Walk of Life. United State of America

Ecco il resoconto di 16 giorni di passione Americana, divisa fra parchi naturali, spiagge, strade asfaltate, bandiere e miliardi di colori. Da San Francisco a San Francisco passando per 8 stati
Scritto da: Dock & La Manu
walk of life. united state of america
Partenza il: 18/08/2012
Ritorno il: 03/09/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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SAN FRANCISCO (CALIFORNIA)

Il viaggio comincia dal Nord della California.

San Francisco.

Datato 18 Agosto.

Piu’ di 3000 miglia di viaggio organizzato necessitano di un veicolo,ed ecco dunque affittata la nostra macchina: PT Cruiser colore bordeaux.

L’idea che ci si puo’ fare della California senza se e senza ma,è pressochè paragonabile al caldo torrido, ricco splendente e tecnologicamente sorprendente.

Il nostro viaggio, almeno per quel che riguarda l’inizio, ci fà ricredere dei primi due aggettivi.

La San Francisco che ci accoglie è sottotitolata al paragrafo “Freddissimo”. Qualcosa come 13 gradi ci avvolgevano dal primo mattino, presi per mano da una nebbia che soltanto i maniaci della fotografia avrebbero potuto trovare terribilmente adatta alla situazione.

Soggiorniamo in un hotel delizioso, Il Red Victorian Bed , con diverse stanze a tema prevalentemente hippy. La nostra dimora rispondeva al nome di “Summer of Love”.

Ci attiviamo all’alba del mattino seguente per ammirare quanto prima le meraviglie che i dintorni ci potevano offrire.

Direzione Golden Gate.

Ora, io non so’ se esiste qualcosa di paragonabile, ma trovo che questa creazione trovi consensi con qualunque situazione meterorologica.

Il primo impatto, ore 8 del mattino, è stato il seguente:

Ogni minuto che scorreva era un cm che il ponte rubava o regalava al cielo. Alla sua destra il vero centro di San Francisco, alla sponda opposta Sausalito e il porto dal quale queste fotografie trovano origine.

Curioso davvero è un punto di osservazione nel quale, per i piu’ curiosi e senza cartina come i sottoscritti, venivano indicati i punti di maggiore attrazione. Per lo piu’ rimanevano puntini all’orizzonte, ma almeno avevamo delle coordinate.

Il porticciolo che cullava la sponda nord del Golden Gate, ricordava vagamente le casette che caratterizzavano il secolo scorso americano. E per i nostalgici di stelle e strisce, in ogni dove vi era qualcuno o qualcosa per rimembrare.

Nel cammino della mattinata ci viene consigliato di cercare il percorso della 49-MILE. Mai consiglio ebbe risposta piu’ pronta della nostra. Quindi eccoci prendere macchina ,borraccia ,maglione e battere metri di asfalto.

Questa sorta di “cammino” panoramico (49 miglia-70 km), offre in realtà la visione di particolari punti di ispirazione per gli amanti della sfumatura cittadina, marittima, artistica e non per ultima zoologica.

Si parte dunque da: “Golden Gate Park”.

Carino davvero, considerando il laghetto (fornito di imbarcazioni e pedalò per la più romantica delle esperienze del luogo), i suoi particolari abitanti, la cascata, il tempio cinese per la ginnastica del proprio ego.

Proseguendo si incontra il grande mulino che sembra fare da guardiano ad un coreografico giardino di tulipani, prima di giungere ad una delle prime due “beach” segnalateci dal percorso.

Ocean-Beach. Praticamente quasi 300 metri di spiaggia separano il freddissimo oceano dalla Hgw-1.Il luogo, in giornate non troppo fredde e nuvolose, pare sia il punto di ritrovo dei surfisti di SF.

Prendendo sottobraccio l’idea di pranzare, ci si avvia in direzione Fisherman’s Wharf.

Considerato per metà porto (Molo di pescatori che rimase attivo fino alla 2° Guerra Mondiale per il commercio delle sardine, oggi offre le partenze dei traghetti diretti ad Alcatraz e Treasure Island ) e per metà attrazione turistica, il cui simbolo è il Granchio di Dungeness. Diviso in diversi Pier (si parte dal 35 per arrivare fino al 45), offre la piu’ grande varietà di cucina marittima della città (la specialità è il granchio in ogni forma,colore e condimento).L’estremità Sud è delineata da Ghirardelli Square, fabbrica ancora attiva nella produzione di gelati, mentre a margine della spiaggia si trova il SF Maritime National Park, che custodisce navi da crociera e utensili marittimi del secolo scorso.

I parcheggi sono tra i piu’ cari che si possano trovare ma del resto per chiunque approdi motorizzato, la sosta è d’obbligo. La zona piu’ carina è quella della Pier 39, introdotta dall’Hard Rock Cafè e ricca di spumeggianti bancarelle di frutta e verdura. Negozietti di ogni impensabile souvenir stazionano lungo il pontile. L’insediamento di decine di elefanti marini, ai lati del Pier, offre agli spettatori rumori e odori irrinunciabili e particolarissimi.

Il viaggio continua lungo il percorso della 49-mile che si addentra nel cuore finanziario di SF.

In particolare il colpo d’occhio viene offerto dalla Transamerica Pyramid, posta lungo la Montgomery Street che con 260 metri per 48 piani, risulta essere l’edificio più alto della città.

Per i culinari nostalgici, questa è anche la zona della Little Italy, e del folclore di Chinatown. con inizio a Grant Avenue. Nelle vicinanze, irrinunciabile per i fotografi e non, c’è la Lombard Street. Strada che percorre per metà la Upper Bay di San Francisco. Particolare interessante, oltre alla cintura di fiori che ne seguono gelosamente le curve, è la pendenza della stessa, facendola definire la “strada piu’ ripida di SF” con i suoi 27° di dislivello.

Per tanto è stata creata una sorta di alternativa alla percorribilità attraverso 8 tornanti davvero strettissimi.

Nei dintorni, per gli amanti delle visioni panoramiche della città, c’è la Coit Tower, uno dei simboli di SF, sulla sommità di Telegraph Hill. Sconsigliato il viaggio in presenza di nebbia, perdita di tempo.

Ci lasciamo incantare dalle mille luci che la città, i suoi ponti e i tram ci regalano. Ogni angolo è illuminato, e sembra davvero non esserci fine ad un ritmo che neanche la sera riesce ad assopire.

Il secondo giorno è dedicato per lungo allo shopping. Sf ha il centro nevralgico degli acquisti in Union Square.

Da Tiffany a Macy’s, da Victoria’s ad Aber, dal Nike store al StarBuck’s per fare colazione, il concentrato è impressionante. A spezzare questi nevrotici ritmi, intervengono i cable cars (tram che spesso e volentieri sono sovraffollati ma con gli appoggi esterni permettono il transito comodo e spettacolare) e le panchine del centro di Union Square.

A pomeriggio inoltrato ci rechiamo, visto il sole alto nel cielo (assai raro…) nella Beach.

Per dar sfogo anche al giusto momento di cultura, facciamo visita al MoMa ( museo d’arte moderna ). Davvero interessante, abilmente diviso tra fotografia e arte moderna.

Cena, e graziosissimo locale con jazz live al tiepido calore di un caminetto, danno l’arrivederci alla nostra permanenza a SF, pronti, il giorno seguente a partire in direzione Reno.

RENO (NEVADA)

La partenza da SF è accompagnata dall’aumento vertiginoso della temperatura, passando dai morbidi 18 gradi ai 30 abbondanti. Il piano di viaggio prevedeva 5 ore di autostrada (freeway), che via via allontanandosi dalla California, diveniva sempre piu’ desolata e pendente.

Lungo il tragitto, andiamo alla scoperta di un lago indicatoci da numerosi cartelli stradali, il Tahoe Lake che pareva essere, di bellezza e dimensioni, assai interessante.

Cosi è stato.

Il cielo assicurava uno spettacolo degno del miglior regista di effetti speciali, con il suo tramonto che si perdeva tra i colori dell’acqua sempre limpida e silenziosa.

Le foto testimoniano benissimo il perché la nostra sia poi divenuta una permanenza durata quasi piu’ di un’ora.

Ripartiamo con ancora il lago negli occhi e arriviamo finalmente a Reno.

Definita la più piccola grande città d’America, venne considerata l’antitesi di Las Vegas ( per chi avesse visto il film Sister Act, è esattamente qui che siamo).

Casino’ e hotel (la gente pare che venisse qui per divorziare) spiccavano alle spalle della luminosa scritta a mezzaluna che dava il benvenuto. Il nostro hotel, un motel davvero carino, ci ha regalato una piscina nella quale ci siamo concessi qualche meritato minuto di riposo, prima di lanciarci in una italianissima steak house nei dintorni, il Maccaroni Grill.

Ci viene consigliato dalla nostra fedele guida cartacea di raggiungere Virginia City, paesino poco distante che riportava ai giorni nostri un po’ del fascino western. Per nulla intimoriti dall’ora, partiamo e giunti a destinazione non smettiamo di lustrarci gli occhi.

Saloon con cantanti folk all’interno, stivali e birra, negozi in stile cowboy, e ogni sorta di elemento riconducibile agli epici film di quei luoghi. Ci rammarichiamo solo di non essere venuti in compagnia del sole. Le foto avrebbero mostrato ancora di piu’ le bellezze di questa cittadina nascosta ai piu’.

Reno invece la sorprendiamo la mattina seguente, illuminata forse da un sole che poco accarezza la magia delle luminarie sui vari hotel e pseudo-casino’ disseminati lungo la principale via.

Il benvenuto ci viene offerto da un simil arco di notevoli dimensioni nel quale a caratteri cubitali spicca il “Welcome”. E’ sinceramente un luogo che ha fatto la storia degli anni 70, ma per la verità, esclusi i soliti negozi di souvenirs e le ormai acciaccate insegne di cui sopra, lascia il tempo che trova. Deliziose, come foto ricordo,le torrette costituite da finte fiches proprio sulla porta d’ingresso della città.

LAS VEGAS (NEVADA)

Praticamente distante anni luce da Reno, quasi 9 ore.

Il percorso pero’ non risulta quasi mai noioso, perché quasi mai uguale. Passiamo da vegetazioni sterili a campi di prati, da paesini con case isolatissime e distrutte, al piu’ moderno Mc Donald’s. Oltrepassiamo camion e moto, in una strada a tratti asfaltata e a tratti non, ma comunque sempre a doppia carreggiata.

Increduli veniamo sommersi da un quasi nubifragio a 20 km da Las Vegas.

Eccoci arrivati nella città del lusso e del gioco d’azzardo. La nostra dimora per questa notte è l’Hotel New York New York.

Di giorno Las Vegas sembra una città quasi insignificante, scaldata di un vento torrido proveniente da Est, e immersa nel traffico e nei lavori in corso.

Ma il calare del sole scopre invece una realtà fatta di luci e musica, possibilità e sogni.

Ogni singolo Hotel di Las Vegas Blvd ricorda qualcosa, passando dalle piu’ fedeli copie di città già esistenti (Parigi, Venezia, NY, Montecarlo), imperi coloniali (Caesar Palace, Luxor),marche famose (Louis Vitton), colossi cinematografici (Planet Hollywood Resort, MGM), folcloristici (Hard Rock, Flamingo, Mirage).

Si possono visitare tutti, senza biglietto di ingresso, e si puo’ gettare, incrociando le dita, qualunque tipo di somma. E il fluttuare di denaro è impressionante. A qualunque ora, una lotta. Ed è simpaticissimo il suono contrastante di voci tra chi ne esce vincitore, e chi, aimè ne è battuto.

C’è chi si sposa e chi vende, legalmente, sorelle o figlie alla mercè dei turisti.

Per lo piu’ messicani.

In nessun momento esiste un fermo immagine. il tutto si nutre di continua evoluzione di colori e suoni, fino all’ Alba. Per chi volesse, c’è addirittura la possibilità di scovare anche piu’ luci dall’alto, in compagnia di un elicottero che offre voli di mezz’ora sopra la città che non dorme. Davvero mai.

MOAB (UTAH)

Altre 7 ore ci dividono dalla nostra prossima destinazione. Moab e l’Arch National Park.

Tragitto interessante, piu’ ci si avvicinava piu’ si scoprivano rocce con illimitate colorazioni, rosse-arancioni-marroni-bordeaux.

Il Colore del cielo era azzurro acceso illuminato dalle smarrite nuvolette bianco-candido che lo rendevano ancora piu’ vero.

A metà del percorso, sostiamo in una particolare area di sosta che dava accesso visivo al Early Castle Valley. In realtà sembrava un’anticipazione del Grand Canyon, solo estremamente piu’ colorato.

Di notevole interesse pero’.

Giungiamo troppo tardi per goderci il riflesso del tramonto sugli archi, convinti del fuso orario che indiscutibilmente ci avrebbe seguito. Entriamo un po’ di nascosto, solo per mischiare con l’ultima goccia di sole la nostra voglia di vedere.

La mattina seguente, come dei bimbi in gita, ci armiamo di zaino, macchina fotografica, e borraccia e di buon ora ci mettiamo in viaggio. Chi ha tempo non aspetti tempo. E considerate le temperature che da li a breve scalderanno il territorio, non ce lo facciamo ripetere.

Il visitor Center è aperto tutti i giorni con un orario che và da Aprile a Ottobre dalle 7.30 alle 18.30, mentre da Novembre a Marzo dalle 8.00 alle 16.30. Il Biglietto d’ingresso costa $10 per veicolo e comprende tutti i passeggeri, mentre per la bicicletta solo $5.00, con validità per 7 giorni.

L’Arch National Park ha la piu’ grande concentrazione esistente di archi naturali in arenaria, quasi 80. Il piu’ massiccio risponde al nome di Turret Arch, il piu’ grazioso, il Delicate Arch. La visita al parco trova il proprio via a pochissimi metri dall’autostrada 191, e nel proprio interno ogni punto panoramico è ben scrutabile dai parcheggi situati lungo il percorso.Se posso consigliare, iniziate il vostro viaggio alle 15 del pomeriggio, il tramonto sarà un amico che certamente vi offrirà sostegno per occhi e macchine fotografiche.

Difficile scegliere tra le straordinarie creazioni che la natura ha regalato a questa terra, ma voglio indicarne qualcuna:

Park Avenue e la Courthousetower: simil grattacieli in roccia sono il primo vero “spettacolo” della visita. La maestosità con la quale si mettono di fronte al passaggio delle autovetture è inquietante e bellissimo.

Three Gossips: Creazione incredibile. Sono 4 formazioni rocciose che sembrano gestite al computer per la propria somiglianza. Dalla grazia con la quale sospendono nel vuoto i loro massi, alla piu’ piccola crepa, sembrano davvero essere state create con lo stampino.

Balanced Rock: Uno dei due simboli del parco. In realtà a volte ci si chiede come nulla, ma proprio nulla , possa modificare cio’ che la natura crea. Quando ci si trova sotto questo miracolo roccioso, vi giuro ci si dà anche una risposta. L’immagine che si ha è come di una biglia su uno spillo. Provare per credere.

Double Arch: I primi veri archi che si possono ammirare nel parco, li si incontra inseguendo la polvere di un sentiero poco distante dal Balanced Rock viewPoint. Non si puo’ immaginare l’effetto che fa trovarsi al di sotto di queste formazioni. La sensazione di cio’ che provano le formiche di fronte ad una scarpa umana potrebbe renderne l’idea…

Delicate arch: il vero simbolo del parco. In realtà si raggiunge dopo una lunghissima attraversata, davvero sconsigliata se sopraggiunge la sera o il caldo del mezzogiorno considerando i suoi 4,8 km a/r quindi circa 3 ore, da farsi esclusivamente a piedi!!. Lo si puo’ comunque apprezzare, come del resto hanno fatto i due sottoscritti dal Wolfe Ranch. Ne rimangono leggermente deluse le macchine fotografiche.

Per ultimo Devil’s Garden: Ultimo in ordine di bellezza per la critica del qui presente. Anch’esso raggiungibile esclusivamente a piedi, è comunque un’immagine impossibile da perdere. Il contorno lo crea la poca vegetazione e la tanta sabbia. Ma rimaniamo concordi nel dire che tra sole, poca acqua, polvere e nessun’ombra abbiamo visto una delle creazioni naturali piu’ belle del pianeta terrestre.

GRAND CANYON NATION PARK (ARIZONA)

E’ pur sempre un monumento a stelle e strisce.

C’è chi lo adora, chi lo ripercorre immaginando rapide gite sulle sponde del fiume che ne forma la spina dorsale, o chi semplicemente si offre come un bambino il giorno di natale, agli spettacoli che non per forza solo all’alba e al tramonto, questo luogo puo regalare. Il parco è diviso in due versanti, detti Rim, North (piu’ selvaggia) e South (piu’ visitata)

Innanzitutto il come arrivare.

La route 66, mitica nella sua leggenda (oggigiorno solo la meta’ dell’intero vecchio percorso è rimasta intatta), è considerato il Gate principale. I riferimenti cittadini piu’ vicini sono Williams (citta stupenda che vi raccontero’) a 100 km da dove è raggiungibile tramite autostrada 64, e Flagstaff a 130 km con autostrada 180.

Ovviamente una sorta di zona doganale fa capire di essere giunti sul mitico luogo, circondata da milioni di cartelli che offrono ristorazione, soggiorno e impongono silenzio e decenza. La mia idea è che questi ultimi due si rivolgano in maniera mirata ai cittadini americani, non curanti (non solo li) della straordinaria fortuna di essere possessori di cosi tante bellezze naturali. Passato il controllo e pagato il biglietto di 25$ per ogni veicolo, nel quale ci vengono forniti mappe, consigli per i posti in cui le macchine fotografiche trovano maggior soddisfazione e ticket per eventuali gite, ci catapultiamo nel cuore del Canyon. Non sono particolarmente affezionato a questo luogo, io sono in assoluto innamorato della Monument Valley, ma ogni volta sono coinvolto in maniera attenta e interessata. Chiaramente i colori e le stagioni gestiscono a proprio interesse le visite, quindi vi assicuro che se la vostra visita avverra’ in periodi diversi, non sara’ mai lo stesso.

Cosa e come guardare questo posto.

Innanzitutto, le possibilità di muoversi all’interno sono molteplici. Ci sono infatti gite organizzate con cavalli, delicatissima esperienza che porta fino alle rive del fiume Colorado e che secondo il sottoscritto, ti offre la vera sensazione di cosa vuol dire vivere quei luoghi. Il tour dura due giorni, con annessa dormita in una sorta di ranch raggiungibile solo con questo mezzo.

I voli invece possono essere prenotati gia dall’Italia, sul sito it.canyonstours.com e hanno differente durata (30-50 minuti per un costo che si aggira sui 159$ a persona). Ovviamente si tratta di percorsi su elicotteri, che addirittura possono partire da Las Vegas.

Il parco è comunque dotato di un sistema di navette gratuite che percorrono il South Rim (3 colori verde, rossa e blu)in tre circuiti chiusi e non collegati tra loro.

Se posso consigliarne uno, l’Hermits Rest Route. Parte dal Grand Canyon Village e procede pèr un versante di 13 km (assolutamente vietato ai mezzi privati) che dura 75 min, senza soste.

Per chi avesse bisogno di ristorarsi il Grand Canyon Village offre ristoranti e alloggi.

Ultima cosa. Anche perché ritengo che le cartine che vengono regalate all’ingresso delucidino molto bene ogni punto turistico.

Per i piu’ audaci c’è un percorso da fare a piedi. Brith Angel Trail. Inizia a ovest del Bright Angel Lodge e vi portera’ fino a vedere ad un metro di distanza l’acqua del fiume. Solo due accortezze: 13 km solo andata, e prenotare prima la notte da passare nella zona (El Tovar Hotel, Thunderbird Lodge, Yavapai Lodge).

Rimane senza dubbio la cosa piu’ difficile da raccontare. Anche perché vederlo nelle varie situazioni ha un sapore ogni volta diverso.

MONUMENT VALLEY (ARIZONA)

Convinti che ormai il famoso west fosse conquistato dalla nostra macchina che aveva ormai battuto più’ di 300 km, ci imbattiamo in un vecchio ma conservato recipiente di storia. Nello specifico un vecchio carro, una tenda delle popolazioni Navajo, il palazzo dello sceriffo e quello dei vigili del fuoco. Incantevole soprattutto è il rumore del silenzio che regna sovrano spezzato solo dal vento che ogni tanto fischiettava.

La strada che unisce poi la realtà appena conosciuta dalla leggenda naturale misto cinematografica è l’insieme più’ inimmaginario di colori. L’autostrada I-163. Praticamente una linea retta asfaltata per più’ di 70 km con macchine che si alternavano a ritmi di minuti, e possibilità per dar sfogo alla propria arte fotografica.

L’ingresso della Monument Valley è a pagamento, 25 $ a macchina indipendentemente dai passeggeri.

Il Visitor Centre che raggruppa parcheggio, hotel e shop permette inoltre di confrontarsi con le proprie recondite fantasie da cowboy grazie ai punti di informazione gestiti dagli indiani Navajo. Praticamente il parco naturale è gestito da questa popolazione che ha individuato nel turismo, la fonte del proprio benessere. E allora ecco spiegato il perché dei tanti punti di riferimento per cavalcate e vendita di orecchini, collane e porta fortuna.

Il percorso della Monument Valley può’ essere affrontato con jeep a noleggio, cavalli (come già detto), o semplicemente con la propria macchina. e noi abbiamo fatto così.

Di base il tour consiste in 11 view points corrispondenti sostanzialmente ad altrettante formazioni rocciose. Passerete all’inizio per i famosissimi Mittens e Merrick Butte per poi ammirare il John Ford’s Point e altre bellissimi viste della Momument. La mia vista preferita è probabilmente quella che si gode dal view point di The Hub, guardando però in direzione del Thunderbird Mesa. Da qui si vede la Monument che si apre e si ha forse la migliore idea possibile di come dovessero essere questi luoghi quando erano ancora incontaminati. Mi raccomando di non perdere il tramonto alla Monument quando i colori di rocce, terra e cielo si incendiano e diventando quasi irreali. Semplicemente incantevole. Colori e rumori. I punti di osservazione sono segnalati da cartelli lungo la strada. 9 mastodontici regali della natura. E nemmeno le nuvole insistenti nel cielo distraggono i nostri occhi e le nostre ormai stanche ossa.

Nel viaggio di ritorno ci imbattiamo quasi per caso in un altro parco, tristemente poco segnalato sulla cartina.

Il Natural Bridges Monument

Il disegno di un ponte di roccia tra muri di granito, appare come d’incanto ai nostri occhi. Diversi sentieri permettono di raggiungere la base di questa immensa struttura che pero’ scegliamo di ammirare esclusivamente dall’alto.

Coccolati dal tramonto e dal sopraggiungere della sera, veniamo invogliati dal profumo di una steack house.

Scelta azzeccatissima sia per gusto culinario che per la decorazione del posto.

Stanchi ma felicissimi chiudiamo gli occhi.

LOS ANGELES

Per la verità il sapore che lascia sul palato l’esperienza di tutti questi tesori dell’entroterra americano puo’ (come nel caso del sottoscritto) diminuire il piacere delle lussurie californiane e del proprio centro nevralgico. Quindi, consiglio personale, Los Angeles và visitata quasi subito, prima della gita nel far west.

L’albergo dove soggiorniamo è leggermente fuori dal downtown, e questo penso sia un bene. Il traffico che circonda L.A. (12 milioni di abitanti) potrebbe far sentire il diretto concorrente del grande raccordo anulare di Roma, una semplice coda al semaforo. 5 corsie piene zeppe di qualunque tipo di auto e moto, che sembrano far a gara su chi abbia il cofano piu’ zeppo di cilindri.

Se, e dico se, si riesce ad uscire da questo vortice di asfalto e gas, si puo’ raggiungere il “quasi” meglio di tutto. I quartieri piu’ ricchi, Hollywood e Bel Air in primis, hanno qualunque cosa possa servire ad un turista o ad un ricco milionario egualmente. Addirittura le case dei residenti (e che residenti) sono oggetto di tour in macchine scoperchiate con accompagnatori pronti a raccontarti le ultime gossippate, neanche lavorassero per Novella 2000. Giro che comunque ha del “piacevole”.

L’immancabile Walk of fame ha un fascino particolare. Tutta la Hollywood Boulevard è decorata di stelle che sottolineano l’importanza artistica di questo o quello (cantante o attore non fa la minima differenza), e non è raro doversi fermare per fotografare o accettare di buon grado le code che si formano nelle vicinanze di qualcuna di queste. Ogni stella presenta un emblema che appunto differenzia, per lo meno, la natura del soggetto (microfono, cinepresa, maschere, televisore, grammofono).

Questa strada è il punto di congiunzione tra i quartieri ricchi e il mare (termina proprio nella Sunset Blvd).

A metà si incontra il Grauman’s Chinese Theatre, teatro cinese dell’inizio del secolo che è stato sede di Academy Awards. Sulla sinistra della Hollywood Blvd vale la pena dare una sbirciatina alla scritta HOLLYWOOD. Particolare interesse per grandi e piccini è sicuramente l’attrazione Universal Studios.

Qui è presente la sede dei grandi studi cinematografici Americani, compreso un complesso ludico fatto di giostre, palchi nei quali si esibiscono cantanti e attori e per i piu’ curiosi del discorso “macchina da presa”, set di veri film all’interno dei quali vengono svelati gli effetti cinematografici utilizzati.

E’ una perla che vale la pena di vedere.

Ovviamente un po’ di spazio non si puo negarlo all’attrazione per eccellenza della California.

Le spiagge.

Penso che ognuno abbia la preferita e io sono abbastanza d’accordo sul mettere contemporaneamente sul podio Santa Monica, Malibu e Venice Beach.

Simbolo di Santa Monica è il suo molo, il Santa Monica Pier. È il più antico molo per imbarcazioni da diporto della West Coast, una lunga passerella percorsa arricchita da un luna park vecchio stile pieno di attrattive, di svaghi e di ristoranti specializzati nella cucina a base di pesce; ma soprattutto la spiaggia, larga e sabbiosa, frequentata da migliaia di turisti ogni giorno e portata alla ribalta mondiale dalle riprese effettuate per la nota serie TV Baywatch, interamente girata su queste coste. Altro punto importante di Santa Monica coincide con la 3rd St Promenade, una vivace isola pedonale piena di artisti di strada, cinema, bar e negozi. A Santa Monica si trovano anche alcuni ottimi musei di arte moderna. Venice è un distretto della parte Ovest di Los Angeles. È conosciuto per la spiaggia, Venice Beach, e la fitta rete di canali artificiali (stile Venezia, da cui prende il nome); ma anche per l’aspetto ‘bohemien’ della sua area residenziale, costituita da villette in legno strutturale o case dalle forme e colori più vari se non decorate con veri e propri murales. Venice Beach è una delle mete più turistiche dell’intera area di Los Angeles. Caratterizzata dalle piste ciclabili e pedonali lungo la spiaggia (Ocean Front Walk), popolatissima durante tutto il giorni da persone eterogenee dove si mescolano giocatori di basket, culturisti, skaters, bellezze sui pattini, artisti di strada e seguaci di filosofie orientali. Famosa è la palestra Muscle Beach, aperta sulla spiaggia dove far sfoggio dei propri bicipiti, e dove è nato il mito anche di Arnold Schwarzenegger. Come altre zone di Los Angeles, la spiaggia di Venice Beach è molto popolata e ricca di vivacità ma attenzione di notte. Di notte è una zona poco raccomandabile, come regno del Kitsch è facile trovare persone sbandate e poco raccomandabili, lo noterete anche dalle diverse pattuglie di polizia presenti. Malibù è famosa naturalmente per le sue spiagge e anche perché è residenza di molte stelle del cinema e dello spettacolo in genere. La città è attraversata dalla spettacolare Pacific Coast Highway e circoscritta a est da Topanga e delle Pacific Palisades, a nord dalle montagne di Santa Monica, a sud dall’Oceano Pacifico e a nord-ovest dalla Ventura County. Le spiagge di Malibù sono le migliori spiagge di Los Angeles dove fare il bagno e prendere il sole. Situate a ovest della città infatti, hanno come sfondo le frastagliate montagne della Santa Monica Mountains National Recreation Area. Le più conosciute sono: la Malibu State Beach, la Topanga State Beach, la Surfrider Beach preferita dai surfisti e la Manhattan Beach piena di giocatori di pallavolo e americani tipici (forse la migliore realizzazione del California Dream che riuscirete a vedere). Ricordatevi però che può essere piuttosto difficile trovare un pezzetto di sabbia su cui adagiarsi, poiché gran parte del litorale appartiene a privati.

BIG SUR (CALIFORNIA)

Penso che sia il percorso che vorrei fare ogni giorno se avessi una moto.

La regione della California che percorre in lungo la costa, precisamente nella costa centrale ed e’ raggiungibile con la “Highway 1” che collega San Francisco a Los Angeles. Questa zona costiera e’ lunga circa 148 chilometri e si estende dal fiume Caramel al fiume chiamato San Capoforto mentre all’interno si protrae sino alla fine delle pendici dei monti di Santa Lucia.

E’ senza dubbio un tuffo al cuore per chiunque viva di aria con il casco aperto o di finestrino abbassato. L’oceano Pacifico a sinistra e i monti a destra. Avevano ragione i Beach Boys quando ne tessevano le lodi nella canzone Big Sur. Dopo pochi chilometri nella statale 1 sarete inebriati dal profumo del mare che vi introdurra’ all’ imminente spettacolo che dopo la prima curva si aprira’ innanzi a voi: uno dei panorami piu’ caratteristici degli States. Le montagne di Santa Lucia scendono a picco sul mare che assume colorazioni che spaziano dall’azzurro piu’ chiaro ad uno dei blu piu’ intensi che io abbia mai visto, forse per la profondita’ del Pacifico. Le montagne ad ogni curva cambiano forma, conformazione e vegetazione: alcune brulle e rocciose altre ricche di vegetazione e con delicati pendii. Il sentimento che ricordo con piu’ piacere e’ il senso di liberta’ che si prova mentre si guida in questa strada tortuosa che offre la possibilita’ di fermarsi alle numerose aree di sosta presenti lungo tutto il percorso, per godere a pieno del panorama. Ci sono momenti in cui abbiamo trovato per caso qualcosa di unico e raro, altri in cui invece la cartina assecondava i nostri desideri e ci portava esattamente dove volevamo. Ecco allora il sole, e poi le nuvole. Addirittura un banco di nebbia a nascondere un faro rendendolo degno della migliore stagione autunnale. Tantissime spiagge e pochissimi sentieri per raggiungerli (se riuscite andate qui: Sycamore Canyon Road, Right off Highway 1, Big Sur, CA 93920). Il perche sia la regione degli Stati Uniti con piu caratteri naturali e’ presto detto. Per gli amanti dei particolari, ad un certo punto del viaggio puntate il navigatore su Julia Pfeiffer Burns State Park, State Route 1, Milepost 37 south (52.7 north), Big Sur, CA 93920. Spiaggia con cascata naturale. Incantevole.



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