Girotondo intorno al Licancabur
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Quando nel 2008 siamo andati in Bolivia a visitare le lagune, i salares e i vulcani ci siamo innamorati dell’altopiano andino. Ai piedi dei vulcani si stendono la laguna Colorada, la laguna Marejon, la Soniquera tutte di diverso colore: bianca per il boro o rossa per la presenza di diatomee e alghe. Alla base del Licacabur si adagia la Laguna Verde, così colorata per la presenza di minerali di rame, nella quale si riflette la vetta conica innevata in inverno. E’ maestoso e per noi inaccessibile : non siamo allenati e tanto meno alpinisti, di conseguenza ci accontentiamo di vedere le foto dello splendido lago all’interno del cratere.
Sta di fatto che questo luogo incantato ci ha stregato e l’estate scorsa siamo tornati : Cile e Argentina
Da Roma a Buenos Aires e a Salta non è proprio una scherzo ma c’è di peggio, in 24 ore ce l’ abbiamo fatta
16 agosto
Salta ,“la linda”, è veramente bella, clima ottimo , gente cordiale e cibo buono; tutte le caratteristiche perché la mia amica Maria facesse un pensierino per rimanere a vivere lì. Abbiamo invece preso la nostra auto a noleggio, guidata da Ale perchè di Massimo non si fida, dice che si distrae per fare le foto! Bugiardo!? Siamo partiti per Purmamarca e la Quebrada Colorada della quale avevamo visto delle foto di un servizio giornalistico ma niente rende la meraviglia e le cromatiche sensazioni dell’atmosfera.
C’è una stradicciola subito dietro il pueblo di Purmamarca che si snoda dapprima dentro qualche vigna e poi sale sulla montagna Colorada.
Minuscoli e enormi al tempo stesso, i colori attraversano gli occhi , la mente è annebbiata da tutte queste strisce di arcobaleno steso sulla terra . E poi al tramonto quando i colori si fanno più morbidi viviamo dentro la tavolozza e non sai se è il rosso , o l’ocra o il verde o il giallo a sovrastare sugli altri, apri gli occhi e ti abbeveri di magia.
Abbiamo dormito all’hotel La Terrazza: molto grazioso e pulito. La cosa più bella è stato il risveglio sotto un cielo incombente di stelle: ce ne saranno state qualche miliardo.
Facciamo una gita di un giorno a Iruya, la strada è ripida e sterrata, non è un passo himalayano però Ale ne esce stravolto ( anch’io sono stralunata). A Iruya nidificano e volano i condor: oggi devono essere in vacanza . Ci sono un po’ di turisti, il delizioso paesino è posto in cima ad un picco ed è lì che finisce la strada. Torniamo a La Terrazza a riposare le stanche membra.
Via! Carichiamo i bagagli sulla nostra Toyota e tutti e 5, fa parte del gruppo anche mio figlio Lorenzo, siamo partiti alla volta del Passo de Jama ( mt 4850). Il tempo è bello ma la strada inizia come ci avevano raccontato “pesantina”, ci sono molti camion, le curve non finiscono mai, fa freddo ma se dio vuole è asfaltata. Ci distraiamo ammirando il paesaggio di lagune,saline e sabbia.
Il Licancabur si è fatto vedere molto presto. Pare disegnato da un bambino.
Alla frontiera con il Cile siamo già a San Pedro de Atacama e dopo aver sbrigato le faccende doganali, ed essersi fatti ingannare dal cartello stradale posto una sessantina di Km dopo il confine con la scritta “Aduana“ come fosse l’indicazione di un paese andino, andiamo a prendere possesso della nostra casetta.
Abbiamo affittato una casetta con 2 camere letto e 2 bagni e una stupenda stufa che fa molto caldo. La Sig. Sandra, proprietaria del renthousesanpedro è un’italiana di san Marino,molto esaustiva nel descriverci ciò che desideriamo vedere.
Per prima cosa andremo alla miniera di Chuquicamata un omaggio al Chè ci sembra doveroso.
Va beh! ormai ci siamo , pare di essere negli USA quando ti fanno fare i tour tutti intruppati con tanto di casco da minatori in testa. Comunque interessante.
Ritorniamo a San Pedro, facciamo la spesa al market e alla “carniceria” e ceniamo a casa. Che figata!
Da tempo avevamo prenotato una visita notturna all’osservatorio Space Job, il migliore. Per fortuna parlano sia lo spagnolo che l’inglese, per noi meglio lo spagnolo. Ho visto Saturno attraverso i telescopio, per la mia mente è stato difficile capire che non era un’immagine presa dai libri bensì Saturno in “carne e ossa” con tanto di anelli veri. Fa freddino. E le supernove che implodono in un ammasso stellare! Fa freddo. E Alfa centauri luminosissima! Fa molto freddo! E la Croce del sud anteposta alla nostra Stella polare! Fa freddissimo! Portateci al coperto e dateci un mate!!!Bellissimo! !! ma domani mattina daremo “buca” al El Tatio, di geyser ne abbiamo visti a sufficienza in Bolivia.
Bella dormita nella nostra casettina. Bella colazione con biscottini, pranzetto e cenetta con carne e ottimo vino. Troppo forte fare la spesa!
Sandra ci consiglia la valle del Iris che non ha niente da invidiare alla quebrada di Humauaca . Colore dominante verde , ocra e rosso,e non c’è nessuno.
Silenzio.
La nostra Terra non finirà mai di stupirci
Finiti i 4 giorni in Cile risaliamo sul nostro grande mezzo , rimbocchiamo la strada del Passo de Jama e ci proiettiamo di nuovo verso il Licancabur che ci guarda come una vedetta.
Un giorno di viaggio, più lungo dell’andata ma finalmente arriviamo a Salta sporchi e sudaticci, ora fa anche caldo….. Ci pregustiamo una bella doccia un comodo letto e un ottimo pasto. Sbagliato! Il Duende de la Posta è un alberghetto, parole grosse!, composto da 3 camere. La nostra finestra è raso terra e da’ sulla strada, quella di Ale e Maria su un corridoio molto transitato ,in compenso o fai la doccia o vai al Wc, per non parlare dei letti che hanno visto tempi migliori. Ma la stanchezza prevale. Domani mattina inizia la nostra vera avventura: La Puna, un deserto di altura in uno degli angoli più remoti della terra
24 agosto
Due autisti con 2 fuoristrada ci aspettano fuori ,carichiamo i bagagli, organizziamo le provviste, controlliamo l’attrezzatura fotografica e… oh mamma! Non siamo più in auto insieme e questo si che è un bel casino! Quante risate e chiacchiere in meno…
Lasciamo il calduccio di Salta e ci precipitiamo nella quebrada di Escoipe, Molinos e Cachi poi arriviamo alla ”finca la Paya”. Wuaho che lusso! Ora arriva anche Zorro! Come sempre carne e vino tinto. Tavola imbandita e tovaglia finemente ricamata intorno al focolare acceso
Ancora un giorno di viaggio per arrivare a Cafayate dove la vigna più di alta del mondo ci aspetta. Vediamo come sempre solo mucche. Città è graziosa ma con il clima è umido non riusciamo a godercela
La mattina del 26 agosto il cielo è grigio e minaccia pioggia, il vento ci arruffa i capelli e il morale fra i grandi cactus centenari. Il tempo di deprimerci un po’ che il paesaggio cambia, le nuvole si sfilacciano fra lembi si sole e le quebrade si sdipanano in fretta susseguendosi fra miriadi di colori. Mangiamo tamales vicino alle ruine de Quilmenes. Interessanti ma si possono by-passare. La quebrada di Indaleco si insinua nella cuesta Randulfo e il cielo si colora di arancio e giallo, poi spunta un po’ celeste e anche i lama bianchi e le piccole vigogne assumono i colori dell’ indaco. Lore cerca di rincorrerli ma loro scappano e chi rimane lo centra con un gran bello sputo!
Ripartiamo e … grande sorpresa! Siamo al Penon, una grande costruzione con uno stupendo camino acceso in mazzo a un salone con tavoli e divani, le nostre grandi camere sono scaldate con i tubi delle stufe poste nel corridoio. El Penon è un paese con 23 persone di cui 4 /5 lavorano nell’ Hotel.
Non ci basta il nostro Licancabur ora siamo di fronte a una catena di vulcani sull’ordine di 6.000mt attorno all’Ojos del Salado ( 6.879).
Partiamo con i i fuoristrada, la strade non esistono, lungo una valle di sabbia rossa fino a sbucare in uno scenario a dir poco incredibile. Torrioni di pietra pomice si stagliano come pinnacoli arrotolati su se stessi con il vento che nei millenni li ha attorcigliati, slabbrati, scolpiti nelle forme più disparate, qualche volta sgretolati dallo sbalzo della temperatura. Questo campo di Piedra Pomez è un luogo sacro, dobbiamo avere cautela, ( pare che qualcuno si sia anche perso) rispettiamo il silenzio e la sacralità della natura.
Ripartiamo la mattina presto e superata Antofagasta de la Sierra viaggiamo su un mare di sabbia dove si stagliano vulcani nerissimi. Il silenzio ci incombe addosso. All’improvviso, dietro una curva, la Grande Duna! 200/300/400 metri di sabbia bianchissima e ci tenta da morire farci una camminata. Iniziamo la scalate e ciascuno di noi 5 va e viene fra “cienge” creste e piccoli dirupi. Io mi sono messa a sedere e per la prima volta in vita mia ho ascoltato il nulla, Questo è un luogo dove il silenzio è totale, assordante, il niente! È esagerato. Che pace!
II colori della Grande duna vanno dal kaki al castano chiaro, dal crema al beige, dal platino al cenere. 50 sfumature di grigio?
Dormiamo a Antofalla in casa della Sig.ra Julia che ci ha cucinato un ottimo pollo. La notte fa freddo ci scaldiamo con una stufetta e una partitina a carte. Tanto per cambiare siamo diversi gradi sotto lo zero
Oggi visitiamo le miniere di zolfo. Mina Casualidad è in piccolo pueblo abbandonato. Quanti morti giovani e meno giovani sono seppelliti nel minuscolo cimitero a 4.200mt.
E’ arrivato il giorno del ritorno a Salta. A sorpresa la pista si infila in una serie di canyon rosso ocra. Una miriade di colline una incastrata nell’altra, dune fossili di un mondo scomparso. Il Deserto del Labirinto. Colline che si innalzano a perdita d’occhio e ti invitano a salire fino in cima per guardare oltre schiacciati dalla forza della natura.
Peccato. La Puna è finita. Per fortuna il nostro viaggio no, dopo domani partiremo per le cascate di Iguazù… ma questa è un’altra storia.