Nepal, il nostro splendido viaggio
Per risparmiare 200 Euro a persona, decidiamo di prendere due biglietti aerei separati; quindi Venezia-Delhi e ritorno; e Delhi-Kathmandu e ritorno, in questo modo dovevamo prendere le valigie a Delhi e re-imbarcarle per il Nepal, il tempo era più che sufficiente, ma già da Venezia abbiamo i primi problemi con le valigie che sembrano essere perse, per fortuna le trovano e riusciamo a reimbarcale per Il Nepal ma sconsigliamo questa formula. Il Nepal ci accoglie con freddo e pioggia incessante (siamo ad ottobre,dovrebbe esserci il sole e ottima temperatura), poi scopriamo che in India c’è stato un uragano e la coda dello stesso è proprio sopra la nostra testa. Di conseguenza tutti i nostri programmi cambiano; il volo per Pokhara è in forse, il trekking è spostato,molti turisti,come noi, rimangono bloccati nella capitale; ma non ne facciamo un dramma,un viaggio non organizzato è anche questo, quindi kway ed ombrello iniziamo a visitare la capitale ed i suoi dintorni. Facciamo una camminata da Thamel verso Durbar Square ammirando una città diversa, con le strade diventate piccoli ruscelli e le persone che camminano tranquillamente sotto la pioggia; arriviamo in Durbar Square e visitiamo questo bellissimo museo a cielo aperto,è davvero un bellissimo complesso e anche ben tenuto. Siamo belli fradici e stanchi della pioggia, trovare un posto dove mangiare è difficile; è lunedì e tutto sembra chiuso. Torniamo quindi in camera e mangiamo nel letto, patatine e mele. Nel pomeriggio abbiamo appuntamento con l’agenzia con cui abbiamo prenotato dall’Italia il trekking nell’Annapurna; decidiamo di spostare il trekking due giorni dopo; non ha senso farlo con questo tempo e poi le montagne non si vedrebbero; e di provare a prendere il volo il giorno dopo per Pokhara. La sera decidiamo di andare all’ Utze, un ristorante tibetano, ottima cena, anche se spendiamo un po’ troppo per il nostro budget.
Siamo quindi in aeroporto direzione Pokhara, c’è da dire che i nepalesi sono confusionari, complicano sempre tutto, ma poi alla fine, in maniera incomprensibile per noi, la risolvono. L’aeroporto è messo peggio delle strade e non è altro che uno stanzone dove gli addetti espletano le solite operazioni che fanno in tutto in mondo,ma con qualche eccezione; l’acqua può passare ma l’ombrello no e dopo mille controlli siamo in attesa del volo. Non ci sono rulli per le valigie e nemmeno microfoni per annunciare i voli, sembra tutto improvvisato, ma alla fine tutti partono…ma non quel giorno però!! Dopo 4 ore di attesa senza che nessuno annunci niente,il volo è spostato al giorno dopo. Usciamo dalla sala d’attesa e ci riprendiamo i nostri zainoni posizionati in carretti e torniamo in centro.
Decidiamo quindi di sfruttare la giornata, prendiamo un risciò che ci accompagna fino al templio di Swayambhunath, detto “Templio delle Scimmie”, uno stupa (la cupola bianca tipica della religione buddista con gli occhi del Budda nella parte alta, nei quattro punti cardinali), molto bello. Si giunge allo stupa tramite una gradinata molto lunga e piena di scimmie che corrono e cercano cibo, nella sommità si vede un bellissimo panorama di Kathmandu, lo stupa domina l’altura, si vedono monaci girare in senso orario e girare le ruote di preghiera e si ascoltano i loro mantra, c’è una pacifica atmosfera.
Scendiamo dalla gradinata e dato ha smesso di piovere decidiamo di prendere un taxi che ci porterà fuori città.
Il primo luogo è un templio Indu, “Budhanilkantha”, chi ha visto il film “La Vita di P” magari se lo ricorda, quando il protagonista trova un isola dopo giorni di naufragio, con una forma particolare, è proprio la statua di Shiva,cioè la statua che abbiamo visto noi in questo templio, un dio disteso in mezzo all’acqua che dorme, l’accesso ai non indù non è permesso e ci sono solo fedeli, molto particolare. Poi andiamo a Bodhnath, il più grande stupa di tutta l’Asia, è immenso e nell’aria si sentono profumi di incenso e ascoltiamo il Mantra tibetano che sentiremo poi durante tutto il nostro viaggio, abbiamo iniziato a girare in senso orario, non ci siamo resi conto di quanti giri abbiamo fatto perché ad un certo punto è come se ci fossimo persi,gli occhi del Buddha ad ogni lato ti scrutano e avremmo potuto girare all’infinito a girare le ruote di preghiera e ad osservare la vita scorrere. Torniamo quindi in centro e ci prepariamo al volo del giorno dopo.
Ritorniamo quindi in aeroporto e dopo un paio d’ore di ritardo si parte direzione Pokhara! L’aereo è davvero piccolo e ad elica, ad ogni minimo vuoto d’aria va su e giù, io sono un po’ impaurita, ma siamo riusciti a sederci a destra e riusciamo a vedere quello per cui siamo venuti in Nepal; gli 8.000 metri. Per noi appassionati di montagna è un esperienza unica, le montagne sono tutte imbiancate e si capisce che sono molto alte. Le più alte del mondo. Man mano che si scende c’è una coltre di nubi molto fitta, il tempo è migliorato, ma ci sono ancora troppe nuvole, quando tocchiamo terra ci rendiamo conto che dove ci dovrebbero essere le montagne più alte, in questo caso il massiccio dell’Annapurna, ci sono solo densi nubi.
Qualche piccolo problema con l’Hotel e usciamo a vedere il paese. Diciamo che è fin troppo turistico, ma molto grazioso, la strada principale con negozi e ristoranti dà sul lago Phewa. Decidiamo di prendere una piccola piroga, il barcaiolo ci porta dall’altra parte del lago,un’oretta di camminata e siamo nella sommità del monte dove si trova la Pagoda della Pace. Qualche foto e decidiamo di ritornare in centro a piedi, attraversando le campagne nepalesi, ma dopo un paio d’ore di camminata siamo ancora molto lontani dal centro, prendiamo un bus locale e siamo in Hotel. La sera ci facciamo una scorpacciata di momo (ravioli cotti a vapore o fritti) davvero squisiti e spendiamo un paio di euro; nella guida c’è scritto che Pokhara costa molto, vero, ma se ci si sposta un po’ dal centro si trovano delle piccole trattorie gestite da gente del luogo con cibo tipico e prezzi ottimi; certo non sono posti pulitissimi ed il servizio è quello che è, ma si mangia in mezzo ai nepalesi e questo è quello che cerchiamo.
L’indomani abbiamo un incontro con la guida ed il porter; il trekking di 7 giorni inizia il giorno dopo; il tempo piano piano migliora, c’è molta afa e quando esce il sole fà molto caldo; purtroppo a nord ci sono ancora molte nuvole, il cielo è di una bellezza incredibile perché le nuvole sono dense e cambiano spesso forma ma siamo sicuri che là dietro si trova l’Annapurna, e per ora, non si fa vedere. Noleggiamo un bicicletta e dopo aver sbagliato un paio di volte, con l’aiuto della gente del posto arriviamo al Museo Internazionale della Montagna. Il Museo è molto interessante, spiegano le conformazioni delle montagne e ci sono i nomi delle persone che le hanno scalate, ci sono anche i vestiti e gli strumenti che usavano una volta per arrivare alla vetta.
Dopo questa curiosa visita andiamo a vedere le cascate di Devi, ci fermiamo per strada a prendere qualche pomodoro e troviamo anche del pane e del formaggio! Che fortunati che siamo! Ed ecco la gentilezza dei nepalesi,siamo fermi ad uno stop,si ferma un signore in moto e ci chiede, dove dovete andare ? Noi gli diciamo alle “Cascate Devi” ed ecco che ci accompagna facendoci strada in moto. Le cascate però non ci sono piaciute, ma c’è un piccolo parco all’ombra,mangiamo i panini e ci riposiamo un’oretta.
Facciamo quindi una piccola escursione al villaggio di profughi tibetano di “Thansi Phalkhiel”, questa gente è scappata dal Tibet tanti anni fà, sono molto poveri e si sostengono grazie a donazioni o al piccolo mercatino che si trova all’entrata del villaggio; Enzo ha qualche problema con la bicicletta, decidiamo quindi di riportarla indietro e dato i giorni duri che ci aspettano andiamo a riposarci e a preparare lo zainone che il porter dovrà portare per noi; nel tardo pomeriggio facciamo le ultime compere prima del Trekking: cioccolato, maglione nepalese di lana molto pensante e bastoncini per camminare. Sotto una pioggia monsonica decidiamo di entrare in questo ristorante tipicamente nepalese, il muro è davvero sporco per non parlare del tavoli e degli animaletti che svolazzano tutt’attorno a noi; ma ci fidiamo e mangiamo un Dhal Bat (piatto tipico nepalese con zuppa di lenticchie, riso e pane croccante) molto buono. Andiamo a dormire molto presto, domani ore 7 la guida ci viene a prendere, inizia il trekking, meta 4.200 metri,Campo Base dell’Annapurna. Siamo agitatissimi e non dormiremo per niente!
Se volete leggere il racconto dei sette giorni di camminata questo è il link:
Http://turistipercaso.it/himalaya/71018/trekking-al-campo-base-dellannapurna-quota-4200-me.html
Il trekking è finito ed essendo arrivati subito dopo ora di pranzo a Pokhara, decidiamo di lavare i vestiti sporchi e di prenotare l’autobus per Lumbini per il giorno dopo. Chiediamo aiuto all’Hotel che ci fa dei prezzi rigonfiati, usciamo e facciamo le cose senza intermediari risparmiamo di molto. Questa giornata la passeremo a rilassarci e riprenderci dalla fatica.
Arriviamo a piedi, zaino in spalla in stazione; non è altro che una grande piazzale polveroso con autobus sgangherati, mucche e tanta gente; un po’ di solita confusione e siamo in autobus; 8 ore di panico e paura nella Siddharta Highway! Noi non sappiamo se è una delle strade più pericolose al mondo, ma è piena di buche,molto stretta e a volte non è neanche asfaltata; è una strada di montagna, quindi da una parte c’è l’altura e dall’altra il burrone; l’autista correva come un pazzo suonando incessantemente; ci siamo bloccati in vari punti perché o passavamo noi oppure il camion dell’altra parte, quindi retromarcia e sperare di non cadere di sotto! Un viaggio interminabile! Arriviamo a Lumbini alle 4 di pomeriggio ed inizia già ad imbrunire. Lumbini è la città natale del Buddha, è un piccolo villaggio formato da due lunghe strade molto polverose; non ci sono turisti, non ci sono negozi e neanche souvenir, solo qualche piccolo market,ristorantini locali e venditori di frutta. Ci sono solo pellegrini; è un luogo molto mistico, di sera non ci sono luci e quando passano i motorini e illuminano la strada non si vede altro che polvere. Troviamo un posto dove dormire e dato è già buio e siamo affamati decidiamo di andare a cena in un ristorante lì vicino, il locale è pieno di bandierine di preghiera, si mangia discretamente e spendiamo davvero pochissimo. La notte è stata lunga, afosa e molto calda, Lumbini è a sud del Nepal ed il clima non è più montano come a Pokhara. Il giorno da queste parti inizia molto presto, usciamo e compriamo della frutta per fare colazione; decidiamo di noleggiare una bicicletta e di andare a vedere il complesso di templi che si trova all’interno di un parco naturale molto grande. La zona è molto suggestiva perché lasciata allo stato brado,ci sono scimmie libere,c’è chi lavora sotto il sole cocente,chi dorme proprio lì in parte,chi prega, chi chiede l’elemosina e molti pellegrini buddisti, è un mix di odori,colori e immagini.
La prima cosa che visitiamo è il templio di Maya Devi, cioè il luogo dove è stato partorito il Buddha. Il luogo è ben tenuto e pieno di sadhu (santoni vestiti di arancione che per tutta la vita pregano e digiunano) che aspettano le offerte dei pellegrini per il loro sostentamento. Poi visitiamo altri templi tutti molto colorati, la maggior parte di questi sono tutte donazioni fatte da Paesi limitrofi al Nepal. A mezzogiorno ritorniamo al ristorante della sera prima e dato il tanto sole rimaniamo a fare foto dalla terrazza superiore per un paio d’ore. Nel pomeriggio con la bicicletta ci facciamo un giretto della zona,vediamo quindi un Nepal rurale; sembra di essere ritornati indietro nel tempo, troviamo un piccolo mercato locale,ricco di spezie e pesce fresco e facciamo qualche foto, sono tutti molto gentili e accoglienti; riportiamo quindi la bicicletta al proprietario e contrattiamo un taxi per il giorno dopo in modo ci porti al Parco Naturale di Chitwan, purtroppo i mezzi pubblici ci avrebbero messo una giornata intera e noi non vogliamo perdere tempo.
Arriviamo a Chitwan poco prima di mezzogiorno,per la prima volta durante uno dei nostri viaggi decidiamo di andare in una specie di villaggio turistico in modo ci organizzino le attività del parco; tutto sommato la scelta è stata azzeccata. Alcune attività troppo costose le abbiamo fatte per conto nostro,i pasti li consumavamo in centro paese cercando i locali della gente del luogo, si pagava davvero poco e le pietanze erano preparate al momento, questo non è andato molto a genio ai proprietari del posto dove dormivamo ma abbiamo risparmiato davvero tanto.
Siamo stati a vedere la tipica danza con i bastoni delle popolazioni tharu e poi all’alba abbiamo preso parte all’escursione nella foresta a groppa di un elefante,una bella emozione; trovarsi a quattrocchi con un rinoceronte ed il suo figlioletto non è da tutti i giorni; il giorno dopo invece partiamo con una canoa costruita con un tronco d’albero incavato e navighiamo a filo d’acqua per mezz’oretta, avvistiamo un coccodrillo e facciamo del birdwatching, ci fermiamo per entrare nella giungla e fare trekking; la guida, forse per rendere le cose più eccitanti, mi dice che devo mettermi la maglietta di riserva perché il colore rosso della mia canottiera attira animali pericolosi; inoltre si cammina in fila indiana, uno di loro si mette davanti, in mezzo ci siamo noi due e dietro un’altra guida con bastone in mano, iniziamo a camminare in silenzio e facendo il minimo rumore possibile, si vedono scimmie,cerbiatti,cinghiali e anche un rinoceronte dentro all’acqua,un’escursione memorabile.
Dopo due giorni di natura e relax prenotiamo l’autobus che ci riporta a Kathmandu; inizialmente la nostra idea era di sostare per qualche notte anche a Bhaktapur e Patan, ma dopo venti giorni sentiamo la stanchezza, il cibo, sempre uguale inizia a non darci l’energia di cui necessitiamo e abbiamo ancora le gambe sotto tensione per via della camminata. Decidiamo quindi di fermarci gli ultimi giorni a Kathmandu e spostarci giornalmente con mezzi pubblici verso i vari villaggi della valle.
Arrivati a Kathmandu ci aspettano dei giorni non molto rosei, Enzo da quando abbiamo iniziato trekking ha mal di gola,tosse e raffreddore,lo sciroppo comprato a Lumbini non ha dato i suoi frutti; io invece mi sento stanca e mi fa male un labbro. Decidiamo di fare colazione nel bar sotto l’hotel e poi con calma prendiamo il bus che ci porta a Bhaktapur; il villaggio è patrimonio Unesco e l’entrata è a pagamento; è in stile newari e la piazza è davvero bella. Facciamo un bel giro del villaggio ed assaggiamo lo yogurt di bufala che qui sembra essere famoso, è davvero buono! Le piazze di questo villaggio sono colme di riso messo ad essiccare,è proprio un ottimo momento per visitarlo,facciamo delle foto bellissime. Ma la stanchezza si fa sentire quindi nel primo pomeriggio torniamo verso Kathmandu e ci riposiamo in hotel, verso sera facciamo un po’ di shopping a Thamel ma questa attività è stressante: bisogna essere molto bravi a trattare il prezzo ! Alla sera andiamo al Yak Restaurant a bere una birra calda al miglio, era dall’inizio della vacanza che volevamo assaggiarla, ma complice la stanchezza, non l’assaporiamo come avremmo voluto e stanchi, andiamo a dormire.
Il giorno dopo stiamo meglio, colazione al solito bar e prendiamo il bus per Patan. Patan è più piccola di Bhaktapur ma è comunque graziosa ed è patrimonio Unesco, quindi l’entrata,anche qui, è a pagamento.
Il centro villaggio, quindi Durbar Square, è molto bello ed in stile newari, ne approfitto quindi per prendere una gonna dalle donne del villaggio; rimaniamo poi un’oretta a vedere la vita che scorre e facciamo delle foto molto belle. Pranziamo in un grazioso ristorante anche se il cibo non era dei migliori, poi terminiamo la camminata con la visita ad una delle cose più curiose ed insensate che avessimo mai visto. A Patan, come a Kathmandu, eleggono la Dea Kumari, una bimba che viene scelta tra bambine di casta ricca,deve avere dai 4 anni alla pubertà e deve superare delle prove molto terrificanti per diventare tale. Quando le compare il menarca o per qualsiasi taglietto di sangue, cade il suo regno e ne viene scelta un’altra. Entriamo nel palazzo dove c’è scritto “The Living Godness”, senza aspettarci di vederla proprio davanti a noi. Invece,ci accoglie,se così si può dire, questa bambina chiusa dentro ad una stanza 2metrix2, con una piccola finestrella,truccata e agghindata,con davanti a lei,bucce di frutta, riso,soldi, puzza e sporco. Il custode ci chiede se vogliamo il tikka (il punto rosso nella fronte) acconsentiamo e lasciamo un’offerta; chiedo se posso fare delle foto,acconsente, lei non mi guarda,sembra infelice ed impaurita. Poi usciamo e dietro di noi si chiude la tenda e lei rimane li,a fissare il muro. E’ stata una scena molto triste,non so come possano trattare una bambina per di più dichiarata Dea in questo modo, siamo rimasti costernati e rattrististi per tutto il giorno.
Come ultimo giorno in Nepal decidiamo di fare un po’ di shopping dato durante il viaggio non abbiamo mai comprato nulla e come ultima tappa andare a Pashupatinath, il luogo dove cremano i morti. Prendiamo quindi un taxi ma il molto traffico della capitale ci scompiglia i piani; arriviamo che è già l’imbrunire, stanno per chiudere. Riusciamo ad entrare e fare un piccolo giro senza visitare i templi o le grotte; nell’aria si sente un odore molto acre, ci sono delle pire che bruciano. Nelle gradinate stanno allestendo la puja, la loro preghiera, ci sediamo anche noi con loro, ci consigliano di togliere le scarpe; dei giovani sacerdoti vestiti di arancione iniziano una serie di rituali molto particolari, tutti iniziano a cantare,ballare e battere le mani, nell’aria c’è un senso di pace, di felicità; circa a metà cerimonia decidiamo di lasciare il luogo e proprio all’uscita arriva un auto, ci sono dei famigliari che piangono, aprono il baule e tirano fuori il morto, già ricoperto di bende bianche, pronto per essere bruciato. È così che lasciamo il nostro Nepal, con il ricordo che qui le contraddizioni tra vita e morte, felicità e tristezza, povertà e ricchezza sono all’ordine del giorno.