Panama, il Paese delle nuvole

In viaggio con una bambina di cinque anni tra mare e culture indios
Scritto da: follefra
panama, il paese delle nuvole
Partenza il: 19/02/2013
Ritorno il: 06/03/2013
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
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20/2

Non ho mai capito se la prospettiva migliore per vedere le cose sia dall’alto o dal basso o, ancora, se sia meglio riuscire vederle da entrambe le prospettive. Ora ci troviamo su un aereo, le nuvole sono alte sui grattacieli di Panama city, siamo diretti a San Blas. Comincia così il mio (Francesco) viaggio, quello di mia moglie Simona e mia figlia Elisa (5 anni). Eh già , neanche il tempo di poter vedere la city dal basso, che ci troviamo proiettati sull’ aereo di AirPanama. Siamo arrivati ieri sera, abbiamo dormito a casa Anita, un b&b; a Las Cumbres, e ci siamo svegliati all’alba per prendere questo volo per Playon Chico. I gestori di Casa Anita, Argelis (panamense) e Ulrich (tedesco) sono amici ed ex colleghi che per oltre 20 anni hanno condiviso le gioie ed i dolori delle terapie intensive e dei pronto soccorsi di tutta Torino. Saranno loro i veri artefici della nostra avventura ; sono stati loro infatti a prenotarci volo e soggiorno a San Blas . L’arrivo a Playon Chico è praticamente una picchiata a bordo foresta in una striscia prima del mar dei Caraibi. Fa caldo anche se nuvoloso, ad accoglierci Blanco, che vista la paura per la barca di Elisa (pianto ) va pianissimo , e ci mette 15 minuti anziché 5 per arrivare a Yandup. L’isola è bellissima, tutta verde con le palme , piccola spiaggetta e capanne di paglia e legno in riva e sul mare. Veloce colazione a base di pancake e poi via su di una isola vicina per il primo bagno. L’idea di venire a San Blas mi è venuta subito dopo che ho incominciato a studiare Panamà. Tranquillità totale, spiagge deserte, comunità di indios Kuna da National Geographic. Pomeriggio dedicato a tour mangrovie, noioso. Al ritorno ci addormentiamo e quando ci svegliano per la cena tirare su Elisa è un’impresa… arriviamo alla capanna ristorante ma dopo 10 minuti ci arrendiamo. La bimba crolla dal sonno per il jet lag: chiediamo scusa ed andiamo a dormire (sono solo le 19!). La notte il rumore del mare è più simile a un boato che ad uno sciabordio… comunque riposiamo.

21/2

La mattina c’è il sole, prendiamo la barca per Playon Chico, oggi c’è una rievocazione dell’indipendenza Kuna. Il villaggio è povero con alcune case in muratura ed una miriade di bambini (in media 6/7 per famiglia). La rievocazione è poca cosa ma riusciamo a notare i Kuna albini. Riescono anche a chiederci un contributo per la manifestazione: 5 $ buttati! Il pomeriggio vado da solo a visitare il cimitero Kuna, Elisa e Simona si godono un po’ di relax. Il cimitero è su di una collina con bella vista su Playon Chico; conosco una coppia di Kingston (Canada), una ragazza di Chicago ed un collega infermiere panamense che abita e lavora in Danimarca.

22/2

Il mattino seguente e soleggiato… facciamo colazione con un’omelette ai peperoni (leggera!) poi ci imbarchiamo per Diadup. L’isoletta dista una ventina di minuti; è davvero stupefacente con le sue palme e le sue chiare spiagge. Il ritorno a Yandup è movimentato per cui ci bagnamo un po’. Il pomeriggio torniamo a Playon Chico, la comunità è ancora in festa per la rievocazione, facciamo foto delle molas. La cultura Kuna è davvero interessante: sono fierissimi della loro semi-indipendenza da Panamà, credono tenacemente in madre e padre natura. La loro realtà può sembrare artefatta, ma non lo è per nulla: esiste solo una strada dissestata e percorribile da 4X4 che collega El Porvenir alla civiltà, ma le comunità più a est (come Playon Chico) hanno solo il collegamento via aereo o in barca! Al ritorno a Yandup ci fanno notare dei lavori in corso per un ripetitore. I Kuna pensano che dalla tecnologia dei cellulari trarranno beneficio… poverini.

23/2

Sveglia alle 5, si torna a Panama city. All’airstrip di Playon Chico veniamo punti ripetutamente da pulci fastidiose… repellente a manetta ma il prurito rimarrà per parecchi giorni! Scalo tecnico su un altro isolotto di San Blas. Il tuttofare dell’aeroporto tira fuori dall’aereo anche le nostre borse… per fortuna me ne accorgo, scendo e le rimetto dentro. Ad Allbrock arriva subito a prenderci Ulrich. Pranzo in Casco Viejo (al Casablanca: buono il filetto). Il quartiere è un misto di cantieri aperti, decadenza ed edifici coloniali perfettamente conservati. Visitiamo la cattedrale, Plaza independencia, la chiesa di San Josè, Plaza de Francia. Facciamo foto di e con policeman. Gelato da Granclement consigliato dalla bibbia Lonely Planet: carissimo (2.75 $ a pallina) e niente di chè. Il pomeriggio abbiamo la possibilità di assistere ad un matrimonio panamense di amici di Argelis ed Ulrich: bello spaccato di cultura, ragazze tiratissime. La sera torniamo a casa Anita passando dalla stazione bus di Allbrock a prendere altri ospiti italiani del b&b.; Notiamo gli sfreccianti diablo rojo. Cena a casa Anita.

24/2

Sveglia tranquilla, alle 10.30 siamo alle chiuse di Miraflores. Molta gente aspetta in coda per vedere lo spettacolo del canale. Premesso che non si può passare da Panamà senza vederlo, non aspettatevi niente di esaltante… anzi direi che il tutto è piuttosto noioso. Usciti ci dirigiamo alla Calzada de Amador dove Bomberos a sirene spiegate cercano di spegnere una imbarcazione che ha preso fuoco. Giretto in un centro commerciale della Calzada poi andiamo a Veracruz. Qui, su una delle spiagge pacifiche più vicine alla capitale, mangiamo un buon polipo arrosto al Veramar. La spiaggia e ampia ma non invitante (dopo aver visto San Blas poi…). Rientro a casa Anita passando a lasciare in aeroporto due clienti del b&b;: Elisa chiede il permesso per accarezzare un tenero labrador anti droga. Ci fermiamo in una bancarella a gustare un ottima agua de pipa (acqua del cocco ). Cena al b&b;, poi a nanna.

25/2

Giornata dedicata agli indios Emberà. Partendo dal bellissimo Gamboa Rainforest, ci dirigiamo su piccole imbarcazioni ricavate interamente da un tronco d’albero, al villaggio situato ai margini del lago Gatun. Qui gli indios vivono nel rispetto delle loro tradizioni con delle limitazioni alle coltivazioni visto che sono in un parco nazionale (Soberanìa). Giretto in foresta con guida, mi spruzzo il repellente ed in un attimo sono tutto rosso e le braccia mi bruciano, ma passa in fretta. Avvistiamo solo formiche, una rana ed una grossa iguana ai margini del lago . Acquistiamo un cesto di fibre vegetali intrecciate(20 $), assaggiamo pescado e patacones cucinati dagli Emberà. Ulrich si mette a danzare con le indios e fa morire dal ridere Elisa.Finita l’escursione andiamo ad Allbrock mall per fare compere ,ma un blackout che colpisce tutta la capitale fa funzionare a metà il centro commerciale. Cena da Manolo , fa un freddo pazzesco per l’aria condizionata ma io mi “scaldo” con una bottiglietta di seco che per scherzo mi ha comprato Ulrich ieri. Rientro a casa Anita, domani si parte per il Chiriquì.

26/2

Ora, premesso che la mia idea era di affittarmi una macchina e girare parte di Panamà da soli, quando Ulrich ed Argelis ci hanno proposto di farlo insieme a loro sono scoppiato dalla felicità. Per una serie di motivi hanno deciso di prendersi una vacanza e chiudere per qualche giorno casa Anita… così abbiamo deciso di visitare insieme la provincia del Chiriquì, passando da playa Las Lajas fino ad arrivare a Boquete dove è in programma il festival jazz-blues. La sveglia stamattina è suonata prestissimo (h.5) ma è impressionante il traffico della capitale già a questa ora del mattino. Superato il ponte del Centenario l’interamericana diventa scorrevole. Sosta da Margot per colazione panamense: carimagnola+tortillas+chicheme+caffè negro addirittura 2,80 $! Il panorama si fa più brullo, alternato da coltivazioni di canna da zucchero. Arriviamo a Penonomè dove al mercato compriamo ciò di cui l’artigianato locale qui va fiero: 2 cappelli Panamà (40 $). Per pranzo siamo al Mc Donald di Santiago; fuori fa un caldo stratosferico! Ci sediamo in un tavolino per bambini e non si sa come la gambina di Elisa rimane incastrata… panico… la bimba piange… tutto il personale del Mc Donald (10 persone) prova a tirare fuori la gambina… niente. Passano alcuni minuti e, finalmente un’addetta che sembra conoscere il problema riesce a ”scastrare” Elisa. Offrono il gelato alla bambina per consolarla e tutto si risolve. Alle 14 arriviamo a Las Lajas, il posto è decisamente “impertusato”. Ad attenderci lo splendido b&b; casa Laguna, gestito naturalmente da una coppia di giovani italiani ( Maria e Michele) che da 3 anni qui si sono trasferiti. Decidiamo di vedere la Playa , lunghissima (12 km) ma non fa per noi visto che l’arenile e scuro e la marea alta. Stiamo un’oretta, poi tuffo in piscina al casa Laguna, accompagnati dalla simpatica cagnolina Suerte. Siamo immersi nella natura tra decine di uccelli e le iguane che abitano il giardino. Cena presto, al Dolphin bar, un localino al quale non daresti una lira… e invece una signora di origini tedesche prende le ordinazioni, cucina, pulisce e fa il conto tutto da sola. Ed il cibo è davvero buonissimo! Che strano posto Las Lajas: immersi nella notte, a gustarsi la brezza marina ed una splendida luna. Sembra sia mezzanotte ed invece sono solo le 20; ci gustiamo una strepitosa crema catalana preparata da Michele, poi a nanna.

27/2

Sveglia alle 8, Maria ci fa trovare un sacco di frutta freschissima e buonissima per la colazione. Giro in spiaggia con la bassa marea con Suerte che decide di accompagnarci. Oggi la visione di questa immensa distesa di sabbia è davvero stupefacente. Resto della giornata in piscina al casa Laguna a godersi il relax del luogo e la buona compagnia. Per la sera Michele e Maria decidono di accompagnarci con il loro jeeppone al ristorante Naturalmente, ovviamente di proprietà di italiani, che da poco ha aperto qui a Las Lajas. La pizza è solo discreta, ma si spende poco e la serata è piacevole. Prima della nanna un buon Tiramisù al casa Laguna.

28/2

Lasciamo di buona mattina questo splendido angolo del Chiriquì per raggiungere Boquete. Alle 11 siamo a David dove casualmente incontriamo il fratello di Argelis. Pranzo in un ristorantino a bordo strada (che caldo!!) dove per una comida corriente (piatto unico composto da riso, carne o pesce, verdura ) spendiamo solo 3 $ a testa. Alle 14.30 siamo a Boquete. Sembra incredibile ma a pochi Km da David il clima cambia radicalmente! Il paese di Boquete e ospitato in una valle a 800m di altitudine, circondato da monti e dal mitico Volcan Barù. La vegetazione e lussureggiante e il clima si può immaginare come una primavera perenne italiana, con giorni miti e serate fresche. Non per niente qui molti Statunitensi vengono a trascorrere la pensione e le fragole sono raccolte per tutto l’anno. Qui alloggeremo al Palmira Springs ,un ospedaje (un b&b; con più camere ) appena fuori l’abitato. Ad attenderci Elizabeth e suo marito Tito, i gestori del locale (non ci crederete ma non sono italiani!) amici di lungo corso di Argelis ed Ulrich. Nel pomeriggio girio per Boquete, riusciamo anche a bere il caffè più cattivo da quando siamo a Panamà nonostante qui ci siano le Fincas (piantagioni). La sera al Mike’s grill, locale pieno di Gringos in febbrile attesa dell’inizio del festival blues. Buona la musica dal vivo (Ulrich sbava perché fa il dj per una radio blues tedesca via internet), il cibo è pessimo. Elisa dorme. Alle 24 lasciando il locale riesco a prendermi anche una bella pacca prepotente sulla schiena da un Gringo che probabilmente mi scambia per un compare di bevute!

1/3

Colazione al Palmira con uova e Pancake. Partiamo per Volcan, la strada è più lunga di quanto mi aspettassi. Tutto intorno a noi piantagioni di caffè , banane e molti uccelli tra i quali qualche aquila arpia (simbolo di Panamà). Dopo 1h e 30 siamo a Volcan, vogliamo andare a Cerro Punta, ma sbagliamo strada e ci troviamo dritti a Rio Sereno, ai confini con il Costarica. Il paese è bellissimo, facciamo foto alla bandiera costaricense ed a timide indios Ngoble-Buglè. Tornando indietro ci fermiamo nel piccolo abitato di Santa Clara a mangiare comida corriente; ci serve una ragazza curiosa di imparare qualche parola di italiano (qui i turisti non sono frequenti). Battiamo il record e riusciamo a spendere solo 2.5 $ a testa bevande comprese! Torniamo a Volcan e questa volta prendiamo la strada giusta per Cerro Punta. Arrivati in cima (1800m) la temperatura è di 15°. Sulle cime si vedono spesse nuvole ed anche la nebbia. Ridiscendiamo e ci fermiamo poco più in basso a gustare la specialità del luogo: fragole con crema (una prelibatezza). Torniamo a Boquete per cena scegliendo a caso: Pizzeria Volcanica, pessima scelta.

2/3

Stamattina è nuvolo con qualche goccia di pioggia. Ieri Argelis scherzava, dicendo di quanto siano belle le nuvole a Panamà. Oggi, ripensandoci, penso che avesse ragione. Forse Panamà è davvero il paese delle nuvole. Intendiamoci, detta così non sembra certo uno spot pubblicitario… ma è sicuramente vero che spesso ci sono nuvole a mitigare la potenza del sole tropicale… e le forme pompose che assumono in cielo sono una immagine forte nella mia memoria.

La mattina partitina a ping-pong al Palmira (Ulrich mi straccia per 3 volte ma la quarta vinco io ai vantaggi). Alle 11 siamo al giardino El Explorador che dovrebbe avere come soggetto il riciclaggio: mah! Le piante sono carine, prendiamo caffè e cioccolata calda e torniamo a Boquete. Dopo aver splendidamente mangiato all’art cafè (crepes dolci e salate straordinarie ), andiamo 6 Km fuori paese, alla Finca Lerida. Qui vediamo la piantagione di caffè da vicino e ne gustiamo uno ottimo. Cena al Daddy’s di Boquete: consigliato per gli ottimi hamburger.

3/3

Sveglia h7.30, stanotte tirava un vento fortissimo. Lasciamo Boquete e il suo fresco clima per ributtarci nel caldo. Oggi torniamo a Panama city. Durante il percorso sull’interamericana c’è molta polizia perché oggi è domenica e la gente si sposta. Un agente ci ferma e ci vuol fare una multa per eccesso di velocità: alla fine è un nulla di fatto dopo che si accorge che Argelis e panamense. Pericolo scampato, sembra che sia in diminuzione negli ultimi anni il fenomeno degli agenti corrotti che ti fermano con un pretesto per poi chiederti la mazzetta. Sosta pranzo a Santiago nel Mc Donald della gambina incastrata di Elisa (ma stavolta facciamo attenzione!). Alle 18.00 siamo di ritorno a casa Anita. Cena alla storica pizzeria Napoli nel quartiere El Dorado di Panama city: pizza buona ma che fredda l’aria condizionata.

4/3

Oggi si va a Contadora. Partiamo alle 6 per essere alla Calzada de Amador alle 7 ma un traffico infernale ci costringe ad arrivare alle 7.30. Riusciamo comunque a fare il biglietto ed imbarcarci sul ferry per la piccola isola del Pacifico. Il viaggio dura circa 2 ore, avvistiamo parecchi pellicani bruni ed anche un bel gruppo di delfini! L’isola non ha un molo, quindi scendiamo dapprima su piccole imbarcazioni e poi direttamente sulla spiaggia. Ad attenderci Gerald dell’omonimo b&b.; Pochi metri su di un caddy e siamo già arrivati. Partiamo subito alla scoperta dell’isola, che si può facilmente percorrere a piedi viste le dimensioni contenute. Contadora appare piena di belle ville sulla costa nord con belle spiagge di sabbia fine, ma è da scenario postbellico sulla costa sud. Sembra quasi una ghost island in alcuni punti. Sulla playa Larga stanno anche “disossando” un ex albergo, caricando su un imbarcazione tutto quello che si può portare via. Noi ci fermiamo sulla bella spiaggia dell’Hotel Romantico e qui mangiamo (bella la vista ma piuttosto caro il locale). Sinceramente non mi capacito di come una così bella isola a sole 2 ore dii ferry dalla capitale possa essere così trascurata in alcuni punti. Speriamo ci sia un progetto di riqualificazione futura (la nuova tratta di ferry per Contadora del miliardario Trump fa ben sperare). Pomeriggio di relax e serata di passeggio per l’isola con foto di uno splendido tramonto. Animali simili a daini girano in libertà e decine di uccelli stallano trasportati dalla corrente. Cena da Gerald: davvero ottimo il pescato.

5/3

Mattinata in spiaggia, poi doccia, check out e ferry di rientro (Elisa dorme) per Panama city. Alle 18 con un po’ di ritardo siamo nuovamente alla Calzada de Amador. Ulrich ed Argelis ci aspettano per cenare allo yacht club : pessimo cibo (probabilmente il peggior hamburger della mia vita).

6/3

Ultimo giorno a Panamà. Andiamo in Av. Central per un po’ di folklore panamense. La via pedonale è piena di negozi umili e di personaggi strani. Finiamo la mattinata in giro per Paitilla, il quartiere dei grattacieli, che da vicino sono proprio impressionanti. Torniamo a casa Anita in tempo perché Ulrich possa fare il suo programma radiofonico, via rete, di blues. L’ultimo viaggio verso l’aeroporto di Tocumen ha un sapore amaro (naturalmente gli ultimi 5 Km sono di coda), incastrati nel traffico di questa città che sembra non volerci lasciare andare via… Infine, i saluti e i ringraziamenti e siamo sul volo di ritorno. Ciao ciao Panamà.

Info:

Budget: volo Klm (ottima compagnia) 800 euro a testa.

Spese totali in loco (pernottamenti, pasti, spostamenti, voli, ferry, etc.): 3700 $ per tutti e tre.

Vaccini: nessuno se non i richiami del tetano in scadenza. Le zanzare sono rare, in alcuni posti fastidiosi. Per i mosquitos portare il repellente.

Guida: a panama City è improponibile, meglio i taxi. Fuori città le strade sono buone ma con scarsa segnaletica. La benzina costa 1 $ (4 $ al gallone).

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