Chi ha mai visto gli sbilfs?

Il diario di Serena blogger per caso in Carnia
Scritto da: Jambalaya
chi ha mai visto gli sbilfs?
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Per giorni non ho parlato d’altro che di Carnia postando, su facebook e twitter, notizie sulla mia imminente partenza, poi sulla mia partenza saltata e alla fine sul mio secondo tentativo di partenza. Per onor di cronaca ce l’ho fatta! I nostri tre giorni sono volati rapidamente tra botteghe artigiane dalle tradizioni antichissime, delizie culinarie, paesini di montagna pieni di fascino e foreste incantate.

Arriviamo il venerdì e la nostra prima tappa è a Villa Santina nel laboratorio di Carnica Arte Tessile, dove il proprietario Bepi e la moglie Tiziana, con grande entusiasmo e passione ci fanno entrare nel loro laboratorio mostrandoci i macchinari in funzione e raccontandoci la storia della loro attività e delle lontani origini dell’arte tessile in Carnia. Scopriamo così che la tradizione tessile in questa parte del Friuli Venezia Giulia inizia nel lontano 1691 con Jacopo Linussio andando però nel corso dei secoli un po’ dimenticata, sino a quando il signor Michele Gortani, fondatore del Museo di Arti e Tradizioni Popolari di Tolmezzo, affidò a Tomasina Da Ponte Tonon la madre di Bepi, abile tessitrice, la conduzione di corsi di tessitura. Dopo alcuni anni, nel 1963, Tomasina prese la decisione di acquistare tre telai ed aprire un proprio laboratorio, Carnica Arte Tessile appunto, che ancora oggi è portato avanti dal figlio Bepi con grande professionalità. La loro produzione varia da tovaglie, asciugamani, copriletti, lenzuola e articoli religiosi in tessuti jacquard di lino, cotone e lana. La visita al laboratorio è molto interessante perché Bepi mostra tutte le fasi di lavorazione del prodotto: dall’orditura, all’annodatura, alla tessitura e fa vedere come, da semplici fili, nascano tessuti dai disegni complessi. “Non guarderete mai più un asciugamano nello stesso modo” – ci dice la moglie Tiziana – e ha ragione!Chi poteva immaginare quanto lavoro e quanta dedizione ci sono dietro un asciugamano od una tovaglia! Tra le curiosità veniamo a sapere che Bepi nel 1999 consegnò personalmente a Papa Giovanni Paolo II una casula prodotta da loro; che negli anni’ 90 fornì Dior a Parigi, che negli anni ’80 allestì il castello di un principe della Loira e che Mastroianni fu un loro cliente.

Non male direi! In Carnia, oltre a questo laboratorio, non vi sarà difficile trovare molte altre botteghe artigiane impegnate nella lavorazione del legno, della ceramica, di creazioni orafe, di orologi antichi, di strumenti musicali e di pietre e marmi che vale la pena visitare.

In serata raggiungiamo il nostro agriturismo, Bosco di Museis, e rimaniamo impressionati dalla filosofia adottata in questo luogo: energia pulita al 100%, riduzione dei rifiuti, attività in favore di persone emarginate o svantaggiate e autarchia alimentare. Dormiamo in un eco-chalet bellissimo, su due piani e, appena entriamo, rimaniamo colpiti dal profumo del legno di cipresso di cui è rivestito, dalla stufa accesa e dai comfort presenti: televisione, libri, dvd, pentole, piatti e bicchieri oltre che pasta, zucchero e caffè. Vorremmo fermarci a parlare con il proprietario, Renato Garibaldi, tra l’altro parente del Garibaldi dell’Unità d’Italia, ma il tempo è tiranno.

Così il sabato visitiamo la Val Pesarina con la sua bella Pesariis ed il percorso degli orologi. Ad attenderci davanti al museo dell’orologeria c’è Annalisa dell’ufficio Turistico di Prato Carnico (le visite costano 2 euro a persona, per prenotazioni tel. 0433 69 420) e, dopo una breve visita al museo, iniziamo il nostro percorso per le strade del paese. In totale ci sono dodici orologi, realizzati da artigiani volontari del luogo che, riuniti in un gruppo di lavoro, inventano e realizzano queste meraviglie. Così passiamo dall’orologio ad acqua, a quello a scacchiera, a quello dei pianeti e, man mano che avanziamo, cercare di capire che ore sono diventa sempre più difficile, comunque scopriamo che gli orologi non sono sincronizzati tra di loro e questo fa tirare un sospiro di sollievo perché anche qui, quindi, è lecito arrivare in ritardo! Con un euro in più a persona inoltre è possibile visitare Casa Bruseschi, esempio di casa carnica nobile del ‘700: dalla cucina, alla stanza da letto, allo scrittoio del notaio si vanno percorrendo tradizioni e usanze antiche.

Terminata la visita si avvicina l’ora di pranzo e decidiamo di andare a Sauris, famosa per il prosciutto crudo affumicato e la birra integrale. Per arrivarci percorriamo una strada, che raggiunge un’altitudine di 1800 mt, dal panorama incredibile. A Sauris mangiamo i famosi cjarsons alle erbette con ricotta affumicata al ristorante “Alla Pace” ed ovviamente prosciutto e frico con polenta e salsiccia, giusto per rimanere leggeri. Ritemprati dal buon pranzetto iniziamo l’esplorazione di Sauris con le sue belle case in legno e il prosciuttificio Wolf dove, ovviamente, ci fermiamo a comprare prosciutto, ricotta e birra integrale affumicata. La particolarità di questo paese è la lingua, qui infatti si parla, oltre all’italiano e al friulano, un dialetto di derivazione tedesca (tutte le info al Centro Etnografico tel. 0433 86 26 2). Da segnalare anche l’albergo diffuso, ovvero stabili antichi ristrutturati dove è possibile alloggiare e nello stesso avere la possibilità di conoscere le persone del luogo ed i loro ritmi. La giornata continua a Forni di Sopra, per la Festa delle Erbe di Primavera. Qui il paesaggio cambia, siamo nelle suggestive Dolomiti friulane e con questo bel sole, le bancarelle con i fiori e le piante aromatiche sembra di essere dentro una cartolina.

Il giorno dopo lo dedichiamo alla visita del nostro agriturismo da dove partono dei sentieri immersi in una natura imponente e fiabesca e davvero viene da pensare di poter trovare gli sbilfs, i folletti dei boschi che vivono in Carnia. Ad accompagnarci c’è Attila, il cane di Renato, che con pazienza e dolcezza ci indica la strada, mentre asini, caprioli, galline, capre e gattini rimangono a fare la guardia all’agriturismo. Camminando per il bosco mi fermo a pensare che Attila non abbia un nome adatto al suo carattere, poi sento un rumore e mi volto. Non vedo niente, solo la luce che filtra tra gli alberi, ma un dubbio mi viene: saranno stati gli sbilfs?

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