Nove piemontesi nelle Rhone-Alpes

Dopo la famosa spedizione a Palermo, riusciranno i nostri eroi a portare a termine un’altra affollata missione in Europa?
Scritto da: mque_mque
nove piemontesi nelle rhone-alpes
Partenza il: 01/11/2012
Ritorno il: 04/11/2012
Viaggiatori: 9
Spesa: 500 €
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Dopo l’esilarante esperienza dei 10 piemontesi a Palermo, il ponte del 1 novembre ci solletica: riusciremo a organizzare un’analoga affollata missione in qualche altro angolo d’Europa?

Detto, fatto: 9 partecipanti (solo 8 sono piemontesi per davvero, ma alla 9° vogliamo bene lo stesso). Che fanno giusto due auto al massimo della capacità, così si abbattono i costi. Ma la meta? Ah già, bisogna anche avere una meta… non ci sembrava così fondamentale, presi dall’entusiasmo della partenza! Serve una destinazione non troppo lontana da Torino, abbiamo 4 giorni ma non possiamo passarli tutti in autostrada (per quanto sarebbe certo un itinerario originale). E quindi Francia, ma dove? La Borgogna ci ispira un sacco, da un sacco di tempo, ma data un’occhiata alla cartina, ci sembra un po’ troppo in là.. e allora restiamo più in qua: Rhone-Alpes!

Lonely Planet e Routard prese in prestito in biblioteca, un paio di sere su internet e un pò di email con gli altri fabulous 8, e siamo d’accordo: Chambery, Annecy, Bourg-en-Bresse, Cluny, il basso Beaujolais e, sulla via del ritorno, il borgo medievale di Perouges. Pernottamenti spartani (insomma, basta che sia pulito… meglio risparmiare per un ulteriore viaggio tutti insieme, no?), e quindi ritorniamo nei nostri beneamati motel ETAP, che hanno camere con bagno da tre letti, e costano la stessa (modica) cifra indipendentemente dal numero di occupanti. Sono di solito in periferia, ma noi abbiamo l’auto, quindi non è un problema; prenotiamo ad Annecy, a Macon e a Villefranche-sur- Saone, i più comodi per il ns giro. Colazioni escluse, si va in boulangerie.. siamo o non siamo nella patria dei pain au chocolat?!

GIOVEDì 1 NOVEMBRE

Il mitico Gruppone Vacanze Piemonte si riunisce alle ore 11.00 al primo autogrill della Torino-Bardonecchia. Non siamo ancora partiti e già ci perdiamo in chiacchiere e caffè. Ma no, ecco che si va! In un’oretta siamo già oltre il Frejus (c’è un comodo biglietto A/R che vale 7 giorni), in Savoia. Prima tappa: Chambery. Parcheggiamo vicino alla stazione ferroviaria. Da dove iniziamo? Dalla storia della città? Dall’architettura sabauda? Chiese, castelli, fontane? Macchè, vista l’ora… si mangia! Ecco una trattoria che ispira: entriamo. Sale, salette, corridoi, scalini.. non si arriva mai… ma quanto è profonda questa costruzione? Finalmente la casa termina, e ci sediamo. Ovviamente dobbiamo assaggiare il gateau savoiardo, un primo test per vedere se possiamo reggere i menu tipici della Savoia: trattasi di una teglia di patate al forno con pancetta, affogate in un iceberg di formaggio fuso. Fantastico, delizioso.. ma una sola porzione sarebbe stata sufficiente per tutti noi 9. Senza contare la temperatura, la stessa della lava dell’Etna. Leggermente appesantiti, lungo belle vie acciottolate, palazzi antichi e un dedalo di affascinanti passaggi coperti e cortili, raggiungiamo il castello. La Sainte Chapelle purtroppo è visitabile solo partecipando al tour guidato dell’intero castello, e noi non abbiamo tempo a sufficienza; facciamo un pò di foto e visitiamo una mostra temporanea gratuita sulla storia della città, molto interessante. Sulla via del rientro, vediamo anche la famosa fontana con gli elefanti: un altro richiamo siciliano, dopo la teglia di lava dell’Etna.

Riprendiamo le auto in direzione dell’abbazia di Hautecombe, affacciata sul lago e giusto a metà strada verso Annecy, dove dormiremo stanotte. La strada corre lungo le colline che si affacciano sul lago, in mezzo a splendidi boschi… non fosse che in 9, tutti i momenti qualcuno deve fare pipì.. ma ci sono un sacco di alberi. Arriviamo finalmente a Hautecombe; volendo, c’è un battello che arriva da Aix-Les-Baines, ma la strada spettacolare che abbiamo fatto è davvero valsa la pena. Visitiamo l’abbazia con un tour audioguidato un pò prolisso, ma che non possiamo accelerare nè spegnere, perché le luci si accendono man mano che la descrizione prosegue.. mannaggia l’elettronica! L’abbazia ci piace moltissimo: gotica, è ricchissima di decorazioni e ospita un centinaio di defunti più o meno illustri, molti di stirpe reale. Senza parlare della deliziosa posizione dell’abbazia sul lago, in mezzo ai vigneti.. la location migliore per una foto ricordo è qualche centinaio di metri oltre il parcheggio dell’abbazia, lungo la strada per Annecy.

In un’oretta siamo ad Annecy; parcheggiamo in un silos in pieno centro e facciamo un primo giro esplorativo nel bellissimo centro storico, lungo le vie attorno al canale, che ora sono tutte illuminate… ed affollate di turisti! E’ pieno di svizzeri: il confine è poco distante e la vita qua è sensibilmente meno cara che in Svizzera. Vista la folla, decidiamo una prenotescion al volo per cenare in un locale che fa la raclette e ci ispira molto; in attesa dell’orario previsto, raggiungiamo il nostro ETAP per lasciare i bagagli, non senza difficoltà perchè Jean-Claude, il navigatore (cambia nome a seconda della destinazione, ovviamente), non sembra molto sicuro della strada, e la cartellonistica, che di solito è sempre precisa, stavolta non c’è: l’ETAP si sta trasformando in IBIS BUDGET, e i cartelli sono in aggiornamento. Prendiamo possesso delle ns tre camerette; io vinco il pernotto con L e K, due russatori seriali, ma tanto conoscendoli non parto mai …senza i tappi per le orecchie!

Ritorniamo in centro; come mio solito, metto male un piede e quasi mi slogo una caviglia.. la parte peggiore però è che finisco lunga distesa in una pozzanghera. Non ridete! Mi sono fatta male! Ceniamo assaggiando la raclette; il locale è molto caratteristico, ma certo per un paio di cucchiaiate di formaggio fuso servito con 4 patate bollite e un piattuzzo di affettati, il prezzo ci sembra decisamente.. svizzero! Senza contare il caldo soffocante: sarà per tenere in fusione il formaggio nei piatti? A me torna utile: mi asciugo subito, dopo la pozzanghera.

VENERDì 2 NOVEMBRE

Lasciato l’ETAP facciamo benzina al distributore del supermercato (è sempre lì il prezzo più conveniente, in Francia) e poi andiamo ad allietare la giornata alla panetteria-pasticceria poco oltre.. con quello che mangiamo, e vista la numerosità del gruppo, potrebbe quasi quasi già chiudere per il weekend! In un’oretta di autoroute siamo a Bourg en Bresse, capoluogo della Bresse, ça va sans dire… questa regione è famosa per il pollo della Bresse, una razza autoctona molto rinomata dal punto di vista gastronomico, per le case a graticcio e per il Monastero di Brou, il nostro vero obiettivo. Già che ci siamo, però, un’occhiata alla cittadina la diamo. Seguendo le indicazioni di Jean-Claude, parcheggiamo proprio accanto alla cattedrale, gotica, molto imponente per una torre campanaria che sovrasta il portale. L’interno non è nulla di speciale, ma l’abbiamo visto. Prendiamo un bel panino farcito in una boulangerie e mangiamo seduti in una piazzetta su cui si affacciano alcune case a graticcio; un’altra casa poco più in là, la più antica della città, è in legno splendidamente intarsiato. Sarà l’ora di chiusura dei negozi, sarà il giorno lavorativo, ma la città sembra abbastanza spopolata.

Nonostante qualche divergenza d’opinione tra Jean-Claude e la cartellonistica cittadina, arriviamo in pochi minuti a Brou, che un tempo era un villaggio separato mentre oramai è un quartiere periferico di Bourg en Bresse. Il monastero è spettacolare: enorme, in un ampio prato verde, i tetti di maioliche colorate e la pietra bianchissima dei muri che catturano la luce del sole, è davvero un capolavoro del gotico flambojant. Il complesso ospita tre chiostri uno più bello dell’altro, e le tombe di alcuni reali di Francia. Purtroppo la parte più ricca di decorazioni della chiesa, cioè il coro, è chiusa per restauri. Si visitano anche i locali che accoglievano i monaci, dove sono raccolte opere d’arte antica e moderna. Dopo un paio d’ore davvero ben spese, lasciamo Brou. Stanotte dormiremo a Macon, ma è presto, anche perchè Macon in sè non offre nulla di particolare. Decidiamo di fare un giro a zonzo a sud di Bourg en Bresse, nella zona delle Dombes: si tratta di un’area amplissima, un tempo paludosa, dove molti appezzamenti di terreno sono stati bonificati per la coltivazione, ma sono rimaste ampie aree umide molto interessanti dal punto di vista naturalistico. Percorriamo la RD1083 fino a Villars, e da lì riprendiamo la strada verso Macon. I panorami sono davvero belli, e nonostante che la stagione non sia più propizia, vediamo ancora moltissimi uccelli acquatici; chiudiamo in bellezza con un tramonto rosso sopra gli stagni.

Lasciati i bagagli al nostro solito Etap, entriamo in centro per cenare; lasciamo l’auto lungo il fiume, in un park gratuito lungo la Saona, e troviamo una brasserie molto ispirevole dove ceniamo bene, assaggiando un pò di tutto tra i grandi classici francesi. Fatte un paio di foto alla cattedrale illuminata e ad un’altra bellissima casa antica in legno intagliato, è davvero ora di andare a nanna.

SABATO 3 NOVEMBRE

Depredata l’ennesima boulagerie, si parte: direzione Cluny! Il paesaggio comincia a cambiare: colline verdi coperte di boschi o di vigneti prendono il posto della pianura lungo il fiume; castellucci e belle ville padronali settecentesche si intravedono tra gli alberi. Arriviamo a Cluny verso le 10, e c’è molto movimento… ci aspettavamo un posto turistico, ma così tante auto… Poi capiamo: c’è la fiera! Il centro è assediato di centinaia di bancarelle di ogni tipo, e in una piazza periferica ci sono anche gli animali: splendidi cavalli da tiro, enormi vitelloni dalla testa ricciolina, pecore con gli agnelli.. le foto si moltiplicano! Fendendo la folla riusciamo finalmente a capire da dove si passi per entrare a visitare il complesso monastico. Scendiamo lungo una scalinata verso un’area che corrisponde alla pianta originaria della cattedrale, di cui rimane oggi solo uno dei due transetti.. il solo transetto superstite è grande come un’intera cattedrale! La chiesa originale, la più grande della cristianità, doveva sembrare una costruzione pazzesca, in mezzo al paesello di Cluny, e chiaramente aveva un impatto incredibile sui fedeli. All’inizio della visita viene proiettato un filmato 3D molto coinvolgente che fa visitare a volo d’uccello l’interno della cattedrale così com’era.. davvero bello, e molto più significativo di tante parole. Visitiamo poi ciò che resta della chiesa, i locali del monastero, il parco e il bellissimo granaio con la volta a carena di nave. Cluny ci ha entusiasmato davvero.

Riprendiamo l’auto e decidiamo per una visita al vicino castello di Cormatin, famoso per i suoi giardini. In attesa di entrare, mangiamo in una creperie proprio davanti al castello; le crepes sono buone, ma gli anziani gestori sono davvero singolari: lui puzza d’aglio in una maniera terrificante (non osiamo nemmeno chiedere una bottiglia d’acqua in più, nel timore che ce la porti lui), mentre lei sembra uscita dalla fiaba di Hansel e Gretel (dove ovviamente faceva la strega, con tanto di lunga treccia di capelli bianchi). Entriamo a Cormatin; per l’interno c’è obbligatoriamente una visita guidata, noi preferiamo dedicarci al parco, che è molto bello. C’è anche il labirinto, dove facciamo gli scemi per una mezz’oretta, e un’area di bossi potati a forma di animali, davvero divertenti. Peccato il tempo nuvoloso. Rientriamo verso Villefranche sur Saone, dove dormiremo stasera, attraverso le colline che portano nel Beaujolais: tantissimi boschi e prati verdi dove pascolano le mucche, davvero un bel panorama. Arrivati a Beaujeu, compaiono finalmente dei vigneti. Ci chiedevamo oramai come facessero il vino, con tutte quelle colline erbose. Non possiamo ovviamente esimerci da una tappa ad una Cave cooperative, per qualche degustazione e un pò di acquisti. La cave è ospitata in una cantina sotterranea dalla volta in pietra a vista davvero bella; a parte ciò, è possibile assaggiare solo a pagamento (!!??!!) e nonostante tutto il vino acquistato non ci scontano nemmeno un centesimo. Vive la France.

A Villefranche come al solito lasciamo i bagagli al motel e andiamo verso il centro per la cena. Parcheggiare si rivela un’impresa, è sabato sera e nonostante stia piovigginando in centro c’è molta gente. Vediamo una brasserie-birrificio che ci ispira fiducia, è in una bellissima casa cinquecentesca con una scala a chiocciola ospitata in una torretta esterna, davvero particolare. La proprietaria subito si spaventa per la richiesta di 9 posti a sedere… poi dopo un rapido riassortimento di persone e tavoli, ci piazza.. in pratica, una mezza sala di gente ha cambiato tavolo per far sedere noi. Mangiamo un ottimo antipasto misto che più misto non si può (dai gamberi al fois gras) e poi una sontuosa bistecca (per A: una bella cofana di cozze.. d’altronde, A è riuscito a mangiare le cozze persino a Budapest, a migliaia di km dal mare cozzifero più vicino), il tutto innaffiato da alcune birre locali più che discrete. Sotto la pioggerellina, rientriamo verso il ns Etap. Essendo tutti assolutamente uguali, ogni volta sembra di ritornare a casa.

DOMENICA 4 NOVEMBRE

Dopo una balda colazione presso l’unica boulangerie che troviamo aperta in tutto il circondario (un pò squalliduccio, è un’area semi-industriale.. ma i croissants sono ottimi) annaffiata dal succo di frutta acquistato nel contiguo supermercato, decidiamo di fare una puntata al castello di Flecheres, poco fuori Villefranche; è in qualche modo “gemellato” con quello di Cormatin, e dal depliant sembra bello. Arriviamo in pochi minuti; è ancora chiuso, e aspettiamo nel bellissimo viale di platani centenari, finchè si apre una porticina e ci fanno entrare. La visita è solo guidata, ma siamo talmente numerosi che.. il gruppo può partire subito! I vantaggi del Gruppone Piemonte.

La visita è solo in francese; malauguratamente, diamo ad intendere che la cosa non sia un problema perchè il francese suppergiù lo capiamo. Preso dall’entusiasmo, il signore che ci fa da guida si lancia in una prolissa descrizione di ogni dettaglio architettonico della facciata e di ogni rapporto di parentela di ciascun proprietario del castello.. dopo quasi 20 minuti nel cortile del castello, a valutare le differenze tra le sagome dei comignoli, la situazione diventa talmente comica che I e B scoppiano in una ridarola incontrollabile! E noi a cercare di guardarle con disapprovazione, e a fare i seri per non mancare di rispetto alla povera guida… Per fortuna lui nel frattempo ha davvero esaurito tutti i dettagli, e ci porta all’interno dove (alleluia!) tace, e ci presta una traduzione in italiano della descrizione di ciascuna stanza. A viene nominato volontario per la lettura, e possiamo goderci gli interni, molto interessanti perché Flecheres era proprietà di un nobile protestante e pertanto nel ‘700 ospitava una sorta di chiesa clandestina, dove i protestanti della zona si riunivano per i propri riti. Visitiamo anche le cantine e le cucine, e poi i giardini, anch’essi graziosi.

Salutiamo la valle della Saona, è ora di riprendere la via di casa; da Villefranche in un’oretta siamo al borgo medievale di Perouges, uno dei più bei borghi di Francia, ultima nostra tappa. Peccato che piova.. ci era andata fin troppo bene, finora. Lasciamo le auto in uno dei mille parcheggi a pagamento che circondano il villaggio.. ci pare di capire che sia un immenso ‘turistificio’, in estate. Oggi di sicuro non ci pesteremo i piedi. Il villaggio è magnificamente ben conservato, contornato ancora da tutte le mura, con una cattedrale fortificata, un paio di piazze e tante case in pietra a vista, una più bella dell’altra. Gironzoliamo un’oretta, e poi cerchiamo di mangiare qualcosa prima di ripartire, ma il periodo di bassissima stagione limita le nostre opzioni all’unica brasserie aperta, all’ingresso del villaggio. Vogliamo mangiare qualcosa di leggero, chessò un’insalata… tanto per non stare a stomaco vuoto.. le ultime parole famose: pierrade per tutti! E’ la carne cotta sulla piastra rovente direttamente in tavola; ottima davvero, ma puzzeremo di barbecue fino a casa, e poi certo leggeri non siamo stati.. E per giunta alcuni, di cui non faccio il nome, hanno anche preso il dolce! Massì, è vacanza.. guideremo piano. Tanto sta diluviando, andremo al massimo ai 50 all’ora. E sono già le 3 passate! Entriamo in autostrada subito dopo Perouges, e vista la noia della pioggia, chi non dorme ricorda i dettagli di questo bel tour in un angolo di Francia meno noto, ma come al solito godibilissimo, vista l’attenzione per i turisti e la possibilità di girare con una spesa contenuta. In circa tre ore e mezzo siamo a Torino. Poveri gli alessandrini, che come dice il nome devono ancora arrivare ad Alessandria, e super-povera S, che dopo Alessandria poi deve ancora arrivare a Genova! Gliel’avevamo detto, di diventare piemontese anche lei.. anche perché ci crea un problema per il titolo, nel resoconto di viaggio su TpC!



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