Bruxelles, cosmopolita e attraente
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secondo giorno
Dalla stazione Rogier, biglietto 2 euro, con la metro scendiamo alla stazione Trone e percorrendo 200 metri di Rue de Luxemburg ci troviamo al parlamento europeo, vediamo il palazzo di vetro circondato dalle bandiere di ogni paese, piaccia o no è una visita obbligata. Ci dirigiamo quindi al vicino Palais du Roi, ricostruito nel XIX secolo dove si trova l’appartamento reale, le cui sale sono aperte al pubblico in estate, ed attraversando il Parco di Bruxelles che si trova di fronte troviamo il Parlamento belga. Sotto una leggera pioggerella che terminerà nel pomeriggio ritorniamo alla stazione Rogier e con la linea 6 arriviamo alla Basilica del Sacro Cuore (XX°), la più grande chiesa al mondo in Art Decò, bellissima da fotografare, quindi sfruttando lo stesso biglietto (un’ora) prendendo il tram 19 ci rechiamo all’altro simbolo della città: l’Atomium (che rappresenta l’atomo) inserito nel parco di Heyzel e che potrebbe non piacere visto in foto, ma che invitiamo a vedere di persona perché è veramente mastodontico e di grande impatto (alto oltre 100 metri), composto da 9 enormi sfere d’acciaio collegate con tubi: a pagamento vi si può anche entrare ed usufruire del ristorante e godere del panorama. La sua storia è simile a quella della Tour Eiffel, costruito nel 1958 per l’esposizione universale, avrebbe dovuto essere abbattuto, invece è il monumento più visitato. Come dice il nome del parco, a 300 metri vi è lo stadio dell’Heyzel, che evoca tristi ricordi sportivi e dove vi è una targa a ricordo della tragedia della famosa finale di coppa campioni. Con la metro facciamo tappa all’hotel, quindi percorrendo la pedonale via dello shopping, Rue Neuve, dove si può acquistare abbigliamento a tutti i prezzi, vediamo il teatro reale ed ancora la Grand Place e fotografiamo “Janneke pis” in zona Rue de Broucker dove sono tanti ristoranti (siamo a 100 metri dalla piazza) per lo più con vari menù fissi a prezzi che vanno dai 12 ai 24 euro. Anche piatti di Moules en frittes (molluschi, per lo più cozze con patate fritte) e crochette farcite con carne o formaggi. Noi abbiamo scelto un menù di base scegliendo a caso “Le petit Bruxelles” ambiente romantico con caminetto e candele, antipastino discreto, pessimo pesce (forse pangasio) ottime patate fritte e modesta gaufre: sconsigliato! Certo questa non è la zona della miglior cucina. La sera la passiamo alla Grand Place: fantastica! Con nostra sorpresa tutti i palazzi s’illuminano ogni 5 secondi di 6 colorazioni diverse, mai visto nulla di simile, da non perdere assolutamente.
terzo giorno
Ci rechiamo al quartiere di Sablon, giriamo per le sue vivaci strade; questo è il quartiere degli antiquari e gallerie d’arte, mentre per il mercatino delle pulci occorre arrivare al quartiere “Les Marolles”: visto il palazzo di giustizia con l’enorme cupola e la chiesa Notre Dame du Sablon e percorrendo ancora Place d’Albertine che stando in alto fa godere di un parziale panorama sul centro, entriamo al ristorante “Il Cirio” consigliato dalle guide, per la verità ambiente deliziosamente antico dell’800, ma come cibo una modesta carbonnade (spezzatino cotto nella birra e verdure) euro 14: tanti toast e poca scelta. In centro molti si cibano con grandi baguette farcite di ogni cosa spendendo 4-5 euro. Abbiamo anche notato in rue Marchè aux fromages, dietro la piazza, una via di ristoranti per lo più greci, dove con 10 euro si può avere un piatto unico con pollo riso e verdure o Kebab. A metà giornata, come letto su TPC, cerchiamo il parcking 58, al n° 1 di Rue de L’Eveque (vicino al centro) e saliti al 10° piano abbiamo potuto godere del panorama su Bruxelles, da una parte la Grand Place dall’altra l’Atomium e la grande Basilica. Dopo tanto girare, presto in camera.
quarto giorno
Avendo l’aereo a tarda sera, ne approfittiamo per raggiungere in treno (Gare du Midi) Waterloo che dista circa 25 chilometri. Alla reception ce lo avevano descritto con poco entusiasmo e credo avessero ragione, in aggiunta ci accorgiamo troppo tardi di aver dimenticato la macchina fotografica. Pagando si può vedere il campo di battaglia, protetto e coltivato ad orzo, che ci dicono essere rimasto lo stesso come lo solcarono i soldati e dove Napoleone fu sconfitto dal duca di Wellington (vista anche dall’alto salendo al monumento del leone), filmati relativi alla battaglia, un non trascendentale museo delle cere, un caro negozio di libri e souvenir e un plastico sonoro della battaglia. Sinceramente ci aspettavamo di più, ma abbiamo appagato rimembranze storico-scolastiche. Ritornati a Bruxelles l’ultimo pasto lo consumiamo al “Lune de miel” a 100 metri dalla borsa in Rue Van Praet, dove sono vari locali cinesi e vietnamiti. Originale l’arredamento, buona la zuppa di ravioli al maiale ed un secondo riso e pollo al curry alla vietnamita, con cola 12 euro (lunch-menù fino alle 15 circa): consigliatissimo! Ricordo inoltre che Bruxelles è patria di molti fumettisti e camminando per le strade della città si vedono murales che rappresentano Asterix, Tin Tin, i puffi ed altri eroi dei cartoni. Insomma, non ci aspettavamo di trovare una così bella città, cosmopolita ma a misura d’ uomo, che a tratti ci ha ricordato Amsterdam ed a tratti Vienna. Ci siamo chiesti dove sono finiti i Belgi (a molte domande vi sentirete rispondere in inglese), in quanto il centro è vissuto oltre che dai turisti da stranieri di ogni razza e colore che gestiscono le varie attività. Rientriamo in Italia in orario e appagati.
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