I love Etiopia

L’Etiopia, nello specifico la Valle dell’Omo, è stata una grandissima (e bella) sorpresa
Scritto da: mikilaly
i love etiopia
Partenza il: 14/08/2013
Ritorno il: 26/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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L’Etiopia, nello specifico la Valle dell’Omo, per noi è stata una grandissima sorpresa; non è molto conosciuta come meta turistica, ma ha un grandissimo potenziale. L’incontro, quasi casuale, con Emany, ci ha permesso di toccare delle realtà incontaminate che probabilmente, con tour operator più organizzati, non sono raggiungibili. Siamo stati in contatto con varie tribù, abbiamo condiviso momenti di festa e momenti di quotidianità con loro, dalla cerimonia del caffè e del miele nelle capanne agli abbracci dei bambini: è stato davvero emozionante, e ancor più lo è stato scoprire che per alcune persone siamo stati i primi bianchi che incontravano. Questo viaggio ci ha regalato molto dal punto di vista umano, ha avvicinato due realtà agli antipodi…. e sicuramente ha lasciato un’impronta indissolubile nel nostro cuore e nella nostra mente.

14 agosto 2013

Il biglietto aereo Venezia – Addis Abeba è stato acquistato in Internet con qualche mese di anticipo sul sito della Lufthansa a 650€ circa. Partiamo all’alba da Venezia per arrivare ad Addis Abeba alle 20.45, dove passiamo la notte in una pensione molto semplice (Eden guest house).

15 agosto 2013

Al mattino arriva Tesfu, il nostro driver; saliamo in auto, un 4×4, e comincia la nostra avventura. Ci rendiamo velocemente conto che le condizioni di vita sono completamente diverse dalle nostre anche nella capitale. Impieghiamo circa due ore per uscire da Addis, congestionata dal traffico; già in periferia, tra le auto, incrociamo mucche, capre e carri trainati da asini. Lungo la strada, asfaltata di recente, ammiriamo paesaggi verdi (con nostra sorpresa), laghi rossi e tanto bestiame. Dopo una sosta a Ziway per il pranzo proseguiamo verso sud e ogni volta che la macchina rallenta gruppetti di bambini con le mani protese a richiedere qualcosa si radunano intorno. Un po’ alla volta la strada peggiora, tratti asfaltati si intervallano a sterrato e la situazione continua così fino ad Arba Minch dove, arrivati col buio, alloggiamo all’hotel 40 Springs, essenziale ma pulito.

16 agosto 2013

La giornata comincia con un’escursione in barca sul lago Chamo per ammirare aironi, fenicotteri, pellicani, tanti coccodrilli e qualche ippopotamo. Nelle acque rossastre del lago ci sono alcuni pescatori che galleggiano su tavole di legno, incuranti dei coccodrilli che nuotano poco distanti. Pranziamo in un ristorantino poco lontano con una fantastica injera (piatto che diventerà una costante del viaggio) a base di pesce e continuiamo su strade sterrate fino a Key Afer, sbalorditi dalla moltitudine di persone che camminano lungo la strada per portare l’acqua in taniche gialle, per raggiungere il mercato o per pascolare il bestiame.

Andando verso sud il paesaggio si fa più arido, le strade diventano sterrate e anche le persone cambiano: la pelle si fa più scura e l’abbigliamento di alcuni è molto particolare, dalle donne con gonne in pelle di pecora e perline, agli uomini con mollettine e accessori colorati, ai bambini con un semplice pezzo di stoffa addosso.

Dopo il primo squisito caffè etiope (BUNNA), sale in auto con noi un ragazzo con le treccine e un inglese semi incomprensibile; appartiene alla tribù dei Banna e ci condurrà presso un villaggio per una cerimonia. Il nostro viaggio prosegue dalle strade sterrate alla savana, dove le strade sono quasi inesistenti, tra cespugli e rovi, crepe nel terreno e fiumi in secca. Lungo il percorso si unisce a noi un altro ragazzo Banna che incontriamo per caso che ci aiuterà ad arrivare a destinazione, usando all’occorrenza il suo machete per eliminare gli arbusti che ci ostacolano.

Finalmente arriviamo ad una capanna rotonda di terra e paglia, proprio come quelle che si vedono nei documentari, e parcheggiamo. Proseguiamo a piedi tra arbusti spinosi fino ad una collinetta; nel frattempo il gruppetto si fa sempre più numeroso. La cerimonia a cui assisteremo è molto importante per questa tribù, trattasi del Bull Jumping, iniziazione dei giovani uomini. Accolti dagli anziani che ci fanno accomodare su una pelle di mucca, ci viene offerto del Bunna ricavato dalle bucce dei grani di caffè in una specie di zucca scavata, il tutto accompagnato da dell’ottimo miele, in quanto ci considerano degli ospiti speciali. Da notare che il miele non è filtrato, quindi contiene celle e api e che tutto si mangia con le mani e fino alla fine del viaggio non vedremo posate. Tutte le persone della tribù vengono a fare la nostra conoscenza e anche se non riusciamo a conversare ci “esploriamo”, rappresentando reciprocamente mondi sconosciuti; l’emozione è molto forte.

Purtroppo la cerimonia deve essere rinviata al mattino seguente a causa di un mancato arrivo (è da considerare che anche se appartenenti alla stessa tribù, le persone arrivano da luoghi diversi percorrendo anche 20-30 km a piedi). Torniamo all’auto guidati da uno degli anziani che tra rami e arbusti riconosce il percorso come noi le via della nostra città, con la luna che ci illumina la via.

All’interno del recinto della capanna Tesfu ha montato due tende, dove dormiremo dopo una cena a base di injera servita in sacchetto di plastica e mangiata rigorosamente con le mani. L’injera è un piatto tipico, un “piatto che si mangia”, ovvero una specie di piadina spugnosa con sopra salse o carne o pesce. Se ne strappa un pezzo alla volta col quale si preleva il condimento interno, ma essendo spugnosa e fragile, in poco tempo diventa una “piadina strapazzata”.

17 AGOSTO 2013

Notte accompagnata dal belato degli agnellini che sembrava un pianto di neonato; alle prime luci dell’alba esco dalla tenda e trovo due bambini di 3 o 4 anni che si prendono cura degli agnellini affinché si nutrano dalla madre. I bimbi sono vestiti con un pezzo di stoffa arrotolato sulle spalle, pieno di buchi e macchie. Ci invitano ad entrare nella capanna e dopo aver superato l’uscio quasi a 4 zampe, ci accomodiamo su una pelle di mucca di fronte al fuoco su cui bolle un pentolone di “caffè” che la donna ci servirà nel guscio di zucca. Inizialmente eravamo restii nel bere, visto che tutto viene preparato con acqua raccolta in pozze stagnanti, ruscelli rossi per la terra o buche scavate nel terreno, ma siamo sempre stati bene anche perché l’acqua viene fatta bollire. Da notare che le zucche non vengono mai lavate e quindi si beve dove hanno bevuto altre persone e i fondi del caffè (bucce, foglie, bastoncini) vengono ributtati nel pentolone.

Torniamo alla collina dove si terrà il Bull Jumping: c’è grande eccitazione. Le donne cantano e ballano con la schiena ancora sanguinante per le frustate ricevute volontariamente dagli amici del festeggiato. Tali frustate fatte con dei fuscelli causeranno delle cicatrici permanenti sulla schiena che sono considerate simbolo di bellezza. Il festeggiato dovrà balzare da una schiena all’altra di una decina di tori in fila per 4 volte di seguito, completamente nudo…e i muscoli guizzanti non mancano!

Anche oggi siamo al centro dell’attenzione: si stupiscono per i capelli lisci, le unghie colorate, piercing e tatuaggi… ma soprattutto per il colore della pelle: siamo i primi bianchi ad entrare in quella tribù e per alcuni siamo i primi bianchi che vedono.

Noi ci stupiamo per le acconciature in argilla colorata degli uomini con piume e antenne incastrate, per i maschi che portano mollette, perline o maglie femminili, per le ragazze che girano a seno nudo col fucile in spalla e una pelle di capra in vita, con treccine impastate con argilla rossa e rasature strane.

La sensazione più emozionante è stata quando una donna centenaria si è avvicinata sorridente e, guardando me, nella sua lingua ha detto ad Emanuel. “Guarda, ride proprio come me!”.

Ripartiamo per Turmi, piccolo paese al centro della Valle dell’Omo, dove trascorriamo la notte in un alloggio alquanto semplice un tempo adibito alle missioni, ma attualmente in disuso…notte insonne a causa dei mille rumori di animaletti vari.

18 AGOSTO 2013

Oggi in macchina con noi sale Amukele, ragazzo della tribù dei Karo che ci condurrà nel suo villaggio, tra strade sterrate, savana e deserto.

Piantiamo la testa lungo il rosso fiume Omo, tra alberi e liane, con i babbuini che scorazzano sopra le nostre teste. Fa molto caldo, quindi attendiamo qualche ora prima di andare a visitare il polveroso villaggio Kara, dove ci accolgono festosi i bambini con la speranza di avere qualche caramella. Alcuni per attirare la nostra attenzione si buttano nel fiume, mentre una ragazza dalle lunghe gambe sottili si asciuga dopo il bagno. Rossi di terra torniamo all’accampamento e dopo una cena attorno al fuoco, trascorreremo una notte piacevolmente intervallata dagli urli dei babbuini, tranquilli in quanto un ragazzo della tribù ci farà da body guard fino al risveglio.

19 AGOSTO 2013

Oggi giornata di mercato: ci rechiamo ad Arbore percorrendo le solite strade sterrate lungo le quali incontriamo mucche e capre, donne che vanno a riempire le taniche d’acqua a km di distanza, bambini che improvvisano balletti chiedendo “Island”, ovvero bottiglie di plastica vuote che poi utilizzeranno per l’acqua. I prodotti in vendita sono caffè, olio, qualche pomodoro e poco altro. Nel giro di pochi minuti tutti i bambini del paese sono intorno a noi, ci insegnano le loro canzoni e i loro giochi. Ripartiamo per recarci in un villaggio Hammer e dopo km tra rocce e savana arriviamo ad una collinetta dalla quale si gode di un fantastico panorama, dove si trovano due capanne appartenenti alla famiglia del cugino di Emany. Il cugino è uno dei capi tribù, impegnato attualmente col governo per la risoluzione di alcuni conflitti sul confine col Kenya. In casa ci sono le due mogli, la suocera e una moltitudine di bambini e mentre il sole tramonta, continuano ad arrivare gente di ritorno dai pascoli o dalle capanne intorno, in visita alla famiglia.

Dopo aver piantato le tende, partecipato al consueto rito del caffè nella capanna, consumato la nostra cena e regalato vestitini, caramelle e qualche momento di gioco ai bimbi, andiamo a dormire col vento che ci fa compagnia (e anche un po’ di paura, tanto è forte), contenti di aver condiviso anche oggi dei momenti speciali con queste persone che, pur non avendo nulla, sono sempre pronte a condividere tutto.

20 AGOSTO 2013

Fortunatamente non siamo stati spazzati via dal vento durante la notte! Al mattino. dopo il solito rituale del caffè, ci rechiamo al mercato di Aldubà, molto grande e ricco di prodotti, dalle maglie alle pile, dalle capre agli alcolici! Rivediamo un sacco di facce note e sembra strano che, mentre noi abbiamo percorso decine di km in auto per spostarci da un luogo all’altro, tutta questa gente è arrivata a piedi. Per loro il mercato è un luogo di ritrovo che cambia di giorno in giorno, come può essere per noi il ritrovo in un determinato locale il giovedì sera, piuttosto che in un altro il venerdì. Proseguiamo quindi per Jinka, con un netto peggioramento delle condizioni meteo. Prendiamo una camera alla Teddy Pension e facciamo due passi per la città, dove le strade di terra sono piene di pozze di fango e la sera, quando va via il sole, regna il buio più totale.

21 AGOSTO 2013

Attraverso il parco nazionale del Mago, incontrando qualche babbuino e qualche dik-dik, raggiungiamo la tribù dei mursi. Ci rechiamo in una tribù non frequentata dai farengi (turisti) e quando arriviamo veniamo assaltati dalla folla; chiedono soldi per farsi fotografare, ma eravamo pronti a questo. Ci stupisce invece il fatto che, mentre le altre tribù erano organizzate con spazi adibiti alle persone e altri agli animali, qui il disordine e la sporcizia sono abbastanza evidenti.

Dopo aver fatto qualche foto, distribuiamo vestitini per bebè e saponette, quindi ripartiamo per un altra tribù di Hammer, percorrendo ancora una volta decine e decine di km in strade sterrate e savana.

Cominciamo subito a giocare coi bambini, mentre uno alla volta gli adulti tornano da pascoli e campi e tra un caffè e un injera, il sole tramonta. Anche qui regaliamo tutto quello che possiamo; riusciamo a vestire bimbi di 10 anni con body da bebè… purtroppo abbiamo solo quelli ormai! E’ bellissimo lo scambio continuo di abbracci, essere presi per mano da questi ragazzini che ci portano a vedere la capanna e le pecore…e sentirli sussurrare i nostri nomi fuori dalla tenda, fino a quando i genitori li fanno rientrare per andare a dormire (ore 20 o poco più).

La notte poi (ore 21, ma abbiamo cambiato completamente i ritmi rispetto all’Italia, in quanto al calare del sole non ci si vede più e non resta altro da fare che andare a dormire), a sorpresa, scopriamo che fuori dalla tenda si stanno svolgendo delle danze nei pressi delle capanne: una ventina di ragazzi/uomini ballano/saltano in cerchio al ritmo della loro voce e delle loro mani. Molto suggestivo, anche se dopo un po’ diventa ripetitivo.

22 AGOSTO 2013

Notte molto tranquilla, nonostante la pioggia. Al risveglio doppia cerimonia del caffè, dato che veniamo invitati in più capanne e ad ogni cerimonia ci viene offerto del fantastico miele che è stato raccolto per noi durante la notte.

Salutiamo i nostri nuovi amici per recarci al mercato di Key Afer, molto più turistico degli altri, infatti, per la prima volta incontriamo altri turisti. I bambini, abituati ai bianchi “con i soldi”, si attaccano come sanguisughe nella speranza di ricevere qualcosa, ma personalmente non mi piace assecondare le richieste dei bimbi che cercano di ottenere qualcosa con l’insistenza.

Nel frattempo arriva Wure, che si è fatto una ventina di km a piedi per venire a prenderci e condurci alla cerimonia del Bull Jumping presso alcuni suoi parenti.

Wure è un ragazzo timido ma nello stare assieme si dimostra molto premuroso nei nostri confronti. Ci porta a bere il caffè nella sua capanna, per raggiungere la quale dobbiamo fare circa mezzora di strada tra cespugli, pannocchie e terra arata, e lì conosciamo la madre con la quale vive solo dopo la morte del padre. Anche la madre si dimostra estremamente gentile e felice di ricevere la nostra visita, tanto che oltre ad offrirci il caffè ci regala anche una dozzina di uova.

Finalmente arriviamo al villaggio dove passeremo la notte e andiamo in visita dai parenti ti Wure. Per l’occasione del Bull Jumping, la casa è piena di ospiti, tutti molto cordiali e gentili. Ci offrono il caffè e ci regalano una zucca piena di ottimo miele. Ritornati alla nostra tenda, a sorpresa ci viene recapitato del pane che useremo per spalmarci il miele (e le api) e cenare, iIlluminati dal chiarore della luna e dalla mille stelle della via lattea.

23 AGOSTO 2013

Notte spettacolare col sottofondo dei grilli e degli uccelli. Primo tentativo di risveglio (e tentativo di usare la toilette a cielo aperto): Wure è fuori dalla tenda che ci aspetta con un altro ragazzino; la conversazione muore velocemente (non conosciamo la loro lingua) e rientriamo in tenda.

Secondo tentativo: fuori dalla tenda un ragazzo con arco e freccia e fratellino ci osservano. Un po’ alla volta si svegliano tutti e cominciamo la nostra giornata con la cerimonia del caffè.

La famiglia è in fibrillazione per il Bull Jumping; noi assistiamo ai preparativi: impasto dei capelli con l’argilla, taglio delle treccine con sasso e coltello, infilatura delle perline per fare nuove collane…ma quando arriva la nonna quasi cieca con una capra sanguinante in spalla, scappiamo per paura che ci inviti a pranzo.

Con alcuni ragazzi ci rechiamo alla pompa dell’acqua vicino al fiume. li riforniamo di bagno schiuma e shampoo e la scena è davvero divertente in quanto non sanno come usarli. Mi diverto poi a far provare deodorante e creme per il viso a questi bellissimi ragazzi che non sanno nemmeno quale sia la loro età…

E’ arrivata l’ora della cerimonia; ci rechiamo al campo dove decine di persone anziane sedute a terra chiacchierano in attesa del grande evento, un gruppo di donne canta e balla e gli uomini sono in fermento. E’ stato veramente emozionante essere coinvolti nei festeggiamenti, nei canti (ci ho provato), nei balli… ma mi sono tirata indietro quando è stato il momento delle frustate, anche se loro ci tenevano molto!

Al calare del sole i tori, una ventina, sono stati messi in riga, tenuti per le corna dai ragazzi della tribù e il festeggiato col suo fisico perfetto è saltato da una groppa all’altra per 4 volte, nell’oscurità che ormai circondava tutto. Fantastico!

Finita la cerimonia… e finita anche la vacanza, o meglio, la parte bella del viaggio… regaliamo a Wure tutto quello che possiamo, dalle scarpe allo spazzolino, ci abbracciamo per l’ultima volta e passiamo la nostra ultima notte in tenda, nella savana.

24 AGOSTO 2013

Il viaggio di ritorno è molto lungo, ma fortunatamente le soste sono tante, perché lungo la strada ci sono venditori di varie mercanzie e Tesfu fa provviste di tutto: carbone, papaya, incenso…

Ultima tappa Dorze, dove visitiamo le tipiche capanne a forma di testa d’elefante, fatte in foglie di ensete intrecciate. L’ensete è una pianta detta anche finto banano, con la quale costruiscono le case, preparano un pane che può durare anche 1 anno e creano delle fibre resistentissime, ma a quanto pare piace molto anche alle termiti che cominciano a mangiare le capanne dalla base, finché da un’altezza di 10-12 m calano fino a diventare impraticabili e quindi, dopo una cinquantina d’anni vanno abbattute e ricostruite. Trascorriamo la notte ad Arba Minch, sempre al 40 Springs, dove gustiamo una delle ultime injera.

25 AGOSTO 2013

Macchina, macchina, macchina… fino ad Addis Abeba… e ritorno in Italy.



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