Mille sfumature di verde, l’essenza di vaniglia nell’aria e fiori di frangipane fra i capelli
Essendo due amanti dei viaggi ogni meta suscitava il nostro interesse e curiosità, fino a quando inaspettata e di sorpresa compare Bali e l’Indonesia… una destinazione che sempre ci aveva incuriosito, ma che non avevamo mai vagliato come ipotesi reale per questo viaggio.
Iniziando a documentarci ci siamo entrambi appassionati e così il 9 settembre carichiamo valigie e adrenalina su un aereo con destinazione Bali.
Dopo 15 ore circa di volo con scalo a Singapore atterriamo in terra indonesiana e pian piano realizziamo di essere dall’altra parte dell’emisfero.
Una volta giunti in aeroporto facciamo subito i visti per poter entrare nel paese (20 euro a testa con validità 30 gg). Una particolarità che abbiamo riscontrato qui è stato dover pagare il visto anche per l’uscita (150.000 Rp a testa).
In aeroporto ci attende la nostra guida Bamba che ci accompagnerà per i giorni seguenti, avendo prenotato inizialmente un tour organizzato di 4 gg per poter comprendere meglio luoghi e cultura di questo affascinante paese.
Arriviamo in hotel a Kuta e dopo aver sistemato le nostre cose decidiamo di fare un piccolo giretto di perlustrazione. Dopo una bella camminata sentiamo però le forze cedere a causa del fuso orario e visto che in aereo non siamo riusciti a riposare, ne approfittiamo per fare una piccola pennichella di un’oretta, per essere poi attivi all’ora del tramonto. Chi dice Bali infatti non può non dire tramonto e così è stato per noi sin dal primo giorno. Il sole a Bali tramonta sempre sulle 18.00 ed è davvero uno spettacolo meraviglioso, da togliere il fiato. Ci rechiamo sulla spiaggia di Legian per goderci lo spettacolo a pieno e rimaniamo a bocca aperta avvolti dalle alte ed impetuose onde dell’oceano e dall’arancio del sole che nel giro di pochi minuti assume tutte le sfumature dei toni caldi. Aspettiamo che il sole scompaia nel cielo insieme ai surfisti australiani che si rilassano sulla spiaggia con la birra da una parte e la loro tavola sotto braccio e i tanti turisti provenienti da ogni parte del mondo. Tanto emozionante quanto breve, perché il tutto si esaurisce in meno di 15 minuti. Al termine infatti il sole lascia posto alla luna e il cielo, prima invaso dai colori rosastri diviene in un lampo scuro, quasi fosse notte inoltrata. Rimaniamo colpiti subito da questo fenomeno e dobbiamo guardare l’orologio per renderci conto che invece sono solo le 18.15.
Continuiamo il nostro giro per Kuta e ci fermiamo a fare un aperitivo in un locale con un gruppo che suona live. E’ qui che scopriamo la Bintang, la principale birra prodotta proprio a Bali, e da quel momento sarà amore a prima vista.
Terminato l’aperitivo cerchiamo un posto per cena. Kuta è decisamente caotica e piena di motorini impazziti che affollano le strade, ma vi sono alcune vie con ristorantini molto carini. Noi optiamo per il ristorante “Batan Waru” dove assaggiamo due appetitosi nasi campur. Lasciamo spazio al sonno e ai primi sogni balinesi.
Il giorno seguente la nostra guida Bamba ci viene a prendere in hotel per iniziare il tour. E’ la volta del tempio di Luhur Batukau, uno dei principali templi di Bali. Qui scopriamo subito l’importanza della religione per questo popolo, divisi principalmente tra induisti e musulmani, il rito delle offerte agli dei che viene svolto per ben tre volte al giorno e l’importanza di indossare un sarong, ossia un pareo all’ingresso dei luoghi sacri, in segno di rispetto e di decoro.
E’ il momento poi delle risaie di Jatiluwith, ritenute patrimonio dell’Unesco dal 2012. Uno spettacolo che toglie il fiato, i toni di verde si incrociano e le risaie costruite con effetto terrazzamento occupano distese che un intero sguardo non riesce a focalizzare in un colpo solo.
Ci perdiamo in quell’esplosione di natura e dopo vari scatti di reflex pranziamo in un ristorante che per fortuna ci regala nuovamente un panorama su queste bellissime risaie.
E’ la volta poi del Lago Bedugul e del tempio di Ulun Danu, dedicato alla dea delle acque. Il tempio è molto bello e suggestivo, ma da casa sembrava molto più grande. Rimaniamo un po’ delusi da questo e dalle nuvole che lo rendono quasi un luogo mistico, ma riprendiamo subito il sorriso con le simpatiche scimmiette che ci accolgono lungo la strada verso Munduk. Vedendo quei piccoli esemplari capiamo perché l’uomo deriva dalla scimmia: hanno le stesse nostre movenze!
Prima di giungere in albergo facciamo tappa alle terme. Terme qui non ha la stessa denominazione che ha da noi, si tratta di piscine all’aperto con acqua sotterranea non trattata, dal colore verdognolo, ed è’ stato davvero bello e divertente immergersi in queste vasche con la popolazione locale.
Durante il tragitto assistiamo ad una celebrazione funeraria, o meglio alla sepoltura di un defunto, morto cinque anni prima. La nostra guida ci spiega che il rito della cremazione può comportare una spesa molto elevata e che quindi spesso i defunti vengono prima solo sepolti e poi riesumati, anche dopo anni, per essere sottoposti ad una cremazione collettiva.
La nostra prima notte di tour si conclude a Lovina dove alloggiamo e ceniamo a base di pesce in uno splendido ristorante in faccia all’oceano Pacifico.
Il secondo giorno di tour parte alla volta del mercato di Singaraja dove veniamo immersi dai colori e profumi del cibo locale: riso, frutta, verdura, pesce e ogni altra prelibatezza. Proseguiamo con il tempio di Pura Beji dedicato ai campi coltivati e alla loro fertilità e con il tempio Meduwe Karang dedicato invece ai campi non coltivati. Pranziamo a Kintamani in un tipico ristorante locale con vista sul vulcano e concludiamo con la visita al tempio madre di Bensakih, considerato il tempio più importante di Bali. Ceniamo in un ristorante locale avendo come panorama le ninfee e passiamo la notte a Candidasa.
L’indomani è il mio compleanno e la mattinata comincia con una deliziosa colazione in camera al ritmo di un “Happy birthday” tutto balinese. Prima tappa di questo giorno speciale è la grotta dei pipistrelli. La nostra guida Bamba poi sapendo del mio compleanno decide di farci un regalo e modificare un po’ il programma della giornata: evviva, si fa rafting! E per chi non sa nuotare come me non è certo prova da poco, ma del resto sono una spericolata! Esperienza davvero esaltante: un percorso di due ore immersi nella natura tra palme e una rigogliosa vegetazione. La giornata prosegue con l’assaggio delle spezie e di vari tipi di caffè e cioccolata. Incuriositi proviamo anche il Kopi Luwak, il caffè prodotto dagli escrementi della mangusta, un animaletto che può essere un incrocio tra un ermellino e un procione. Questo simpatico animaletto arrampicandosi sugli alberi di caffè, ne mangia i frutti maturi. Visto inizialmente come una minaccia dai proprietari delle piantagioni di caffè, si è rivelato nel tempo un prodotto di nicchia, perché in realtà la mangusta non riuscendo a digerire i chicchi del caffè, li espelle senza che questi subiscano radicali trasformazioni. I chicchi vengono così raccolti dal terreno, privati dell’involucro esterno e tostati, producendo un caffè da un aroma diverso da quello ottenuto direttamente dai frutti raccolti dalla pianta. Buffo pensare che il caffè più caro al mondo non derivi direttamente dai frutti del caffè, ma dall’intestino di un animale: 5 euro una tazzina. Il sapore è forte ed amaro, ma una volta nella vita va provato!
Arrivati in albergo ad Ubud vengo accolta da una meravigliosa torta di compleanno, un mazzo di fiori e un coro di auguri festanti del personale dell’hotel. Con la commozione e l’emozione ancora in circolo mi preparo velocemente per la cena organizzata dal mio compagno. L’autista ci viene a prendere per condurci in uno splendido ristorante nella periferia di Ubud. Un tavolo romantico ci aspetta e con lui prelibatezze e nuovi auguri. Un gran bel modo per accogliere gli “enta”.
Il giorno seguente la nostra guida ci porta a vedere una tipica casa balinese e la danza Barong che vede il contrapporsi del bene e del male. Visitiamo poi i laboratori dove producono il batik, una tecnica di tintura davvero particolare che viene effettuata con la cera e ne approfittiamo per acquistare una stampa. Bamba ci accompagna poi a vedere gli artigiani del legno e dell’argento e all’ultima tappa del tour che è il tempio di Tanah Lot.
E’ arrivato il momento di salutare con dispiacere e rammarico la nostra guida e di proseguire il nostro viaggio da soli alla volta di Seminyak. La città è diversa dalle precedenti e ne approfittiamo per fare un giro e vedere le bellissime vetrine dei negozi dall’aria fashion e moderna, con la mente già proiettata al domani.
Domani che ci accoglie con una pioggia incessante che sembra costringerci a cambiare il programma della giornata, ma per fortuna dobbiamo solo fare qualche piccola variazione. Con un taxi ci spostiamo verso Jimbaran e visitiamo il tipico mercato del pesce e quello ortofrutticolo. Pranziamo sulla spiaggia e approfittando dell’arrivo del sole affittiamo un guidatore per l’intero pomeriggio che ci accompagna alla spiaggia di Padang Padang Bay. La spiaggia è piccola, ma deliziosa. L’acqua ha tonalità che vanno dall’azzurro tenue al verde e i surfisti si divertono aspettando l’onda migliore. Da un momento all’altro ti aspetti di veder scendere dalle scalinate Julia Roberts e per un attimo ti senti una piccola stella di Holliwood. Abbiamo anche la fortuna di assistere ad un matrimonio sulla spiaggia. Il fotografo di certo qui può considerasi avvantaggiato!Sempre con il guidatore ci dirigiamo verso il tempio di Ulu Watu, popolato di scimmiette e con una vista strepitosa sull’Oceano Indiano. Qui assistiamo alla danza Kecak dove un gruppo di uomini seduti in cerchio al ritmo di “chak-a-chak-a-chak” si affiancano ad altri personaggi che si alternano nella storia. Il tutto mentre il sole tramonta sulla splendida pagoda del tempio. Concludiamo questa bellissima giornata con una cena sulla spiaggia di Jimbaran di fronte all’Oceano a base di aragosta e calamari.
I giorni volano e il nostro programma ben dettagliato prosegue alla volta di Ubud. Decidiamo infatti di ritornare in questa città che avevamo visto di sfuggita insieme alla guida e ci innamoriamo subito della sua bellezza ed originalità. Visitiamo la Goa Gajah, una grotta scavata in una parte rocciosa, il cui accesso avviene attraverso la grande bocca di un demone. Proseguiamo per la Monkey Forest, dove mi esalto a scattare un intero servizio fotografico a scimmiette vivaci e dispettose di tutte le taglie. Una tappa al Palazzo Reale e un po’ di shopping accompagnato da un buonissimo succo alla banana. Trascorriamo la serata ad Ubud e ceniamo in un bellissimo warung dall’ambientazione loundge.
Al risveglio realizziamo di dover lasciare Bali e la malinconia un po’ ci assale, ma ci aspetta una nuova avventura dal nome Lombok. Saliamo sul traghetto prenotato dall’Italia e in un paio d’ore giungiamo su quest’isola, così vicina a Bali, ma così diversa. Il viaggio non è stato troppo calmo, il mare è piuttosto agitato e all’interno dell’imbarcazione siamo in tanti a stare male. Il pomeriggio siamo costretti a passarlo a letto, ma non resistiamo ad uscire prima di cena per iniziare ad esplorare questo nuovo luogo. Noi alloggiamo a Sengiggi, ritenuta la parte più movimentata dell’isola e avendola girata un po’ possiamo proprio confermarlo. Ceniamo leggeri e ci corichiamo presto per essere carichi per il giorno dopo.
Per fortuna al risveglio i sintomi lasciati dal mare agitato sono spariti e così dopo un’abbondante colazione a base di pancake alla banana, caffè e succo partiamo alla scoperta dell’isola. Lombok è completamente diversa da Bali, qui le strade sono più larghe e dotate di illuminazione, la guida è sempre a sinistra, ma circolano molti meno motorini e i guidatori sembrano essere più “tranquilli”. Così decidiamo di esplorare l’isola in motorino e ne noleggiamo uno per l’intera giornata alla modica cifra di 45.000 Rp.
Anche il panorama a Lombok è molto diverso da Bali, come la vegetazione. Il mare è stupendo e girare in motorino ti consente di poterti fermare a tuo piacimento per poter scattare foto o imprimere semplicemente quei panorami mozzafiato nella tua mente. Arriviamo fino alla capitale Mataram dove visitiamo il tempio Pura Meru, che però è in fase di costruzione e ristrutturazione. Pranziamo in un tipico warung con mie goreng e milkshake. Proseguiamo il giro in motorino tra le varie spiagge e ci fermiamo per un po’ di sole e relax in attesa del tramonto. Per cena decidiamo di prendere un taxi e raggiungere un warung sulla spiaggia avvistato la mattina. Gamber giganti e spiedini di calamari da leccarsi i baffi!
E’ arrivato il momento di lasciare anche Lombok per trasferirci alle isole Gili. Il mare è sempre molto agitato, ma il tragitto è più breve e quindi riusciamo ad arrivare a destinazione illesi. L’impatto è davvero forte: qui non ci sono mezzi a motore, niente macchine, niente motorini… solo cinomo, i tipici carretti trainati da cavalli. In un attimo sembra di essere tornati al 1400, ma in chiave moderna perché tutta l’isola (noi abbiamo scelto Gili Trawangan che delle tre isole è la maggiore e la più movimentata) è invasa da un’aria hippy e festaiola, un mix tra Formentera, Rimini ed Ibiza. Essendo un’isola di piccole dimensioni, è qui che ritroviamo una coppia di sposi, conosciuta a Bali.
Sull’isola non ci sono attrazioni particolari, se non un mare da lasciare senza parole, con sfumature che passano dal color cristallo al celeste sino al verde e blu cobalto. Il primo giorno decidiamo di girare l’isola in bici e così noleggiamo un tandem, sogno proibito del mio compagno. Tandem, che poi ci accompagnerà per tutto il nostro soggiorno sull’isola. Per quanto tutta l’isola sia bellissima, la sua caratteristica è di essere molto varia. Una parte è più movimentata e turistica con alberghi e ristoranti, l’entroterra invece rimane più selvaggio e tranquillo e nell’interno ci sono le abitazioni della gente locale.
Noi abbiamo deciso di goderci entrambe le parti e così non stanchi di cambiare albergo ogni sera, abbiamo deciso di trascorrere tre notti nella parte più movimentata e due in quella più tranquilla e rilassata. Ogni turista alle Gili decide il proprio ritmo di giornata, ma tutti si ritrovano alla stessa ora in vari punti strategici ad ammirare lo spettacolo del sole che tramonta dietro al vulcano con una Bintag in mano, abbracciando la propria ragazza o sorridendo con gli amici.
Gili, come anche Lombok, ha una prevalenza di musulmani sugli induisti e più volte al giorno capita di sentire canti e preghiere fatti alla moschea.
E’ il momento del secondo compleanno: quello del mio compagno e così il 21 settembre inizia anch’esso con una deliziosa colazione in camera e gli auguri dello staff isolano. Per questa giornata organizziamo un programma ad hoc e decidiamo di visitare Gili Meno, la più piccola delle isole Gili. Gli orari sono fissi: una partenza alla mattina con rientro nel pomeriggio. L’isola è piuttosto piccola e ci si sente un po’ come Robinson Crusoe perché a differenza di Gili T. è più selvaggia e abbandonata. Il mare però qui è ancora più bello e ne approfittiamo per prendere un po’ di sole, scattare foto e mangiare un ananas sulla spiaggia. Dopo pranzo si ritorna sull’isola principale dove ci concediamo l’unico massaggio della vacanza come regalo per l’evento della giornata. Concludiamo la serata con un suggestivo bungalow prenotato da me per una cena indiana davvero originale e uno sheesha dall’aroma d’uva. Le sorprese non sono finite: resta una candelina da spegnere e così un pancake all’ananas si trasforma in una torta di compleanno.
L’indomani cambiamo hotel e ci spostiamo verso la parte meno affollata dell’isola. Il rito è il medesimo di Bali: al momento del check-in vieni accolto dalla gentilezza del personale e da due cocktail di benvenuto eseguiti ogni volta con ingredienti diversi e con una vera attenzione nella presentazione.
L’hotel ha una bella piscina per cui ne approfittiamo per rilassarci un po’ sui lettini, ma non resistiamo molto perché l’oceano ci richiama a sé e così ci trasferiamo in spiaggia. Qui non si sente la confusione e spesso l’unico rumore a sottofondo è quello delle onde del mare. Restiamo in questo paradiso per un altro giorno, giusto in tempo per assaggiare un’ottima pizza all’ananas sulla spiaggia.
E’ l’ora di salutare anche le isole Gili e di riprendere la barca che ci riporterà a Bali. Scattiamo le ultime foto pensando di averne fatte poche, scopriremo solo a casa che non è affatto così, e arriviamo a Sanur. Sanur è una località molto diversa dalle precedenti, ha grandi spiagge, ma nulla a che vedere con il mare di Gili e Lombok. E’ rinomata però per gli sport acquatici. Pranziamo, o meglio “merendiamo” con una squisita banana fritta e due milkshake e con un taxi arriviamo al giardino delle Orchidee. Tantissime specie di questo fiore che è uno dei simboli di Bali. E’ la nostra ultima sera a Bali e decidiamo di salutarla con un aperitivo a base di Bintang e una cena a base di pesce. Stasera non ci facciamo mancare proprio nulla e assaggiamo anche l’arak, il tipico distillato prodotto dallo zucchero di palma.
Il giorno seguente un aereo ci attende alla volta di Singapore. Il passaggio dai carretti trainati dai cavalli alla metropoli non lascia certo indifferenti, ma ci sentiamo subito a nostro agio in questa bellissima e moderna città. Rimaniamo subito colpiti dall’organizzazione e dalla pulizia. Siccome ci fermeremo tre giorni decidiamo di fare la Singapore Tourist Pass che ci consentirà l’accesso illimitato di metro e bus per una cifra di 30 SGD a testa (10 SGD ci saranno poi restituiti alla consegna perché a titolo di cauzione).
Noi alloggiamo nell’allegro quartiere di Chinatown, a pochi passi dalla metro. Visitiamo il Sri Mariamman Temple, il tempio hindu più antico di Singapore e il Buddha Tooth Relic Temple, bellissimo tempio buddista di cinque piani che accoglie il presunto canino sinistro di Buddha. Uno sguardo al mercato di Chinatown e poi in coda per salire sulla ruota panoramica più alta del mondo. Il giro non è certo economico, ma dura mezz’ora e ti permette di vedere tutta Singapore dall’alto. Incredibile gli effetti di luci presenti in questa città e indescrivibile l’emozione che si prova sul punto più alto di quella cabina! Riusciamo anche a scorgere il circuito di formula uno che pochi giorni prima aveva invaso la città.
Ceniamo nei tanti chioschi che ci sono sotto la ruota e poi ci dirigiamo verso i Marina Bay Sands e i Gardens by the bay. Uno spettacolo che toglie il fiato: alberi gigantesci illuminati da luci fatiscenti e colorate. Per un attimo sembra di essere proiettati in un’altra dimensione. L’umidità in questa città è davvero forte e si sente maggiormente perché in ogni esercizio commerciale ed edificio in generale, come anche nella metro, ventilatori e condizionatori sono sparati al massimo. Felpa e foulard sono perciò fondamentali. Un toccasana per me che arrivavo da Gili già ammalata e febbricitante.
Questo non mi ha di certo scoraggiata e il giorno seguente dopo un’ottima colazione a base di thè caldo e torta alla banana ci dedichiamo completamente ad Orchard Road, ai suoi centri commerciali e ai suoi cari, quanto meravigliosi negozi. Ci intrufoliamo anche alla ricerca di prodotti elettronici, ma scopriamo purtroppo che i prezzi non si discostano molto dall’Italia e che i venditori cercano in tutti i modi di fregarti. Pranziamo al Tekka Centre con cibi orientali di diverse provenienze e poi indossiamo la tunica per visitare la Sultan Mosque, una bellissima moschea nel quartiere di Little India. Diluvia, ma qui a Singapore non è certo un problema, perché in ogni angolo c’è un centro commerciale in cui potersi rifugiare e quando ti sembra non ci sia, scopri che ne esiste uno sottoterra di 4-5 piani. Amando la cucina indiana ne approfittiamo per restare a Little India anche per cena ,ma anche se con la febbre alta, la serata non può concludersi qui … Saliamo fino al 71esimo piano di un grattacielo dove ci attende uno dei locali più glamour della città, il New Asia. E’ qui che assaggiamo il Singapore Sling, il famosissimo cocktail di Singapore circondati da un panorama mozzafiato. Il cocktail non può certo dirsi economico, ma la spesa è ripagata dalla vista che si può godere da lassù. Luci, lucine, navi, grattacieli, automobili, parchi … gli occhi non sanno più dove guardare e la reflex inizia a scattare all’impazzata. Stanchi, ma felici andiamo a nanna.
L’indomani è il nostro ultimo giorno a Singapore e decidiamo di fare un giro per i Quays. E’ la volta poi degli Emerald Hills, dove si trovano le case a schiera tra le più belle e caratteristiche di Singapore. Pranziamo da Food Republic, una bellissima area ristorazione al quinto piano di un centro commerciale con cibo orientale di tutti i tipi. Pausa caffè che ovviamente è lontano dal nostro amato espresso, e poi visita al Raffle Hotel, hotel storico di Singapore dall’imponente facciata e dotato di ogni comfort e lusso. Un ultimo saluto ad Orchard Road, con tanto di regalo inaspettato da Tiffany e concludiamo il pomeriggio con un altro aperitivo ad alta quota, a base di birra. Stavolta ci troviamo “solo” al 33esimo piano, ma a differenza della sera precedente il locale è aperto, per cui si può accedere al terrazzo sorseggiando la propria birra immersi tra le mille luci colorate del panorama. Terminiamo la serata con l’ultima cena a Singapore a base di zuppa calda di verdura. La febbre nonostante tutto si fa ancora sentire…
Stavolta ahimè non ci aspetta un’altra tappa, ma il nostro rientro in Italia. Così a malincuore salutiamo anche questa bellissima metropoli e ci dirigiamo verso l’aeroporto, che non per nulla è stato proclamato il migliore del mondo per l’anno 2013. Ma non prima di acquistare deliziosi pop corn al formaggio che qui sono caratteristici e di “moda” e che sgranocchieremo alle 04.00 di mattina sull’aereo guardando un film.
E’ stata una vacanza stupenda, al di sopra di ogni immaginazione e aspettativa.
Difficile riassumere in poche parole e pagine, 19 giorni di avventura e magia.
Bali ci è entrata nel cuore e lo ha fatto da subito con i sorrisi e la gentilezza della sua popolazione, con il verde della sua vegetazione, con il profumo e il colore dei fiori, con il sapore dei cibi, la sua ottima birra, i suoi stupendi tramonti e le sue danze.
Ogni volta che chiuderemo gli occhi ripenseremo alle immense risaie, alle distese di verde, al profumo del frangipane, ai pancake alla banana, al pesce fresco, al riso cucinato in mille modi, al “ciiis, che beeeelo” della nostra guida Bamba mentre ci scattava le foto, ai meravigliosi hotel, alle tante stanze d’albergo cambiate, ai cesti delle offerte per gli dei lasciati in ogni angolo della strada, ai cocktail di benvenuto negli hotel, al saluto di accoglienza tipico induista, ai sarong che cingevano le nostre vite in visita ai templi, ai gechi sui muri, alle scimmiette dispettose, al mare impetuoso e dai toni brillanti, al tandem, ai capelli svolazzanti sul motorino, ai ristoranti panoramici …
Ripenseremo a tutto questo ad occhi chiusi e quando li riapriremo avremo sempre davanti a noi 3600 foto come riprova che non si è trattato di un sogno.
Ogni volta che visitavi un posto o semplicemente alloggiavi in un albergo venivi ringraziato dal personale… adesso siamo noi a ringraziare Bali e tutta la sua gente per i giorni meravigliosi che ci hanno regalato e per i ricordi che sempre porteremo nel cuore.
Ora, a viaggio concluso posso ritenermi soddisfatta del lavoro di pianificazione svolto in svariate settimane. Ogni luogo, ogni tappa è stata piacevole ed emozionante.
Quando si fanno viaggi così però bisogna anche avere la giusta compagnia, altrimenti tutto il lavoro fatto decade e l’emozione non è la stessa.
6 ore di fuso orario, 4 aerei, 4 mete, 12 hotel e… il cuore pieno di Bali.
E allora… “Selamat jalan” Bali.
Arrivederci Bali e “Terima kasih”, grazie di tutto.