London in pillole e… glitter
Avevo letto diversi libri sulla Londra vittoriana e mi ero creata una mia visione fatta di decadentismo ed estetismo, tipiche della borghesia, di condizioni precarie del proletariato urbano con aumento della prostituzione e delinquenza, della nuova architettura fatta di ferro, vetro, cemento, ma anche di mattoni corrosi e anneriti dalla fuliggine.
La nostra visita inizia da Covent Garden, la parte più importante della zona d’intrattenimento londinese, il West End. Questo quartiere è un turbine di energia, affollato in qualunque momento della giornata: la mattina, quando una moltitudine di persone con il bicchiere di tetra-pack colmo di caffè fumante in mano si apprestano a salire sui numerosi double decker per andare al lavoro; nella pausa pranzo dove, se avete fortuna, potete assistere ad un’esibizione di un’operetta lirica sotto i portici neoclassici; il tardo pomeriggio, quando i pub si riempiono di persone che bevono in compagnia la loro pinta di birra; la sera, quando ci sono innumerevoli file davanti ai numerosi teatri della “Theatreland”.
Ebbene sì, anche noi volevamo assistere a qualche spettacolo, ma non un musical, né un’opera lirica, né un concerto; il nostro obiettivo era assistere ad uno spettacolo del “London Burlesque Festival”, un evento non molto pubblicizzato, ma seguito in alcuni locali dagli afecionados.
Questo festival porta in scena ogni anno i migliori artisti di fama internazionale tra piume, ventagli, glitter, tassel-twirling, acrobazie sexy e tanta, tanta ironia.
La prima sera, dopo aver mangiato una sostanziosa bistecca di angus, in una delle steak house del centro, ci siamo voluti immergere nell’atmosfera un po’underground del Cellar Door, un locale a cui si accede da un ingresso che sembra quello della Tube, pieno di specchi che lo fanno sembrare immenso, in realta’ è piccolissimo, ma è proprio questa la sua particolarita’. Ci viene incontro una ragazza con le ali da diavoletta che ci fa sedere ad un tavolino. Il locale è molto buio e a un certo punto compare il musicista e la cantante: lui è un pianista di mezza eta’ con un cappello a quadri un po’ consunto che fa cool, lei è una very burlesque style: gonna a tubino con rusche e bustino nero, tacchi vertiginosi, labbra rossissime, lunghe ciglia finte languide modello Marylin e capelli biondo platino, sembra uscita da un fumetto tra Roger Rabbit e Betty Boop; suona il tamburo con le spazzole metalliche come fossero pennelli per il fard. A loro si aggiunge un trombettista, giovane, più discreto ma che sa tirare fuori la spiritualità dalla sua tromba. Il trio inizia a suonare e sono strepitosi! Durante l’intervallo la cameriera alata ci porta un vassoio con due strisce di polvere marrone e due cannucce…che sia la nostra dose per stasera? In realtà ci spiega che è lo “snuff” un’antica usanza vittoriana, ossia una mistura balsamica stappa-narici che usavano appunto in quell’epoca piena di odori e fuliggine i borghesi. Curiosi, proviamo questa stranezza mimando il gesto come fossimo due tossici… e dalle nostre facce stravolte potevamo pure sembrarlo!
Kitty La Roar e Nick of Time ricominciano a suonare e lei con una mini trombetta continua sulle note di un sound tenue e pigro, ma che riserva sempre uno spigolo… ah… il jazz!
Purtroppo è tardi e dobbiamo correre per prendere la metro.
Il giorno successivo è la volta della visita a Southwark, l’immediata periferia-industriale-dismessa ad est di Londra, il quartiere dei bricklayers; molti dei romanzi di Dickens su miserie e sorti della classe operaia, sono ambientati tra le strade di questo quartiere.
Purtroppo mancano i “rat” di Bansky, i muri che esprimono il pensiero pacifista contro le convenzioni; a dispetto dell’ “art” quasi tutti i suoi graffiti sono stati cancellati.
Oggi Southwark è il quartiere della Tate Modern, del Bourough Market, del Riverside Walkaway, che conduce al Tower Bridge; è il quartiere in cui si intrecciano i viadotti ferroviari di ingresso a Londra da sud-est, delle tessiture di mattoncini a vista. Il cambiamento ha portato gente nuova, non più solo workers ma anche nuovi residents e visitors, nella maggior parte rigorosamente pedestrians.
Purtroppo per il poco tempo non siamo riusciti a visitare il “Bourough Market”, piu’ pittoresco e meno turistico di Camden e Portobello (il prossimo viaggio a Londra sarà alla riscoperta dei mercati).
Nel pomeriggio facciamo un salto nel tempo e ci proiettiamo per un attimo in un’atmosfera celtica, andando a Stonehenge. Con l’autobus in partenza da Piccadilly (www.evanevanstours.co.uk), in circa due ore arriviamo nella piana di Salisbury tutta campi e fiori di colza giallo sole , in cui pascolano beatamente le pecore. In mezzo ad un prato si ergono i megaliti disposti a forma di cerchio e l’atmosfera è davvero magica, c’è solo una sottile corda che delimita l’area, nessuna protezione o chioschi iper turistici intaccano la genuinità dell’area. Se siano opera dei Druidi Celti o di altri popoli ancora non c’è certezza e forse è proprio quest’ aura di mistero che rende affascinante questo posto.
Secondo alcuni studiosi Stonehenge (“citta’ dei morti”) sarebbe collegata attraverso il fiume Avon alla sua gemella in legno Woodhenge (“città dei vivi”) e a circa 2 kilometri di distanza è stato scoperto un nuovo sito preistorico, Bluehenge, dal colore delle pietre; ma le sorprese potrebbero non essere finite.
Quando arriviamo a Londra ci fiondiamo subito in un pub per la nostra pinta di birra quotidiana; ci sono diversi pub storici, soprattutto in Fleet Street (the street of ink): decidiamo di fermarci al “Ye Olde Cock Tavern” (piu’ arioso dell’antico “Ye Olde Cheshire Cheese”) dove ceniamo a base di fish (raccomandatevi che sia “cod”) and chips accompagnato da piselli bolliti: buonissimo!
Non abbiamo tempo di andare a scovare Sweeney Todd, il barbiere assassino ben rappresentato da Tim Burton.
Stasera è la grande serata: abbiamo prenotato due posti al Bush Hall, uno dei locali dove ha luogo il “Burlesque Festival”. Sembra un piccolo teatro, con un palco ben illuminato e una sala con tante sedie. Il pubblico è effervescente e molte ragazze indossano cappellini o pettinature anni ‘50. Anche noi per essere in tema siamo un po’ vestiti burlesque style…
Appare il presentatore e si viene proiettati un po’ in un’atmosfera felliniana. Questa serata “The Crown Jewels” è dedicata al the best del burlesque inglese: Benjamin Louche, Aurora Starr, British Heart, Bruise Violet, Honour Mission, Chi Chi Revolver, Mr Mistress, Eliza Delite, Elsie Diamond, Pinky Deville, Trixee Sparkle, Venus Noir, Vivid Angel. Lo show è spettacolare: giochi di fuoco, piumini incipriati, acrobazie aeree e tanto tanto humor!
Ebbene in questa hall permeava uno stile che è anche uno stile di vita, fatto di sofisticata ironia condita di malizia e irriverenza. Alla fine della serata eravamo euforici.
La mattina ci siamo dovuti alzare presto per prendere il volo, ma ci eravamo ripromessi di fare una colazione “all’inglese”, così prima di andare in aeroporto, ci siamo seduti ad un pub e abbiamo ordinato: caffe’ nero, uova strapazzate, bacon, salsiccia, e fagioli stufati… abituata al cappuccino e croissant non credevo di poterlo mangiare, ma come disse Sam nel Signore degli Anelli: “di solito non amo il cibo straniero, ma questa roba elfica non è male”.