Incredibile India 2
Da Delhi a Varanasi, un viaggio nell'autentica ed incredibile India. Colori, suoni, odori di un Paese senza eguali nel mondo
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L’India è l’India. Non può essere paragonata a nessun altro paese. Difficilmente si riesce a raccontarla, raramente si torna a casa indifferenti. L’India è una concezione di vita e senza quella la gente non potrebbe vivere. L’India è il non compromesso, l’adesione assoluta, senza smarrimenti, ad un principio di verità. E’ la lotta senza violenza, come ha insegnato Ghandi, per la sopravvivenza. Il vostro viaggio parte da Nuova Delhi e, attraversando il Rajastan, l’Uttar e il Madhya Pradesh, si conclude a Varanasi, apoteosi della spiritualità. Il primo assaggio è del Paese con la seconda economia a più rapida crescita nel mondo e nello stesso tempo con i più alti livelli di povertà, malnutrizione e analfabetismo. Evidentissimi i contrasti: i villaggi rurali si trovano a pochi chilometri da residenze e costruzioni metropolitane, all’interno delle quali giovani cervelli indiani dominano gli ambienti del software e della medicina mondiale. Basta uscire dall’aeroporto per imbattersi nella nuova sopraelevata della metropolitana cittadina che sta divorando le campagne limitrofe e che stride amaramente con le numerose baraccopoli sorte ai piedi dei suoi piloni. Nel centro città a rapido sviluppo urbanistico, la ricchezza architettonica si mescola con la povertà che la società globalizzata tende sempre di più ad emarginare. Ci dirigiamo alla ricerca dell’India autentica entrando nello Stato del Rajasthan che ha città bellissime, come la capitale Jaipur, chiamata città rosa per il tipico colore dell’arenaria utilizzata per i suoi edifici. In città ci sono alcuni gioielli dell’architettura come l’Hawa Mahal, palazzo dei venti, costruito nel 1799 dal Maharaja, affinché le donne della casa potessero, senza essere viste, vedere dalle grate la vita scorrere nella strada principale. A poca distanza c’è un altro tesoro incastonato nel paesaggio collinare, il forte di Amber. Prendendo la strada per Agra si entra nello Stato dell’Uttar Pradesh e si avvicendano paesini e agglomerati di capanne. Povertà e fame, miseria e carenze igieniche mettono in luce le condizioni in cui si vive. Le strade sono spesso dissestate e frequentate da camion indisciplinati e chiassosi. Poco fuori Agra visitiamo la cittadina di Fatehpur Sikri, un tempo capitale dell’impero Moghul e a qualche chilometro più avanti siamo rapiti dal Taj Mahal, simbolo dell’India, considerato il più imponente monumento costruito per amore. L’imperatore Shah Jahan lo fece edificare in memoria della moglie Mumtaz Mahal. Per realizzare il mausoleo ci vollero quasi vent’anni e ben ventimila operai provenienti dall’Asia e architetti dall’Europa, oggi patrimonio UNESCO. Visitiamo il forte di Gwalior caratterizzato da bellissime decorazioni turchesi, l’affascinante cittadina di Orcha (Madhya Pradesh) e Khajuraho che conserva incantevoli palazzi e templi ricchi di sculture che decorano ogni centimetro delle pareti esterne. Le figure dei bassorilievi sono famose rappresentazioni di donne dalle rotondità prorompenti e del kamasutra. Con un volo interno, arriviamo nell’Uttar Pradesh e, dopo una breve sosta a Sarnath, luogo sacro per il primo discorso di Budda che iniziò lì la sua predicazione, siamo finalmente a Varanasi (Benares), simbolo della religiosità e della misticità dell’India. La vista dei Ghat dalla barca, navigando sul Gange, non si dimentica. Le abluzioni nelle acque sacre del fiume sono un’attività quotidiana, così come frequenti si susseguono le cremazioni a cielo aperto. E’ un percorso molto forte emotivamente per la crudezza delle immagini dei cadaveri lavati nel fiume prima di essere bruciati o gettati interi in acqua avvolti nel sudario, ma anche per il realismo delle contrattazioni, a seconda della ricchezza della famiglia in lutto, per la compravendita della legna che serve ad ardere i morti. Sembra di essere all’inferno: il traffico è assurdo: tuk tuk, motociclette e vacche sacre affollano le strade polverose e il rumore dei clacson è assordante. E’ quasi impossibile per un Occidentale guidare o quantomeno comprendere le regole degli conducenti indiani che mettono a rischio l’incolumità dei pedoni in ogni momento. Insistenti venditori, santoni e strani personaggi si accalcano alla Puja, la preghiera della sera, insieme ai fedeli che offrono candele al Gange chiedendo protezione. E tra i tanti barconi che portano i turisti ad assistere alla messa dal fiume, una marea di bambini vendono i loro cestini fatti a mano con foglie, fiori colorati e lumini, cercando di racimolare i soldi per la cena. Nonostante il caos e gli stenti, il disordine e la sporcizia, non c’è ombra di rassegnazione, né di disperazione nei loro occhi. Al contrario, gli indiani vivono dignitosamente la vita a loro assegnata nella speranza della reincarnazione, nell’attesa della salvezza che ogni giorno cercano di guadagnare con le purificazioni, i riti religiosi e la fede incondizionata. Le donne indossano sari vivaci e colorati e nelle strade trovi sempre qualcuno che vuole raccontarti la sua storia, come un riscatto, come una liberazione, ma sempre con un sorriso.
Stefania.altieri@virgilio.it