A spasso nella West Coast Usa

Viaggio di due settimane tra parchi nazionali e grandi città come Los Angeles, Las Vegas e San Francisco
Scritto da: rena&fra
a spasso nella west coast usa
Partenza il: 24/08/2012
Ritorno il: 09/09/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 3000 €
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Eccoci qua, siamo Renata, Francesco e Cristina e l’estate scorsa ci siamo avventurati oltre oceano, per intraprendere il viaggio che aspettavamo da sempre: West coast Usa!

Finalmente, dopo un anno di preparazione, siamo giunti al giorno della partenza!

E’ il 24 agosto e, puntuale alle 11.30, il nostro volo della British Airways decolla da Milano Linate alla volta di Londra dove, dopo uno scalo di circa 3 ore prendiamo il volo Virgin Atlantic direzione Los Angeles.

Le 11 ore di attraversata, anche se lunghe, passano tranquille e alle 19 ora locale (le 4 del mattino nella nostra testa) tocchiamo, stanchi ma emozionati, il suolo americano.

Sbrigate le varie burocrazie doganali, prendiamo un taxi e ci facciamo portare all’hotel Travel Lodge El Segundo, a pochi minuti dall’aeroporto di L.A.

La stanchezza si fa sentire; decidiamo, quindi, di fare una veloce cena da iHop, la nota catena di ristorazione aperta 24h su 24, e di andare a dormire.

25.8

Prima giornata piena a Los Angeles! Sveglia di buona lena, colazione in albergo (molto scarsa a dire la verità) e via a ritirare la nostra Chevrolet Captiva, noleggiata un paio di mesi prima via internet sul sito della Alamo. Consiglio: se non ne avete già uno a casa, noleggiate un navigatore vi sarà sicuramente utile anche se le indicazioni stradali americane non sono così difficili da capire.

Prima tappa: Beverly Hills. Parcheggiamo l’auto e cominciamo a gironzolare per il quartiere, uno dei più chic del paese, fino ad arrivare a Rodeo Drive, la via piena di negozi fashion dove tutto costa decisamente troppo per le nostre tasche!

Risaliamo in auto e ci dirigiamo verso la walk of fame, percorrendo tutto il viale a piedi cercando nelle stelle incastonate per terra i nomi degli attori, cantanti e registi da noi conosciuti.

Lungo la passeggiata ci si imbatte nel Chinese Theatre, noto per avere al suo ingresso le impronte, impresse nel cemento, delle star più famose.

E’ ormai tardo pomeriggio e decidiamo di goderci il tramonto al Griffith Observatory, un osservatorio costruito su una delle colline di L.A.

La vista dalla terrazza panoramica è impagabile (merito anche del tempo bellissimo) e da qui ci godiamo le mille luci della città che cominciano ad accendersi.

Credo che non ci sia posto migliore per vedere la città dall’alto. Se volete un consiglio, andateci!

In serata cerchiamo un posticino dove cenare vicino all’albergo e poi dritti a letto.

26.8

In mattinata, sveglia presto, e via dritti a visitare El Pueblo, il quartiere messicano di Los Angeles, dove questo week end ha luogo una festa tipica con tanto di palco dove si esibiscono cantanti messicani, bancarelle con cibi tipici e souvenir caratteristici.

Sembra proprio di essere stati catapultati nel vero Messico! Qui vicino si trova anche la stazione ferroviaria di Los Angeles, la Union Station. Vale la pena farci un salto per visitarla.

Lasciato il “Messico”, percorriamo solo un paio di strade e ci ritroviamo… in Giappone! O meglio, nel quartiere giapponese di L.A., dove pranziamo in uno dei tanti sushi bar presenti.

Dopo pranzo, ripartiamo direzione Long Beach.

Abbiamo prenotato l’albergo la mattina stessa su booking.com. Questa giornata, infatti, era “libera”, cioè non avevamo già stabilito il programma.

Volevamo utilizzarla per fare tappa a San Diego, sfruttando anche la mattinata ma, forse perché era domenica, il traffico, parecchio intenso, ci ha fatto desistere.

Ma niente rimpianti, Long beach è davvero bella.

Abbiamo fatto un giro al molo, con il suo bel faro e tutte le barche intorno e abbiamo guardato e fotografato tutti i negozietti e i locali coloratissimi in stile “marittimo”, davvero belli!

27.8

Prima di lasciare Long Beach ci manca ancora una cosa da vedere: la Queen Mary, grande transatlantico degli anni ’30 che, una volta terminata la sua “carriera” navale venne venduta proprio a questa città che la fece diventare un albergo-ristorante ma anche museo.

Fatta anche questa, siamo pronti a rimetterci in viaggio: direzione Grand Canyon.

Da Long Beach al Grand Canyon ci vogliono circa 8 ore di macchina così abbiamo deciso di fare una bella tirata di 7 ore fino alla città di Williams (Arizona), dormire lì e ripartire il giorno seguente arrivando al Grand Canyon in mattinata.

Queste 7 ore di attraversata sono state incredibili: chilometri e chilometri di deserto, strade drittissime e l’orizzonte davanti a noi che sembrava non avere fine.

Arriviamo a Williams che è quasi sera, ma questa città, da quanto è caratteristica, ci sorprende subito: sembra di stare nel Far West!

Ci troviamo lungo la Historic Route 66 e qui c’è anche il capolinea sud della ferrovia che porta al Grand Canyon, una cosa è certa: in questo luogo sono di sicuro abituati ai turisti!

E’ sera, mangiamo un buonissimo hamburger in uno dei locali a quanto pare più frequentati, tutto “addobbato” stile Route 66, e andiamo a dormire al Grand Motel, classico motel americano ad un solo piano.

28.8

Una nuova giornata ha inizio in suolo americano! La colazione al Grand Motel è stata tanto caratteristica quanto scarsa e scadente: bella l’idea di servirla nel gazebo centrale, all’esterno della struttura, ma la quantità e qualità del cibo non ci ha entusiasmato per niente.

Ultimi momenti a Williams, ne approfittiamo per comprare qualche souvenir dell’Arizona e della Route 66, sosta al distributore per fare benzina (ricordate di farla molto spesso, i distributori non mancano ma meglio non rischiare!) e poi via, Grand Canyon stiamo arrivando!

Da Williams ci mettiamo circa un’oretta, il tempo di arrivare al nostro albergo, Bright Angel Lodge, lasciare giù le valigie nella hall perché la stanza ci verrà consegnata solo nel pomeriggio e, prendendo i bus gratuiti che collegano tutti i vari punti panoramici del parco, cominciamo la nostra visita.

L’ingresso ai parchi è a pagamento e si paga a veicolo, non a persona.

Per chi visita più parchi come noi potrebbe essere conveniente acquistare la “National Parks card Pass” che con 80$ ad auto comprende l’ingresso di tutti i parchi nazionali.

Il primo impatto è grandioso, sia in larghezza sia in profondità, lo sguardo si perde tra questa infinità di colori e in fondo al canyon a più di 1.500 metri da noi, c’è il fiume Colorado che scorre: non si riesce a scorgere una fine, siamo circondati da tutte queste rocce, da tutta questa meraviglia.

Purtroppo comincia a piovere, così ne approfittiamo per tornare in albergo, prendere le valigie e sistemarci nella nostra “casetta”.

L’albergo infatti è formato da centinaia di piccoli bungalow dipinti come se fossero fatti di legno in modo da mimetizzarsi il più possibile con la natura circostante.

Dopo un’oretta prendiamo la macchina per fare un giro all’interno del parco e poter vedere, senza troppa difficoltà, alcuni animali tra cui cervi, scoiattoli e addirittura un procione!

Il sole sta calando, non possiamo perderci il tramonto visto da uno dei numerosi view point (punti panoramici) dato che ha anche smesso di piovere!

Arriviamo allo Yaki point, ci sediamo tra i massi e restiamo ad ammirare il sole che cala e i mille riflessi, tra il rosso e il giallo, di cui si colora il canyon.

In serata mangiamo al self service di uno degli altri alberghi presenti nel parco.

29.8

Dato che il pomeriggio precedente ci ha rovinato un po’ i piani a causa della pioggia, usiamo qualche ora della mattinata per goderci gli ultimi momenti al Grand Canyon camminando per circa un’oretta lungo il Bright Angel Trail, uno dei tanti sentieri che portano fino ai piedi del canyon.

Ovviamente ci vuole qualche ora per scendere fino in fondo e noi non eravamo abbastanza attrezzati e allenati per farlo (soprattutto per risalire!).

Siamo pronti a salutare il Grand Canyon per raggiungere la Monument Valley: tempo di percorrenza senza sosta circa 3 ore e mezza.

Partiamo verso l’ora di pranzo, ci fermiamo a Tuba city per pranzare da Denny’s e, puntuali sulla tabella di marcia, passando dall’Arizona allo Utah, arriviamo alla Monument Valley.

La Monument Valley appartiene alla riserva Navajo e alcune famiglie che hanno queste origini vivono ancora qui.

L’ingresso è a pagamento, 5 $ a persona, infatti, non essendo un parco statale, è esclusa dalla carta dei parchi nazionali acquistata al Grand Canyon.

All’entrata ci hanno consegnato una mappa con il percorso da seguire: abbiamo infatti deciso di percorrere questa fantastica zona per conto nostro usando la nostra jeep ma bisogna obbligatoriamente seguire il percorso indicato.

Per chi vuole è possibile anche prenotare un tour con le guide Navajo (ce ne sono diversi più o meno lunghi e più o meno costosi…)

Il giro “fai da te” dura circa un paio d’ore e prevede la sosta in una decina di punti panoramici da cui si possono vedere, di volta in volta, le varie formazioni rocciose.

Il meteo ci è favorevole, siamo nel tardo pomeriggio, quasi al tramonto, l’orizzonte è limpido e raggi del sole donano al paesaggio dei colori magnifici.

Si va dal rosso intenso della terra all’arancione ocra delle rocce. Una favola.

Restiamo ad ammirare il panorama fino a quando il sole non scompare del tutto e si fa buio; non ci resta che salutare la Monument Valley e ripartire: direzione Kanab (Utah) dove abbiamo prenotato l’hotel Holiday Inn Express.

Abbiamo deciso di fermarci qui perché, partendo dal presupposto di voler restare alla Monumen Valley fino a sera per poter ammirare il tramonto, non ce la sentivamo di arrivare direttamente al Bryce Canyon (sono più di 5 ore di viaggio).

L’arrivo a Kanab è stato piuttosto stancante, al di là delle 4 ore di viaggio, non riuscivamo a trovare un posto per cenare (lo so, sembra strano eppure è stato così…) fino a quando, arrivati a Page alle 21.50 abbiamo trovato un Burger King che chiudeva alle 22.00.

Non vi dico le facce dei camerieri quando siamo entrati… stavano già pulendo e sistemando per chiudere.

Abbiamo così preso dei panini e un’insalata e mangiato in auto: nonostante la stanchezza è stato piuttosto divertente.

Arriviamo a Kanab che sono le 2 di notte, entriamo in albergo e con sorpresa la ragazza della reception ci dice: “finalmente siete arrivati, vi stavamo aspettando!”. Contenti della calorosa accoglienza, siamo però esausti e filiamo dritti a letto.

30.8

La mattina seguente è caratterizzata, finalmente, da una colazione abbondante! Ci voleva proprio, dopotutto siamo o no in America, la patria degli eccessi?

Con la pancia piena siamo pronti a ripartire alla volta del Bryce Canyon (da Kanab ci si impiega circa un’oretta e mezza).

Anche all’ingresso di questo parco ci viene data una mappa dove sono segnati i vari view point, e dopo aver fatto il check in al nostro albergo Best Western Ruby’s Inn, cominciamo la visita utilizzando l’auto: ci sono dei nuvoloni che non promettono niente di buono!

Infatti, dopo circa una mezzoretta inizia a piovere, costringendoci a cambiare un po’ i nostri programmi.

Decidiamo di approfittare del brutto tempo per andare a pranzo, sempre all’interno del parco, nella speranza che la pioggia smetta.

Siamo fortunati, dopo un paio d’ore il temporale lascia spazio ad un timido sole e ad una temperatura decisamente fresca per essere agosto, ma dopotutto siamo a 2mila metri di altezza!

Inizia così la nostra visita a questo parco così particolare, caratterizzato da un’infinità di pinnacoli e guglie che si innalzano davanti a noi.

Il Bryce Canyon è caratterizzato anche dalla presenza di numerosi archi che sono stati scavati dalle infiltrazioni delle acque ghiacciate.

L’arco più grande e conosciuto (lo si vede in molte foto) è il Natural Bridge.

Nel pomeriggio decidiamo di avventurarci a piedi all’interno del Bryce Canyon attraverso il Navajo Loop, un sentiero che comincia al punto panoramico Sunset Point.

Questo percorso è uno dei più brevi e dei più rapidi per scendere nel canyon.

La discesa non è per niente impegnativa anche perché si è talmente rapiti dalla bellezza di quello che ci circonda che la fatica passa decisamente in secondo piano. Ah, dimenticavo, per gli amanti degli animali, preparatevi perché ci saranno un sacco di scoiattoli pronti a tagliarvi la strada!

Per la cena decidiamo di uscire dal parco e ci fermiamo per strada (lungo la statale Utah 12), in una tipica steak house americana. Cena veramente ottima a base di hamburger e possiamo salutare anche questa giornata.

31.08

Questa mattina sveglia all’alba! Alle 6.30 siamo già in piedi diretti al Sunrise Point (un nome una garanzia) per vedere l’alba.

Purtroppo ci sono ancora dei nuvoloni che coprono tutto il cielo e così niente sole e niente alba. Peccato!

Giriamo i tacchi e andiamo dritti dritti al nostro albergo per fare colazione. E proprio qui facciamo uno dei più gravi errori in fatto di scelte culinarie. Dato che eravamo infreddolite, io e Cristina scegliamo dal menù “hot cereal” confidando che arrivasse una bella tazza di latte caldo con cereali e invece, ahimè, è arrivata una sbobba simile ad una minestra solida di avena… l’ideale alle 7 del mattino per chiuderti definitivamente lo stomaco!

Poco male, vorrà dire che ci fermeremo per strada per fare una tipica colazione americana a base di pan cakes (e infatti così è stato!)

Il tempo di tornare in albergo per il check out e risaliamo in auto direzione zion park, che attraversiamo abbastanza velocemente, e poi dritti lungo la I15 che ci catapulta in circa 3 ore nella favolosa Las Vegas.

Che dire di Las Vegas? Quando sei qui puoi proprio aspettarti di tutto! Sembra un parco dei divertimenti dove tutto è finto.

Noi abbiamo alloggiato all’hotel New York New York che, come dice il nome stesso, si ispira alla più famosa città dell’Est Coast degli Stati Uniti.

Una delle attrazioni principali di Las Vegas sono sicuramente gli alberghi, tutti decisamente caratteristici: c’è il Ceasar che si ispira alla Roma ai tempi di Giulio Cesare, c’è il Paris, con la tour Eiffel, il Venetian circondato da una canale d’acqua oppure il Bellagio con la sua fontana all’ingresso che “danza” a suon di musica.

All’interno di ogni albergo c’è un casinò e noi, proprio al Venetian, abbiamo giocato 1 $ alla slot machine ma la fortuna stava guardando altrove! Peccato!

Poco male, continuiamo la nostra passeggiata lungo la Strip (la via principale) e iniziamo a trovare anche le cappelle nuziali con le spose in abito bianco pronte ad entrare per sposarsi.

Dopo cena rientriamo in albergo, ci affacciamo all’enorme finestra al 20° piano che dà sulla città e restiamo lì ad ammirare Las Vegas e le sue mille luci. Bellissimo!

Il secondo giorno a Las Vegas è accompagnato da un caldo torrido ma questo non ci fa desistere per niente.

Dopo una veloce colazione da starbucks riprendiamo la strip per guardare gli ultimi hotel che ci mancano tra cui il Luxor e il Treasure island.

Tornati verso il New York New York provo a convincere i miei compagni di viaggio a salire sulle montagne russe dell’albergo in modo da concludere alla grande la visita della città ma ogni mio tentativo è vano.

Fatto il check out percorriamo il corridoio dell’hotel che ci porta direttamente al parcheggio multipiano dove abbiamo lasciato l’auto e via, direzione Death Valley.

Da Las Vegas ci si mette circa un paio di ore ma lo spettacolo a cui si assiste è incredibile.

Due ore di strada drittissima, circondata solo da deserto e un traffico pari a zero.

Così, ad un certo punto, decidiamo di fare la classica foto seduti in mezzo alla strada con alle nostre spalle un orizzonte senza fine; meraviglioso.

Il sole ormai è tramontato e verso le 8 di sera arriviamo alla Death Valley accolti da un vento decisamente caldo.

Ci rechiamo subito alla reception del nostro albergo, il famoso Fournace Creek ranch e ci viene consegnata la chiave della nostra casetta.

Anche qui, infatti, le camere sono delle piccole casette bifamiliari con aria condizionata sempre accesa e totalmente prive di acqua fredda!

Sembra impossibile, eppure l’acqua che esce dal rubinetto è sempre calda.

Ceniamo in uno dei pochi locali che ci sono nel ranch con un panino, tanto per cambiare.

Ormai è troppo buio per visitare qualcosa ma è proprio grazie a quel buio che possiamo ammirare uno dei cieli stellati più belli che abbiamo mai visto.

Avevamo deciso di svegliarci molto presto per cominciare a visitare la Death Valley con una temperatura accettabile dato che la sera prima c’erano 40° (ed era già buio).

Così ci siamo alzati verso le 7.30, siamo usciti e… incredibile, nonostante il sole c’erano “solamente” 30°.

Colazione a buffet in un altro locale rispetto a quello della sera prima e via, cominciamo la visita alla Valle della morte.

Tra tutti i punti panoramici sicuramente non dovete farvi mancare: Zabrinsky Point (ci si arriva a piedi dopo una leggera salita e da qui si può ammirare tutto il panorama), Dante’s View e Badwater situato a 86 metri sotto il livello del mare.

Quest’ultimo view point è caratterizzato da una immensa distesa di sale bianchissimo che riflette i raggi del sole quasi fino ad accecarti, cosi come il Devil’s golf Course, anch’esso formato da una immensa distesa di sale.

Sono circa le tre del pomeriggio quando decidiamo di ripartire: si ritorna sulla costa attraverso la I15 direzione Redondo beach dove avevamo prenotato la sera prima un classico motel a due piani vicino alla spiaggia.

Arriviamo verso le 8 di sera, non ci resta che fare un veloce giro per cercare qualcosa da mangiare e decidere cosa fare l’indomani.

3.9

E’ domenica, ci svegliamo con tranquillità e andiamo a fare colazione in un negozio di ciambelle vicino all’albergo dove prendiamo un’ottima ciambella a testa e un cappuccino che però finisce direttamente dentro al cestino dei rifiuti da quanto è pessimo.

Redondo Beach è la tipica città di mare americana, grandi spiagge con le classiche torrette alla baywatch.

Detto però tra noi, l’idea di “perdere tempo” in spiaggia non ci attrae granché, è molta di più la voglia di prendere la macchina e girare lungo la costa per visitare il più possibile.

Arriviamo a Venice beach, la giornata è un po’ nuvolosa, ma questo non spaventa i californiani che se ne stanno belli sdraiati in spiaggia. Venice è una città molto caratteristica: se ci andate dovete fare per forza la passeggiata sul lungomare dove si incontrano le persone più strane, dai salutisti che fanno jogging ai più “sfatti” pronti a venderti delle assurdità!

Ci rimettiamo in macchina direzione Santa Monica. Prima impressione: troppo affollata!

Sarà che il meteo era decisamente più favorevole che non a Venice beach, sarà che era domenica, ma non riuscivamo a muoverci.

Arriviamo, spinti dalla folla, al molo (S. Monica pier) famoso per il suo luna park che sicuramente avrete visto in qualche film.

Altro giro altra città: si riparte prima per Malibù dove ci fermiamo per pranzo e poi per Santa Barbara, dove cediamo un po’ alla stanchezza e ci fermiamo in spiaggia per fare anche una cosa molto importante: cercare un albergo per la notte!

Lungo le strade oppure all’interno dei locali si trovano spesso dei deplian gratuiti che pubblicizzano, di solito con sconti, gli hotel della zona.

Ed è proprio in queste riviste che cerchiamo un albergo a S. Barbara ma sono tutti troppo cari: pensiamo che, probabilmente, uscendo dalla città e allontanandoci dalla costa si possa risparmiare.

E così abbiamo fatto! Gira di qua, gira di là, siamo finiti a Solvang dove abbiamo alloggiato all’Holiday Inn ad un prezzo decisamente buono.

Solvang è una cittadina di circa 5mila abitanti, fondata da una colonia Danese e tutto lì si ispira alla Danimarca: le facciate delle case, i mulini lungo le strade, i negozi con cibi tipici e le pasticcerie con i famosi dolcetti e biscotti danesi. Una bontà!

Mai avremmo pensato di capitare in un posto così in California.

4.9

La giornata di oggi è dedicata alla risalita della costa. Da Solvang prendiamo la US 101-N fino a Prismo Beach, dove facciamo una bella passeggiata lungo la spiaggia. Tappa successiva San Louis Obispo, cittadina molto carina che ci offre un ottimo pranzo a base di pollo piccante e verdure in un ristorantino africano.

Se passate per San Louis Obispo, proprio in centro, trovate il bubble gum alley: è un vicolo dove da tradizione vengono appiccicate le gomme da masticare fin dagli anni ’60.

Da qui prendiamo la Cabrillo Hwy fino a Morro bay, città costiera caratterizzata dalla presenza di un neck vulcanico (una montagnola alta quasi 200 metri di origine vulcanica) che si trova vicino al porto.

Continuiamo a percorrere la Cabrillo Hwy fino a raggiungere Big Sur, la strada panoramica a strapiombo sull’oceano, dove ci fermiamo in una piazzola di sosta per ammirare lo splendido tramonto a picco sull’oceano.

Rimessi in marcia proseguiamo per Monterey: dobbiamo raggiungere l’albergo prenotato la mattina stessa, il Carmel Hill Lodge, classico motel americano a due piani con l’ingresso della camera che dà direttamente nel parcheggio.

Arriviamo a Monterey che è già sera inoltrata, ceniamo da Subway e filiamo dritti a letto.

5.9

Monterey si affaccia sul Pacifico, famosa è la sua baia ed essendo ancora estate pensavamo di svegliarci con un clima decisamente “marino” e invece… una nebbia e un freddo!! Brrr….

A piedi abbiamo fatto giusto giusto un giro fino alla baia e siamo ripartiti quasi subito perché, a dire la verità, non vedevamo l’ora di giungere alla tappa successiva. San Francisco, anche se purtroppo sarà l’ultima.

Durata del viaggio Monterey-San Francisco: circa 2 ore.

Siamo partiti verso le 11 e ci siamo fermati per pranzo ad una pizza al taglio dove, con una pizza “normal”, abbiamo mangiato in 3… un classico delle porzioni americane!

Qui l’albergo l’avevamo già prenotato da casa: 4 notti al Beresford, hotel vicino a Union square, alla fermata del Cable car e altri autobus e che, unito alle camere pulite e abbastanza grandi, e ad una colazione discreta, pur essendo un 2 stelle non ci ha fatto rimpiangere la scelta.

Dopo aver letto diversi consigli, la maggior parte dei quali su Tpc, circa il miglior modo di girare San Francisco, abbiamo deciso di riconsegnare la macchina all’autonoleggio.

Prima di salutare, una volta arrivati, la nostra compagna di avventure a 4 ruote, avevamo in programma un ultimo giro: il Miur Woods National Monuments, parco circondato da enormi sequoie, un “ripiego” per non essere riusciti a incastrare nel nostro tour anche il parco Yosemite.

Per arrivarci attraversiamo il Golden Gate Bridge il famoso ponte rosso, gratuito in uscita da San Francisco, a pagamento (5 $) nell’altro senso.

Devo dire che attraversare il Golden Gate Bridge è proprio un’emozione. Dopo averlo visto in foto un sacco di volte trovarsi dal vivo a guidare tra le sue corsie ti sembra quasi un sogno.

Dopo aver raggiunto l’albergo riportiamo il nostro gippino alla “Alamo” e cominciamo la visita di Frisko a piedi.

Proprio vicino al nostro hotel c’è una fermata del cable car e non resistiamo: ci mettiamo in fila e quando arriva saliamo fino ad arrivare al Fisherman Walf.

Ormai è quasi il tramonto e, incredibilmente visto che non aveva piovuto, da un cielo rosso spunta un bellissimo arcobaleno.

Ma San Francisco è tanto bella quanto ventosa e fresca: tappa obbligata l’acquisto di una felpona per scaldarci un po’!

Giriamo per i vari Pier (i moli) fino a finire davanti ad un I hop dove ci aspetta una bella cena a base di minestra calda e sandwich.

6.9

Questa mattina sveglia presto: alle 9,15 infatti avevamo prenotato da casa la visita all’isola di Alcatraz.

Il traghetto parte dal Pier 33 e quello delle 9,15 è il primo della giornata. In questo modo arriviamo all’ex prigione per primi evitando la calca di turisti.

Ci vengono consegnate le audioguide che, con vari racconti, ti fanno rivivere alcuni momenti della storia di Alcatraz.

Riprendiamo il battello e torniamo sulla terra ferma direzione Pier 39, il famoso molo pieno di leoni marini che fanno “la bella vita” godendosi il mare e il sole.

Al Pier 39 potete trovare non solo un sacco di negozi ma anche tanti ristoranti che offrono assaggi di pesce (calamari fritti, crocchette di granchio, panini con granchio mantecato, ecc…) da asporto; ovviamente ci facciamo tentare da un cestino di frittura mista: buono!!!

Rimessi in marcia raggiungiamo prima la famosa Lombard Street, tortuosa strada tutta curve e pendenza, dove facciamo la foto di rito cercando di farci spazio tra un gruppo di giapponesi e poi il Golden Bridge.

Che dire, siamo fortunati, di solito il ponte si fa un po’ desiderare, essendo sempre circondato dalla nebbia ma questa volta il tempo è bellissimo e il Golden Bridge si apre davanti a noi in tutta la sua grandezza e maestosità.

Non resistiamo e nonostante il vento, decidiamo di percorrere una parte del ponte a piedi: beh sarà anche grande e grosso ma trema parecchio! Ciò nonostante regala una visuale della città davvero molto bella.

7.9

La mattina seguente comincia con la visita delle sette sorelle, le famose case in stile vittoriano, molto carine e caratteristiche, passaggio ad Alamo Square e giù fino al Golden Gate Park, immenso parco, lungo quasi 5 km che al suo interno accoglie un angolo di Giappone: il japanese tea garden: giardini giapponesi con le caratteristiche pagode, laghetti, piante e fiori caratteristici, una sola parola, relax!

Da qui prendiamo un taxi e ci facciamo riportare ad Union Square girovagando un po’ tra i negozi della piazza.

8.9

Ultimo giorno in terra americana: da Union Square decidiamo di prendere Market Street, all’incrocio con Powell Street, fino ad arrivare all’imbarcadero e al Ferry Building.

E’ una zona di San Francisco completamente diversa dal resto della città.; grandi edifici moderni e un’aria molto “finanziaria” dove sorge anche la Transamerica Pyramid grattacielo a forma di piramide, il più alto della città.

E’ ora di tornare in albergo, prendere le valigie, chiamare un taxi e dirigersi verso l’aeroporto…

Nonostante la stanchezza ci rattrista molto la partenza ma sicuramente porteremo sempre con noi il ricordo di questo incredibile viaggio.

Guarda la gallery
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All'interno del Bryce Canyon

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Tramonto a Long Beach

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On the Road

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San Francisco

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Pausa alla Monument Vally

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A picco sull'oceano-Big Sur



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