Alla scoperta della Thailandia
Per quanto riguarda l’itinerario, sapendo che i posti nel mondo da visitare sono tantissimi e che quindi forse non ritorneremo più, decidiamo nei nostri 18 giorni di viaggio di vedere più cose possibili. Abbiniamo quindi la storia del paese, con gli incredibili templi buddisti di Bangkok, alla rigogliosa natura di Chiang Mai e alle bianche spiagge delle Phi Phi Islands e di Krabi. Studiando le varie mete modelliamo l’itinerario anche osservando i prezzi dei voli interni delle tante compagnie low cost della Thailandia. Alla fine optiamo per trascorrere la prima notte a Bangkok per poi volare subito verso le Phi Phi Islands e le spiagge di Krabi, poi un super trasferimento verso nord a Chiang Mai e infine le ultime notti a Bangkok prima del rientro.
Prima della partenza acquistiamo un’assicurazione sanitaria (86€) e prenotiamo i vari hotel in modo da spuntare le migliori tariffe e non perdere tempo a cercare una camera in località superaffollate come le Phi Phi Islands. Fondamentale, prima del viaggio, è anche recarsi alla propria USL per farsi consigliare le eventuali vaccinazioni in base alle zone del paese che si vogliono visitare.
Dopo tutti i preparativi, finalmente lasciamo la neve italiana e partiamo alla volta del caldo inverno thailandese. Il volo, con scalo nella capitale omanita, lascia Milano alle 9 di sera per giungere all’aeroporto Suvarnabhumi di Bangkok l’indomani, alle 4 e mezza nel pomeriggio. Appena arrivati all’aeroporto ci viene regalata una SIM card della compagnia thailandese True Move che ci ha permesso di telefonare a cifre ridicole in Italia per tutto il viaggio (con l’equivalente di 10€ di ricarica abbiamo chiamato per tutta la vacanza). Prima di uscire dall’aeroporto cambiamo i primi euro in baht, per le prime spese, e ci rechiamo fuori dalla porta numero 3 della zona arrivi (al secondo piano) dove troviamo facilmente il bus che gratuitamente ci porterà all’altro aeroporto di Bangkok, il Don Muang, da cui partiremo molto presto la mattina seguente per raggiungere il mare. Il trasporto tra i due aeroporti è gratuito se si possiede una prenotazione per un volo per il medesimo giorno o quello successivo. Il bus parte ogni 30 minuti ed è di colore giallo. Dai finestrini del bus notiamo subito l’incredibile traffico della capitale thailandese e siamo subito assaliti dall’umidità soffocante della città. L’hotel prenotato per la notte è l’Amari Don Muang (44 € per la doppia), collegato direttamente all’aeroporto tramite un tunnel sopraelevato rispetto alla strada, comodissimo per la levataccia del giorno successivo. La nostra camera è spaziosissima e ben arredata, davvero un ottimo hotel se si partire il mattino presto dal Don Muang. Usciamo quindi dall’hotel per cercare una ricarica per la nostra SIM thailandese, ma niente da fare, non ne hanno in nessun negozio nel vicino aeroporto. Solo la sera ci accorgiamo che a solo un isolato di distanza c’è un fornitissimo 7-eleven dove acquistiamo, oltre ad una ricarica da 300 baht, due sandwich per cena. La zona al di fuori dell’hotel non é il massimo, ci sono solo alcuni banchetti di cibo dalle dubbie condizioni igieniche, e quindi, rientriamo presto in camera stanchi per il lungo viaggio aereo.
L’indomani la sveglia suona presto, infatti abbiamo prenotato un trasferimento alle Phi Phi Islands con AirAsia (109 € per due persone) con volo fino a Phuket e traghetto verso le isole, tutto compreso nel biglietto. Facciamo colazione in aeroporto con cappuccino e ciambelle (330 baht) e lasciamo Bangkok alle 7,30 del mattino. Arriviamo a Phuket dopo poco più di un’ora, recuperiamo le valigie e chiediamo informazioni al banco dell’aeroporto per capire dove dobbiamo recarci per il trasferimento al molo dei traghetti, incluso nel biglietto comprato. All’uscita dell’aeroporto notiamo un ragazzo con un cartello dell’AirAsia con sopra i nostri nomi e partiamo quindi con un pulmino alla volta del molo da cui partono i traghetti per le isole Phi Phi. Appena arrivati al molo saliamo subito su un traghetto moderno che parte poco dopo. Il cielo purtroppo non promette nulla di buono, è grigio fin da Bangkok. Phi Phi Don ci appare in un’atmosfera quasi irreale dopo circa un’ora e mezza di traversata, avvolta nella foschia, con le sue impervie scogliere ricche di vegetazione che s’innalzano nel Mar delle Andamane. Arriviamo quasi due ore prima dell’orario previsto nella prenotazione AirAsia nel piccolo porto dell’isola principale dell’arcipelago. Seppur il cielo è grigio, si notano le stupende colorazioni verdastre del mare, solcato da piccole imbarcazioni allungate che trasportano i turisti tra le spiagge. Appena sbarcati paghiamo 20 baht “per mantenere l’isola pulita” e cerchiamo il nostro hotel nella caotica Ton Sai, tra un fitto dedalo di strade e baracche trasformate in negozi. Il tutto sembra essere stato costruito senza un’apparente logica, forse a causa della rapida ricostruzione del dopo tsunami. Raggiungiamo quindi l’Ivory Phi Phi Island in cui abbiamo prenotato una doppia per quattro notti su hostelbookers per 176 €. Il simpatico proprietario ci accompagna nella nostra camera, decorata tutta di rosa, piccola ma funzionale. L’hotel è complessivamente buono per rapporto qualità-prezzo (per la media dell’isola), la sua posizione è ottima per gli spostamenti e la notte si dorme sonni tranquilli anche se nel pieno centro della stretta striscia di sabbia popolata di negozi, ristoranti e locali notturni. Unico neo l’odore a dir poco sgradevole proveniente dalla bancarella del “pesce fresco” situato proprio dinnanzi all’ingresso.
Lasciamo quindi i bagagli e partiamo all’esplorazione dell’isola. Prima però ci fermiamo al vicino ristorante dove gustiamo un ottimo Pad Thai e dei Noodles con frutti di mare per soli 260 baht. Nel pomeriggio passeggiamo per la spiaggia di Ao Lo Dalam osservando piccoli granchi che escono dalle loro buche sfruttando la bassa marea. Ci spostiamo nella baia opposta di Ton Sai e con un breve percorso raggiungiamo le piccole baie isolate di Hat Him Khom. Queste spiaggette sono circondate da una lussureggiante vegetazione, tra la quale spuntano i bungalow dei vari resort. Ci tuffiamo per un bagno nell’acqua limpidissima e notiamo i primi pesci tropicali tutti colorati della nostra vacanza. Davvero spettacolari. Peccato però che dal cielo grigio inizia a scendere una pioggia ora più insistente e siamo costretti a rientrare al nostro hotel tutti inzuppati. In hotel ci accorgiamo che senza aver visto un raggio di sole per l’intera giornata siamo già tutti rossi. Incredibili questi tropici. La sera usciamo, girovaghiamo nelle strade cittadine tra bancarelle di frutta mai vista, tra i ristoranti improvvisati del piccolo mercato e tra le vie più curate del lungomare in cui si trovano i ristoranti più eleganti con la vista notturna della baia affollata di long tail boat. Assaggiamo un piccolo dolce di cocco per 10 baht, uno spiedino di pollo ricoperto da una salsa rossa leggermente piccante tipica della cucina musulmana del sud della Thailandia e un thai pancake ripieno di banana e cioccolata per 50 baht. Ci concentriamo poi sulla frutta: mangiamo un ananas gustoso come mai nella nostra vita e una Rose Apple, un frutto rossastro simile d’aspetto alla mela, molto rinfrescante. Chiudiamo la serata con un fruit shake allo strano frutto del dragone per 50 baht e rientriamo in hotel.
La mattina seguente ci svegliamo sperando che il grigio abbia lasciato il cielo. Ma niente da fare, piove. Allora ci rimettiamo a letto e, stanchi per gli ultimi giorni di viaggio e il fuso orario, ci risvegliamo quando ormai è mezzogiorno. Usciamo allora di casa e ci dirigiamo presso la lunga spiaggia di Ao Lo Dalam. Ci stendiamo sui teli, ma dopo pochi minuti ricomincia a cadere una fastidiosa pioggerellina. Allora lasciamo la spiaggia e, vista l’ora, andiamo a pranzare al coperto al Garlic Restaurant. Mangiamo un’insalata di papaya, una zuppa Tom Yum Kung e un Curry di pollo in latte di cocco spendendo 340 baht. Il pomeriggio, sempre sotto una sottile pioggia, camminiamo sulle spiagge osservando le formazioni coralline che rimangono scoperte per la bassa marea e ci godiamo gli stupendi panorami che ci riserva l’isola. La giungla che scende dalle scoscese pareti rocciose si specchia nel mare, donandogli colorazioni ora azzurre ora verdastre. Passiamo vicino alle mangrovie alla ricerca di scimmie, ma oltre ai cartelli che invitano a non dargli del cibo, non ve n’è traccia; camminiamo tra bungalow immersi in giardini tropicali e scattiamo centinaia di foto della baia orlata da palme da cocco. L’isola è stupenda perfino con la pioggia. Facciamo rientro all’hotel con un piccolo casco di banane (25 baht). La sera ha smesso finalmente di piovere. Purtroppo la pioggia ha messo in evidenza le carenze strutturali del piccolo centro di Ton Sai: interi tratti delle stradine allagati, fango, cattivi odori. Nonostante tutto usciamo per cena e tra le vie compriamo due spiedini di carne di maiale non indimenticabili (45 baht) e un’ottima bistecca di manzo con verdure grigliate sul lungomare (150 baht). Camminiamo sulla spiaggia di Lo Dalam dove la sera aprono vari locali tra mille luci e spettacoli di mangia fuoco. Gustiamo quindi un frullato all’ananas e un pezzo di pizza con salame e peperone davvero sorprendente (80 baht), in senso positivo. Prima di rientrare all’hotel, sperando che il tempo ci assista, contrattiamo con uno dei tanti barcaioli il prezzo per un tour privato alla vicina isola di Phi Phi Leh, quella dell’ormai famoso film di Leonardo Di Caprio “The Beach”. Ci accordiamo per 3200 baht per l’intera giornata tutto compreso (cibo, bevande e tassa d’ingresso all’isola).
Ci svegliamo il giorno seguente e sorprendentemente raggi di sole fanno capolino tra le nuvole. Alle 9 di mattina raggiungiamo Karim, il nostro accompagnatore, e salpiamo verso Phi Phi Leh sulla sua long tail boat. Dopo poco più di 20 minuti costeggiamo già l’isola, anch’essa costituita da verdi scogliere che s’innalzano dal mare. Vediamo dalla barca le grotte in cui le persone del posto raccolgono i nidi delle rondini di mare (non sono altro che rigurgito di rondine), utilizzati dai cinesi per una loro “prelibatissima” zuppa. La nostra barca s’infila prima nell’azzurrissima baia di Pilah dove scendiamo per un primo bagno. Nella baia, stretta tra le scogliere, ci sono alcune piccole spiagge in cui una fitta vegetazione lascia scoperta solo una sottilissima striscia di sabbia bianca. Circumnavigando l’isola ci fermiamo lungo la costa per lo snorkeling. Con la fotocamera subacquea immortaliamo tantissimi pesci tropicali tutti colorati che si cibano tra i coralli. Arriviamo quindi ad Ao Maya Bay, la spiaggia resa famosa dal film. La fama è sicuramente proporzionale alla bellezza, ma il numero di barche attraccate è davvero impressionante. La prima cosa che si nota scesi dalla barca è il colore incredibilmente bianco della sabbia. L’acqua è limpidissima ed è un piacere nuotare osservando le scogliere di calcare circostanti. Passeggiamo tra gli alberi di noce di cocco e le piante tropicali che si affacciano sulla spiaggia e, dopo qualche foto, rientriamo sulla barca per il pranzo. Mangiamo dell’ottimo riso fritto con pollo e dell’ananas. Facciamo snorkeling sempre ad Ao Maya a lato della spiaggia, facendo attenzione a qualche piccola medusa trasportata dalle onde. Prima di rientrare a Phi Phi Don ci fermiamo lungo la costa per lo snorkeling. In questo punto la vita sottomarina é spettacolare, vediamo infatti anche una grossa murena e stelle marine. Ad un certo punto sentiamo alzarsi un forte vento e rivolgendo lo sguardo verso il mare notiamo un grosso nuvolone che si staglia sopra l’acqua. Nuotiamo rapidamente verso la nostra barca e aspettiamo la fine della tempesta al riparo, con la barca ancorata in questa piccola insenatura tra onde sempre più alte. Per fortuna il temporale dura poco e quindi ripartiamo rapidamente verso l’ultima tappa del nostro tour: una spiaggia paradisiaca nella baia di Ton Sai in cui si le scimmie scendono dalla giungla viziate dal cibo dei turisti. Faccio l’errore di scendere dalla barca con alcune delle banane rimaste comprate il giorno prima. Vengo infatti assalito da un maschio di macaco che mi ruba il sacchetto con la forza dalle mani e corre in un angolo delle spiaggia per gustarsele. Ad ogni modo é stupendo osservare questi animali sulla spiaggia da pochi passi, in attesa delle barche di turisti. Nel branco ci sono anche tenere madri con i piccoli e giovani esemplari che si rincorrono tra i rami degli alberi. Rientriamo quindi al porto e, essendo ancora presto, decidiamo di salire verso il punto panoramico dell’isola, assolutamente da non perdere. Attraversiamo quindi il villaggio, sempre facendo attenzione all’unico mezzo utilizzato dagli abitanti per gli spostamenti: la bicicletta. La salita verso il view point dura circa mezz’ora e richiede frequenti pause per rifiatare per l’umidità soffocante. Salendo incontriamo altre scimmie intente a rincorrersi tra tetti di bungalow e a mangiare papaya dagli alberi. I panorami sono sempre più belli e lo stretto percorso asfaltato verso la cima è ben curato con fiori colorati e palme da cocco. Raggiunto il primo punto panoramico si paga una tassa di 20 baht per persona. Scattiamo foto e percorriamo l’ultimo tratto del percorso. Arrivati alla cima gustiamo una noce di cocco fresca che il gentilissimo proprietario ci apre proprio davanti agli occhi. Il panorama è davvero eccezionale con la stretta lingua di sabbia che separa la trafficata baia di un blu intenso di Ton Sai da quella di Ao Lo Dalam, di un colore del mare più chiaro. Aspettiamo il tramonto seduti sulle rocce del punto panoramico, osservando uccelli esotici che volano tra le cime degli alberi. La sera ceniamo sul lungomare da Amp, mangiando per 360 baht riso fritto con tonno, Noodles ai frutti di mare e pollo al basilico. Tutto davvero buono e a prezzi contenuti. Girovagando tra i negozi compriamo per 500 baht un bellissimo souvenir di vetro soffiato colorato e prenotiamo un tour di gruppo di mezza giornata intorno all’isola per il giorno seguente a 600 baht.
Ci svegliamo l’indomani alle 9 e ci incamminiamo nuovamente verso il view point per scattare nuove foto panoramiche dell’isola. La mattina é il momento della giornata più favorevole per gli scatti panoramici perché nel pomeriggio le acque si ritirano nella baia di Ao Lo Dalam anche di 50 metri. Durante la salita ci divertiamo ad inseguire le coloratissime farfalle tropicali che volano tra i fiori. Alcune sono davvero enormi! Dal view point partono diversi percorsi ben segnalati che si dirigono verso varie spiagge dell’isola. Noi non ci siamo avventurati visto che ci sono stati sconsigliati da molti turisti incontrati, perchè di durata molto superiore di quanto scritto sulle guide, e per il caldo umido opprimente. Scendiamo dalla cima e andiamo all’agenzia in cui abbiamo prenotato il tour la sera precedente per essere accompagnati alla nostra barca. Il tour, questa volta di gruppo su un motoscafo di grandi dimensioni, prevede diverse fermate intorno all’isola di Phi Phi Don per lo snorkeling. Il primo stop è alla Monkey’s Beach, una stupenda spiaggia bianca tropicale in cui la giungla scende fino ad un mare di colorazioni verdastre indescrivibili. Lasciamo il motoscafo con il kayak che ci viene fornito e pagaiamo fino alla spiaggia. È facile comprendere perché questa striscia di sabbia ha questo nome: per le scimmie! Avendole già viste in azione nei giorni precedenti ci dedichiamo allo snorkeling tra belle formazioni coralline. Rientrati sulla barca purtroppo il sole che ci ha finora accompagnato lascia spazio in poco tempo ad una pioggia persistente che per fortuna ci dà una tregua quando sbarchiamo a Bamboo Island. Bamboo Island è un’isola corallina ricca di vegetazione che fa sempre parte dell’arcipelago delle Phi Phi. È contornata da un’ampia spiaggia e da una stupenda barriera corallina facilmente accessibìle perché a pochi metri da riva. Fotografare i pesci tropicali qui è molto facile per il basso fondale. I quaranta minuti a disposizione per stare sull’isola valgono l’intero prezzo del tour. Con la barca, circumnavigando Phi Phi Don, ammiriamo ancora una volta la sua stupenda natura fatta da rocce scoscese, fitta vegetazione e spiagge da sogno. Arriviamo quindi all’ultima fermata, lo Shark Point, in cui occasionalmente si possono vedere squali di barriera. Del nostro gruppo multietnico solo in due italiani ci tuffiamo in acqua senza timori: visto che vi sto raccontando l’esperienza è andato tutto bene e di squali, non pericolosi a detta dei nostri accompagnatori, non se ne sono visti. Rientrati in hotel acquistiamo alla reception i biglietti del traghetto per Krabi per il giorno successivo (300 baht a persona). Usciamo presto per cena visto che abbiamo mangiato solo un po’ di frutta sulla barca dalla colazione della mattina. Nei giorni scorsi avevamo già adocchiato un piccolo locale in cui servono hamburger e quindi non ci lasciamo scappare l’occasione di cambiare un po’ gusto con il cibo. Al “Trocadero Diner” gustiamo, preparati da un nostro conterraneo, due ottimi cheeseburger con patatine per 420 baht. Girovaghiamo quindi tra i negozi in cerca di cartoline e sulle spiaggia ad ammirare l’abilità di ragazzi che intrattengono turisti con giochi di fuoco. Ci stanchiamo presto di vedere turisti russi ubriachi e ritorniamo quindi all’hotel per preparare le valigie per il giorno successivo.
Dopo un’ottima colazione con croissant e ciambelle (80 baht) ci rechiamo al molo per prendere il traghetto per Krabi in partenza alle 10,30. Lasciamo le Phi Phi Islands con un sole splendente, come non l’avevamo mai visto nei giorni precedenti. Siamo un po’ tristi di lasciare questo piccolo paradiso. C’è solo da sperare che l’uomo non lo deturpi ulteriormente inseguendo i soldi del turismo. Il viaggio sul traghetto dura circa un’ora e mezza e permette di ammirare le tante piccole isole rocciose che, con le loro strane forme, punteggiano il mare delle Andamane. Arrivati al porto di Krabi si è come in tutte le stazioni, porti, aeroporti, assaliti da taxisti e guidatori di tuk tuk. Nel nostro biglietto del traghetto sarebbe giá anche compreso il trasferimento verso Krabi town, ma scopriamo sul posto che il pulmino che accompagna i turisti prima si reca ad Ao Nang e poi, dopo circa un’ora, ripassa al porto diretto verso Krabi. Avendo già prenotato su booking.com il nostro hotel a Krabi Town, non attendiamo tutto questo tempo e ci accordiamo con un taxista per accompagnarci direttamente all’hotel per 200 baht. Arriviamo quindi al Baan Andaman Hotel, un ottimo 3 stelle ben arredato e con personale gentilissimo in cui rimarremo per 4 notti (110 €). Il centro è facilmente raggiungibile dall’hotel con una passeggiata di una decina di minuti su una bella strada ben illuminata anche la sera. Costeggiamo quindi il fiume cittadino, orlato da vere e proprie isole di mangrovie, e ci fermiamo ad osservare le due rocce che costituiscono il simbolo della città. La natura di questa parte della Thailandia è davvero strana: due picchi carsici che s’innalzano isolati in mezzo ad una pianura tropicale costiera. Andiamo alla ricerca del rinomato mercato cittadino e ci confrontiamo per la prima volta con il sistema di denominazione delle vie (Soi). Il piccolo mercato è tutto da fotografare, con banchi di colorata frutta tropicale, dolci al cocco e, soprattutto, ristorantini. Ci fermiamo ad una di queste bancarelle-ristorante affollata di gente del posto: da varie pentole si deve scegliere il condimento per il riso bollito. Difficile è capire e descrivere la natura di tutti gli ingredienti presenti nelle pentole. Alla fine mangiamo riso con gamberetti e zucchine e riso con pollo in una strana salsa marrone (tutto sommato buoni, 80 baht il totale). Prima di lasciare il mercato prendiamo per soli 20 baht una scatola di piccole cialde preparate sul momento, ripiene di una cremina bianca al cocco e con zuccherini colorati, uva passa o papaya. Visitiamo il tempio buddista cittadino costruito su una piccola collinetta. Una scalinata racchiusa tra due serpenti porta all’elegante tempio bianco, molto fotogenico. Rientriamo a piedi all’hotel per un bagno ristoratore in piscina. Durante il tragitto siamo fermati da un gruppo di piccole e simpatiche studentesse thailandesi che, molto timide, ci intervistano con tanto di video chiedendoci le nostre impressioni sulla città. La piscina per gli ospiti dell’hotel si trova al vicino Dee Andamaan: per raggiungerlo occorre prendere la via principale davanti all’hotel in direzione opposta al centro cittadino e svoltare nella prima strada a sinistra. La sera poi sfruttiamo la navetta gratuita dell’hotel per raggiungere il centro della città e, in particolare, il mercato notturno. Il mercato apre tutti i giorni nel tardo pomeriggio davanti al molo di Khong Kha e propone decine di bancarelle sempre affollate, pronte a preparare tutti i più conosciuti piatti della cucina thailandese. Mangiamo due porzioni di Pad Thai (70 baht), un fantastico gelato al cocco (20 baht), frullato alle fragole (20 baht) e un dolce di riso e cocco (10 baht). Dai prezzi è facile notare come in Thailandia la voce “cibo” non sia quella che gonfi il budget della vacanza. Rientriamo a piedi all’hotel passeggiando sul lungomare. Anche se i monumenti da vedere non sono molti, la città di Krabi ci ha fatto proprio una bella impressione: è pulitissima, le vie sono tutte ben curate e ci sono molte aree verdi dove la gente del posto fa sport.
Il giorno seguente, dopo una buona colazione in hotel, ci rechiamo in centro città: la metà di oggi è la spiaggia di Ao Nang. Per andare da Krabi ad Ao Nang prendiamo uno dei tanti sorng-tâa-ou (taxi collettivi da una decina di posti) che fanno la spola tra le due località per 50 baht a testa. È molto facile prenderli perché saranno loro a trovare voi! Infatti ogni volta che ne incrocerete uno per strada vi suonerà chiedendovi dove siete diretti. Non c’è bisogno di contrattare sul prezzo a meno che non lo vogliate tutto per voi. C’è in ogni caso da tenere conto che il pulmino si dirigerà nella direzione desiderata solo quando sarà al completo, quindi se si ha fretta occorre preferire un tuk tuk o affittarlo tutto per sé.
Ao Nang ci appare come una lunghissima spiaggia su cui si affacciano molti locali stile Rimini (con tutti i pregi e i difetti). La città è in ogni caso molto molto più turistica di Krabi Town che è per lo più frequentata da giovani backpackers. Dopo aver cambiato un po’ di contante (per tutta la vacanza il cambio, a parte in aeroporto, è stato più o meno di 1€ = 38,5 baht) ci rechiamo sulla spiaggia. Ci sediamo gratuitamente su una sedia sdraio all’ombra con l’unico obbligo di dover comprare dai proprietari le bevande per la giornata (sempre a prezzi thailandesi si intende!). Il mare ad Ao Nang è sicuramente bello e la spiaggia lunghissima si presta a molte attività, ma non è sicuramente al livello di quelle viste alle Phi Phi Islands. Il mare è ottimo per nuotare, ma non adatto allo snorkeling. Dopo qualche bagno mangiamo in spiaggia il cibo comprato dai simpatici ambulanti che trasportano sulle spalle griglie fumanti con carne, pannocchie e pasta. Per soli 120 baht mangiamo un’insalata di papaya, degli involtini primavera e uno spiedo con petto di pollo grigliato. Tutto incredibilmente buono. Il pomeriggio notiamo nell’estremità orientale della spiaggia un percorso denominato “Monkey’s trail” che s’inerpica sul promontorio e decidiamo di percorrerlo. Dopo dieci minuti di passeggiata su una passerella in legno arriviamo ad un’altra spiaggia che non era visibile da Ao Nang. Una lingua di sabbia bianchissima che scende fino ad un mare di colore ora azzurro ora verde. Su questa spiaggia si affaccia un resort, ma è possibile accedervi liberamente da Ao Nang con la passerella che anche noi abbiamo usato. Passiamo il pomeriggio tra bagni e foto, riparati, durante il solito breve temporale tropicale del pomeriggio, sotto i rami di un grande albero. Lasciamo quindi questa baia nascosta per ritornare ad Ao Nang. Durante il ritorno incontriamo sulla passerella un altro folto gruppo di macachi in cerca di cibo. Ormai ci sono diventati molto familiari. Rientrati sulla strada principale saliamo su un taxi collettivo che ci riporta in centro a Krabi. Notiamo subito che nella piazza centrale di Krabi è stato allestito un grande mercato, che testiamo subito comprando un buon kebab di pollo per 50 baht. Riproponendoci di tornare alla sera andiamo al nostro hotel per una doccia. La sera scopriamo che il mercato, in realtà più somigliante ad una grande festa di paese, è organizzato ogni settimana nei weekend. Nella grande piazza è allestito un grande palco in cui si esibiscono i bambini delle scuole della città in canti e balli; tutt’intorno si sviluppano gli immancabili banchetti di cibo, ma anche banchi che vendono vestiti, souvenir e oggetti di artigianato. Facendoci largo tra le tante persone del posto assaggiamo del riso fritto con verdure (40 baht), polpette di granchio e calamaro (20 baht) e degli ottimi spiedini di maiale (30 baht). Compriamo anche un palloncino gonfiabile a forma di bruco fatto con maestria da un signore senza un braccio per 20 baht. Ci divertiamo per un po’ a ritornare bambini finché tra la folla non individuiamo un bel bambino a cui regalarlo. Stanchi per la giornata, dopo un altro ottimo gelato al cocco, rientriamo in hotel.
Il giorno seguente abbiamo in programma la visita al promontorio di Railey. Andiamo quindi al molo di Khong Kha, da cui partono le long tail boat verso la spiaggia di Railey East (150 baht a testa). Attendiamo più di mezz’ora al molo, finché i barcaioli non hanno reclutato il minimo sindacale per l’attraversata: 10 persone. Dopo un viaggio di 45 minuti tra le mangrovie del Krabi River e la costa, arriviamo al maestoso promontorio di Railey. Railey East, la piccola spiaggia dove attracchiamo, è usata esclusivamente come zona di attracco per le long tail boat provenienti da Krabi; infatti, essendo melmosa e bordata da mangrovie non è adatta per il nuoto. Il panorama che regala è però stupendo, racchiusa tra due alti promontori, ricoperti da una fitta giungla, su cui molte persone si cimentano nell’arrampicata. Raggiungiamo poi rapidamente Railey West, una vera perla. Qui la punta del promontorio si specchia nel mare donandogli un’inimitabile colorazione azzurro-verde. Seppur su questa lunga spiaggia si affaccino numerosi resort e sbarchino molti turisti provenienti da Ao Nang, l’atmosfera è pacifica e rilassante. Dopo foto e bagni ci spostiamo alla Diamond Cave, una grotta raggiungibile con un bel percorso a piedi, in prossimità dell’altura più a nord, tra stalattiti, alberi secolari e liane. Anche se non sono più presenti i laghetti d’acqua color diamante che le hanno dato il nome, consiglio a tutti una visita per ammirare formazioni calcaree brillanti bianche e rossastre, belle stalattiti e stalagmiti e piccoli pipistrelli che nidificano dove non possono penetrare i raggi del sole. Dopo la visita ci incamminiamo verso la spiaggia di Phra Nang quando vediamo le indicazioni per raggiungere il view point e una laguna interna posti sull’altura calcarea che domina e separa le spiagge di Railey West e Phra Nang. Dopo un pò d’indecisione data dalla vista di un percorso quasi verticale, decidiamo di provare anche questa avventura. Ci arrampichiamo aiutandoci con le radici degli alberi e le funi fissate, facendo attenzione a non scivolare sul terreno argilloso. Dopo mezz’ora di salite, sotto un sole cocente e un’umidità quasi asfissiante, arriviamo in cima. Prendiamo quindi un percorso laterale non segnalato, ma ben visibile, che in pochi minuti porta al view point. Scavalchiamo con fatica un’enorme tronco che ostruisce il passaggio e siamo ripagati della gran fatica con una spettacolare vista di Railey. Dall’alto il promontorio ci ricorda molto Phi Phi Don, con la stretta striscia di sabbia, con gli hotel costruiti tra le palme, che separa le due opposte spiagge di Railey East e West. I colori del mare sono come sempre indescrivibili. Ritornati sul percorso principale desistiamo a raggiungere la laguna interna, che, su consiglio anche di altri avventurieri, ci limitiamo ad osservare dall’alto. Il percorso per arrivare al view point non è per niente semplice, sia per il caldo sia per la conformazione del terreno, quindi occorre essere un po’ allenati e adeguatamente equipaggiati con scarpe ed acqua. Abbiamo visto turisti salire in infradito che, oltre a rischiare di scivolare, bloccavano il percorso alle altre persone. Dopo una faticosa discesa siamo di nuovo sul percorso principale quando scoviamo tra i rami degli alberi delle simpatiche scimmie nere con un anello bianco che gli circonda gli occhi. Scopriamo che queste scimmie, difficili da incontrare perché molto schive rispetto ai macachi, passano la loro vita sugli alberi nutrendosi nella giungla solo di foglie e frutti. Per questo motivo sono chiamate Leaf Monkeys. Dopo qualche foto, l’ormai consueto incontro con i macachi e l’avvistamento di uno scoiattolo, arriviamo finalmente alla spiaggia di Phra Nang. Qui, una lingua di sabbia stretta e giustamente affollata da centinaia di persone riparate all’ombra degli alberi, si getta in un’acqua limpidissima, riparata da entrambi i lati da irte scogliere da cui scendono innumerevoli stalattiti. Come se lo spettacolo non fosse sufficiente, un grande faraglione si eleva dall’acqua azzurra, solcata dalle dinamiche long tail boat. Non essendoci bar sulla spiaggia, gli ingegnosi thailandesi hanno modificato long tail boat in efficienti cucine sull’acqua. Affamati dopo l’arrampicata mangiamo patatine, un ottimo kebab, una gustosa pannocchia alla griglia e i “veneratissimi”, dai thailandesi, biscotti oreo. Avendo testato questi caratteristici ristoranti galleggianti possiamo affermare senza dubbi che la qualità del cibo non è certo inferiore a quella dei ristoranti. Trascorriamo il pomeriggio sulla spiaggia, tra bagni, avvistamenti di uccelli colorati anche rari, come il bucero (uccello maestoso nero e bianco con un grande becco giallo), e pesci volanti. Ritorniamo quindi alle 5 a Railey East, orario in cui ripartono le long tail boat dirette verso Krabi Town. Dopo un bagno nella piscina dell’hotel siamo pronti ad uscire per la cena, ancora diretti verso il gran bazar dei weekend. Questa volta assaggiamo una papaya salad (35 baht), uno spiedino ai würstel impanato (10 baht), una salsiccia arrosto (20 baht) e un gelato fritto ai frutti di bosco (40 baht). Lasciamo il caotico mercato e, prima di ritornare in tuk tuk all’hotel per 60 baht, ci rilassiamo un po’ sul lungofiume, ammirando persone del posto che si cimentano nella pesca.
L’indomani, dopo aver valutato come troppo costosi i tour verso le piccole isole della provincia di Krabi, decidiamo di ritornare al sole tra le spiagge di Railey. Riprendiamo la long tail boat come il giorno precedente e, appena arrivati, ci dirigiamo a Phra Nang, che alla mattina, si presenta molto più tranquilla e meno affollata. Ammiriamo la strana grotta presente sulla spiaggia, ornata di falli (ebbene si, quelli..) di diverse dimensioni e colori, offerti dai pescatori del posto in onore di una regina indiana naufragata in un lontano passato presso il promontorio. Con queste offerte, genuinamente donate, gli uomini del posto cercano di ingraziarsi gli spiriti del mare. Passiamo la mattina in questa spiaggia, che meritatamente è stata votata tra le dieci più belle del mondo. Pranziamo alle barche con Noodles ai gamberi (60 baht), un hamburger (60 baht) e una pannocchia di mais (50 baht). Decidiamo di passeggiare, come consigliato dalla nostra guida, tra i promontori più interni di Railey ma non rileviamo nulla di così interessante e ritorniamo sulla magnifica spiaggia di Railey West. Rimaniamo in acqua, ammirando le liane che scendono tra la giungla dalle alture rocciose. Ritornando verso Railey East incontriamo nuovamente le Leaf Monkeys in cerca di frutta tra gli alberi. Riprendiamo la barca verso Krabi con un po’ di malinconia, oggi è il nostro ultimo giorno di mare in Thailandia. La sera mangiamo da Kfc due panini al pollo con patatine (190 baht) e ci rituffiamo nel mercato serale per comprare souvenir e cartoline. Siamo presto all’hotel per preparare le valigie e riposare per il lungo viaggio di domani.
All’hotel avevamo già prenotato un trasferimento all’aeroporto di Krabi per 500 baht. Oggi abbiamo un doppio volo con meta finale Chiang Mai, passando per Bangkok. Purtroppo abbiamo dovuto acquistare due voli Air Asia separati non essendoci un collegamento diretto tra le due città. Lasciamo quindi il sud della Thailandia con il primo volo verso Bangkok in partenza alle 9 del mattino (76 € per due persone). Arrivati al Don Muang e, avendo il volo verso Chiang Mai nel tardo pomeriggio, depositiamo i bagagli in aeroporto per 150 baht e prendiamo un taxi per il vicino centro commerciale “Central Plaza”. Questo enorme centro commerciale si sviluppa in sette piani, con negozi prevalentemente di lusso con marche ben conosciute anche dalle nostre parti. Girovaghiamo senza meta per mezza giornata ed essendo i prezzi della merce equivalenti a quelli italiani non facciamo acquisti. Dopo un pranzo occidentale al Mc Donald’s ritorniamo all’aeroporto per il check in. Ceniamo in aeroporto con due commestibili porzioni di riso fritto al granchio comprate al 7 Eleven e partiamo finalmente verso Chiang Mai alle 7 di sera (Air Asia 70 €). Arrivati all’aeroporto siamo accolti dalla pioggia, prendiamo un taxi (prezzo fisso 120 baht) per l’hotel prenotato su booking.com per 4 notti a soli 100 €, il Chang Thai House. L’hotel è molto bello, a breve distanza dalle mura della città vecchia, con vasche e giochi d’acqua in cui nuotano pesci rossi. Le camere sono molto belle e curate nello stile della Thailandia del nord. Unico neo il personale dell’hotel, freddo, poco gentile e mai sorridente con i clienti. Stanchi per l’intensa giornata, la sera rimaniamo in hotel per recuperare le forze per il giorno successivo.
Oggi ci svegliamo presto, vogliamo ottimizzare al meglio il tempo in modo da visitare la città vecchia di Chiang Mai. Dopo un’ottima colazione, camminiamo nelle curate e poco trafficate vie del centro, con un timido sole che si affaccia tra le nuvole. Arriviamo al primo tempio buddista della nostra visita, il Wat Phan Tao, un tempio costruito in legno di teak, decorato esternamente sulla facciata con un mosaico che raffigura un grande pavone. Dopo aver aggirato le solite guide non ufficiali, entriamo dopo esserci tolti le scarpe. All’interno sono presenti vari oggetti antichi della tradizione religiosa, offerte per i monaci e fiori offerti dai fedeli. Assistiamo in disparte ad un rito compiuto da una famiglia thailandese in presenza di un monaco, cercando di carpire gli usi di una cultura così lontana dalla nostra. All’esterno dell’edificio principale è presente una grande stupa bronzea, insieme all’immancabile fila di campane. Proseguiamo verso il vicino Wat Chedi Luang. Direttamente sulla strada è presente un edificio per la preghiera di recente costruzione, al cui interno è custodita una grande statua dorata del Buddha. La vera attrazione del sito è però il grande chedi posto nel giardino più interno. Un edificio costruito su più livelli, solo parzialmente ristrutturato, decorato con teste di elefante e di serpente sulle scale di accesso. Lasciamo il giardino e raggiungiamo il Wat Phra Singh, il tempio più venerato della città vecchia. Assistiamo, nella gremitissima sala del tempio ad una cerimonia religiosa, in cui i monaci con le loro vesti arancioni intonano versi quasi ipnotici, creando un’atmosfera surreale. I fedeli lasciano le loro offerte, sotto forma di cibo o denaro, porgono fiori sugli altari e accendono sottili candele. Usciamo dalla sala di preghiera e camminando nel bel giardino giungiamo al piccolo santuario in cui è custodita la statua del Buddha Leone, in una sala ricca di decorazioni dorate. Nei vicini tempietti sono custodite invece statue di cera, a dire il vero un po’ macabre, di monaci ormai defunti che avevano servito al tempio. È molto rilassante camminare tra questi edifici dalle forme dolci ed armoniche, resi dal sole così luccicanti. Passeggiando per il centro della città vecchia ad ogni isolato si incontra almeno un tempio, in cui spesso i monaci sono impegnati in umili mansioni come il giardinaggio. Passiamo dinnanzi al monumento dei tre re e raggiungiamo l’ingresso settentrionale della città vecchia, Pratu Chang Pheuak, da cui partono i taxi collettivi verso il Wat Phra That Doi Suthep (ingresso 30 baht), uno dei siti buddisti più venerati in tutto il paese. Riempito il mezzo (50 baht per persona) c’inerpichiamo sulle pendici della montagna che domina Chiang Mai, giungendo dopo mezz’ora alla scala di accesso al tempio decorata con due grosse teste di serpente (naga). Tutt’intorno è presente un piccolo mercato che vende cibo, souvenir e fiori di loto. Mangiamo una salsiccia (10 baht) e delle fragole (10 baht). Giunti in cima si entra in un complesso di wat finemente decorati sormontati dal Chedi dorato del tempio. Nel cortile esterno gruppi di scolari si divertono a suonare le centinaia di campane, mentre all’interno, i monaci benedicono i fedeli che lasciano le loro offerte votive. Nel santuario il colore dominante è l’oro, con le centinaia statue di Buddha e il grande Chedi che s’innalza verso il cielo. Rientrati poi in città raggiungiamo in tuk tuk il grande mercato cittadino, il Talat Warorot. In vari edifici si susseguono su più piani banchi di frutta esotica, di pesce che ancora vivo salta nelle vasche, tartarughe, uccellini, vestiti e cibo. Tra le corsie scorgiamo anche qualche bel ratto in cerca di un pasto. Visitiamo, sul lungofiume, anche il bellissimo mercato dei fiori, il Talat Tonlamyai, con coloratissime composizioni di orchidee e fiori di loto, venduti ai fedeli per essere poi offerti nei templi. Raggiungiamo il vicino arco della piccola Chinatown cittadina e visitiamo un tempio cinese, con vasche di pesci e statue di divinità. Ritornando verso la città vecchia, affamati, ci fermiamo al Taste from Heaven, un ottimo ristorante thailandese vegetariano. Per soli 200 baht mangiamo dei sottili Noodles rossi con verdure e tofu e una zuppa di Noodles fritti tipica di Chiang Mai. Ritornati all’hotel acquistiamo alla reception, per il giorno successivo, un tour che comprende diverse attività, tra le quali trekking, giro sull’elefante e rafting, per 1300 baht a persona. La sera usciamo in direzione Night Bazar, un’enorme mercato di souvenir che si sviluppa sui marciapiedi di alcune vie cittadine vicino al Talat Warorot. Gli articoli in vendita sono sempre più o meno gli stessi e non c’è d’aspettarsi di trovare pezzi di artigianato unici, ma è comunque divertente passeggiare tra i banchi e contrattare sui prezzi con gli abili venditori. Alla fine compriamo due sciarpe, degli specchietti da trucco e un modellino di tuk tuk fatto con una lattina di birra riciclata, ottimi come regali per i parenti. Dopo un kebab al volo (50 baht) rientriamo all’hotel in tuk tuk per 50 baht. Consiglio di portare sempre con sè un biglietto da visita dell’hotel perché non sempre i guidatori dei tuk tuk sono pratici con l’inglese e conoscono, senza indirizzo, dove si trova l’alloggio.
La mattina seguente un piccolo van ci passa a prendere direttamente all’hotel per il tour prenotato il giorno precedente. Siamo in un gruppo multietnico di una decina di persone, accompagnati da una simpatica ragazza thailandese. Dopo mezz’ora di viaggio nella periferia di Chiang Mai, raggiungiamo la Orchid Farm. Nella “fattoria” si accede ad una prima zona separata dall’esterno da una fitta rete, in cui volano farfalle tropicali tra i fiori e le piante. Le farfalle, che si posano anche sulle persone, non sono però belle più di quelle che si possono vedere volare liberamente anche nei giardini cittadini. Lasciate le farfalle si entra nella zona delle orchidee, il fiore simbolo della Thailandia. Qui lo spettacolo é garantito dalle centinaia di piante, appese in file ordinate, dai più vari colori dei fiori: dal bianco, al viola, al rosso, all’arancione, al giallo. Dopo molte foto con le star della fattoria, ripartiamo con il pulmino verso un villaggio delle tribù di montagne, nella zona di Mae Tang. In questo piccolo villaggio, sul versante di una dolce collina, un ruscello passa attraverso un giardino curato in cui sono posizionate delle capanne dove le donne delle tribù vendono oggetti di artigianato. Sicuramente il villaggio è costruito per i turisti, ma permette in ogni caso di supportare queste persone grazie all’acquisto degli oggetti da loro prodotti. Tra le varie capanne scorrazzano galline con i loro pulcini, bambini di pochi mesi dormono all’interno di ceste, mentre le madri, in abiti tipici, vendono i loro prodotti e si fanno fotografare. In questo villaggio vivono all’incirca venti famiglie di etnia Akha e Padaung (le famose donne giraffa). Impressionante è vedere bambine truccate di pochi anni già adornate di anelli al collo. Compriamo due bellissime sciarpe colorate per 180 baht e un borsello cucito a mano per 200 baht, oggetti di qualità molto superiore rispetto a quelli che si possono trovare nei mercati delle grandi città. Lasciamo il villaggio e, su un percorso sterrato, raggiungiamo il campo degli elefanti. Appena arrivati acquistiamo banane e canna da zucchero da dare agli animali durante il percorso e, aspettando l’arrivo del nostro “mezzo”, ci divertiamo a giocare con un piccolo di elefante che curioso, con la sua proboscide, va alla ricerca della nostra frutta. Arriva il nostro elefante, è un bel maschio fiero e possente. Saliamo su un’impalcatura e ci sediamo nel cestello posto sulla sua schiena. Ci viene spiegato che l’animale è addestrato ad allungare la proboscide per ricevere cibo quando si pronuncia la parola “BonBon”. Evidentemente il nostro elefante, seppur dotato di grandi orecchie, aveva qualche problema di udito visto che aveva sempre la proboscide rivolta verso di noi alla ricerca di banane. Stare sull’elefante non è di certo comodo; si dondola continuamente a destra e sinistra, ma è comunque divertente allungargli la frutta e accarezzare i suoi durissimi peli. Il percorso dura all’incirca quaranta minuti e si snoda su una strada sterrata tra campi coltivati a papaya e bananeti. Dopo la bella esperienza giungiamo ad un vicino ristorante posto sul fiume dove consumiamo un pranzo rapido a base di Noodles vegetariani e dell’ananas. Dopo il pasto siamo pronti per il trekking. Raggiungiamo quindi la vallata da cui parte il percorso attraverso la giungla. Il sentiero segue il corso di un piccolo ruscello tra fusti di Bamboo e piante fiorite. La nostra guida ogni tanto si ferma per mostrarci piante e insetti di enormi dimensioni. Il trekking in alcuni tratti non è così semplice e occorre fare attenzione a sassi scivolosi e pendenze. Il percorso non è comunque esclusivo in quanto incontriamo altri gruppi di turisti di ritorno. Dopo un’ora di camminata sotto il sole raggiungiamo la nostra meta finale, una bella cascata. Il salto dell’acqua è di circa dieci metri; ci cambiamo e ci tuffiamo per un bagno ristoratore, facendo attenzione ai massi sommersi. L’acqua è davvero gelida e quindi ritorniamo presto al sole per asciugarci. Ritorniamo poi al punto di partenza del percorso per raggiungere la zona di partenza per il rafting nel fiume Mae Tang, ricco di salti e rapide. Dopo un corso accelerato sui comandi, saliamo sul gommone insieme all’istruttore ed altre due persone. Ci divertiamo tra le rapide a pagaiare e a cercare di evitare le rocce. Il percorso dura all’incirca quaranta minuti e, nonostante i frequenti salti, permette di ammirare stupendi uccelli tropicali che volano tra gli alberi sulle sponde del fiume. Abbandoniamo poi il gommone per salire su zattere di Bamboo per l’ultimo quarto d’ora di percorso sul fiume. Il rafting era stato divertente, ma il tratto di fiume seduti sul Bamboo non è indimenticabile. Ritornati a terra il tour è ormai finito e si conclude quindi la nostra intensa ed avventurosa giornata. Rientriamo all’hotel quando ormai è sera e, dopo la doccia, raggiungiamo il ristorante La-Own, non lontano dal Night Bazar. Gustiamo in un bel giardino del pollo fritto al basilico, del pollo con gli anacardi (buonissimo!) e una piccantissima insalata con carne di maiale per 260 baht. Concludiamo la giornata poi con la solita passeggiata tra gli affollati banchi del Night Bazar.
Per l’indomani abbiamo prenotato un altro tour tramite il nostro hotel con destinazione il parco nazionale Doi Inthanon, con l’omonima montagna più alta della Thailandia (costo 1200 baht a testa). Partiamo con un po’ di ritardo con il nostro pulmino verso il parco, insieme a sole altre tre persone. Attraversiamo la periferia cittadina con affollati mercati che via via lasciano spazio a risaie e campi coltivati. Entrati nel parco inizia la salita verso i 2565 m della cima; ai lati della strada la vegetazione è molto fitta, con alberi, da cui scendono liane, che non permettono di scorgere all’interno. Un po’ di colore è però dato dai tanti rododendri in fiore che s’incontrano durante la salita. La prima fermata del tour è alla cascata Wachirathan, con un salto d’acqua di circa 50m. Il pulmino ci lascia proprio sotto di essa e nei vicini sentieri vediamo anche un piccolo scoiattolo che si arrampica sul tronco di un grande albero. La seconda meta è un piccolo villaggio della tribù dei Karen Bianchi. La guida ci illustra la tecnica costruttiva delle loro abitazioni, i cui tetti sono ancora costruiti con foglie secche raccolte nella vicina giungla. Anche in questo villaggio, sicuramente meno artefatto rispetto a quello visitato il giorno precedente, i pulcini si rincorrono nelle aie, tra gli alberi di caffè. L’atmosfera è molto calma è silenziosa; infatti, nel villaggio, non si incontrano persone se non in una stanza in muratura in cui quattro donne lavorano al telaio per produrre sciarpe colorate di ottima fattura da vendere ai turisti. Non ci lasciamo sfuggire l’occasione e ne compriamo una per 250 baht. Dietro il villaggio c’è una grande risaia, non coltivata però nella stagione secca. Siamo curiosi di sapere perché in tutti i villaggi visitati non abbiamo mai incontrato degli uomini e la nostra guida ci spiega che durante la giornata sono tutti occupati nel lavoro nei campi. Dopo esser stati attaccati da formiche giganti raggiungiamo la cascata Sirithan, osservabile a distanza da una struttura in legno rialzata. L’acqua effettua un doppio salto in una fitta vegetazione tropicale, una vista davvero spettacolare. Raggiungiamo poi in pulmino un grande mercato hmong dove le donne della tribù vendono frutta secca, miele, verdure fresche, vestiti tipici e “le esotiche” fragole, coltivabili in Thailandia solo sulle alture. Tra griglie con patate dolci fumanti acquistiamo dell’ottimo mango secco e un pacco di riso per 50 baht. Raggiungiamo poi il ristorante, dove compreso nel prezzo del tour, ci viene offerto un vero banchetto con zuppa al pollo, pesce alla griglia, pollo agli anacardi, riso alle verdure e, infine, ananas. Dopo poco siamo già sulla cima della montagna, avvolta da nubi basse e nebbia. La temperatura richiede per la prima volta nella vacanza una felpa (ci sono 16 gradi!). Passeggiamo in una fitta giungla su una passerella in legno, avvistando, tra muschi e liane, uccelli colorati dalla lunga coda. Qui le orchidee nascono spontanee sui tronchi degli alberi, in un trionfo della natura. Scendiamo poi verso le due grandi stupa reali, due Chedi edificati in onore del re e della regina della Thailandia. Le due strutture sono molto belle, circondate da un giardino coloratissimo e curato nei minimi dettagli. Passeggiamo tra i fiori e i ponticcioli sull’acqua, e osserviamo la giungla circostante avvolta dalla nebbia. La devozione dei thailandesi per la famiglia reale è davvero tanta, osservando come le persone acquistino fiori e incensi da lasciare, dopo una preghiera, sotto grandi ritratti del re e della regina. Prima di lasciare il parco, ci divertiamo a vedere infreddoliti thailandesi che si fotografano con un termometro che indica la più bassa temperatura che può essere raggiunta nell’intero paese (sempre i 16 gradi di prima, beati loro). Per noi è quasi primavera venendo dalla neve dell’inverno italiano!
Ritornati in città passeggiamo senza meta, visitando altri templi, come il Wat Chiang Man, ammirando lo spettacolo della luce del tramonto che illumina le tessere azzurre e dorate degli edifici. Per cena decidiamo di contenderci una cena in un ristorante italiano ben recensito dalla Lonely Planet. Mangiamo al ristorante Pulcinella una bruschetta, una pizza e una lasagna per 560 baht. Il voto è nel complesso sufficiente, ma davvero niente di eccezionale per dei veri italiani abituati alla buona cucina. Essendo l’ultima sera in città giriamo per il bazar serale per gli ultimi acquisti. Compriamo cartoline, portachiavi, magliette e una cravatta di seta con prezzi davvero ridicoli. Rientriamo all’hotel in tuk tuk per preparare le valigie. Domani si ritorna a Bangkok, ahimè per l’ultima volta. Chiang Mai ci ha fatto una bella impressione. Una città ordinata, semplice da girare, con molte attrattive sia in centro sia nei dintorni. I tour che partono dalla città sono molto turistici e, per raggiungere ad esempio villaggi delle tribù di montagna più autentici, occorre forse spostarsi in località più remote del nord.
Il giorno seguente raggiungiamo l’aeroporto su un comodo tuk tuk per soli 80 baht e partiamo alle 11 del mattino verso il Don Muang di Bangkok con la simpatica compagnia thailandese Nok Air (100€ per due persone). All’aeroporto prendiamo un taxi (375 baht) che, dopo un’ora di assurdo traffico, ci porta al Ds 67 Suites. L’hotel, pagato 110€ per tre notti, è moderno e arredato con molto gusto. Si trova su Sukhumvit road, vicino alla fermata dello sky train di Phra Khanong. Usciamo subito e, con sky train e metro arriviamo alla stazione di Hua Lamphong. Dopo un po’ di smarrimento per trovare la strada e, dopo aver scansato i guidatori di tuk tuk con la solita scusa che tutti i templi proprio oggi sono chiusi, arriviamo al Wat Traimit. La struttura è relativamente moderna, costruita con una pietra bianca che fa risaltare le rifiniture dorate. L’attrazione del tempio (ingresso 80 baht) è l’enorme statua d’oro custodita in una cappella sulla sua sommità. È davvero incredibile che, solo per caso, una trentina d’anni fa, per un incidente, è stato scoperto che un’anonima statua di Buddha in gesso conteneva al suo interno un cuore d’oro da più di 50 milioni di euro. Dopo la visita attraversiamo l’arco della grande Chinatown della città. Con un po’ di fatica, vista l’assenza d’indicazioni e l’inadeguatezza delle nostre mappe, ne raggiungiamo il suo centro più vitale. In strette vie, dove solo i carretti a braccia possono transitare, vengono vendute le più svariate merci, dai vestiti ai calamari essiccati. Il caldo è soffocante e il cielo, sempre di un colore grigiastro per lo smog, ci riserva anche un acquazzone memorabile. Ritornato un pallidissimo sole continuiamo la visita tra oche laccate, ristoranti che servono pinne di squalo e negozi che vendono all’ingresso qualsiasi tipo di merce. La sera, dopo essere tornati in hotel, ceniamo in un vicino Mc Donald’s (300 baht) e visitiamo il piccolo insieme di bancarelle serali di cibo del Soi 38 prima di andare a letto.
Il giorno seguente ci aspetta una giornata faticosa: abbiamo in programma la visita dei monumenti più importanti di Bangkok. Dopo una rapida colazione in hotel raggiungiamo con lo Sky train la fermata Siam, dove, davanti al centro commerciale MBK, prendiamo il bus 48 diretto al palazzo reale. Gli autobus hanno costi davvero ridicoli, però non è facile ben comprendere i loro percorsi nelle trafficate vie della capitale. Consiglio quindi di consultare il sito internet della compagnia che li gestisce per informarsi sui percorsi in città. Arriviamo al palazzo reale e, appena scesi, il caldo ci assale; l’umidità a Bangkok è davvero insopportabile. Sapevamo bene degli stretti controlli sul vestiario fatti all’ingresso, ma nonostante le nostre precauzioni veniamo invitati ad indossare claustrofobici pantaloni lunghi e camicia che ci vengono lasciati con una cauzione di 200 baht. Quindi, consiglio ai futuri turisti di indossare o portare nello zainetto magliette che coprano completamente le spalle e pantaloni lunghi. Facciamo il biglietto per 500 baht a persona ed entriamo nel complesso di templi affollatissimo di turisti. Varchiamo l’ingresso dove sono poste, a protezione dei templi, due grandi statue di guerrieri finemente decorate. Facendoci largo tra la folla visitiamo lo stupendo complesso di Chedi decorati con tessere di maiolica, di statue colorate che luccicano al sole e di composizioni dorate. Arriviamo poi al Wat Phra Kaew, il tempio del Buddha di smeraldo, in cui non è possibile scattare foto. La statuetta di giada del Buddha è piccolissima ed è quasi difficile da scorgere tra le decorazioni del tempio. Dopo la visita, lasciamo questo piccolo mondo incantato, fatto di statue decorate, piastrelle luccicanti, lusso e grande folla. Camminiamo nei giardini tra le antiche residenze reali e visitiamo rapidamente il museo dedicato alla regina prima di riappropriarci dei nostri vestiti. Passeggiamo poi sui marciapiedi dinnanzi al palazzo reale in cui si sviluppa il mercato degli amuleti, dove ambulanti vendono oggetti portafortuna molto apprezzati dai thailandesi, monete antiche e dentiere. Mangiando un po’ di frutta rinfrescante raggiungiamo il molo di Tha Tian, da cui partono in continuazione i traghetti che attraversano il Chao Phraya, il grande ed inquinato fiume di Bangkok. Qui, vengono vendute sporte di cibo da lanciare in acqua per nutrire enormi pesci gatto. Sulla sponda opposta del fiume si staglia tra le basse costruzioni cittadine il maestoso Wat Arun (50 baht). Salendo sul “tempio dell’alba” si notano le sue decorazioni floreali in porcellana e si ha un’ampia vista dall’alto della cittadina reale e del trafficato fiume. Accaldati scegliamo per il pranzo un locale climatizzato, Subway, dove mangiamo due panini per 200 baht. Non ancora sazi di templi visitiamo il vicino Wat Pho (ingresso 100 baht), altro stupendo complesso di edifici sacri e Chedi colorati che s’innalzano verso il cielo. L’attrazione principale è però l’enorme statua dorata del Buddha disteso, che richiama fedeli in preghiera e turisti. Un intero edificio ha la funzione di contenere la grande statua lunga quasi 50 m. Ci informiamo per un massaggio nella famosa scuola del tempio, ma i tempi di attesa di quasi due ore ci fanno desistere. All’uscita, non arrivando il nostro bus, fermiamo un tuk tuk che per 100 baht ci riporta tra smog e traffico all’MBK. Invece di tornare all’hotel visitiamo il grande centro commerciale, in cui merce originale e contraffata convive nei vari piani. Stanchi per l’intensa giornata ci concediamo in un centro benessere un’ora di massaggio per 300 baht. Proviamo il tradizionale “movimentato” massaggio thailandese e il più rilassante massaggio ai piedi. Al termine, visto che ormai è ora di cena, saliamo al sesto piano in cui è collocata l’area ristorazione del centro commerciale. Per pagare nei vari banchi occorre cambiare i baht in coupon ad una cassa. Assaggiamo un riso fritto Tom Yum e un riso fritto con verdure e gamberi per un totale di 110 baht. Rientriamo stanchi all’hotel con lo Sky train tra i tanti ragazzi thailandesi pronti a vivere le notti della capitale.
Purtroppo siamo ormai verso la fine della vacanza. Per l’ultimo giorno pieno in Thailandia decidiamo di visitare l’antica città di Ayutthaya, distante circa 100 km da Bangkok. Prendiamo quindi lo Sky train fino al Victory Monument dove, a destra del monumento su una via secondaria, partono i minibus verso Ayutthaya (per trovarli chiedete ai minibus parcheggiati la loro destinazione). Il costo del viaggio di un’ora e mezza è davvero irrisorio, solo di 60 baht a persona e i minibus partono, come sempre, quando sono pieni. Arrivati in città, il conducente ci lascia lontano dal luogo indicato nelle guide, probabilmente d’accordo con i guidatori dei tuk tuk appostati su questa grande strada, in cui non si vede anima viva a spasso a piedi. Ci rifiutiamo di prendere uno, ma poco dopo, sopraffatti dall’incredibile afa e in assenza di indicazioni stradali chiare, avviciniamo un tuk tuk che per 40 baht ci porta al Wat Mahathat (ingresso 50 baht). Il tempio, in rovina, deve la sua grande fama alla testa di Buddha incastrata tra le radici di un albero, assediata inevitabilmente da turisti in cerca di immortalarla. La testa è in realtà molto piccola rispetto a quello che si può immaginare guardando le foto, ma è comunque affascinante. Usciti dal tempio ritorniamo al piano originario per la nostra giornata, quello di affittare una bici. Mai l’avessimo fatto! In ogni caso prendiamo due bici per 100 baht da una simpatica signora sdentata, non in grado di pronunciare nemmeno una parola d’inglese ma comunque comprensibilissima. Per affittare le bici occorre lasciare un documento, non avendoli con noi lasciamo la tessera sanitaria. Partiamo in bici verso il Wat Sri Sanphet (50 baht) dove visitiamo il sito archeologico con i suoi maestosi tre Chedi bianchi. Vicino al tempio c’è anche un santuario con una grande statua del Buddha alta 10 metri. Decidiamo quindi di lasciare la zona centrale della città per raggiungere il lontano Wat Chai Wattanaram. Durante il percorso iniziamo a capire che l’idea suggerita dalla Lonely Planet di visitare i templi con la bicicletta è davvero fuori luogo: il clima è terribile, il caldo è soffocante quasi più di Bangkok, la segnaletica è gravemente deficitaria e i templi, oltre a essere a km di distanza gli unì dagli altri, non sono in un’area archeologica separata ma sono racchiusi nella città moderna con le sue trafficatissime vie a più corsie. Sudati e assetati arrivano davanti al tempio più maestoso della città (50 baht l’ingresso). Al Wat Chai Wattanaram un imponente prang centrale in stile khmer s’innalza fino a 35 m, contornato da prang più piccoli sui lati. Non ha molto senso pagare il biglietto perché si possono fare già stupende foto direttamente dalla strada. Quando decidiamo di ripartire verso il centro città succede il fattaccio: la catena di una delle bici si spezza. Lontanissimi dal negozio in cui l’abbiamo affittata chiediamo un passaggio ai vari guidatori di tuk tuk presenti vicino al tempio, ma nessuno di loro si degna nemmeno di ascoltarci. Allora sconsolati partiamo a piedi sotto il sole con la bici sollevata a braccia. Fortunatamente, grazie anche ad una gentile signora thailandese, troviamo dopo qualche centinaio di metri un gentilissimo autista di tuk tuk che ci fa caricare la bici e la riporta al negozio per 120 baht. Lasciate le bici e, dopo la brutta esperienza, ci accordiamo con il tuk tuk che ci è venuto in salvo per una visita dei templi che ci sono rimasti da visitare per 500 baht. Andiamo subito al Wat Yai Chai Mongkhon (20 baht) che sicuramente merita una visita per l’eleganza delle statue bianche poste dinnanzi ad un maestoso Chedi. L’attrattiva principale è però un’enorme Buddha sdraiato di 7 metri, ornato con vesti di colore arancione, in cui i fedeli cercano, per ottenere fortuna, di incastrare monetine nella liscissima pianta dei piedi della statua. Raggiungiamo poi il Wat Phanan Choeng (20 baht) in cui è presente un piccolo tempio cinese sul lungofiume e, nel santuario principale un’enorme statua di Buddha alta quasi 20m. Alcuni fedeli lasciano su appositi altari fiori e stecchi pieni di banconote, mentre altri acquistano vesti arancioni che, piccoli uomini in piedi sulla statua, allacciano alle vesti del Buddha. Vicino al tempio bancarelle vendono sacchetti pieni di pesci da liberare nel fiume, sempre in cerca della buona sorte. Ammiriamo poi l’enorme Buddha reclinato di oltre 30 m, sempre in pietra e avvolto in vesti arancioni, del Wat Lokayasutharam. Visitiamo poi altri templi minori, tra i canali della città frequentati da cicogne e altri grandi uccelli, e le strade invase da branchi di cani abbandonati in pessime condizioni di salute. Dopo altri templi di pietra in rovina, statue bianche e paludi salutiamo il nostro gentilissimo accompagnatore che ci lascia davanti al minibus in partenza verso la capitale. Sicuramente una sola giornata ad Ayutthaya è più che sufficiente per visitare un gran numero di templi ma, considerando le tante disavventure, consiglio ai futuri visitatori di evitare le biciclette per i vari motivi prima elencati e di preferire un più costoso, ma comodo tour in tuk tuk. Arrivati a Bangkok ammiriamo per l’ultima volta questa città moderna, dove il futuristico sky train passa tra palazzi illuminati a giorno anche di notte, sopraelevato rispetto alle trafficatissime strade, sui cui marciapiedi i venditori ambulanti cucinano qualunque tipo di cibo. Rientrati in hotel mangiamo al vicino Kfc e prepariamo le valigie per il rientro in Italia. È ormai la fine della nostra avventura. Alle 5 del mattino un taxista alquanto addormentato ci porta al Suvarnabhumi Airport per meno di 300 baht. Arrivati al check in ci viene proposto di posticipare il volo verso l’Oman di qualche ora, arrivando però sempre a Milano per l’orario previsto alla prenotazione. Accettiamo di buon grado visto che ci viene anche offerta la possibilità di bivaccare nella lounge dell’Oman Air con internet, giornali e cibo gratuito. Lasciamo quindi l’estate della Thailandia verso mezzogiorno, rientrando nell’inverno italiano.
In conclusione, la Thailandia si è rivelata un Paese molto facile da visitare autonomamente, vista l’ottima organizzazione dei mezzi di trasporto e la totale assenza di pericoli per la sicurezza constatata. Noi, con meno di 1500 € a testa tutto compreso, abbiamo passato 18 meravigliosi giorni. Certo, il Paese, almeno nelle zone da noi visitate, è ad alta vocazione turistica e mai ci si sentirà dei pionieri, ma le bellezze che nasconde giustificano sicuramente le folle di visitatori. Se vi recate anche voi in Thailandia, lasciate presto il forno di Bangkok e lanciatevi all’avventura sulle alture del nord o godetevi il paradiso nelle spiagge bianche del sud! Non ve ne pentirete…
Filippo e Giudy