Dalle Ande al Pacifico
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E’ il 24 ottobre e siamo sposati da 2 giorni, passata l’agitazione del matrimonio arriva quella del viaggio, sappiamo che sarà un viaggio in cui il nostro fisico verrà messo alla prova quindi ci si domanda a bassa voce: “chissà se ce la faremo…”. Ogni tanto si va a camminare in montagna ma non a 5000m! Arriva il fatidico giorno, il 27 si parte per Linate il volo parte alle 08.00, speriamo sia puntuale! Arriviamo senza problemi a Madrid e aspettiamo il volo che ci porterà dall’altra parte del mondo. Anche qui tutto tranquillo e si parte per Lima. Eccoci arrivati, dopo 12 ore di volo, a Lima, la giornata sembra non finire mai e andiamo diretti in albergo, il giorno dopo ci aspetta il tour della città.
28/10/2011 Il tour di Lima
Lima è una città eclettica, mixa perfettamente le antiche culture con la modernità che cerca a grandi passi di farsi avanti, oltretutto è una città enorme, di circa 10.000.000 abitanti, che guarda sull’ Oceano Pacifico e ha alle sue spalle il deserto. E’ ricca di monumenti storici quasi tutti però risalenti all’epoca dell’invasione spagnola, Chiese con il tipico (a nostro parere piuttosto pesante) stile barocco, ricca di musei e le persone sono una diversa dall’altra non hanno tratti somatici ben definiti, sono un miscuglio di colori e lineamenti differenti.
29/10/2011
Si parte, dobbiamo arrivare a Paracas, con il pulmino imbocchiamo non una strada qualunque ma la mitica Panamericana Sud, una strada che parte dal Canada per arrivare fino ai confini della Terra del fuoco in Argentina, proseguiamo in direzione di Ica, costeggiando l’Oceano e attraversando paesaggi spettacolari. Una cosa ci ha lasciato senza parole del Perù ed è la diversità dei paesaggi che abbiamo attraversato, non immaginavamo nemmeno che avremmo attraversato un deserto senza fine…
Eccoci a Paracas 30/10/2011
Oggi il nostro tour prevede la visita alle Isole Ballestas, si tratta di una riserva naturale dove migliaia di uccelli come albatros, pinguini di Humboldt e pellicani nidificano, e dove il guano è diventata una vera fonte di guadagno, infatti sulle isole c’è un’azienda specializzata nella raccolta (a mano) del guano di questi uccelli perché è l’unico fertilizzante usato in tutto il Perù. Queste isole sono formazioni rocciose che si stagliano in mezzo al mare con grotte e anfratti estremamente suggestivi. Vi sono anche molti leoni marini. Un consiglio, se mai doveste andarci vi raccomandiamo caldamente di portarvi un impermeabili, perché lì i volatili non vanno tanto per il sottile! Un altro spettacolo che si può vedere raggiungendo le Isole è il misterioso “Candelabro”, disegnato su una duna di sabbia, come le linee di Nasca nessuno sa come e perché sia stato fatto né tanto meno da chi, è un solco nella sabbia profondo circa 30-40 cm che purtroppo però sta scomparendo.
Si parte per Nasca. 31/10/2011
Siamo a Nasca e oggi andremo a sorvolare le mitiche linee, la tensione è palpabile, sia perché vedremo uno dei misteri che continua ad incuriosire l’uomo, sia perché ci aspetta un volo preoccupante su di un bi-motore che a detto delle voci fa un baffo alle montagne russe di Gardaland! Eccoci, l’aereo è claustrofobico, è un dodici posti, quelli vicini ai piloti sono quasi da raggiungere in ginocchio… e via che si decolla! Ed ecco, il pilota avvisa che a destra si vedrà la prima figura e si tratta della Balena e dicendolo fa una virata di quasi 90° a destra (non vi dico il vuoto!) e poi si prepara a fare una virata ad 8 in modo che anche i passeggeri sul lato sinistro possano vedere e così per tutte le linee, il cane, il pellicano, l’astronauta, il ragno, le mani, l’albero e i famosissimi colibrì e scimmia, l’emozione nel vedere quelle linee e nel cercare di capire, o per lo meno immaginare, come abbiamo potuto farle e per quale motivo ci ha lasciato un’emozione fortissima.
Dopo questa emozionante esperienza si parte, ci aspetta un viaggio di 10 ore in direzione di Arequipa. Il paesaggio che ci accompagna in questo lungo viaggio è incredibilmente vario si passa dal deserto, ad attraversare montagne, a steppe, poi d’un tratto si attraversa un piccolo paesino, poi di nuovo niente per chilometri, poi ecco una risaia, poi di nuovo deserto e di nuovo un paesino sperduto, la Panamericana è una strada insidiosa, talmente dritta e infinita da far perdere anche la cognizione del tempo, poi improvvisamente diventa tortuosa attraverso le montagne, è una strada fatta con coscienza verso l’ambiente segue il paesaggio non lo ha stravolto. Ci fermiamo per qualche foto davanti all’oceano e quello che si vede è inspiegabile, proverò a raccontarlo ma non sarà come viverlo, scendendo dal pullman ci siamo ritrovati su questa spiaggia di cui non si vedeva la fine, davanti lui, il Pacifico, agitato per le continue scosse di terremoto, l’orizzonte non si vedeva era offuscato dal suo impeto, ad un tratto girandomi verso sinistra ho visto l’unicità della natura, avevo l’oceano alla mia destra, il deserto alla mia sinistra, e si vedeva distintamente l’acqua e l’aria fredda dell’oceano scontrarsi con il caldo e l’aria secca del deserto creare una sorta di muro a mezz’aria e lì senza che nemmeno me ne rendessi conto avevo le lacrime agli occhi. Durante la lunga traversata ci troviamo davanti ad un’altra meraviglia della natura, la Placca di Nasca, è la placca tettonica che provoca in Perù anche violenti terremoti, fortunatamente noi siamo stati accompagnati per tutto il nostro viaggio solo da lievi scosse.
01/11/2011 arequipa
Siamo ad Arequipa detta anche “città bianca”, città a 2.335 m slm (si comincia a salire), sorge ai piedi del vulcano El Misti (5.822 m slm), è ricca di edifici in stile spagnolo e di Chiese costruite in pietra bianca. Qui dopo aver fatto una visita della città abbiamo visitato il Convento di Santa Catalina, convento di suore di clausura estremamente ben conservato e ricchissimo di colori una vera e propria cittadella nella città. Un’altra cosa possiamo notare, la lingua cambia, dallo spagnolo si passa ad una lingua molto più misteriosa, è la lingua Quechua, la lingua degli Inca.
02/11/2011 Si parte in direzione del Canyon del Colca
Attraversiamo la pampa di Canahuas, si tratta di una steppa tra le montagne dove si possono osservare le vigogne allo stato brado, i lama e gli alpaca. Anche qui paesaggi mozza fiato, attraversando montagne verdi e steppe, arriviamo al punto più alto, i 5.000 m slm, dove possiamo osservare la Cordigliera vulcanica delle Ande centrali. Eravamo circondati da vulcani altissimi e l’altitudine si è fatta sentire, facevamo fatica a parlare, dovevamo muoverci con estrema calma, il nostro corpo non era abituato a quell’altitudine, nel nostro gruppo si cominciavano ad avere i primi disturbi, mal di testa, senso di nausea. Abbiamo iniziato a scendere, dirigendoci verso Chivay a 3.600 m anche se ad un altezza più bassa però i fastidi dovuti all’altura continuavano a farsi sentire, io sentivo come un masso sullo sterno, facevo fatica a respirare e per fare un discorso brevissimo bisognava fare delle pause perché mancava il fiato. La notte, infatti, non si è dormito molto bene nonostante l’albergo fosse incantevole e in perfetto stile andino.
03/11/2011
Si parte verso la Cruz del Condor, è un punto di avvistamento da cui si possono ammirare i condor, animale sacro per la popolazione Quechua, ed è una sporgenza che si affaccia sul Canyon del Colca. Arrivati non se ne vedevano, pensavamo di essere arrivati fino a lì con il fiatone ad ogni passo per niente, la delusione nel non vedere i mitici condor era tanta, ma come nei film quando eravamo lì lì per ripartire ecco, prima uno, poi due e infine addirittura cinque condor che si davano il cambio danzando nel cielo, usando le correnti ascensionali, davanti a noi per farsi ammirare, maestosi con il loro collare di piume bianche. Si parte, ci aspetta un altro lungo viaggio in pullman verso Puno città che sorge sulle rive del fiume Titicaca a 3.800 m slm.
4/11/2011
Il corpo sembra ormai essersi abituato all’altitudine non abbiamo più nessun disturbo almeno per quanto ci riguarda, purtroppo altri membri del gruppo hanno sofferto molto più di noi e hanno tutt’ora disturbi piuttosto gravi, chi tachicardia, chi vomito, chi insonnia, speriamo che anche a loro passi tutto al più presto, abbiamo ancora tanto da fare…. Oggi si parte per un’ escursione in barca sulle isole flottanti della popolazione Uros. Questa popolazione a sé stante vive su delle isole fatte di canna di Totora, pianta estremamente resistente che usano anche per le loro case e per le imbarcazioni. Si nutrono quasi esclusivamente di pesca. Dopo aver passato qualche ora in loro compagnia partiamo per l’isola di Taquile, un’isola abitata dagli Aymara, una popolazione indigena di bravissimi tessitori, qui ci aspetta una bella scarpinata dove copriremo un dislivello di 200 m, sembra una cosa semplice ma in quelle condizioni è difficilissimo! Dall’alto dei 4.000 m lo spettacolo non ha eguali, una vista a dir poco emozionante, vedere le vette delle montagne che circondano il lago, vedere le nuvole che quasi lo sfiorano e non perché siano basse ma perché è il lago che è altissimo, un paesaggio che davvero confonde, il lago è talmente limpido che sembra un mare, siamo affascinati da questo spettacolo…
Dobbiamo andare perché Cuzco ci aspetta e una cosa che abbiamo imparato del Perù è che le sue distanze sono immense e i suoi paesaggi mutevoli…
5/11/2011
Partiamo per Cuzco, durante il tragitto di 7 ore anche qui si sono susseguiti paesaggi di una varietà incredibile, abbiamo attraversato una pianura dove, dopo un temporale durato 15 minuti, abbiamo potuto ammirare per la prima volta (almeno per quanto mi riguarda) un arcobaleno in tutta la sua arcata toccare terra dall’inizio alla fine.
Durante il tragitto abbiamo fatto tappa alle rovine di Pucara, di Sillustani dove abbiamo potuto ammirare le rovine Huari, le tombe degli Inca, il tempio di Huiracocha e come ultimo luogo Andahuayllas dove abbiamo potuto ammirare la “Piccola Sistina”, una chiesetta completamente affrescata che sorge al centro di una piazza e circondata dai Pisonay gli alberi della vita. Dopo di che attraversiamo la Raya 4.300 m slm che segna il limite tra la zona andina e l’altopiano. In serata arriviamo a Cuzco che in lingua Quechua significa “Ombelico del mondo”, la culla della civiltà degli Inca, qui si parla quasi esclusivamente la lingua Quechua. La guida di questa parte di viaggio ci ha chiarito una cosa su questo antico popolo, non era l’intera popolazione, solo il re poteva essere chiamato “Inca”, esattamente come funzionava per i faraoni d’Egitto. Qui il rispetto e l’amore per quella cultura è palpabile.
06/11/2011
Oggi si comincia con la visita di Pisac, all’entrata della Valle Sacra, attraversiamo il paesino immerso tra le montagne, fino ad arrivare alle rovine incaiche. La Pisac inca controllava una strada che collegava l’impero Inca al confine della foresta pluviale, qui si può visitare il mercato pieno di colori e di profumi, dove si può acquistare frutta, verdura, indumenti fatti con la lana di alpaca e prodotti artigianali. La prossima tappa è Ollantaytambo, i resti di una vera e propria città Inca racchiusa in una gola. Sulle ripide pendici delle montagne si possono vedere i resti dei “magazzini” e facendo attenzione, proprio vicino a questi edifici, si può intravedere come un volto scolpito nella roccia, è un volto imbronciato è quello chiamato del “Vecchio Inca” mentre sul fianco della stessa montagna ma molto più in alto si staglia il profilo di un re, in tutta la sua imponenza è il profilo del “Giovane Inca”, durante il 21 di giugno il sole attraversa proprio il punto in cui si trova l’occhio dell’Inca, tutto è posizionato a favore del sorgere del sole. Un po’ titubanti abbiamo deciso comunque di salire fino in cima alle rovine, meno male perché lo spettacolo dall’alto è stato meraviglioso. Si torna in albergo perché domani ci si alza all’alba, ci siamo
07/11/2011
La sveglia oggi è ancora più presto del solito, alle 4.30, abbiamo un appuntamento importante perché dobbiamo prendere un treno e non è un treno qualunque, è quello che ci porterà ai piedi di Machu Picchu, una delle meraviglie del mondo, siamo tutti assonnati ma eccitatissimi. Saliamo sul treno della Perurail, un treno molto confortevole. Ci accomodiamo e il treno parte in perfetto orario, alle 06.00 in punto. Il viaggio dura 4 ore e ci porterà in un altro mondo attraverso la Valle Urubamba, sacra agli Inca. Mi sentivo Alice nel paese delle meraviglie, siamo passati dal clima delle Ande alla foresta pluviale. Passiamo accanto all’inizio del percorso chiamato “La via degli Inca”, è il percorso che gli Inca facevano a piedi per raggiungere Machu Picchu, è un viaggio di quattro giorni immersi nelle Ande, tra rovine e paesaggi mozzafiato. Si può decidere di affrontare questa camminata sempre però accompagnati da esperti in due modi: o si possono pagare i “Caricatori” uomini che conoscono quelle montagne come le loro tasche e che portano tende e viveri, scarichi loro fanno quel percorso in sole quattro ore! Oppure si può decidere di richiedere una guida, in quel caso però ci si deve portare tutto l’occorrente da sé, deve essere un’esperienza massacrante ma davvero unica. Immersi nella foresta tropicale giungiamo alla stazione di Machu Picchu. Da qui prendiamo il pullman, questo significa affrontare una strada sterrata piena di tornanti in bilico su di un dirupo, tant’è che dal finestrino del pullman vedevo il treno sotto di noi… Dopo quest’avventura arriviamo all’entrata del parco, gambe in spalla e si sale a piedi per una mezz’ora su di un sentiero stretto e pieno di ciottoli, poi senza che ce ne accorgessimo alziamo la testa dal sentiero ed eccola!!!! In tutta la sua magnificenza l’antica città di Machu Picchu, siamo talmente sbalorditi che rimaniamo a bocca aperta, è ancora più grande di quello che ci aspettavamo ed è affascinante, il paesaggio intorno è surreale tutte queste montagne che proteggono la città che si trova sulla cima della Machu Picchu ovvero montagna vecchia e ai piedi della Huayana Picchu che significa montagna giovane e abbracciata dai fiumi Urubamba e Vilcanota. Iniziamo il tour delle rovine, questa città era davvero immensa e in una posizione davvero difficile da raggiungere, è stata scoperta dall’antropologo americano Bingham nel 1911 (anche se si dice che un peruviano l’abbia scoperta prima di lui ma che Bingham abbia cancellato quasi tutte le prove) quindi abbiamo anche avuto la fortuna di festeggiare il 100esimo anniversario della scoperta della città e il timbro sul nostro passaporto ne è la prova!
08/11/2011
Oggi sarà una giornata molto più soft, infatti faremo un giro per la città di Cuzco, andremo a visitare le Chiese, la Plaza de Armas, la cattedrale di Koricancha ed infine le rovine dell’anfiteatro di Kenko, Puka Pukara la fortezza rossa, Tambomachay chiamato anche “bagno dell’Inca” ed infine “Sacsayhuaman” la fortezza che difendeva Cuzco.
09/11/2011
E così il nostro viaggio alla scoperta del Perù è arrivato alla fine, oggi si parte, non torniamo a casa è vero, ma lasciare questo paese è più difficile di quanto potessimo immaginare, è un paese sorprendente dove anche le persone più sfortunate camminano sempre a testa alta, è un paese che si ama, ama la sua storia e le sue tradizioni, non disdegna la modernità e il progresso ma non vuole dimenticare da dove viene. Si parte verso l’aeroporto di Cuzco, lì prenderemo l’aereo che ci porterà a Lima per poi prendere quello alla volta di Quito in Ecuador “La Mitad del Mundo”. Verso le 15.30 arriviamo a Quito. La nostra guida è già lì che ci aspetta per accompagnarci in albergo, per oggi ci lasciano un po’ di tregua e abbiamo qualche ora ti tempo libero. Attraversando la città verso l’hotel notiamo subito quante differenze ci siano tra il Perù e l’Ecuador.
10/11/2011
Oggi faremo il giro della città, Quito è la seconda capitale più alta del mondo dopo La Paz in Bolivia, è nascosta nella cordigliera delle Ande a 2.800 m slm. E’ completamente circondata da vulcani. La visita inizia dalla zona residenziale più moderna situata a nord, fino ad entrare nel quartiere coloniale detto anche “Vecchio Quito”. Notiamo con dispiacere che la città è molto differente da Lima, qui sono molto più “occidentalizzati” della loro antica storia è rimasto poco, loro stessi non ricordano quasi più nulla del loro passato Inca… Abbiamo visitato la Piazza dell’Indipendenza, la Cattedrale, l’Arcivescovato, la Chiesa della compagnia di Gesù e la Chiesa di San Francesco; veri e propri monumenti che rilevano la grandezza del popolo meticcio, infatti la popolazione è suddivisa per la percentuale maggiore in meticci (cioè l’incrocio tra i nativi dell’Ecuador e gli spagnoli), poi gli indigeni ed infine i neri. Dopo un delizioso pranzo, dedichiamo il pomeriggio alla visita del monumento alla “Mitad del Mundo”, siamo emozionatissimi andremo a vedere dove si trova la linea dell’equatore. A circa mezz’ora di macchina dal centro città eccoci arrivati, il monumento si trova all’interno di un vero e proprio paesino. Il monumento era molto più piccolo in origine poi hanno deciso di ingrandirlo. La linea dell’equatore è disegnata di giallo con una enorme “E” e a cavallo di questa linea vediamo un cartello dove c’è scritto:
EQUATOR LATITUDE: 0°-0’-0” LONG. OCC.:78°-27’-8” E’ stato davvero emozionante, era una cosa così strana, il pensiero di poter mettere il piede destro in un emisfero e il piede sinistro nell’altro, sapere che di notte, se il cielo è sereno, si può vedere sia la Croce del Sud che la Stella Polare allo stesso tempo. Ci sono molti paesi che vengono attraversati dall’equatore e ci siamo chiesti come mai proprio l’Equador sia stato scelto per portare il nome di Metà del Mondo e la guida ci ha spiegato che il motivo è perché l’Equador è l’unico paese ad essere attraversato orizzontalmente dall’equatore e verticalmente da una catena montuosa ovvero la Cordigliera delle Ande. L’Ecuador è diviso in tre grandi zone: la costa, la sierra (le Ande) e la giungla. Si torna in albergo, cena e poi di corsa a dormire, domani si comincia il vero tour e la sveglia è alle 5.00!
11/11/2011
Purtroppo il tempo ci è avverso, partiamo che è molto nuvoloso e dobbiamo andare alla Riserva ecologica dell’Antisana il quarto vulcano più alto dell’Ecuador, è alto 5.753 m. La riserva è immensa sono 120.000 ettari che vanno dall’altezza dell’omonimo vulcano fino ai 1.400 m dove si trovano già i boschi tropicali. La riserva oltre ad essere una zona protetta è praticamente disabitato ed è dimora di numerose specie di uccelli tra cui il condor. L’Ecuador è sede di una notevole biodiversità, grazie al quale fa parte dei cosiddetti “Paesi megadiversi”, infatti ha la più grande concentrazione di biodiversità per km2. Per raggiungerla è stata davvero un’impresa, attraverso strade sterrate e dissestate piene di fango, passando su di una cava scavata in un fiume di lava lasciata dall’ultima eruzione del vulcano insomma davvero un viaggio avventuroso! Qui, sotto la pioggia, abbiamo affrontato una passeggiata sulla cresta di una montagna accanto alla laguna “La mica” sul percorso chiamato “Micaloma” a 4.200 m, è stato piuttosto difficile perché c’era vento e ovviamente il fatto che piovesse non rendeva le cose facili, però la sensazione di pace che ci ha dato quell’ora e mezza di trekking è stata meravigliosa, eravamo solo noi due in tutta la riserva, la guida ci aspettava con la macchina alla fine del percorso, i falchetti che fluttuavano nell’aria sopra di noi… Purtroppo però l’Antisana non voleva proprio farsi ammirare, attraverso le nuvole si riusciva ad intravedere solo la sua base ricoperta di neve, vederlo per intero sarebbe stata una grandissima emozione, ma purtroppo il tempo in Ecuador è così, un attimo prima c’è il sole e un attimo dopo diluvia…Ce l’abbiamo fatta, siamo arrivati alla fine del percorso. Saliti in macchina ci asciughiamo come meglio possiamo e si parte in direzione di Lasso, ci vorranno circa 4 ore di viaggio, qui alloggeremo nell’hacienda Cienega ai piedi del vulcano Cotopaxi (con i suoi 5.872 m il secondo vulcano più alto dell’Ecuador). E’ una delle più antiche fattorie del paese risale al 1580 è costruita in pietra dura e i suoi muri sono spessi 2 m, per entrare si attraversa un viale di eucalipti secolari e passato il cancello si possono ammirare i fantastici giardini. Purtroppo abbiamo aspettato fino all’ultimo per vedere se le nuvole ci avrebbero permesso di vedere il Cotopaxi ma purtroppo il tempo non è stato dalla nostra parte.
12/11/2011
Sveglia alle 5.30, anche oggi ci aspetta un lungo viaggio, diamo un ultimo sguardo al maestoso vulcano per vedere se il tempo ci permette di vederlo ma niente, se ne vede solo qualche centinaio di metri in più che rispetto a tutta la sua altezza non è niente, a malincuore lasciamo la hacienda, siamo un po’ delusi, non siamo riusciti a vedere due dei maggiori vulcani e con il tempo che non promette bene siamo un po’ demoralizzati. La prima tappa di oggi è Zumbahua, un piccolo villaggio dove si tiene il più famoso mercato dell’Ecuador, soprattutto quello degli animali del sabato mattina. Dopo un giro per il mercato si parte alla volta di Quilotoa. Quilotoa è un lago formatosi all’interno del cratere di un vulcano attivo, è una distesa d’acqua verde smeraldo larga 2 km, il paesaggio è stupendo, decidiamo così di fare una bella passeggiata di circa un’ora e mezza sul bordo del cratere, così facendo ci accorgiamo che sulle pareti del vulcano ci sono case abitate da comunità agricole. Ah, ovviamente siamo a 3.800 m…Dopo pranzo scendiamo un po’ e imbocchiamo l’Avenida dei Vulcani (la via dei vulcani), ma siamo ancora sfortunati con il tempo e di vulcani non ne vediamo nemmeno uno….dobbiamo arrivare a Riobamba. Durante il viaggio anche se per nostra sfortuna non si vedono i vulcani notiamo una cosa sulle montagne che ci circondano, sono tutte coltivate, anche in punti dove le pendenze a noi renderebbero difficile reggerci in piedi, i contadini del luogo li coltivano a mano! Arrivano proprio fin dove iniziano le rocce della cresta delle montagne. Straordinario! Nella visione totale che abbiamo di questi paesaggi sembra di guardare degli enormi patchwork fatti di mille tonalità di verde e di marrone, fino ad arrivare quasi al nero della terra nuda. Arrivati a Riobamba si mangia e poi a nanna, anche domani sveglia prestissimo!
13/11/2011
Sono le 6.00 uscendo dalla città per imboccare la Panamericana riceviamo una sveglia che sarà difficile da dimenticare, davanti a noi eccolo il Chimborazo! Con i suoi 6.310 m è la vetta più alta delle Ande Ecuadoriane da lui nascono gli affluenti del fiume Guayas e del Rio delle Amazzoni. Scendiamo per fare delle foto e guardandoci intorno vediamo che siamo circondati, vediamo 4 vulcani in una volta sola! Il Chimborazo, il Carivairazo, il Tungurahua e l’Altar, sono tutti intorno a noi è una panorama splendido e lentamente il sole inizia a illuminare il Chimborazo, è una meraviglia! Con dispiacere, dato che finalmente riusciamo a vedere i vulcani, dobbiamo ripartire. Passeremo a visitare la chiesa di Balbanera, la prima costruita in territorio ecuadoriano durante il periodo della colonizzazione. E’ una chiesetta molto piccola e semplice che abbiamo potuto vedere solo all’esterno. Dopo questa breve sosta partiamo di nuovo per Alausi, ci aspetta il treno delle Ande.
Arriviamo alla stazione, la partenza del treno è un vero e proprio avvenimento nel piccolo paese. A bordo scopriamo un treno accogliente tutto in legno e decisamente confortevole, partiamo e capiamo che non è un viaggio proprio “normale”, le rotaie del treno sono costruite su pendenze davvero paurose, bastava affacciarsi dal finestrino per vedere la valle a strapiombo sotto di noi, sembrava di stare sospesi nel vuoto. Anche qui come in Perù il treno, per sopperire alle forti pendenze, deve affrontare un zig zag, ovvero un cambio di pendenze, la motrice infatti per un certo tratto traina come è normale che sia, arrivati al punto del cambio pendenza e dopo che i macchinisti hanno mosso i binari la motrice va in retro per poi, una volta scesi di “un piano”, ricominciare a trainare come se niente fosse. Per costruire questa linea ferroviaria morirono molti uomini, sia per il duro lavoro sia per i rischi che correvano dato le condizioni in cui si trovavano. Dopo due ore di viaggio giungiamo a Sibambe, il capolinea. Da qui possiamo ammirare la montagna dov’è costruita la ferrovia detta “Nariz del diablo” chiamata così per tutte le vittime dovute alla costruzione della ferrovia. Dopo pranzo si riparte, ci aspettano le rovine di Ingapirca. Queste rovine si trovano a 3.100 m d’altitudine, sono il più importante sito archeologico precolombiano del paese, risale al XV secolo, sotto il regno dell’imperatore Huayna Capac.
Dopo la visita delle rovine partiamo per Cuenca.
14/11/2011
Oggi visiteremo la città di Cuenca. E’una città molto bella, ordinata non troppo caotica, insomma a misura di uomo. Qui abbiamo visitato la Cattedrale, la chiesa del Carmen, il convento ed infine il museo delle culture aborigene. Dopo pranzo si parte per Guayaquil. Iniziamo a scendere e notiamo il paesaggio cambiare, dalle steppe delle Ande iniziamo a vedere piante altissime con foglie enormi…è la giungla. Passiamo attraverso le nuvole, non si vede niente! La nebbia della Val Padana non è niente a confronto! Continuando a scendere ne usciamo, sembra davvero un altro mondo, stiamo davvero attraversando una parte della foresta amazzonica non ci credo! Arriviamo al livello del mare, che strano dopo tanti giorni essere così in basso! Attraversiamo piantagioni di cacao, l’Ecuador è il maggior esportatore di cacao del mondo, subito dopo piantagioni di the e di banani, un paesaggio diversissimo da quello a cui eravamo abituati, km e km di pianure verdeggianti…. Come arriviamo a Guayaquil ci accorgiamo subito di essere sul livello del mare vicino ad un fiume, l’umidità è alle stelle, iniziamo a sudare e a soffrire il caldo da subito. Ci infiliamo in albergo, dobbiamo abituarci alla temperatura!
15/11/2011
Oggi ci aspetta la visita della città, la sveglia fortunatamente è ad un orario normale alle 7.30! Uscendo dall’albergo visitiamo subito il “Parco delle iguana” questo nome è stato dato perché sugli alberi non vivono solo i piccioni e altri volatili come succede da noi ma ci sono centinaia di iguana che si riposano per poi, durante la giornata, scendere per mangiare o prendere il sole. Abbiamo visitato il centro amministrativo dove la maggior parte dell’architettura è di fattura italiana, c’è addirittura una parte del comune che sembra la Galleria di Milano. Guayaquil è una città molto moderna, piena di grattaceli e di strade a otto corsie non ha più niente di storico, questo perché molti anni fa quando la città era interamente costituita di case in stile coloniale fatte di legno a seguito di un grande incendio tutto venne distrutto e ricostruito in modo moderno, così ora solo un piccolo quartiere (quello degli artisti, pieno di gallerie d’arte) ricorda com’era lo stile originario della città. Siamo saliti sulla collina di sant’Anna, una collina che in passato era una zona degradata dove vi era molta delinquenza ma, dopo un accordo, il comune e i cittadini del quartiere sono riusciti a renderla una delle zone più caratteristiche della città. Siamo saliti fino a raggiungere il faro e da lì abbiamo potuto avere una visuale dall’alto della città ed è veramente immensa. Avevamo il pomeriggio libero e siamo andati a visitare il favoloso giardino botanico sul Malecon lungo il fiume Guayas. E così finisce il nostro viaggio nella Mitad del Mundo, o per lo meno la parte continentale… domani si parte per le Galàpagos!
16/11/2011
Ci dirigiamo verso l’aeroporto di Guayaquil, oggi partiamo per il mito… le Galàpagos! Dopo tre ore di viaggio atterriamo all’aeroporto di Baltra, questo piccolissimo aeroporto è l’unica cosa che vi è sull’isola ed in principio era un aeroporto militare. E’ fantastico, finalmente ci siamo, siamo su uno dei più bei paradisi naturalistici del mondo, non vediamo l’ora di scoprire queste isole, siamo emozionatissimi! Fuori dall’aeroporto ci aspetta un pullman che ci porterà al porto dove, con le valigie sul tetto, una chiatta attraverserà lo stretto e ci porterà all’isola di Santa Cruz. Il mare che ci si presenta di fronte è paradisiaco, un azzurro e un verde che fanno a pugni con il nero delle rocce…continuiamo a guardarci e a dirci: “Ci siamo! Siamo alle Galàpagos!”. Dall’altra parte dello stretto un pick-up ci aspetta per portarci al lodge. Sfrecciamo su di una strada senza fine che sparisce all’orizzonte, alla radio una serie di canzoni reggae ci accompagna, ci guardiamo in giro come se fossimo su un altro pianeta e in un certo senso lo siamo, guardo tutt’intorno cercando di non perdere niente, nemmeno il più piccolo dettaglio e mentre raggiungiamo i primi centri abitati vedo qualcosa in un prato…sì sembra proprio una tartaruga gigante. Arriviamo a Puerto Ayora, l’albergo è bellissimo nascosto tra le mangrovie. Notiamo con piacere che non ci sono solo umani in questo albergo ma anche iguana marine e due simpatici leoni di mare che prendono il sole. Si pranza. Nel pomeriggio andiamo a vedere El Garrapatero, una spiaggia favolosa, peccato che ci sia troppo vento per fare snorkeling e fa un po’ troppo freddo, così rimaniamo lì ad ammirare il paesaggio con solo i suoni della natura incontaminata che ci circonda, dal volo dei pellicani impegnati nella pesca, è fantastico….dopo questo momento di puro relax e dopo tutte le informazioni che la nostra guida, un biologo della riserva, ci fornisce su ogni uccellino, su ogni pianta, su ogni lucertola che vediamo, torniamo in albergo. Domani ci aspetta un bel giro!
17/11/2011
Oggi iniziamo la giornata prima con un leone marino davanti alla camera poi, dopo un’abbondantissima colazione, andiamo a visitare i Crateri Gemelli. Inizialmente si pensava fossero due crateri, cosa probabile visto che le isole sono completamente vulcaniche, ma in seguito si accertò che sono due collassamenti della crosta terrestre. Sotto quella parte di suolo anni fa scorreva un fiume di lava che ha scavato la roccia dove, una volta raffreddatosi, la terra è crollata. Per raggiungerli attraversiamo una foresta di Scalesia pianta endemica dell’isola. Ora dobbiamo andare a vedere loro, le testuggini giganti! Non aspettavo altro che poterle vedere dal vivo, le ho sempre viste nei documentari, ed ora finalmente ho la possibilità di vederle in carne e “carapace”! Eccole, sono tantissime e sono davvero enormi! Siamo circondati ce ne sono ovunque, una che prende il sole, un’altra che passeggia, un intero gruppo che sguazza in una pozza di fango, che spettacolo sono, non possiamo avvicinarci più di due metri, qui ci sono regole ferree su come bisogna rapportarsi con gli animali delle isole.
Nelle Galàpagos vi erano 40 specie diverse di specie di testuggini giganti ma all’epoca dei bucanieri questi approdavano sulle isole e catturavano le tartarughe per portarle a bordo delle navi in modo da avere sempre carne fresca, infatti le tartarughe possono resistere mesi senza né mangiare né bere. Questa razzia a portato all’estinzione totale di molte specie sulla maggior parte delle isole dell’arcipelago, infatti ora le specie rimaste sono solo 11 e quando il solitario George, simbolo del parco nazionale, non ci sarà più diventeranno 10 perché lui è l’ultimo della sua specie. Dopo questa gita tra le testuggini siamo andati verso il Tunnel di lava. Questa tunnel è lungo 450 m ed è un tunnel che la lava scavò durante un’eruzione, non lo visiteremo tutto, perché molti punti sono ancora da percorrere in ginocchio e con le torce. Tornati in albergo pranziamo e partiamo con la barca per l’isola di Floreana. Dopo due ore eccoci sull’isola, passando attraverso il covo chiamato “Luz del Dia”. L’isola è abitata da pochissimi fortunati. Il nostro lodge è in una posizione splendida, piccoli bungalow affacciati sull’oceano, appoggiamo le nostre cose e corriamo a fare snorkeling. E’ stata un’esperienza spettacolare, mentre eravamo in acqua abbiamo visto squali e tartarughe marine enormi, tutto ad un tratto ecco che arrivano i leoni marini a nuotare insieme a noi, ci girano intorno, saltano fuori dall’acqua, vogliono giocare, vorrei accarezzarle ma non posso, devo rispettare le regole che ci sono su queste isole, servono a preservare l’ambiente così com’è… perfetto.
Finita quest’avventura usciamo dall’acqua che siamo eccitatissimi, poter nuotare con queste favolose creature nel loro ambiente, dove vivono libere è qualcosa di davvero meraviglioso. Andiamo a cena in un ristorante molto casereccio e accogliente che c’è sull’isola e poi dopo un ultimo sguardo all’oceano andiamo a dormire nella nostra casetta di legno.
18/11/2011
Oggi visiteremo l’entroterra di Floreana. Siamo andati a visitare l’Asilo della Pace, dove si trova la fonte d’acqua dolce che fu attrattiva per i pirati, i balenieri ed infine per i primi abitanti dell’isola, poi siamo andati a visitare il covo dei bucanieri, vere e proprie stanze scavate nella roccia vulcanica. Dopo questa gita tra le alture torniamo al porto e riprendiamo la barca, dobbiamo andare a Isabela. Due ore dopo arriviamo sull’isola, è splendida. Arriviamo in una laguna che racchiude il porto, il mare è cristallino, le barche-taxi sembrano fluttuare, non si distingue la profondità, ad un certo punto nell’acqua vediamo un’enorme macchia nera, più in là un’altra e poi un’altra ancora, sono razze saranno almeno un paio di metri di larghezza ed è come se volassero nell’acqua, sono meravigliose. Andiamo in albergo per lasciare le valigie e pranzare, pomeriggio ci aspetta una bella nuotata! Prendiamo l’attrezzatura da snorkeling e andiamo in una delle innumerevoli lagune che ci sono intorno al porto. Appena ci tuffiamo ci rendiamo conto di essere in un paradiso, è pieno di pesci dai mille colori, ci passa davanti un banco di pesci gialli con la pinna blu grandi come un pallone da rugby! Vediamo stelle marine blu elettrico, pesci palla, squali, e poi ad un certo punto due tartarughe di almeno due metri che si fanno pulire il collo da dei pesciolini, andando avanti ci accorgiamo che le tartarughe non erano solo due ma almeno una quindicina! L’emozione è indescrivibile…. Dopo questa nuotata con le tartarughe abbiamo provato a buttarci con le razze ma l’acqua era un po’ torbida e si vedevano meglio dalla barca. Allora siamo andati a spasso con la nostra barchetta e abbiamo visto i pinguini, le sule dalle zampe azzurre e le fregate. Dopo di che siamo sbarcati a Las Tintoretas per camminare tra la lava vulcanica e le iguana marine.
Ritorniamo al lodge e ceniamo.
19/11/2011
Dopo 10 minuti di viaggio ci troviamo già fuori dal paese, tra bellissime spiagge bianche. La strada si snoda tra la fitta vegetazione e scorci sul mare. Andremo a visitare il “muro delle lacrime” che fu costruito dagli ergastolani che vivevano sull’isola. Siamo andati a vedere i fenicotteri rosa e veri e propri angoli paradisiaci tra le mangrovie. Torniamo in albergo e riprendiamo la barca per ritornare a santa Cruz. Arrivati andiamo a visitare la stazione di Darwin, dove si conduce e promuove la ricerca scientifica delle Galàpagos. Qui si organizzano attività di educazione ambientale rivolte alle comunità locali, alle scuole e ai visitatori. Su queste isole l’amore per la natura è concreto, tangibile, si cerca di sistemare il più possibile quello che negli anni l’uomo ha distrutto e di salvaguardare quello che ancora vive.
Con quest’ultima tappa il nostro favoloso viaggio è giunto al termine, domani si parte per tornare nel nostro mondo, alla realtà, allo smog e alla confusione. Abbiamo avuto l’occasione di vedere tre luoghi completamente diversi l’uno dall’altro nonostante siano così vicini, ci hanno lasciato nel cuore emozioni diverse, ma comunque forti e indelebili, ci ha dato tanto molto più di quanto pensassimo. Di un’altra cosa siamo certi, non potevamo scegliere un viaggio migliore.