Marocco, una bellissima sorpresa

Un territorio vario e molto bello, con gente cordiale e ospitale
Scritto da: bussolo
marocco, una bellissima sorpresa
Partenza il: 23/12/2012
Ritorno il: 06/01/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Quando abbiamo pensato al Marocco siamo andati a guardare su internet, come al solito, i diari di viaggio e da lì mano a mano abbiamo selezionato quattro operatori locali cui abbiamo poi scritto per avere un’offerta.

Uno non ha risposto, un’altro era caro rispetto agli ultimi due e aveva un tragitto più limitato. Alla fine ne abbiamo scelto uno, che poi per quello che ne potevamo sapere noi dall’Italia uno valeva l’altro. Entrambi avevano le recensioni molto buone su Tripadvisor (anche se poi Tripadvisor mi ha fatto girare le scatole per un’eccessiva attività censoria sulle recensioni, ma questa è un’altra storia).

Spedito quindi l’acconto attendiamo la data dell’aspirato stacco dal lavoro.

23 dicembre: Casablanca

Partenza circa mezzanotte da Venezia e in 3 ore si arriva a Casablanca. In aereo eravamo gli unici turisti assieme ad un ragazzo tedesco. Tutti marocchini che rientrano in paese per le vacanze, e tutti che parlano Italiano o anche dialetti dal veneto al bresciano, tipo “chisà ca finimo on poco con la nibia, valà…”.

Arriviamo all’aeroporto di Casablanca e all’uscita troviamo e conosciamo Hassan (merzouga-experience punto com), un simpatico giovane di 25 anni che per l’età potrebbe tranquillamente essere nostro figlio. Data l’ora (sono ormai le 3 di notte) ci spostiamo in un hotel internazionale vicino all’aeroporto, tanto per dormire qualche ora.

24 dicembre: Casablanca -> Rabat

Arriva Hassan e non ha una faccia tanto fresca. Scopriamo poi che ha dormito in auto. Si parte alle 9 direzione Rabat, la capitale amministrativa del paese. Qui incontriamo Fouad, una guida che parla Italiano benissimo, ma anche Giapponese e Inglese. Ci accompagna prima al Riad Kalaa (riadkalaa punto com) che si trova dentro alle mura della Medina e per arrivarci trasciniamo i nostri trolley attraverso i vicoletti tipici. Andiamo quindi a visitare il Mausoleo di Mohamed V, il Palazzo Reale e altri posti, di cui non ricorderemo mai i nomi, che ci illustra con una dovizia di particolari e competenza, oltre che con una parlantina a mitraglia che ti toglie il fiato a stargli dietro. Una persona veramente colta e stentiamo molto a seguirlo nelle sue spiegazioni.

Giriamo poi per il traffico caotico della città, dove tutti strombazzano e vanno dove meglio gli pare e dove i pedoni sono l’ultima pedina nella gerarchia della strada, tanto che in più di qualche occasione qualcuno è stato a rischio di venirci sul cofano. Vediamo che Hassan non ama molto le città, e d’altra parte essendo un berbero è normale che ami di più il deserto. Mangiamo in un locale un tajin tipico e ci accomiatiamo da Foad. Passeggiamo fino al lungomare della costa atlantica, andiamo in un centro commerciale a comperare qualcosa per i bambini che incontreremo fra qualche giorno nel deserto quindi ci buttiamo dentro alla Medina nei suk brulicanti di gente che vende di tutto e spesso si fatica anche a passare. Durante la bella e lunga passeggiata facciamo il pieno di vero folklore locale.

Torniamo al riad e lasciamo Hassan. Facciamo un giro dei locali fino alle terrazze e apprezziamo molto la forma costruttiva tipica di queste case. L’origine mi par di aver capito che è andalusa e lo stile moresco. La cena è stata piacevolmente il menu du Noèl, nel patio centrale, con base di musica tipica. Poi a scrivere il diario e a nanna.

25 dicembre: Rabat -> Meknes

Vengo svegliato verso le 5 da una pioggia battente e un forte temporale che fanno apprezzare lo stare ben caldi sotto le coperte. Mi chiedo come usciremo dai vicoli della Medina con questo diluvio, con le valige e gli zaini al seguito. Fortunatamente all’ora della partenza smette quel tanto che basta per arrivare all’auto e partire. La giornata sarà purtroppo piovosa, confermato anche dal meteo. Prendiamo l’autostrada (sono tutte a pedaggio) e ci dirigiamo verso Meknes, la più piccola delle città imperiali, traversando terreni agricoli ben tenuti e con ancora tanto verde. Questa è infatti un’area ad altra vocazione agricola. Il paesaggio è molto bello, prima leggermente ondulato quasi pianeggiante poi un po’ più collinoso. Peccato per la pioggia che toglie la possibilità di fare delle foto decenti che possano restituire i colori e le prospettive come si dovrebbe. Il cielo plumbeo attenua ed appiattisce tutto. Arriviamo a Meknes che diluvia ancora, accidenti. Il riad Zahra (riad-zahraa punto com) si trova ben dentro la Medina e ci si arriva ovviamente solo a piedi, passando per vicoli e vicoletti e in mezzo a mercati e negozi. Hassan “noleggia” un facchino locale che con il suo carretto di legno con ruote da automobile trasporta i nostri bagagli attraverso il dedalo di viuzze, non senza difficoltà a far passare il carretto in mezzo alla gente. Ma il folklore è anche questo. Il riad è molto carino, forse più rustico del primo ma in ogni caso è quello che deve essere: un ambiente caldo e accogliente. Un the di benvenuto poi incontriamo la guida che Hassan ha assunto per la visita guidata. Giriamo per la Medina e i suoi suk, che stavolta causa la pioggia non sono brulicanti come al solito, ed è caratteristica la zona dove ci sono decine di negozietti di sartoria dove sono gli uomini con le loro macchine da cucire a confezionare i vestiti per tutti, anche per le donne.

Visitiamo quindi la scuola coranica La Madrasa Bou Inania, poi una vista panoramica della città vecchia da sopra un poggio e la visita alla grande moschea. Mangiamo qualcosa, sempre marocchino, al Cornette Palace (buono) e successivamente visitiamo i magazzini Hri Moulay Ismail, imponenti locali dove veniva stoccato il grano costruiti con muri di argilla battuta mescolata con sassi e paglia (pisé) e le annesse scuderie che una volta contenevano ben 1200 cavalli. Tutto patrimonio dell’Unesco, che finanzia anche tutte le opere di mantenimento e restauro.

Torniamo al riad e se non fosse per qualche addobbo in giro e un babbo natale marocchino, chiaramente ad uso e consumo degli occidentali dato che questo è un paese islamico, non abbiamo proprio una percezione del Natale come lo si sentirebbe a casa.

26 dicembre: Meknes -> Fez

Oggi non piove. E’ ritornato il sole, e le previsioni dicono che rimarrà bello per tutto il tempo del nostro viaggio. Partiamo per l’area archeologica di Volubilis, traversando sempre territori agricoli ben tenuti e ben coltivati. Se non fosse per le case tipiche si potrebbe pensare di essere in qualche parte del centro Italia. Probabilmente i romani hanno scelto queste zone per i loro insediamenti proprio per la somiglianza con casa loro. Il sito archeologico non è tanto grande ma comunque ben riportato alla luce. Hassan ci chiede se vogliamo una guida, ma gli diciamo che ci basta la nostra Routard. Neanche il tempo di dirlo che siamo accalappiati da un arzillo vecchietto marocchino, una guida abusiva, che comincia a spiegarci di questo e quello, mescolando francese, italiano e spagnolo. Non ce la sentiamo di liquidarlo con la forza e ci rassegniamo a proseguire la visita con lui. Tutto sommato è andata anche bene perché le cose le sapeva in maniera più che adeguata, spiegandoci dei mosaici, delle terme e dei solarium, dell’acquedotto e delle fontane, dei frigidorium e dei vomitorium (i romani all’epoca mangiavano come maiali per poi vomitare il tutto), delle latrine, sceneggiando come si faceva, ecc, ecc. Una paghetta se l’è proprio meritata. Meglio lui, che se l’è guadagnata con spirito di iniziativa, piuttosto che una guida ufficiale che prende i pulman dei tour operator. Confidiamo che il ricavato serva al sostentamento della sua famiglia.

Ci spostiamo quindi verso Fez, e i territori continuano a stupirci. Non immaginavamo proprio che il Marocco fosse così bello. Certamente causa nostri condizionamenti mentali sul classico marocchino vucumprà o spacciatore. E’ vero che è pur sempre africa, ma qui in Marocco ci sembra onestamente un gradino in più. Arrivati a Fez mangiamo al volo da Aladino, un hamburger io un’insalata Manu e una pizza Hassan. Poi al Ryad53 (fes-ryad53 punto com) a prendere possesso della camera che si trova al livello più alto dove c’è anche la terrazza. Camera molto grande con un bel bagno e ottime finiture dappertutto. Peccato per il copriletto con delle macchie giganti per niente invitanti. Ma non importa: una coperta sopra e sparisce tutto. Siamo pur sempre in Africa, come dice continuamente Hassan.

Non so se perché siamo nel medio Atlante o se è così e basta ma oggi la temperatura è ben più fresca. Manu è già abbondantemente vestita da sempre ma qui anche io devo rassegnarmi a dismettere la mia aria vichinga in maniche corte e mettere una bella felpa.

Una meritato riposino prima di riprendere la visita poi andiamo prima alla porta del Nord poi alla torre del sud, due posti eccezionalmente panoramici che ti restituiscono un eccellente colpo d’occhio della città vecchia dall’alto. Il cielo azzurro con le nuvolette e il contesto collinoso fanno il resto.

La sera si mangia lì vicino al ristorante El Batha, molto bello e con i musicanti, ma con un freddo che tutti mangiavano col cappotto e alla fine anch’io non vedevo l’ora di tornare in camera a scaldarmi.

A nanna quindi. Domani ci aspetta una bella scarpinata con la visita completa della città.

27 dicembre: Fez

Conosciamo Aziz, la nostra guida per la città di Fes (Aziz Ouafy tel.00212 661602630 Azizouafy@hotmail.fr). Visita a monumenti, scuola coranica, palazzo imperiale, e tutto quanto c’era da vedere. Visitiamo la zona della città dove si produce la ceramica ed in particolare una cooperativa dove vediamo i diversi processi di realizzazione della ceramica e dei mosaici. Iniziamo qui un rito che sarà poi ripetuto in altre occasioni durante la giornata: comprare qualcosa contrattando con i marocchini di turno. Qui comperiamo un tajin per cucinare e qualche altro oggetto. Non so come faremo con i pesi dei bagagli in aereo, ma ci penseremo. Dentro quindi alla Medina e i suoi suk pieni di negozietti che vendono di tutto e di più, con fiumi di gente, carretti spinti a mano che quando li incontri in una via stretta è difficile non incastrarsi, asini stracarichi di merci, gatti che mangiano gli scarti dei negozi di carne o pesce, colori, rumori, odori e profumi. E’ puro medioevo. Aziz ci spiega molto bene tutto quello che vediamo e ci porta attraverso vicoli ben fuori dai normali flussi delle mappe turistiche. Ci dice che ci sono quasi 40 km di labirinto e non so dire quanti ne abbiamo poi percorsi in questa full immersion a Fes. Oltre alla parte puramente monumentale, di moschee, madrasse, minareti, caravanserragli, ecc, veniamo affascinati dalla miriade di “aree tematiche” di vero artigianato, come la zona dei falegnami, quella dove tingono i vestiti in grossi pentoloni lungo la via, quella dei tessitori di stoffe e poi di tappeti con i loro telai in legno che sono opere d’arte antica, delle concerie medievali con tutte le tinozze piene di acqua sporca e dove gli uomini probabilmente sono più conciati delle pelli stesse, degli arrotini, dei ramaioli, di tutte i tipi di generi alimentari. E’ impossibile spiegarlo a parola: bisogna esserci.

E tornando a parlare di acquisti alla fine abbiamo comperato una bella coperta e una bella sciarpa per fare il turbante in una cooperativa di tessuti e un bel tappeto berbero. Eh già, credo proprio che avremo problemi di peso con i bagagli. La prossima volta in Marocco devo venirci con la mia auto.

Andiamo quindi al ryad, che stasera è il Dar Cordoba (darcordoba punto com), e ci concediamo di svenire a letto per un’oretta. Anche questo ryad è molto bello, con molte decorazioni e dei soffitti in puro stile andaluso. La stanza è buona, stranamente con il soffitto piuttosto basso, ma bella calda. Cena, aggiornamento del diario e quindi a letto, che domani è una giornata di lungo trasferimento, circa 500 km, verso Merzouga e il deserto.

28 dicembre: Fez -> Merzouga

Dopo la colazione partenza in direzione di Merzouga, nel deserto del Sahara. La giornata è bellissima, con un sole pieno e cielo azzurro. La prima cittadina che incontriamo lungo la strada è Azrou, di origine berbera ma di aspetto quasi svizzero, situata nel cuore di un parco naturale di 53.000 ettari su un altopiano calcareo e sassoso delimitato da foreste di cedri e lecci, in mezzo ad antichi vulcani. Azrou è molto famosa anche per la presenza di tantissime scimmie nella foresta che la circonda. Si prende poi la strada che si arrampica sul Medio Atlante, di cui vediamo sullo sfondo le cime innevate, fino al passo dello Zad e alla cittadina di Midelt a 1488 m di altitudine. Midelt non è un luogo particolarmente turistico, ma famoso dal punto di vista geologico con strutture cristalline coloratissime. Da Midelt la strada prosegue attraverso le bellissime gole del Ziz fino ad arrivare ad Er-Rachidia, dove pranziamo. Nonostante il lungo viaggio siamo soddisfatti ed appagati perché è stato un tragitto molto scenografico. Si arriva quindi a Rissani, la porta del deserto dove ci fermiamo per entrare un po’ nel mercato e dove comperiamo dei datteri e cambiamo dei soldi all’ATM. Le cose sono mano a mano cambiate rispetto al nord e sia l’aspetto delle città che i modi di vita della gente sono decisamente più “africani”, cosa che non ci dispiace affatto.

Ripartiamo quindi per Merzouga dove pernottiamo al Chez Tonton (booking punto com slash chez-tonton), che poi scopriamo essere gestita dai parenti di Hassan.

Qui conosciamo Said (deserttoursmarocco punto com), nipote di Hassan, che a sua volta è una guida esperta del deserto. Ci accompagnerà lui per qualche giorno perché Hassan deve portare la mamma, che sta poco bene, all’ospedale do Ourzazate.

29 dicembre: Merzouga

Partiamo con il 4×4 fino ad un punto dove si trovano i fossili naturali del deserto, poi passiamo per il piccolo ed antico villaggio di Tissrdmin, dove sono stati girati molti film, quindi un pezzo di strada dove passava la Parigi Dakar per poi traversare il deserto nero con le sue pietre vulcaniche, posto dove prendiamo il the con una famiglia berbera sotto alla caratteristica tenda.

Avanti poi fino al villaggio di Khamlia, famoso per i suoi abitanti provenienti dall’Africa nera e per la loro musica. Questo villaggio è molto famoso anche per il festival di musica e danze che si svolge ogni anno durante la prima settimana di agosto.

Non siamo potuti andare a vedere il lago Dayet Srji con i suoi fenicotteri rosa perché in questa stagione è asciutto.

A metà pomeriggio ci spostiamo ad un’altro hotel dove partono le carovane dei cammelli e dove lasciamo i bagagli. Dopo una passeggiata di circa un’ora e mezza a dorso di cammello fra le bellissime dune dell’Erg Chebbi, arriviamo alle tende berbere dove dovremo passare la notte giusto per assaporare il tramonto fra le dune. La sella del cammello è decisamente meno comoda della mia Billy Cook da cavallo. Ad ogni modo qui niente cavalli e solo cammelli. Siamo in una piccola spianata sotto ad una grande duna di 300 metri e ci sono molte tende. Nella nostra siamo solo in compagnia di 4 olandesi. Niente stelle cadenti perché c’è la luna piena che illumina troppo il cielo ma che nel contempo dà un colore particolare alle dune. Dopo cena prendiamo possesso della nostra tenda, con un semplice materasso per terra e una pila di coperte a disposizione. E’ piuttosto freddino e dormiamo ovviamente vestiti, con turbante in testa e con almeno 7 coperte sopra. Un peso che impediva qualsiasi movimento. Si dorme per modo di dire. A metà notte esco a fare una pipì e assaporo il silenzio del deserto sotto alla luna piena. Come può essere carica di atmosfera anche una semplice pipì!

30 dicembre: Merzouga -> Ramlia

Alzata alle 6 e mezza, proprio sul più bello che quasi dormivo bene. Su le scarpe (unico capo di abbigliamento non indossato a letto) e via a salire sulla grande duna, che per non rischiare l’infarto scalo solo per 2/3, ad aspettare il sorgere del sole. Poi colazione e via col cammello per il ritorno. Manu riesce a fare anche un po’ di rodeo quando appena salita sul suo cammello, assieme al mio, pensano di andare un po’ per i fatti loro. Ritorniamo quindi all’albergo, con il sedere un po’ rotto. Il tempo per un piccolo ristoro e via in direzione Taouz. Qui finisce l’asfalto e per due giorni sarà tutta pista nel deserto, e che pista ragazzi! Ci fermiamo a Taouz a casa di Said per un the dai suoi e ripartiamo per vedere le incisioni rupestri, poi verso il fiume Ziz in direzione della pista Parigi-Dakar dove c’è anche in corso un raid, con macchine, moto e camion.

Passiamo per piccoli villaggi sperduti nel deserto di Ouzina e non riusciamo ad immaginare come possa essere dura la vita qui. Visitiamo il villaggio di Ouzina, al confine con l’Algeria dove prendiamo l’ennesimo the in casa dei gestori dell’Auberge Porte de Sahara dove poi pranzeremo. Dopo pranzo ancora sulle piste molto belle e veramente wild in direzione Ramlia dove accampiamo al Bivouac Atta, sperduto in mezzo al deserto. Le tende sono molto accoglienti, con un bel lettone col piumone e persino bagni e docce in fondo al campo. L’uso del wc chimico è ok, per non farla in giro per le dune, ma sfido chiunque a farsi la doccia, con la temperatura che dopo il tramonto scende repentinamente intorno allo zero!

Un po’ di chiacchiere attorno ad un tavolo all’aperto e prima che la luna sorga facciamo in tempo a vedere un paio di stelle cadenti e la via lattea.

Ripercorrendo a memoria le piste percorse oggi mi dico che è un vero peccato non essere con la mia macchina perché sono piste veramente favolose. Dentro di me comincio a fare dei cattivi pensieri e mi sa che prima o poi torneremo, stavolta col nostro pickup.

31 dicembre: Ramlia -> Gole del Todra

Colazione in mezzo alle dune e poi partenza per Ramlia, un paese che si trova solo con le coordinate GPS (N:30.41.151 W:04.24.977). Qui c’è un’oasi con un po’ di vegetazione e dei pozzi con molta acqua con cui possono irrigare quel po’ che riescono a coltivare. C’è anche una scuola che visitiamo mentre stanno facendo lezione e dove lasciamo del materiale didattico comprato giorni prima. Date le condizioni in cui sono ci dispiace tantissimo non aver acquistato molta più roba. Per la prossima volta, che vedo sempre più possibile, faremo certamente di meglio.

Poi via per un bellissimo attraversamento molto sabbioso del oued Rheris sulla pista che segue la montagna verso Mharch. Traversiamo un lago asciutto e una immensa distesa di deserto nero, oltre che parti della pista della Parigi-Dakar ed altipiani desertici. Cominciamo ad uscire dal deserto a Fezzou quindi Tazoulaite per poi ritrovare nuovamente l’asfalto della N12. Un vero peccato che il deserto sia finito. Merita di ritornarci e di starci almeno per una settimana. E la voglia di ritornare qui, nel deserto ovviamente, cresce sempre di più.

A metà pomeriggio arriviamo alle Gole del Todra, una stretta fenditura fra altissime falesie, dove sgorga l’acqua che rende verde la vallata. Cena e pernottamento all’hotel Dar Ayour (darayour punto com), poco prima dell’imbocco della gola.

Facciamo la cena dell’ultimo dell’anno con altre due coppie di italiani chiacchierando del più e del meno, a voce molto alta causa suonatori e strimpellatori che facevano un casino della madonna. E prima di mezzanotte eravamo già belli che a letto.

01 gennaio: Gole del Todra -> Gole delle Dades -> Valle delle Rose

Stamattina partenza per la R704 delle Gole del Dades dove percorriamo prima una strada asfaltata costeggiata da strane e spettacolari conformazioni rocciose quindi una salita su stretti tornanti per una bella visuale sulla vallata. Ritorniamo giù fino a El Goumt dove giriamo a destra verso le montagne, su per una pista così wild da poterla definire il paradiso dei fuoristradisti. Traversiamo la montagna e gli scenari sono indescrivibili.

Qui vivono parecchi nomadi con le loro capre e ci fermiamo a prendere un the presso una famiglia che vive in una caverna. Siamo con loro una decina di minuti mentre Said ci spiega un po’ la loro dura vita. Sono più di 10 persone, compresi bambini, uno dei quali si diverte moltissimo con un semplice palloncino appena gonfiato e che purtroppo non durerà granché. Vediamo la tenda dove il capo villaggio dorme alternandosi con una piccola grotta vicino al recinto delle pecore dove farà la guardia. Una vita indescrivibile di cui neanche lontanamente possiamo immaginarne la durezza. Ci accomiatiamo lasciando qualche soldo per comperare dei beni di prima necessità e proseguiamo.

Più avanti incrociamo una bambina al bordo della strada e ci fermiamo per darle delle caramelle e dei palloncini. Avrà 3 o 4 anni. Una tenerezza di bambina da strappare il cuore, specialmente tentando un paragone fra la sua vita di nomade sulle montagne e la nostra nipotina di 3 anni ultra coccolata e con di tutto e di più. Verrebbe voglia di prenderla e portarla con sé per coccolarla almeno altrettanto, ma resterà ovviamente un sogno e la sua faccina rimarrà stampata nella nostra mente.

Usciamo dalla pista a Bou Tahar quindi passiamo per Tourbist e dappertutto una miriade di bambini che ti corrono incontro. La strada continua fino ad incrociare la N10 a El-Kelaa M’Gouna dove pernotteremo in Kasbah Ait Mossa (kasbah-ouarzazate punto com), una bella costruzione ben ristrutturata e molto accogliente. La esploro tutta, per comprendere un po’ meglio la conformazione di queste abitazioni. Dalla terrazza si vede il paese, le montagne innevate sullo sfondo, i ruderi di altre Kasbah e così guardando in giro attendo il calar del sole.

Ci concediamo il lusso di un hammam (un loro bagno turco), dato che qui hanno i locali apposta, e dopo un’ora di insaponate, docce, peeling, atmosfera con candele ed estratto di rose siamo veramente rinati. Un’esperienza da fare sicuramente.

02 gennaio: Valle delle Rose ->Skoura -> Ouarzazatte

Partenza direzione Skoura sulla N10 dove attraverso un po’ di sterrato andiamo a visitare la Kasbah di Amredhyle, una bella costruzione ben ristrutturata. La cittadina è immersa in una oasi piena di palmeti e di roseti, dai quali estraggono essenze cosmetiche. Siamo infatti nella cosiddetta Valle delle Rose. Purtroppo in questa stagione non dice più di tanto ma possiamo immaginare come possa essere verso aprile-maggio. Ripartiamo attraversando territori e altipiani desertici con montagne innevate sullo sfondo che sembra di essere nei deserti del sud-overs degli Stati Uniti con la Sierra Nevada sullo sfondo.

Ad uno dei tantissimi posti di blocco della polizia, fin qui passati senza problemi, veniamo fermati. C’erano anche altre auto i turisti e alla fine capiamo che si trattava solo di elargire una mancia di 10 euro per evitare che si mettessero a “trovare” qualcosa che non andava col rischio di farci perdere un sacco di tempo e multe più salate. Va bene anche questo!.

Arriviamo a Ouarzazate dove andiamo a vedere gli studios cinematografici, una specie di Cinecittà marocchina dove hanno girato film come La Mummia, il Gladiatore, I diamanti del Nilo, Ben Hur, Obelix e Asterix con la Bellucci, oltre a tanti altri. Tutto sommato potevamo anche farne a meno: non ne vale tanto la pena, specialmente per noi che abbiamo già visto Cinecittà a Roma. Conveniva forse scegliere qualcos’altro, magari un mercato o un giro fra le vie della città.

Pranziamo in un localino molto ma molto tipico marocchino, lungo una via del centro, affollato da gente del posto e da decine di gatti sotto ai tavoli che aspettavano i resti di cibo. Due brochettes (5 spiedini a testa), due salades, due quarti di pollo, due patate fritte, olive, fagioli, ceci, 4 pani arabi, 3 coche e un’acqua per la bellezza di 113 dirham (10 euro) in quattro!

Per tirar tardi visitiamo la Kasbah di Taourirt ma più di tanto non ci ha impressionato: a parte qualche bella stanza decorata è stata più apprezzata la kasbah di stamattina.

Andiamo quindi all’hotel Riad Dar Charmaa (darchamaa punto com), un hotel di qualità, e ci accomiatiamo da Said e Ibrahim (una bella mancia se la sono meritata). Said deve farsi 3 ore di mezzi pubblici per andare all’oasi di Zagora ad incontrare altri turisti da portare a Merzouga via deserto (che invidia!), mentre Ibrahim deve farsi 4-5 ore di auto per tornare a Erfoud a riconsegnare la macchina.

03 gennaio: Ouarzazatte -> Ait Benhaddou -> Tazenakht -> Agadir

Dopo la colazione ci dirigiamo poi verso la Kasbah di Ait Ben Haddou, patrimonio dell’Unesco, poi anziché ritornare a Ouarzazate per andare ad Agadir proseguiamo risalendo la bellissima vallata incuneata nell’alto atlante fino Telouet. Un percorso eccezionalmente scenografico. Visitiamo quindi la Kasbah di Telouet poi, fatto 30 facciamo 31, Hassain ci porta fino in cima al passo Tizi n’Tichka per vedere la targa dei 2280 metri. Questa deviazione non era prevista, l’ho chiesta io e Hassan ci ha concesso la variante senza problemi, consapevoli che arriveremo ad Agadir molto tardi.

Scendiamo quindi dalla montagna verso Ouarzazate e in pratica sono state almeno 4 ore in più di macchina ma come dicevo ne è valsa assolutissimamente la pena.

Proseguiamo sulla strada di montagna che dall’alto atlante passa poi al medio atlante, con bellissimi altipiani intorno ai 1500-1800 metri, ben coltivati. Ora siamo in inverno e purtroppo non c’è modo di apprezzare i colori che certamente appariranno fra qualche mese.

Facciamo prima una fermata presso una cooperativa che lavora l’Argan, e Manu fa incetta di olio e crema di Argan, dato che in Italia costano almeno 3 volte tanto.

Altra fermata di almeno 40 min vicino a Tazenakt, area di riferimento per la produzione dei tappeti berberi, e più precisamente nel villaggio di Taluosstte. La cooperativa consta in 450 donne gestite da una arzilla vecchietta di 73 anni, con i calli su tutte le dita delle mani, dovuti al lavoro al telaio di cui ci fa anche una dimostrazione.

Qui Manu, in mezzo a tutti quei bellissimi tappeti, è stata presa da sindrome compulsiva da acquisto e alla fine strisciamo la carta di credito per 3 tappeti da spedire in Italia con FedEx (garantito da Hassain). In ogni caso la spesa è paragonabile al costo di un tappeto solo preso da un commerciante in Italia.

Riprendiamo la strada che si è fatto tardi e fra una cosa e l’altra mancano purtroppo ancora più di 3 ore di viaggio. Incrociamo camion che salgono lentamente sulle montagne carichi all’inverosimile di merci e con le ultime luci del giorno passiamo vallate ricoperte di piante di Argan, praticamente una bellissima coperta beige tappezzata di punti verdi. Bellissimo.

Si prosegue quindi al buio, con la strada un po’ sconnessa, le auto con i fanali per modo di dire, spesso alti accecanti, gente in strada a piedi e asini strapieni di roba che appaiono all’improvviso illuminati dai fari dell’auto.

Sembrava la strada per Los Llanos in Venezuela, che non finiva più. Praticamente la media che si riesce a fare su queste strade è sui 60 km/h.

Siamo arrivati al riad alle 8:40 e abbiamo distrutto Hassain.

Cena e pernottamento al Riad Les Clef des Agadir (riad-agadir-circuits-sud-maroc punto com), gestito da una coppia belgo-marocchina lui Pierre, belga oltre sessantenne, lei Khadija, una bella mamy berbera di carnagione scura. Simpaticissime persone e particolare lei che parla come una mitraglia.

04 gennaio: Agadir -> Costa De Agadir oceano atlantico

Partiamo verso Sud traversando la città di Agadir, una bella città moderna, per poi prendere una pista che segue tutta l’alta scogliera. Un bellissimo e suggestivo percorso fuoristrada. Ci fermiamo ripetutamente per le foto e scendiamo al mare per vedere dove vivono i pescatori in rifugi scavati nelle scogliere. Facciamo una passeggiata nella riserva naturale di Oued Massa, un’area umida dove gli appassionati di bird watching possono perdere giornate. Arriviamo fino al villaggio di Aglou, anche si poteva andare ancora avanti fino ai villaggi di Massa e Tassilla, ma si è fatto tardi e cerchiamo un posto per pranzare con dell’ottimo pesce, prima di prendere la via del ritorno allo stesso ryad.

Traversiamo il traffico caotico della città, anche qui piuttosto anarchico.

Considero che è una costante più o meno indipendente dalla città o dal paese dove ti trovi, quando viaggi fuori del cosiddetto occidentale. Che sia Africa o Sudamerica il traffico e le regole del codice della strada sono alquanto approssimative. Ma è bello così. Da noi per molto meno vedremmo la patente ridotta a coriandoli.

Attenzione però che qui i poliziotti sono dotati di telelaser, spesso nascosti a fare le imboscate. Lasciano passare cose indicibili (camion o moto stracarichi o manovre da ritiro della patente) ma sono severissimi sui limiti di velocità.

Prima di finire la giornata facciamo un giro nel suk di Agadir, come al solito molto folcloristico e con dei banchi di frutta che sono delle montagne. Comperiamo delle mega arance per la colazione di domani e paghiamo 2 euro per 4 kg di merce! Rientro al riad e fine della giornata, stanchi.

05 gennaio: Agadir -> Essaouira -> Marrakech

Salutiamo la simpatica coppia Pierre e Khadija e ci tocca spingere l’auto per problemi di messa in moto! Fortuna che erravamo in discesa. Tutto ok. Risaliamo quindi la costa a nord di Agadir dove subito troviamo grandi lottizzazioni turistiche in corso d’opera. La costa prosegue rocciosa molto simile ad altre coste già viste, come la Croazia, la Corsica e alcune parti d’Italia, con vegetazione bassa e brulla. Qui però c’è sempre una certa nebbiolina mattutina dovuta al gap termico fra il mare e la terraferma.

Percorrendo la strada mi guardo intorno e ricordo un po’ delle cose viste in giro, come ad esempio i grande taxi mercedes con fino a 7 persone dentro, oppure i petit taxi che erano delle fiat uno o altre piccole utilitarie. Oppure le migliaia di parabole per la tv sui tetti delle case o ancora considerare che anche qui non si butta niente, come l’assale di un rottame d’auto che diventa un carretto da trainare con l’asino

Considero che le donne non sono quasi mai presenti, se non in uffici o nel territorio in tante cooperative o di argan o di tappeti o anche al pascolo. In ogni caso mai in primo piano nel contatto con la gente, salvo nelle grandi città. Gli uomini invece sono dappertutto, nei mercati, in tutte le attività legate al turismo, nei pascoli e ovviamente in tutti i lavori tipicamente maschili ovunque. Intanto passano chilometri e chilometri di piante di argan, dove le capre riescono ad arrampicarsi fino in cima, o a testa in giù fino alle punte dei rami più lontani per mangiarne le bacche Nei pressi di Essaouira vediamo anche un parco eolico abbastanza esteso. Arriviamo alla città e facciamo una visita al porto dove sulle banchine si fa la prima contrattazione del pesce, poi dentro la Medina con i suoi Suk brulicanti come sempre. Qui dentro, in tipica tradizione berbera, compriamo del pesce (sardine, orate e gamberi ovviamente tutto freschissimo) che poi portiamo qualche viuzza più in là a cucinare al volo in un bugigattolo tipico per poi aspettare in terrazza che ce lo portino bell’e cotto e fare una scorpacciata con pochi euro, mangiato con le mani insozzandoci le dita fino all’inverosimile.

Ripartiamo, e da Essaouira a Marrakesh il territorio scorre agricolo e pianeggiante.

Entriamo nel caos della città di Marrakech, un salto al riad Bahia Salam, molto bello e al bordo della Medina, poi subito una passeggiata in mezzo a fiumi di persone fino alla piazza principale piena di gente all’inverosimile, quindi un po’ di Suk.

Marrakech uguale grande caos. Gente a piedi, macchine e moto dappertutto, carretti tirati da cavalli, tutti che vanno dappertutto incasinando le strade strombazzado a più non posso. Caos!

Penso che sempre più non sono adatto alle città e mi ritornano in mente le piste del deserto. La prossima volta 5 gg solo piste nel deserto da Merzouga a Zagora.

Andiamo a mangiare in un locale tipico, il Palace Chahramane, molto bello con ricami e stucchi dappertutto. C’è la musica e più tardi arrivano le danzatrici con alla fine una gnoccolona per la danza del ventre. Rientro al riad che è tardi. Domani è l’ultimo giorno. Sigh!

06 gennaio: Marrakech -> Aeroporto Casablanca

Giornata libera. Partiamo alla scoperta di Marrakech e del suo immenso suk tuffandoci anche nella vivace piazza Jamaa-el-Fna, piena di danzatori, incantatori di serpenti, giocolieri, cantastorie e cantanti poi in profondità fino alle concerie. E’ incredibile come riescano a portare carri trainati da cavalli all’interno di quelle viuzze, e incredibile anche che i ciclomotori che sfrecciano in mezzo alla gente riescano a fare le loro acrobazie senza falciare mai nessuno.

Devo anche contraddire quanto scritto sulle guide. Solo pregiudizi. Non c’è mai stato nessun venditore assillante o falsi indicatori di strade o false guide, anzi spontaneamente ci hanno indicato e poi guidato fino alle concerie con assoluta precisione e correttezza e quando non volevamo comperare ciò che ci offrivano facevano un passo indietro senza insistere.

Via quindi verso Casablanca traversando vaste pianure agricole già verdissime come da noi in primavera. A Casablanca mangiamo un hamburger (dopo 2 settimane di taijin, cuscus, brochette ci sta proprio bene) e ci mettiamo a ricomporre le valige e dato che con acquisti vari abbiamo sforato di brutto con i pesi lasciamo ad Hassain il compito di fare un pacco postale con un bel po’ di vestiti sporchi ad avvolgere il taijn comprato a Fez. Dopo pranzo trasferimento all’aeroporto dove salutiamo Hassan ringraziandolo per averci fatto conoscere un paese tanto bello. Ciao Marocco, ciao Hassain, ciao Said. Sicuramente arrivederci! Ah, dimenticavo: in questo periodo la temperatura è sempre stata ottima di giorno, fresca mattina e sera lungo la costa, freddina all’interno, fredda in montagna. Sempre una buona escursione termica fra giorno e notte, specialmente nel deserto. Cielo sempre turchese, mai una nuvola, salvo la pioggia a Meknes.

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Fierezza Berbera

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Landscape

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Colori dei souk

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Campo Berbero

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Campo Berbero

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Colori dei souk

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Campo nel deserto

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Forme del deserto

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Forme del deserto

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Said

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Scuola Ramlia

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