Imprevedibile Marrakech: 5 giorni nella città dove è impossibile annoiarsi
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1° GIORNO 06/05/2013
I giorni fortunatamente passano in fretta ed eccoci tutti e quattro in fila all’imbarco del volo che da Roma Ciampino ci porterà dritti a Marrakech. Pochi gli italiani, tantissimi i marocchini che rientrano in patria felici. Tre ore su un volo low-cost certo non sono poche considerata la scomodità dei sedili e l’aereo molto affollato ma, tra un pisolino e due chiacchiere, arriviamo a destinazione accolti dal caldissimo sole d’Africa. Dopo aver compilato il modulo di entrata in Marocco ci ritroviamo in fila per il controllo passaporti che tutto sommato scorre abbastanza velocemente. Di corsa cerchiamo l’uscita dell’aeroporto…non vediamo l’ora di arrivare in città! Al gate degli Arrivi il cartello con su scritto il mio nome ci fa riconoscere Mustafa, il gentilissimo ragazzo del Riad che ci è venuto a prendere per il transfert (20 euro in quattro) come pattuito via mail dall’Italia. Ed eccola qua Marrakech, la riconosci subito ma niente è come avresti immaginato. L’impatto con le prime strade della città è davvero forte. Odori e profumi si mescolano con disinvoltura lasciandoci in uno stato di confusione olfattiva mai sperimentato prima. Seguiamo Mustafa per i vicoli della Medina, strade strettissime: se allarghi le braccia riesci a toccare entrambi i muri che le circondano. I motorini spuntano da curve impossibili a velocità inaudite, i pedoni evitano lo scontro con non-chalance. Nel labirinto di stradine (il cosiddetto derb) compare all’improvviso un portone di ferro intarsiato: è l’entrata del Riad Hamdane & Spa, il riad prenotato dall’Italia che ci ospiterà per questi giorni marocchini (236 euro a coppia per 4 notti, colazione inclusa). L’ambiente è profumato, gli arredamenti molto curati, la ragazza che ci accoglie ha un bel sorriso amichevole: ci piace! Inutile a dirsi, in quattro e quattro otto ci troviamo seduti su un divanetto a bere il primo buonissimo the’ alla menta. Ci sistemiamo nelle nostre camere, una rinfrescata veloce ed è già ora di pranzo perciò accettiamo di seguire Mustafa in un ristorante da lui consigliato (Riad Omar Restaurant, menu’ a prezzo fisso 180 dh a persona). Il primo incontro con il cibo marocchino non è entusiasmante perciò mangiamo velocemente e ce ne andiamo sicuri di poter trovare di meglio. Nonostante la stanchezza del viaggio cominci a farsi sentire, decidiamo di fare una passeggiata per il centro della città. Raggiungiamo in pochi minuti Djema El-Fna e ce ne innamoriamo a prima vista. Anche se è primo pomeriggio e ci sono 40° all’ombra la piazza è affollata e magnetica come pochi posti visti prima. Ci addentriamo nel souk sul lato nord della piazza e veniamo a contatto per la prima volta con il modo di fare dei venditori locali. Sembra si rendano conto che siamo atterrati da poche ore, la sensazione che abbiamo è quella di esser visti come polli da spennare. Non è molto piacevole e decliniamo tutte le offerte a dare un’occhiata (il classico “Solo vedere, solo vedere!”). Un ragazzo marocchino che parla benissimo italiano si offre di farci da guida e, senza avere il tempo di decidere, ci ritroviamo a seguirlo nel labirinto di botteghe e negozietti. Il suo passo è troppo svelto e mi innervosisce così mi fermo e cerco di spiegargli che stavamo solo cercando di fare una passeggiata tranquilla e che il suo fare sbrigativo non mi piace. Non la prende benissimo così discutiamo un po’ e prendiamo un accordo: ci riporterà all’ingresso del souk (da soli ci avremmo messo forse tutto il pomeriggio!) solo dopo aver visitato l’erboristeria dove lavora “sua sorella”. Catapultati nel piccolo negozio di spezie e profumi ci sediamo e la giovane ragazza inizia a spiegare le miracolose proprietà dell’olio di argan, delle erbe, del muschio, delle polveri magiche che un po’ alla volta ci fa odorare. Il suo italiano è automatico ma perfetto, è molto competente e convincente così, superato l’attacco di risate isteriche che si è impossessato di noi per cinque imbarazzanti minuti, acquistiamo a buon prezzo olio di argan e polvere sbiancante per denti e riusciamo ad uscire. Il ragazzo che ci ha accompagnato vede che siamo usciti con degli acquisti e, sorridendo, entra a prendere la sua percentuale sulla vendita e ci riporta all’ingresso del souk, come da accordi. Capiamo che a Marrakech esiste una rete di PR che fa del disorientamento che coglie il visitatore appena arrivato una vera e propria fonte di guadagno. Un po’ spaesati ma sicuramente divertiti dagli avvenimenti appena trascorsi, ci prendiamo una buonissima spremuta di arancia in uno dei chioschi di Djema El-Fna e torniamo al riad per rilassarci e mettere insieme le prime impressioni sulla città. La sera torniamo in piazza per mangiare e quello che si era già manifestato come colpo di fulmine diventa presto amore alla follia. Ci rendiamo conto di trovarci in un luogo dove magia e vita quotidiana si intrecciano senza riserve, incuranti dello sguardo incantato del forestiero di turno. Tutto danza al ritmo dei tamburi gnaoua, il fumo dei bracieri ci avvolge distraendoci dal nostro semplice obiettivo: trovare un posto dove cenare. Tutti sembrano avere qualcosa da dirci, anche un semplice “Benvenuti!” è l’occasione per elargire sorrisi e consigli sul posto dove fermarsi a mangiare. L’atmosfera è talmente surreale da lasciarci senza parole così alla fine ci lasciamo guidare dall’ istinto e scegliamo una delle 100 bancarelle di cibo, ci sediamo e in meno di un paio di minuti abbiamo già ordinato la nostra cena, tutto sommato gradevole (cous cous, patatine fritte e brochettes, 350 dh in quattro). Quello che lasciamo nel piatto ci viene chiesto da un bambino così, dopo aver chiesto il permesso al padrone del banco, lo facciamo sedere con noi e nel giro di qualche secondo pulisce i nostri piatti con la velocità di chi ha davvero una grande fame. Ci ringrazia e sparisce felice nella folla. Dopo una passeggiata tra cantastorie e cartomanti chiediamo dove poter acquistare delle birre per finire la serata e capiamo che non è cosa facile. Alla fine riusciamo ad avere la dritta giusta: l’Hotel Taizi, a pochi passi dalla piazza. In un tetro retrobottega il barista incarta due Heineken con i fogli di quotidiano del giorno e, tornati in strada col pacchetto sotto braccio, ci accorgiamo degli sguardi a volte sprezzanti, altre volte complici dei passanti. Torniamo stremati al riad e, sorseggiando le nostre birre clandestine, ci facciamo un’ultima chiacchierata nella bella terrazza e ce ne andiamo finalmente a dormire.
2° GIORNO 07/05/2013
Già alle 9 del mattino il caldo si fa sentire così decidiamo di prenderci una giornata di vero relax e tintarella presso una delle tante piscine di Marrakech. Dopo aver fatto una ricerca veloce su Internet (il nostro hotel, come quasi tutti in città, ha la connessione wi-fi) scegliamo il parco acquatico di Oasiria, a dieci minuti dal centro. Un servizio di navetta gratuita ci porta dritti all’ingresso del parco (biglietto d’entrata 200 dh a persona) che ci sembra da subito molto ben organizzato. Colpiscono molto i cartelli di divieto di fare il bagno vestiti e quelli di obbligo ad indossare il costume da bagno per entrare in piscina. L’ambiente è molto gradevole e ci sono piscine per tutti i gusti: quelle con gli scivoli (che non ci faremo mancare), quella calma dove fare belle nuotate, quella con le onde. Non c’è molta gente così non perdiamo tempo e ci tuffiamo subito in acqua per rinfrescarci da un sole che col passare delle ore si fa sempre più rovente. Non ci sono molti turisti, la maggior parte della gente appartiene alla classe borghese della città: ricchi giovani marocchini che hanno adottato lo stile di vita occidentale. Uno dei momenti più piacevoli lo trascorriamo circumnavigando il parco a bordo di ciambelle gonfiabili trasportate dalla corrente del fiume d’acqua che ne circonda il perimetro. Dopo qualche altra ora di relax e giochi d’acqua torniamo in città e dopo una doccia rinfrescante ci ritroviamo di nuovo in terrazza per programmare la serata. Decidiamo di cercare un’agenzia per prenotare l’escursione nella Valle di Ourika ma scesi in strada ci rendiamo conto che è troppo tardi per organizzare la cosa per il giorno dopo. Proviamo a chiedere informazioni ad un uomo seduto proprio nel vicolo del nostro riad e lui ci dice che non ci sono problemi e che se vogliamo prenotare l’escursione per l’indomani possiamo andare con lui ad un’agenzia lì vicino. Ci fidiamo, sembra uno a posto. Lo iniziamo a seguire tra i vicoli della medina e dopo 10 minuti ci accorgiamo di non sapere più dove siamo. E’ buio e siamo molto lontani dal nostro punto di partenza. Said, l’uomo che seguiamo senza saperne più il motivo, ci parla della città ed elargisce grandi sorrisi benevoli fino a che, dopo più di 20 minuti di cammino, si ferma ed apre un portone facendoci segno di entrare: ci ha portati a casa sua! All’inizio siamo entusiasti della situazione perché abbiamo l’occasione di visitare una vera casa marocchina con tanto di bambini sorridenti e donne in cucina che preparano la cena. Said ci fa accomodare nel salotto dove inizia la preparazione del thé alla menta. Seguiamo il processo passo dopo passo e lui, tra un sorriso e l’altro, risponde pacatamente alle nostre mille curiosità. Per il tempo di un buon the alla menta dimentichiamo che ci aveva detto di seguirlo per andare in un’agenzia di viaggi e ci godiamo il momento senza paranoie. Finito il the decidiamo che è ora di andare ma il volto di Said sembra aver cambiato espressione. Ci chiede 100 dh in anticipo per l’escursione e noi cerchiamo di spiegargli che non abbiamo intenzione di darglieli ma poco dopo l’aria inizia a farsi un po’ pesante così gli diamo i soldi ma gli diciamo di indicarci subito la strada del ritorno. Lui tergiversa un po’, ci chiede di dare un’occhiata ai gioielli che produce ma a questo punto la nostra fiducia nei suoi confronti è totalmente svanita e non vediamo l’ora di uscire da una situazione che potrebbe diventare pericolosa: siamo a casa di un’omone alto quasi due metri, persi in una città sconosciuta e senza avere la minima idea su come tornare indietro. Lui acconsente ad accompagnarci ad un taxi ma prima dobbiamo ancora seguirlo perché vuole farci vedere un ristorante dove mangiare. Ci dice anche che l’indomani sarà lui stesso a portarci alle cascate di Ourika con la sua auto e che ci verrà a prendere alle 10 al riad. Un rapido sguardo tra noi e capiamo che non abbiamo scelta: dobbiamo seguirlo per uscire di casa sua, poi ci inventeremo qualcosa. Lungo la strada buia del ritorno Said non ci rivolge alcuna parola e la sua cordialità iniziale si svela per quello che è: semplicemente il suo lavoro! In silenzio arriviamo al ristorante dove vuole farci magiare: un posto orrendo e un po’ fuori mano. Irritati e spaesati gli diciamo che non ci piace, lui conferma l’appuntamento per l’indomani e si allontana infastidito. Nel nervosismo generale cerchiamo un taxi per scappare da quel luogo angusto che è la periferia di Marrakech e ci facciamo portare alla Ville Nouvelle, la città nuova dove avevamo già deciso di voler trascorrere la serata prima dell’incontro con Said. Davanti ad una buona pizza ricostruiamo l’accaduto e all’unanimità decidiamo che l’indomani mattina non saremmo andati all’escursione accompagnati da quel personaggio ambiguo. Ma come fare? Said sa dove alloggiamo quindi non presentarsi all’appuntamento ci potrebbe creare problemi nel quartiere e nessuno di noi ha voglia di doversi guardare le spalle nei vicoli di Marrakech. Così decidiamo di dirgli che noi ragazze non ci sentiamo bene, una scusa politically correct e universalmente plausibile. Sulla via del ritorno al centro storico (la Ville Nouvelle non ci ha fatto impazzire di gioia, molto meglio il caos della città vecchia) ripensiamo alla nostra disavventura e, tra una risata e l’altra, arriviamo ad un’unica conclusione: i viaggi sono belli anche per questo!
3° GIORNO 08/5/2013
La giornata parte col piede sbagliato: i ragazzi, dopo una lunga discussione, hanno dovuto dare altri 200 dh a Said che, alla notizia della mancata escursione causa malessere femminile, non ha reagito bene avanzando richieste per 800 dh. E’ comunque un nuovo giorno e siamo tutti d’accordo sul fatto di mettere una pietra sopra all’accaduto e di goderci un’altra imprevedibile giornata nella città rosa. Ci concediamo però una piccola consolazione: prenotare l’hammam per il pomeriggio. Lo facciamo presso il nostro stesso riad dove la spa è carina e i prezzi sono ragionevoli. Decidiamo di andare ai Giardini Majorelle, prima di entrare nell’oasi però facciamo un po’ di spesa per il pranzo presso il supermercato della città nuova in quanto è molto difficile trovarne uno nel centro storico. La visita dei Giardini Majorelle (biglietto di entrata 50 dh a persona)ci sembra carina ma non entusiasmante e, al ritorno, ci fermiamo a mangiare nel Cyber Park, il parco dove gli abitanti della città possono utilizzare computer e connessione ad Internet. Tornati al riad ci concediamo il nostro primo hammam, gentilmente offerto dall’hotel causa mancanza della ragazza per il gommage, e ne prenotiamo un altro con gommage e massaggio marocchino per l’indomani. Prenotiamo presso il riad anche l’escursione alla Valle di Ourika (300 dh a testa, più costoso ma più sicuro delle offerte avute per strada!) e usciamo per la serata. Passeggiando per le pittoresche strade della medina ci imbattiamo nel Cafè Arabe, un bellissimo locale dove mangeremo molto bene per circa 150 dh a testa. La serata si conclude con la mitica pesca della Coca-Cola in Djema-el-Fna. I concorrenti, tutti concentratissimi, devono riuscire a pescare, con un anello di legno posto all’estremità di una canna da pesca, almeno una delle tante bottiglie di Coca-Cola poste nel cerchio a terra. Che si vince? Ovviamente la bottiglia pescata! Il gioco è divertentissimo e ci ha veramente entusiasmato anche se non siamo riusciti a vincere neanche una bottiglia…è difficilissimo e richiede una certa dose di esperienza. Torniamo in albergo ancora una volta sorpresi dalle mille sfaccettature di una città che ormai ci è entrata nel cuore.
4° GIORNO 09/05/2013
Partiamo verso le 9:30 per l’escursione alle cascate di Ourika. Appena usciti da Marrakech ci accorgiamo di quanto il turismo sia considerato un investimento importante per il Marocco. A pochi chilometri dal centro cittadino, rimasto piacevolmente autentico, una serie di cantieri e resort di lusso ci accompagnano lungo la strada dritta e assolata. Il viaggio dura circa 1 ora e mezzo e, accompagnati da Abdul la nostra guida locale, ci addentriamo nella valle a piedi. La vegetazione è rigogliosa e lungo il letto del fiume una miriade di ristorantini colorati si susseguono senza sosta. Il sentiero che porta alle cascate è tutto sommato fattibile e in circa mezz’ora arriviamo a destinazione. Purtroppo, a differenza di come ci era stato assicurato, l’acqua della cascata è indescrivibilmente fredda e nessuno di noi ha avuto il coraggio di fare il bagno. Il posto è comunque molto bello così ci fermiamo all’ombra di un albero per gustare una buonissima spremuta d’arancia e rilassarci davanti al panorama della valle. Sulla strada del ritorno ci fermiamo lungo il fiume per il pranzo (120 dh a testa per un menù completo) e ripartiamo per tornare a Marrakech verso le 5. Rientrati al riad ci aspetta di nuovo l’hammam e il massaggio, questa volta a pagamento (350 dh per entrambi i trattamenti). Sia il gommage che il massaggio sono stati un toccasana per le nostre membra stanche così, puliti e rilassati, usciamo per la nostra ultima serata marocchina. Decidiamo di finire in bellezza scegliendo una delle terrazze che si affacciano sulla piazza al tramonto. L’energia di quel luogo vista dall’alto, accompagnata dalla voce del muezzin che si espande nell’aria, è qualcosa di assolutamente indimenticabile, un ricordo che rimarrà nella nostra memoria per sempre. Dopo cena facciamo un ultimo giro nel labirinto del centro dove ancora una volta rimaniamo sbalorditi dalla capacità degli abitanti di guidare veicoli a due ruote (motorini, bici, carretti, ecc..) con assoluta disinvoltura. Sono dei veri fenomeni della guida! Prima di rientrare in albergo, incuriositi dal metodo di preparazione, decidiamo di assaggiare il succo di canna da zucchero (4 dh a bicchiere), una delle bevande locali che riscuote maggior successo tra gli abitanti della città. Effettivamente la troviamo buona, anche se forse troppo dolce per le nostre abitudini dolciarie. Tornati in hotel ci concediamo l’ultima chiacchierata in terrazza mentre da fuori arriva la musica dei tamburi dei musicisti instancabili della piazza, musica che continuerà per tutta la notte come succede da centinaia di anni qui a Marrakech.
5° GIORNO 10/05/2013
Il volo del ritorno è fissato per le 19 così abbiamo ancora una mezza giornata da trascorrere in giro per la città. In effetti qualcosa da fare ancora ci manca: il mitico giro di acquisti nei souk! Prima però decidiamo di visitare la Kasbah, altro bel quartiere non lontano dal centro dove passeggiare tranquillamente seguiti dalle cicogne in volo. Visitiamo il Centre Artisanal, una specie di grande magazzino dell’artigianato dove si trova di tutto di più: dall’arredamento in stile marocchino ai gioielli, dal tessile ai cosmetici, ecc.. La visita è gradevole ed è comoda soprattutto per chi vuole acquistare qualcosa di tipico senza immergersi nel caso del souk. I prezzi sono fissi, non c’è nessuna possibilità di contrattare e ciò rende il tutto un po’ meno divertente perciò decidiamo di tornare in centro per i nostri acquisti. Prima di andare nel souk centrale ci fermiamo a mangiare presso il Kasbah Cafè (100 dh a testa), un bel locale dalla cui terrazza si gode di un bel panorama sulla città e sui nidi delle cicogne. Il tassista che ci ha riportati all’entrata del souk centrale ci ha raccontato di cosa succederà in città tra qualche tempo, durante il Ramadan, quando nessuno mangerà, berrà, fumerà dalle cinque del mattino alle sette di sera. Il suo racconto ci affascina: nelle sue parole scorgiamo un misto di ansia ed entusiasmo che ci fa pensare a come sarebbe bello poter tornare in questa splendida città proprio durante quel periodo (quest’anno sarà dalla seconda settimana di luglio alla seconda di agosto, quando ci saranno temperature massime di circa 50° gradi!). Tornati in centro ci immergiamo nella follia del souk. Ci prendiamo un buonissimo caffè espresso al Caffè Cagliari, un piccolo bar dove il caffè viene macinato all’istante con risultati degni del più autentico espresso italiano! Nel grande mercato le nostre contrattazioni scorrono senza intoppi. Riusciamo ad acquistare molte cose (copricuscini, posacenere di metallo indistruttibili, pantaloni arabi, pantofole, rossetti berberi, collane di stoffa, ecc..) spendendo gli ultimi dirham che abbiamo e con un po’ di malinconia ci compriamo l’ultima spremuta d’arancia in piazza. I ragazzi della bancarella di spremute ci prendono in simpatia e ci invitano a salire dietro al bancone per provare a vendere qualche bicchiere ai passanti. Ci prova Paolo: non riesce a vendere niente ma la scena nel suo complesso fa ridere sia noi che i venditori che i passanti e si rivela pertanto un successo inaspettato! Lasciamo Marrakech a malincuore, dopo cinque giorni di immagini, colori, odori e suoni imprevedibili e irriverenti, memorie che rimarranno per sempre nei nostri cuori almeno fino al nostro prossimo viaggio in questa città che promettiamo solennemente di tornare al più presto a visitare. A Marrakech è impossibile dire addio, ti resta sotto la pelle e, mentre la sorvoliamo al tramonto, le diciamo arrivederci alla prossima spassosa avventura!
CONSIGLI PRATICI:
– maggio è un buon mese per visitare la città solo se non si soffre troppo il caldo (38° gradi di giorno, 30° la sera); – anche se in centro quasi tutti i negozianti accettano gli euro è conveniente cambiare con la moneta locale (1 euro= 11 dh circa) poiché gli arrotondamenti vanno a nostro sfavore; – è consigliato prenotare, almeno per l’andata, il transfert dall’aeroporto perché appena arrivati non è semplicissimo orientarsi in città; – i taxi hanno tariffe fisse e funzionano molto bene, non si corre alcun pericolo; – parlare qualche parola di francese o arabo è una cosa che fa molto piacere agli abitanti della città; – il cibo marocchino può piacere o meno, a noi non è sembrato un granché, ma con un po’ di ricerca e pazienza si riuscirà sicuramente a trovare qualcosa per tutti i tipi di palato; – dato che è cosa comune mangiare e bere per strada e che privarsene sarebbe un vero peccato, consiglio di fare un ciclo di fermenti lattici prima di partire; – i telefoni prendono ma le tariffe sono molto alte (circa tre euro al minuto) quindi è consigliabile attivare un piano telefonico internazionale prima di partire o utilizzare i telefoni pubblici per chiamare in Italia; – molti locali, alberghi e luoghi pubblici mettono a disposizione la connessione wi-fi quindi è possibile utilizzare lo smartphone o il tablet, cosa molto utile per orientarsi e scegliere cosa fare in città; – anche se i cittadini di Marrakech sono dei piloti formidabili, bisogna fare sempre attenzione ai motorini per strada: vanno velocissimi e spesso non hanno i fari accesi di notte; – contrattare, contrattare, contrattare su tutto! Per finire vorrei far presente questo: se vi aspettate una città plasmata sulle necessità ed esigenze del turista occidentale, cambiate destinazione! Marrakech è sicuramente una meta turistica importante ma non ha svenduto la sua anima araba e africana alle leggi del mercato perciò è facile rimanerne affascinati quanto disturbati, soprattutto all’inizio. Non è una città per tutti i gusti, a mio parere, quindi se decidete di concedervi questo viaggio fatelo a cuore e mente aperta, senza pregiudizi e con quel pizzico di curiosità in più per gli usi e i costumi di un popolo fiero la cui sfera religiosa scandisce la vita delle persone molto più di come siamo abituati noi occidentali. Buon viaggio!