Por la carretera: viaggio inusuale nella caliente Spagna
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Gli alberghi in cui siamo stati li abbiamo quasi tutti prenotati su booking al massimo un paio di giorni prima
Partiamo abbastanza presto in auto da Modena sabato 09 agosto 2013. In Francia troviamo molto traffico: in pratica da Nizza a Perpignan siamo stati in coda.
Arriviamo a Perpignan verso sera e pernottiamo all’Hotel Aragò, una pensione a 2 stelle semplice e pulita, in centro.
Perpignan è una cittadina molto animata forse anche perché è sabato. Ha un clima vagamente spagnolo ma d’altronde siamo proprio al confine. E’ interessante soprattutto come tappa prima della Spagna. Comunque giriamo un po’ per le sue stradine e ci fermiamo a mangiare in un ottimo ristorante La Table in rue Poissonerie che è un vicoletto molto animato.
Ci piacerebbe mangiare fuori perché la temperatura è gradevolissima però ha posto solamente dentro e accettiamo ugualmente. Dentro è molto carino con un’atmosfera familiare ma raffinata ed un’ottima cucina. Purtroppo siamo stanchi e dopo qualche passo decidiamo di rientrare.
La mattina dopo ci alziamo presto e facciamo colazione in hotel: semplice ma perfetta (croissaint e caffè) check out e partenza, destinazione Zaragoza. Appena passiamo la Junquera sembra che in giro non ci sia più nessuno mah. Anche nei pressi Barcellona il traffico non è così intenso. Facciamo una sosta a Lloret de Mar poiché un nostro amico si trova in vacanza lì con la famiglia e decidiamo di fargli una sorpresa e passare a salutarlo. Arriviamo a Lloret de Mar verso le11.30 e ci sono un sacco di zombie che camminano dopo la notte di “baracca”. Ci troviamo in una spiaggia (playa Canelles) tra Lloret e Tossa de Mar. Qui c’è veramente tanta gente ma nonostante i paesi non siano bellissimi il mare è molto bello. Sostiamo un po’ al chiringuito della spiaggia a farci un brindisi tutti insieme e poi noi ripartiamo. Le cicale cantano e il profumo della macchia mediterranea è intenso.
Arriviamo a Saragozza un po’ più tardi del previsto. Abbiamo però già prenotato con booking l’albergo Palafox in centro. E’ un 5 stelle ma abbiamo trovato un’offertona e così ci trattiamo bene spendendo poco.
A Saragozza fa molto caldo anche se non c’è umidità però è un caldo avvolgente. Usciamo subito a vedere la città. E’ domenica però è tutto chiuso. Facciamo un giro nell’Avenida Indipendencia e in plaza de España e ci facciamo la prima birra spagnola leggera e gelatissima come piace a me.
Giriamo un po’ senza meta lasciandoci guidare dalla città arriviamo alla Basilica del Pilar che è enorme e molto bella. La vediamo solamente da fuori perché c’è la messa. Anche la piazza è molto bella con una fontana stranissima, la fuente de la hispanidad.
Giriamo godendoci la “frescura” serale e poi a cena da Doña Casta dove ad un prezzo eccessivo per la qualità offerta mangiamo prosciutto e crocchette di diverso tipo. Il locale comunque è bello.
Concludiamo la serata in un bar del centro per un patxarán che è un liquore basco fatto con un frutto che sembra il nostro prugnolo di un colore rosso sangue e dal gusto un po’ ‘aniciato’.
Lunedì
Oggi siamo finalmente pronti per una visita seria della città. Ci alziamo non prestissimo e facciamo colazione in un bar vicino alla basilica. Finalmente tostadas con olio e sale. Me gusta mucho.
Prima visita è alla Basilica de nuestra Señora del Pilar che è molto bella. Dentro c’è in una nicchia il famoso pilar o quantomeno una parte e diversi fedeli si chinano per baciarlo. Dalla torre bel panorama. Poi vediamo le rovine romane e la statua a Cesare Augusto Infatti il nome romano della città da cui deriva Saragozza e propria Cesaraugusta) e visitiamo pure il mercato coperto che c’è lì vicino. A piedi costeggiamo l’Ebro e arriviamo all’Aljafería che sarebbe l’alcazar di Saragozza. Purtroppo è chiuso e c’è scritto che sarà aperto nel pomeriggio tardi. Facciamo un giro intorno, ci fermiamo a bere qualcosa in un bar sulla strada e andiamo a visitare la Seo, e cioè la Catedral del San Salvadór che è l’altra chiesa importante di Saragozza. La Seo mi ha piacevolmente colpita, è molto bella e a mio avviso molto meglio della basilica. Proviamo anche ad andare al Patio de la Infanta: pure questo è chiuso e c’è scritto che aprirà verso le 18.00. Purtroppo oggi è lunedì e il Museo di Goya è chiuso e un po’ mi spiace anche se le maggiori opere di Goya le avevo già viste diverse volte a Madrid. Sapevamo che il lunedì in Spagna è giorno di chiusura per molti musei però è un peccato. Ci fermiamo a farci qualche tapas in un bar basco sull’avedida indipendencia e poi decidiamo di fare anche noi un po’ di siesta poiché ormai è tutto chiuso e il caldo comincia ad essere opprimente.
Usciamo di nuovo verso le 18.00 e ci dirigiamo subito all’Aljafería. Qui i controlli sono con il metal detector poiché sede delle Cortes di Aragona. Interessante la visita anche se la cosa più bella è il patio dove è rimasta la mhyrab.
Riproviamo al Patio de la Infanta ma nonostante dovrebbe essere aperto rimane chiuso quindi desistiamo.
Per cena decidiamo di mangiare a tapas per cui frequentiamo diversi bar fintanto che non ci siamo sfamati. Saragozza non offre tante cose da vedere ma è una città piacevole, animata e briosa. Ci sono diversi quartieri etnici e tanta vita.
Prossima destinazione Avila. Al primo autogrill ci fermiamo per colazione. Il paesaggio pian piano cambia: in Aragona si vedevano i primi Pirenei e man mano che ci inoltriamo in Castiglia il paesaggio diventa aspro, riarso dal sole e spazzato dal vento e ogni tanto delle rocce di colore ocra acceso sembrano squarciare questo paesaggio sonnolento e desolante. Arriviamo nella Sierra Guadarrama e troviamo un po’ più di verde ma il paesaggio è comunque molto aspro addolcito solamente dal giallo intenso di distese di girasoli. Il viaggio è tranquillo. A volte abbiamo la sensazione di essere solamente noi in giro per queste zone
Verso mezzogiorno siamo già nei pressi di Avila ma ancora non si intravede nulla all’orizzonte eppure il navigatore dice che dovremmo quasi essere arrivati poi improvvisamente come un miraggio compare Avila con la sua cinta muraria perfettamente conservata. Il colpo d’occhio è notevole sembra quasi di essere in un racconto di cavalieri che dopo tanto vagare arrivano nella città per trovare ristoro.
Ad Avila alloggiamo all’Hotel Velada che si trova in plaza de la Catedral. Anche questo prenotato su booking con mega offertone (50 euro a notte per due persone). L’hotel è in un palazzo antico molto bello anche da visitare con mobili d’epoca un patio coperto dove c’è il ristorante. La stanza oltre ad essere gigantesca è molto personale e bella. Inoltre abbiamo pure il balconcino che guarda sulla piazza della cattedrale. Ci sono anche un sacco di cicogne che “vivono” sulla cattedrale. Usciamo subito per un primo contatto con Avila. Ci inoltriamo per le sue splendide stradine medievali. Facciamo una sosta per tapas e birra (poiché ormai è ora di pranzo) in uno dei numerosissimi bar e giriamo un po’ senza meta come facciamo sempre per un primo approccio alla città finché il caldo lo consente. Torniamo in hotel per una piccola siesta e usciamo di nuovo quando è un po’ più fresco. Facciamo tutto il giro delle mura che sono veramente spettacolari e ci immergiamo nella vita di Avila che mostra degli scorci incantevoli. Ceniamo in un ristorante senza infamia e senza lode di cui non ricordo il nome.
La mattina dopo ci alziamo troppo presto. Lo sappiamo, in Spagna ci si alza più tardi ma volendo approfittare dei momenti di maggior frescura ci siamo alzati presto e fatichiamo a trovare un bar aperto per colazione: tutto apre dalle 10.00 in poi. Comunque ci sfamiamo con tostadas e caffè e andiamo verso il Convento di Santa Teresa. Le chiese i monasteri sono quasi tutti a pagamento ma i prezzi sono abbastanza economici. Il Monastero è bello, soprattutto il reliquiario dove è custodita tra le altre cose un dito anulare di santa Teresa con tanto di anello … mah. Visitiamo la Cattedrale che è molto bella e poi in plaza Santa Teresa la chiesa di San Pedro. Visitiamo anche la chiesa di Santo Tomé che di per sé non è bellissima trattandosi di un’unica navata abbastanza spoglia e un lapidario però con lo stesso prezzo del biglietto si ha la possibilità di accedere al museo lì vicino che nonostante sia piccolino è ben organizzato. Molto bella è anche la chiesa di san Vicente appena fuori le mura. Visitiamo anche il Monastero di Santo Tomás che è fuori le mura. Questo monastero è molto bello e merita la visita. Abbiamo faticato un po’ a trovarlo. Bellissimi i chiostri che si susseguono uno dietro l’altro. Si dice che il terribile Torquemada sia sepolto proprio qui nella sagrestia. Rientrando verso il centro ci fermiamo a visitare un palazzo che ci aveva incuriosito: el palacio de los Verdugo. In realtà si tratta di un semplice palazzo seicentesco bello. Ospita (almeno in questo periodo) una mostra sponsorizzata dalla BBVA sulle monete spagnole e devo dire che è molto interessante.
Sosta in un piccolo bar, El Rincón, molto carino in un angolo dietro la piazza del mercado chico dove ci dissetiamo e mangiamo qualche tapas. In realtà in questa zona di Spagna la bevuta è accompagnata da una tapa (lo chiamano aperitivo) a prescindere. Siesta perché fa già molto caldo.
Usciamo di nuovo verso le 18.00 e andiamo appena fuori le mura nella calle San Segundo che è una strada piena di gallerie e localini interessanti e d’estate organizzano anche diversi concerti e rappresentazioni varie. C’è un bella enoteca, la Bodeguita del San Segundo, in un palazzo antico che ovviamente frequentiamo. Giriamo per le belle strade di Avila un po’ guardando le vetrine un po’ godendoci il tramonto. Stasera non abbiamo voglia di andare al ristorante anche perché abbiamo mangiato diverse tapas per cui continuiamo il nostro tapeo cambiando locali. Avila è molto animata anche di sera anche se prevalentemente si tratta di turisti per lo più spagnoli.
Arriva pure Ferragosto: sveglia alle otto e ci dirigiamo verso Segovia. Sosta lungo la strada per colazione. Il paesaggio non cambia molto e non c’è proprio nessuno in giro poi come tutte le città in questo angolo di Spagna, improvvisamente compare Segovia. A colpo d’occhio fa un bell’effetto e subito dopo compare l’acquedotto che merita veramente il viaggio. Cerchiamo di parcheggiare l’auto in un parcheggio in centro (ne troviamo uno stranissimo che fa “scomparire” le auto al piano di sotto ed è tutto robotizzato) e ci dirigiamo subito in piazza della Catedral. C’è il sole ma l’aria è ancora frizzantina. Ci fermiamo in un bar molto castigliano e molto tipico per una merenda visto che Giorgio aveva fatto colazione con solo il caffè pertanto alla richiesta di un pintxo de tortilla si vede arrivare più o meno mezza tortilla. Visitiamo la Cattedrale gotica, imponente bella e poi l’alcazar che sembra il castello di Cenerentola. Fuori è molto bello. Dentro non così tanto dal momento che di tracce arabe ne sono rimaste molto poche. Le stanze sono una commistione di vari stili. Comunque bello nel complesso.. Torniamo verso il centro e ci dirigiamo in plaza San Martín che è uno degli angoli che mi sono piaciuti di più di Segovia. C’è la Chiesta che purtroppo non siamo riusciti a visitare dal momento che era chiusa ma anche esternamente è molto bella con una grande loggia e comunque la piazza è gradevole. Ci fermiamo in un bar per reidratarci e mangiare qualcosa: pan tomate con jamón.
Quindi andiamo alla ricerca dell’acquedotto. Sono le ore più calde però andiamo a piedi. L’acquedotto è veramente bello soprattutto alto e lungo e molto ben conservato. Rientriamo verso Plaza Mayor, sosta in uno dei bar in piazza (c’è pure una statua di Machado che nacque in questa città. C’è pure la casa-museo, che non visitiamo ma che si può vedere solo partecipando a visite guidate) e poi torniamo al parcheggio a recuperare l’auto. Andiamo appena fuori Segovia a vedere la Iglesia de la vera cruz. Ovviamente è chiusa (che strano) ma merita comunque; innanzi tutto perché è molto antica e poi perché pare conservasse un frammento della croce di Gesù. Fu costruita dai templari sul modello della basilica del santo sepolcro e ha dodici lati. Ma sicuramente merita perché si trova in una landa desolata molto affascinante da cui si può godere di un bel panorama di Segovia. Rientriamo verso Avila. Qualche chilometro prima di Avila ci fermiamo ad un mirador Los cuatro postes da cui si gode di una bellissima vista di Avila. Il tempo però si sta mettendo al brutto e dopo un po’ piove. Decidiamo quindi di espletare i compiti igienici subito per cui dopo aver parcheggiato nel parking dell’hotel saliamo in camera per farci belli. Peccato perché avevamo deciso di fare il giro delle mura stasera visto che essendo ferragosto c’era la visita notturna alle 22.00. Usciamo verso le 19.00 ma il tempo è ancora brutto però decidiamo ugualmente di fare il giro sulle mura anche se il tempo non è buono e non promette bene. Questo giro merita sicuramente noi siamo stati un po’ sfortunati perché a tratti ha piovuto però è molto bello e a noi è piaciuto ugualmente. E comunque appena finito il giro si scatena un temporale vero e proprio per cui il giro in notturna salta: meno male che abbiamo deciso di farlo subito
Ceniamo al ristorante dell’hotel dove mangiamo benissimo il famoso chuletón de Avila annaffiato da un ribera del duero meraviglioso. Consiglio questo ristorante sia perché si trova nel bellissimo patio dell’hotel, sia per l’ottimo cibo, l’ottima carta dei vini e il buon servizio. Inoltre anche il prezzo è adeguato. Facciamo un giro dopo cena a godere del fresco dopo la piovuta e ci godiamo Avila di notte sorseggiando un patxarán alla salute di questa bella città che domani lasceremo con un po’ di dispiacere
Dobbiamo partire un po’ prestino pertanto decidiamo di fare colazione leggera in albergo (hanno due formule una a buffet con ogni ben di dio a 13 euro e uno classico con croissaint caffè e succo d’arancia a 5 euro). Check out e partenza verso Cáceres e l’Estremadura. In realtà il paesaggio cambia poco si inasprisce un po’ di più, attraversiamo la Sierra de Gerdas. E’ tutto molto spettacolare o quantomeno uno spettacolo abbastanza atipico per noi anche solo per la vastità del territorio non costruito.
Arriviamo a Cáceres verso mezzogiorno e il caldo comincia ad essere abbastanza intenso. L’Hotel è il Palacio de Oquendo in plaza san Juan. Bella piazza e bel palazzo anche questo seicentesco e ristrutturato ma sicuramente inferiore all’hotel di Avila. Camere abbastanza piccole e finestre che danno su un cortile interno aria condizionata a palla visti i 40 gradi esterni.
Usciamo subito e dopo aver fatto un giro della piazza ci fermiamo al restaurante San Juan dove mangiamo del jamon bellota veramente eccezionale e del queso manchego. Ottimo. Il gestore è simpatico e chiacchieriamo un po’ sulle tristi sorti dei nostri paesi. Facciamo un giro per il centro di Cáceres (patrimonio Unesco). Il centro di Cáceres è un deserto il sole abbacinante e caldissimo, vicoli spazzati dal vento caldo le case in pietra cotte e riarse dal sole: sembra di essere in un film di Almodovar. Dopo un po’ siamo costretti a rientrare perché fa troppo caldo e poi tanto fino alle 18.00 è tutto chiuso.
Usciamo di nuovo verso le 18.30 e visitiamo subito la Chiesa di San Francisco Javier e saliamo sulla torre, la plaza san Mateo e la chiesa e poi visitiamo anche il Museo di Caceres. Secondo me merita la visita anche solo per il fatto che si trova sopra ad una aljibe che è una sorta di cisterna dell’acqua, islamica.
Il centro storico di Cáceres è piccolino e deserto a parte i turisti che adesso si aggirano rasentando i muri per cercare le poche ombre. Non riusciamo a vedere oggi la Concatedral in quanto c’è messa e poi chiude. Fuori dalla cattedrale due ragazzi suonano e cantano flamenco: Siviglia e l’Andalucia sono molto vicine.
Usciamo dalla cinta muraria e ci dirigiamo nell’animata plaza mayor che è a forma rettangolare come quasi tutte le piazze spagnole ma enorme. Il sole è meno potente ci sediamo in uno dei numerosissimi bar della piazza per una clarita (birra con limone) e poi a cena decidiamo di tornare al restaurante san Juan dove su consiglio del gestore mangiamo dei gamberoni “a la plancha” sublimi e di nuovo jamón bellota.
Dopo una nottata calda con il condizionatore a palla usciamo dall’albergo verso le 9.30 e Cáceres sembra una città fantasma. Anche in piazza non è aperto nessun bar. Prendiamo l’auto e appena fuori dal centro ci fermiamo in bar frequentato prevalentemente da anziani e ci facciamo una tostada e un caffè. Il pane qui in Estremadura è proprio buono.
Oggi andiamo ad Alcántara. Strade deserte. Alcántara è un minuscolo paese medievale con le case di graticcio bianche con una bella chiesa dedicata a san Pedro de Alcántara. Il centro storico è molto piccolo e praticamente deserto se non fosse per quattro vecchi che chiacchierano al fresco sui gradini della chiesa. Come a Cáceres la vita si sviluppa appena fuori dove c’è una parte diciamo più moderna. C’è una bella piazzetta ombrosa con un paio di bar dove ci facciamo una bibita. Vicina ad Alcántara c’è un bel ponte romano sul Tago. Siamo, infatti, al confine con il Portogallo. Ci inoltriamo nella Sierra de Gata che merita veramente di essere visitata . La prima tappa la facciamo a Hoyos. Qui il paesaggio cambia. Ci sono montagne ed è un po’ più verde. Hoyos è un paesino sonnacchioso ma un po’ più animato, forse perché arriviamo che è già mezzogiorno e si sono tutti alzati. C’è un unico bar molto antico e molto fresco dove ci fermiamo per ritemprarci un po’. Il caldo comincia ad essere intenso. Riprendiamo il viaggio inoltrandoci sempre più nella Sierra. Il paesaggio è bellissimo questi monti terrazzati e pieni di ulivi mi fanno un po’ ricordare la liguria ma ovviamente è tutta un’altra cosa. Siamo a las Hurdes regione molto povera e forse la più isolata di Spagna. Per anni è stata considerata la zona più povera di Spagna con un alto tasso di malattie e miriadi di racconti di stregoneria e cannibalismo. Ma in effetti solo per l’ubicazione geografica si può capire il livello di isolamento che possono avere avuto soprattutto negli anni passati Casares de las Hurdes e Ladrillar sono due minuscoli paesini da cui si può dedurre un’immagine di queste zone. A Casares de Las Hurdes si gode di un bellissimo panorama sulla vallata. C’è un hostal con ristorante i tavolini fuori sulla terrazza con berso’. Ci fermiamo per pranzo. E’ bello ed è pure refrigerato ma il caldo è veramente intenso. Riprendiamo la strada tutta tornanti verso Granadilla. Granadilla è una città fantasma che è diventato un museo a cielo aperto. Man mano che scendiamo, la sierra lascia il posto alla pianura riarsa e rossa dal sole. Granadilla merita sicuramente una visita è perfettamente conservata c’è un piccolo castello con la torre e una piccola plaza Mayor e poi ha ancora la cinta muraria.
Rientriamo a Cáceres un po’ provati dal caldo visto che anche oggi il termometro ha segnato i 40°. Sono già le 19.30 e non riusciamo a vedere la Concatedral per cui albergo per una doccia doverosa e poi usciamo per cena. Siccome siamo un po’ stanchi ci fermiamo a cena in uno dei bar/ristoranti della plaza mayor e ci facciamo un’insalata e peperoni ripieni. C’è la luna piena e Cáceres è veramente incantevole.
Ed è di nuovo domenica
Anche stamattina usciamo con l’auto destinazione Trujillo. Colazione lungo la strada con la solita tostada. Trujillo si raggiunge abbastanza velocemente. Anche il centro storico di Trujillo assomiglia a quello di Cáceres. Visitiamo l’alcazaba con il suo aljibe. Non è rimasto molto però da sopra le mura si vede un bel panorama della città e si vede la plaza mayor sottostante, secondo me merita.
Quindi la casa museo di Francisco Pizarro. Non c’è molto: qualche notizia relativa ai viaggi de la Conquista e poco più però visto che si tratta di un argomento che conosco bene e mi interessa molto la visita è imprescindibile. Visitiamo pure la Chiesa di Santa Maria che è molto bella e consiglio di vederla. In plaza Mayor c’è una statua a cavallo di Pizarro o meglio di un condottiero. La Lonely Planet dice che l’artista aveva voluto rappresentare Hernan Cortés e regalarlo al Messico. Siccome il Messico giustamente ha rifiutato hanno pensato di spacciarlo per Pizarro e metterlo in piazza a Trujillo. Non so e non mi importa anzi in effetti la spersonalizzazione di questi condottieri non proprio nobili e pii per non dire avidi e senza scrupoli li rende quantomeno meno eroici. Visitiamo anche la Chiesa di San Miguel che si trova in piazza e il palazzo de la Conquista. Trujillo ci piace molto, ha lo stesso fascino di Cáceres ma è più animata insomma ci piace molto.
Finita la visita riprendiamo l’auto verso il Monasterio Real de Guadalupe a Guadalupe. Arriviamo verso le 14.00 e il caldo toglie il fiato. Il Monasterio è imponente e veramente bellissimo. Facciamo un giro esteriormente e decidiamo di posticipare la visita dopo anche perché comunque aprono alle 15.30. Cerchiamo un ristorante dove rifocillarci un po’. Guadalupe è un po’ una trappola per turisti. Nella piazza antistante piena di bar/ristoranti ci sono un sacco di imbonitori che cercano di tirarti dentro. Andiamo in una strada laterale al restaurante Cerezo – che è anche un hostal – dove però non mangiamo benissimo ma sicuramente il gran caldo ci toglie un po’ l’appetito. Il gazpacho non è male ma poi io prendo le migas del pastor che è un piatto extremeño ma non è un granché.
Alle 15.30 siamo al monasterio per la visita (solo visite guidate in spagnolo) in realtà fino alle 16.00 non inizia ma in Spagna gli orari sono abbastanza morbidi. La visita anche se un po’ veloce merita. Visitiamo diverse sale dove ci sono codici miniati, abiti ricamati e preziosissimi un po’ di arte sacra ma sicuramente la cosa più bella è il patio mudejar. Visitiamo anche la sacrestia e il reliquiario. Poi per chi è interessato un frate ti accompagna a vedere la Virgen de Guadalupe. Terminata la visita al monastero andiamo anche in chiesa anche se l’avevamo già vista dall’alto vedendo il coro.
Finita la visita ci fermiamo in un bar per una clarita e poi partiamo. In auto che era al sole ci sono 45 gradi. Rientriamo a Cáceres che sono già le 20.00 per cui visita alla Concatedral nemmeno stasera.
Per la cena torniamo nello stesso bar di plaza mayor dove mangiamo prosciutto verdure e polpette con funghi con due copas di vino bianco della regione buono ma aspro, come l’Estremadura.
Facciamo un giro per Cáceres gustandoci un ottimo granizado e poi a letto.
La mattina dopo decidiamo di partire destinazione Valladolid. In realtà la nostra intenzione sarebbe stata di fermarci più giorni in Estremadura, ma il caldo è stato veramente pesante. Prima di partire però vogliamo vedere la Concatedral però arriviamo lì davanti che è ancora chiusa. Dovrebbe aprire alle 9.30. In giro non c’è nessuno e fa già caldo.
Quando finalmente apre entriamo e la visitiamo. Bella sia la pala dell’altare che il cristo nero e poi dalla torre si gode di una bella vista sulla città. Hasta luego Caceres.
Partiamo. Lungo la strada ci fermiamo per colazione: devo farmi l’ultima tostada in estremadura visto che un pane così buono poi in Castilla non lo ritroviamo.
Arriviamo a Valladolid che sono quasi le 14.00. Alloggiamo all’Hotel El Imperial subito dietro Plaza Mayor. Sono molto gentili anche se un po’ ampollosi e formali: castigliani insomma. La camera è piccolina ma bella e soprattutto ha un piacevole terrazzino. A Valladolid fa caldo ma comunque sostenibile per cui dopo una piccola sosta usciamo subito. Plaza Mayor è bella e anche le stradine intorno però Valladolid è una città strana, almeno esteticamente, una commistione di stili diversi di antico e moderno che non mi piace. Sinceramente mi aspettavo di più da una città che è stata capitale però comunque gradevole. A quest’ora è tutto chiuso per cui giriamo un po’, ci facciamo un paio di birre con tapas in qualche bar e un giro per la via pedonale. I negozi, o meglio le catene tipo Zara sono aperte ma poco più. Pertanto ritorniamo in hotel ci riposiamo un po’ e usciamo di nuovo per le 18.00. Ci sono tanti bei palazzi, tipo il palazzo dell’Università che stanno ristrutturando e anche il palazzo reale che però almeno esteriormente sembra una caserma. E un bel parco sul fiume con tanto di spiaggia dove la gente va a fare il bagno e a prendere il sole.
Ceniamo nel ristorante dell’albergo dove con 16,50 euro a testa mangiamo due antipasti branzino e baccalà dolce acqua e vino. Usciamo a fare un giro. Plaza Mayor illuminata è molto bella. L’aria è frizzantina e venendo dall’Estremadura mi sembra quasi freddo. Ci facciamo un traguito in un bar in piazza e rientriamo.
La mattina dopo c’è un bel sole ma l’aria è fresca. Ci alziamo con comodo e facciamo colazione in hotel (era compreso nel prezzo). Buono semplice e buffet non gigantesco ma completo sia dolce che salato.
Valladolid è ancora un po’ addormentata e non c’è tanta gente in giro. Eppure sono già le 10.00.
Andiamo a visitare il Monastero di San Benito – carino ma nulla di che – e il mercato coperto che si trova lì vicino. Quindi passiamo dal Palazzo Reale che però non è per niente affascinante e non si può visitare in quanto sede di non so che militare. Di fronte c’è la chiesa di San Pablo: molto bella esteriormente ma chiusa. Andiamo allora al museo di scultura che si trova nel convento di san Geronimo e devo dire che ne vale pena. Innanzi tutto il palazzo che ospita la collezione è molto bello ma le stesse sculture policrome sono veramente belle e la visita è molto interessante.
Per visitarlo tutto con un po’ di calma ci vuole almeno un’oretta. Ci dirigiamo alla Cattedrale che è ancora in costruzione e sinceramente non è nulla di ché. Sosta bibita al bar di fronte. Quindi andiamo verso casa di Colombo anche perché sono già le 13.00 passate e alle 14.00 chiude. Arriviamo alle 13.25 e non ci fanno più entrare e fino alle cinque non riaprirà. Giriamo per Valladolid ammirando i suoi palazzi, l’Università e la statua a Cervantes e poi andiamo alla Casa di Cervantes dove merita più che altro il giardino esterno.. Sono già le tre pertanto torniamo verso la plaza Mayor dove al restaurante la Sepia ci facciamo due montaditos e una papa brava. In realtà qui la specialità sarebbero le seppie alla piastra come mi fa notare il cameriere ed, in effetti, a vedersi sono belle ma io non le amo molto. Torniamo in albergo anche perché a quest’ora si ferma tutto. Quando usciamo nuovamente fa ancora caldo ma sostenibile, mangiamo qualche tapas e poi ci dirigiamo sul fiume dove c’è una sorta di cupolone dedicato al millennio dove ci sono bar ristoranti ecc. frequentato prevalentemente da ragazzini. Giriamo per Valladolid alternando qualche tapas e qualche bicchiere e concludiamo il nostro soggiorno a Valladolid con due patxarán in Plaza Mayor. Vallodolid non ci ha stupito, è una città anonima non bellissima la gente è estremamente gentile ma un po’ formale ed affettata.
All’indomani ci attende un nuovo viaggetto. La direzione è la zona de la Ribera del Duero verso Soria. Il paesaggio ha sempre un certo fascino è verde è aspro e c’è tanta vigna. Ci fermiamo a Peñafiel in una cantina di vino Ribera del Duero e compriamo qualche bottiglia. Non sostiamo a Peñafiel anche se è una cittadina graziosa ed ha pure un castello. Proseguiamo verso Valonsadero che non si trova nemmeno sulle cartine. In realtà è una zona in provincia di Soria e abbastanza vicina a Burgos.
Sempre su booking abbiamo prenotato un albergo appunto l’Hotel Valonsadero che si trova isolato in mezzo all’altopiano: bellissimo.
Anche l’albergo è molto bello: camere grandi ed arredate con molta personalità, bagno gigante e poi ha anche il ristorante.
Appoggiamo i bagagli e sostiamo un momento al bar dell’hotel a bere qualcosa. Andiamo a Calatañazor che non è distante da dove siamo. Anche in questo caso improvvisamente come un miraggio ci compare di fronte. L’effetto scenico è notevole anche perché è tutto arroccato e ci sono pure i resti di un castello. Sembra di ritornare indietro nei tempi case di mattoni rosse bruciate dal sole, strade polverose e comignoli a punta stranissimi. Dal castello si gode un bel panorama. C’è silenzio e si può sentire il vento soffiare, turisti pochi. Il paese è piccolino e raccolto. La Chiesa con annesso museo è molto bella e vale la pena pagare pochi euro per visitarla soprattutto la pala d’altare con le sculture policrome è meravigliosa. La visita di Calatañazor è breve qualche negozietto due bar e un bel ristorante con terrazza sulla vallata.
Ormai è pomeriggio inoltrato e decidiamo di andare a vedere Soria anche se immaginiamo non sia così affascinante. Il centro è piccolino però animato. C’è la via pedonale la piazza Mayor e qualche chiesa. C’è anche una bella libreria di stile antico dove compro qualche libro. Ci fermiamo in un bar abbastanza animato e poi decidiamo di rientrare a Valonsadero visto che non ci ispira rimanere qui per cena anche perché non sapremmo cosa fare per fare arrivare ora di cena.
Rientriamo e ci prepariamo prima di cena ci fermiamo un po’ fuori a vedere il paesaggio e il bel tramonto. A cena ci facciamo un piatto di acciughe buonissime e poi il filetto veramente buono e gigante. Vino Ribera del Duero e poi Giorgio si fa pure il dolce. Mangiamo veramente bene.
La mattina dopo facciamo colazione in terrazza anche se l’aria alla mattina è freddina. Brioche, tostada succo d’arancia e caffè.
Partiamo per Covarrubias. Lungo la strada il paesaggio è bellissimo, ci fermiamo in un paese di cui non ricordo il nome che ha le rovine di un castello. C’è anche un monastero lungo la strada un po’ malandato ma sembra avere avuto un passato importante. Ci fermiamo e a parte un bel chiostro con un albero gigante è quasi tutto crollato. Peccato perché sicuramente era bellissimo. Covarrubias è bella piccola e intatta cioè sembra proprio di ritornare indietro nel tempo: stradine acciottolate case a graticcio bianco, bella chiesa e un sacco di negozi che vendono prodotti tipici tra cui il buonissimo jamón de bellota. Visita successiva a Lerma. Lerma ha meno fascino di Covarrubias però sembra abitata non solo da turisti. E’ più grande ma anche questa ben conservata. Le cose da vedere sono poche ma è bello perdersi per le stradine. In una piazzetta ombrosa ci fermiamo a bere qualcosa. Purtroppo ci è venuto sera senza accorgersene per cui rientriamo a Valonsadero. Aperitivo in terrazza e poi cena nel ristorante eccellente: jamón de bellota fantastico crocchette miste e io mangio dei gamberoni alla piastra buonissimi, sempre Ribera del Duero. Stasera mi faccio il dolce pure io e prendo un sorbetto al mandarino delizioso.
Decidiamo di fermarci un giorno in più visto che comunque il posto c’è. Oggi abbiamo un programma un po’ più intenso e non so se riusciremo a vedere tutto.
Sepùlveda è il primo paesino che visitiamo. E’ minuscolo e oggi c’è anche la feria per cui è animatissima: tutta la gente è per le strade i bar sono pieni ed è tutto addobbato. Giriamo un po’ e ci piace molto. Anche Sepúlveda è simile agli altri paesi di questa zona. Anche se non sarebbe propriamente ora di pranzo molta gente sta già mangiando e passano un sacco di vassoi di carne asada. Fanno anche l’encierro infantil che scimmiotta un po’ il mitico encierro di Pamplona ma con tori finti. E’ divertente perché è per bambini ma tutti partecipano con il giornale arrotolato in mano e via di corsa. Ritorniamo con la mente alla “nostra” Pamplona e alle numerosissime volte che abbiamo partecipato alla locura colectiva che è la feria de san Fermín.
Lasciamo un po’ malvolentieri la fiesta di Sepúlveda e proseguiamo per San Ildefonso del la Granja che non avevamo visitato quando siamo stati a Segovia.
In effetti sarebbe stato un peccato non visitarlo soprattutto per i giardini. Onestamente secondo me merita una visita anche il palazzo che a noi è piaciuto molto ma sicuramente il parco è grandissimo e molto bello. Poi la giornata è stupenda e ce lo godiamo. Terminata la visita ci fermiamo in una baracchina e ci facciamo una limonata e poi proseguiamo il viaggio. L’idea sarebbe stata quella di andare a Medinaceli ma notiamo, con disappunto consultando il tomtom, che c’è parecchia strada e soprattutto la strada più veloce passa da Madrid e sinceramente non ne abbiamo voglia. Pertanto riprendendo la direzione verso Valonsadero ci fermiamo a San Esteban de Gormaz, anche questo paese medievale un po’ diroccato con ancora castello e tante casette tipiche ma credo disabitate. Bello però il panorama e poi El burgo de Osmà che la Lonely Planet definisce fatiscente. In realtà anche questa è una cittadina medievale molto ben conservata con un’atmosfera tranquilla pulita ed ordinata. C’è l’università antistante la Plaza Mayor e una cattedrale gotica notevole testimone sicuramente di un passato glorioso. D’altronde Burgos non è distante da qui. La piazza della Cattedrale è un bel posticino e ci fermiamo un po’. Rientriamo in hotel e dopo la doccia e l’aperitivo in terrazza torniamo a cena nel nostro ristorante Di nuovo prosciutto e poi io insalata di pernice e Giorgio degli involtini di cavolo ripieni di carne di toro molto saporiti. Dolce vino caffè: tutto eccellente.
E’ giunto il momento di lasciare la Castilla y León e di avvicinarci verso casa. Sveglia e preparativi e dopo colazione partiamo. Questo posto ci è piaciuto molto. In effetti è un po’ lontano dalle rotte tradizionali ma è sicuramente piacevole fermarsi qualche giorno.
Lasciamo la Castilla y León e entriamo nella Rioja. Il paesaggio è simile ma molto più verde e montuoso poi distese di vigneti e cantine una dietro l’altra. A Giorgio non dispiacerebbe comprare qualche bottiglia di Rioja per cui ad Haro decidiamo di fare una sosta. Quando scendiamo dall’auto l’aria è decisamente cambiata. C’è il sole ma è freschino comincia a sentirsi il fresco dei Pirenei. Haro è bellina piena di bar e bottiglierie e soprattutto piena di gente anche perché ormai è l’una. Le cantine in città però sono chiuse per cui decidiamo di fare acquisti in un’enoteca. Sono tutte molto belle e vendono anche prodotti tipici. Entriamo in una sulla via principale. Il gestore è una persona molto affabile con cui chiacchieriamo un po’. Non siamo più in Castilla qui la gente è meno formale e le chiacchiere sono più dirette. Compriamo vino e qualche scatola di pimientos del piquillo aceitunas e guindillas.
Ci fermiamo in un bar per qualche pintxos. Dall’atmosfera e dal tapeo sembra di essere al País Vasco. Ripartiamo. Dopo un po’ entriamo in Euskadi e il paesaggio si fa più familiare tante montagne, tanto verde e tanti ciclisti. In effetti non ho mai visto tanti ciclisti come al Pais Vasco eppure non è pianura; con la memoria ritorno a quell’anno a Pamplona quando Indurain al balcone era acclamato dalla folla più che San Fermín!
Facciamo una breve sosta a Vitoria (Gasteiz) in Araba. Vitoria è una città tipicamente vasca. Non è molto animata anche perché arriviamo all’ora della siesta però nelle vie del centro i locali – che si susseguono uno dietro l’altro come solo qui sanno fare – sono pieni. Vitoria ha una bella atmosfera ma non ha nulla di particolarmente attraente. Leggo sulla guida che ha alcuni musei interessanti ma noi non abbiamo tanto tempo per cui giriamo un po’ non riusciamo a vedere la Cattedrale in quanto chiusa e in restauro. Ci fermiamo in un bar per bere qualcosa e farci un pintxito e poi ripartiamo. Arriviamo a Mundaka in Vizcaya nel tardo pomeriggio. Mundaka è uno dei pochi paesi sulla cosa basca che non abbiamo mai visitato. La costa basca è molto bella anche se in alcuni tratti hanno costruito un po’ troppo e un po’ male. Qui vicino ci sono tanti posti interessanti tra cui anche Guernika che merita sicuramente una sosta, noi la visitammo tanti anni fa. Personalmente ritengo che l’Euskadi o si ama o si odia non ci sono vie di mezzo. E’ un paese sincero, come i suoi abitanti, vero, duro forse un po’ ruvido ma dietro la scorza trovi tesori notevoli e persone meravigliose semplice ei pratiche.
Mundaka si trova sul mare ed è famosa per il surf visto che qui le onde non mancano. Abbiamo trovato una stanza a ridosso del centro. Quando arriviamo la ragazza che ci fa il check in ci dice che sono di fiesta per cui molliamo le valigie e usciamo subito. Il centro è vicinissimo con i suoi vicoli e gli scorci di oceano potente. Sembra di essere in certi posti in Liguria anche se il mare non è sicuramente paragonabile. C’è una chiesetta Santa Catalina, proprio sulla scogliera molto bella. La gente è tutta vestita di blu e bianco e sono di festa per cui in ogni angolo c’è qualcuno che suona qualcuno che canta gente che balla passa pure la banda e tutti gli vanno dietro. I bar sono animatissimi e musica a palla. Le nostre intenzioni di concederci una succulenta cena di pesce vanno in fumo dal momento che se è fiesta che fiesta sia.
Per cui ci buttiamo da un locale all’altro. Ne troviamo uno anche particolarmente divertente dove un gruppo nutrito di quaranta/cinquantenni balla forsennatamente le canzoni della Carrà che qui è un cult. Divertentissimo. In piazza invece c’è il palco e ragazzi che suonano e come in tutte le feste paesane sono fuori a divertirsi tutti giovani vecchi bambini famiglie. Finalmente beviamo il kalimotxo (che sarebbe vino e cola) e terminiamo la serata con il patxarán (e d’altronde qui è quasi un must)
Rientriamo un po’ tardi
La sveglia la mattina dopo è un po’ dura, meno male che non dobbiamo fare troppa strada. Andiamo verso il centro di Mundaka con l’auto sperando di trovare un bar per la colazione. In realtà bar ce ne sono ma non c’è da parcheggiare per cui soprassediamo e decidiamo di andare a Bermeo che conosciamo ma che ci piace sempre molto.
Bermeo l’ho trovata più bella. E’ un porto di pescatori molto rinomata soprattutto per l’industria conserviera. E’ qui che sono inscatolate quasi tutte le sardine tonno e acciughe di Spagna. Il porticciolo è sempre stato bello ma mi sembra che abbiano ridipinto tutte le case. Ci fermiamo in un bar sul porto per la colazione e stiamo un po’ lì a sentire il profumo del mare e guardare Bermeo che si sveglia. A poco a poco il bar si riempie di avventori abituali e ci ritroviamo a chiacchierare con piacere del più e del meno come in una normale domenica mattina.
Da non perdere, nei pressi di Bermeo, San Juan de Gaztelugatxe una chiesetta su una penisola in mezzo all’oceano molto suggestiva. Ripartiamo Destinazione Bilbao – Bilbo- che si trova a circa 30 chilometri. Arriviamo velocemente anche se entrare a Bilbao è un po’ difficoltoso in quanto c’è la Semana Grande – Aste Nagusia – che è in conclusione. L’albergo poi che abbiamo prenotata è in centro. E’ il Petit Palace Arana. Un bell’edificio storico camere grandi e supermoderne e impagabile terrazzino. Arriviamo infatti in piena sfilata di gigantes e cabezudos e ce lo godiamo dal balconcino. Usciamo quasi subito anche perché abbiamo fame. Siccome i ristoranti sembrano stati saccheggiati dai lanzichenecchi decidiamo di mangiare a pintxos per cui ci facciamo subito un superpintxo di tortilla e una birra. A Bilbao eravamo stati di passaggio tantissimi anni fa prima ancora che aprisse il Guggenheim pertanto fatichiamo a riconoscerla: è cambiata totalmente. Ci piace molto anche se con la fiesta è molto caotica. Ci sono gruppi che suonano nelle piazze stand che fanno da mangiare e soprattutto tantissimo da bere.
Il tempo peggiora e piove un po’ per cui decidiamo di rientrare in albergo a riposarci un po’ anche se qui la gente continua a festeggiare nonostante la pioggia.
Usciamo nel tardo pomeriggio ma continua a piovere. Andiamo a la Plaza Nueva dove almeno ci sono i portici e ci facciamo l’aperitivo in uno dei numerosi bar..fatichiamo ad arrivare a banco.
Per cena troviamo posto al ristorante Amarena. Ha posto solo fuori ma per fortuna sotto il tendone visto che a tratti piove. Mangiamo molto bene crema di asparagi e zuppa di pesce e poi io tonno e insalata e Giorgio il baccalà al pil pil. Beviamo txakolì che è un vino bianco tipico di queste zone.
O meglio la txakolina più famosa è quella di Getaria, vino leggero e stupido mentre quello di Vizcaya è un vino più strutturato e c’è pure rosè.
Purtroppo riprende a piovere e lo spettacolo pirotecnico è un po’ guastato dalla pioggia. Guardiamo un po’ i bellissimi fuochi e con il cessare di questi termina la fiesta.
The day after
Ci svegliamo e alziamo con comodo e andiamo in piazza del Arenal in un bel bar a fare colazione. Il tempo non è bellissimo e un po’ spioviggina. C’è il chirimiri, come dicono da queste parti, cioè pioggerellina fina insistente e molto bagnata che sembra non dare fastidio ma alla lunga ti ritrovi bagnatissimo. Stanno smontando tutte le strutture della festa e lungo la Ria è tutto un via e vai di operai che smontano impalcature.
Percorriamo la Ria attraversiamo il ponte di Calatrava, vediamo la stazione ferroviaria con la sua bella vetrata in restauro, il teatro Arriaga e siamo al Guggenheim. Il Guggenheim è sicuramente l’attrattiva maggiore di Bilbao. E’ in effetti molto scenico anche solo esteriormente. C’è la scultura di un ragno gigante e un cane enorme tutto ricoperto di begonie e poi tante altro opere d’arte disseminate fuori come dei tulipani un “albero” di palle ecc.
La visita è molto interessante sia per la collezione che per l’edificio. Sicuramente dipende molto dalle esposizioni che ci sono alcune più o meno interessanti però sicuramente vale la pena.
Noi ne vediamo una sul “barocco esuberante” e ci è piaciuto.
Finita la visita ci ributtiamo nel casco viejo anche se ormai tutti negozi cominciano a chiudere.
Giriamo un po’ ma è un po’ desolato a quest’ora per cui ci concediamo pure noi una siesta. Usciamo di nuovo verso le 18.00 e giriamo per il casco viejo che rimane comunque molto animato nonostante sia il giorno dopo la fine della fiesta. Trovare un bar per l’aperitivo è un’impresa sono tutti pienissimi. Eleggiamo per la cena un bar sempre in Plaza Nueva dove mangiamo una razione di calamari e di acciughe e concludiamo con una razioncina di idiazabal che è un formaggio di pecora di queste zone che a noi piace. Patxarán e a letto
Ci alziamo la mattina dopo con calma e torniamo nel solito bar per la colazione. Andiamo a visitare il mercato coperto che si trova in una bella struttura moderna. In realtà più che mercato è una enorme pescheria visto che vendono prevalentemente pesce però affascinante. L’obiettivo della giornata è di visitare il Museo di Bellas Artes e ci incamminiamo. Questa zona di Bilbao è molto elegante bei palazzi, tanto verde, carino il parque de Doña Casilda de Iturrizar, bei negozi. Il Museo di Bellas Artes a noi è piaciuto molto: ha tre piani e una collezione molto ricca. Ci sono tanti autori baschi tra cui anche diverse opere di Zuloaga che a noi piace molto. Perdiamo un po’ di tempo ma sinceramente come collezione di opere è forse meglio del Guggenheim. Usciti ci ributtiamo nella zona elegante e prendiamo la Gran Via dove ci sono un sacco di negozi eleganti e non. Facciamo una sosta al Corte Inglés perché abbiamo bisogno di bicchieri da portare a casa (ci piacciono molto i bicchieri baschi). Bella anche la piazza Moyua letteralmente coperta di begonie e tanti bei palazzi, molti dei quali istituzionali.
Rientriamo al casco viejo e ci fermiamo in un bar per alcuni pintxos e una birretta visto che ormai è abbondantemente ora di pranzo. Rientriamo in albergo che sono quasi le 17.00. Merita la visita al Museo basco che credo sia uno dei più grandi in Euskadi soprattutto se si è interessati alla complicata storia basca.
Oggi è il giorno delle compere e in un super del centro compriamo delle bottiglie di txakoli e qualche scatola di tonno olive ecc. e, ovviamente, un paio di espadrillas (che in Spagna si chiamano alpargatas).
Per cena andiamo in un ristorante nel casco viejo, senza infamia e senza lode, dove mangiamo discretamente. Questa serata è abbastanza fiacca e c’è poca gente in giro ma, in effetti, dopo dieci giorni di fiesta è il minimo. Pertanto ci facciamo un ultimo chupito al Gran Cafè de Bilbao che è un bar molto bello in Plaza Nueva e poi a dormire.
Partenza da Bilbao. Facciamo strada normale fino a Getxo più o meno ad una ventina di chilometri. Di fatto il porto di Bilbao è qui e qui c’è anche il famoso puente colgante opera dell’inizio del secolo scorso molto interessante. Di fatto si tratta di un ponte per passare da una parte all’altra della Ria e che collega quindi Getxo a Portugalete. Si può salire sopra il ponte e attraversarlo a piedi e poi il ritorno si può fare nella cabina sospesa sul mare tipo cabinovia. Meno male che c’è il sole e si ha una bella visione della ria e del mare.
Riprendiamo la strada e decidiamo di fermarci a pranzo a San Sebastián – Donostia. San Sebastián è una città che conosciamo molto bene e amiamo molto. E’ dal mio punto di vista un bellissimo posto dove l’oceano è il personaggio principale con un’allure molto glamour e informale al tempo stesso.
Inoltre capitale del tapeo e della cucina. Parcheggiamo in un parcheggio in centro e appena scesi il profumo inteso del mare ci penetra totalmente. E’ una città che negli anni è cambiata moltissimo (la vidi la prima volta nel lontano 1988) e sicuramente adesso è più bella però forse anche per questo meno intima, più gente e più confusione.
Ci buttiamo subito nel casco viejo ed è un pullulare di gente che si accalca nei bar per un aperitivo o un pintxo. Andiamo in plaza de la Constitución che a noi piace molto. Era la vecchia plaza de toros e si notano ancora alle finestre i numeri dei posti a sedere. Ovviamente tapeo: andiamo prima da Ambrosio che era un bar storico di quelli tutti in legno con i prosciutti appesi. Purtroppo però da quando Ambrosio è andato in pensione ha perso un po’ di fascino ma il txakolì è sempre eccellente.
Qui comunque si può andare ad occhi chiusi nel senso che in qualunque posto si mangia e si beve divinamente. Passiamo un paio d’ore nella nostra Donostia e poi ripartiamo verso Biarritz.
Agur Donostia hasta la proxima
Il viaggio è breve vista la distanza. Troviamo alloggio all’Hotel Best Western plus: insomma! pulito e comodo ma stanze minuscole. C’è però la piscina. Biarritz è una bella cittadina e anche qui l’oceano occupa un posto importante. Ci sono un sacco di belle case con giardini fioriti e una bella atmosfera. Nella zona del mercato Les Halles c’è una sorta di mercato gastronomico: o meglio i titolari dei banchi del mercato hanno allestito un mercato serale per fare conoscere i loro prodotti e si può pure mangiare. Tantissimi infatti propongono ostriche e plateau royal di pesce freschissimo oppure moules a volontà. Per noi ancora abituati agli orari spagnoli è un po’ presto per mangiare. Raggiungiamo la piazza che si trova proprio vicino alla scogliera dove c’è la bella cattedrale. Ormai il sole sta tramontando e dipinge tutto di rosa. Scendiamo al livello del mare e ci sono numerosissimi ristoranti di pesce molto carini e cari. Biarritz è proprio un bel posto e anche il clima è gradevolissimo. Ci facciamo l’aperitivo in un bar in piazza e poi scegliamo un ristorante di quelli sulla piazza che sono un po’ più abbordabili dove ci facciamo una buona grigliata di pesce.
La vacanza ormai è giunta al termine. Partiamo la mattina dopo da Biarritz e ci facciamo diverse ore in auto rifacendo la stessa strada che abbiamo fatto innumerevoli volte negli anni per fortuna con poco traffico. Anche la Francia ci piace molto e abbiamo lasciato un pezzo di cuore in posti come Sete, Montpellier, la mia amata Marsiglia, Metz o la piccola Millau (ciao Iñaki, basco senza patria ormai francese ma con l’Euskal Herría nel cuore)
Decidiamo di fare tappa in Cote d’Azur e perché no? a Saint Tropez. Usciamo dall’autostrada e per raggiungere Saint Tropez ci sono almeno 30 chilometri … di coda!!! Siamo troppo stanchi ci fermiamo pertanto a Sainte Maxime e troviamo una pensione (Hotel Preconil) molto semplice e carina dove una signora anziana molto gentile ci da una camera piccolina semplice e pulita e con una bella terrazza.
Ormai e l’ora del tramonto pertanto ci sistemiamo velocemente e usciamo. S. Maxime è il classico posto di mare della costa mediterranea francese: tanti ristorantini, negozietti, vicoli, profumo di sapone e di lavanda. Aspettiamo che cali il sole giriamo un po’ e poi andiamo a cena in uno dei tanti ristoranti: cozze marinate sogliola e triglie: tutto buono.
La mattina dopo però vogliamo andare a Saint Tropez quindi partiamo e in cinque minuti arriviamo. Saint Tropez è veramente affascinante con un’allure glamour molto intensa e tanti negozi elegantissimi, tante barche tanta gente ricca ma il tutto non ostentato, tutto molto semplice. Purtroppo noi non possiamo fermarci di più e ne percepiamo solamente un po’ il profumo del mare, della macchia mediterranea e della “dolce vita” degli anni 60.
Il viaggio è finito, tornare in Spagna è stato un po’ come tornare a casa, un balsamo per la nostra anima un po’ stanca dell’Italia e degli italiani e dell’ipocrisia che ci circonda. Qui non è molto diverso, se guardiamo un telegiornale sembra quasi un format (anche se la corruzione è sicuramente meno) ma tra le persone sembra esserci più solidarietà, più empatia forse, sicuramente più senso civico e meno cialtroneria eppure anche qui dicono “el mundo es un pañuelo”.
Hasta muy pronto España!