Sudafrica, tutto il mondo in un Paese

Un viaggio alla scoperta di un Paese che racchiude tutto il mondo, dalle grandi e moderne metropoli alla natura selvaggia, da due oceani alle grandi montagne... passando per aridi deserti
Scritto da: f.paesano
sudafrica, tutto il mondo in un paese
Partenza il: 23/02/2013
Ritorno il: 14/03/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Sudafrica: tutto il mondo in un Paese

23 Febbraio-14 Marzo 2013

Sabato 23 Febbraio: Amsterdam – Cape Town

Come sempre col peso dell’ufficio e delle pendenze che mi lascio alle spalle, arriva l’agognato giorno della partenza!

Fede mi raggiunge dalla Svizzera e fa giusto in tempo a fare una toccata e fuga a casa dall’aeroporto prima di tornarci insieme a me. Verso ora di pranzo siamo su un taxi che con estrema calma ci porta alla stazione dell’Aja centrale e ci fa perdere il treno che avevamo pianificato di prendere per l’aeroporto di Schiphol. Poco male a parte la momentanea arrabbiatura… ce ne sono ogni pochi minuti e arriviamo all’aeroporto più che in tempo per fare il check-in con calma.

Ci imbarchiamo sull’immenso A380 della Emirates, pieno fino all’ultimo sedile, e arriviamo a Dubai già stanchi. Ciondoliamo fino all’imbarco per Cape Town, nel cuore della notte. Il volo passa tra un po’ di lettura, i pasti e qualche sporadico e breve sonnellino anche se, stretti come siamo, è proprio difficile dormire!! Comunque alle 11:40 della mattina seguente atterriamo puntuali in una Cape Town assolata e ventosa!

Domenica 24 Febbraio

Cape Town

Sole pieno

Aspettiamo Phyllis, la nostra amica ed ospite, che atterrerà da Parigi.

Intanto facciamo un primo prelievo al bancomat così possiamo anche permetterci un caffè, e appena lei arriva andiamo tutti insieme a casa, insieme al marito che è venuto a prenderci.

Sulla via verso casa la vista di Table Mountain, la montagna che domina la città, è un colpo d’occhio notevole e il cielo è terso come non lo vedevamo da tempo. Attraversiamo una distesa di township infinita, prima di entrare nella parte “buona” della città.

La casa è molto bella, comoda e accogliente. E’ tutta su un piano, con un bel giardino soleggiato e un pergolato dove godersi l’ombra. La camera degli ospiti ha tutte le comodità, incluso un bagno tutto per noi!

Dopo un buon pranzo di benvenuto in giardino con tanto di tipico billtong, ci riassestiamo e poi montiamo tutti in macchina per andare a visitare il Rhodes Memorial, tributo a Cecil Rhodes costruito su uno dei terreni da lui donati al Sudafrica, insieme a quelli su cui sorgono l’Università di Cape Town e i giardini di Kirstenbosch. Da lassù si gode di una splendida vista su parte della città e dei due oceani (il gelido Atlantico e il più mite Indiano).

Rientriamo a casa e per cena ci propongono un ottimo braai (bbq) a base di filetto, in compagnia dei genitori di Phyllis. Ci informiamo subito su internet circa la Wildcard che, una volta acquistata, permette ingressi illimitati ai parchi e ad altre attrazioni. Costa 2330 ZAR a coppia, non proprio economica! Ma nei parchi dovremmo comunque pagare l’ingresso più una quota fissa per ogni giorno di permanenza, quindi, a conti fatti, ci conviene. La serata è gradevole, e ancor più gradevole è finalmente orizzontalizzarci per un sonno rigenerante e senza sogni.

Lunedì 25 Febbraio

Cape Town

Sole pieno

Ci svegliamo con un sole splendente e un cielo che più terso non si può.

È la giornata ideale per salire a Table Mountain in cablecar, quindi ci andiamo subito senza rimandare. Partiamo con Phyllis diretti alla base del monte, e facciamo una prima sosta a caricarci di bibite fresche.

Fa caldissimo, per fortuna troviamo posteggio non troppo lontano dalla stazione della teleferica e nemmeno troppa coda per salire (volendo i biglietti si possono acquistare su internet). L’ascesa alla cima costa decisamente cara (20 euro pp, non inclusi nella Wild Card) anche perché il tragitto dura meno di 5 minuti. Ma merita indubbiamente, quindi non lasciatevi scoraggiare da code e prezzo, cielo limpido permettendo.

Arrivati in cima, facciamo le solite foto di rito dai punti panoramici e una passeggiata per i sentieri del monte. Ci sono numerosi percorsi di varia difficoltà e lunghezza che, volendo, possono occupare anche l’intera giornata! Fa sempre più caldo e per fortuna abbiamo un’ottima crema solare protettiva. Peccato che mi scordi di darmela sul decollté, buscandomi puntualmente un’ustione di terzo grado…

Verso ora di pranzo rimontiamo sul cablecar per scendere a valle. Phyllis ci porta a Camps Bay, bellissimo sobborgo posh di Cape Town con spiaggia bianca, da dove la vista sul Lion’s Head è strepitosa. Fede mette le gambe a bagno e il gelo dell’Atlantico gliele paralizza, Phyllis ed io non ci pensiamo nemmeno.

Ci fermiamo a pranzare in uno dei tantissimi ristoranti del lungo mare, dove prendiamo un’insalata annaffiata da una Savannah Dry, sidro locale molto popolare da consumarsi rigorosamente ghiacciato. Il ristorante non è niente di memorabile, ma la vista e l’atmosfera lo sono.

Proseguiamo poi lungo la costa per Hout Bay, altra località balneare nei dintorni di Cape Town. La spiaggia non è fantastica, ma molto autentica e piena di alghe grandi e lunghe come alberi.

Sulla via del ritorno andiamo a conoscere la sorella di Phyllis e suo marito nella loro bellissima villa. Ci offrono un caffè e delle interessanti chiacchiere sul Paese. Rientrati a casa, ceniamo di nuovo in veranda con un ottimo pollo alla brace e poi nanna.

Martedì 26 Febbraio

Cape Town

Sole pieno

Dopo una nottataccia infernale, fra caldo, nausea e per Fede anche un terribile ascesso in bocca, la mattina comincia anche peggio. Fede è ufficialmente malaticcio e io una mezza chiavica. Ci chiediamo cosa possa essere stato a farci male, se l’insalata di Camps Bay o il pollo di John, fatto sta che Fede è fuori uso. Purtroppo è una giornata persa e la pianificata visita ai Kirstenbosch Gardens e al V&A Waterfront sfuma miseramente. Io prendo una boccata d’aria approffittando del fatto che Phyllis deve andare in città e mi deposita per un’oretta al Waterfront che ricorda vagamente il Fisherman’s Wharf di San Francisco, pieno di mall, ristoranti, bar, negozi e musicisti di strada. E’ un posto vivace e piacevole, dove è sicuramente facile trascorrere un pomeriggio o una serata. Speriamo che sarà per quando torniamo da Johannesburg a fine viaggio prima di rientrare a casa.

Stasera ceniamo per modo di dire, peccato perché in programma c’era il cosciotto di agnello arrosto. Io salto del tutto, Fede, già caricato di antibiotici e antinfiammatori, sta leggermente meglio e mangia una minestrina come i veri malaticci. Phyllis e John fanno finta di mangiare un’insalata e poco più; nemmeno lui stava benissimo oggi. Andiamo a letto nella speranza di una nottata migliore.

Mercoledì 27 Febbraio: Cape Town, Penisola del Capo

Sole pieno con qualche nuvola

La notte non è trascorsa poi molto meglio della precedente, le zanzare sono fastidiosissime, e il caldo non è da meno. Comunque ci svegliamo bene o male in forma, anche se l’ascesso di Fede lo fa ancora penare. Non rinunciamo in ogni caso al piano di oggi, ovvero girare la penisola del Capo insieme a Phyllis!

La giornata inizia con un’ottima colazione alla Chart Farm, un bellissimo caffè immerso in un giardino di rose nel sobborgo di Constantia, dove Fede mangia delle buone crêpe zucchero e cannella e io una pantagruelica fetta di carrot cake. Peccato non essere in forma smagliante per godercela di più e mangiarne anche le briciole… Paghiamo una cifra ridicola (ca. 12 euro per 3) e proseguiamo il cammino verso Cape Point. Passando scorgiamo dall’alto l’immensa Muizenberg beach, famosa meta per surfisti.

Dopo una quarantina di minuti arriviamo a Simon’s Town, piccolissima cittadina sul lato est della penisola e affacciata su False Bay (Oceano Indiano). Facciamo una foto con la statua di “Just Nuisance” – unico cane ad essere mai stato arruolato nella Royal Navy – e poi proseguiamo per Boulders Beach (accesso 45 ZAR a testa oppure incluso nel prezzo della Wildcard), spiaggia dai colori meravigliosi abitata da una colonia di simpatici pinguini africani che spesso nuotano con le persone nella balneabile insenatura adiacente. Purtroppo non c’è tempo per un bagno coi pinguini, e rimontiamo in macchina dopo una prolungata visita e decine di foto. Poco dopo arriviamo all’entrata di Cape Point (90 ZAR a testa o con Wildcard), saliamo a piedi al faro e scendiamo poi al Capo di Buona Speranza. C’è molto vento e, stranamente a quanto ci dicono, non c’è l’ombra né un babbuino né uno struzzo. Il posto è suggestivo e la vista dal faro molto bella. Ci mettiamo in coda per fare la foto col cartello che indica la latitudine del Cape of Good Hope e riprendiamo la strada di casa. Rientriamo a Cape Town dall’altro lato, percorrendo la famosa Chapman’s Peak Drive (3 euro per auto ca.), strada costiera decisamente molto scenografica, ma cui onestamente altre strade costiere del mondo e dell’Italia non hanno troppo da invidiare. Arrivati a Hout Bay quando ormai sono le 17:00, Phyllis ci porta a pranzo al Chapman Peak’s hotel, dove mangiamo dell’ottimo pesce. Io assaggio il kingklip, pesce sudafricano molto buono a carne bianca compatta, mentre Fede prende dei tenerissimi calamari fritti serviti in padella, ma ahimè l’ascesso glieli lascia godere pochino…

Rientriamo a casa e chiacchieriamo in veranda anche con Tony, cognato di Phyllis, mentre aspettiamo che John torni da una lezione all’università per cenare a base di cosciotto di agnello al forno (finalmente ce la facciamo!).

Prenotiamo online la macchina con la compagnia Thrifty per domattina e ce ne andiamo a nanna.

Giovedì 28 Febbraio: Cape Town, Hermanus, Cape Agulhas

Sole pieno

Un po’ l’infinita stanchezza accumulata, un po’ il vape accesso, finalmente una notte di sonno come si deve!

Appena ci svegliamo cominciamo a darci da fare per l’auto da noleggiare, visto che l’agenzia presso la quale abbiamo prenotato online non ha ancora risposto.

Dopo qualche telefonata la localizziamo: l’auto ci aspetta alla Thrifty dell’hotel Hilton in centro e Phyllis, come sempre gentilissima, ci accompagna. Strada facendo ci fermiamo brevemente al Watefront per un giretto, visto che Fede non lo aveva ancora visto.

Ritiriamo l’auto, salutiamo Phyllis e ci incamminiamo. La nostra meta di oggi è Cape Agulhas, il punto più meridionale del continente africano. Fede cerca di prendere la mano alla guida “al contrario”, ma se la cava subito benone. Correndo verso Nord-Est attraversiamo di nuovo distese di township. Ad un certo punto sbagliamo strada, findendo nella minuscola Gansbaai, dove un benzinaio dall’accento improbabile ci reindirizza sulla retta via. Facciamo una sosta alla famosa località di Hermanus, dalla cui costa, nella stagione giusta, si avvistano le balene.

Facciamo un minimo di spesa e mangiamo degli ottimi calamari fritti in un fish&chips, i cui impiegati sono preoccupantemente lenti. Andiamo al bel lungomare da dove, come previsto, non avvistiamo nessuna balena. La vista è bella però, e merita ugualmente una sosta.

Arriviamo a Cape Agulhas che è già buio, e il Backpackers dove alloggiamo (http://www.capeagulhasbackpackers.com/ – 240 ZAR in due) ha già chiuso cambusa, quindi niente cena. Il paesino è sconcertantemente buio, silenzioso e deserto, ma vedremo domattina. Ci facciamo un tè nell’accogliente spazio comune e ce ne andiamo a letto nella camera da 6 che abbiamo scelto, nella speranza – esaudita – di restarne gli unici inquilini.

Venerdì 1 Marzo: Cape Agulhas, Mosselbay, Swellendam, Knysna, Plettenberg bay

Nuvoloso di mattino presto, poi sole

Puntiamo la sveglia alle 6:00 per andare a vedere l’alba sulla spiaggia, ma ahimè viene giorno prima che riusciamo ad essere sul posto. La giornata non sembra bella come tutte fino ad oggi, ma è ancora molto presto in effetti.

Siamo gli unici in giro, visitiamo il capo e facciamo le foto di rito nel punto più meridionale d’Africa, all’incontro degli Oceani Atlantico e Indiano. Passiamo al porticciolo, ma delle enormi razze che potrebbero esserci, non c’è traccia. Torniamo in ostello per un caffè e ripartiamo diretti a Swellendam. Il paesaggio lungo il tragitto è piacevolissimo. Le colline verdissime e il cielo blu blu blu con le nuvolette bianche che sembrano disegnate ricordano la foto salvaschermo di Windows. Decidiamo di non andare a cavalcare gli struzzi a Outsthoorn ma di proseguire verso Mosselbay. Facciamo un bagno alla spiaggia Santos, popolata da tantissime scolaresche che giocano, e poi via verso Swellendam, cittadina tra le più antiche del Sudafrica (…). Qui visitiamo la chiesa riformata olandese e decidiamo ignorantemente di saltare la visita al museo Drostdy perché il tempo non è dalla nostra parte. In compenso optiamo per non saltare la colazione e rendere visita al ristorante La Belle Alliance, edificio di una vecchia loggia massonica sul fiume Koringlands. Scegliamo un bel tavolo all’aperto e delle belle omelette dal menù. Scambiamo due parole col padrone belga che ci spiega come dal commercio delle scarpe sia finito qui, ma il suo discorso non ci risulta troppo chiaro. Poco male! Rifocillati a dovere riprendiamo la macchinina e nel pomeriggio raggiungiamo Knysna, cittadina adagiata su una grande laguna, e forse la più carina che abbiamo visto in questo viaggio. Facciamo una passeggiata al waterfront, dove mangiamo dell’ottimo pesce da Ocean Basket (calamari 3 ways, ottimi) e compriamo in un negozio di sport il repellente per zanzare più costoso del mondo; ma è un modo per farmi sentire più tranquilla di fronte allo spauracchio della malaria al Kruger. Non vedo l’ora di spruzzarlo su tutti i vestiti che abbiamo!

Appena riapre il ponticello sollevato per far passare una barca a vela, torniamo alla macchina e saliamo in collina per vedere la cittadina dall’alto. La vista è molto bella e la laguna da una parte e il mare dall’altra costituiscono una veduta suggestiva. Arriviamo che ormai è sera a Plettenberg Bay, rinomata località di villeggiatura, soprattutto per gli appassionati di surf. Purtroppo la stagione non aiuta, e nonostante gli alberghi e gli ostelli siano relativamente pieni, in giro c’è ben poca vita. Facciamo una passeggiatina e stanchi morti ce ne andiamo a dormire nella nostra stanza doppia dell’Albergo for Backpackers (370 ZAR in due), dove sveniamo in un sonno profondo.

Sabato 2 Marzo: Tsitsikamma NP, Addo Elephant NP

Sole pieno

Sveglia alle 6:00 e partenza con destinazione finale Addo Elephant National Park.

La prima tappa della giornata è lo Tsitsikamma National Park. Entriamo con la Wildcard e posteggiamo nei pressi del ristorante e del centro informazioni (deserto).

Purtroppo non abbiamo tempo per fare lunghi trail, quindi ci accontentiamo di quello al ponte sospeso sullo Storms River Mouth. E’ molto presto e il ponte è ancora in ombra, ma pian piano il sole sale e colora il paesaggio. Il colore del mare è molto bello, mentre quello del fiume è di uno strano color ferro, e il paesaggio è davvero da cartolina. Tempo un’oretta e siamo già di ritorno alla macchina diretti a Jeffrey’s bay. L’immensa spiaggia assolatissima è popolata soprattutto da surfisti biondissimi. Facciamo un bagnetto nelle onde e ci rimettiamo in marcia per arrivare all’Addo prima che faccia buio. Passiamo per Port Elizabeth, ma non troviamo come fermarci e quindi attraversiamo il centro in macchina proseguendo dritto fino all’Addo, passando di nuovo distese di township.

Entriamo con la nostra Wildcard e ahimè, come previsto, il campeggio non ha posto per la nostra tendina stasera. Abbiamo la notte di domani prenotata per fortuna, ma per stanotte dovremo cercare una sistemazione fuori dal parco.

Facciamo un primo piccolo safari di un paio d’ore prima che ci caccino fuori, e abbiamo la fortuna di avvistare una numerosa famiglia di elefanti che ci attraversa la strada. Poi prima di uscire avvistiamo ancora famiglie di facoceri, zebre, impala e una tartaruga nei pressi del gate. Usciamo e poco lontano dall’ingresso del parco troviamo una stanza sestupla ad uso doppia all’Orange backpackers (250 ZAR in due). Ci sistemiamo e andiamo a cena al non lontano Lenmore’s, unico ristorante e market della zona, dove mangiamo una pizza discreta e poi a nanna.

Al bar dell’Orange c’è la musica troppo alta e non resistiamo a lungo nonostante la connessione wifi.

Domenica 3 Marzo: Addo Elephant National Park

Sole pieno

Ore 6:00 suona la sveglia. Andiamo in cucina a fare colazione (mai visto un latte così denso e conservato in un secchio tipo vernice per cancelli) e partiamo per l’Addo, distante solo pochi km. Compiliamo di nuovo il visitor’s form alla reception e su indicazione della ragazza scegliamo una piazzola nel campeggio. Apriamo la tenda e gonfiamo il materasso che ahimè ci fa un brutto scherzo ed è bucato. Per fortuna riusciamo a trovare un po’ di tip top al centro escursioni e siamo salvi. Partiamo subito per un safari percorrendo tutto il parco ma, nonostante ciò, avvistiamo ben poco: bufali, 2 elefanti in lontananza, i soliti facoceri e qualche zebra. Torniamo al rest camp per fare una pausa in piscina nelle caldissime ore centrali. L’acqua non è molto invitante, ma fa piacere rilassarsi al fresco. Pranziamo al ristorante del campo con un Sunrise hamburger e facciamo un po’ di spesa allo shop per il bbq che faremo stasera, e poi ripartiamo in safari. Avvistiamo di nuovo poco, vediamo degli sciacalli e per pochi secondi un felino che non riusciamo a identificare. Torniamo al campeggio, ci docciamo, bbq e nanna presto che domani si vola a Durban!

Lunedì 4 Marzo: Port Elisabeth – Durban

Tempo variabile, per lo più sole

Ci svegliamo anche oggi alle 6:00 per rimettere insieme le nostre sparsissime cose dato che all’aeroporto di Port Elizabeth dovremo restituire la macchina.

Chiudiamo la tenda e le valigie e cominciamo la discesa lungo il parco per uscire dal gate meridionale, ma nemmeno questa volta avvistiamo granché.

Arrivati a P.E. laviamo la macchina, facciamo il pieno e andiamo a restituirla alla Thrifty. Siamo stati estremamente prudenti coi tempi, e ora ci tocca una lunga e noiosa attesa all’aeroporto. Il volo per Durban è anche in ritardo ma per fortuna ci rendiamo conto che la KLM Silver Card di Fede ci dà accesso alla business lounge, quindi ci rifocilliamo e si connettiamo a internet.

Atterrati a Durban ci aspetta un’attesa infinita e snervante alla Thrifty: dopo ben due ore ripartiamo alla guida di una Micra bordeaux. L’aeroporto è ben lontano dalla città, e quando finalmente arriviamo ci sistemiamo al Banana backpackers, dove prendiamo una doppia per 320 ZAR. La posizione dell’ostello non è male, ma l’ostello in sé non ci sentiamo di raccomandarlo. Dire che è spartano è un eufemismo… Comunque siamo a Durban e usciamo a vedere cosa offre questa città. Facciamo un giro sull’enorme lungomare che però è deludentemente spopolato e buio. Ceniamo da Ocean Basket, dove il pesce (kingklip e calamari 3 ways) è davvero ottimo, ma non servono alcolici perché il locale è certificato halal. Strano ma vero!

La prima impressione della città non è stata troppo positiva. Sarà che in giro non c’è quasi nessuno e che perfino il lungomare è deserto, ma vedremo se saprà rifarsi domani. Ci facciamo una doccia e andiamo a letto. In camera fa molto caldo, ma non tardiamo a scivolare in un profondo sonno. Io nemmeno ricordo che Fede si sia messo a letto…

Martedì 5 Marzo: Durban, St. Lucia

Sole pieno

Apriamo gli occhi ben prima che suoni la sveglia, e alle 6:45 siamo già pronti per visitare Durban. Prima tappa della visita il museo Kwamulhe (ingresso libero) sulla storia del Sudafrica e la segregazione razziale. Il museo non è molto ben organizzato, ma a suo modo è interessante. E’ piccolo e si gira velocemente. Da lì ci spostiamo in centro, alla City Hall che ospita la biblioteca, la galleria d’arte (chiusa), e il museo di scienze naturali (ingresso libero). Non è certamente quello di NY, ma merita una visita. Usciti da lì, facciamo un giro per i banchetti nei pressi del centro informazioni turistiche, dove compro due flaconi di Bio-Oil a prezzo stracciato. Dopodiché, su suggerimento del centro informazioni andiamo al lungo mare e buttiamo un’occhiata al Wilson Wharf, dove però non c’è assoltuamente nulla. Proviamo ad andare in spiaggia, ma il vento fortissimo non ci permette di fermarci, quindi rientriamo in ostello, recuperiamo i bagagli e ci dirigiamo verso nord, destinazione St. Lucia.

Siccome l’aeroporto è di strada, decidiamo di passare alla Thrifty perché Fede ritiene che la Micra che ci hanno dato sia una ciofeca. Non è stata una grande idea perché anche questa volta ci fanno perdere un sacco di tempo e alla fine ce ne andiamo via alla guida della stessa Micra, suppostamente revisionata. Sarà… fatto sta che manderemo un reclamo per il pessimo servizio.

Prosegendo verso Nord lungo la costa decidiamo di fare una sosta a Ballito, località di mare che ci è stata caldamente consigliata dai nostri ospiti. In effetti, facciamo un bagno rigenerante nella pulitissima e ondosissima acqua di Willard beach, dove lo sport preferito è cercare invano di andare al largo per poi essere respinti a riva dai cavalloni.

Alle 20:00 circa facciamo il nostro ingresso al Little Eden di St. Lucia (370 ZAR a notte), un vero paradiso! Ci sistemiamo nel nostro nuovissimo e bellissimo appartamento che affaccia sulla piscina e andiamo in reception dalla gentilissima signora che ci ha accolto, per farci dare qualche informazione sul luogo. Ci mettiamo in macchina e usciamo per cena. Pochi minuti dopo essere partiti diretti al “centro”, troviamo davanti a noi, nel bel mezzo della strada, un enorme ippopotamo che indisturbato mangia l’erba di un giardino: incredibile! All’inizio siamo un po’ in soggezione, poi, visto che si fa i fatti suoi, restiamo un ad osservarlo e lo seguiamo nei suoi spostamenti in caccia di erba. La cittadina è estremamente tranquilla e la scelta di ristoranti sembra piuttosto limitata, ma noi abbiamo già chiara la nostra meta: Ocean Basket! Entriamo che sono le 21:00 e ci mandano via, cucina chiusa. Che tristezza, stessa musica al ristorante di fronte. Ci tocca ripiegare su un minimarkt dove compriamo un po’ di viveri per improvvisare una cena a casa. Facciamo una doccia e un bel bucato a mano e ce ne andiamo a nanna nell’invitantissimo letto.

Mercoledì 6 Marzo: Sole pieno

Sveglia come sempre all’alba. Sul letto c’è una verdissima ed enorme mantide religiosa che ci fissa dal risvolto del lenzuolo… buongiorno! Andiamo in reception e compriamo la crocierina per avvistare ippopotami e coccodrilli (390 ZAR in 2) con partenza alle 16:00, prenotiamo una seconda notte al Little Eden e partiamo diretti all’Isimangaliso Wetland Park. Purtroppo la nostra Wildcard non serve qui, e paghiamo l’ingresso (120 ZAR in 2) e iniziamo la nostra esplorazione. Ci godiamo lo spettacolo degli ippopotami a mollo nel lago di St. Lucia dal belvedere di Catalina Bay e raggiungiamo poi la spiaggia di Cape Vidal, a circa 35 km dal gate. La spiaggia è molto selvaggia e bella, ci fermiamo un po’ e poi facciamo lentamente dietrofront safarando verso l’uscita. Sugli alberi ci sono ragnatele immense e ragni giganteschi, brrrr… avvistiamo 2 magnifici rinoceronti bianchi e qualche impala.

Alle 16:00 ci prelevano per la crociera con un bizzarro mezzo da safari che fa il giro degli hotel di St. Lucia per imbarcare turisti. Arriviamo alla sponda del St. Lucia river e saliamo su una strana barchetta rettangolare, dove ci viene offerta una bella merenda a base di frutta e tè con biscotti. La guida è un signore molto competente che ci racconta vita, morte e miracoli di ippopotami e coccodrilli. Gli ippo praticamente passano la vita mangiando e dormendo, escono dall’acqua di notte e vanno a zonzo per la cittadina. Ce ne siamo accorti ieri sera! Di coccodrilli comunque riusciamo soltanto a scorgere un paio di immobili code sulla riva, mentre gli ippopotami abbondano ma sono tutti per lo più sommersi e sonnecchianti. Speriamo di rivederli stasera in giro per la città, mentre per i coccodrilli potremo rifarci domani al Crocodile Centre, se ci andrà.

Rientriamo per farci una bella doccia e riusciamo finalmente a cenare all’Ocean Basket. Ordiniamo il family platter, voto 10!

Dopo cena vaghiamo per un’oretta in giro per la cittadina nella speranza di vedere qualche ippopotamo a zonzo, ma non ce n’è traccia. Delusi torniamo all’hotel, dove ci godiamo un bagno caldo e lo champagne di benvenuto che ci hanno fatto trovare in camera.

Giovedì 7 Marzo: St. Lucia, Swaziland, Kruger National Park

Nuvolo

Sveglia alle 6:30 con ben poco sole ahimè. Saldiamo il conto al Little Eden, imbagagliamo e andiamo a visitare il Crocodile Centre. Non che ci appassioni l’idea di vedere animali rinchiusi, ma vogliamo osservare i coccodrilli da vicino. In effetti, non sono rinchiusi, è un parco piuttosto grande con coccodrilli di ogni specie. Ci sono tantissimi cuccioli, che fanno impressione perché in realtà sono miniature, e non hanno nessuna caratteristica dei cuccioli. Comunque con 35 ZAR a testa ci togliamo la curiosità di vedere bene questi dinosauri.

Ci rimettiamo in marcia in direzione Swaziland. Al confine ci chiedono 50 ZAR di tassa per la macchina, ci timbrano i passaporti ed entriamo nel Paese. Lo attraversiamo tutto da Sud a Nord. E’ tutto molto verde e forse un po’ monotono. Purtroppo il tempo non migliora e la nota più colorata sono le centinaia di scolaresche in uniforme che camminano e corrono ovunque per la strada.

Fede riesce a prendere una multa per eccesso di velocità poco dopo il confine. Non hanno nulla, ma i mezzi sofisticatissimi per rilevare la velocità delle auto a km di distanza ce li hanno eccome. Vabbè, ce la caviamo con 120 ZAR.

Ci fermiamo solo per bere una bibita fresca nei pressi di Manzini e alle 17:00 entriamo al Kruger dal Malelane gate, con la nostra Wildcard.

Arriviamo in reception e prenotiamo una piazzola per la tenda (202 ZAR). Fede non fa in tempo a montarla che si alza un vento fortissimo e inizia a piovere, il che ci fa sospettare che forse la tenda non sia cosa fattibile. Di lì a poco inizia una danza di lampi e tuoni mai vista prima, quindi abbandoniamo la tenda sperando che non voli via e corriamo in reception, che per un pelo è ancora aperta. Un lentissimo impiegato ci propone un bungalow al costo di circa 100 euro. Nostro malgrado accettiamo, anche perché l’unica alternativa sarebbe dormire in macchina, e visto che i terminali dei computer non funzionano causa temporale, pagheremo la differenza col campeggio domattina.

Con la nostra chiave andiamo al bungalow 64, le luci sono già accese e la porta non si apre. Dopo un po’ d’insistenza viene ad aprire da dentro un signore in desabillé, a cui, in effetti, è stato assegnato lo stesso bungalow. Hanno fatto casino alla reception, anche perché sicuramente il tremendo temporale ha fatto saltare tutto il sistema, ora che si fa? Ovviamente la reception è chiusa, ci dirigiamo verso il negozio e chiediamo aiuto a una macchina del parco. Per fortuna, con qualche telefonata e un po’ di attesa sotto la tormenta, ci assegnano un altro bugalow. E’ adiacente a quello originario ed è bellino: ci sono tre letti singoli e puliti, un cucinino, un bagno e una bella veranda.

Nonostante avessimo fatto la spesa allo shop per cucinare qualcosa per cena, andiamo al poco allegro ristorante del parco dove ci dividiamo un discreto bacon&cheese burger. Al ristorante sono tutti smanicati e in infradito nonostante il sole sia calato da mo’, e mi chiedo se facciano tutti la profilassi antimalarica, perché io sono paranoicamente terrorizzata dalle zanzare…

Rientriamo al bungalow, beviamo un tè e ci imbustiamo.

Venerdì 8 Marzo: Kruger National Park

Velato

Sveglia alle 6:00 (e qualche snooze) e partenza per fare i primi avvistamenti.

Prima di avventurarci nel nostro safari passiamo al campeggio per accertarci che la tenda sia ancora dove l’avevamo lasciata. Per fortuna c’è e quindi, sollevati, si parte! Vediamo soltanto impala e, mentre un po’ delusi rientriamo verso il camp Berg-en-Dal, avvistiamo una famiglia di giraffe che mangia tra gli alberi. Sono davvero strane, belle e del tutto indisturbate dalla nostra presenza.

Rientriamo e andiamo sparati in reception a lamentarci del gravissimo disagio che ci hanno procurato ieri sera. Io insisto sul fatto che abbiamo fatto irruzione in camera di un signore nudo (era solo senza camicia J) e che siamo rimasti ore sotto la pioggia in cerca di assistenza. Alla fine parliamo con la manager e spuntiamo di non pagare la differenza che ancora gli dobbiamo. Tutto sommato non male, abbiamo pagato per il bungalow soltanto 202 ZAR!

Rientriamo in camera e prepariamo la colazione dei campioni con uova strapazzate e scones. Recuperiamo la tenda, ributtiamo tutto in macchina e ripartiamo per un altro safari, diretti al prossimo campo nel quale pernotteremo, lo Skukuza. Lungo la via avvistiamo giraffe, elefanti, impala e scimmie.

Arriviamo allo Skukuza verso l’ora di pranzo e ci fiondiamo in reception a prenotare un posto tenda per due notti. Prezzo identico: 202 ZAR a notte. Scegliamo una piazzola, montiamo la tenda e andiamo allo shop (il più grande del Kruger) a comprare qualcosa per pranzo. Mangiamo al volo e ci rimettiamo in safari.

In riva ad un laghetto vediamo un elefante che si tuffa per un accurato bagno, mentre signora e cucciolo lo tengono d’occhio da riva. Quando siamo ormai quasi al camp di Lower Sabie troviamo un altro laghetto sulla cui sponda possiamo fermarci con la macchina (senza scendere, ovviamente). Dopo un po’ individuiamo ippopotami semisommersi e coccodrilli in quantità. Osservando bene, sulla sponda di fronte vediamo lei: la leonessa che si abbevera! Guardando meglio col potente binocolo scorgiamo all’ombra di un albero anche il leone. E poi tanti uccelli e tartarughe. Restiamo a osservarli finché possiamo, ma non perdendo di vista l’orologio perché i camp chiudono alle 18:00. Chissà poi perché così presto… noi un’idea l’abbiamo: per rifilare i night safari ai turisti.

Una iena maculata ci fa strada per qualche metro verso l’ingresso del camp, ultimo incontro della giornata.

Al camp Fede fa una doccia rigenerante, io no perché ho troppa paura delle zanzare, soprattutto all’imbrunire, e poi andiamo all’anfiteatro all’aperto a vedere il documentario che proiettano stasera (I grandi nemici, leoni e elefanti, di National Geographic).

Ceniamo con un buono stufato al ristorante e poi filiamo a nanna. La tenda è una sauna e lentamente cerchiamo di svenire e abbandonarci al sonno.

Sabato 09 Marzo: Kruger

Velato ma bello

Tutto sommato la notte passa e alle 6:00 ci svegliamo, non solo grazie alla sveglia ma anche alle irrispettose e sguaiate grida di un gruppo di americani. Facciamo una doccia con paura delle zanzare (io) e andiamo alla caffetteria a prendere un cappuccino che ci accompagnerà nel primo safari di oggi, direzione Lower Sabie camp.

Ci fermiamo al fruttuoso laghetto di ieri, ma questa volta ci sono soltanto ippopotami, coccodrilli e un enorme uccello sulla sponda opposta.

Il Lower Sabie camp non è male come quasi tutti lo descrivono: ha una bella terrazza affacciata sul fiume e un’atmosfera vivace.

Lungo la strada vediamo i soliti impala e un gruppo di tre gigantesche giraffe in mezzo alla strada.

Arriviamo poi al Crocodile Bridge camp. Il campo, in effetti, è bruttino e zeppo di scimmiette petulanti, ma ci fa comunque piacere sederci all’ombra a bere un succo fresco: fa veramente caldissimo. E’ ancora mattina e proseguiamo il lungo giro.

Purtroppo oggi non avvistiamo alcun felino, ma riusciamo a scorgere tre rinoceronti neri, numerose giraffe e un fornito gruppo di elefanti con piccoli e piccolissimi. Prenziamo al Lower Sabie e ci rimettiamo in pista.

Rientriamo allo Skukuza, beviamo una bibita fresca e andiamo a buttare un occhio al ristorante Selati. Se non altro è diverso da tutti gli altri ristoranti dei campi, si sviluppa nella vecchia stazione ancora abitata dal trenino, e pensiamo che per cena verremo qui. Andiamo all’anfiteatro per il filmato di oggi, salvo scoprire che non verrà proiettato per ragioni sconosciute. L’organizzazione putroppo non è quella dei parchi nazionali americani… andiamo in reception e prenotiamo un Sunrise safari per domattina.

Ceniamo al Selati, dove dividiamo una buona pizza e una lady’s rumpstake, e rientriamo al campeggio. Domani sveglia alle 3:45 per il safari. Durerà 3 ore e tutto sommato il prezzo è onesto (202,24 ZAR pp). Vedremo se e quanti animali riusciremo ad avvistare…

Domenica 10 Marzo 2013: Skukuza – Blyde River Canyon

Sole velato/molto nuvolo/qualche goccia alla sera

Sveglia alle 3:45 (!). Alle 4:15 dobbiamo essere al meeting point e partire puntuali alle 4:30 per il Sunrise safari. Non appena il mezzo aperto è pieno e tutti hanno risposto all’appello e consegnato i moduli, si parte. Due volontari per ciascun lato del mezzo puntano le torce sul bush, ma per un po’ non avvistiamo nulla. Compaiono poi un elefante, una giraffa e qualche immancabile impala. Ci sono lunghi momenti di nulla (e sonno), ma poi finalmente ci appare di fronte, posteggiato in mezzo alla strada, il re della foresta. Si tratta di un maestoso leone! Stiamo parecchio fermi a osservarlo e, anche se si è infilato immediatamente nel bush, il testone resta ben visibile e fotografabile. Nel frattempo si è fatto giorno e continuiamo il safari, il cui ultimo grande incontro sono tre rinoceronti bianchi vicini a noi.

Rientriamo soddisfatti al camp e ci mettiamo in cammino per uscire dal gate di Orpen, diretti al Blyde River canyon.

Dopo circa un paio d’ore siamo in prossimità del canyon. Il paesaggio si trasforma e diventa bellissimo. A tratti sembra di stare nel Grand Canyon, e man mano che avanziamo, in Svizzera. Ci sono immense vallate verde smeraldo, distese sconfinate di alberi, aria pura… una meraviglia!

Strada facendo ci fermiamo ai Three Rondavels, una delle attrazioni naturali del Canyon (3 immense formazioni rocciose monolitiche che ricordano le capanne dei popoli locali – rondavel significa capanna in afrikaans) dove, nonostante il gate sia ufficialemente chiuso (chiudono tutto alle 17:00), una signora che si accontenta di una piccola mancia ci permette di fare un salto a dare un’occhiata. Sono molto più belli e suggestivi che in foto.

Arriviamo alla cittadina di Graaskop e scopriamo che il suggerito B&B Autumn’s Breath oltre ad avere una reception inesistente, non ha stanze disponibili per la notte. La cliente che ci aiuta a rintracciare i titolari è molto gentile, ma in ogni caso dobbiamo cercare un’altra sistemazione per la notte. Troviamo una bella stanza al Graaskop hotel, che negoziando riusciamo a pagare 747 ZAR in 2 con colazione. L’hotel è molto bello, confortevole e originale!

Ceniamo al blasonato ristorante portoghese/mozambicano Canimambo con ottimi piatti (ci sentiamo di suggerire la Portuguese-style Rump e il Chicken Chacuti, ma anche il pesce nonostrante la distaza dal mare aveva un aspetto invitantissimo) e nanna presto.

Lunedì 11 Marzo 2013: Blyde River Canyon – Pretoria

Molto nuvoloso e soleggiato nel pomeriggio

Sveglia alle 6:30 e ottima colazione al Graaskop hotel. Peccato non essere riusciti a provare i famigerati Harrie’s pancakes…

Carichiamo i bagagli in macchina, paghiamo e via verso i Bourke’s Luck Potholes, altra attrazione del canyon. Queste profonde cavità cilindriche modellate dalla sabbia e dai sassi trasportati dalle correnti, dette anche marmitte del gigante, sono veramente belle, ma come sempre ci sono scarse indicazioni e nessuna informazione sul sito. Compriamo un paio di souvenir ai banchetti lì intorno (ci cadiamo anche noi) e via verso la prossima tappa, le cascate Berlin Falls. Sono belle senza dubbio, ma non il più grande spettacolo della natura. Procediamo verso God’s Window, ma già a Wonderview ci rendiamo conto che la nebbia è troppo fitta e la visibilità pressoché nulla, quindi non proviamo nemmeno ad affacciarci da God’s Window ahimè. Ingraniamo la retromarcia e ci dirigiamo all’ultima tappa del Canyon, le cascate Lisbon Falls, per le quali vale lo stesso discorso che per le Berlin.

Non so con che coraggio compriamo due antipastiere di legno di cui una enorme e pesantissima, e ci rimettiamo in strada diretti a Pilgrim’s rest.

Si tratta di una minuscola cittadina, simbolo dei tempi della caccia all’oro, fintarella ma caratteristica. Visitiamo i quattro piccoli musei (l’antica bottega, una casa, la tipografia e il garage con auto dell’epoca) e il vecchio cimitero. Torniamo alla macchia e la troviamo tirata a lucido da un gruppetto di ragazzi cui diamo qualche rand benché loro ne pretendano ben 50. Ovviamente non li sganciamo e proseguiamo in direzione Pretoria. Stavolta siamo incredibilmente dotati di una cartina gratuita elargita dal centro informazioni.

Il paesaggio è meraviglioso, montano, verdissimo e pulito. Man mano che avanziamo il tempo migliora e Dullstroom, dove facciamo una breve sosta visitando uno stranissimo negozio di orologi che vende caffè Illy, è una cittadina gioiello. Situata a 2053 mt slm, è una località di villeggiatura soprattutto per gli appassionati di pesca (della trota).

Verso le 18:30 facciamo il nostro ingresso nella capitale amministrativa in cerca del nostro B&B (Purple Olive) a Pretoria North, non lontano da dove siamo invitati a cena a casa di una compagna di scuola di Fede.

Attraversiamo il centro, che ci sembra orribile e congestionatissimo di pulmini bianchi del trasporto pubblico, che si muovono in modo a dir poco selvaggio. Finalmente arriviamo a destinazione, posiamo le nostre cose e andiamo in cerca di Roberta. La cena e la sua grande famiglia sono piacevolissime. Rientriamo alle ore piccole, doccia e nanna.

Martedì 12 Marzo 2013: Pretoria – Johannesburg

Nuvoloso e fortissimo temporale a Johannesburg

Sveglia comoda alle 8:00 e colazione non malaccio al Purple Olive. Visitiamo gli Union Buildings, sede presidenziale e del governo. Sarebbe interessante visitare parte dell’interno, ma non si può, quindi ci accontentiamo di un giretto nei curatissimi giardini con la città sullo sfondo e ci dirigiamo al Voortrekker monument. Entriamo (50 ZAR pp) e giriamo tra i bassorilievi che raccontano la storia dei Boeri, andiamo sulla sommità, da dove si soffre di strane vertigini, e al museo sotterraneo, interessante. Facciamo poi solo un rapido salto al forte del complesso monumentale e poi via verso Joburg perché, tanto per cambiare, il tempo stringe.

Tempo un’oretta ed entriamo in città. L’ingresso alla metropoli è complesso, incasinato e ben poco accogliente dal punto di vista estetico. Guidare in questa giungla è snervante, le indicazioni sono come sempre confuse, e davvero non so come faccia Fede a destreggiarsi. Fatto sta che riusciamo a trovare il nostro hotel ubicato nei pressi dell’eroporto, bello comodo per domattina. Nel frattempo si sono fatte le 15:00, un po’ tardi per andare a visitare il museo dell’Apartheid, che chiude alle 17:00 e si trova da tutt’altra parte della città. Decidiamo comunque di tentare e farci un salto per quanto breve, e arrivarci è come al solito un’avventura, in un traffico veramente folle. Finalmente lo troviamo e, nonostante manchi ufficialmente mezz’ora alla chiusura, ci dicono che è già chiuso. Ci lamentiamo e chiediamo di parlare con un manager, al che ci lasciano sgattaiolare dentro senza nemmeno pagare. Ovviamente la visita è fugace e superficiale, ma siamo contenti di essere riusciti a farci un’idea di come sia, sperando un giorno di poterci tornare con più calma, chissà…

Scoppia un temporale di portata biblica e guidare si fa ancora più difficile. Andiamo all’Eastgate mall per cenare da Ocean Basket, ottimo come sempre. Putroppo i negozi chiudono alle 18:00, quindi ceniamo presto e rientriamo all’hotel Aviator. Chiudiamo le valige in modo da essere pronti appena svegli domattina per andare all’aeroporto, restituire la macchina e volare a Cape Town.

Mercoledì 13 marzo 2013: Johannesburg – Cape Town

Sole pieno

Sveglia alle 6:00 e puntualissimi alle 6:30 siamo al ristorante ad aspettare che apra per la colazione a buffet. Devono pensare che non abbiamo mai mangiato prima in vita nostra, perché aspettiamo l’apertura come avvoltoi J. Mangiamo le ultime uova con bacon e via all’aeroporto. Senza intoppi lasciamo la macchina alla Thrifty, andiamo a fare il check-in ai banchi della Mango, dove il peso dei bagagli non eccede per un pelo (in realtà di un paio di chili, ma fortunatamente chiudono un occhio) e voliamo a Cape Town in compagnia di un ragazzo di Napoli che vive in Sudafrica e lavora all’università della capitale. Phyllis ci recupera e ci annuncia, con nostra grande gioia, che ha prenotato una crocierina in catamarano nella baia della città, con partenza dal Waterfront alle 18:00. Arriviamo a casa, dove ritroviamo John e conosciamo il loro nuovo ospite appena arrivato dall’Inghilterra. Andiamo tutti, tranne John purtroppo, al Waterfront, pranziamo ancora una volta da Ocean Basket e giracchiamo fra i negozi fino a che si fa ora di imbarcarci. Alle 17:45 montiamo sul catamarano per la nostra “champagne cruise”! Partiamo a motore e, una volta preso il via, l’equipaggio spegne i motori e si va a vela! Il mare è un po’ mosso, ma distribuiscono comunque i calici di plastica per lo champagne. Mentre sorseggiamo un dolce e caldo (?) champagne qualcuno dice che ci sono le balene. Un po’ scettici usciamo all’aperto e in effetti vediamo del movimento in acqua. Con enorme sorpresa scopriamo che le balene ci sono davvero e ogni tanto piroettano facendo uscire la coda: bellissimo!

La nostra crocierina è stata davvero piacevole. Rientriamo a casa e finiamo di preparare i bagagli mentre in tv annunciano la fumata bianca dal comignolo della Sistina: habemus Papam! A breve annunceranno il suo nome.

Ceniamo con l’ultimo braai in veranda e poi via a nanna in mansarda. Domattina andremo, anche se brevemente, a fare colazione ai giardini di Kirstenborsh prima di andare all’aeroporto.

Mercoledì 14 marzo: Cape Town – Amsterdam

Sole pieno

Sveglia di buon’ora per poter salutare John che esce alle 7:30. Ci prepariamo e partiamo per il giardino botanico. Cominciamo con una buona colazione all’ombra e poi facciamo un giretto purtroppo breve per il parco. Peccato davvero avere così poco tempo perché il giardino è stupendo, la posizione fantastica e si sta una favola.

Alle 11:00 siamo di ritorno a casa, salutiamo i genitori di Phyllis e poi via all’aeroporto. Compriamo gli ultimi souvenir al negozio Out of Africa e ci imbarchiamo per Dubai, ultimo posto caldo e soleggiato prima di rientrare nella fredda Olanda.

Consigli da inesperti

– Noleggio auto: Se potete lasciate l’auto dove l’avete presa. La differenza che pagherete per ritirarla e lasciarla in città diverse è davvero notevole;

– Auto: Una normale auto anche senza 4×4 è più che sufficiente per girare ovunque, anche nei parchi nazionali, a meno che non pensiate di fare chissà quali fuoripista (e comunque non nei parchi, i trail quelli sono);

– Contanti: Conviene sicuramente ritirare valuta locale ai bancomat e non cambiare. Piccole quantità di ZAR sono sufficienti, visto che le carte di credito sono accettate praticamente ovunque (sicuramente hotel, benzinai, supermercati, ristoranti…);

– Navigatore: Senz’altro utile, vista anche la scarsità e la bassa qualità della segnaletica stradale, ma si può farne tranquillamente a meno. Noi siamo arrivati ovunque e senza perderci anche non avendolo. Ci avrebbe fatto comodo soprattutto nelle grandi città;

– Alloggio: Non è necessario prenotare prima di partire, se non in altissima stagione. Noi abbiamo prenotato tutto sul posto e sempre a prezzi accettabilissimi. Questo consente più libertà di spostamento (o sosta) e una tabella di marcia molto più flessibile;

– Sicurezza: il discorso vale soprattutto per le grandi città, e manco a dirlo, per le township. Non siate paranoici ma prudenti, come lo sareste in qualsiasi altra città grande che non conoscete;

– Swaziland: Abbiamo visto poco e niente quindi non siamo in grado di dare un giudizio. Tenete conto però che per entrare nel Paese le agenzie di noleggio auto rilasciano una lettera che costa la bellezza di 75 euro. Se non intendete fermarvi a visitarlo ma soltanto attraversarlo, potrebbe valere la pena aggirarlo. Il paesaggio era gradevole, ma non abbiamo visto nulla di memorabile al solo passaggio. Il discorso potrebbe essere diverso se si ha il tempo di visitare qualcosa;

– Blyde River Canyon: Se potete, non perdetevelo! Non capiamo perché tanti viaggiatori lo sconsiglino. Noi lo abbiamo trovato spettacolare; il paesaggio è impagabile e merita senza dubbio;

In generale, se non avete troppo tempo a disposizione (non ne avrete mai abbastanza in realtà) e dovete rinunciare inevitabilmente a qualcosa, sacrificate le grandi città di Pretoria, Johannesburg e Durban. La natura è imperdibile (il Blyde River Canyon, i safari al Kruger e all’Addo, lo Tsitsikamma, St. Lucia e il suo iSimangaliso wetland park, ecc.), e ci sentiamo di consigliare di non sacrificarla a discapito delle grandì città. Invece vi possiamo assicurare che tre giorni a Cape Town e dintorni non bastano, quindi non sottovalutate il tempo che merita dedicarle.

Cercate di vedere il più possibile, ma senza fare tour de force. Noi un po’ lo abbiamo fatto, e col senno di poi vale forse la pena visitare meno cose ma in modo più approfondito. Cercate di ritagliarvi anche qualche spazio di relax, per esempio un paio di giorni consecutivi in una bella località di mare.



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