Tra sceicchi, emiri e sultani: Emirati Arabi Uniti e Oman di Seconda parte: Oman
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Cambaimo qualche soldo (1 Rial sono 2 Euro! Ed 1 Rial sono 1000 Baisa per intenderci). Compriamo una scheda Sim locale, convenientissima per chiamare l’Italia; ritiriamo la macchina presa a nolo, una Toyota Prado immensa. La scelta (azzeccatissima) di un fuoristrada 4×4 è dovuta al fatto che molte strade secondarie sono sterrate, percorribili solo con auto del genere, come leggerete successivamente.
Usciamo dalla zona aeroporto e attraversiamo in autostrada Muscat, mangiamo un boccone e via verso la punta estrema dell’Oman, destinazione Sur, ovviamente con numerose tappe intermedie. Subito non si può non notare uno degli sport nazionali locali: L’ATTRAVERSAMENTO DELL’AUTOSTRADA! Si è proprio vero: si mettono sul bordo e appena c’è spazio partono in scattone per attraversare!! Di una pericolosità totale!! Va anche detto che le passerelle di attraversamento sono parecchio distanti le une dalle altre, indi è quasi comprensibile un gesto così sconsiderato.
Una volta sull’autostrada per Sur, ci affidiamo alle dolci cure della Lonely Planet e del GPS di Guido. Dopo pochi chilometri decidiamo di uscire dall’autostrada e proseguire passando su delle strada interne, più lente ma molto panoramiche e bellissime. Seguiamo le indicazioni per Mazala che raggiungiamo dopo aver attraversato degli stupendi paesaggi formati sopprattutto da rocce, sporadiche oasi di verde e paesini dimenticati dal mondo. Arriviamo a Mazala e, seguendo le indicazioni della Lonely, la attraversiamo e nell’uscirne, osserviamo il suo meraviglioso forte, situato ad un’estremità del paese, a ridosso di un torrente molto pittoresco.
Poche centinaia di metri dopo la strada asfaltata improvvisamente finisce ed inizia lo sterrato, nonché la nostra prima avventura off-road. Seguiamo la strada che s’inerpica sulle colline, facendo numerosi stop per fotografare canyon, paesaggi e immagini che viste dall’alto nel silenzio totale della zona, danno un tocco magico al territorio. Una cosa che noteremo in tutto il viaggio, è che in Oman c’è forse uno degli unici territori difficilmente trovabili da noi: il deserto e i rilievi rocciosi del deserto, con tutte le sfumature paesaggistiche annesse (vedesi, in primis, le oasi e i canyon).
Superati questi paesaggi, proseguendo nel nulla desertico, la prossima tappa da notare sono i funghi nel deserto. No non sono i funghetti allucinogeni locali, ne le visioni dovute al caldo, bensì delle curiose formazioni rocciose che, erose alla base dalla sabbia e terra e roccia portata dal vento, han effettivamente la forma di funghi, chi più grandi, chi più piccoli. Insomma, dei super porcini rocciosi.
Seguendo la strada ed il GPS, rientriamo in autostrada, e proseguiamo verso Sur. La prossima tappa è il Bimmah Sinkhole. Qui son necessarie 2 precisazioni: in Oman evidentemente l’addetto alla traduzione dai caratteri arabi ai nostri non è mai lo stesso. Questo porta a una discreta libertà nel dare i nomi alle località. Bimmah lo potrete trovare scritto così, oppure Bimah, o Bamah. Bisogna esser flessibili e fantasiosi quando si cercan le località. Seconda precisazione è che molti luoghi interessanti son ben segnalati sull’autostrada tanto che non è stato difficile trovare il Bimmah sinkhole, i vari wadis visti ecc…
Il bimmah sinkhole altro non è che un’enorme dolina, piena d’acqua salata con una profondità tutt’ora poco nota e delle sfumature di colore che cambian col cambiar della luce. Per arrivare a bordo acqua c’è una bella scalinata da fare, poi se si vuole si può fare il bagno oppure farsi fare una bella pedicure dai numerosissimi pesciolini presenti. L’annesso parchetto è carino ed un buon punto di ritrovo per le famiglie locali.
Proseguiamo sulla strada che costeggia il mare, attraversiamo un paio di paesini, fino a giungere alla cittadina perduta di Qalhat (segnalata bene anche dall’autostrada). Qui ci troviamo davanti ad una meraviglia! Il sito ormai non ha moltissime rovine rimaste in piedi, ma con le dovute restaurazioni (in corso) nei prossimi anni potrebbe diventar una meraviglia, a nostro parere un possibile futuro sito Unesco. Quello che al momento resta in piedi è un mausoleo stupendo, dedicato a Bibi Maryam (o Miryam a seconda della traduzione). Nel sito siamo solo noi 2 ed altre 2 persone quindi abbiam scattato foto da tutte le angolature totalmente indisturbati. Si scorgono dietro alcune transennine anche antiche mura e muretti e l’acquedotto. Da vedere.
Infine, in serata, giungiamo a Sur cittadina sulla punta sud-est dell’Oman. Sarà stato che era sera e si era stanchi, ma Sur proprio on c’è piaciuta: cittadina sporca, caotica, un pò ovunque capre e cani randagi e, specialmente, pozze d’acqua stagnante. Gli edifici e le strade non si presentano molto curati, anzi tra quest’ultime, solo le principali sono asfaltate. La gente invece si presenta bene, si vede che hanno tutto ciò di cui c’è bisogno, nessuno mendica ne si presenta trasandato. Anzi, essendo che era Venerdì sera, c’era un’aria assai festosa in centro, con tantissima gente in giro, vuoi a far grigliate a cielo aperto, vuoi semplicemente a chiacchierare. Tutto questo l’abbiamo visto facendoci un buon paio d’ore di passeggiata nei dintorni. Grossa contrapposizione tra la gente e i luoghi dove vivono.
Pernottiamo al Sur Hotel a 1 stella, uno dei pochi hotel del paese. Tutto sommato non male come hotel, struttura vecchiotta ma pulita con l’AC funzionante. Per cena andiamo al Sea beach, dietro l’hotel e consigliato dagli stessi alberghieri. Non male le varie pietanze prese.
16 Marzo
Oggi lasciamo Sur, direzione Ras al Jinz, L’ESPERIENZA PIU’ EMOZIONANTE DI TUTTO IL VIAGGIO! Difatti Ras al Jinz è un famoso sito di nidificazione delle tartarughe marine. Annualmente migliaia di tartarughe vengon su questa spiaggia, dove sono nate, a deporre le uova. L’emozione che si prova a vederle è difficilissima da descrivere a parole. Ma andiamo per gradi: la mattina Surense si apre nel baracchino dietro all’hotel, dove per colazione prendiamo un omanian tea. Non so descriverne gli ingredienti, fatto sta che era delizioso e speziato al punto giusto. Non l’abbiamo mai più trovato in tutto l’Oman purtroppo. Grande stima a padre e figlio baristi!
Alla luce del sole troviamo che la cittadina è un pò migliore della prima impressione avuta la sera prima: il lungomare si presenta molto ampio e grazioso, il vicino paesino al di la del ponte (sorry non ricordo il nome) è molto pittoresco, con le sue rovine di avamposti militari sulle colline. Da lontani vediamo il famoso cantiere dei dhow, con una di queste navi in costruzione. Uscendo dalla cittadina non possiamo non passare accanto al suo castello (Al sineislah castle) purtroppo aperto dalla domenica al giovedì (essendo Sabato le porte eran chiuse). Riusciamo comunque a girar intorno a tutte le mure, facendo numerose foto. Ora qui notiamo un particolare che sarà molto evidente nella successiva Nizwa: molti edifici antichi durante il restauro vengon pressocché ricostruiti da zero. Così il castello di Sur, così come il forte di Nizwa o quello di Bahla, son stati rimessi a nuovo. Si vede che la struttura antica ha delle mure più moderne.
Sempre in mattinata ci dirigiamo a Ras al Jinz, così da lasciare i bagagli in albergo. Siamo molto in anticipo rispetto all’orario previsto di arrivo, ma il gentilissimo personale ci permette di lasciar i bagagli nella nostra stanza.
Così liberi dai bagagli, zaino in spalla ci avviamo a far un pò di trekking nel wadi shab. Dobbiam riprender l’autostrada per un tratto verso Muscat, poi si seguon i cartelli direttamente sulla stessa, anche perché il parcheggio dell’ingresso del wadi è sotto uno dei suoi cavalcavia.
Prendiamo la barchetta per raggiungere la sponda opposta al parcheggio (200 baisa a testa, poco meno di 50 cents) e iniziamo a trekkare. Sarò breve: il paesaggio è meraviglioso, considerate che si è dentro un canyon quindi con pareti rocciose di lato e fiume e vegetazione all’interno. E’ veramente bellissimo percorrerlo fino alla fine (ci voglion da 1 a 2 ore in base a quanto in fretta si va ed allenati si è). La strada ce l’ha indicata un gentilissimo ragazzo locale, che poi s’è rivelato esser anche il barcaiolo del ritorno. Nelle sue acque si può nuotare tranquillamente, consiglio di arrivare alla fine perchè oltre una bella piscina naturale, attraversando una piccola grotta (meglio aver maschera e boccaglio e farla subacquee perché in apnea si rischiano craniate pazzesche essendo molto stretta la parete fuori dall’acqua) si arriva a delle cascatelle. Noi non abbiam rischiato a passare perché pur essendo pochi metri, ci si mette nulla a mettersi in pericolo. Ci siam goduti un bel bagno rinfrescante. Consigliatissimo!
Torniamo a Ras al Jinz, ceniamo nell’hotel e ci prepariamo alla prima uscita serale. 2 parole sull’organizzazione: l’hotel fa parte del Visitor Center di questo complesso. Essendo anche centro di ricerca è l’unico autorizzato ad esser così vicino alla spiaggia (un 300 metri circa). Al suo interno è presente anche un museo sulle tartarughe marine che vedremo la mattina seguente. PER GLI OSPITI DELLA STRUTTURA son inclusi nel prezzo la notte e 2 visite guidate, una alle 21 e l’altra alle 4 di mattina. Inoltre han la precedenza, rispetto a tutti gli altri gruppi provenienti dalle strutture vicine, sia nel tragitto fino alla spiaggia, sia nella visione delle tartarughe mentre depongono le uova. Aggiungo che la nostra visita serale è durata circa il doppio rispetto a quelle dei non ospiti. Da dire che la visita delle 4 di mattina è SOLO degli ospiti di Ras al Jinz. Costerà di più è vero, ma consiglio vivamente di pernottare nella struttura e far la visita così come l’abbiam fatta noi, perchè è impagabile e non è su questa che si deve risparmiare in questo viaggio.
Detto questo alle 21 usciamo con la nostra guida, un simpaticissimo ragazzo locale, molto preciso nelle descrizioni ed anche pieno di spirito. Vediamo 3 o 4 tartarughe, chi intenta ancora ad uscir dal mare, chi nella fase di deposizione (emozionante veder le uova fresche fresche) che già in fase di coperture nido, la guida ci ha spiegato tutto l’iter che fanno le mamme, dalla costruzione di nidi falsi per ingannare le volpi, al fatto che aspettan alle volte anche giorni in mare prima di spiaggiarsi a deporre. La stagione ideale non è Marzo bensì da Giugno/Luglio a Novembre, ma l’averne viste almeno 4 è stato un buon bottino. Dopo quasi 3 ore torniam nella struttura, dormiam circa 4 ore e alle 4 siam pronti alla seconda uscita.
Siamo in 10 totale (contro i circa 150 della sera prima divisi in parecchi gruppi e molto ben organizzati dalle guide). Ci dicon che c’è una tartaruga ancora intenta a chiuder il nido quindi ci avviamo. Una volta trovata la osserviamo nel suo iter di chiusura nido e di lento riavvicinamento al mare (per far 10 metri ci metton anche un quarto d’ora). In acqua son dell schegge, ma sulla terra proprio no. E adesso arrivan le sorprese: la guida ci fa riunire in cerchio e alla luce della torcia arriva uno dei suoi aiutanti e…ci mostra un piccolo!!! Stupendo piccolo baby tartarughino! Lo seguiamo mentre saetta verso il mare. Poi la guida e altre 6 persone tornan in hotel, inizia a sorger l’alba ed inizian le vere emozioni: troviamo una mamma che con lo sfondo rosato dell’alba si avvia in mare. Poi da lontano scorgiamo una volpe che scappa, cerchiam sulla spiaggia e troviam il nido su cui stava ravanando…con 3 piccoli ancora vivi! Come consigliato dalla guida, visto che inizia già a picchiare il sole, li raccogliamo delicatamente e li portiam al mare. Vedere (e sentire in mano) una vita così piccina che appena sente il mare inizia a dimenarsi come un’ossessa per raggiungerlo, non ha davvero prezzo!
Siam rimasti a guardarle mentre prendevan il largo, con tutti i gabbiani che cercavan di pescarle (senza successo purtroppo per loro). Ormai in pieno sole (si son fatte le 6 abbondanti ormai) iniziam a tornare all’hotel, quando vediam verso uno dei nidi della sera e.. troviam ancora una mamma ritardataria intenta a chiuder il nido!! Inutile dire che siam rimasti con lei finché non è tornata in mare, stando molto attenti a non disturbarla e tenendoci sempre a debita distanza e ,specialemente, dietro di lei. Difatti essendo fondamentalmente sorde, non si senton ne disturbate ne in pericolo se non ti vedono. EMOZIONE INDESCRIVIBILE!
Restiam ancora un pò a passeggiar sul bagnasciga, battagliamo con qualche granchio che non si vuole far fotografare (alla fine Guido vince la battaglia e qualche foto la fa) e poi diretti a far colazione.
Oggi 17 marzo ci aspetta il trasferimento da Ras al Jinz a Nizwa, la tappa più lunga del viaggio. Poco da raccontare in realtà trattandosi di un trasferimento. Abbiam fatto diverse digressioni stradali così da vedere più paesaggi possibili. Siam giunti nelle vicinanze del Wadi Bani Khalid senza soffermarci troppo però. Da notare un interessante episodio occorso a Guido: siam alla ricerca delle pile per la mia macchina fotografica. Ci fermiamo in un piccolo spaccio in un borghetto sulla costa. Lui entra, il proprietario esce a chiaccherar con un amico lasciando Guido solo nel negozio e fidandosi completamente. Alla fine dopo 2 parole, e scoperta la nostra nazionalità lui ci saluta con un: “Welcome to Oman”. Che gente meravigliosa!
Nel tardo pomeriggio, arriviam a Nizwa e pernottiamo nella Majan Guest House dove staremo 2 notti. La sera ci facciamo un primo giro perlustrativo di Nizwa, soprannominata la perla d’arabia, e si rivela esser davvero molto bellina. Ceniamo nel ristorantino Al Zuhly, davanti alla piazza principale e molto rustico coi tavolini all’aperto. Non ricordo cosa abbiam mangiato ma era tutto ottimo ed economico. Caratteristico di questo locale è che la gente arriva in auto, clacsona e il cameriere va a prender le ordinazioni direttamente dal finestrino dell’auto parcheggiato. Molto pittoresco.
18 marzo
Tenedno Nizwa come base, oggi dedichiamo la giornata al passato. Ci aspettano i siti UNESCO di Bat e Al Ayn, il Jabrin Castle ed il Bahla fort anch’esso UNESCO. Abbiam provato anche ad andare alle Al Hoota Caves trovandole però chiuse per restauri.
Seguendo il fedele GPS usciamo da Nizwa e ci dirigiamo nel sito più lontano tra quelli appena menzionati: Al Ayn. E’ solo un’omonimia, NON è l’Al Ayn che abbiam visto negli Emirati pochi giorni prima. Le rovine di Al Ayn hanno una struttura molto simile ai nuraghi sardi. Secondo le guide in questo sito ci sono i più grandi e ben conservati che han trovato, mentre in quello di Bat ce ne saran di più piccoli ma in numero molto maggiori, sparsi in un raggio di diversi km.
Le rovine di Al ayn son state costruite su una collinetta facilmente raggiungibile che domina la valle attorno, a sua volta circondata da colline più alte. E’ un paesaggio surreale, molto silenzioso e isolato da tutto. Le rovine son molto ben conservate ed affascinanti, le abbiam visitate in completa e totale solitudine, fatta esclusione di un paio di lucertole che si crogiolavano al sole.
La via più veloce per arrivare alle rovine di Bat passa da circa 40km di sterrato in mezzo al nulla con le colline di sfondo. Irresistibile!! Rally favoloso e in poco siamo alla ricerca delle rovine di Bat nell’omonimo paese. Su un paio di colli ne scorgiamo qualcuno, ci arrampichiamomfin dove possiam lasciar la macchina, poi a piedi. Di nuovo siam da soli assieme alla guida. I vari resti si scorgono un pò ovunque, su vari colli circostanti. La solitudine di questi siti ne dà un’atmosfera quasi mistica. Attorno c’è pochissimo e,complice il caldo, si forman numerosi mulinelli di sabbia.
Torniam dalla stessa strada verso Al ayn, e li imbocchiamo la strada principale diretti a Bahla, sede dello straordinario forte. Purtroppo causa restauri (e visto come sta venendo fuori capiamo subito che sarà come a Sur, cioè pressocché rimurato dentro e fuori) si può entrare solo per poco tempo il giovedì, quindi ce lo troviamo chiuso. Nonostante ciò la sua maestosità si nota appena lo si vede e l’opinione non cambia girandoci attorno.
La cittadina di Bahla è inoltre uno dei pochissimi esempi di città murata ancora presenti. Difatti sia dal forte che dalla strada si notan le antiche mura che circondan la città, nonché le 2 maestose porte d’ingresso sulla statale.
Vicino al forte, seguendo i cartelli stradali, arriviamo al Jabrin Castle, antico castello ristrutturato e da poco riaperto. Costruito nel 1675, durante la dinastia Ya’aruba, oggi mostra come vivevan i reali dell’epoca. Il prezzo per entrare è di 1 Rial a persona e una volta dentro, finalmente ci facciam un’idea di come vengan fuori gli edifici restaurati in Oman: la struttura è inutile negare che sia bellissima nel suo antico splendore; certo si vede che i muri son da poco rifatti, quindi si perde un poco del suo antico fascino. Al suo esterno si nota una della numerose piantagioni di palme.
La successiva tappa sarebbero state le Al Hoota caves, grotte estremamente affascinanti, ma, trovando tutto chiuso, decidiamo di tornare a Nizwa. Non essendo ancora ora di cena decidiamo di farci un giro nel suo suggestivo souq per fare qualche acquisto, naturalmente facendo della contrattazione un’arte. Difatti contrattare è obbligatorio e necessario, ed una volta presa la mano diventa parecchio divertente, sia per l’acquirente che per il venditore. 2 regole: in primis se si inizia a contrattare una cosa, è regola alla fine comprarla. Non esiste contrattare e poi mollare tutto. Secondo: mantenere sempre un’atmosfera rilassata e sorridente: farà bene a tutti e alla contrattazione in se. Inoltre consiglio di controllare sempre lo stesso prodotto in più posticini così da aver un’idea dei prezzi di partenza e della qualità stessa dei prodotti. Detto questo nel souq di Nizwa a ottimi prezzi ho preso 2 paia di orecchini d’argento (Nizwa è famosa per la lavorazione dell’argento) mentre il buon Guido ha portato a casa un altrettanto bel braccialetto. L’interno del souq è molto bello, in quanto racchiuso dalle antiche mura della città.
Cena al fast food locale Hungry Bunny di fianco alla Majan guest house. Da provare.
19 marzo
Oggi ci attende il trasferimento a Muscat, che ovviamente non faremo dalle solite strade principali, bensì, essendo dotati di fuoristrada, sceglieremo la via delle montagne, i monti Hajar, più lunga ma infinitamente più meravigliosa ed emozionante. Iniziamo dalla mattina: ci mancava la visita al Nizwa fort, meraviglioso esempio di forte cittadino. Restaurato come il Jabrin Castle, si presenta in tutta la sua imponenza antica, pur avendo muri nuovi. Nell’adiacente museo viene ricostruita la storia di Nizwa, del suo forte (e viste le foto del prima del restauro e dopo capiamo come la restaurazione completa fosse necssaria) e di tutto l’Oman centrale. In tutto occupiamo un buon 2 ore. Ci facciamo un altro giretto nel souq, a quest’ora in piena attività. Riusciamo a prender a buon prezzo 5 confezioni di datteri freschi (piaciuti tantissimo a tutti coloro cui li abbiam regalati), osserviamo scene degne dei nostri stadi al mercato del pesce ed infine ci avviamo verso i monti, diretti al Jebel Shams la cima più alta dell’Oman (3075m).
Noi abbiam usato l’onnipresente GPS, ma in realtà ci son parecchi segnali stradali che indicano dove andare, anche perchè alla fine la strada è una sola. Poco prima dell’inizio delle salite, ci fermiamo ad ammirare un villaggio costruito in stile yemenita,fatto di mattoni crudi di fango essicato, arroccato sul monte. Al-Hamra è il suo nome e ci vivon circa 8000 persone, specie nella parte un pò più nuova del villaggio.
Continuiamo a salire, la strada resta asfaltata ma si fa sempre più ripida, superiamo alcuni carretti che portan acqua che non riusciamo a capire come facciam a restar accesi e proseguire. La strada a un certo punto diventa magicamente sterrata ma abbastanza larga per 2 fuoristrada. I paesaggi attorno a noi son sempre più belli, paesaggi aspri e rocciosi ma assolutamente affascinanti. Dopo circa un paio d’ore dall’inizio della salita e delle curve arriviamo al meraviglioso Gran canyon d’Arabia noto anche come Wadi Ghul! Ora io ,personalmente parlando, ho avuto la fortuna di vedere il fratello maggiore, il Gran Canyon in Arizona. Difficile fare un paragone perché quello dell’Arizona è molto più meastoso, ma comunque questo merita una ottima valutazione. E’ davvero affascinante e c’è pochissima gente, oltre ad una esigua recinzione che permette di vedere il canyon nel suo splendore. Allontanandosi di pochi metri dalla zona principale, è possibile star da soli ad ammirare tutto il canyon, nel silenzio della montagna e in compagnia di una paio di simpatiche capre…per chi fosse interessato nelle vicinanze è possibile lasciare la macchina e fare trekking nel canyon. Noi abbiamo evitato per mancanza di tempo e attrezzature.
Per tornare verso Muscat, ripercorriamo tutta la strada al contrario, ripassiamo vicino al villaggio perduto, e fuori Nizwa imbocchiamo la strada che porta verso Muscat passando da Hat e dal Wadi Bani Awf. La lonely planet definisce questa strada come difficile e devo dire che ha ragione, il che la rende spettacolare ed affascinante. Fino a un certo punto la strada è bella ed asfaltata, sale su una collina. Arrivati al momenot dello scollinamento, la strada diventa sterrata, piccola ripida a una corsia e molto impegnativa. Ma sia per me che adoro guidare, sia per i paesaggi in cui viaggiamo, l’esperienza è mozzafiato. Scendiamo questo sterrato degno di un rally, superiamo il villaggio di Hat e la piccola oasi di Bilad Sayt cui si fan delle foto bellissime, e ci inerpichiamo sull’altra parte dei monti, sempre sulla stessa strada sterrata e piccola, ma stavolta in salita. Da vicino scorgiamo la Snake Gorge una gola molto profonda, paradiso degli scalatori, e proseguiamo finché la strada non si fa pianeggiante…siamo arrivati nel Wadi Bani Awf. Molto suggestivo guidare dentro il letto di un fiume, sempre nello sterrato ma almeno nel piano. Finalmente superiamo dei lavori in corso per costruire una strada a scorrimento veloce e torniamo sull’asfalto, direzione Muscat.
Muscat è una città estremamente lunga, circa 60 km, suddivissa in 3 grossi distretti: Muscat, Mutrah e Ruwi. Noi abbiam alloggiato per 3 notti al Delmon hotel apartments trovandoci oggettivamente molto bene. Appartamentino non nuovissimo ma pulito e molto spazioso. Siam arrivati alla sera cotti dal viaggio nei monti quindi abbiam cenato nel ristorante dell’hotel, tra l’altro assai bene.
20 marzo
Oggi giornata dedicata a Muscat e ad un pò di relax. La prima tappa è la grande moschea. Come quella di Abu Dhabi, anche questa è immensa e stupenda. C’è molta più gente rispetto ad Abu Dhabi, il che rende l’esperienza un pò più turistica rispetto ad altre. L’interno della moschea presenta il più grande lampadario Swarowsky del mondo, nonché il secondo tappeto persiano più grande del mondo dopo Abu dhabi. Il lampadario è assolutamente favoloso, le foto parlan da se. Il resto della moschea è anch’esso notevole. Riusciamo a passar anche un pò di tempo all’esterno della stessa, nei suoi grandiosi cortili ed arcate. Una di queste è anche la foto della copertina della Lonely italiana.
Terminata questa lunga visita alla moschea, decidiamo di concederci un pò di relax in spiaggia. Il mare è bello caldo, ma consigliano di restare in acque basse perchè qui le maree e le correnti sono molto strane ed imprevedibili, e non sono pochi gli episodi spiacevoli accaduti negli anni. Il pomeriggio scorre beatamente.
Verso le 17 riprendiam l’auto e andiam in centro a Mutrah, dove ci son il porto, la corniche e il famoso souq. Nel souq facciam giusto un giretto perlustrativo in previsione del domani, dove dedicheremo molto più tempo agli acquisti.
Invece molto più interessante è il giro che facciamo a piedi lungo tutta la corniche. E’ molto bella come passeggiata sul lungo mare. Seguendola si arriva alla porta d’ingresso a Mutrah, circondata da avamposti sulle colline circostanti. Non lontano sorgono i 2 forti principali di Mutrah: Jalali e Mirani che fan da sentinelle all’ingresso della città e alla casa del sultano. A ridosso del porto invece troviamo il terzo forte di muscat che ne porta il nome. Ad oggi è una scuola d’addestramento militare quindi non accessibile.
21 marzo
Oggi è la giornata del souq. Verso le 10 siam all’ingresso nel souq resteremo fino circa alle 13. Numerosi saran gli acquisti che facciamo, sempre portando avanti piacevoli contrattazioni. Usciamo molto soddifatti e di nuovo decidiamo di regalarci un pò di tempo e relax in spiaggia.
Per la nostra ultima sera a Muscat, decidiamo di trovare un ristorante di cucina tipica locale. Lo troviamo nella via parallela all’autostrada, ricca di ristoranti e centri commerciali, nonché di hotel. Non ricordo il nome purtroppo ma ricordo che abbiam mangiato decisamente bene.
22 marzo
Di buon’ora partiamo per lasciar l’auto all’aeroporto, nel primo pomeriggio abbiamo il volo dell’Oman air per Doha, dove faremo uno stopover di circa 36 ore prima di ripartire per Milano. Il volo scorre molto comodo e veloce e verso le 15 siamo a Doha. Ne approfittiamo per un lungo giro (quasi 10km) sulla corniche arrivando fino a downtown e sotto la skyline della stessa città. Dalla corniche vediamo il museo d’arti islamiche (cui dedicheremo molto tempo il giorno dopo) strapieno di gente. Anche la corniche è piena di gente essendo venerdì. Arriviam sotto lo skyline all’ora di cena, mangiamo in un’immenso centro commerciale e via taxi torniam in albergo.
23 marzo
Giornata più tranquilla a Doha. Oggi visitiamo il souq, una delusione rispetto a quello di Muscat, mentre una visita la merita sicuramente il museo d’arti islamiche. Museo immenso che ripercorre tutta l’arte islamica dall’epoca egizia fino ad oggi. Un molto interessante viaggio nel tempo. Consigliato.
A notte fonda abbiam il volo per Milano, che scorre molto tranquillo e liscio, e poco prima delle 6 del mattino di Domenica 24 atterriamo a casa, con una bellissima esperienza alle spalle.
Considerazioni
Gli EAU e L’Oman sono 2 paesi che val la pena di visitare. Dubai ha poco bisogno di descrizioni ma un paio di miti da sfatare: non è una città cara come sembra: mangiare costa molto poco, i prezzi aumentano un pò nei centri commerciali ma non di moltissimo. Girare in taxi costa pochissimo così come fare acquisti al di fuori delle grandi catene commerciali dove i prezzi son come da noi.
L’Oman è una terra stupenda, sta crescendo in modo equilibrato e non eccessivo grazie al saggio intervento del sultano Bin Qaboos. Consiglio di andarci prima possibile, ora che il paese non è anocra meta turistica id massa. La gente si presenta aperta, sorridente pur avendo meno di noi e felice di vivere.
Aeroporti: Doha è un totale disastro, la politica è che l’aeroporto è silenzioso per cui non ci sono annunci se non quelli che dicono che l’aeroporto è silenzioso. Bisogna sempre star all’erta per capire quando imbarcarsi e dove. Inoltre i seggiolini sono sempre immancabilmente posti in modo da non vedere i monitor a meno che non si sia dei gufi che giran il collo di 180 gradi. Il fatto che poi tutti i transfer ai voli siano fatti via bus rende le cose più scomode ancora (ci abbiam messo quasi 20 minuti ad arrivare al nostro aereo da Doha a Dubai). Bagni introvabili!
L’aeroporto di Dubai è immenso e molto meglio organizzato. Attenzioni perché i metal detector son iper sensibili (sentono anche il metallo nelle stringhe delle scarpe per intenderci) per cui il controllo di sicurezza può diventar lunghetto. Il controllo passaporti all’arrivo è lentino solitamente perché su ogni fila c’è qualche viaggiatore che ha qualcosa che non quadra con visto e passaporto.
I commenti sull’aeroporto di Muscat li ho già fatti in sede di diario. Dico che essendoci una nuova struttura in costruzione le cose miglioreranno sicuro.
Visti: fatti tutti all’arrivo. A Dubai è gratis, idem in Oman se si arriva da Dubai, sennò son 5 Rial se ci si ferma meno di 10 giorni. A Doha è di 25 euro da pagare solo con carta di credito.
Costi: in tutto abbiamo speso circa 2000 euro a testa voli,auto e hotel inclusi. Gli hotel gli abbiam prenotati tutti via Booking.com, senza mai aver problemi. La visita al Burj Khalifa conviene comprarla dal loro sito in anticipo (risparmio di quasi 80 euro). Il Burj al Arab va anch’esso prenotato direttamente presso di loro, sia l’hotel che il ristorante. Abbiam invece mangiato dove capitava oppure cercando consigli dalla guida. Ras al jinz va anch’essa prenotata direttamente sul loro sito, www.rasaljinz-turtlereserve.com prendendo accordi via mail.
Come guide ci siam affidati alla Lonely Planet, essendo l’edizione di 2 anni prima ed essendo i 2 paesi molto in espansione, alcune cose eran disaggiornate (specie in termini di ristoranti) ma ci siam ugualmente trovati benissimo. Utilissimo il GPS sul cellulare invece.
Conviene prender una sim locale, il prezzo è molto conveniente per chiamare in Italia.
La benzina costa pochissimo, il nostro primo pieno è stato di 73 litri…pagando 8 Rial!!! (17 euro) Conviene prender un 4WD perchè la maggior spesa di noleggio è compensata dal fatto che certe strade si posson fare solo con quelli mentre una 2WD rischia di finir diretta dal meccanico, con fine del risparmio.
A Muscat bisogna aver l’auto pulita! Lo so sembra assurdo ma è una delle regole etiche imposte dal sultano ed abbiam visto di persona la polizia fermare auto troppo sporche di sabbia e polvere. Attenzione che ci tengon assai.
Detto questo rimarranno dentro di noi i territori desertici e aspri omaniti, in contrapposizione con i sorrisi e la disponibilità della gente, una popolazione orgogliosa del proprio paese e delle proprie radici, ma anche molto aperta verso l’esterno, che non lesina sorrisi e calorosa accoglienza al viaggiatore errante ed avventuroso. Un viaggio che serberemo sempre dentro di noi così come il dolcissimo profumo di acqua di rosa ed incenso che si sente appena si entra in qualche locale.
Benvenuti in Oman!