Messico a colori

Un viaggio fuori e dentro di noi, accompagnati dal flusso di energia che conduce lontano, verso le cose e dentro le persone che non conosci, ma che faranno parte di te una volta a casa
Scritto da: murzillo73
messico a colori
Partenza il: 22/12/2012
Ritorno il: 05/01/2013
Viaggiatori: 16
Spesa: 2000 €
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Un viaggio fuori e dentro di noi, accompagnati dal flusso di energia che conduce lontano, verso le cose e dentro le persone che non conosci, ma che faranno parte di te una volta a casa. Se riesci a coglierne l’essenza non ti lascerà più, se perdi quell’attimo è come non esserci stato veramente. E’ tutto casuale, tra tante destinazioni… scegliamo il Messico.

Dopo un viaggio di oltre 24 ore, atterriamo nella capitale. Abbiamo poco tempo e preferiamo vivere la città succhiandone l’essenza: Templo Mayor, Palazzo Nazionale con gli splendidi affreschi di Diego Rivera, la Cattedrale e il Museo Antropologico. Due giorni intensi mescolati ai messicani della terza metropoli del mondo, che con i suoi contrasti e i suoi paradossi ci stupisce e ci arricchisce di suoni e colori. Non possiamo partire senza visitare Teotihuacàn, con le imponenti piramidi del Sole e della Luna e comincia così la scorpacciata di storia delle civiltà preispaniche. Lasciamo Città del Messico con un volo per Tuxla Gutierrez e con un pulmino per 16, che ci accompagnerà fino alla fine del viaggio, ci dirigiamo alla volta di San Cristobal de las Casas, nel cuore del Chiapas. La variopinta cittadina fonde il sapore coloniale delle architetture a una radicata presenza indigena. Le donne di etnia chamula, con le loro migliori produzioni artigianali ci accolgono nel pittoresco e vivace mercato. Simbolo e immagine del Chiapas è il canyon del Sumidero con le sue pareti alte fino a mille metri sul fiume Grijalva popolato da coccodrilli, iguane, scimmie ed avvoltoi. Il tempo sembra essersi fermato, catturato da un silenzio secolare ed annebbiato dal potere del passato. Gli abitanti di San Juan Chamula e Zinacantan vivono come i progenitori da cui ancora, tra sacro e profano, provengono e si tramandano sacrifici e riti propiziatori per depurare l’anima dalle influenze negative. La sosta alle cascate di Agua Azul e Misol-Ha è d’obbligo. Da una parte il turismo di massa che aggredisce la natura e dall’altra la rigogliosa giungla intorno che resiste all’attacco. Il sito di Yaxchilàn, che sorge in un’ansa dell’Usumacinta, raggiungibile solo via fiume, è circondato anch’esso, da una fitta foresta che avviluppa molti degli edifici in cui un tempo si svolgevano misteriose cerimonie. A Bonampak i famosi dipinti sono sbiaditi, ma non la Storia e la sua importanza. A difesa del patrimonio i Lacandones (unica etnia sfuggita al controllo spagnolo e che parla tuttora la lingua maya) organizzano il trasporto al sito archelogico. I messicani sono fieri della propria terra, glielo si legge negli occhi e nella loro ospitalità. La cultura storica fa parte del DNA.

Gran parte della storia di Palenque è scritta sui suoi monumenti sottoforma di rilievi e glifi. Al suo reperto più importante è legata un’ipotesi affascinante e fantasiosa: il “vero uomo” della Lastra sarebbe impegnato a manovrare i comandi di un astronave. Si parla, quindi, di un astronauta preistorico. Del resto l’interesse per l’astronomia era già noto. Attraversiamo lo Stato del Campeche e i colori pastello ci accompagnano fino allo Yucatan e alla sua capitale Merida. Di giorno c’è un grande mercato coperto di cibo e artigianato con suoni, colori e profumi unici. Di sera nella piazza principale si svolgono spettacoli d’intrattenimento. La noche mexicana offre una rassegna di musica tradizionale e yucateca dal vivo con balli caratteristici. Per far sentire a casa i numerosi visitatori all’interno del cortile si può mangiare seduti ai tavolini e si può usufruire della connessione wi-fi aperta e gratuita. Abbiamo passato qui un indimenticabile Capodanno e la mattina dopo, con poche ore di sonno, siamo partiti per Chichen Itza. Il momento migliore per godere dell’atmosfera magica del sito è la mattina presto quando le orde di turisti sono ancora in viaggio per arrivare. Durante gli equinozi, al calare e al sorgere del sole, agli angoli della piramide, una delle più famose precolombiane, l’ombra proiettata assume la forma di Kulkukan, il serpente piumato. Questo dimostra quanto straordinari e interdipendenti siano stati gli studi astronomici e architettonici dei Maya. L’aspetto religioso, invece, viene sottolineato nelle raffigurazioni della decapitazione del capitano della squadra vincente al gioco della pelota. Era un sacrificio dei guerrieri scelti più abili, che veniva fatto in seguito alla conclusione di questa gara mistica, religiosa e sacrale. Nel sito di Chichen Itza c’è la testimonianza del più grande campo del gioco della palla di tutta la Mesoamerica. Dopo una sosta al cenote Ik Kil e alla coloniale Valladolid ci dirigiamo verso la costa. A Tulum il mare incontra la storia. Il Castillo del famoso sito archeologico conclude nel modo migliore la parte storica del tour. Continua la parte naturalistica iniziata con la colonia dei fenicotteri rosa nel Parco nazionale di Rio Lagartos e culminata nei Cenotes, grotte di acqua dolce, che offrono refrigerio e spettacolarità quando si congiungono in sistemi sotterranei o si trasformano in verdi lagune. Facciamo un tuffo nella civiltà a Playa del Carmen e Cancun, ma preferiamo allontanarci dal turismo di massa e tornare a Tulum e alla barriera corallina di Akumal per nuotare con le tartarughe e fare incontri ravvicinati con pesci di tutti i colori. Il nostro itinerario prevede un altro giorno a Città del Messico e scegliamo la tranquilla Xochimilco, parco turistico lacustre di grande fascino, percorribile attraverso i suoi canali. Dopo 17 giorni, con la pancia piena, è venuto il momento di tornare in Italia. Non prima, però, di alzare la testa al cielo e tra quel miliardo di stelle sceglierne una ed esprimere un desiderio, quello di ritornare.

Stefania Altieri

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Chichen Itza

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Cancun

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Tulum



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