California e tanti parchi
26/7/2013
Finalmente, finalmente, finalmente! Dopo averlo tanto desiderato, quest’anno si va nel Far West. Dopo mesi di preparativi, prenotazioni (fatte in aprile per agosto) e letture di diari di viaggio (veramente utilissimi!), il 26 luglio partiamo con volo USA Airways Venezia-Philadelphia-Las Vegas, dove atterriamo alle 20 locali. Il richiamo della Strip ci costringe ad un giretto immediato tra le luci colorate dei casinò e le meravigliose fontane del Bellagio, nonostante la stanchezza del viaggio e il fatto che per noi siano le 5 del mattino! Pernottamento al Mirage: Stupendo.
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27/7/2013
Il giorno dopo prosegue l’esplorazione di Las Vegas, stavolta all’interno dei casinò con le loro follie: il Venetian, dove gondolieri di colore cantano in italiano per i turisti che pagano un giro in gondola tra le calli perfettamente riprodotte; il Ceasar’s Palace, con la grandiosità della Roma antica; il Paris, con le piazzette parigine e i camerieri che parlano Francese; il New York New York, che ci porta nel cuore di Brooklyn (per i più coraggiosi c’è un roller-coaster formato americano che corre dentro e fuori il casinò). Ci vuole tutta la giornata; a sera, con i piedi bolliti e le macchine fotografiche fumanti, doccia fredda dopo i 45° di Las Vegas e via a nanna.
28/7/2013.
Al mattino, ritiro auto alla Dollar, prenotata via web due mesi prima. E qui, prima nota dolente: nonostante avessimo prenotato un’auto in classe Compact (Ford Focus or similar) ci propongono una microscopica scatolina rossa priva anche del pianale superiore del portabagagli, ovviamente al prezzo concordato per la Compact. Dopo una animata discussione con due addetti, per fortuna ci sostituiscono l’auto con una Mitsubishi Galant rossa che, pur sbuffando e ansimando nelle mille salite che dovrà affrontare, ci porterà sani e salvi per 6.500 km. Conclusione: la Dollar non la consiglio. Dopo un brevissimo giretto al famoso Outlet di Las Vegas Sud, partiamo per la prima Tappa: Los Angeles. 4 ore di viaggio. Pernottamento al Comfort Inn Near Universal Studios, hotel vecchiotto ma non manca niente. Dopo le temperature bollenti di Las vegas, qui fa freddino, fuori le felpe!
29/07/2013
Oggi visita degli Universal Studios, ingresso 80 $ a testa. Ci dirigiamo subito alla partenza del tour interno, con animazioni simpatiche, dopodichè ci dedichiamo alle varie giostre e spettacolini. Tutto sommato, gli Studios mi hanno deluso: il tour è carino ma tutto il resto è abbastanza banale. Nel complesso evitabili. Usciti a sera dagli Studios, facciamo un breve giro al molo di Santa Monica al tramonto, programmando per l’indomani un bel giro in bicicletta sul lungomare.
30/07/2013
Visita dei luoghi turistici per eccellenza: Sunset Boulevard, il Teatro cinese, Rodeo Drive, Beverly Hills. Devo dire non entusiasmanti. Nel pomeriggio, l’oceano mi fa riappacificare con Los Angeles. Noleggiamo le bici californiane (contropedale e manubrio larghissimo) a Santa Monica e pedaliamo fino a Venice Beach in mezzo ai californiani doc, alti biondi e belli, su roller e skates. L’aria frizzante non ci fa percepire il sole, e quindi rimediamo una mezza scottatura! ma così riporteremo a casa anche il sole della California. Dopo due tacos mangiati sul molo di Sanata Monica, è ora di rincasare. Domani si parte per San Francisco.
31/7/2013
Ore 8 si parte, ovviamente dopo una lauta colazione a base di hamburger, uova strapazzate, succo d’arancia e caffè americano. Ci aspetta la mitica 101 Freeway. A metà strada attraversiamo il paesino di San Josè e ci colpisce il numero di bancarelle lungo la strada che vendono trecce d’aglio. Casualmente abbassiamo il finestrino in centro paese e veniamo investiti da una nuvola di odore/profumo/puzza di aglio, che grava costantemente sul posto! Facciamo una piccola deviazione per portarci sull’oceano, dove troviamo gli elefanti marini tutti stesi a prendere il sole. L’aria è frizzante, ci vuole la felpa, ma nulla ci toglierà il piacere di fare un picnic sulla riva del Pacifico. Come ci sediamo, arrivano gli scoiattoli, che impareremo a conoscere per bene nel corso del viaggio; assolutamente fiduciosi e coraggiosissimi, si arrampicano direttamente sugli zaini per trovare cibo! Poiché ovunque ci sono cartelli che ricordano il divieto assoluto di nutrire animali selvatici, resistiamo alla tentazione di spartire con loro i nostri panini e ritorniamo sulla 101.
Il nostro tour prevede una sosta al mitico Garage di Steve Jobs: in una bellissima stradina periferica con le tipiche villette americane da telefilm (esistono davvero!), curatissime, non un filo d’erbetta inglese fuori posto, troviamo la casa e relativo garage, con un cartello che chiede per cortesia di non disturbare i proprietari. Facciamo una velocissima foto e via, direzione sede di Google. La sede, o meglio le sedi, occupano tutta una strada, per l’appunto Google Drive. Gli edifici sono indicati con mega puntatori Google, è pieno di ragazzi che si spostano usando biciclette a disposizione che….hanno i colori di Google! Si respira un’aria diversa qui, è un posto stimolante. Finalmente, dopo un mega ingorgo, eccoci a San Francisco. L’ingresso sul Golden Gate è memorabile: i torrioni del ponte ci sovrastano enormi! Pernottamento all’America’s Best Value Inn di Mill Valley, appena sopra San Francisco. E’ il mio primo vero motel americano, senza infamia e senza lode.
1/8/2013
Partenza e sosta fotografica subito prima del Golden Gate: che freddo! Soffia un vento gelido che ci accompagnerà tutto il giorno. Scesi in città e lasciata l’auto in un parcheggio, andiamo sul molo dove troviamo il capolinea del Cable Car. Un’ora di coda nel vento gelido per riuscire a salire, ma, considerate le code che ho visto più tardi nella giornata, ci è andata benissimo! Facciamo un bel giro sul vecchio tram, che si lancia giù dalle colline e incrocia altri tram in direzione opposta con la gente aggrappata fuori dalla vettura che deve badare a stringersi all’occorrenza. Scendiamo a Union Square e giriamo a piedi su e giù per “le strade di San Francisco”, attraversiamo Chinatown e arriviamo alla famosa Lombard Street (che personalmente ho trovato abbastanza insensata…), per poi andare al Fisherman’s Wharf a mangiare qualcosa. Frotte di turisti fanno la coda per mangiare la famosa zuppa di granchio nel pane scavato, la clam chowder; noi rinunciamo volentieri, viste le pile di granchi vivi sui banchetti… Dopo aver indossato la terza maglia sotto la giacca a vento, ci dirigiamo al Pier 39 a vedere i leoni marini. Altro degno di nota al Pier non c’è, solo una gran massa di negozi di souvenir, tutti uguali. Finalmente è ora di imbarcarsi per Alcatraz: abbiamo acquistato i biglietti in internet tre mesi fa, scegliendo il giro serale, consigliato per l’atmosfera. All’ingresso ci consegnano un’audioguida in italiano, che si rivelerà molto interessante per scoprire la storia del carcere. Sarà stata la narrazione, sarà stata l’ora dell’imbrunire, fatto sta che Alcatraz mi ha colpita e non me la dimenticherò.
2/8/2013
Si parte direzione Yosemite Park. Dopo 4 ore di strada, arriviamo all’ingresso del parco, dove facciamo l’America the Beautiful Pass che con 80 $ ci consentirà l’ingresso in tutti i parchi che visiteremo, tranne un paio in Riserva Navajo, facendoci risparmiare. Per pernottare, avevamo optato per un campeggio all’interno del parco, noleggiando una “cabin tent” al Curry Village. Non fatelo! Costa un pacco di soldi, fa veramente pena (vi trovate su un materasso coperto di tela cerata in una baracchetta sporca) e i locali del campeggio non sono in stato migliore, i bagni sono pochissimi e sporchi, idem le docce che in più o non funzionano o manca l’acqua calda, insomma una pessima sistemazione. Campeggio a parte, il parco è stupendo. Dopo una cena a base di hotdog, ci ritiriamo nella nostra desolante stanzina e aspettiamo ansiosamente l’indomani.
3/8/2013
Oggi si seguono i trails indicati nel giornalino del parco che ci hanno consegnato all’ingresso, dove viene indicato anche il livello di difficoltà e l’equipaggiamento necessario. Riusciamo a farne tre, ma purtroppo sia il Mirror Lake che le Yosemite Falls sono asciutte… pazienza, il posto è bellissimo, ci sono cervi e scoiattoli ovunque! Nel tardo pomeriggio, decidiamo di mettere a mollo i piedi doloranti nel fiume Merced che scorre in mezzo al parco. La temperatura dell’acqua è quella di un torrente di montagna, GELIDA! Eppure ci sono tante persone che fanno il bagno e bambini che giocano nell’acqua. Rigenerate le estremità e riposati, cena e nanna, domani via verso le sequoie.
4/8/2013
La mattina ci fa trovare mamma cerva e bambi che brucano in mezzo al campeggio, ottimo inizio di giornata. Ci aspettano 5 ore di strada per arrivare al Sequoia National Park. Ci dirigiamo subito al Generale Grant: le sequoie sono impressionanti ma soprattutto sono bellissime, con le loro chiome verde smeraldo sulla corteccia rosso aranciato. Visitiamo il Generale Sherman, ancora più grande e poi ci arrampichiamo sulla Moro Rock. Non ho contato i gradini, ma sono veramente tanti! Sulla cima della Moro Rock c’è un terrazzo lungo e stretto da cui ammirare il panorama: chi può, perchè io con le mie vertigini non sono proprio a mio agio! Comunque, per quel che ho potuto vedere tenendomi spasmodicamente aggrappata alla balaustra (che secondo me è comunque troppo bassa), la vista sulle foreste è impagabile. Rientriamo mentre il sole sta tramontando e i raggi obliqui infiammano di luce dorata la foresta: questo posto è magico. Anche qui abbiamo prenotato un bungalow in un campeggio, al Grant Grove Village: il bungalow è molto carino e pulitissimo, il bagno del campeggio è in condizioni migliori dell’altro e tutto sommato la sistemazione non è male.
5/8/2013
Addio sequoie, mi rimarrete nel cuore. Oggi ci dirigeremo alla Death Valley, il percorso è lungo, ci aspettano 7 ore di strada. Mentre guido (ma quanto mi piacciono le auto americane con il cambio automatico!), il paesaggio cambia totalmente da un momento all’altro. Passiamo dal verde di un’enorme piana coltivata ad alberi di frutto – milioni di alberi da frutto su una distesa enorme – al giallo senape del deserto del Mojave. Dopo ore di viaggio, ecco la Death Valley: monti di roccia e nulla di vivo in vista. Arriviamo a Stovepipe Wells, aprimo lo sportello dell’auto e… porca miseria, 47°!! Il caldo aggredisce la pelle, tutto brucia. Ci rifugiamo in fretta nel negozietto (aria condizionata sparata al massimo) a comprarci qualche beverone ghiacciato. Il paesaggio è lunare, il caldo mi opprime e devo rinunciare a fare qualche breve tratto al sole per arrivare alle dune sahariane. Mi addentro invece nel Golden Canyon, dove il sole batte sulle rocce gialle rendendo tutto dorato. In auto percorriamo l’Artist Drive per ammirare l’Artist Palette e arriviamo poi a Badwater, dove mi costringo a scendere ma non riesco proprio a fare granchè, un paio di foto e via verso Zabrinskj Point. Qui la strada da fare a piedi è addirittura in salita! Ma ormai è sera e mi convinco che ce la posso fare. Purtroppo non riesco a godermi del tutto la bellezza della Valle e delle sue colline colorate! Mentre stiamo uscendo, compare un fennec a bordo strada, assolutamente incurante di noi: anche lui mi sembra prostrato dal caldo! Incredibile che qui ci vivano delle creature. Pernottamento al Longstreet Inn Casino, subito fuori dalal Valle ma già in Nevada: infatti qui ritroviamo le slot machine. Anche questo posto senza infamia e senza lode.
6/8/2013
4 ore di strada per arrivare allo Zion Park. Scegliamo il trail che costeggia il torrente – essendo il più facile è anche il più carico di turisti – tra i roccioni color rosso sangue. I colori che sto vedendo qui negli States non li visti in nessun’altra parte. E il bello deve ancora venire perchè, dirigendoci verso l’uscita est del parco, a sera, percorriamo una Scenic Drive fantastica: i colori della pietra vanno dal rosso acceso al giallo e la roccia è modellata nelle forme più strane, è un paesaggio indescrivibile! L’impatto è notevole, tutto questo viaggio è un’emozione. L’hotel di stasera ci accoglierà due giorni, finalmente un po’ di tempo per riposare e usufruire della laundry; pernottiamo a Kanab, al Parry Lodge, che consiglio caldamente a tutti, è accogliente, pulito, e serve una colazione “all you can eat” a 7$ che vi lascerà assolutamente soddisfatti. Ormai ho dimenticato la colazione di casa a latte e biscotti: qui mi sparo alle 8 di mattina salsicce, bacon e uova strapazzate!
7/8/2013
Oggi ci aspetta il Bryce Canyon. Purtroppo scopriamo che, nonostante Kanab si trovi esattamente in mezzo ai parchi di Zion e di Bryce, in realtà per Bryce non è ottimale perchè l’ingresso del parco si trova solo a nord e noi stiamo a sud… Comunque si tratta di un’oretta e mezza di strada. Arrivati nel parco, ci infiliamo abbastanza incautamente nel primo shuttle che troviamo e ci portano fino al capolinea, alla fermata Anfiteatro. E lì, con una brevissima passeggiata, raggiungiamo il posto che mi rimarrà per sempre nel cuore: una enorme valle coperta dagli hoodos, pinnacoli di roccia arancione a forma di albero! E’ una vista incredibile che da sola giustifica questo meraviglioso viaggio. La mia sensazione di essere una privilegiata a poter ammirare tutto Questo cresce di giorno in giorno. Scendiamo a piedi fino a Inspiration Point, camminando tra i pinnacoli arancio, e poi, seguendo i consigli della nostra validissima Guida Routard, percorriamo il Navajo Loop Trail che scende a picco fin dentro il canyon e il Queen’s Garden Trail lungo il letto asciutto del torrente. Poi, quando si risale, si godono vedute spettacolari di rocce arancio, rosse e bianco modellate dal vento… questo è un posto che non si dimentica. A sera abbiamo le gambe rotte, siamo sporchi e pieni di polvere ma assolutamente felici.
8/8/2013
Direzione Page. In un paio d’ore siamo all’Horseshoe Bend, citato in tutte le Guide e i diari di viaggio. Sono le 10.30, siamo in pieno deserto e il caldo è micidiale. Dal parcheggio c’è un km da fare a piedi in mezzo alla sabbia, in discesa a scendere ma in salita a salire… Cappello in testa e via. Dopo un km, si apre all’improvviso un enorme crepaccio e sotto scorre il Colorado, che ha scavato un perfetto zoccolo. Come al solito, il posto non ha parapetti di nessun genere e i cartelli avvertono in modo chiaro del pericolo: resto allibita a guardare i turisti che, per fare la foto del secolo, fanno acrobazie in bilico sull’orlo. E’ ora di andare all’appuntamento con le guide Navaj che ci porteranno all’Upper Antelope Canyon. Con un po’ di fatica troviamo la sede dell’Overland Canyon Tour a Page e partiamo sul pick up su una strada sterrata che ci porta all’imboccatura del Canyon. E’ un’apertura di un paio di metri, che poi si restringerà fino ad un metro di larghezza. Qui il lavoro di cesello lo fa l’acqua piovana che scendendo scava la roccia circolarmente, facendole assumere forme di fuoco liquido. Fuoco, perchè anche qui la roccia è arancione acceso. Il paradiso dei fotografi e un altro luogo del cuore. Anche questo tour lo abbiamo prenotato tre mesi fa per riuscire a prendere il giro delle 12, l’unico in cui uno o due raggi di sole riescono a scendere fino in fondo al canyon. Un nuovo spettacolo della Natura. Ce ne andiamo a malincuore e arriviamo al lago Powell, dove avevamo progettato di fare un giro in barca (anche perchè non c’è strada che ci giri intorno, o acqua o piedi), ma siamo stanchissimi e fa un caldo terribile, perciò guardiamo il lago da un molo e poi ci avviamo al B&B che ci ospiterà stanotte, il Bear’s Den di Page. Questo posto lo sconsiglio vivamente: costa molto in modo ingiustificato. E’ una casetta come tante, molto pulita, con una vasca idro in Giardino – nella quale ci siamo precipitati solo per scoprire che l’acqua era bollente – con erba finta imbullonata per terra; la colazione è stata scarsa e soprattutto fastidiosamente centellinata dal padrone di casa. In più (ma questo riguarda noi perchè siamo convinti animalisti) abbiamo scoperto la mattina dopo che il proprietario va a caccia con arco e frecce! e tiene sul divano una pelliccia di orso che ci ha raccontato di aver ammazzato a frecciate lui stesso! No, non fa proprio per noi, siamo su linee d’onda diverse.
9/8/2013
Oggi in programma abbiamo la Monument Valley e dintorni. Dato che vogliamo serbarci la Monument Valley per ultima per godercela al tramonto, cominciamo la giornata visitando la Valley of the Gods, che la nostra fida Routard definisce una “piccola Monument Valley con molta meno gente”. E’ tutto vero. C’è una stradina sterrata che la percorre, molto ben tenuta, sulla quale abbiamo incrociato non più di 5 automobili. La valle è molto bella ed è veramente una Monument un pochino più piccola. Poi siamo passati a Goonecks Point, dove abbiamo trovato un Horseshoe Bend moltiplicato per tre: il San Juan River qui ha scavato tre grandi zoccoli tra rocce stavolte grigie. Infine verso le 16 del pomeriggio eccoci alla Monument Valley. La strada sterrata che la percorre è in pessime condizioni e la nostra povera berlina, assieme alle berline degli altri turisti, ha i suoi problemi a mantenersi integra. La polvere è talmente tanta che bisogna tenere i finestrini chiusi. Nonostante questo, incrociamo due ragazze che stanno per affrontare la Valle con una cabrio aperta… Il tramonto sulla Monument è spettacolare, ma non scalza il Bryce dal mio cuore. Pernottamento al San Juan Inn di Mexican Hat: non del tutto consigliabile a causa del condizionatore rumorosissimo che tiene svegli la notte: Niente colazione se non al ristorante del motel, dove abbiamo pagato carissimo due fette di pane tostato e un uovo strapazzato, mangiando su tavoli appiccicosi e sporchi.
10/8/2013
Due ore e mezzo di strada e arriviamo a Moab per visitare l’Arches National Park. Oggi siamo stanchi a causa della notte insonne e non siamo in grado di percorrere i trails per apprezzare appieno la bellezza del parco. Decidiamo di fare solo una passeggiata facile per vedere il Double Arch (stupendo) e il Landscape Arch (altrettanto stupendo), ma ci perdiamo il Delicate Arch… pazienza. Passiamo in auto alla Balanced Rock e ci avviamo fuori verso il Dead Horse State Park, location della scena finale del film Thelma e Louise. Lì vicino si trova Canyonlands, Island in the Sky. Tutti questi posti, dove la prateria di interrompe di colpo per sprofondare nei Canyon, mi lasciano l’impressione di una terra ferita… Pernottamento all’Inca Inn di Moab, ottimo motel, buona posizione, pulito, buona colazione.
11/8/2013
Oggi partenza per Mesa Verde, dove arriviamo alle 12, ora del Colorado (qui si impazzisce con le ore… cambiano da Stato a Stato). Non riusciamo a prendere il tour guidato al Cliff Palace, i primi posti sono per le 16.30, e così decidiamo di andare da soli alla Spruce Tree House. Ottima decisione: la visita, grazie ad una guida in italiano distribuita al costo di 50 cent, è molto interessante, la gente è poca, il posto è splendido. In più, ritornando, un colibrì si è fermato a 50 cm da noi! Dopo un giretto in auto sulla Mesa Top Loop fermandoci ai vari punti panoramici, alle 16 decidiamo di andare a Durango seguendo i consigli della Routard che ce la passava come una cittadina western. Non lo è. Grossa delusione. Tanta strada per nulla, è solo un altro gonzificio per turisti. Pernottamento al Days Inn di Cortez, carino, pulito e colazione sufficiente (purtroppo continentale..).
12/8/2013
Per andare a visitare il Canyon de Chelly passiamo da Four Corners, e come evitare la foto di rito con gli altri in quattro Stati diversi? E’ comunque un posto simpatico. Leggo su internet che il Canyon de Chelly è il centro spirituale dello Stato Navajo; entriamo tra i soliti roccioni che qui sono di nuovo rossi e ci fermiamo ai vari punti panoramici, finchè arriviamo all’estremità della strada. Qui sentiamo un canto indiano accompagnato da tamburi e immediatamente, da buoni italiani, ci immaginiamo la trappola per turisti. Arrivati alla piazzola del belvedere, constatiamo invece che non c’è nessuno in vista, e il canto prosegue… e infatti, ben nascosto tra gli abeti, intravediamo un indiano che sta cantando e suonando assolutamente per i fatti suoi. E’ stata una bella sorpresa constatare che il Canyon è vissuto ancora come luogo speciale per i nativi, ed è stato un gradissimo regalo per noi poterlo ammirare con quel canto in sottofondo, che ha reso tutto più speciale. Pernottamento all’Holiday Inn di Chinle, niente di speciale, prezzo alto e niente colazione.
13/8/2013
Partenza verso la Foresta Pietrificata e il Deserto Dipinto. La strada è incredibile, come sempre accade qui: un lungo nastro d’asfalto che corre in mezzo alla vastità disabitata, prateria sterminata a perdita d’occhio. Alle 12 siamo alla Foresta Pietrificata; fa un caldo spaventoso e rimpiango il mio Canyon de Chelly. Dopo esserci fermati ai punti panoramici sul Deserto dipinto, ammirando i colori incredibili delle colline, decidiamo di percorrere a piedi il Mesa Blue Trail che ci porta in basso, alla base di una serie di colline nude colorate di violetto e bianco… Comincia a riassalarmi la sensazione di soffocamento provata nella Death Valley, non c’è un cm quadrato di ombra e il sole picchia da impazzire. Comuque arriviamo sani alla meta e, dopo un passaggio ritemprante al museo a goderci l’aria condizionata, arriviamo alla Crystal Forest. Qui lo spettacolo è di nuovo grandioso: decine e decine di alberi pietrificati giacciono in terra e sembrano caduti ieri. Bisogna toccare con mano i tronchi per constatare che si tratta di pietra e non più di legno! Riprendiamo la I-40 che ha sostituito la Route 66 e arriviamo a Flagstaff. Pernottamento al Budget Inn, buon motel a ottimo prezzo ma senza colazione.
14/8/2013
La giornata inizia con un paio di donuts al Donkin’Donuts di là della strada. Ma è inutile, ormai preferisco le salsicce ai dolciumi. Arriviamo al Sunset Crater, piccolo parco con breve trail che ci porta tra colline completamente nere, coperte della cenere di un’eruzione abbastanza recente. E’ una visita interessante, il paesaggio è surreale. Riprendiamo la strada per andare a Williams, altro luogo storico della Route 66. Qui passeggiamo nella Main Street (altro non c’è) tra mille negozietti per turisti con merce a buon prezzo. Ideale per i souvenir e per i regalini di ritorno. Infine, arriviamo al Grand Canyon, prendiamo la camera e entriamo subito per goderci lo spettacolo Del tramonto. Ormai la Natura mi ha viziata: ho visto talmente tanti posti spettacolari che il Grand Canyon non riesce a stupirmi, nonostante sia ovviamente splendido. Ma è pieno zeppo di gente e io ho avuto la fortuna di visitare splendidi luoghi deserti… Comunque sgomitiamo un po’ per trovarci un posticino da cui poter fare fotografie e guardarci il tramonto e cerchiamo di ignorare il più possibile la folla che si accalca e le macchine fotografiche altrui che sporgono all’improvviso a due cm dalle nostre facce. Rimpiango fortemente la mia Mesa… Pernottamento al Red Feature Lodge di Tusayan, paese inesistente all’entrata del Grand Canyon, tutti negozi carissimi, chiaramente una trappola per turisti.
Consiglio: se dovete pernottare in zona, fermate una camera a Williams, i prezzi sono onesti e si arriva al Grand Canyon con un’ora di macchina.
15/8/2013
Oggi sarebbe stato dedicato al Grand Canyon, ma abbiamo avuto qualche problema e così la mattina è andata persa. Nel pomeriggio abbiamo percorso in macchina la Desert Drive fino ad arrivare alla Desert Tower. Qui il panorama mi è piaciuto di più, però rimango dell’idea di aver visto luoghi molto più emozionanti; sicuramente è colpa della mia maldisposizione nei confronti della folla, ma è andata così.
16/8/2013
La vacanza è agli sgoccioli, oggi si torna a Las Vegas e domattina si riparte… che malinconia. 4 ore di auto e ecco Vegas! Ecco il suo caldo spaventoso, la sua confusione, le sue luci, i suoi negozi! Aiuto, rivoglio la mia Mesa! Dopo aver restituito la nostra fida automobile, sporca come poche e coperta della polvere gialla del deserto, dedichiamo il pomeriggio agli ultimi acquisti (e così la mia valigia non si chiude più) e a qualche prudente puntatina ai casinò, rivediamo le fontane del Bellagio, i neon sulla Strip e poi ce ne andiamo a dormire, domani si decolla alle 9. Chiudo questo lunghissimo diario ricordando una frase che ho trovato in una pubblicazione del Sequoia Park: “portate via solo fotografie, lasciate solo le vostre impronte”.
Devo fare i più sinceri complimenti ai gestori e ai turisti dei Parchi USA perchè, nonostante il flusso di persone, non ho trovato neanche una cartina per terra e non ho visto nessuno spaventare un animale.
Dovremmo prendere esempio. Infine, ringrazio tutte le persone che hanno pubblicato diari di viaggio perché leggendoli ho potuto progettare quello che finora è stato il viaggio più bello della mia vita.
Grazie a tutti.