I Maya in HDR
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Quest’anno voglio approfondire una zona che tempo fa avevo giusto sfiorato, ovvero la Ruta Maya. Onnipresente sulle brochure dei maggiori tour operator, la classica vacanza messicana prevede un soggiorno al mare, tipicamente Playa del Carmen, escursioni ai siti Maya più blasonati (di solito Tulum e Chichen Itza) e infine, se si desidera vedere una città coloniale, un trasferimento a Merida. Anche io, quando anni fa avevo riservato allo Yucatan solo la parte finale di un lungo viaggio nelle regioni centromeridionali, non mi ero molto discostato da questo copione. Ma la penisola dello Yucatan offre di più: siti Maya sperduti all’interno di remote riserve naturalistiche, meravigliose città coloniali patrimonio dell’UNESCO e le tradizioni popolari dei lontani villaggi. Basta dunque con i Maya in versione Bignami, quest’anno noleggiamo un furgone e con molta calma (un mese) circumnavigheremo in senso antiorario tutta la penisola, attraverso gli stati di Yucatan, Campeche e Quintana Roo.
High Definition Range
Chiunque abbia visitato un sito Maya, prima o poi si sarà domandato come erano queste rovine ai tempi del loro massimo splendore. Ma soprattutto, che effetto facevano dipinte con gli ipersaturi colori tipici del Messico? Oggi purtroppo possiamo usare solo l’immaginazione, ben poca vernice è rimasta sulle pietre sbiancate dei maestosi edifici.
Ecco dunque da dove viene l’idea del titolo di questo racconto di viaggio: voglio provare a ridare il colore o quantomeno appagare gli occhi dell’osservatore, usando una tecnica fotografica chiamata HDR (High Definition Range). Si tratta in poche parole di fare più scatti dello stesso soggetto, con differenti valori di esposizione e poi al computer fonderli in un’unica foto ottenendo una gamma cromatica molto più ampia. Preparatevi dunque ad essere abbagliati dai colori delle prossime foto, poiché probabilmente sono solo un lontano barlume dell’effetto che potevano dare dal vivo ai nostri tris-tris…tris-nonni (all’incirca una ventina di tris).
Se volete vedere il risultato:
Http://www.andataritorno.com/Default.aspx/messico-yucatan
Il sorprendente nord
Dopo aver ritirato la nostra camioneta (furgone) a Cancun e aver versato la prima morbida (tangente alla polizia) dopo soli 500 metri, ci dirigiamo verso Valladolid.
La Aurora Hotel Colonial, gestito da una cordiale famiglia messicana, è in pieno centro storico e per un ottimo prezzo ha anche la piscina all’interno del patio antico: vi garantisco che è l’ideale per rilassarsi dopo una giornata di disidratazione. Quando vi sarete riposati a sufficienza, per mangiare dirigetevi al rinomato El Meson del Marques e concludete con un gran finale a base di tequila y sangrita in un locale affacciato sullo zòcalo (la piazza principale di ogni paese messicano). La tranquilla città coloniale è un’ottima base di partenza per esplorare le mete nordiche della penisola, a partire dalla affollatissima Chichen Itzà. Dopo aver sgomitato tra bancarelle e turisti dirigetevi a Izamal, la graziosa cittadina conosciuta con il nome di Città Gialla (il motivo vi sarà chiaro non appena arriverete). Perdetevi tra le strette viuzze dove circolano placidamente le carrozze trainate dai cavalli e al termine salite sulla piramide Maya per godervi una vista d’insieme.
Non solo storia, lo Yucatan offre anche stupende escursioni naturalistiche (spesso le due cose coincidono): la riserva naturalistica di Rio Lagartos ospita molte specie di uccelli e soprattutto una larga colonia di fenicotteri rosa, il paradiso dei birdwatcher. Rientrando a sera tarda da Rio Lagartos, siamo stati attratti dalla confusione di una sagra paesana. Nello sperduto paesetto di Temozòn, tra grigliate, balli folkloristici e processioni religiose, in un clima gioviale i maschi del paese si divertivano a vestire il ruolo di improbabili toreros con risultati esilaranti. Non mi stancherò mai di dirlo, il Messico non è un posto da viaggi organizzati, ci si perde il meglio.
Il colorato ovest
Arrivati a Merida, ci prepariamo a svoltare a sinistra per proseguire lungo la costa occidentale. La capitale culturale della penisola, nonostante abbia grandi dimensioni, mantiene comunque la sua anima coloniale soprattutto nel meraviglioso centro storico. La popolazione è molto cordiale, sempre disposta a darvi informazioni… e consigli su dove andare a fare acquisti. In effetti mentre per tutto il viaggio sarete circondati da bancarelle con paccottiglia mayo-cinese, ricordatevi che è a Merida che le popolazioni locali fanno convergere il loro autentico artigianato. Appena fuori dalla zona turistica di Merida, l’Hotel del Peregrino permette di raggiungere lo zòcalo in pochi minuti di passeggiata. Le camere standard non sono dotate di finestra, ma d’altronde a Merida non ci si viene per stare in albergo (N.d.R. a meno che non decidiate di mangiare pelle di maiale fritta ricoperta di mosche al mercato di Merida, per poi passare il giorno seguente seduti sul gabinetto).
Tenendo la città come appoggio logistico, potrete visitare molte località fuori dalle classiche mete turistiche. Ad esempio potreste dedicare una giornata alla Ruta de los Conventos, un percorso che attraversando gli sperduti paesetti di Yotholin, Oxkutzcab, Tebabo, Chumayel, Mama e Tekit, vi farà conoscere numerosi conventi che sembrano essere stati sottratti ad uno spaghetti western. Se vi rimangono le forze, prima di rientrare a Merida fermatevi a Mayapan, è un sito Maya tanto ben conservato quanto sconosciuto, se siete fortunati lo visiterete in esclusiva solitudine.
Quando inevitabilmente deciderete di andare a Uxmal, ricordatevi che il sito archeologico è solo il primo di una lunga serie di rovine che si affacciano sulla cosiddetta Ruta Phuc. Kabah e soprattutto Labnà sono gioiellini da esplorare in solitaria circondati solo dai suoni della natura… beh diciamo che lasciatoci alle spalle Uxmal, fino al nostro ritorno sulla costa orientale siamo stati spesso gli unici contribuenti al mantenimento del patrimonio archeologico delle località che visitavamo.
A mio parere il vero gioiello coloniale della penisola è Campeche, la cittadina patrimonio dell’UNESCO ha subito un’evidente ristrutturazione generale. Poco trafficata, silenziosa, coloratissima, vi regalerà centinaia di fotografie caleidoscopiche. L’Hotel America Centro ha probabilmente la migliore posizione possibile, dall’esterno si presenta molto bene anche se poi le camere sono buie e anonime. Tutto sommato ci tornerei ancora, in camera tranne che per dormire non ci si va mai e stare a 30 secondi dallo zòcalo di Campeche è impagabile.
Se siete amanti della combinazione mortale di aglio e pesce, dovete assolutamente assaggiare la favolosa salsetta che viene regolarmente servita come antipasto a tutti i clienti del Restaurante Marganzo.
Il selvaggio sud
Ho perso il conto, ma spero non vi siate già stancati di visitare siti archeologici, perché adesso ne arriva una carrettata. I siti del sud sono tra i più inaccessibili e solitari che potrete visitare, Calakmul in testa: dopo 2 ore di guida in una strada piena di buche, franate e alberi riversi, potrete salire sulle piramidi più alte del Messico e godere da lassù la vista di una giungla che si estende a perdita d’occhio.
Se siete stanchi di martoriare la verniciatura del vostro veicolo, meritano e sono più accessibili i siti di Becan, Chicanna e Xpujil. Per dormire invece faccio fatica a dirvi cosa merita, vi posso consigliare di non fermarvi sulla strada principale, ma di fare una leggera deviazione a nord per arrivare a Zoh Laguna. Se riuscirete a non dare il colpo di grazia al semiasse della vostra auto, il minuscolo paesetto di quattro anime ha qualche sobria pensioncina e la sera potrete mangiare cucina autentica… diciamo che più autentica di così proprio non è possibile.
Il rilassante est
Se non avete sfasciato l’automobile lungo le dissestate strade del sud, è arrivato il momento di godersi un po’ di mare. Mahahual è una paesetto turistico affacciato sul Banco Chinchorro: la famosa barriera corallina detiene due record, è la più grande del Messico e le immersioni sono le più care che abbia mai visto. Se non avete voglia di farvi dissanguare dalla lobby dei diving, potrete fare qualche immersione da riva oppure limitarvi semplicemente alla vita da spiaggia e a grandi mangiate di pesce. La Posada Pachamama è ben tenuta e arredata con gusto (gestione italiana). La ricorderemo soprattutto per i pranzi di pesce alla spiaggia convenzionata, dovete assolutamente farvi un mero con ajillo.
Tutlum è un ottimo punto di partenza per visitare il sito di Cobà, il Gran Cenote e l’omonimo sito Maya, il più fotografato al mondo, sì avete capito, quello che si vede in tutte le cartoline. Per mangiare nella turistica Tulum vi do una chicca, ricordatevi Pescaderia El Camello: è un locale poco conosciuto tra i turisti, se ci passate davanti senza conoscerlo non lo considerereste nemmeno, sembra un’autofficina dove comanda il tetano. Ma tra i messicani è famosa per il pesce, la sua fama ci aveva preceduto a Mahahual.
Se avete aspettato fino adesso per farvi un’immersione in un cenote, allora è arrivato il momento. Lo Yucatan è attraversato da centinaia di fiumi sotterranei che durante le ere glaciali si sono prosciugati creando incredibili stalattiti e stalagmiti visibili oggi in immersione. Il Cenote Dos Ojos è un’ottima occasione sia per fare un’immersione subacquea, sia per coloro che vogliono rimanere in superficie e divertirsi facendo solo snorkeling.
Dopo una breve sosta a Playa del Carmen, giusto per farsi spennare un po’ ed osservare il boom edilizio che ha subìto da quando ci ero passato 13 anni prima, è arrivato il momento di fare vita da spiaggia prolungata. Isla Mujeres è stata la nostra scelta e c’è ben poco da raccontare, sabbia bianca, mare trasparente, colori e divertimento. Se non avete mai nuotato con il pesce più grande del pianeta, ogni mattina partono numerose escursioni per fare snorkeling assieme agli squali balena. Avendolo già incontrato un paio di volte in occasioni passate, io per questa volta passo, anche perché fa una certa impressione la mattina vedere questa flotta di imbarcazioni che si muove compatta verso il largo, zeppe di turisti smaniosi di palpeggiare il povero malcapitato. Per il soggiorno siamo stati all’Hotel Na Balam, sito sulla Playa Norte, la spiaggia più bella dell’isola.
Probabilmente in un viaggio come il nostro, all’arrivo o alla partenza dovrete soggiornare a Cancun, la metropoli messicana costruita a misura di gringo (nord americano). Devo dire però che la vita notturna l’ho trovata molto deludente, cioè mi aspettavo molto di più, ero preparato mentalmente a chissà quali trasgressioni. Invece è solo un grande centro commerciale frequentato da una clientela vistosamente sovrappeso, se volete chiasso e feste andate a Playa del Carmen. La spiaggia comunque è bellissima e noi, causa un uragano che imperversava sopra Miami, siamo stati costretti dalla compagnia aerea a passarci due giorni in più… ci sono posti peggiori dove essere “costretti” a soggiornare.