Giordania on the road 4

Nove giorni intensi e coinvolgenti fra i tesori di questo affascinante Paese
Scritto da: Bir_Katia
giordania on the road 4
Partenza il: 17/04/2013
Ritorno il: 26/04/2013
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Abbiamo prenotato il volo con la Turkish, un paio di mesi prima, a 350 euro con scalo a Istanbul. Il tour lo abbiamo organizzato con la Atlas Tour, già utilizzata da diversi viaggiatori di cui abbiamo letto i resoconti: dopo varie ricerche su internet, e dopo aver anche valutato l’affitto di un’auto o la prenotazione diretta con un autista il cui nominativo era riportato in diversi racconti di viaggio (Sabbah), ci siamo affidati a quella che, a torto o ragione, ci è sembrata la migliore offerta. La Atlas si è occupata anche della prenotazione degli hotel, delle escursioni, delle entrate nei diversi siti. Il tour è stato costruito praticamente insieme, e gli alberghi sono stati tutti proposti dalla sottoscritta. Essendo però il mese di aprile un periodo di alta stagione, molti erano già al completo, per cui abbiamo ripiegato su altri raccomandatici dall’agenzia. E’ questo il fatto decisivo che ci ha convinto a rinunciare ad una vacanza fai da te, il timore di dover perdere molto tempo a trovare la sistemazione per la notte nei vari luoghi. E, a conti fatti, devo dire che ci siamo trovati molto bene.

Prima di tutto mi preme dire che se il tempo (vi) stringe, vi sono luoghi assolutamente evitabili, altri da non perdere. Tra questi ultimi non si possono tralasciare Petra, Siq al-Barid (piccola Petra) e il Wadi Rum. Un giorno ad Amman è più che sufficiente, Karak è una tappa evitabile (un castello quasi completamente in rovina), Dana Reserve un posto molto suggestivo, ma ottimale solo per chi ama il trekking, diversamente – a parte un panorama stupendo – non ha molto da offrire. Le sorgenti di Hammamat Mai’n evitabili. A Petra occorre stare almeno due giorni, eventualmente comprensivi di Siq al-Barid, a meno che non siate dei gran camminatori: godersi l’entrata in Petra, riuscire a visitare le tombe reali, il centro, ed arrivare alle due vette del sacrificio e del monastero richiede un tempo non circoscrivibile in un solo giorno. Se avete solo quello, o provate a fare tutto, ma porrete molta meno attenzione ai particolari, o dovrete rinunciare a qualcosa. Nel Wadi Rum consiglio, oltre alla notte nella tenda beduina, il tour in jeep di 4/5 ore, per arrivare ad alcuni dei tesori che questo deserto nasconde.

Primo giorno

Siamo arrivati, con un’ora abbondante di ritardo, alle 4 di notte all’aeroporto. L’autista, Joseph, era lì ad aspettarci. Abbiamo cambiato il minimo indispensabile per il visto (20 jd; 1 € = 0,92 JD) e per qualche prima piccola spesa il giorno successivo, perché in aeroporto il cambio non è buono. Joseph ci ha subito accompagnato in hotel, poche ore di sonno, e alle 9 eravamo pronti per partire. Il primo giorno ci siamo organizzati in autonomia, per poi iniziare il tour solo il giorno successivo. Al mattino abbiamo visitato la cittadella, non entusiasmante a dire il vero: per questo motivo abbiamo scelto di avvalerci di una guida che ci spiegasse meglio il sito. Abbiamo avuto la fortuna di trovarne una guida che parlava italiano, Mazen, che ha dato senz’altro valore aggiunto alla nostra visita. Eventualmente chiedete di lui, se c’è ancora.

Abbiamo pranzato all’Hashem, posto spartano ma buono, spendendo molto poco (7 JD in tre). Dopo pranzo abbiamo visitato il Teatro Romano, dopo di che ci siamo persi per le strade della città vecchia. Non abbiamo osato entrare nella Moschea di Hussein, ci sentivamo a disagio. Abbiamo fatto una pausa per un the alla menta e narghilè all’ Umsiat Amman (locale carino con balconata su Amman, situato 200 m dopo l’Hashem: ma potete chiedere proprio al proprietario dell’Hashem, signore socievole e un po’ fanfarone, è lui che ci ha portato!) , ottimi dolcini all’ Habiba, e poi nel tardo pomeriggio abbiamo camminato fino a Rainbow Street, la via ‘bene’ di Amman, fino al Reem Shawarma (o Reem Cafeteria, come lo chiama la guida) per gustare i suoi famosi panini kebab: davvero nulla di eccezionale. Abbiamo fatto ritorno in hotel in taxi (3/4 JD).

Larsa Hotel: struttura carina soprattutto nelle parti comuni, le camere disposte attorno ad un cortile centrale, con rampicanti che arrivano fino a terra. Le camere però, apparentemente carine, sanno di vecchio e anche sporco, odore senz’altro causato dalla moquette non troppo pulita. Particolari non curati, o meglio tralasciati, come un mobile rotto e scotchato, e la cornice della porta del bagno completamente mancante. Colazione discreta. Considerando anche la lontananza dal centro (8° circle) è un posto che non consiglierei.

Secondo giorno, inizio del tour: Madaba, Monte Nebo, sorgenti di Hammamat Ma’in, Karak

Madaba: visita veloce (forse troppo veloce) e solo della Chiesa di San Giorgio e della cartina-mosaico. A nostro avviso la città era da approfondire un po’ meglio. Tappa successiva al Monte Nebo: panorami mozzafiato e la sensazione di essere sicuramente su una terra dove eventi cruciali accaddero millenni fa, ma la folla era tale da aver sopraffatto ogni emozione o ogni tentativo di meditazione sul significato storico e sociale di quel luogo. In ogni caso una tappa qui è consigliabile. Ma meglio arrivarci il mattino presto, prima delle orde di turisti scalmanati. Hammamat Ma’in: luogo abbastanza spartano con sorgenti naturali, alcune cascate e due o tre (non più che) pozze d’acqua molto calda. Il luogo è carino ma non entusiasmante, il biglietto costa 15 JD (quindi caro), l’acqua non è pulitissima. Non è affatto un posto irrinunciabile. Oltre al fatto che, essendo frequentato prevalentemente da gente del posto, per noi donne è davvero imbarazzante mettersi in costume. Per rispetto nei loro confronti è forse più corretto fare il bagno in pantaloncini e maglietta, considerando che le donne giordane si immergono completamente vestite di tunica fino ai piedi, e velo.

Lasciamo il posto nel primo pomeriggio e ci dirigiamo a Karak. Essendo già tardi, facciamo subito pranzo al ristorante accanto all’entrata del castello (mi sembra si chiami Rest House): pranzo a buffet poco tipico e molto turistico, 10 JD a testa. Se siete alla ricerca di un pasto normale, pur di mangiare, può andare benissimo. In caso contrario, optate per qualcosa di più tipico.

Come già scritto, l’attrattiva forse unica di Karak è l’ enorme castello un tempo certamente imponente, ora non più che qualche rudere, e stanze vuote e corridoi sotterranei. Quello che affascina di questo luogo è il panorama che offre a 360°, e che potrebbe di per sé valere la visita. Pernottiamo a Karak, e quindi ceniamo in paese, in un posto che non riesco ad indicare perché non porta nemmeno un nome scritto in occidentale. Kebab ottimo e hummus: sarà una delle cene migliori della vacanza. Terminiamo il pasto con una fumatina di narghilè. Dormiamo al Al Mujib Hotel: anche per il pernottamento Karak non offre moltissimo, e questo hotel mi sembra un buon compromesso. A noi hanno dato una doppia (la 209 se non erro) molto ampia, quasi una deluxe a vederla, e con un bagno nuovo e pulito. Come ho letto in altre recensioni, anche quella sera era in corso un matrimonio. Il rumore della musica era assordante, ma la nostra camera era l’unica un po’ riparata. In ogni caso al ritorno dalla cena, alle 23,30 era già tutto terminato. Punti negativi dell’hotel: distanza dal centro (4/5 km, troppi per chi è senza auto, gestibilissimi invece per chi ha un mezzo) e colazione davvero molto scarna.

Terzo giorno: Dana Reserve

Come già anticipato, il posto, come si presenta dal centro visitatori, è una grande vallata che da 1500 metri di altezza scende fino a 50 metri sotto il livello del mare, terminando in una valle simile a un’ ampio canyon. La vista dalla terrazza del centro visitatori è mozzafiato, si vorrebbe restare lì per sempre. Ma in realtà siamo lì per altro, e le camminate che ci propongono sono eccessivamente impegnative, e richiedono un tempo che noi non abbiamo, dalle 4 o 5 ore minimo per scendere fino a valle o raggiungere un Camp lì in zona (3 ore). Senza guida le possibilità non sono molte, e noi non vogliamo impiegare lì più di un paio d’ore. In questo tempo e in autonomia ci dicono che possiamo solo percorrere un primo pezzo della discesa a valle e ritornare indietro: alternativa obiettivamente deludente, speravamo in qualcosa di più accattivante, ma non abbiamo né la voglia né il tempo né l’attrezzatura per impegnarci in camminate più difficoltose/durature. Per cui se siete amanti del trekking e della natura ed avete almeno una mezza giornata da dedicarvi, questo è il posto che fa per voi. Diversamente, evitate.

Il villaggio di Dana è un gruppo di poche case in pietra. Il piccolo resort sta, ahimè, ampliando il numero delle camere, ma le costruzioni sono in pietra, quindi sembra che il tutto – per ora – si sposi bene con la natura circostante. Abbiamo pranzato sulla terrazza, spartana, del Dana Guest house. Forse perché erano già passate le 14, o forse perché non c’era nessun altro, ma eravamo gli unici ospiti: break davvero piacevole in un contesto suggestivo. Varie pietanze locali vegetariane, 15 JD in tre (Joseph non paga quando ci accompagna).

Dopo Dana, tappa ‘volante’ a Shobak solo per qualche foto da fuori: Joseph infatti ci dice che possiamo entrare, ma sono in corso lavori di ristrutturazione, quindi tutto il complesso è un po’.. pericoloso. Da fuori sembra più integro di Karak, ma non so dire altro. Ripartiamo, ed alle 16 siamo già a Wadi Musa. Prendiamo possesso delle nostre stanze al Rocky Mountain hotel, da me scelto, e subito ci incamminiamo verso il centro. Wadi Musa è la città dove si trova l’ingresso a Petra. E’ sviluppata sulle colline/montagne circostanti, fino a scendere a valle, dove si trova il ‘centro’ del paese, nonchè l’entrata alla più celebre attrattiva giordana. Scendiamo fino al centro a piedi, circa 2km, la salita la rifaremo in taxi per 2 JD. Ci accomodiamo al celebre Cave bar, locale ricavato da una tomba nabatea: location particolarissima, dentro molto bello, fuori un portico terrazzato molto carino, ma circondato/inglobato dal Petra Guest House, di cui ne utilizza la toilette. Abbiamo preso tre mojito davvero imbevibili, spendendo, tra tasse servizio e varie ed eventuali non specificate nel menù, ben 30 JD, quasi di più che se avessimo fatto.. due cene! Consiglio di vedere il posto e poi accomodarsi altrove. O ordinare qualcosa di poco pretenzioso, sia nel prezzo che nella preparazione! Torniamo in hotel in taxi per una doccia, e riscendiamo per cena. Questa volta ci fermiamo alla zona intorno alla rotonda (Shaheed Roundabout), piena di ristorantini, e mangiamo al Al-Arabi Restaurant. Kebab, shawarma, felafel, hummus e ful, tutto molto buono e spendiamo 16 JD in tre. Sulla rotonda si affaccia una ‘pasticceria’, vi si accede tramite alcuni scalini: non ci andate, a noi hanno senz’altro gonfiato il prezzo di parecchio. 6,5 jd per pochi dolcini. Ho chiaramente polemizzato, a posteriori avrei dovuto lasciare i dolci e uscire, ma alla fine abbiamo pagato, però ci siamo ripromessi che non saremmo tornati e anzi gli avrei fatto una pessima pubblicità. Vicino alla moschea, in una stradina secondaria in discesa, il giorno successivo abbiamo invece trovato un altro negozietto che per una maggior quantità di dolcetti ci ha fatto pagare 2 JD! Gestito tra l’altro da un ragazzo gentile che prima di comprare ci ha fatto assaggiare quasi tutto (senza pagare!). Essendo più vicini all’hotel, torniamo a piedi. Ma gli ultimi 100/200 m sono di salita abbastanza impegnativa.

Rocky Mountain Hotel: piccolo albergo semplice ma grazioso, gestito da una signora europea molto gentile, dispone di camere piccole ma pulite, con bagni davvero mignon. Dalla balconata dell’hotel si gode un panorama stupendo sulla vallata di fronte, posto ideale dove godere del tramonto sulle montagne che circondano la mitica Petra. Nella piccola hall ci sono the e caffè (nescafè) a disposizione. La struttura dispone anche di connessione wi-fi gratuita. C’è acqua calda fino alle 10 di sera. La mattina della nostra partenza non c’era proprio acqua, ma a causa del razionamento governativo della stessa. La Giordania vede infatti costantemente diminuire le proprie risorse idriche, il Mar Morto stesso si sta lentamente prosciugando, e la gestione dell’acqua sta diventando un serio problema. Consiglio per tutti noi turisti: concorriamo a non abusarne!

Quarto giorno: finalmente il GRANDE giorno è arrivato, Petra ci aspetta! Inizialmente con l’agenzia avevamo concordato un solo giorno, ma in seguito a vari suggerimenti, abbiamo optato per vedere Petra in due giorni. Ed è stata una scelta azzeccata: non c’è altro in Giordania che valga quanto Petra. Entrata per un giorno 50 JD, entrata per 2 giorni 55 JD, ma bisogna fare il biglietto complessivo subito.

Non sto a dettagliare cose già mille e mille volte scritte e dette. Mi limito a dare qualche particolare. Noi – tramite l’agenzia – abbiamo preso una guida per un paio d’ore, che dall’entrata ci ha condotto fino al Teatro Romano. E’ senz’altro utile (ma non indispensabile) perché ci ha fornito dettagli che diversamente ci saremo persi. Dall’entrata all’inizio del suq ci sono circa 800m/10minuti di cammino. Vengono forniti dal sito dei cavalli per percorrere questo breve tratto di strada fino al suq, il servizio dovrebbe essere gratuito, in realtà i ‘conducenti’ chiedono qualche dinaro. In questo tratto di strada ci sono le prime tombe nabatee interessanti. Dall’inizio del suq al Tesoro ci sono circa 15minuti, che non saranno mai tali perché troppa è la meraviglia e il desiderio di immortalare ogni scorcio offerto da questo posto meraviglioso. Il tratto è percorribile con le carrozze trainate da cavalli. L’arrivo al Tesoro, che inizia ad intravedersi tra le pareti del suq, è un tripudio di emozioni. Da qui una scalinata ripida porta al Sacrificio, raggiungibile anche dal percorso principale, che parte poco più avanti. Dopo il Tesoro, in qualche minuto di camminata si arriva al Teatro Romano e alle Tombe Reali. Qui abbiamo lasciato la guida e ci siamo incamminati per la scalinata che conduce all’ Altare del Sacrificio. Sono 450 scalini circa, la salita è impegnativa ma non troppo, ci sono bancarelle di souvenir per il sentiero, proprio in cima troverete un chioschetto che vende acqua e bibite. La salita è fattibile anche con i muli (prezzo da contrattare, ma potrebbe essere sui 10 JD), noi li abbiamo presi il giorno successivo per andare al Monastero. Sono contraria all’utilizzo di animali laddove possiamo fare da soli, ma il secondo giorno avevamo i tempi molto ristretti, e lo abbiamo dovuto fare. Dal luogo del sacrificio, una vasta spianata livellata dai nabatei per scavarvi delle vasche per lo scolo del sangue degli animali sacrificati, si gode di una vista mozzafiato.

Scendiamo percorrendo un altro sentiero (cosa che raccomando di fare) che parte proprio alla sinistra del chioschetto di bevande e scende fino alla Wadi Farasa. Lungo il percorso ci sono molte tombe interessanti. Arrivati in fondo e superate le ultime tombe il sentiero si biforca, a sinistra va verso quello che era il centro di Petra, che noi vedremo il giorno successivo, e a destra va verso la zona del Teatro, dove facciamo ritorno per rinfocillarci. Qui ci sono solo un paio di bar che non preparano cibo, ma vendono solo snacks e frutta, tra l’altro a prezzi molto elevati. Per cui, a meno che non arriviate fino ai due ristoranti dopo il centro di Petra (10/12 minuti a piedi da qui) consiglio di portarvi il pranzo da fuori. Dopo una pausa, ci dirigiamo verso le Tombe Reali, ricavate nella montagna proprio alle nostre spalle. Nel frattempo si alza una tempesta di sabbia, riusciamo con fatica ad arrivare fino a Sesto Fiorentino, l’ultima delle tombe ma non l’ultimo punto di interesse di questa parte di Petra, e facciamo ritorno. Sono già le 18, la gente nel frattempo, anche a causa del tempo – che in realtà ha reso il contesto ancora più suggestivo – è già uscita. Siamo solo noi e pochi intimi in questo posto magnetico. Arriviamo al Tesoro che siamo quasi solo noi, un’emozione indescrivibile.

La sera rinunciamo a Petra by night, sia a causa del tempo infausto, sia per la stanchezza, sia perché ci da l’impressione di essere solo una cafonata per turisti.

Quinto giorno: secondo giorno a Petra, visita a Siq al-Barid e arrivo a Wadi Rum

Concordiamo con Joseph di uscire da Petra alle 16 da un’uscita secondaria, verso Umm Sayhoun (sulla cartina, a nord di Petra) da dove proseguiremo per Little Petra, nelle vicinanze. Adottiamo una ragazza sarda che incontriamo proprio all’entrata, e quel giorno il nostro gruppo sarà più numeroso. Andiamo spediti fino al Teatro, scattiamo qualche foto che il tempo del giorno precedente non ci aveva consentito, e visitiamo tutta la zona del centro: la chiesa bizantina, la chiesa blu, il Temenos, ecc. Saliamo al museo di Al-Habis, e praticamente per caso aggiriamo la collina, invece di riscendere la scalinata, ed arriviamo in un altro punto con viste spettacolari. Scorgiamo la punta di una bandiera giordana oltre le rocce, la raggiungiamo, e arriviamo alla casa di uno degli ultimi abitanti di Petra. Un anziano signore, di cui parla anche la Lonely, che vive in questa casetta con un cortile fiorito di fronte a un panorama lunare: magnifico! Solo questo posto vale di per sé tutto il viaggio! Scattiamo decine di foto, facciamo qualche parola con lui, e poi ci fermiamo a prendere un the. Qui si sta da Dio! Ripartiamo alla volta del Monastero, il tempo stringe e coi muli ci si impiega la metà. Contrattando arriviamo a 5 JD (siamo in 4) per mulo solo andata, 8 JD andata e ritorno. Optiamo per la seconda scelta, ma poi alcuni di noi danno forfait, perché il loro mulo non è proprio disciplinato, per cui decideremo di scendere a piedi. In 20 minuti siamo in cima. Di nuovo qui un chioschetto con vista monastero, che vende bibite e qualche snacks carissimo. Anche questo posto è bellissimo, ma raggiungete una delle vedute panoramiche indicate nei vari cartelli (messi dai proprietari delle tende posizionate nei vari punti), e rimarrete davvero senza parole. Scendiamo, pranzo veloce, e poi, purtroppo, dobbiamo lasciare Petra. Ci sono solo due ristoranti, entrambi a buffet, il Basin, decisamente migliore ma anche più caro (17 jd per persona) o quello di fronte, meno pretenzioso, 10 jd a persona, contrattato a 8. Finito il pranzo, salutiamo la nostra nuova amica, che prosegue da sola, e noi prendiamo – su consiglio di Joseph – i muli per arrivare fino a Umm Sayhoun. Eravamo riluttanti ad abusare di nuovo di loro, ma la strada in effetti, prevalentemente asfaltata e lunga almeno 1,5/2 km, si inerpica vorticosamente fino al paese, e senza un filo d’ombra.

Troviamo Joseph ad aspettarci. In dieci minuti siamo a Piccola Petra. Non mi aspettavo molto, ed invece ci è piaciuto tantissimo. E’ davvero una Petra in miniatura, ma questo senso di ‘raccolto’ in qualche modo colpisce ancora di più. Esploratela, ed arrivate fino al punto panoramico a cui si accede tramite il passaggio in fondo al suq. Scoprirete un altro angolo di paradiso, e qui una coppia, lui beduino e lei danese, che hanno un piccolo shop proprio con vista sull’Eden.

Lasciamo con rammarico questa zona stupenda della Giordania, e partiamo verso un’ altra avventura: il Wadi Rum. Il primo tratto di strada è stupendo, offrendo ancora scorci di una bellezza unica. Arriviamo al villaggio di Wadi Rum in un paio d’ore, forse. Veniamo scaricati con i bagagli a casa del proprietario del campo beduino dove passeremo la notte. Sempre tramite agenzia, abbiamo anche prenotato un tour in jeep di 5 ore per il mattino successivo (costa forse 35 jd a persona, ma non ne sono certa). Così, davanti a un the, il ragazzo ci spiega com’è organizzato il campo (la luce viene spenta alle 22/22,30) e quali sono le tappe del tour che faremo. Dopo di che partiamo verso il campo in jeep. Arriviamo che è già quasi buio, purtroppo. L’accampamento si trova ai piedi di un’altissima parete di roccia, una ventina di tende disposte intorno ad un’area centrale. Le tende sono piccole ed essenziali, ma graziose. E soprattutto danno l’idea di essere pulite. Ci sono due letti singoli, con lenzuolo coprimaterasso e federa, e coperte di lana. Non c’è il lenzuolo ‘di sopra’, conviene portarselo se lo si vuole, noi abbiamo dormito senza, come dicevo le coperte sapevano di pulito. La cena è alle 20, viene servita nella tenda più grande, un mix di riso verdure e pollo fatte cuocere in un contenitore lasciato qualche ora sotto la sabbia. Dopo si intonano alcuni canti beduini intorno al braciere su cui viene anche bollito il te, poi il proprietario racconta un po’ la vita dei beduini della zona, e verso le 22/22,30 veniamo invitati a sbrigare le incombenze pre-notturne (in bagno c’è anche una doccia, ma l’acqua è fredda), e circa 20 minuti dopo il generatore si spegne, e con lui tutte le luci e i rumori di questo posto magico. Ci allontaniamo un po’ dalle tende, e restiamo per un tempo indefinito a guardare le stelle. Un cielo così non lo vedevamo da tanto. E poi il silenzio, quel silenzio che quasi ti stordisce. Senza parole.

Non fa freddo, ma fresco senz’altro sì. Ci addormentiamo con la giacca addosso, ed un paio di strati di coperte.

Sesto giorno. La colazione è servita tra le 7 e le 8, tutto molto semplice. Alle 8 carichiamo le valigie sulla jeep ed iniziamo il nostro tour. Ponti di roccia, scorci fantastici, dune di sabbia, iscrizioni nabatee sulle rocce, e canyon: non si può lasciare il Wadi Rum senza averne scoperto i suoi segreti. Consigliamo quindi vivamente un tour nel deserto (anche in cammello, a minor impatto ambientale, ma si vedono certamente meno posti), una sola notte non è sufficiente per assaporare questo posto.

Lasciamo il Wadi Rum a pranzo, direzione Aqaba. Inizialmente dovevamo dedicare a questa località un giorno intero, ma un giorno di mare era troppo. L’aspetto interessante di Aqaba è vedere come si svolge la vita nell’unica località di mare giordana. E’ venerdì, e le spiagge sono piene di gente. Ma le donne sono tutte vestite, in tunica o con vestiti occidentali le più giovani, tutte con il velo. Chi azzarda un bagno lo fa comunque con tutti i vestiti addosso. Per noi è uno spettacolo che dire insolito non rende l’idea. Sono anche pochi gli uomini in costume. Che strana cultura, così diversa dalla nostra! Nel centro ci sono delle spiagge, pubbliche, ma a vederle non sono il massimo per la balneazione. Oltre al fatto che chi decide di sostare qui, dovrebbe avere rispetto per il loro usi. E io di stare al sole – ad Aqaba c’erano circa trenta gradi, comunque il clima è mite tutto l’anno – vestita non ne avevo affatto voglia. Già l’agenzia ci aveva proposto una spiaggia a pagamento presso un hotel, dato che le altre non erano adatte per i turisti. Non avevamo accettato, preferendo mischiarci ai locali. Ma per ovvie ragioni abbiamo desistito, abbiamo chiamato un taxi e ci siamo fatti accompagnare alle spiagge a sud di Aqaba (4 JD, 15 minuti). L’entrata alla spiaggia di Berenice, dell’omonimo hotel (se non erro) costa sui 17 JD, e siccome erano già le 17, e la spiaggia chiudeva (!!) alle 18, abbiamo ovviamente rinunciato. Le spiagge pubbliche limitrofe non sono diverse da quelle del centro di Aqaba. Insomma.. a meno che non ci si dedichi al diving, Aqaba non è proprio il posto ideale per una vacanza di mare, ma un giro per vedere il mare non guasta. Torniamo in centro con un altro taxi (in questa zona non c’è assolutamente nulla, ci si deve mettere a lato strada e sperare che passi un taxi!), succo di frutta, tour dei negozi (convenienti i negozi di vestiti per uomini), e doccia. Ceniamo al Syrian Palace Restaurant, con vista moschea, con un’ottima zuppa di lenticchie e grigliata di carne, consigliato.

Pernottiamo al Mina Hotel, in posizione centrale. Albergo buono, abbondante colazione.

Settimo giorno: Mar Morto. Giorno di completo relax

Sostiamo in una delle strutture a nord del Mar Morto, il Dead Sea Hotel (non so quale sia il costo di entrata, ha fatto tutto l’agenzia),abbiamo galleggiato sull’acqua e ci siamo stupiti come bambini, e poi ci siamo ricoperti di fango, messo gratuitamente a disposizione per gli ospiti in un grosso recipiente, e dopo esserci ripuliti, abbiamo preso qualche ora di sole nella piscina dell’hotel. C’è un bar interno (5 JD una birra!), ed anche un ristorante. Noi avevamo una borsa piena di prodotti di panetteria acquistati la sera prima ad Aqaba, e abbiamo dato fondo a quelli.

Alle 18 si riparte. Arriviamo alla Jordan Guesthouse ad Amman prima di cena. Posto fortemente voluto da me e fatto prenotare dall’agenzia, è stata senza ombra di dubbio la sistemazione migliore e più confortevole di tutta la vacanza. Consigliato vivissimamente. Gestito fa una gentile famiglia belga, la casa è ampia e graziosa, situata in una posizione un po’ collinare tra il 6° e il 7° circle, con una bella vista sulla città. Le stanze (quelle al piano inferiore in cui siamo stati sistemati) sono ampie, belle e pulite. C’è anche un piccolo terrazzino in stile beduino, ma quando rientravamo noi nel tardo pomeriggio faceva sempre troppo fresco per usarlo. Dotato di connessione wi-fi gratuita, c’è anche un portatile a disposizione per gli ospiti. Lascio per ultimo l’argomento colazione: curatissima nei dettagli, con succo d’arancia fresco, marmellate ottime, mini hot dog e mini plum-cake fatti in casa… deliziosa!!!!

Per cena scegliamo il Tawaheen Al Hawa: tripadvisor lo mette al primo posto nei gradimenti della clientela, ed in effetti si mangia benissimo. Dalla Jordan Guesthouse in due minuti a piedi scendiamo nella strada e fermiamo un taxi, che per 2 JD ci porta al ristorante. A dire il vero è abbastanza vicino, tanto che all’uscita, rotolando tanto siamo pieni, decidiamo di tornare a piedi con una rigenerante camminata di 20 minuti. L’ambiente è grazioso, quasi elegante. Ci sono turisti, ma anche molti locali. Ordiniamo un kg di Mensaf (18 jd), il piatto tipico giordano (agnello cotto nello yoghurt, accompagnato da riso, pinoli tostati e un’ottima salsa al sesamo).. BUONISSIMO!!! Siccome il menù lo dava per due persone e noi eravamo in tre, il cameriere ci ha fatto capire che non ci bastava: così abbiamo ordinato altre portate, tutto eccellente. Il Mensaf invece era un piatto gigantesco, per 4 persone almeno, che alla fine a malincuore abbiamo dovuto per forza avanzare!! E così abbiamo capito che i giordani mangiano davvero un sacco!!

Terminiamo la cena con una ashisha. Attendiamo il conto, che con tasse e servizio ci immaginiamo molto salato, ed invece paghiamo appena (rispetto a quanto abbiamo mangiato ed alla location in cui ci troviamo) 45 JD in tre! Non lasciate Amman senza aver assaggiato il Mensaf del Tawaheen!

Ottavo giorno: la giornata inizia appunto con una colazione super. Partiamo alle 8.30 ed in un paio d’ore siamo ad Umm Qais. Questa regione è splendida, e ricca di uliveti. Non so perché, ma dal sito non mi aspettavo moltissimo. Invece mi ha affascinato davvero molto. Come scritto nella guida, ad aprile la collina circostante è in fiore. Oltre ad essere un luogo molto suggestivo, si scattano foto stupende e colorate, le prime foto floreali della vacanza. Per questo motivo, spendiamo qui molto più tempo del previsto, e saremo in ritardo sulle tappe successive della giornata. Posto assolutamente consigliato. Raccomandiamo una visita al museo, piccolo ma molto ben tenuto.

Torniamo che è già ora di pranzo. Su nostra richiesta, Joseph si ferma ad Irbid sulla strada principale e compriamo chili di felafel ed altre ‘palline’ simili da un piccolo rivenditore sulla strada. A detta di Joseph, sono tra i migliori felafel della Giordania. Pranziamo così.. un vero pranzo da re!

Raggiungiamo il castello di Ajloun ed abbiamo solo mezzora per visitarlo, la tappa successiva e finale della giornata e quella più importante è Jerash, e siamo già terribilmente in ritardo. Il castello è ben tenuto, e situato in posizione panoramica. Vale senz’altro una visita, ma penso che mezzora/un’ora massimo siano più che sufficienti, dato che gli interni sono vuoti. Brulicava di ragazzini in gita, ed è stato davvero molto simpatico essere al centro delle loro attenzioni.

Arriviamo a Jerash alle 16, parecchio tardi, ma c’è anche il vantaggio che a quest’ora il clima è ottimo, caldo ma non troppo, e ci sono pochi turisti. Il sito è a dir poco splendido, e molto ben conservato. Capisco perché sia considerata la maggior attrattiva del paese dopo Petra. L’agenzia ha prenotato una guida per un paio d’ore, un signore già anziano che faticava a camminare e fare le salite, Mohammed. Andava velocissimo, non abbiamo capito se per farci vedere tutto prima che il sito chiudesse, o perché voleva liberarsi in fretta di noi. Forse la seconda, dato che abbiamo finito prima del dovuto, e mezzora prima della chiusura! In ogni caso conosceva tutti i posti migliori dove immortalare i turisti, e ci ha fatto delle foto molto belle: per cui è andata comunque bene così, al di là di tutto ha dato alla visita un valore aggiunto, e gli abbiamo lasciato 7 jd di mancia.

Come richiesto, Joseph non ci porta in guesthouse, ma nella ‘downtown’ di Hamman, il centro vecchio della capitale. E ci accompagna a piedi alla ricerca degli ultimi acquisti. Io, per esempio, avevo richiesto di trovare un negozio dove vendessero i cuscini tipici beduini, rossi con disegni geometrici bianchi e blu (che solo molto più avanti scoprirò essere fatti in Siria!!). E dopo parecchio camminare, lo abbiamo trovato!! Ceniamo insieme in un localino molto semplice, direi spartano se non fosse che stavano rinnovando il locale, e che già si intuisce verrà molto carino, nella zona del centro, precisamente vicino al cinema (è l’unica indicazione che so dare): il ristorantino si chiama Sharazade, ed è davvero OTTIMO! Per noi ha ordinato Joseph, una sorta di pizza di carne, ed una specie di focaccia ripiena di carne di agnello. Entrambi divini! Lo consiglio vivamente.

Il giorno successivo, dopo un’altra lauta colazione nel nostro delizioso b&b, partiamo con calma (alle 9) verso il castelli del deserto. Non sono veri e propri castelli, alcuni sono hammam, altri sono forti. Non ci si vede aspettare strutture maestose, ma raccolte, e a volte un po’ decadenti. A me è piaciuto molto Qusayr Amra, patrimonio dell’Unesco, che conserva degli stupendi affreschi un po’ hard, che ci ricordano come l’uomo sia sempre stato bravissimo a predicare bene (bandire e distruggere tutte le raffigurazioni licenziose) e razzolare male (mantenendole laddove nessuno potesse vederle!).

Il giorno successivo il nostro viaggio si conclude. Ci porteremo dietro tante belle immagini, panorami mozzafiato, i magnifici colori della terra araba, ma soprattutto ricordi di un posto magico – Petra – che siamo certi rivedremo di nuovo.



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