Thailandia in moto
Prima tappa: Kanchanaburi.
Abbiamo fatto il possibile per evitare Bangkok e il suo traffico ma il nostro navigatore satellitare ha tanto insistito per portarci in città e poi perdersi.
Così abbiamo pagato un mototaxi per farci strada fino fuori Bangkok in direzione Kanchanaburi: fantastico!
Inseguire questo pazzo a 100 Km/h zigzagando fra le automobili è stata un’esperienza che da sola a ripagato il viaggio in moto.
Il distretto di K-buri, come lo chiamano i giovani thai, è il paradiso dei motociclisti. Strade perfettamente asfaltate si snodano tra colline, laghi e cascate. Oltre alle classiche visite al ponte sul fiume Kwai, alle cascate Erawan e al Hell Fire Pass, ci sono tante, ma proprio tante belle cose da vedere. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Seconda tappa: Hua Hin
Dalle montagne al confine col Myanmar ci siamo diretti verso il mare, a sud-est. Una notte a Hua Hin per poi proseguire lungo la costa verso sud in direzione Chumphon, a Pak Nam la nostra quarta tappa.
Qui il mare non è da cartolina, ma comunque molto bello e puoi decidere su quale tratto di spiaggia deserta fermarti per la giornata. Non c’è veramente nessuno. Il turismo di massa è lontano chilometri ma anche qui si stanno organizzando e credo che in pochi anni questo paradiso sia destinato a scomparire.
Lasciamo il Mare di Thailandia e ritorniamo in montagna, direzione ovest, ancora verso il confine col Myanmar per poi raggiungere le coste dell’Oceano Indiano. Anche qui una strada splendida ci accompagna fra le montagne per poi raggiungere la costa a Ranong.
Dopo esserci addentrati tra le alture alla scoperta di luoghi da favola, come il Ranong canyon, siamo tornati sulla costa per passare la notte. Sosta a Hat Bang Ben, appena a sud di Ranong.
La tappa seguente avrebbe dovuto essere Phuket, ma un acquazzone tropicale in prossimità del ponte che collega l’isola ci ha fatto momentaneamente desistere. Meglio così, dopo una settimana di pace assoluta e zero turisti addentrarsi a Phuket sarebbe stato traumatico.
Quindi sosta a Khok Kloi, con altri chilometri di spiaggia deserta affacciata sull’oceano.
Eccoci all’ultima tappa dell’andata: da Khok Kloi ad Ao Nang.
La strada passa da Phang Nga, a mio dire una delle zone più belle della Thailandia che con questo ennesimo viaggio ho visitato quasi completamente.
Picchi rocciosi si stagliano della pianura creando vallate ombrose e gole strettissime. La stessa strada statale n.4 che attraversa il paese con due carreggiate a tre corsie qui diventa una stradina montana stretta e piena di curve. Un piacere per noi in moto soprattutto perchè il traffico evita questo tratto deviando sulla più comoda strada 415 per poi tornare sulla 4 dopo la zona di Phang Nga.
Arrivo a Krabi, un postaccio, e via subito in cerca della nostra villetta di Ao Nang dove ci concediamo 10 giorni di meritato riposo.
La zona di Ao Nang è carina, ma non fa per noi che evitiamo accuratamente il turismo di massa.
Dopo un giorno di completo relax in piscina (crepi l’avarizia, villa con piscina!) siamo stati a visitare le 3 spiagge famose della zona situate su una penisola e raggiungibili solo via mare.
Tonsai: la meno bella ma la nostra preferita. Amata dagli scalatori che qui possono arrampicarsi su pareti da brivido a strapiombo sul mare e da hippies che cercano un albero sotto cui accamparsi con un’amaca. Tranquilla, poco frequentata ma ben attrezzata è l’ultimo angolo silenzioso della zona.
Railay: due baie distinte una a est e una a ovest, belle ma troppo affollate. Avevamo appena messo piede a terra che già ci proponevano massaggi. Vade retro! Siamo resistiti un paio d’ore e poi ci siamo inerpicati nella jungla fra i monti per tornare a piedi a Tonsai.
Ultima e più bella, Phra Nang. Una piccola spiaggia bianca con mare verde smeraldo pieno di piccoli pesci. Faraglioni imponenti escono dall’acqua a pochi metri dalla riva: proprio uno scorcio da cartolina.
Peccato per il viavai di barche rumorossissime e per il migliaio di turisti già presenti alle 9 del mattino. Qui siamo stati 10 minuti per poi saltare al volo su una barca e tornare a Tonsai.
Tutta la zona di Ao Nang è lambita da belle spiagge, anche poco frequentate, ma ovunque vai (tranne Tonsai) ci sono sempre le massaggiatrici in agguato che rompono le scatole ogni 10 minuti.
Saremmo anche tentati di visitare le isole vicine che dovrebbero essere belle, ma le recensioni ci scoraggiano. Chi considera incontaminata Railay beach trova sovraffollate e sporche le isole. Noi che consideriamo Railay incontaminata come una piazzola dell’autostrada come potremmo apprezzare le isole qui attorno?
Intanto godiamoci la vacanza, fra poco scatterà l’operazione “Thailandia 2, il ritorno”. Altri 7 giorni per tornare a Pattaya, restituire la moto e, manifestazioni governative permettendo, rientro a Bangkok e volo per l’Italia.