Giava e Bali, viaggio tra storia e natura
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22 – 23 – 24 Agosto
Finalmente si parte. In auto fino a Venezia, parcheggio all’Alilaguna (parcheggio che sconsiglio, è molto caro, non si può pagare con carta ma solo con contante, e il personale non è particolarmente cortese), e poi via, con il volo Emirates delle 21.55.
Prima tappa, Dubai. La prima parte del viaggio è tranquilla, bell’aereo, steward e hostess gentili, aereo comodo e cibo buono.
Arrivati a Dubai trascorriamo alcune ore vagando per l’aeroporto. Mi aspettavo qualcosa di più, il duty free è come quello di tutti gli altri aeroporti e i prezzi pure. Solo in una negozio si trovano le specialità arabe, pistacchi e anacardi e simili.
I ristoranti e i bar non sono un granché.
Dopo qualche ora, affrontiamo la seconda parte del viaggio, aereo più grande, posti comodi e spaziosi, cibo buono, il servizio forse è inferiore rispetto all’andata ma non ci possiamo lamentare.
Arriviamo a Giakarta la sera del 23 agosto, e ci troviamo subito in coda, prima per pagare il visto, poi per l’apposizione del visto e il controllo del passaporto, infine per il ritiro bagagli. Riusciamo ad uscire dall’aeroporto solo dopo un’ora e mezza abbondante.
Abbiamo trovato subito lo shuttle dell’albergo, FM 7, che ci porta in hotel, facciamo il check in, anche qui un po’ lenti, e finalmente all’una arriviamo in camera.
L’hotel è bello, con camere spaziose e pulite, unico neo, mettono solo due asciugamani grandi.
C’è anche una bella piscina, ma non abbiamo il tempo di usarla.
La mattina sveglia verso le quattro, colazione al volo (dalle 4 l’hotel offre una colazione light), poi con lo shuttle delle 4.30 raggiungiamo l’aeroporto, dove arriviamo verso le 5, lasciamo i bagagli al desk di Air Asia (check-in fatto via mail), ci avviamo verso l’imbarco e finalmente partiamo.
All’arrivo a Jojakarta recuperiamo in un attimo i bagagli, e usciamo, poi prendiamo un taxi. Essendo in quattro con 4 bagagli non ci consentono di prendere il taxi normale (che costa 60.000 idr), ma quello extra, cioè un van invece dell’auto (120.000 idr). Arriviamo all’hotel alle 7 del mattino, e ovviamente le stanze non sono ancora pronte. L’hotel scelto è l’Arjuna, prenotato tramite laterooms.com, ad un prezzo inferiore rispetto a quello chiesto direttamente dall’hotel ( 575.000 idr a notte invece di 650.000). Facciamo comunque il check in, lasciamo i bagagli e chiamiamo il nostro driver, per sentire se può raggiungerci prima di quanto stabilito: nessun problema, è pronto e in un lampo arriva. Si chiama Rianto, Ronnie è il nome d’arte (ronniesendu@hotmail.com) e con lui discutiamo su come organizzare i tre giorni che trascorreremo insieme. L’ho contattato dopo aver trovato la sua mail su un diario (non ricordo dove, ma ringrazio chi l’ha scritto), e si è rivelato una persona squisita: non solo è stato un ottimo autista, ma ha saputo consigliarci ottimamente sulle cose da vedere e ci ha fatto sperimentare le specialità culinarie giavanesi, spiegandoci cosa fossero.
Decidiamo, come prima giornata, di fare un giro della città e poi di andare a vedere Prambanan.
Il giro della città ci porta al Kraton, il palazzo reale, nel quale ancora oggi vive il sultano, dove con il biglietto di ingresso (12.500 idr + 1.000 per la macchina fotografica) si ha anche una guida che ci accompagna e spiega le poche cose da dire sul palazzo. Prima di uscire assistiamo ad uno spettacolo di marionette, quelle nascoste, tipo ombre cinesi.
Continuiamo il giro della città, visitando il Palazzo sull’acqua (10.000 idr) che è quasi interamente ricostruito, ma rende l’idea di come poteva essere nella sua versione originale.
Quindi Ronnie ci porta al mercato degli uccelli, dove vediamo uccelli di tutti i tipi e altri animali. Per i giavanesi gli uccelli sono molto importanti, utilizzano gabbie favolose, costruite a mano in legno e spesso colorate, acquistano uccelli e fanno gare canore. Vicino a questo mercato c’è un mercato dei fiori, con orchidee belle da impazzire.
Andiamo poi a vedere il Candi Sambisari (2.000 idr), tempio molto bello, ma poco visitato (eravamo solo noi), appena fuori dalla città, posto in una sorta di cratere. Il tempio è stato riscoperto accidentalmente nel 1966, poi ristrutturato e sistemato nel 1987, prima era stato sepolto dalla lava di una delle molte eruzioni dell’Indonesia. Merita una sosta, non solo per la bellezza, ma anche per la tranquillità del sito.
Ci spostiamo quindi verso Prambanan, uno dei complessi di templi più famoso dell’Indonesia.
L’ingresso è un po’ caro (171.000 idr), ma decidiamo di prendere anche una guida (75.000), che si rivela molto preparata. Tre i templi principali, ricostruiti dopo il terremoto, quello di Shiva, quello di Brama e quello di Vishnu, con davanti a ciascuno un tempio per l’animale-trasporto (toro, cigno e uccello del sole), più due piccoli templi con divinità custodi. I templi sono veramente belli, finemente decorati con le storie del Ramayana, varie divinità e figure mitiche induiste.
Il resto dei numerosi templi che affollavano la pianura è andato distrutto dal terremoto del 2006 e non verranno mai più ricostruiti.
Con una breve passeggiata arriviamo ad un vicino tempio buddista, il Candi Mendut, anch’esso una volta circondato da una miriade di piccoli templi ora in rovina, è finemente decorato, ed ha delle belle statue all’interno. Torniamo all’auto, e Ronnie ci riporta in città. Lungo la strada ci fermiamo a vedere il Candi Plaosan (10.000 idr) detto tempio gemello, poichè si tratta di due templi affiancati, aventi la medesima struttura. E’ il tramonto, ma i colori non sono particolarmente accesi.
Mentre visitiamo il complesso, la guida ci parla di Giava, della religione e della tolleranza che governano l’isola, dove anche i musulmani non dimenticano le tradizioni e la religiosità del passato, e soprattutto il culto degli antenati.
In città, ci fermiamo a mangiare vicino all’hotel, in un ristorante, il Legian, che non consiglio.
Anche se il cibo non è male, il posto è abbastanza sporco e i camerieri non sembrano capire molto l’inglese, pur essendo decisamente un ristorante turistico.
Finalmente, torniamo in albergo, entriamo in possesso delle stanze e dopo quasi due giorni in piedi, ce ne andiamo a dormire.
L’hotel non è nulla di particolare, siamo al quinto piano; le stanze sono abbastanza grandi e rinnovate di recente, ma non sono pulitissime né troppo curate nei particolari. Troviamo solo due asciugamani (capiamo che forse questo è la normalità in Indonesia), e dobbiamo chiederne un altro. Nelle stanze come la nostra (standard) non ci sono né frigo né cassaforte.
25 agosto
Sveglia, colazione, e alle 8 la nostra guida puntualissima ci recupera per portarci a Borobodur.
Lungo la strada ci fermiamo a vedere il Candi Mendut & Pawon (3.300 idr) tempio buddista con un enorme banian tree nel parco, veramente spettacolare, grande e con radici che sembrano liane. Il tempio ci è piaciuto, molto semplice, e le statue all’interno molto ben definite e decorate.
A Borobodur (190.000 idr) prendiamo ancora la guida (75.000 idr).
Il posto è molto affollato, essendo domenica molti indonesiani vengono qui in visita, ma la guida ci trova angoli abbastanza tranquilli per descrivere gli intagli e raccontare la storia di questo tempio buddista.
Da lì ci spostiamo verso il Candi Selagriyo (10.000 idr), un tempio posto sopra una collina, per raggiungere il quale si cammina quasi un’oretta tra risaie e foresta. Un panorama spettacolare, che da solo merita la gita. Il tempio è parzialmente decorato, posto in un giardino molto ben curato.
Torniamo in città, shopping in alcuni negozi e poi a cena , al Losmen Resto, tipico ristorante per turisti, ma pulito e il cibo è migliore di ieri sera.
26 agosto
Iniziamo la nostra gita molto presto, andando verso le pendici del Merapi (3.000 idr + 2500 per l’auto), uno dei numerosi ed attivi vulcani di Giava. Alle pendici c’è un piccolo parcheggio, da cui partono le escursione con le jeep. Decidiamo di fare solo una passeggiata di mezz’oretta, per raggiungere un punto panoramico. Intorno si vedono ancora i resti dell’ultima catastrofica eruzione del 2006.
In auto ci dirigiamo quindi verso la città di Solo dove visitiamo prima di tutto il palazzo reale (13.000 idr) con una giovane guida non troppo preparata, ma molto gentile. Ci fa vedere i padiglioni accessibili (una parte del palazzo è chiusa poiché ci vive la famiglia reale), la sala delle udienze, quella del trono, e ci spiega qualcosa del capodanno indonesiano. Il palazzo è più bello di quello di Jogja, ma anche questo non è tenuto molto bene.
Molto più interessante la visita del mercato, molto caratteristico, con Ronnie che ci illustra ciò che vediamo, frutta e verdura tropicali, snack di tutti i tipi, spezie e zucchero di cocco…uno spettacolo per gli occhi e, a volte, per il naso…a volte meno, perché l’odore dei polli e pesci morti non è proprio il massimo…
Partiamo per raggiungere il Candi Ceto (10.000 idr) uno dei templi più belli che vediamo, arroccato su una collina, tempio induista, ricco di simboli (tartarughe, figure magiche, alcuni rilievi che sembrano personaggi maya), e, nascosto alla vista, un realistico linga con relativa ioni.
Da qui ci dirigiamo verso l’ultimo tempio della giornata, il Candi Sukith tempio spettacolare che ricorda molto una piramide maya, sia per la forma sia per le decorazioni.
Rientriamo in città molto tardi, ceniamo in un ristorante molto bello, il Bladock, dove troviamo una ampia scelta, e abbastanza anche per me (cibo vegetariano). Cibo buono, servizio veloce, prezzo abbastanza buono.
27 agosto
Partenza prestissimo con il volo Air Asia per Bali. Arriviamo a Bali, dove troviamo ad attenderci, oltre ad un caldo micidiale, un autista inviatoci dalla nostra padrona di casa (Romantic Villa Shiva Shakti) . Il viaggio verso Ubud dura un’oretta.
L’arrivo in villa non è particolarmente entusiasmante, la casa è sì tra le risaie, come dalle descrizioni su internet, ma per raggiungerla occorrere percorrere un sentiero piuttosto lungo, con numerosi gradini, che dobbiamo fare con le valige.
La villa non ci sembra molto pulita, e neppure carina come sembrava su internet; anche asciugamani e lenzuola sono abbastanza sporchi, con vistose macchie probabilmente indelebili.
Sistemiamo i bagagli e usciamo subito per vedere il centro.
La prima impressione non è positiva, c’è un sacco di gente e di negozietti, pare di essere a Rimini.
Camminiamo, guardiamo un po’ in giro, poi andiamo a visitare il palazzo reale ed un tempio cui si accede dal Cafè Lotus (molto caro, poco gentili, non ci siamo fermati).
Dopo un po’ di peregrinazioni, facciamo pausa da Starbucks, per un frappuccino fantastico!
Quindi visita ad un museo di arte balinese, il Puri Lukisan (75.000 idr) molto carino, con incluso nel biglietto un succo o una bevanda. Un piccolo gioiello che dà l’idea della pittura e scultura balinese.
Andiamo a cena in un ristorante molto bello, l’ Ibu Rai, con ottimo e rapido servizio, buon cibo, presentato molto bene, anche se forse un po’ caro. Disponibile anche qualche piatto vegetariano.
28 agosto
Oggi giornata tranquilla, con passeggiata tra le risaie ad Ubud e dintorni. Seguiamo il sentiero verso Penestenan e iniziamo a passeggiare su una stretta stradina in mezzo ai campi, tra case coi templi di famiglia accanto e negozietti. Dopo un po’, grazie all’aiuto dei locali (le indicazioni della LP sono un po’ travisanti), riusciamo ad uscire dalla zona abitata e ci immergiamo tra le risaie, verdi e spettacolari, Camminiamo un bel po’ godendoci un panorama da sogno, finché non rientriamo sulla strada principale e ci riavviamo verso il centro della città.
Prima di arrivare in centro, ci fermiamo al Museum Neka (50.000 idr), con collezioni di quadri di autori moderni e contemporanei, ed una spettacolare raccolta di keris (i tipici coltelli indonesiani).
Ci tuffiamo lungo una stradina vicino al Lotus Cafè, ritorniamo tra le risaie, fuori dalla confusione di Ubud centro. Uno spettacolo! Tutto verde, con i contadini che lavorano ed anzi stanno finendo, vista l’ora… Sembra impossibile che a poche centinaia di metri del caos della città ci sia una pace simile. Tornando verso il centro della città, vediamo alcuni bei negozietti. Continuiamo la camminata, macinando chilometri lungo la Monkey Road e finalmente rientriamo sulla Main Road, e poi al Casa Luna, ristorante scelto per stasera.
E’ un bel locale, chiaramente turistico, con camerieri cortesi, ma il servizio è un po’ lento e il cibo, pur se buono, molto caro rispetto alla media. Penso che sia più il nome della sostanza.
29 agosto
Oggi il tempo è un po’ scuro, partiamo con Waian (il primo figlio: a Giava i figli hanno il nome secondo il numero di nascita: Waian, Balè, Nyoman, Ketut e poi di nuovo Waian etc.), il nostro autista in questa seconda parte del viaggio, verso il grande tempio di Besakih. (15.000 idr)
La zona del tempio è molto bella, il tempio è molto vivace, con numerose persone che pregano. Indossati i sarong possiamo entrare anche a noi, e Waian ci spiega un po’ di cose sul tempi e sulla religiosità balinese. Presto inizia a piovere. Attendiamo sotto una tenda che smetta, e nel frattempo gli uomini decidono di lanciarsi con la cucina di un warung all’esterno del tempio, e con 15.000 rupie pranzano in due, con un’ottimo piatto di noodles e verdure. Non smette di piovere, quindi decidiamo di affittare due ombrelli e continuiamo il nostro giro intorno al tempio.
Terminata la visita, partiamo verso Semerapura ( la vecchia Klung Klung), dove ci fermiamo a vedere il Goa Lawah, (10.000 idr) il tempio dei pipistrelli, costruito intorno ad una grotta piena, appunto, di pipistrelli.
Di fronte al tempio, finalmente vediamo il mare, con la sabbia scura, mentre ci mangiamo un jack fruit comperato lungo la strada.
Poi in centro città vediamo il Taman Gili (12.000 idr), luogo in cui risiedeva la corte, dove ci sono il tribunale (Kerta Gosa) tutto affrescato con le scene del Mahabarata e il paradiso/inferno e la sala del Bale Kembang, la sala ricevimenti. Un piccolo museo completa la visita, con qualche pietra lavorata dell’età preistorica, le foto del massacro del 1908, e i vestiti della danza del bene e del male (Barong dance).
Rientriamo nella nostra villa, dopo una sosta in un atelier nel quale vengono dipinti coloratissimi sarong.
Stasera proviamo il Fair Warung Balè, ristorante etico, gestito da una associazione benefica svizzera che si occupa di salute e sociale qui a Bali. Il cibo è molto buono e il luogo carino; siamo stati accolti dal fondatore della associazione, uno svizzero venuto a Bali per lo tzunami e poi rimasto qui. Il servizio è rapido ed efficiente, il prezzo nella media alta di Ubud.
30 agosto
Oggi piove. Invece di andare al Bratan, l’autista ci propone, e noi accettiamo, di fare un altro giro, che è fattibile anche in caso di maltempo.
Iniziamo il giro con le tombe reali di Gunung kawi (15.000). Si tratta di un complesso eretto per un sovrano e i suoi figli, con monumenti funebri scavati nella roccia e delle stanze spoglie che servivano per la meditazione.
Per entrare nelle stanze della meditazione dobbiamo togliere le scarpe, per fortuna dopo possiamo lavare i piedi nel vicino torrente! Trascorriamo un po’ di tempo guardando le donne e gli uomini che preparano il pranzo e le decorazioni per una celebrazione che dovrebbe svolgersi nel tempio, quando tutti i fedeli accorrono e non solo pregano insieme, ma anche mangiano e dormono lì. Belle sia le decorazioni, fatte con le foglie di palma e i fiori, sia la preparazione dei cibi, le spezie preparate in una grande ciotola per terra ricavata da una pietra, e con un palo utilizzato come pestello con cui le spezie vengono schiacciate.
Da qui andiamo al Tirta Empul (15.000 idr), tempio con le sacre sorgenti di un fiume, che sgorgano dalla sorgente posta nella piscina principale, all’interno del tempio, e sboccano in una grande vasca dove i fedeli vanno a bagnarsi per ottenere una benedizione, una guarigione o simili. E’ in corso una celebrazione, che guardiamo dal di fuori del cortile principale del tempio. Quando finisce, andiamo dentro a vedere la piscina con le vere e proprie sorgenti, molto belle.
Poi andiamo a vedere una piantagione di caffè ed altre piante, dove ci fanno fare vari assaggi di te e caffè, con possibilità di acquistare.
Quindi raggiungiamo Kintamani (5.000 idr), cittadina ai bordi di un enorme cratere del vulcano, da cui si vede il lago Batur (che occupa circa un terzo della caldera) e il vulcano.
Il tempo non ci aiuta, molto nuvoloso e coperto, ma lo spettacolo del lago e il sapere che lago e città sono in una enorme caldera rende la cosa ancora più entusiasmante.
Sulla strada del ritorno ci fermiamo a vedere nella città di Bangli il tempio Kehen (10.000 idr) in cima ad una collina, con un enorme ficus sacro; alcuni fedeli stanno togliendo le decorazioni di una recente celebrazione. Belle le decorazioni di alcuni tempietti/altari (non so bene come definirli), che raccontano le storie del Mahabarata e raffigurano le divinità indù. Prima di andarcene, assistiamo, nella “sala civica” annessa al tempio, ad una lezione di danza delle bambine.
Rientrati ad Ubud, dopo un po di relax, andiamo per cena al Ruma, un ristorante tipico, dove abbiamo ordinato una sorta di menù degustazione, con varie specialità balinesi, di cui molte vegetariane. Ottima cena, ottimo prezzo, locale casalingo. E’ il miglior ristorante provato sin ad ora ad Ubud. Pur essendo turistico (come quasi tutti i ristoranti della città) ha comunque una cucina autentica. Molti piatti vegetariani, ed un tofu agrodolce che è fra i più buoni che io abbia mai mangiato.
31 agosto
Oggi visita della zona del vulcano Bratan.
Prima ci fermiamo a Kandikerig, dove visitiamo un mercato locale e il Bali botanical Garden (12.000 idr), un giardino botanico, con una bella serra di piante grasse e una parte dedicata alle orchidee, purtroppo non in fiore.
Andiamo quindi a vedere il famoso tempio sul lago Bratan, il Pura Ulu Watu Bratan, (30.000 idr) una parte del quale (due pagode, una a 11 e una a tre piani) sono nel lago. Bello ma purtroppo pieno di turisti.
Per pranzo, sosta in un warung del tempio, con una zuppa con polpette di pollo: bakso (che significa polpette di pollo).
Ci spostiamo verso gli altri due laghi, Buyan e Tamblingan, che ammiriamo dall’alto, da un punto di vista panoramico, dove troviamo una sorta di zoo con pippistrelli giganti e cobra per le foto dei turisti e un gruppo di forze speciali di polizia.
Torniamo a Ubud, dove ci fermiamo a vedere il giardino botanico di Ubud (50.000 idr), molto molto bello. All’apparenza poco curato, sembra una foresta, ma in esso sono rappresentate molte piante e fiori di Bali e dell’Indonesia.
Quindi un po’ di shopping e cena, nuovamente all’Ibu Rai. Stavolta siamo un po’ meno contenti della prima volta, il servizio è molto lento, aspettiamo oltre tre quarti d’ora, e la cameriera non brilla né per gentilezza né per efficienza, ma il cibo è sempre buono.
1 settembre
Oggi visitiamo il Taman Ayun (15.000) un importante tempio sito a Mengwi, con numerose pagode a più piani. Non possiamo però entrare nel cortile principale.
Proseguiamo verso le risaie di Jatiluwi, patrimonio Unesco per la loro particolarità: sono terrazze coltivate a riso che costituiscono un capolavoro non solo da un punto di vista ingegneristico, ma anche estetico. Sono veramente belle. Paghiamo (15.000 + 5000 idr) per entrare nella zona e per poter fare una passeggiata in mezzo alle risaie. Sono meravigliose.
Percorriamo poi una strada orrenda, quasi uno sterrato, stretta e piena di buche, per arrivare all’Ulu Watu Batukau (20.000 idr) uno dei templi più importanti dell’isola. E’ molto bello, silenzioso, si avverte un clima di meditazione. Pochi turisti, e quelli che troviamo sono rispettosi del luogo.
Sulla strada del ritorno facciamo una sosta a Sanggulan per visitare il Museo del riso (30.000 idr). Ci accompagna una signorina che ci spiega il sistema delle cooperative per la coltivazione del riso e la vita dei coltivatori di riso. Piccolo ma abbastanza ben organizzato, anche se polveroso (non credo siano molti i turisti che passano di qua) e pieno di zanzare.
Riprendiamo la macchina e arriviamo, verso sera, al Tanath Loth (30.000 + 5.000 per l’auto) forse il tempio più famoso di Bali, per assistere al tramonto, che è pure uno degli spettacoli più belli. Rimaniamo finché il sole non scende oltre l’orizzonte, e scattiamo decine e decine di foto.
Torniamo abbastanza tardi ad Ubud, ma decidiamo ugualmente di andare a vedere un balletto, il Legong del Mahabaratha, che è già iniziato da una decina di minuti. E’ un bello spettacolo, la musica è ascoltabile e i ballerini molto bravi.
2 settembre
Oggi lasciamo Ubud, per spostarci a nord di Bali.
Dopo una breve visita ai paesi intorno ad Ubud, famosi per la lavorazione dell’argento, del legno e per la pittura, andiamo alle cascate del Git Git (5.000 idr), raggiungibili dal parcheggio con una breve passeggiata tutta in discesa, su un sentiero di cemento fiancheggiato da negozietti. La cascata, se pure non enorme, è abbastanza piacevole.
Arriviamo infine a Lovina, città sul mare, dove alloggiamo al Bali Paradise Hotel (agoda, 42,50 euro): decisamente il miglior hotel di tutta la vacanza. stanze ampie, pulitissimo, asciugamani grandi e piccoli, una doccia enorme anche per le stanze standard, le stanze di lusso sono più grandi del nostro appartamento. Tutte le stanze hanno anche un bel terrazzo.
Facciamo una passeggiata sulla spiaggia, poi un bagno rilassante nella piscina dell’hotel, dove ci accendono le candele essendo ormai l’imbrunire.
Per cena, andiamo nella zona turistica, con una breve passeggiata sulla spiaggia, al buio, si vedono la via lattea e migliaia di stelle. Dopo aver guardato i menù di numerosi locali, scegliamo il Bunga resto: non si rivela una scelta molto felice, il posto è carino, ma il servizio un pò lento e il cibo non un granchè. Unico vantaggio: si paga poco.
3 settembre
Colazione in albergo, buona, non a buffet ma ognuno sceglie tra varie proposte dolci e salate.
Partiamo per Pemuteran.
Facendo una piccola deviazione verso ovest, andiamo a vedere un tempio induista poco noto (non è citato in molte guide), il Maduwa Karang (offerta libera) ma riccamente decorato, con un portale che da solo vale la visita, per tutte le scimmie e le divinità scolpite. All’interno si sta svolgendo una celebrazione. Su una parte, un bassorilievo con una bicicletta! Ad un certo punto una bambina di cinque anni, accompagnata dal fratellino, inizia a darci spiegazioni sui rilievi in un ottimo inglesi, insegnando contemporaneamente al fratello ad offrici fiori e a sorriderci. Si merita una bella mancia.
Sulla strada ci fermiamo a vedere un altro tempio, stavolta buddista, il Brahma Vihara-Arama (5.000 idr). Ci sono varie stanze per la meditazione, con budda dorati e dipinti con la storia della vita del budda, un grande stupa dorato ed una riproduzione in piccolo di Borobodur. Nel fossato e nelle fontane numerosi fiori di loto, aperti o in bocciolo, catturano gli occhi e le macchine fotografiche.
Arriviamo all’hotel, l’Adi Assri, prenotato grazie ad una offerta trovata nel sito dell’albergo stesso, ma le stanze che ci mostrano all’inizio non sembrano un granché. Sono confinanti, ma una delle due, in particolare, si rivela poco curata e con alcune pareti rovinate dalle infiltrazioni. Ci fanno vedere un paio di altre stanze, ma sono più piccole più tristi. Riusciamo ad ottenere una riduzione sul prezzo (650.000 idr a notte), e ci teniamo la stanza con la muffa. La stanza è abbastanza grande, ma le pareti sono spoglie e avrebbero bisogno di una mano di bianco. Il bagno (doccia e water) sono all’esterno. E’ pieno di zanzare, ma chiediamo una spruzzata di spray, che poi ci verrà data ogni sera. Le parti comuni dell’hotel, al contrario delle stanze, sono invece molto curate, il giardino è sempre annaffiato e con l’erba che sembra un tappeto, le piscine pulite e limpide, il bar e il ristorante caratteristici.
Dopo esserci sistemati nelle stanze, facciamo una passeggiata, e poco lontano dall’hotel facciamo snorkeling dove c’è un progetto di ricostruzione della barriera corallina.
Per andare a cena ci muoviamo a piedi, camminando sulla strada principale, abbastanza buia e non molto sicura, per fortuna abbiamo le pile, e dopo aver guardato diversi locali, entriamo al Warung Tirta Sari. Mai scelta fu più felice. Il cibo è ottimo, anche se dobbiamo aspettare molto per ordinare e poi per avere i piatti, ma valeva la pena: la presentazione è spettacolare, fiori e decorazioni di foglie di bambù ornano i piatti, il cibo è ottimo e le cameriere molto gentili.
4 settembre
Oggi prima giornata di immersioni, con il diving center situato all’interno dell’Adi Assri, ma indipendente dallo stesso: è il Sea Rovers. Si rivela un ottimo diving, gruppi piccoli, si esce anche se c’è un solo sub o snorkelista, una guida ogni tre/quattro persone, grande attenzione alle persone, attrezzatura in buono stato, barca pulita e ordinata.
La sera andiamo a mangiar in un altro warung, il Suka Sari.
Non è male, cibo abbastanza buono, personale cortese, ma nulla a che vedere con il Tirta Sari, che, decidiamo, diventerà il nostro ristorante. Ci fermiamo già a prenotare per la sera dopo.
5 – 6 settembre
Oggi immersioni nel parco naturale dell’isola di Menjangan.
La gita in barca per arrivarci dura mezz’oretta, il mare è in buone condizioni e si arriva con facilità.
Ci fermiamo nel posto della prima immersione, dove è anche possibile fare snorkeling.
L’acqua è limpida e pulita, di un azzurro incantevole, dalla superficie si vede il fondo.
La prima immersione è bella, ma non entusiasmante. Belli soprattutto i coralli, di tutti i tipi e colori, pochi pesci interessanti, e ci chiediamo se ne valeva veramente la pena. La seconda immersione ci dirà di sì,che valeva.
Sosta per il pranzo su una spiaggia soleggiata, con sabbia bianca e grossa e coralli e conchiglie.
Il pranzo è compreso nell’escursione, si può scegliere (il giorno prima) tra varie proposte, anche vegetariane.
La seconda immersione è favolosa. Oltre ai coralli, vediamo un paio di squaletti, nudibranchi ed un sacco di altri pesci e gamberetti.
Il giorno successivo, altre due immersioni, Vediamo squali, barracuda, nudibranchi, cernie, granchietti e gamberetti, oltre a coloratissimi coralli.
Spettacolare anche la notturna, per la quantità di pesce e creature viste in pochi metri d’acqua a pochi metri dalla riva.
La sera, cena al Tirta Sari. Ormai ci conoscono, e ci trattano come amici.
7 settembre
Oggi ultimo giorno di mare, facciamo una immersione al mattino, al Napoleon Reef, abbastanza interessante, visti soprattutto molti nudibranchi.
Nel pomeriggio, relax, una passeggiata, una nuotatina in piscina, poi ultima cena al Tirta Sar. Alla fine della cena salutiamo il personale, ringraziandoli per la cortesia. Loro ci ringraziano a loro volta, e ci regalano dei portachiavi.
8 settembre
Ci svegliamo la mattina presto per fare una escursione all’interno del Taman Sari National Park, prenotata tramite l’hotel (900.000 idr per due persone, 200.000 idr per ogni persona in più). Iniziamo con un passeggiata tra le mangrovie, vediamo i pescatori che abitano nel parco che lavano le interiora del maiale nel mare; poi ci spostiamo nella foresta, dove vediamo scoiattoli giganti e scimmie nere.
Tornando verso il parcheggio intravediamo dei varani.
Dopo una doccia e la chiusura delle valigie partiamo verso l’aeroporto.
Per arrivare all’aeroporto troviamo molto traffico, impieghiamo più ore del previsto, passiamo attraverso Kuta e siamo contenti di aver saltato la parte sud dell’isola.
All’aeroporto dobbiamo aspettare un po’ per lasciare i bagagli (il check in era fatto on line) al desk di Air Asia, che, per fortuna, non fa troppi problemi per il bagaglio un po’ pesantino.
Il volo purtroppo parte con due ore di ritardo, così arriviamo a Giacarta molto tardi e, come all’andata, vediamo l’hotel (F 7 come all’andata) solo per poche ore.
9 settembre
Sveglia alle 5, shuttle alle 5.30, lasciamo i bagagli al desk e aspettiamo il volo che ci riporterà a Venezia, con la sosta, come all’andata a Dubai..
Domani si tornerà al lavoro, ma basterà chiudere gli occhi per vedere i templi, le verdi risaie, i pesci multicolori di un paese solo assaggiato e che merita sicuramente una ulteriore visita.