United Colors of America
Grazie ad internet prenotiamo i 3 motel essenziali, il primo a Denver (sempre consigliato), il secondo nella zona del Parco degli Archi e il terzo a Yellowstone, in quanto nel mese di agosto ci sono molti turisti e si incorrerebbe nel rischio di girare per miglia e miglia prima di trovarne uno libero e a prezzi accessibili. Il resto dei motel si possono tranquillamente prenotare in loco da un giorno all’altro se si possiede un tablet o uno smartphone con wi fi (là lo si trova quasi ovunque e gratis).
Siamo quasi pronti a partire… Dalle indicazioni climatiche delle varie zone decidiamo di mettere in valigia dei vestiti estivi e un pò di abbigliamento pesante, perchè nella prima parte del nostro viaggio toccheremo il Sud del Colorado, l’Arizona, il New Mexico, lo Utah e il Nevada, quindi con temperature che si aggirano intorno ai 30° di media, mentre nella seconda parte del viaggio attraverseremo Idaho, Montana, Wyoming , South Dakota e Nebraska le temperature saranno di circa 25° di giorno, e 15° di sera. Altra cosa da non dimenticare e una piccola borsa frigo, perchè è importantissimo avere sempre con sè dell’acqua e poi visto che si tratta di un viaggio on the road e in mezzo alla natura, ci organizzeremo con pranzi al sacco durante il giorno e cene calde la sera.
E’ il giorno della partenza: il volo parte da Milano Malpensa, facciamo scalo a Londra e poi ripartiamo di nuovo con destinazione Denver.
Arrivati a destinazione, ormai pratici del viaggio precedente, sappiamo che all’uscita dell’aeroporto ci sarà un bus navetta che ci porterà all’agenzia per il noleggio auto.Andiamo a recuperare la nostra auto e il nostro viaggio sta per iniziare.Beh quasi…. raggiungiamo subito il nostro primo motel distante circa 30 km dall’aeroporto per rilassarci e riprenderci dalle 12 ore di volo.
Adesso sì che siamo veramente pronti a partire, con videocamera pronta per registrare il tutto.Prima destinazione Eastes Park , piccolo centro delle Rocky Mountain dove si trova il famoso Stanley Hotel, Hotel nel quale Stephen King , dopo aver soggiornato con la moglie nella stanza 217 e aver “visto” il figlio morto anni prima, si è ispirato a scrivere il suo famoso romanzo, SHINING ,divenuto poi film. Seguendo le indicazioni del navigatore, saliamo su questa collinetta e ci appare subito questo fantastico Hotel tutto bianco con il tetto rosso che fa uno strano contrasto con il colore grigio del cielo alle sue spalle, tutto questo crea un’atmosfera perfetta per un posto così misterioso. Per entrarvi c’è una barriera e per visitarlo bisogna pagare 5$, ma poco importa. Fa uno strano effetto entrare in questo luogo dove già sappiamo che effettivamente ci sono delle strane presenze, pensate che organizzano perfino tour guidati alla caccia dei fantasmi, eppure l’aspetto che ha non è così spettrale, anzi c’è una hall accogliente, tutto l’interno è in legno,ci sono fiori freschi e profumati sui tavoli . Possiamo visitare però solo il piano terra e il bar. Alle pareti ci sono molte foto di personaggi che hanno soggiornato nell’hotel, alcune della famiglia Stanley e altre immagini del film, il salone principale non è visitabile in quanto stanno allestendo un ricevimento … Cena con Delitto… io personalmente non sarei riuscita a partecipare… troppa paura! I piani superiori dove si trovano le stanze da letto non sono visitabili, l’hotel è perfettamente funzionante, è molto frequentato, anche se personalmente non ci dormirei! Ripartiamo e ci dirigiamo verso le Rocky Mountain accompagnati da forte pioggia alternata a qualche spiraglio di sole, ma quello che ci consola è che le strade di montagna che percorriamo sono decisamente migliori delle nostre e sicuramente più larghe. Di tanto in tanto ci fermiamo negli over view point ad ammirare il paesaggio sottostante, qualche volta incontriamo cartelli che indicano pericolo attraversamento animali e bisogna prestare attenzione perchè cervi e scoiattoli escono improvvisamente dal nulla e attraversano la strada senza guardare! Arriviamo a Grand Lake per l’ora di pranzo e questa volta un bel pezzo di carne non ce lo toglie nessuno. Locale davvero caratteristico, mentre aspetti che ti servano puoi mangiare le arachidi DEVI buttare per terra le bucce, altrimenti non sei uno di loro. Finalmente il nostro piatto arriva, super bistecca accompagnata da purè di patate con salsa di fagioli e fagioli stufati, così iniziamo ad affondare la forchetta nella carne….sembra burro! buonissima! Neanche Tex Willer potrebbe chiedere di meglio! Diciamo quindi che come inizio di vacanza non è niente male per quanto riguarda il cibo! Andiamo passeggiare lungo il lago e all’orizzonte c’è un cielo grigio per nulla promettente,quindi decidiamo di ripartire per Frisco per la notte. Per strada costeggiamo il fiume Colorado, siamo vicino alla sua sorgente, perchè non fermarci e andarlo a vedere? E’ decisamente impressionante vedere questo piccolo ruscello largo circa un metro e mezzo e sapere che negli anni ha dato vita ad un immenso Canyon!
Arriviamo a Frisco e ci fermiamo per la notte nel motel prenotato il giorno prima. Dopo una giornata di macchina quello che ci vuole è proprio un bel bagno rilassante in piscina.
La mattina non abbiamo bisogno di sveglia, l’adrenalina di andare a scoprire luoghi incantevoli è troppa quindi ore 7 colazione poi via… direzione Great Sand Dunes, ma prima dobbiamo fare spesa di acqua, frutta e pranzo al sacco… Lungo la strada incontriamo tantissime scuole di rafting e canottaggio, il fiume Colorado è ideale per questo tipo di sport. Ci fermiamo in un area picnic e ci raggiunge un ranger che ci chiede se abbiamo bisogno, gli spieghiamo che stiamo facendo una breve sosta, ci sorride, ci stringe la mano e ci augura una buona vacanza dandoci il benvenuto negli Stati Uniti. Raggiungiamo poi Great Sand Dunes, un immensa distesa di dune di sabbia che con il sole caldo, il cielo azzurro e le nuvole bianche sembrano un enorme quadro dipinto, le nuvole creano sulle dune delle ombre quasi surreali. Decidiamo di incamminarci all’interno di questo parco, sperando di riuscire a raggiungere almeno una delle varie cime, ma nostro malgrado con 38° sotto il sole caldo e senza un pò di allenamento fisico ci dobbiamo arrendere abbastanza presto,così ci fermiamo ad osservare alcuni ragazzi che scendevano con la tavola, facciamo qualche foto e poi via…. alla ricerca di un pò di ombra. Siamo già passati dai 20° al nostro arrivo a Denver ai 38°, non male! Raggiungiamo quindi il nostro motel, relax in piscina, cena e poi a dormire.
Oggi dobbiamo arrivare a Cortez, ma per strada facciamo diverse tappe. Ci fermiamo a Pagosa Springs, piccolo centro termale, dove gi hotel hanno piscine con acqua termale a terrazza sul fiume San Juan, c’è un forte odore di zolfo camminando lungo il fiume, ma il posto offre veramente un senso di relax totale, attorno campi da golf, tennis club e centri benessere…. Arriviamo a Durango, parcheggiamo vicino alla stazione ferroviaria, dove c’è il museo che si visita gratuitamente, troviamo antiche locomotive, arredamenti dell’antica stazione, vagoni… Camminiamo poi lungo la via principale e ci fermiamo davanti allo Strater Hotel. Perchè non fermarsi nel suo saloon a sorseggiare una buona birra? Entriamo e ci troviamo davanti un bellissimo saloon ancora arredato come una volta, tutto in legno e con un vecchio pianoforte verticale che ancora oggi suonano tutte le sere. Veniamo accolti dalla cameriera, anche lei vestita con gli abiti di un tempo…. questo saloon una volta era un vecchio bordello… ci beviamo la nostra birra, qualche foto e via… Arrivati poi al nostro motel, toh…. una piscina…e penso… quest’anno siamo proprio fortunati, dopo un’intera giornata in macchina a macinare miglia è proprio quello che ci vuole. Poi per la cena optiamo per il Denny’s al di là della strada, famosa catena degli States dove mangi piatti unici veramente ricchi e spendi poco, se vuoi mangiare la loro banana split però non devi mangiare altro.
Oggi invece andremo a scoprire Mesa Verde, dove si trovano i villaggi scavati all’interno di nicchie rocciose a strapiombo sui Canyon. Percorriamo una strada con una strana natura morta, piante secche e cespugli, fino ad arrivare all’Information Center dove si acquista il biglietto d’ingresso e si decide cosa visitare, perchè per visitare questo Parco serve la guida di un Ranger. Raggiungiamo il primo punto di incontro, il gruppo si forma e arriva il ranger che inizia a spiegare la storia degli antichi abitanti di Mesa Verde. Purtroppo il nostro inglese è solo scolastico quindi non riusciamo a seguire bene tutta la storia, capiamo però (per nostra fortuna) quello che ci dice per quanto riguarda il percorso. E’ un percorso piuttosto impervio e rischioso, non esistono barriere, ringhiere o muretti di sicurezza, ognuno è responsabile di se stesso, ma niente ci fermerà! Arriviamo al Cliff Palace ed è impressionante sapere di essere in mezzo alle rocce e alle piante isolati dal mondo, sentire solo il suono della natura e … il nulla! Ci si stupisce ancora oggi , come a distanza di centinaia d’ anni , gli indiani Anasazi siano riusciti a costruire delle complesse cittadelle in posti cosi isolati e inospitali come sono le zone del sud/ovest del Colorado. Avevano proprio ragione quelli che hanno costruito tutto ciò a pensare di essere al sicuro da invasioni! e chi li avrebbe trovati!?! Il ranger coinvolge in prima persona la gente del gruppo, viviamo insieme a lui la vita degli antichi abitanti di Mesa Verde. Per ritornare al parcheggio capiamo cosa intendeva il ranger con percorso impervio: il primo assaggio di scalata, una scala a pioli in legno pendenza 90° tra una fessura larga circa 70 cm. Per fortuna siamo all’ombra, perchè al sole non si resiste. Ora di corsa al prossimo appuntamento con l’altro ranger alla Balcony House, qui troviamo finalmente un gruppo di italiani e come il precedente anche questo coinvolge, per inscenare la storia della vita di coppia del tempo, due persone, una ragazza americana e un ragazzo italiano, facendo sì che lui possa tradurre al gruppo quello che accade. Per raggiungere la “loro” casa questa volta prima scendiamo 3 rampe di scale “normali”, poi risaliamo una scala in legno praticamente verticale. Raggiunto la “casa” per passare nell’altra terrazza strisciamo (e non scherzo) dentro un buco che sarà largo 70×40 e poi risaliamo da un’altra scala ripidissima …vi ricordo che il tutto sotto la nostra sola responsabilità, nessuno ci può aiutare, infatti all’ingresso del percorso avvertono che, se una persona non se la sente è inutile iniziare perchè poi non si riesce a tornare indietro! Adesso però è ora di fermarsi per il pranzo e recuperare un pò di energie per affrontare l’ultimo tratto del percorso. Oggi la giornata è stata davvero molto impegnativa però non è ancora finita.
Usciamo dal parco e ci dirigiamo verso i Four Corners, qui ci sono 40°, sole a picco in una piazzetta dove i 4 Stati, New Mexico, Colorado, Utah e Arizona si incontrano. Per fare la famosa foto c’è la fila, ma poco importa…la foto di rito ci vuole! Francesco vuole fare la foto a “stella” tipo “uomo Vitruviano di Leonardo” così aspettiamo che si alllontani un pò di gente, bisogna essere molto veloci però, la pavimentazione è parecchio calda e soprattutto il centro è una piattina in bronzo! La piazzetta è circondata di venditori di souvenir, giro di rito e si torna in motel.
Questa volta la sveglia è d’obbligo, vogliamo andare a vedere l’alba nella Monument Valley e servono circa 2 ore di macchina per arrivarci, così ci alziamo alle 4. Per strada non troviamo nessuno ma non per questo possiamo andare forte, da lontano intravediamo dei lampi, speriamo non ci sia troppo nuvoloso per rovinarci lo spettacolo che ci attende. Man mano che ci avviciniamo alla zona il sole inizia a sorgere, il rosso delle rocce sembra infuocare il paesaggio. Arriviamo finalmente all’ingresso del Parco. Dalla terrazza del parcheggio lo scenario è stupendo, i colori, gli spazi immensi, il silenzio…. ogni cosa ci lascia a bocca aperta. A questo punto dobbiamo decidere: o ci fermiamo qui oppure prenotiamo il tour di 2ore e mezza su un pick up per scendere nella vallata e “toccare con mano” l’interno di questo meraviglioso parco. Optiamo per il tour, saliamo su questo mezzo spartano guidato da un nativo, scendiamo per le stradine impervie,cinture allacciate strette perchè… SI BALLA! La sabbia rossa e la polvere che si solleva non vanno molto d’accordo con i miei pantaloncini bianchi, ma poco importa, sono disposta a tutto. Da lontano tuoni e lampi, inizia a piovere, speriamo duri poco, perchè si stanno già formando dei veri e propri ruscelli lungo le stradine sterrate. Facciamo diverse fermate, nei vari punti del parco, terrazze naturali, immense spianate, rocce che da lontano hanno le forme strane per esempio una mano e poi da vicino sembra solo un dito, rocce che sembrano un sottomarino, rocce che sembrano una W e che ci spiegano vuole dire WELCOME, un indiano a cavallo sul bordo di una terrazza che scruta l’orizzonte….Tutto questo è la Monument Valley. Dopo essere rimasti affascinati da questo paesaggio ci rimettiamo in macchina direzione Moab . E anche oggi una giornata da ricordare, ma non è finita qui. Arriviamo a Moab e fortunatamente ci attende un bel motel, stavolta al posto della piscina troviamo un super barbecue perfettamente pulito e funzionante, quindi perchè non andare al supermercato a prenderci un bel pezzo di carne ?? 1 kg di bistecca (tipo la nostra fiorentina per capirci) con un litro di birra fresca è proprio quello che ci vuole per finire la giornata in bellezza.
La mattina si riparte per un’altra giornata alla scoperta di altri due meravigliosi parchi. Iniziamo dirigendoci a Canyonland e già alle 8 la temperatura è 35°, ritroviamo i colori visti l’anno prima nel Grand Canyon, ma sempre mozzafiato, questa depressione del terreno sembra non avere fine, ci fermiamo in vari over view point ad ammirare questo paesaggio e in alcuni punti ci sono dei percorsi a piedi. Camminiamo camminiamo senza renderci effettivamente conto di quanta strada facciamo, continuiamo ad ammirare la spianata sotto di noi e pensiamo “questa è la spianata del famoso film Thelma & Louise”, poi, solo quando ci giriamo indietro, vediamo lassù, in fondo in fondo parcheggiata la nostra auto….Sole a picco e temperatura che ormai sfiora i 40° decidiamo di risalire e fermarci a mangiare in una delle tante aree picnic attrezzate presenti nel parco all’ombra di piante e gazebi circondati da scoiattoli e corvi che aspettano qualcosa da mangiare, e tutto attorno solo il rumore della natura…
Il secondo parco lo visitiamo nel pomeriggio, sempre sotto il sole cocente e con la pelle che ha già assunto un certo colore rossastro…. Arriviamo nel Parco degli Archi e ancora non sappiamo cosa ci aspetta. Da lontano iniziamo a vedere diversi archi che si sono formati nella roccia, diverse rocce strane, tra le quali una molto particolare, The Balance Rock, un enorme masso “appoggiato” su un picco altissimo che sembra cadere da un momento all’altro, camminarci sotto fa sicuramente un certo effetto, poi pensiamo che è lì da anni non cadrà proprio adesso che siamo qui sotto!”. Proseguiamo nella visita di altri archi e scopriamo che per vederli si parcheggia la macchina e poi si va a piedi, e voi direte “cosa c’è di strano?”. Di strano c’è che per visitarli il percorso è di almeno 1 miglio a piedi, fatto di salite e discese, su rocce o sabbia e per di più sotto il sole! All’inizio del sentiero troviamo dei cartelli scritto REMEMBER WATER, e noi non ci diamo peso più di tanto. Solo dopo il primo percorso, quando già abbiamo la lingua in fondo ai piedi capiamo il perchè di questi cartelli. Altro cartello che ogni tanto incontriamo durante il tragitto è quello che sconsiglia alle persone non allenate inoltrarsi oltre certi percorsi…. noi da buoni sportivi che non siamo seguiamo il consiglio del cartello! Anche il famoso arco simbolo dello Stato dello Utah è molto caratteristico, però per noi impossibile da raggiungere, visto che dovremmo affrontare un percorso di ben 2,5 miglia a piedi senza sapere minimamente come sarà il tratto di sentiero (ricordo, sempre a 40° sotto il sole), così lo osserviamo da un’altura di fronte allo stesso. Cotti a puntino e ormai senza più acqua da bere al primo supermercato ci fermiamo a prendere acqua e crema doposole, ecco altra cosa che mi ha stupito, ci sono un sacco di creme protezione 30/40/50 e perfino 70 (che qui in Italia trovi solo in farmacia) e c’è solo una marca che fa una crema doposole!
Al mattino lasciamo i colori bellissimi e brillanti di questa terra in direzione Salt Lake City,città colori spenti e grigi. Abbiamo occasione di visitare il Campidoglio, la sede dello Stato dello Utah e Temple Square, un intero quartiere dove sono raggruppate molte tipologie di Chiese, da quella Batista a quella Evangelica, da quella Ebraica a quella dei Mormoni, i giardini sembrano finti tanto sono curati bene…. Poi tappa in un centro commerciale che , a prima vista, sembra solo un complesso di alti palazzi in vetro, all’interno invece troviamo scale mobili, fontane, giochi d’acqua e perfino un ruscello con dentro le trote! Ma della città non c’è niente che ci colpisca, così la mattina seguente ripartiamo subito per andare a provare l’ebbrezza della velocità sulla famosa Bonneville Speedway, la pista sul lago salato dove spesso si fanno gare e vengono battuti i record di velocità. Per arrivarci dobbiamo percorrere un tratto di strada lunga 80 miglia, completamente dritta, che costeggia le saline su un lato e il deserto più assoluto dall’altro, ogni tanto incontriamo dei cartelli particolari che mettono in guardia sulla guida,tipo “tieni la radio accesa” “cerca di distrarti parlando con i passeggeri” “se sei stanco, fermati”, perchè guidare su questa strada porta alla noia più totale e al pericolo di addormentarsi al volante. Arriviamo finalmente sulla immensa distesa salata e ora?? che facciamo? Più avanti troviamo un camper con delle persone, ci accostiamo e loro ci chiedono se sappiamo cosa fare, la nostra risposta naturalmente è no, allora ci dicono “vai, accelera più che puoi e corri dove vuoi!”…Seguiamo alla lettera il loro consiglio e iniziamo ad accelerare, la spianata sembra senza fine, all’orizzonte si vede una catena montuosa ma non la raggiungiamo mai. Con la macchina ormai completamente rivestita di sale dopo l’accelerata e le varie sgommate ora speriamo solo di trovare pioggia che la lavi….Proseguiamo il nostro viaggio facendo tappa per la notte a Twin Falls, siamo ormai nell’Idaho.
Che posto triste questa parte di Idaho, non c’è un gran paesaggio, forse perchè eravamo abituati al rosso sgargiante dello Utah. Arriviamo così a Parco dei Crateri Lunari, anche se con la luna non ha nulla a che fare, è formato da un’immensa colata lavica di circa 10000 anni fa. Il terreno è naturalmente, completamente nero, natura morta e quello strano odore di catrame, accentuato dal caldo persistente. Ogni tanto si trovano delle cave, delle grotte che si sono formate col percorso lavico e sono visitabili solo con la guida di un ranger e con l’attrezzatura adeguata. La sera raggiungiamo Idaho Falls e dal nome si pensa di trovare chissà quali cascate, ma alla fine arriva la delusione di non trovare nulla di quello che ci saremmo aspettati.
Finalmente il nostro viaggio si fa di nuovo interessante, perchè raggiungiamo il parco di Grand Teton . Beh che dire, entrando si respira già aria di natura incontaminata e di senso di libertà. Si alternano paesaggi di grandi praterie a colline con alberi altissimi, si incontrano cervi di ogni specie finchè arriviamo all’ingresso di Yellowstone e l’emozione si fa ancora più forte. Per visitare questo parco abbiamo fissato 2 giorni, anche se per visitarlo tutto ce ne vorrebbero molti di più, però la prima parte la vogliamo concentrare nella zona dei geyser, quindi cartina alla mano ci dirigiamo verso questa zona. Parcheggiamo e a piedi ci dirigiamo verso il parco, ma quanti ce ne sono?! Sono tantissimi! Il primo geyser che incontriamo, l’Old Faithful, il più famoso dei tanti che ci sono in questo immenso parco perchè ha una puntualità pazzesca nel fare il suo spettacolo. Il posto è circondato di passerelle sulle quali bisogna camminare, noi arriviamo in tempo per ammirare la sua esplosione di acqua bollente. Per visitare quest’area non bisogna essere infastiditi dall’odore di zolfo, perchè qui è davvero forte.Terminato lo spettacolo di questo geyser ce ne sono molti altri da ammirare, ognuno diverso per colore, forma, dimensione e profondità. Pensare di passeggiare tranquillamente ammirando queste bellezze della natura e sapere che sotto ai piedi c’è un vulcano attivo che se dovesse esplodere farebbe una strage dell’umanità fa sicuramente uno strano effetto. Beh stiamo parlando del vulcano più grande del Mondo!! In alcuni “laghetti” verrebbe voglia di immergersi tanto sono limpidi e azzurri, sembrano una grande vasca da bagno con acqua calda,poi però pensi che la temperatura è piuttosto elevata e dici “meglio non entrarci dentro”. Lungo il sentiero troviamo cartelli che ci invitano a fare attenzione alle esplosioni improvvise di getti d’acqua calda.
Passiamo vicino a The Castle che sembra lì per lì innocuo ma dopo un pò iniziamo a sentire il borbottio, come se ci fosse una pentola di acqua calda in ebollizione e tutto d’un tratto eccolo esplodere in un fantastico getto d’acqua che con il riflesso del sole crea un bellissimo arcobaleno, dove si distinguono tutti i colori. Proseguiamo e troviamo altri curiosi geyser, uno sembra fango che bolle, dal colore grigio-bianco che non lascia trasparire nulla, un altro che sembra abbiano dentro delle spugne colorate di giallo, altri ancora sembrano degli enormi stagni senza fondo di cui vedi solo il bordo giallo arancio e poi lo scuro più assoluto, altri ancora color opale che riflettono il colore del cielo. Ogni tanto per strada si vedono delle scie di fumo e visto che è la stagione degli incendi la nostra prima preoccupazione è quella, poi più ti avvicini e più realizzi che è “solo” il vapore di un geyser a bordo strada…. Arriviamo al famoso Prismatic geyser, sulle riviste lo inquadrano sempre dall’alto con tutti i colori dell’arcobaleno, dal vivo è bellissimo, peccato che ci sia solo la passerella attorno, ma questa non permetta una visione dall’alto, cerchiamo di fare qualche foto nell’attimo in cui il vapore acqueo si attenua un pò. Il giro di oggi sta per terminare e ci dirigiamo verso l’uscita ovest del parco, quando ad un tratto troviamo macchine parcheggiate un pò ovunque lungo la strada e tutti col naso all’insù, beh dobbiamo fermarci anche noi, ci sarà sicuramente qualcosa da vedere. Infatti tra i rami di un albero ecco spuntare l’aquila dalla testa bianca,abbiamo avuto la fortuna di incontrare il simbolo dell’America! Certo che per scorgerla c’è voluto proprio un buon occhio!
Usciamo dal parco, andiamo a cena e stasera decidiamo per la cucina cinese, siamo gli unici nel locale a non avere gli occhi a mandorla e a mangiare con le posate, ma poco importa, sul tavolo acqua e thè poi decidiamo per un piatto unico, è talmente grande che a fatica riusciamo a finirlo. E’ diverso mangiare in questo ristorante cinese rispetto ai ristoranti che troviamo in Italia, sia per come viene servito the e sachè ma anche il sapore dei cibi è diverso, non hanno tutti lo stesso sapore. Raggiungiamo quindi il nostro chalet fuori Yellowstone, sì stavolta non un motel, ma un piccolo chalet immerso nella natura, molto carino e accogliente dove trascorriamo la notte in assoluto silenzio, nessun vicino di stanza, nessun rumore esterno, niente di niente…
Una delle cose belle dei parchi negli Stati Uniti è che il biglietto d’ingresso vale una settimana, pertanto lo si può usare quando si vuole. Rientriamo a Yellowstone e dopo i geyser questa volta speriamo di incontrare qualche animale, vediamo ancora cervi, l’aquila e poi finalmente….un bisonte, che dopo aver attraversato la strada si getta a terra e inizia a rotolarsi alzando un enorme polverone. Oggi costeggiamo il Lago di Yellowstone che, se non ricordo male dovrebbe trovarsi al centro del parco, vediamo nuovi e strani geyser e iniziamo a vedere perfino delle cascate , ma non semplici cascate, queste sembrano di ghiaccio! Le piante sono aride e spoglie, sembra un tipico paesaggio dell’era glaciale, dove tutto si è fermato, queste cascate hanno formato delle vasche che sembrano fatte dall’uomo tanto sono perfette, ma è tutto calcare!! Vedere Yellowstone ci fa capire quanto è bella la natura e quante strane cose può creare.
Lasciamo nostro malincuore questo posto magnifico e ci fermiamo a Livingstone per la notte
La mattina partiamo direzione Little Big Horne, dove si è svolta la famosa battaglia tra il Generale Caster e Toro Seduto. Facciamo tappa a Billings dove si svolge un raduno di auto d’epoca americane e, da appassionati quali siamo non possiamo non fermarci. Trascorriamo la mattinata scambiando due parole con alcuni partecipanti al raduno e poi via, di nuovo in auto. Arriviamo a Little Big Horne, non c’è molto da vedere, solo le vaste praterie in cui si sono svolti gli scontri, vari monumenti sia degli indiani che degli americani e un piccolo museo. Raggiungiamo quindi Sheridan dove ci fermiamo per la notte.
Siamo quasi al termine del nostro viaggio, però abbiamo ancora alcune cose da vedere. La mattina raggiungiamo la Devil’s Tower, anche questa divenuta famosa per il film “incontri ravvicinati del terzo tipo” e dobbiamo ammettere che qualcosa di Magico c’è. Arriviamo in questa enorme vallata ed ecco che dal nulla spicca questa “torre” che ancora non si sa bene come si sia formata, c’è chi sostiene sia il nucleo di un vulcano spento, chi lava solidificata dopo l’ultima eruzione. Percorrendo la strada che porta a questa struttura i cartelli ci indicano che possiamo incontrare degli animali, ma mai avremmo immaginato che questi potessero essere i cani della prateria, piccoli animaletti buffi, che emettono un suono particolare, ecco perchè li hanno usati per il film Alvin Superstar. Iniziamo a sentire degli strani rumori metallici e la cosa inizia a preoccuparci finchè non parcheggiamo, a questo punto il rumore però non si ferma quindi è qualcosa che c’è nel parco, ma cosa? Ipotizziamo cicale, il rumore ricorda quello anche se metallico. Ci portiamo ai piedi della Devil’s Tower e le iscrizioni dei pannelli ci indicano che questo è un luogo sacro per gli Indiani, che durante il mese di giugno capita di incontrare cerimonie e riti religiosi attorno ad essa, pertanto se si incontra qualcuno che prega bisogna portare rispetto.
Abbandoniamo questo posto mistico per andare in un altro Parco non meno importante, anzi visti i protagonisti direi molto famoso! Il Monte Rushmore. Da lontano iniziamo a scorgere le teste dei 4 presidenti, a dominare la montagna, ci sono Thomas Jefferson, George Washington, Theodore Roosevelt, Abraham Lincoln. All’ingresso c’è un lungo colonnato dove sono issate tutte le bandiere dei 50 Stati e percorrendolo si arriva alla terrazza dove si possono ammirare le teste, ma noi vogliamo osservare ancora più vicino e percorriamo un sentiero che ci porta piuttosto vicino, così possiamo vedere come sono realizzate in maniera dettagliata i vari volti. Uscendo dal Parco ci dirigiamo a vedere l’altra opera, ancora incompiuta, sempre scolpita nella roccia, il Crazy Horse, quest’ultima, a meno che uno non voglia pagare oltre al prezzo dell’ingresso anche il bus navetta per andare fino su, la guardi solo da lontano. Un pò delusi da quest’ultima tappa ripartiamo direzione Hot Springs, dove pernotteremo. In questo paesino non previsto troviamo due cose interessanti: il Mammuth Site un vero e proprio cimitero di mammuth, scoperto per caso durante gli scavi delle fondamenta per la costruzione di una casa, non immagino lo stupore del futuro proprietario di quel terreno quando si è visto spuntare zanne e teschi …. il luogo è nelle mani dei ricercatori che ancora oggi stanno scavando e studiando i continui ritrovamenti. La seconda cosa interessante riguarda i veterani di guerra, abbiamo trovato un intero quartiere è stato dedicato a loro. All’ingresso vi troviamo su una collinetta due cannoni e un carro armato, poi salendo un ospedale e delle case di accoglienza, attorno le classiche villette. La sera decidiamo di andare a mangiare in un posto “alternativo”, proviamo il Family dinner e scopriamo che si tratta di un piccolo ristorante a conduzione familiare, nel quale vengono servite porzioni normali e si spende poco, da noi in Italia è l’equivalente della Trattoria e vi dirò che è stata una piacevole scoperta.
Oggi raggiungiamo il Nebraska e precisamente Scottsbluff, ora che ci penso non ho più parlato della temperatura. Attraversando Montana, South Dakota e Nebraska, stando alle indicazioni del libro consultato, queste zone dovevano essere più fresche, ma così non è. Infatti non siamo mai scesi al di sotto dei 35°. Arrivati in Nebraska la signora che ci accoglie al motel ci fa notare quanto caldo c’è, in effetti il termometro segna 39°, e ci dice che la protezione civile è in stato di allerta per il troppo caldo, perchè saranno tre giorni bollenti e un caldo anomalo così non c’è mai stato. Bene ! e noi che speravamo in un pò di fresco !!! A Scottsbluff , dopo il giro in centro troviamo lungo una strada di campagna una fattoria museo e, perchè no? andiamo a curiosare un pò. Ci accolgono due signore molto gentili che ci portano a scoprire la storia della fattoria, l’evoluzione dell’agricoltura in America confrontata all’Europa e infine i vari attrezzi di una volta. Poi si decide di andare a cena…. dove si va stasera? beh non ci resta che provare il Chily’s.
Oggi si riparte per tornare a Denver, ma prima facciamo tappa a Cheyenne, la patria degli stivali e finalmente trovo il modello giusto per me, non dico di essere venuta qui apposta, ma un pò ci speravo, mentre Francesco se ne torna a mani vuote. Arriviamo al punto di partenza del nostro viaggio, Denver e iniziamo a conoscere la città. Prima immancabile tappa non può essere altro che Red Rock, il famoso anfiteatro dove i grandi della musica tengono i loro concerti, peccato che non ci sia qualcosa di interessante la sera, perchè saremmo davvero curiosi di sentire l’acustica di questa arena naturale. Facciamo un giro nel museo adiacente, nel quale sono esposta tutte le foto e le locandine di tutti gli artisti che sono passati di qui negli anni ed è un emozione vedere che di lì sono passati gli U2, Santana, i Beatles, Bob Marley solo per indicarne alcuni… Dopo questo tuffo nella musica andiamo a cercare di tuffarci nella birra…. alla ricerca della fabbrica della Coors, ma il navigatore ci porta al magazzino che si trova a Boulder. Per strada costeggiamo un ranch, dove c’è un signore a cavallo che sta correndo nel suo recinto, così ci fermiamo a fargli un paio di foto e a fare due chiacchiere con lui e ripartiamo alla ricerca della birra. Finalmente troviamo la fabbrica ma senza prenotazione non è possibile effettuare il tour, peccato perchè sarebbe stato interessante.
Il secondo giorno a Denver andiamo a visitare il centro della città, quindi entriamo al Campidoglio, poi visitiamo la Corte Suprema e infine andiamo a fare una passeggiata per il centro e troviamo appoggiato ad uno dei palazzi un enorme orso blu, il simbolo della città. Passeggiando tra i vari grattacieli e negozi, scopriamo un locale dal nome famoso grazie a un film, il Coyote Ugly. E’ d’obbligo entrare a vederlo e ci accoglie una ragazza che balla sul bancone, ordiniamo una birra ma la foto di rito con questa ragazza sul bancone non può mancare, così salgo anch’io con lei a ballare. Beh qualche pazzia ogni tanto nella vita bisogna farla! Usciamo e ci dirigiamo a vedere un museo, quello aerospaziale, dove troviamo al suo ingresso un B52 e al suo interno molti aerei, tra cui quello del film Top Gun, un mega aereo che trasportava le testate nucleari, una vera testata nucleare (spero denuclearizzata), un aereo simile a quello del film I Mercenari e altri piccoli aerei. C’è il prototipo della capsula del progetto Apollo utilizzata nel primo ammaraggio nel Golfo del Messico e un modello in scala 1:1 dell’X-Wing con su R2D2 della famosa saga di Star Wars.
E’ il 30 agosto ed è ora di tornare a casa, il volo parte alle 16 quindi sveglia alle 7, colazione, si chiudono le valigie e alle 10 riconsegnamo l’auto, poi il bus navetta ci porta all’aeroporto. Il volo del ritorno prevede uno scalo a Chicago e uno a Londra. Facciamo il check- in e andiamo a mangiare qualcosa poi aspettiamo…. aspettiamo…. aspettiamo…. All’orario previsto per l’imbarco nessuno chiama, ci andiamo ad informare e il volo è in ritardo causa forte temporale a Chicago, ci dicono che dovremmo comunque riuscire a prendere la coincidenza per Londra se il ritardo sarà solo di un’ora. Infatti dopo circa un’ora avviene l’imbarco, tutti pronti si parte, l’aereo si allontana dal tunnel e imbocca …un altro tunnel! Fermi di nuovo! non si parte più, bisogna attendere il via da Chicago dove, a quanto sembra, le condizioni meteo sono pessime. L’attesa si prolunga fino a quando fanno scendere tutti dall’aereo e avvisano di trovare soluzioni alternative…Soluzioni alternative pensiamo noi?? Ma se so a mala pena parlare un pò di inglese !!! Per fortuna l’assistente di volo è molto carino e paziente, quando gli diciamo “trovaci un volo, dobbiamo tornare in Italia in un modo o nell’altro!”, lui si mette subito alla ricerca di un nuovo volo. Ok, la coincidenza salta però ha la soluzione: dobbiamo arrivare a Chicago con l’ultimo volo delle 9 di sera e attendere la mattina per l’imbarco per New York, da lì nel primo pomeriggio ci sarebbe stato quello per Malpensa. Diciamo subito di sì, a casa ci dobbiamo tornare, quindi adesso speriamo solo di partire davvero.
Finalmente l’imbarco e si parte direzione Chicago, ma visto l’orario la cena salta. Arriviamo al primo scalo e di aperto ci sono solo bar dove non hanno niente da mangiare, c’è un freddo pazzesco, perchè, oltre ad esserci stato un tempo pessimo fino a poche ore prima c’è l’aria condizionata accesa al massimo. Cerchiamo un posto meno freddo in cui sederci a riposare ma la ricerca è nulla. Vediamo gente coricata per terra coperta da giubbini, lo zaino usato come cuscino…noi fino ad ora queste cose le avevamo viste solo in tv, ma esistono realmente! Finalmente il sole sorge, aprono i bar e le caffetterie e ci catapultiamo subito a prendere qualcosa di caldo da bere e qualcosa da mettere sotto i denti, poi di nuovo attendiamo… Ricomincia a piovere e iniziamo a pregare perche stavolta il volo riesca a partire e così è… New York arriviamo. Per chi non c’è mai stato, l’aeroporto di New York è fatto ad anello e ci sono vari terminal. Arriviamo ma forse per colpa della stanchezza e del trambusto del viaggio, non capiamo più in quale terminal siamo e dove dobbiamo andare, alla fine troviamo la via giusta, step obbliagtorio a fare un super pranzo (era praticamente un giorno che non mangiavamo), poi di nuovo in volo verso Malpensa. Arriviamo finalmente in Italia dopo ben 36 ore trascorse in aeroporto, senza valigie, ma con il ricordo di questa bellissima vacanza. Troverete disponibile su Youtube anche il video United Colors of America.