Libano quasi fai da te
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C’è voluto poco per convincerci, così abbiamo cominciato i preparativi. Prima tappa la rete. Seconda tappa, breve lettura di una guida per una serie di informazioni specifiche di cui avevo bisogno.
Per mancanza di tempo e di intraprendenza questa volta decido di non organizzare tutto da sola e per tre giorni mi affido ad un’agenzia locale per alcune escursioni giornaliere da Beirut. Dopo aver cercato in rete finisco anche io da Nakhal, scelgo i tre tour che mi interessavano. Per ogni giorno della settimana Nakhal offre un tour ad un prezzo scontato, così organizzo le mie tre escursioni in maniera da poter sempre usufruire del prezzo “smart” risparmiando circa 15$ a persona per escursione.
Alla fine questo è stato il nostro programma di viaggio:
Primo giorno Beirut (da soli)
Secondo giorno Jeita, Byblos e Harissa (agenzia locale)
Terzo giorno Ksara, Baalbek e Anjar (agenzia locale)
Quarto giorno Besharreh, Cedri di Dio e Kadisha (agenzia locale)
Quinto giorno Sour (Tiro) e Sidone (per conto nostro con mezzi pubblici)
Sesto giorno Beiteddine (con il taxi) e rientro in Italia
Prendiamo il volo dell’Alitalia (375€) che ha degli orari più comodi e ci lascia le due mezze giornate dell’arrivo e della partenza.
Il volo Alitalia invece non è granchè, il pranzo è veramente misero e freddissimo. Sembriamo gli unici turisti.
Arriviamo a Beirut puntuali, prelievo al bancomat, ricerca e trattativa con il tassista ed eccoci a Beyrout (con l’accento sulla ù). Beirut la beige. Deve esserci stata una tempesta di sabbia ed è tutto beige. Macchine beige, palazzi beige, strade beige. Tutto beige. Lo smog è asfissiante, anche rispetto a Roma.
L’albergo, l’Holiday Inn, in effetti è un po’ fuori mano ma bello, ci fanno l’upgrade della stanza con uno studio. Il letto è king size e ci entriamo anche in larghezza. Saranno due metri!
Usciamo e ci incamminiamo per i nostri 10Km circa. Eh si, non ne avremo fatti di meno. Siamo usciti alla ricerca di downtown e abbiamo camminato per ore. Lo facciamo sempre, e poi ci pentiamo distrutti in albergo.
La prima cosa che riusciamo ad identificare è il serraglio, ora Parlamento libanese. Proseguiamo verso la piazza dei martiri e la moschea. Infine ci addentriamo verso la vera e propria downtown dove, finalmente, ci sono alcune stradine chiuse al traffico e la gente si gode il narghilè o un caffè al bar. Non facciamo niente di tutto questo ma proseguiamo la nostra camminata. Decidiamo di tornare in albergo percorrendo la cornice ma l’impresa si rivela veramente ardua. Vediamo quello che credo sia il famoso Holiday Inn sventrato dai bombardamenti. Beirut è tutta un po’ così. Palazzi sventrati che si alternano a grandi edifici in costruzione, ricchi grattacieli con grandi appartamenti, vecchie case distrutte dai bombardamenti e abbandonate dai profughi.
La Cornice è piena di gente che trascorre la giornata festiva. Nessun turista o forse un paio di Giapponesi. Una vera e propria passerella per tutti. Si corre, si va sui pattini, in bici. Si beve un’aranciata. E noi camminiamo e camminiamo e camminiamo fino allo stremo… Il ristorante consigliato (il Beit Ward o qualcosa del genere) è vicino al Grand Cafè ed è un posto sicuramente alla moda per i libanesi. Neanche qui vediamo un turista e ci presentano il menù solo in arabo, che fare… ormai ci siamo seduti e il posto è molto carino con una terrazza sul mare. Così per non sbagliare ci prendiamo due piatti di gamberi. Ma la scoperta della serata è la limonata, con o senza menta. Fantastica.
2 Maggio 2012 (Jeita, Byblos, Harissa)
Oggi è prevista la prima escursione con l’agenzia. Grotte di Jaita, Byblos e Harissa. Il pulmino dell’agenzia arriva un po’ più tardi di quanto non ci aspettassimo leggendo i racconti degli altri viaggiatori in rete. Stop all’agenzia, pagamento della nostra quota e partenza con un pulman più grande per Jeita. Abbiamo già conosciuto una ragazza inglese che a trent’anni ha già visitato 55 paesi nel mondo e una ragazza austriaca fidanzata con un libanese conosciuto su Internet.
La guida è una ragazza libanese che parla benissimo inglese e francese e che ci racconta qualcosa delle città che, dice lei, stiamo attraversando. Ma non era tutta Beirut? Dove finisce l’una ed inizia l’altra? Traffico, smog, case e case. Il Libano sembra un’enorme metropoli.
Prima tappa le grotte di Jeita e, grande delusione, non è consentito scattare fotografie. Io e la mia nuova macchina fotografica dovremmo separarci inesorabilmente nel posto che più attirava la mia curiosità fotografica. Per protesta terrò la macchina nello zaino fino alla tappa successiva. Le grotte sono belle, con delle caverne immense ma forse mi aspettavo di più e rimango un po’ delusa. Le grotte superiori sono visitabili a piedi per circa un km e sono probabilmente più interessanti. Quelle inferiori invece sono visitabili solo con una barca elettrica ma non sono così ricche come le prime, almeno questa è la nostra impressione da profani.
Seconda tappa, di nuovo verso la costa, Byblos. Visitiamo le rovine stratificate che si affacciano sul mare. Il racconto della nostra guida ci aiuta a capire qualcosina in più del passato della città e dei suoi vari conquistatori. Affascina il fatto di sapere che qui è stato scoperto il sarcofago contenente i primi caratteri cuneiformi di cui si ha notizia. Ora è al museo di Beirut.
Il tour è organizzato bene, non ci sono attese inutili e lo scopriamo con grande gioia al ristorante, Makhlouf sul mer. Tavoli apparecchiati e con una quantità di antipasti (mezzè) già pronti per noi da far venire l’acquolina in bocca. Il pranzo è buonissimo, sarà la fame, sarà la vacanza, sarà la compagnia ma ci piace tutto. Il piatto principale è a base di riso e pesce, non buono come gli antipasti ma passabile. E poi la frutta, con delle fragole buonissime. Meglio la frutta del dolce, non rimaniamo delusi. Nel frattempo abbiamo socializzato con due ragazze croate, una coppia libanese che vive in Canada, una coppia finlandese che vive in Italia ed un’altra coppia turca di Istanbul. Fantastico, un vero tour multietnico! Partenza per Harissa. A pochi metri dal ristorante prendiamo la teleferica. Partenza con spinta a mano! Come sulla tangenziale di Roma passiamo a pochi centimetri dalle abitazioni di qualcuno che dovrà tenere le finestre perennemente chiuse. Sorvoliamo la strada e arriviamo alla Madonna del Libano. Niente di che, neanche il tempo ci aiuta perchè il cielo è velato e non riusciamo ad apprezzare la veduta panoramica su Beirut.
Rientriamo in albergo per riuscire subito ed andare ad Hamra. La centralissima via dei negozi di Beirut si rivela una vera delusione. I prezzi sono molto alti e non c’è nulla che attiri la nostra attenzione. Non credo che aiuteremo l’economia locale con acquisti…
3 Maggio 2012 (Ksara, Baalbek, Anjar)
Oggi abbiamo conosciuto: una giapponese che vive a Kabul, una sudanese, due francesi, due australiani, una egiziana. La guida è Natasha, una archeologa, bravissima nel raccontare e nel gesticolare. Innamorata del suo paese comincia con lo spiegarci perchè il servizio militare in Libano non è più obbligatorio. Quando lo era i ragazzi, per evitarlo, partivano per studiare all’estero, se rimanevano fuori per dieci anni ottenevano l’esenzione. Nessuo tornava più e nel paese si trovarono cinque donne per ogni uomo. Un disastro generazionale.
Proseguiamo per scavallare il monte Libano (una piccola catena in realtà). Il tempo è brutto e la nostra guida decide di anticipare al mattino la tappa alle cantine di Ksara. Prima però colazione lungo la strada e per 2.500LL prendiamo un gustosissimo Labnè. Stiamo scoprendo la cucina libanese poco a poco e ci piace tutto. Fortunatamente alle cantine ci fermiamo poco, giusto un giretto all’interno delle grotte, una degustazione rapida e per chi vuole gli acquisti.
Prossima tappa Baalbek, siamo già nella valle della Beqaa. Quella dove il nostro ministero degli esteri dice di andare con cautela. Anche qui come in tutto il resto del Libano non abbiamo visto nè percepito periocoli incombenti. Per la prima volta ci hanno circondato pochissimi venditori di souvenir e frutta secca ma nient’altro. Prima di entrare al sito abbiamo potuto vedere una bella moschea in stile iraniano con le cupole dorate e due minareti, uno dorato ed uno turchese. Il sito è veramente straordinario come dice la nostra guida. Il tempio di Giove imponente, il tempio di Bacco molto ben tenuto e recstaurato. E poi c’è questo colore ambrato che ci accompagna in tutto il Libano, almeno finora, e che rende tutto così caldo. Nonostante la pioggia! Finita la visita al sito, noi due e la dottoressa sudanese saltiamo il museo, la toilette ed andiamo a vedere la moschea, lei probabilmente voleva pregare ma è chiusa. Il pullman lo prendiamo in corsa! Il ristorante non ci delude neanche questa volta anche se non impariamo niente di nuovo. Via verso Anjar a visitare il sito ommayade. Meno ben tenuto, razziato dei suoi valori ma a me è piaciuto forse di più. A pochi km dalla Siria suscitava un certo effetto. Oltre alla bellezza dei siti oggi mi hanno colpito i colori.
Questa sera niente cena, palestra e una limonata alla menta al Grand Cafè.
4 Maggio 2012 (Besharreh, Cedri di Dio, Kadisha)
Oggi ultima escursione con Nahkal. Cedri di Dio e Kadisha valley. Per iniziare museo di Ğubrān Ḫalīl Ğubrān come dice Madgalene la nostra antipatica guida di oggi. In realtà non è così antipatica ma quella di ieri è ineguagliabile e la sua mancanza si farà sentire.
Oggi abbiamo scoperto ancora un piatto nuovo. Si chiama Kefra. Si mangia a colazione, una specie di panino ripieno con una specie di frittata di crema di formaggio e miele. Delizioso, imperdibile. Ai cedri di Dio si sta sciogliendo la neve e siamo molto fortunati poichè, anche se solo parzialmente, hanno aperto il sentiero all’interno del boschetto proprio ieri. Ci sono cedri millenari, uno addirittura di 4.000 anni. Impressionante, ma ancora più impressionante vedere come i poveri cedri crescano lentamente. Gli amici dei cedri ne hanno piantati 50.000 ma dopo 10 anni i piccolini raggiungono a mala pena i 50cm di altezza. Dopo i cedri il solito pranzo e poi verso il fondo valle a visitare uno dei famosi monasteri maroniti. Sono costruiti nella roccia sulle pendici di questa valle. Quello che visitiamo noi è il monastero di Sant’Antonio con annesso un piccolo museo degli utensili. Il monastero in sè è un po’ deludente ma la veduta e la discesa della valle ne valevano la pena. Su questa escursione siamo un po’ perplessi, giudizi contrapposti, a me è piaciuta perchè finalmente siamo stati solamente in mezzo alla natura, il mio lui l’ha ritenuta noiosa. Effettivamente si sta un po’ troppo tempo sul pullman.
Oggi c’erano di nuovo i due ragazzi (egiziani), la coppia libanese emigrata in Canada e i due ragazzi con le ciabattine che abbiamo scoperto essere in viaggio di nozze dalla Nuova Zelanda. In due mese visiteranno Asia e Medio Oriente.
Rientriamo a Beirut sul tardi e ci facciamo lasciare al centro. Entriamo in una moschea e ci addentriamo nel centro commerciale di Beirut. Praticamente un elegante mall stile Dubai. Firme famose ovunque. Questa è la nova Beirut, che accoglie ricchi arabi con lussuosi negozi e nuovi, e ancor più lussuosi, palazzi che crescono ovunque. L’altra Beirut è quella che ancora cade a pezzi, bombardata e abbandonata a se stessa dopo anni di guerra ed emigrazione.
5 Maggio 2012 (Sour, Sidon)
Evviva! Oggi finalmente si fa come piace a me, viaggio fai da te, no Nakhal. Ci avevano sconsigliato di andare in giro da soli, una mia amica aveva persino sentito qualcuno che lavora all’ambasciata che le aveva confermato di andare con le agenzie. Vabbè, in fondo l’agenzia ha i suoi vantaggi. Nessuna perdita di tempo, nessun percorso a piedi inutile (noi da soli abbiamo fatto chilometri e chilometri pur di non prendere un taxi). E poi la grande e fantastica sorpresa è stata che non ci hanno mai fatto fermare in nessun negozietto. Ma a Tiro e Sidone io ci volevo andare e l’agenzia non organizzava il viaggio di sabato. Così abbiamo preso l’autobus, ci siamo convinti dopo che ieri a pranzo due ragazze francesi ci hanno raccontato di averlo fatto senza nessun problema. Prendere l’autobus è stato facilissimo. Siamo andati a Cola con un taxi (service) per 2.000 LL a testa. Il tassista ci ha chiesto se volevamo prendere il taxi o il bus e ci ha portato al bus come richiesto. Il bus purtroppo arriva solo a Sidone ma è molto più comodo dei pulmini perchè non ferma mai. A Sidone siamo arrivati dopo circa 40min (2.500 LL a testa) e proprio sulla piazza ci hanno indicato i pulmini per andare a Tiro (Sour). Il tutto quasi sempre a gesti o con l’aiuto di gente che si prodigava ad aiutarci. Per tutto il giorno siamo stati gli unici turisti del posto. A Tiro è stato un po’ complesso trovare i vari siti ma ce la siamo cavata. Il primo, quello sul mare, è molto emozionante. I colori in questa stagione rallegrano il fotografo perchè il cielo si confonde con il mare mentre i fiori di oleandro ravvivano tutto. Sulla spiaggia incontriamo un subacqueo che immergendosi proprio di fronte al sito raccoglie piccoli monili, monete e qualche utensile di epoca romana. Rimane deluso quando gli diciamo che siamo di Roma e non accenniamo il minimo interesse ad un eventuale acquisto. Ci dirigiamo quindi verso l’ippodromo che è veramente grandioso. Pare che sia lungo un chilometro e ci sono ancora tre aree con le antiche gradinate. Qui ci sono un po’ di scolaresche e alcune ragazze ci chiedono di fare delle foto con noi. Siamo noi quelli diversi. In effetti sempre e solo unici turisti.
Riprendiamo facilmente in corsa in mezzo alla strada, il pulmino per Sidone. Si è fatto abbastanza tardi e siamo affamati così quando arriviamo ci sediamo al primo ristorante (??) che incontriamo. Di fronte al castello del mare c’è una specie di comune. Tende sotto le quali ci sono i tavolini, dietro negozietti che in cooperativa, almeno questa è l’impression, gestiscono il ristorante. Il pescivendolo fornisce il pesce e ce lo andiamo a scegliere. Un chilo di pesce tra gamberi e una specie di sarago. Poi c’è il barbecue e infine il negozietto delle spremute. Sarebbe stato un pranzetto delizioso se non fosse stato per lo smog che ci ha tenuto compagnia per tutto il tempo.
Il castello decidiamo di vederlo solo da fuori per dedicarci maggiormente al resto. Il caravanserraglio (Khan dei francesi) è molto ben tenuto ed emozionante. Il porto un po’ mesto. Quello che eravamo venuti a vedere invece era il souk e non rimaniamo per niente delusi. Credo di non averne visti mai di così belli. Mi devo ripetere ma eravamo gli unici turisti, nessuno ci ha minimamente importunato, abbiamo giocato a fare le foto con delle bambine, ci hanno venduto dei dolcetti (un po’ cari veramente, ma che importa?) abbiamo comprato la menta, siamo entrati in una serie di moschee del 1.200 e abbiamo visitato una chiesa del 700.
E’ stata una giornata veramente fantastica. Neanche il minimo sospetto che qualcuno ci potesse disturbare e abbiamo visto tante cose magnifiche.
In albergo paghiamo il conto e organizziamo il taxi per il giorno dopo.
6 Maggio 2012 (Beiteddine)
Ultimo giorno libanese. Ieri sera abbiamo dovuto fare una lunga e dura trattativa per ottenere il taxi per Beiteddine e aeroporto ai 90$ che ci avevano promesso due giorni prima. Incomprensibilmente pretendevano 25$ in più per accompagnarci in aeroporto! Che da Beiteddine si raggiunge prima! Il ragazzo gentilissimo dell’albergo però ha trattato per noi e alla fine abbiamo spuntato questi maledetti 90$. Effettivamente il prezzo è stato un po’ caro ma avevamo intenzione di lasciare le valige in macchina durante la visita del sito e volevamo un taxi rintracciabile.
Partenza alle 9, con comodo. Abbiamo rinunciato alla colazione in albergo per rifarci ai banchetti lungo la strada. Il tassista ci porta a fare colazione in un localino di prim’ordine. Un sottoscala tutto affumicato con una vecchia signora che ci ha preparato non so cosa all’esagerato prezzo di 3.000LL! Quasi sicuramente colazione del nostro amico tassista inclusa. Prossima tappa Beiteddine. Arriviamo insieme ad un migliaio di ragazzi libanesi. Un delirio. Come a Tiro e a Sidone siamo noi le attrazioni e ci chiedono di fare delle foto insieme o di farsi fotografare con noi. Saremo i loro cimeli. Le ragazze sono tutte vezzose. Anche se portano il foulard per coprire i capelli, indossano i jeans e le pose plastiche che assumono nelle foto sono tali e quali a quelle di mia nipote quindicenne. Beiteddine è un posto che merita di essere visitato, tipica architettura araba con mosaici antichi e preziosi pavimenti in marmo. Nelle sale più importanti pareti decorate in legno. Siamo molto contenti di essere venuti qui. Forse avremmo potuto anche usare il bus o i taxi collettivi ma saremmo dovuti tornare a Beirut. Forse ce l’avremmo fatta. La domenica, come il primo maggio, il traffico è decisamente ridotto. La mattina presto poi sembra che non ci sia proprio nessuno in giro. Non abbiamo avuto modo di partecipare alla vita notturna di Beirut ma pare che sia notevole. La nostra guida di Baalbek ci ha raccontato che durante la guerra del 2006 lei ed i suoi amici non potevano uscire per paura dei bombardamenti, ma appena terminava, partivano subito con telefonate a catena per uscire “che tanto ormai non bombardano più”. Ormai erano al sicuro! Questo dicono sia il popolo libanese.
Il nostro viaggio si conclude con il cibo. Sono in aereo e mi sento scoppiare (evviva perchè così non devo mangiare il pranzo offerto dalla compagnia). A Dair el Qmar abbiamo mangiato un labne buonissimo, anzi strabuono, con formaggio, pomodori, olive e menta. In aeroporto poi abbiamo approfittato alla grande della sala Freccialata che era straordinaria (la sala dei cedri), soffitto in vetro e leccornie libanesi a volontà.
Del Libano mi rimarrà il ricordo della sua storia passata e recente, dei templi, della natura, ma anche della sua cucina che è stata una compagna fantastica per tutto il viaggio.