre imbarcazioni con a bordo massimo 2 turisti ognuna. Qui sta gran parte della differenza con gli altri tour. All’arrivo, mentre prepariamo la mancia per la nostra rematrice indefessa, lei tira fuori il cellulare e chiama qualcuno, tanto per dipanare i nostri dubbi su di cosa viva questa gente ai bordi di ruscelli sperduti per vallate. Tutto il mondo è paese e la copertura telefonica (e spesso anche wifi) è probabilmente migliore qui che in Italia. Ripartiamo quindi per Hanoi e man mano che ci avviciniamo alla metropoli ovviamente il traffico aumenta. Sono dei geni assoluti, comunque, si muovono come degli automi senza toccarsi mai, macchine, camion e motorini. La maggior parte delle persone indossa la classica mascherina da medico sul viso. Le donne in particolar modo e, ci hanno spiegato, questo accade per 3 motivi: proteggersi dall’inquinamento, coprirsi la faccia dal sole (sono degli specie di Michael Jackson che odiano la pelle scura) e per non farsi vedere dagli uomini, che pare siano abbastanza insistenti con le donne. Infatti, abbiamo notato che tendono abbastanza a squadrare le donne occidentali per strada.

Huè – 30/11/2013

Cambia la geografia e cambia il clima, ahinoi. Appena atterrati a Huè pioggia che ancora non ha smesso. Questo ha influenzato i nostri umori e quindi la nostra giornata. Huè è stata capitale imperiale dal 1800. È famosa per la cittadella imperiale e per le tombe degli imperatori. Essendo tuttavia queste ultime un po’fuori città, ci siamo accontentati della prima. Sotto un diluvio incessante, abbiamo pagato i nostri circa 4 euro (sarà il clima, ma non li merita) per aggirarci tra strade perpendicolari e templi e palazzi in rovina, dato che tutto è stato raso al suolo ripetutamente, l’ultima volta alla fine della seconda guerra mondiale. Pian piano stanno ristrutturando alcuni edifici, ma la sensazione che abbiamo è di aggirarci tra macerie, per di più sotto la pioggia. Ripeto, probabilmente il nostro umore influenza tutto oggi, però 4 euro in Vietnam sono francamente troppi per questo. Fuggiamo e rientriamo in hotel (Orchid, ottima honeymoon suite e servizio impeccabile), e dopo un po’usciamo giusto per pranzo e per qualche acquisto in un negozio gestito da ragazzi sordomuti, che hanno prodotti vari oggetti con il cui ricavato sovvenzionano un centro cardiochirurgico infantile di Huè: soldi ben spesi. Per chiudere con un po’di ottimismo, ieri sera abbiamo ceduto e siamo andati a cena al Mediterraneo ad Hanoi, gestito da italiani veri. Cena perfetta, proprio non riusciamo ad abituarci a pieno al cibo vietnamita…ci voleva però!

Hoi An – 30/11/2013

Con un bus open tour prenotato dall’hotel (6 $) raggiungiamo in circa 4 h Hoi an, patrimonio dell’Unesco. La cittadina è una rete di viuzze con case basse, affacciata su un fiume. È sempre stata un porto, per cui ha subito influenze storiche cinesi, giapponesi e francesi e quello che ne deriva è una chicca con un centro storico delizioso. Basterebbe passeggiarci per passare un paio di giorni rilassati, ma due sono le principali cose da fare. La prima, con un biglietto di circa 4 euro, è visitare templi, case antiche e sale per assemblee risalenti a diverse epoche. Il biglietto dà accesso a 5 luoghi a scelta su una ventina. Si tratta di brevi visite, spesso guidati dagli abitanti delle case o da guide, ma comunque ogni abitazione o tempio non porta via più di 5-10 minuti. L’altra attività è lo shopping, in particolare l’abbigliamento. A ogni angolo si incontrano negozi di abbigliamento, ma soprattutto sartorie artigianali. Difficile scegliere e riconoscere le migliori, noi ci siamo affidati al nostro hotel (Ha an, ottimo) che ci ha consigliato Be Be. In pratica non è un negozio, ma una vera esposizione di tessuti con qualche manichino. Ci si accomoda a sfogliare riviste di moda occidentali e si sceglie qualunque abito si voglia (dalle mutande all’abito di cerimonia); ti prendono le misure e ti fanno scegliere tessuto (toccando con mano le tele impilate sui ripiani), colore, modello. Domani dovremmo ritirare le nostre ordinazioni. Il prezzo non è bassissimo, ma considerando che è roba artigianale e di qualità in Italia ce lo scordiamo. Il tutto ovviamente con la massima attenzione al cliente, che viene foraggiato con bottigliette d’acqua e non viene mai abbandonato da almeno una commessa che ti guarda, aspetta con te e sorride. Domani vedremo l’esito. L’insieme comunque è qualcosa di molto pittoresco. Mettete comunque in conto di essere assaliti a ogni metro da donne (soprattutto) che vi invitano a visitare il loro negozio, a fare un massaggio, a mangiare,..Il luogo d’altronde è molto turistico, ma vivibile, almeno in questa stagione. La sera, dopo la cena, un cocktail lungo il fiume ci consente di ammirare le luci di questo incantevole paesino.

Saigon – 01/12/2013

Ritirati gli abiti commissionati, eseguiti in maniera pregevole, abbiamo oziato ancora fino a metà pomeriggio per Hoi An. Siamo rimasti particolarmente colpiti dal progetto Reaching Out, un’associazione che aiuta ragazzi disabili a inserirsi nel mondo del lavoro. Abbiamo visitato sia il negozio in cui si vendono oggetti per la casa e di artigianato prodotti da loro, sia una caffetteria dove le cameriere sono solo ragazze sordomute, le cui ordinazioni si fanno scrivendo su un foglio di carta. Un’oasi di pace, un the in silenzio. Progetto ammirevole, prodotti del negozio fantastici, a prezzi non proprio vietnamiti, ma si tratta pur sempre di commercio equo e solidale. Con auto privata organizzata dall’hotel, raggiungiamo Danang dove prendiamo un volo per Saigon (oggi Ho Chi Minh City). Ci rendiamo subito conto del cambio di ambiente nel percorso dall’aeroporto all’hotel (Beautiful Saigon 3); il traffico è folle come a Hanoi, ma la città è una metropoli immensa e molto più occidentalizzata, nel bene e nel male. Il tempo di una cena veloce in una delle vie più frequentate dalla movida (e, purtroppo, da una forma di prostituzione semi-palesata, del tipo occidentali di mezza età accompagnati da giovani vietnamite per mano o peggio) e poi a letto.

Saigon – 2/12/2013

Abbiamo iniziato la giornata seguendo l’itinerario a piedi consigliato dalla Lonely Planet, che tocca il centro cittadino. Non un granchè a dire il vero, se non un paio di palazzi degni di nota e qualche hotel storico di lusso in stile francese. Sulla città domina la Bitexco Tower, una torre su cui si può salire fino alla terrazza panoramica, ma che noi abbiamo evitato dato il prezzo elevato. Finito in un paio d’ore il giro, ci siamo spostati in taxi alla Pagoda dell’imperatrice di Giada, un tempio buddista di rilievo, un po’fuori dal centro, meritevole di un giro veloce.

Il pomeriggio l’abbiamo dedicato interamente al Museo dei residuati bellici, il museo dedicato per lo più alla guerra americana in Vietnam. Il museo ci ha lasciati di stucco: in Italia si sa poco o nulla della guerra in Vietnam, sicuramente meno di quello che abbiamo imparato oggi. La mostra su 3 piani espone fotografie di manifestazioni in vari Paesi del mondo contro la guerra, armi e bombe usate dagli americani contro i viet-cong nonché aerei militari e carri armati esposti all’esterno; il forte della visita però sono le fotografie di guerra, che occupano il secondo e il terzo piano. Ci sembra incredibile come tali crimini di guerra siano stati eseguiti dagli statunitensi, che si proclamano salvatori della democrazia e della pace nel mondo e soprattutto di come, pur giudicati da tribunali internazionali colpevoli di crimini di guerra, non abbiano risarcito di un centesimo questa nazione. Per stomaci forti le foto delle torture subite dai viet-cong, soprattutto la sezione dedicata alle armi chimiche che hanno causato per anni a venire gravi deformazioni corporee, tumori e malattie varie sia ai vietnamiti che ai soldati americani rientrati in patria. Un museo comunque imperdibile se viene in Vietnam. A cena ci siamo concessi un altro “lusso” italiano da Ciao Bella, il cui direttore è un bergamasco che ha rivisitato la cucina italiana con gusto. Ottime, anche se molto piccanti, le polpette di agnello e chorizo con polenta, che con 30° fuori mi hanno letteralmente fatto sudare!

Can Tho – 3/12/2013

Sempre con Handspan, avevamo prenotato dall’Italia una gita di 2 giorni nel delta del famoso Mekong. Questa volta non siamo soli, ma in compagnia di un simpatico architetto egiziano appassionatissimo di frutta e piante tropicali e di una coppia di ragazzi parigini. La guida anche è simpatica, per cui si crea subito un bell’ambiente. Arrivati a My Tho, saliamo su una barca sul fiume che ci porta su un’isoletta tropicale che iniziamo ad esplorare con la bicicletta. Ci fermiamo ad ammirare le piante di banani e cocco, oltre che altri diversi frutti a noi ignoti. Abbiamo poi anche la possibilità di assaggiarne alcuni in un villaggio dove ci fermiamo per un the. Davvero squisiti, direttamente dagli alberi! Ci fanno anche vedere come producono degli squisiti dolci al cocco partendo dalla noce fino all’incartamento. Proseguiamo poi a ritmo serrato con carrettata a cavallo e poi salendo su imbarcazioni a remi che ci conducono in mezzo a canali contornati da mangrovie. Tipico ambiente tropicale, di quello che uno si immagina di trovare a queste latitudini. Caldo umido, ma non terrificante. Tutto intorno riso, cocco, banane e frutti tropicali. Dopo pranzo a base di uno strano pesce a forma di orecchio di elefante e altri piatti tipici vietnamiti, partiamo per Can Tho, la più grande città della regione. Non c’è molto da visitare in città, ma domani mattina presto andremo al mercato galleggiante di Cai Rang, un vero must della zona.

Phu Quoc – 4/12/2013

La gita al mercato galleggiante non è stata un granchè. Il motivo è che in questo mercato vengono a fare la “spesa” i venditori al dettaglio dei mercati locali, comprando la merce da grosse barche “all’ingrosso”; pertanto, bisognerebbe forse venire alle 4-5 di mattina quando questo avviene, poiché alle 9 è calma piatta. Più interessante è stato senz’altro il mercato locale di Can Tho, dove in bella mostra si possono vedere rigorosamente vivi una vasta gamma di pesci, anguille, rane,etc, assistere a un’autopsia di un’anatra, all’acquisto di pesci vivi che vengono letteralmente sgozzati al momento del pagamento (dicesi pesce fresco). Insomma, un campionario di attività commerciali unico, completato da splendidi frutti e ortaggi dai colori accesi, come solo in queste regioni si possono trovare. Successivamente, ennesimo tour tra canali e orti, un po’ripetitivo rispetto al giorno prima. Dopo pranzo, ci dividiamo dai nostri simpatici compagni di avventura perché noi proseguiamo per 3 giorni di totale relax al mare.

Phu Quoc Island – 5-6/12/2013

Alloggiamo al Cassia Cottage, un resort situato lungo Long Beach, sulla costa ovest dell’isola, dove la maggior parte dei resort si trova. L’isola (a meno di un’ora di volo da Saigon, verso la Cambogia) è ancora discretamente selvaggia, sono relativamente poche le strutture alberghiere, ma nel giro di qualche anno è probabile che non sarà più cosi. L’afflusso di turisti non è esagerato, probabilmente per la bassa stagione, e l’impressione generale è di totale rilassatezza, che è poi quello che noi volevamo. Il resort non è di lusso, ma di alto livello ed ecocompatibile. Nessuna tv, niente animazione; il posto ideale dove concedersi un break. La spiaggia è lunga ma abbastanza stretta, la sabbia bianca e il mare limpido, ma purtroppo popolato di meduse, per cui il bagno in sé non è rilassante. Il primo giorno abbiamo affittato un motorino e girato per la parte sud dell’isola. Le strade sono ancora in costruzione e i tratti asfaltati ancora poco, il che ha reso la giornata una piccola avventura inaspettata, ma divertente. Si possono raggiungere villaggi di pescatori fuori dalle rotte turistiche, spiagge deserte e ottimi ristoranti sulla spiaggia dove si è sicuri di mangiare pesce appena pescato. Noi abbiamo anche visitato delle cascate al centro dell’isola, raggiungibili con una camminata di 20 minuti, dove è possibile fare il bagno, almeno ora che la stagione secca è all’inizio. Bella esperienza, anche perché l’acqua era abbastanza tiepida.

A fine giornata, dopo tratti di sterrato e passando in mezzo a cantieri stradali, ci divertivamo quasi con il nostro cinquantino, senonchè poco prima del rientro (ovvero nell’ora di picco del traffico), siamo passati per Duong Dong, la cittadina più grande dell’isola: traffico infernale se si è alla guida e si è occidentali (niente in confronto alle grandi città sul continente, ma tutto è relativo!), assenza totale di regole stradali, clacson a gogò e..che Dio ce la mandi buona!Per le cene, a parte la prima sera, ci siamo concessi dell’ottimo pesce fresco a prezzi per noi stracciati (10 euro in due, da riempirsi lo stomaco!) al mercato notturno di Duong Dong. Assolutamente consigliato rispetto ai ristoranti dei resort o quelli lungo Long Beach. Per finire questi due giorni di relax ci siamo concessi un massaggio di un’ora nel nostro resort per circa 15 euro a testa: ci voleva!

Saigon – 7/12/13

Rientrati a Saigon, abbiamo trascorso l’ultimo giorno tra il mercato di Ben Thanh (evitatelo se non vi piace essere toccati da commercianti insistenti) e il Palazzo della Riunificazione. Senz’altro piu toccante il museo di ieri, questo palazzo era sede del presidente del Vietnam ed è famoso per lo sfondamento del suo cancello di ingresso da parte dei Viet-cong (una delle immagini emblema della guerra). L’interno è un susseguirsi breve di stanze dove vengono accolti tuttora i politici stranieri e comunque tutto in un’aura di comunismo che sa un po’di “bei vecchi tempi”. Se vi avanza un’oretta a Saigon, fateci un salto. Per finire la nostra vacanza, ci siamo concessi un cocktail su una terrazza del grattacielo dello Sheraton Hotel con vista sulla città; a dire il vero, da qui al tramonto si intuisce meglio il livello di smog che copre le case del centro, ma comunque è un bell’arrivederci a questo Paese che ha sconvolto un po’ le nostre aspettative, ma che merita di essere visitato perché ancora relativamente poco conosciuto da noi italiani.



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