Odori e colori a Marrakech

Il racconto di un weekend lungo marocchino
Scritto da: delfinomex
odori e colori a marrakech
Partenza il: 08/03/2013
Ritorno il: 11/03/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Sveglia all’alba di Venerdì 8 Marzo, il nostro volo easyjet ci aspetta. Alle 06.50 c’è il decollo, e dopo circa 3 ore atterriamo a Marrakech Menara. Dopo aver tirato indietro l’orologio di un’ora, e dopo aver recuperato il bagaglio da stiva, io e Monica ci dirigiamo al change, per tramutare i primi euro in dhiram. Sapendo e immaginando (come in tutti gli aeroporti) che il tasso fosse un po’ basso (10,54 dhiram per euro) decidiamo di cambiare solo 50 euro a testa, giusto per affrontare le prime spese. Appena usciamo dall’aerostazione notiamo che a sinistra c’è il Bus n° 19, che alla modica cifra di 30 dhiram a testa (se si fa andata e ritorno il costo è di 50 dhiram), e con 10/15 minuti di tragitto, ci porta in centro, vicinissimo alla piazza Djeema El Fna. Giunti alla fermata di arrivo (viene annunciata con l’altoparlante all’interno del bus quindi non potete sbagliarvi), giusto il tempo di darci uno sguardo intorno, percorriamo via dei calessi (la chiamo cosi perchè vi troverete tutti i calessi con i cavalli utilizzati per accompagnare i turisti a visitare la città) per sbucare nella famosa piazza tanto declamata e patrimonio mondiale dell’Unesco. In effetti ha un suo fascino, è molto particolare, e suggestiva, e più avanti la racconterò. Tenendo la destra, sia per raggiungere la via che ci interessa per dirigerci al Riad, sia perchè in piazza vi scorrono scooter, auto e calessi, prima del Cafè de France (luogo dove nel 2011 venne compiuto l’attentato) troviamo Rue Zitoun El Kdim (è la 4 via a destra), che ci porta al nostro alloggio, il Riad Azalia (prenotato su booking.com 70 euro a persona con colazione per 3 notti a parte la tassa di soggiorno); imboccando la via El Kdim dopo circa 150 metri troverete indicazioni per Casa Lalla, girate a sinistra e troverete il Riad Azalia). Il luogo da noi scelto è carino, nulla di pretenzioso, camere spartane, ma tutto molto pulito e caratteristico con splendida terrazza dove fare colazione, e personale davvero molto cortese gentile e disponibile. Unica nota dolente è l’estrema vicinanza con una moschea dove alle 5 del mattino il muezzin inizia a richiamare i fedeli alla preghiera (le mosche sono dislocate un po’ ovunque) quindi inevitabilmente ti sveglia per circa 10/15 minuti.

In men che non si dica è arrivata l’ora del pranzo, e visto che siamo svegli da prima dell’alba decidiamo di correre a sbranare qualcosa. Chiediamo a Pierre (proprietario del Riad) di consigliarci un posticino carino, e lui ci suggerisce di recarci al Un Dejeuner a Marrakech che si trova in Place Douar Graoua (imboccate Reu Des Banques che è situata a destra subito dopo il Cafè de France tenete la destra e arrivate davanti al ristorantino); dopo un pranzo abbastanza buono con piatti di cucina euro/marocchina ( 2 coche 1 acqua e 2 piatti unici intorno ai 25 euro totali) serviti su una terrazza bellissima illuminata dallo splendido sole che ci ha accompagnato per tutta la vacanza, rientriamo al Riad per poi fare una passeggiata. Decidiamo di percorrere la via principale sulla quale si trova il nostro alloggio e ci dirigiamo verso sud verso Palazzo Bahia per poi addentrarci nelle viette di quello scorcio di città ,che onestamente ci sono parse poooco sicure; visto ciò decidiamo di ritornare su una strada principale, e percorrendola in direzione Minareto noto una pasticceria tipica marocchina si chiama Anjar ed è su via Avenu Hoummane El Fetouaki… con una vetrina piena di dolci e di api. Mi prendo coraggio ed entro, per fare uno sweet shopping, convincendomi che le api sono li solo perché attratte dal miele. Decido di acquistare la confezione più piccola di dolcetti (35dhiram per 15 dolcetti) e strada facendo me li gusto, senza darne neanche uno a Monica, deliziandomi col loro squisito sapore. Siamo stanchi e ormai il pomeriggio è inoltrato, cosi decidiamo di tornare in piazza Djema El Fna, dove dopo il dolce, decido di gustarmi un’ottima spremuta d’arancio, comprandola da una delle tantissime bancarelle che in piazza vendono le spremute fresche fatte al momento (1 bicchiere di spremuta 4 Dhiram se volete potete farvi anche riempire delle bottigliette di plastica al costo di 8/10 Dhiram). Monica viene colpita dallo shopping compulsivo, e cosi decidiamo di dirigerci nel Suk a nord della Piazza. La mia compagna di viaggio, fregandosene altamente di tutti i consigli sul non fare scritti nella Lonely Planet inizia a far razzia di oggetti tra le bancarelle.

Ormai è ora di cena, e decidiamo di mangiare nella bancarella n° 100 in Piazza. Ebbene sì, la Piazza Djema El Fna ha due volti. Di giorno sembra una piccola giostra per turisti, piena di bancarelle che vendono spremute, dolcetti e mandorle, incantatori di serpenti, pseudo dentisti che mettono in bella mostra tutti i denti da loro estratti, giocolieri, accattoni, donne che vogliono disegnare sulle mani dei turisti tatuaggi all’hennè, venditori di olio d’argan, ammaestratori di scimmiette ecc ecc, mentre di sera si tramuta in un ristorante illuminato a cielo aperto, dove tantissime bancarelle propongono le loro specialità ai turisti (tajine di carne, panini con uova sode, spiedini di pollo, pesce fritto o alla griglia, patatine, verdure ecce cc); infatti circa alle 17 vanno via i finti dentisti, gli incantatori di serpenti e company, e arrivano i ristoratori viaggianti che trainano carretti, prendono posizione e iniziano ad allestire al meglio il proprio ristorantino. E’ uno spettacolo unico e suggestivo, sia quello diurno sia quello serale, basta armarsi di tanta pazienza e spirito di adattamento, infatti nella zona del centro di Marrakech nessuno si farà fotografare se non dietro un compenso economico, nessuno si lascerà sfuggire l’occasione di chiedervi di farvi una foto in cambio di qualche dhiram, nessuno deciderà di non chiedervi se avete bisogno di taxy o calesse, se volete offrire qualche dhiram di elemosina ecc ecc, mentre alla sera i camerieri improvvisati di ogni bancarella cercheranno di convincervi che la loro è la migliore, dove si mangia meglio in assoluto e si spende poco. Ecco, con tutti valutate voi come comportarvi, io vi consiglio di dire sempre un cordiale e gentile no, e di decidere con calma cosa fare e dove andare. Tornando al discorso ristorante in Piazza, per la nostra cena abbiamo speso 120 Dhiram in totale, per mangiare degli antipastini, acqua e due piatti principali, ma nonostante il ristorantino n° 100 sia tanto pubblicizzato in altri racconti di viaggio letti, a noi non è sembrato un granchè.

Ormai è tardi, la stanchezza della levataccia all’alba si fa sentire, e cosi decidiamo di andare a letto.

Il muezzin alle 5 del mattino, per la felicità del nostro ateismo, e per la nostra voglia di ronfare, ci da il buongiorno. Dopo 4 insulti e un po’ di imprecazioni, torniamo a dormire. Alle 9 sveglia, colazione in terrazza del Riad (dove Monica ingrassa di 2 kg mangiando pane a go go). La mattina del sabato abbiamo deciso di andare a visitare la Scuola Coranica Medersa Ben Youssef (ingresso 60 dhiram a testa) che si trova a nord, ma prima di ciò su consiglio di Pierre andiamo a cambiare altri euro al change più vantaggioso di Marrakech. In effetti abbiamo trovato il cambio più favorevole sino ad ora visto in giro per la città, a 10.92 Dhiram x euro (questo change si trova in Rue Bani Marine la strada affianco sulla sinistra al Palazzo delle Poste) Finita la visita culturale (premetto che noi siamo andati a Marrakech per goderci la città e i suoi odori/colori e non i musei, giusta o sbagliata che sia come scelta) decidiamo di avventurarci nuovamente nei Suk, anche perché abbiamo capito che ogni volta si scopre una strada nuova con nuove bancarelle. Ci perdiamo nelle vie di soli autoctoni e ci divertiamo a capire dove siamo e come possiamo fare per tornare al punto di partenza. A Marrakech perdersi è d’obbligo, ma fa parte della sua magia. Ci accorgiamo di aver imboccato vie fuori dal circuito turistico, e veniamo osservati come alieni, ma non ci sentiamo in pericolo (cosi come al primo giorno) anzi questo scorcio lo troviamo molto suggestivo e affascinante, ma non dimentichiamo di rimanere sempre attenti e con la guardia alta. Gira gira gira ho trovato un “negozietto” che vende spezie, e cosi ho deciso di comprare della curcuma (simil zafferano) 200 grammi di polverina alla modica cifra di 20 Dhiram (nelle bancarelle del centro credo avrei pagato almeno 5 volte tanto). Finalmente troviamo la strada del ritorno, e mentre camminiamo ci imbattiamo in un ristorantino tipico, un po’ bettoloso, frequentato dai locali. Decidiamo di fermarci, e azzardare un pasto. Monica è un po’ scettica, ma riesco a convincerla, anche se in effetti la pulizia non era il loro punto di forza. Dopo aver tentato di far capire la nostra scelta al cameriere (che parlava solo un arabo francofano) ci viene servita una tajine di pollo ( buona peccato che il pollo risulta simil stufato quindi stopposo) degli spiedini di pollo impanati nella curcuma e due bottiglie d’acqua, oltre ai soliti loro antipastini composti da olive condite con varie spezie tra cui la menta (buonissime) un sughetto freddo di pomodoro piccante e uno di pomodoro dolce, il tutto per la modica cifra di 110 Dhiram totali. Con la pancia piena ci rincamminiamo nel Suk direzione Riad, perchè Monica è stanca; lei va a riposare in terrazza al sole, mentre io proseguo il mio cammino fotografico alla scoperta di nuovi angoli e nuovi posti da immortalare.

Tra una foto e l’altra faccio più volte tappa dagli spremitori di arance, e ormai i vaff… che mi tirano i vari saltimbanco per le foto rubate e non pagate non li conto più.

Finito il pisolino di Monica, insieme alla proprietaria del nostro alloggio, andiamo a comprare l’olio di argan. Lei ci sconsiglia di comprarlo nelle bancarelle in quanto è allungato con l’acqua, e quindi compreremmo un prodotto scarso a prezzi medio alti, cosi ci suggerisce un negozietto vicino al ristorante Un Dejeuner a Marrakech. Qui troviamo un ragazzo gentile e disponibile che ci mostra come si ottiene l’olio di argan, o meglio prima la pasta di argan, e poi l’olio, sia per il corpo sia per la cucina. Rimaniamo affascinati nel vedere il frutto, nello scoprire che le ghiande dell’albero sono cibo delle capre, e nel sentire la storia di come viene prodotto il prezioso oro giallo liquido.

Subito dopo il giovane prende una ciotola, ci versa dentro dell’olio da cucina, e ci dice di assaggiarlo. Monica esclama : “azz…mica dovremo berlo tutto!!” ma subito dopo il ragazzo ci porge una piccola pagnotta di pane, che in un batter d’occhio terminiamo pucciandola nell’olio; una scarpetta da urlo. Era davvero squisito. Ha un retrogusto di mandorla tostata. Fantastico.

Finito di mangiare il panino, decidiamo di acquistare l’olio… io ne prendo mezzo litro da cucina (400dhiram) e 100ml per il corpo in omaggio, mentre Monica compra mezzo litro per il corpo più altri 100 ml in omaggio a 500 dhiram. Sicuramente in giro per altre bancarelle e altri negozietti l’avevamo trovato a meno, ma ci siamo voluti fidare della nostra proprietaria del Riad sulla genuinità e purezza del nostro acquisto.

Per restare in tema di mandorle con la mia compagna di viaggio decidiamo di rifare un giretto nei suk, e compriamo delle mandorle caramellate dolci, e delle mandorle salate… Monica si butta sulle dolci… io sulle salate… e poi cambio di sacchetto.

Ci dirigiamo al Riad, doccia, poi come aperitivo decidiamo di prenderci uno spritz marocchino, ovvero un ottimo thè alla menta, sulla terrazza del Cafè de France, per gustarci la Piazza Djemaa El Fna dall’alto; vi assicuro uno spettacolo molto suggestivo. Nonostante il bar sia il più rinomato, due thè al tavolo ci sono costati 35 Dhiram.

Come seconda sera decidiamo di mangiare al chiuso, anche perché il fresco proveniente dai monti vicini si fa sentire; alla sera 8/9 gradi, mentre di giorno 20 gradi abbondanti. Optiamo per il ristorante Bel Khabir (di fianco al bar Montreal subito dopo il Cafè de France). Il ristorante è in stile tipico marocchino con tavolini molto bassi, ben arredato e alla vista molto pulito e ricercato. Il cibo era abbastanza buono, e il personale molto gentile; 2 coche 1 acqua 2 cous cous 1 patatina fritta e un dolce in totale 165 Dhiram. Finita la cena, e visto che è sabato sera, decidiamo di fare due passi, cosi optiamo per camminare su Rue Bab Agnaou, la C.so Vittorio Emanuele di Marrakech, che vista la serata, è piena di autoctoni, e i negozi sono tutti aperti…si è fatto tardi, buona notte.

È domenica, ed è il nostro ultimo giorno di permanenza, nella città. Anche questa mattina il muezzin ci da il buon giorno, dedicandoci mezz’ora di richiamo… ’rtacci sua. Alla fine ci svegliamo veramente alle 9, colazione in terrazza ( con macedonia di frutta fresca, spremuta d’arancia, pane burro marmellata, crepes, latte thè e caffè ); con lo stomaco pieno decidiamo di andare a piedi sino ai giardini Majorelle che distano circa 40 minuti (bisogna uscire dalle mura della Medina) ma questa camminata ci consente di scoprire una Marrakech diversa, meno caotica, dove la gente cammina senza calcolare il turista e soprattutto senza stressarlo per ottenere da lui dei soldi. Arriviamo ai giardini, 50 Dhiram a testa per entrare, e ci ammiriamo lo spettacolo botanico che ci appare davanti. Terminata la visita decidiamo di rientrare nelle mura da un luogo diverso, e cosi ci dirigiamo a sinistra su Ave Yacoub El Mansour, e rientriamo nella Medina da una porta li vicina. E’ un pezzo di città a noi sconosciuta che ci affascina perché prettamente locale, senza turisti, dove si può ammirare la vera vita dei marocchini del posto; ci lasciamo guidare dall’istinto, e giungiamo nuovamente verso i suk.

I suk, questi mercatini a cielo aperto, a mio avviso sono davvero affascinanti; le bacarelle vedono tutti le stesse cose, all’incirca, ma sono divise per settori, quindi nel suk principale avrete dei “sotto suk” dei pellettieri, dei falegnami, dei calzolai, ecc ecc. Ma vi garantisco che se oserete nel camminare e nel “perdervi” tra le viettine dei suk, potrete trovare bancarelle molto interessanti con merce davvero bella e a prezzi convenienti davvero.

Ormai sono le 13 passate, e la fame fa cupolino, cosi notiamo un ristorantino tipico molto carino, su Rue Sidi Abdelaziz; anche qui tavolini molto bassi e sedia ancor più basse, io non ci sto, ma mi adeguo. Prendiamo due zuppe di legumi, e una salsiccia alla piastra (logicamente non di maiale) che viene servita con dell’ottimo cous cous aromatizzato alla cannella.

Pranzo concluso, i suk ci aspettano, e lo shopping compulsivo di Monica si mette in mostra….ma devo dire che riesce a portare a casa una splendida borsa in cuoio per un prezzo stracciato. (logicamente a Marrakech bisogna trattare mooooooolto i prezzi, se loro partano da 1000 dhiram, voi proponete 200 dhiram, per poi concludere a meno della metà… gli affari bisogna saperli fare).

Breve tappa al Riad, Monica si ferma a riposare, mentre io instancabile, vado a scattare nuove foto. Ormai i kilometri a piedi che facciamo ogni giorno non li calcoliamo più. Questa volta vado verso la Koutoubia e i suoi giardini, dove scopro un po’ di abitanti di Marrakech intenti a riposarsi dopo la preghiera pomeridiana. Dopo aver effettuato diversi scatti “rubati” mi dirigo verso il cyber park (parco dove vi è connessione internet gratuita in wifi), una camminata al suo interno, per scoprire che quel luogo è il ritrovo di giovani ragazzi del posto, che seduti su panchine o per terra, si raccontano la loro settimana trascorsa.

Girovagando esco dalla recinzione del parco, e mi dirigo nuovamente dentro le mura, anche stavolta facendo accesso da un punto diverso. Mi incammino verso la camera d’albergo contento e soddisfatto, anche oggi son riuscito a visitare cose e posti nuovi della città.

L’ora di cena è sopraggiunta… ma per non rovinare la tradizione decidiamo di festeggiare il nostro addio con un secondo spritz marocchino al sapore di thè alla menta. Questa volta cambiamo bar ( non ricordo il nome) e ce ne pentiamo amaramente. Giunti in terrazza il cameriere ci guarda e in italiano ci dice : prima si ordina poi si paga e poi ci si siede !!! Manco fossimo dei ladri. Comunque vista la splendida posizione della terrazza di questo bar, che sovrasta la Piazza Djemaa El Fna decidiamo di rimanere e di assaporarci il nostro thè, non prima di esserci serviti in maniera fai da te, visto che i bicchieri dei thè caldi erano già pronti, bisognava solo prendersene uno, e recuperare a mani nude dentro una ciotola delle zollette di zucchero.

Dall’alto notiamo che i nostri venditori di cibo ambulanti ci aspettano, così scendiamo e ci dirigiamo verso la zona ristoro. Intenti a schivare le ondate di fumo che si sollevavano dai bracieri di carne, e cercando di destreggiarci tra i numerosi “pr” che ti invitavano a sedersi presso i loro ristorantini, esausti ci lasciam cadere su una panca a caso, e in men che non si dica ci ritroviamo con la tavola davanti a noi già imbandita, con tovagliette di carta, posate, tovaglioli, bicchieri e i loro classici antipastini, col cameriere già in pole position in attesa del nostro ordine. Optiamo per due piatti di calamari fritti, una patatina fritta e due coche (115 Dhiram). In pochissimi minuti è tutto pronto e servito sul nostro tavolo, peccato però che forse lo chef si è dimenticato di mettere i calamari nel piatto, visto che le porzioni erano davvero misere.

Essendo l’ultima sera marocchina, ed essendoci rimasti ancora pochi Dhiram decidiamo di spenderli. Monica acquista una lanterna molto carina fatta di latta, che per fortuna divina ci sta nel bagaglio a mano, mentre io opto per i classici dolcetti a base di miele e mandorle (che assaporo mentre nel Riad inganno un po’ il tempo stando collegato a internet). Ormai è tardi… e decidiamo di andare a letto, visto che alle 5 il solito muezzin ci darà il suo particolare buongiorno, e alle 5.30 la nostra sveglia suonerà….colazione alle 6 e alle 6.30, tramite Pierre, ci siamo fatti prenotare un taxy per l’aeroporto (100 Dhiram). Arriviamo e l’aeroporto è ancora vuoto, ma meglio cosi, preferiamo far le cose con calma….aspettiamo l’apertura del banco ceck-in e svolte le pratiche di rito rimaniamo in attesa del nostro volo che ci riporterà in italia.

A vacanza finita tiriamo le somme… e possiamo sicuramente esser soddisfatti da questa breve ma affascinante esperienza.

Aspettatevi da Marrakech una città un po’ sporca, caotica e disordinata, incentrata principalmente sul turismo, ma sicuramente affascinante e accattivante. Piena di odori buoni e cattivi, colori, usanze tipiche e tipici costumi. Una città che puoi realmente gustare solo dopo circa 12 ore che la vivi, e solo dopo aver capito come doverti comportare. Una città dove anche per colpa del turismo, gli animali vengono sfruttati e trattati con poca cura (vedi scimmiette per fare foto, cavalli che trainano i calessi, serpenti che si fanno incantare, gatti che invadono la città in precarie condizioni di salute) ecce cc, quindi se siete ipersensibili a tutto ciò non è la città per voi, se invece riuscite a mandar giù questi bocconi amari….sicuramente Marrakech è una città molto affascinante e avvincente. Non preoccupatevi di procurarvi cartine della città, vi verranno sicuramente fornite in loco dal vostro albergatore, e poi come detto prima perdersi è d’obbligo, anche perché consultare la piantina di Marrakech non è semplice.

Chissà se sarà un arrivederci o un addio…. Marrakech.



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