In Laos con un compagno inaspettato: mia sorella

“Un uomo cammina per la strada ed ad un tratto cerca di ricordare qualcosa, che però gli sfugge e allora, istintivamente, rallenta il passo”
Scritto da: Urubamba
in laos con un compagno inaspettato: mia sorella
Partenza il: 14/04/2012
Ritorno il: 30/04/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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NORTH OF LAOS

Sono di nuovo qui a raccontare, ad un mese di distanza il mio nuovo viaggio nel nord del Laos, il giorno dopo il concerto di Springsteen a Milano, il giorno dopo la notte in ospedale che non mi ha permesso di vederlo: mi perdo spesso troppe cose che amo fare per il lavoro che faccio, alcune le ritrovo solo quando viaggio…

“Definisco come vivente un’entità la cui struttura chimica è basata sul carbonio ed è capace di produrre metabolismo ed azioni, di avere una memoria, sentimenti e autocoscienza. Per alcune culture, questa definizione limitata alla chimica del carbonio, non esaurisce tutte le possibilità di esistenza di entità capaci di autocoscienza e sentimenti”.

Questa volta decido di partire con Francesca, una delle mie due sorelle, credo sia arrivato il momento di condividere qualcosa con lei dopo esserci abbondantemente trascurati per svariati motivi e la sua fresca laurea mi dà la ghiotta occasione di regalarle questo viaggio e di farle scoprire un modo diverso di viaggiare, il mio, in modo tale che possa in seguito scegliere come farlo da sola. Insieme a lei partono con me la mia Lonely Planet, un bel libro che mi accompagnera’ lungo il viaggio “Prima che sia troppo tardi” di Linwood Barclay e ovviamente la mia macchina fotografica che ad ogni viaggio diventa sempre piu’ professionale anche se come ho letto da qualche parte per fare una foto…basta averla in testa.

Partiti da Milano Malpensa, atterriamo a Luang Prabang il 14/04/2012 e decido di non far provare immediatamente a Francesca il gusto di trovarsi in una topaia da 4 euro a notte, mi sembra davvero presto per farle vivere queste delizie della vita, per cui ci dirigiamo all’Ammata Guest House in Kunsua Road 37 che per 15/30 dollari ci offre un comodo soggiorno.

In questi 3 giorni d’Aprile viviamo il Bun Pi Mai Lao ovvero il capodanno Laotiano che per loro rappresenta una festa mentre per noi che giriamo, un attentato alle nostre macchine fotografiche ed alla nostra tranquillita’ visto che da ogni direzione piovono bombe o catini d’acqua colorata e visto che i turisti sono i bersagli preferiti al festival dell’acqua.

Al mattino lasciamo la guest alle 5.30, passeggiamo tra le vie deserte, buie e silenziose, alle sei e’ gia’ una splendida e caldissima giornata e la strada viene “invasa” dai monaci buddisti che raccolgono i doni: un’esperienza irrinunciabile il Tak Bat anche se un po’ turistica…immancabile e davvero divertente il rito dell’occidentale che tenta di mimare e vivere la celebrazione come fosse propria.

In tarda mattinata maciniamo con un tuc tuc 30 km per andare a vedere le cascate di Tat Kuang Si (entrata 15.000 Kip): davanti a noi un sentiero, la sorpresa di incontrare il centro di salvataggio dell’orso che ospita in un grande recinto orsi bruni feriti dai bracconieri, e numerose magnifiche terrazze d’acqua dove si puo’ fare il bagno: a 43 gradi anche soltanto pucciare i piedi e’ davvero un sollievo. Giunti in cima alla cascata ci addormentiamo su due panchine all’ombra di un albero, circondati dai Laotiani che si godono il loro pick nick.

Riprendiamo nel pomeriggio il nostro tuc tuc e andiamo a visitare anche le seconde cascate nei pressi di Prabang, le Sai Waterfall, sempre per 15000 kips, l’acqua e’ poca, le cascate meno belle, ma Francesca a 25 anni vede il primo elefante della sua vita e le brillano gli occhi.

Tornati a Prabang, ci fermiamo casualmente davanti ad un supermercato a fare un aperitivello e tentiamo di parlare con il figlio della proprietaria, un bimbo credo di 8-9 anni al massimo che indossa fiero la maglia di Messi e ci illustra il suo quaderno di francese…con Francesca parla in Francese con me passa un ora intera a costruire aeroplanini di carta con garozzi annessi.

La sera andiamo a mangiare al mercatino notturno della citta’, e’ immerso nelle bancarelle della via centrale e per soli 47.000 Kip in due ci gustiamo noodles, pollo, Laobeer e una bottiglia d’acqua: mangiamo in compagnia di un Francese ed un Belga tale Jason Sacchettino, di chiare origini Italiane, con cui poi ci berremo lungo il Mekong un’altra bella ghiacciata!

Il giorno seguente decidiamo di giringirare un po’ la citta’, lonely in mano e sudati come due Livignaschi in Egitto, ci imbattiamo nel palazzo reale, a sinistra del quale troviamo una lunga scalinata che porta al tempio di That Phu Si (entrata 20000 kips), tempio recente, situato su una altura da cui si puo’ ammirare la vista della citta’ e del Mekong. Questo e’il tempio ove i “Prabanghesi” depongono offerte di riso nello stupa. L’altro wat che abbiamo visitato e’ il Wat Xieng Thang, scampato alle razzie dei secoli e’ di sicuro piu’ interessante.

Il 17/04/2012 su un minivan multietnico ci trasferiamo da Luang Prabang a Nong Khiaw: questa volta, a differenza dei miei viaggi in solitaria, siamo in due a vergognarci di non riuscire a parlare in Inglese bene quanto gli olandesi, gli Austriaci e i Tedeschi che passeranno con noi il viaggio. Nel gruppo si distingue un giornalista Austriaco di una quarantina d’anni che si presenta alle 10 del mattino con la sua bottiglia di Rum ed una coca cola: alla fine del viaggio io e Francesca lo definiremo come logorroico concentrato di racconti, anche molto divertenti, di un viaggiatore dal punto di vista alcolico: dipendente ma assolutamente interessante!!

Giunti a Nong Kiaw 3 ore dopo e poco dopo un acquazzone che la meta’ bastava, alle 14.30 parte la nostra barca (25.000 kip). In barca o meglio su una lancia a motore, ci siamo noi, due tedeschi, qualche americano, una graziosa e gentile Australiana e quello? “Franci a me sembra Turco” e il suo inglese e’ deficitario…”ma no e’ spagnolo Matte”. Sbagliato, e’ Italiano e si presenta con il suo nome che e’ Lozzo…alla elementare domanda “si ma come ti chiami ?“ otteniamo la divertentissima risposta “non so, mi chiamano cosi…Lozzo!”. Geniale.

Arrivati al villaggio fluviale di Muang Ngoi Neua a circa 1 ora e mezza a nord di navigazione da Nong Kiaw, dopo la risalita del fiume Nam On, ci aspetta il magnifico scenario naturale per cui abbiamo fatto tanta strada : fiume, montagne, tranquillita’ e cinque monaci che lavano i panni sulla riva…forse e’ per questo che tutti sottolineano il fatto che i viaggiatori vengono per un paio di giorni e finiscono per fermarsi alcune settimane. Scendiamo dal pontile con i nostri zaini, affrontiamo una piccola salita e scegliamo la prima casetta in paglia e canne lungo il fiume che vediamo, mezz’oretta di descanso ed esco a fare qualche foto prima del tramonto…..alcune magnifiche tra le quali ricordo quella dei monaci e dei Laotiani che si lavano nel fiume.

Alle 20 andiamo a cercare la guida segnalata dalla Lonely Planet, un po’ in culo ai lupi ma la si trova: ci accoglie un uomo sui 45 anni seduto su una sedia della sua umile casetta completamente al buio, capiremo poi che ha qualche problemino agli occhi. Dopo aver passato alcuni minuti ad inquadrarci ci da appuntamento alle 7 dell’indomani per un trekking di un’ora e mezza fatto su misura per Francesca. In alternativa molti scelgono le grotte calcaree che si possono raggiungere in una quarantina di minuti via sentiero e senza alcuna guida.

La sera ritroviamo magicamente i nostri compagni di viaggio a mangiare tutti nello stesso posto, un piccolo ristoro al termine della via che dal pontile incontra poi l’unica strada del villaggio. Non che ci siano tanti posti dove mangiare in un villaggio di 300 anime, ma decidiamo volentieri di mangiare con la truppa e scambiare due chiacchiere con loro: ovviamente ritroviamo il mitico Lozzo che inizia una interminabile serie di racconti sul suo lungo viaggio…la storia del fantasma Thailandese la cui ombra lo perseguita in stanza e quello del rito Indiano spezzato per aver rubato un braccialetto ed essere entrato nel monastero senza pagare ci sono sembrati imperdibili! Ora il fantasma lo perseguita e le foto del monastero sono sparite come per “magilla” sulla sua macchina fotografica.

Bene e’ ora di dormire…raggiungiamo la nostra stanza con le mie due magnifiche frontaline comprate per il mio viaggio a nord dell’India: fortunatamente le ho portate perche’ la corrente elettrica viene distribuita dalle 18 alle 22. Francesca entra in stanza e mi fa notare l’enorme esubero di animali che hanno invaso la stamberga: ad alcuni faccio il solletico per aiutarli ad uscire, ad alcuni do una pedatina leggera leggera, con altri ho dovuto purtroppo usare le maniere forti per la tranquillita’ della mia dolce sorellina. Duro ed insolito dormire tra tutti questi rumori, noi abituati ai motorini ed alle macchine o piuttosto all’ alticcio che si sofferma il sabato sera sotto la nostra finestra a bersi l’ultima birra, ma vi assicuro che un geco in amore puo’ fare molto piu’ casino!!! Bucolico direi!! ma grazie a Dio adoro anche queste situazioni nella vita e non ci faccio caso eccetto quando in piena notte completamente rincoglionito, confondo le urla di un gallo strangolato con una tigre che pensavo stesse attaccando la mia sorellina!

La mattina seguente siamo un po’ addormentati ma pronti per il Trekking con konkiau detto anche cucchiaio per assonanza e per ricordarlo meglio. Programma: una splendida mezz’ora sul fiume con Caronte che ci porta dall’inferno dei 40° all’umidita’ del 100% dalla parte opposta al villaggio e poi una quindicina di km di cammino sotto un sole cocente: Francesca ovviamente si aspettava una cosa piu’ abbordabile e meno faticosa, in piu’ ha le spalle scoperte!” Francesca non sei a Milano Marittima!” Suo fratello Matteo trasformera’ i suoi nuovi fantastici pantaloni comprati per l’occasione a Luang Prabang per 2 euri in una camicia a maniche lunghe: all Italian Style! Konkiau al termine del trekking definira’ Francesca con una frase “una bella ragazza ma non brava”…aggiungendo poi…”come le moto Cinesi”. Fantastico Cucchiaio! ;o) In tarda mattinata raggiungiamo finalmente, dopo aver visto la campagna Laotiana, aver attraversato rigogliose colline, ed esserci imbattuti in un serpente, i villaggi delle minoranze etniche Hmong di origine cinese e Kamu di origine Thailandese. Purtroppo ci stiamo poco perche’ i bimbi sembrano spaventati dalla presenza della bionda europea e del maschio latino, mangiamo qualcosa…brodino di noodles per me, acqua in bottiglia per lei e poi ce ne torniamo al villaggio. Prima di riprendere la barchetta ci fermiamo a giocare con 5 bambini di uno dei tanti villaggi sul fiume…rileggo la definizione di gioco: “qualsiasi attivita’ a cui si dedicano adulti o bambini a scopo di svago ed anche per esercitare il corpo o la mente” il fatto che non ne ricordassi la definizione mi spaventa, voglio giocare di piu’ nella mia vita.

Il 19 torniamo via fiume a Nong Kiaw,alla stazione dei bus, se possiamo cosi’ chiamarla, c’è un unico scassato mini van che va nella nostra direzione ma non siamo numericamente abbastanza per farlo partire, quindi decidiamo di spezzare il viaggio in segmenti e con uno splendido tuc tuc stracolmo (20000 Kips), affrontiamo un viaggio di 2 ore verso Pak Mong tra galline, ogni tipo di verdura e Laotiani ammassati. Francesca mi fa notare che siamo in 17 ed i posti sono 12, storce il nasino, rispondo che pero’ i Laotiani sono piccoli. Da Pak Mong attraverso la Route 1 ci dirigiamo in 3 ore a UdomXay (40000 Kip), questa volta in mini van da 15 posti, ma occupato dal doppio delle persone. Alla stazione di Udomxay, giusto il tempo di andare in bagno e via su un fiammante autobus degli anni 30 direzione Luang Nam Tha, tempo stimato 4 h: una coppia di splendidi Tedeschi ed un Belga conosciuto al villaggio ci fanno compagnia durante il viaggio. Il Belga, sorriso stampato a caricatura qualsiasi argomento tu affronti, quella faccia un po’ sfigata alla Clark Kent senza alcun segno di trasformazione in superman, fortunatamente seguira’ la coppia. Una piccola annotazione su questo tipo di viaggio… riesco ad apprezzare anche i lenti e strazianti spostamenti…mi ricordano come spesso cito “la lentezza” di Milan Kundera: “un uomo cammina per la strada ed ad un tratto cerca di ricordare qualcosa, che però gli sfugge ed allora, istintivamente, rallenta il passo”.

E’ sera, siamo stravolti e la voglia di cercare una guesthouse e’ poca, scegliamo questo bell’ alberghetto cinese? Inizio a stare male proprio all’entrata, le prime avvisaglie le avevo sentite gia’ di primo mattino, sto davvero male. Passero’ l’intera notte e il seguente mattino con febbre, brividi, seduto sulla tazza del cesso: sara’ stato il fantastico brodino del giorno precedente? Il giorno seguente sono stremato, la tazza e’ rotta e l’albergo cinese mi sta un po’ stretto, decidiamo di trasferirci. Allo Zucla, inizio a rivivere ma non ho le forze per muovermi e l’idea di esplorare il parco nazionale mi piace quanto l’idea di passare una serata davanti alla tv a vedere il grande fratello, decidiamo quindi di rimanere tutto il giorno a leggerci il nostro libro su un magnifico dondolo, parliamo anche tanto io e mia sorella Francesca, io e l’amor de mi vida ( in realta’ gli amori della mia vita sono due, l’altra mia sorella Alessandra purtroppo non e’ riuscita a venire con noi). Questo giorno apparentemente perso in realta’ mi ha permesso di pensare a molte cose, di prendere anche delle decisioni…tra cui quella di maledire i gechi pure quella notte!

E’ il 21 e ci dirigiamo verso il confine con la Thailandia in autobus, abbiamo solo 15 gg e 7 Francesca li vuole fare al mare per rilassarsi un po’: poco male per me, questo e’ il suo viaggio ed a me interessava solo darle qualche piccola idea su come si puo’ viaggiare in maniera un po’ diversa. Poco prima di partire sentiamo parlare un inglese con uno strano accento, un uomo sulla 40 ina si lamenta per il biglietto, si lamenta per il bagaglio, riesce a litigare con un Koreano, lui e’ Italiano, di Pusiano, durante il viaggio ci parla di ICI, del ritorno in Italia e della cassa integrazione, conosce pure due miei cari amici, mette un ansia della madonna! Ci disegniamo due bolle al naso e facciamo finta di dormire, l’occhio ogni tanto si apre a sua insaputa per godere del paesaggio: e’ magnifico, montano, alcuni tratti di foresta primaria vengono bruciati per coltivare gomma da esportare e una graziosa coppia di anziani Laotiani, lui militare, ci offrono tradizionali stuzzichini.

A Huay Xai, il confine, dopo aver svolto le pratiche di trasferimento, ci attende una barchetta che per 40 Bath ci porta sull’altra costa del fiume…siamo nel nord della Thailandia. Partiamo poco dopo per Chang Rai con auto privata dato che siamo esausti (1500 Bath): un giovane 22 enne in piena tempesta ormonale, fanatico di Avril Lavigne ci porta a destinazione non prima di averci fatto visitare gratuitamente qualche magnifico luogo della campagna circostante, una delle cinque foto da me preferite la faccio proprio qui. Durante il viaggio in realta’ si dimostrera’ squisito e divertente, ed alla fine avra’ imparato anche a pronunciare correttamente il nome Francesca!

Il 21 siamo a Chang Rai, visitiamo un albergo nei pressi della stazione, Franci non ne e’ entusiasta per cui ci spingiamo poco piu’ in la’ e ci fermiamo al city house: pulito quantomeno e comodo per raggiungere tutto. Visitiamo l’orologio ed il vat, poi andiamo a mettere qualcosa sotto i denti al mercatino notturno: due file di baracchini con ogni ben di dio, al centro una serie infinita di tavoli e in fondo un complessino a suonare, mangiamo con 120 Bath pesce, riso e frittata, acqua e birra.

Dopo la regale cena, ci dedichiamo ai regali…bello tornare a barattare qualsiasi cosa: io baratto per minuti, Francesca compra con soddisfazione.

Il 22 andiamo all’aeroporto con un tuk tuk per 150 bath (8 km) direzione Samoui per 6 giorni di mare.

Come scrissi alla fine del mio ultimo viaggio in India torno a casa con un po’ di nuovi propositi, uno zaino pieno di alcune delle vecchie cose con cui sono partito e con molte cose nuove. Ridefinire le priorita’, ricercare la tranquillita’ e riappropriarsi del proprio ruolo in questa terra. Ricordero’ di riprendermi il mio sorriso e di star vicino a chi il sorriso lo ha gia’, ricordero’ che il sole, la luna e la verita’ non possono essere nascoste, ricordero’ che il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura, ricordero’ di aver riempito lo zaino ma alleggerito l’animo, ricordero’ questi splendidi momenti accanto a mia sorella, ricordero’ l’amore come scelta coraggiosa…non siate troppo curiosi, un giorno forse ve ne raccontero’ la storia.

Matteo.

Indicazioni generali:

1 dollaro = 8000 Kip pagate tutto nella loro moneta…contanti.

Dollari per il visto 30 + 2 foto formato tessera

Repellenti per zanzare – Benexol cp

Scarpe da trekking

Portatevi delle frontaline, non sempre troverete luce.

Fotocopie passaporto.



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