Vacanze natalizie in Medio Oriente
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Il principale consiglio che mi sento di dare nell’organizzare un viaggio del genere è di studiare bene i giorni della settimana in cui bisogna trovarsi in un determinato luogo: ovvero la domenica evitare Nazareth, il venerdì pomeriggio ed il sabato le città dove lo shabbat è particolarmente sentito (non vi rientra Tel Aviv) perché, anche se vivere il Muro del Pianto il venerdì sera sarà una bellissima esperienza, dovete tener conto che se per esempio volete noleggiare un auto ed è sabato mattina con molta probabilità non riuscirete a farlo e che comunque tutti i ristoranti ebrei ed addirittura i mezzi pubblici in quelle giornate nn funzionano.
Suggerisco comunque il giro come da noi ipotizzato ovvero atterrare in Israele e ripartire dalla Giordania in modo da nn dovervi recare in aeroporto con 3 ore e più di anticipo (cosa che invece dovrete fare se partite dall’Israele).
Per quanto riguarda il clima noi siamo stati fortunati: una settimana prima del nostro arrivo pioveva, la settimana successiva al nostro rientro a Gerusalemme nevicava, noi invece camminavamo con i giubbini in mano e praticamente a mezzogiorno eravamo in tenuta estiva.
il viaggio
Siamo partiti il 26 dicembre da Napoli con la Turkish Airlines; Il nostro itinerario prevede un lungo stop a Istanbul e così ne approfittiamo per visitare per la 3 volta questa meravigliosa città. Abbiamo deciso di alloggiare al Wow Airport Hotel avendo il volo per Tel Aviv all’alba ed è stata una felice scelta.
Bella e ampia la camera, dista dall’aeroporto solo pochi minuti e in determinate fasce orarie ha la navetta per l’aeroporto e per la zona nuova della città gratuita; non usufruendo di questo servizio l’aeroporto si raggiunge con una corsa in taxi al costo di 10 lire turche (circa 5€), mentre il centro città è facilmente raggiungibile in metro: prendete la linea rossa (la fermata è subito all’uscita dell’hotel), scendete alla fermata Zeytinburrnu e quindi cambiate con il tram linea blu che vi farà fare una piacevole passeggiata (anche se un po’ lunga… circa 30 min.) attraverso la parte vecchia della città arrivando fino a superare il ponte di Galata (il taxi vi costerà circa 50 lire turche ma dipende dal traffico).
27 dicembre
Alle ore 6.30 ci imbarchiamo sul nostro volo per Tel Aviv. Contrariamente ai racconti letti e sentiti superiamo i controlli doganali velocemente, cambiamo i soldi e ci dirigiamo verso l’esterno dell’aeroporto per prendere uno degli shuttle che fanno la spola tra Tel Aviv e Gerusalemme. È una soluzione abbastanza comoda: si comunica all’autista il nome dell’hotel e vi porterà quanto più vicino possibile alla vostra destinazione; la compagnia che effettua questo servizio si chiama Neshertour ed il costo è di 62 NIS per persona (circa 13 €); l’inconveniente è che il minibus da 9 posti parte solo quando è pieno e noi abbiamo atteso circa un’ora. Le due città distano meno di un’ora l’una dall’altra e lungo il percorso abbiamo la possibilità di apprezzare l’organizzazione di questo paese.
L’hotel scelto a Gerusalemme è il Lutheran Guest House. Avevamo letto commenti più che positivi e quindi, quasi ad occhi chiusi, l’abbiamo prenotato… rimanendo però delusi. Nulla da dire per la location: a due minuti a piedi dalla porta di Jaffa, in una stradina in salita (St. Mark’s Road) che ne garantisce la tranquillità e che ti permette di ammirare questa fantastica città dall’alto. La struttura è bella, tutta nella tipica pietra bianca di Gerusalemme, un grande giardino ed una terrazza da cui si gode di una bella vista sui tetti della città. Il problema è stato la camera: la prima assegnata era al secondo piano e con vista, peccato che avesse un letto da una piazza e mezzo e lo spazio solo per un comodino… dovendo trascorrere qui 3 notti chiediamo di sostituirla, in quanto lì mancava lo spazio vitale. Ci viene riferito che tutte le stanze matrimoniali sono di quelle dimensioni e ci viene quindi data una camera con letti uniti, al piano terra, subito dietro la reception e con una piccola finestra che da sul giardino dell’albergo. Accettiamo lo scambio!
Delusi poi anche dalla colazione: uova fritte e sode, pomodori, qualche salsa, del pane, prosciutto e formaggio, thè e caffè, nulla di dolce! Il personale non ci è sembrato molto socievole, ma comunque disponibile a fornire le informazioni richieste. Wi fi presente nella struttura e gratis. Il tutto per 90 € a notte.
Per non perdere tempo avevamo fissato subito la prima visita della città accompagnati da Giordana Moscati, una ragazza italiana, trasferitasi a Gerusalemme e che qui lavora come guida turistica: un’ottima scelta che mi sento vivamente di consigliare. Con Giordana abbiamo visitato i siti di maggiore interesse all’interno delle mura della città antica, partendo ovviamente dal Muro del pianto, passando per il Quartiere Ebraico e quello Armeno, dove abbiamo assistito alla particolare messa delle 15 e avuto la possibilità di toccare la chiave con cui il custode di questa “città nella città” chiude ogni sera alle 22.15 la porta di ingresso, finendo poi nel Quartiere Cristiano, con la Basilica del Santo Sepolcro e percorrendo alcune stazioni della Via Crucis. Questa giornata con Giordana è stata utilissima perché ci ha dato dritte importanti per vivere la città ma soprattutto informazioni su questo paese e sulle sue popolazioni così vicini ma così diversi da noi ma anche e soprattutto tra loro.
La prima sera in città la trascorriamo al bellissimo centro commerciale Mamila, subito fuori la Porta di Jaffa, dove facciamo un giro per i negozi e ceniamo alla steack house Herzl Grill House.
28 gennaio
Ci rechiamo di prima mattina al “Yad Vashem Holocaust Memorial” in quanto, essendo venerdì il museo chiude alle 14.
Prendiamo il tram L1 in Jaffa Street per il Monte Hertzli (è facilissimo, ci sono indicazioni ovunque e troverete sempre qualcuno disposto ad aiutarvi, costo 6,60 NIS pp) e in circa 15 minuti arriviamo a destinazione. Immerso nel verde e nel silenzio assoluto, il museo è costituito da un corpo centrale, dove vengono esposti oggetti appartenenti ad ebrei deportati e ricostruite le fasi dell’olocausto nei diversi paesi, e tante installazioni che ti colpiscono per come, in maniera semplicissima, riescono a rievocare dei momenti così drammatici per tutti, uno su tutti il memoriale dei bambini, al cui solo pensiero ancora oggi mi emoziono.
Con lo stesso mezzo di trasporto arriviamo alla Porta di Damasco dove prendiamo il bus 21 che ci porterà a Bethlehem (i biglietti si fanno a bordo ed il costo è 7.30 NIS).
Siamo tra i pochissimi turisti, forse 4 in tutto, superiamo la frontiera senza sosta ed arriviamo in meno di mezz’ora a destinazione.
Trovare la piazza centrale della cittadina è facile e le poche attrazioni sono tutte li; per noi cattolici è una tappa obbligata ma sicuramente quello che ci colpisce di più non è la stella cometa o la mangiatoia ma è la diversità che subito si respira tra Israele ed i Territori della Cis Giordania, tra ebrei e palestinesi.
Riprendiamo il Bus 21, questa volta alla frontiera ci fermiamo per il controllo passaporti che ovviamente per noi turisti è velocissimo, un po’ meno per gli altri compagni di viaggio ma comunque è una procedura che ci fa perdere non più di 10 minuti e siamo dinuovo alla Porta di Damasco.
Qui ci mettiamo al seguito di alcuni gruppi di cattolici, prima polacchi, poi italiani, e percorriamo alcune tappe della Via Crucis.
Sono le 17 di venerdì, e inizia lo Shabbat.
Non si può non notare il muoversi veloce di tutti gli ebrei che in queste ora pomeridiane corrono verso il Muro Occidentale: infatti, nelle ore a cavallo del tramonto, lo spazio antistante il sito si riempie di persone che vengono qui, sempre rigorosamente separati gli uomini dalle donne, a pregare tutti insieme, ed è meraviglioso ammirare il modo in cui partecipano e vivono la propria religione.
Nel corso della giornata abbiamo mangiucchiato un po’ ovunque e quindi per cena decidiamo di limitarci ad assaggiare una delle torte del bar-ristorante dell’Austrian Hospice, nei pressi della Porta di Damasco.
Ci entri e stenti a crederci: è l’esatta ricostruzione di un albergo della bassa Germania, con la sua atmosfera, i suoi odori ed i suoi sapori…ovviamente non poteva che essere deliziosa la sacher.
29 gennaio
essendo sabato, la maggior parte delle attrazioni e dei negozi della città sono chiusi, quindi decidiamo di partecipare ad un’escursione della Bein Harim (www.beinharimtours.com) che toccherà Masada e il Mar Morto.
Abbiamo prenotato quest’escursione tramite l’hotel la sera prima alle ore 20 ca. dopo aver trovato i loro depliant un po’ ovunque ed aver trovato esaurito quello offerto dall’Abraham Tours (www.abrahamtours.com).
C’era stato dato appuntamento alle 8.30 fuori ad un hotel e il minibus che ci è venuto a prendere è arrivato con più di mezz’ora di ritardo; siamo quindi andati fuori ad un altro hotel punto di incontro dei loro tour e alle 10 ormai passate siamo riusciti a partire.
Eravamo su un bus da 50 posti con una guida in inglese; lungo il percorso ci sono stati segnalati alcuni punti di interesse e date alcune spiegazioni di massima sulla storia di questo paese. Ci siamo fermati prima presso una casa produttrice di prodotti cosmetici ovviamente a base di sali del mar morto e quindi siamo arrivati a Masada che era circa mezzogiorno. Prendiamo la funivia e in pochi secondi siamo sulla cima della fortezza di Erode. La guida ci spiega nel dettaglio i particolari della nascita e della distruzione di questa affascinante costruzione e della sua popolazione. Sosta per il pranzo al punto ristoro della struttura e dinuovo sul bus direzione Mineral Beach. Purtroppo raggiungiamo la spiaggia con il sole praticamente già dietro la montagna ed anche la struttura non ci ha entusiasmato; infiliamo i costumi ma entriamo solo con i piedi in acqua: l’assenza del sole e i servizi igienici non eccellenti ci fanno desistere dal fare il bagno. Rientriamo a Gerusalemme alle 19 circa.
Ritengo che il tour non sia stato organizzato al meglio: sicuramente quando un gruppo è molto numeroso è difficile rispettare degli orari ma siamo partiti con più di un’ora di ritardo rispetto a quanto indicato e, inoltre, data la collocazione della spiaggia, probabilmente sarebbe stato meglio effettuare prima l’escursione al Mar Morto e poi quella alla fortezza, o comunque prevedere la sosta per il pranzo presso la spiaggia. La guida è stata molto attenta e precisa nelle descrizioni su Masada ma ritengo che l’impostazione del tour sia un po’ superficiale, per un turismo “mordi e fuggi”, l’unico punto a favore è che prendono prenotazioni anche la mattina stessa dell’escursione.
Il prezzo per persona, 100 dollari, include l’accesso a Mineral Beach e il ticket per Masada.
La sera ceniamo al ristorante Amigo Emil, situato nel quartiere cristiano, nei pressi del’VIII stazione della Via Crucis; un bel ristorante, arredato con gusto, pulito, dove si mangiano pietanze arabe ma cablate sui gusti ed esigenze dei turisti.
30 dicembre
Ci svegliamo prestissimo: ci manca una tappa fondamentale della città: il Monte del Tempio, su cui svetta la Cupola della Roccia. Il sito ha orari e giorni di apertura per i turisti particolarissimi (dom-gio 7.30-11 e 13.30-14.30) ma non potevamo perderlo, così ci mettiamo in fila all’apertura, superiamo i controlli (fate attenzione a non portare nulla con voi di religioso, io avevo degli appunti stampati di altri viaggiatori e si sono insospettiti, fortunatamente vi erano allegate anche cartine di viaggio e quindi non hanno sequestrato il tutto), facciamo le foto di rito, osserviamo incuriositi gruppetti di musulmani che si radunano per la preghiera e rientriamo in hotel. Qui colazione, check out e attraversando il Mamila Center raggiungiamo l’ufficio della compagnia di autonoleggio (Thrifty) presso cui avevamo prenotato un’auto per i successivi 4 giorni.
La procedura è stata lunghissima, nonostante l’avessimo prenotato ci dicono che non avevano a disposizione il navigatore Gps (che alla fine era nel cassetto) e ci chiedono più soldi rispetto al preventivo fatto in internet (che ovviamente non diamo); finalmente alle 10.30 riusciamo a metterci in marcia, direzione il Lago Tiberiade.
Percorriamo la N90, che attraversa i territori del West Bank costeggiando la Valle del Giordano e per le 13 siamo a Tiberiade.
Passeggiamo per questa moderna e turistica città e quindi andiamo alla ricerca dei luoghi, lungo il mar di Galilea, dove Gesù ha predicato e compiuto molti dei suoi miracoli, rimanendo incantati dal silenzio e dalla tranquillità, oltre che dalla bellezza di questi posti.
Destinazione finale della giornata è Nazareth dove alloggeremo presso la Casa De Maria.
L’hotel è così come si vede in internet, quindi non si può rimanere delusi.
Grandi le camere, ma dall’arredamento un po’ retrò e la nostra non tanto silenziosa; bellissima la colazione; personale gentilissimo e tra l’altro uno dei due fratelli (si tratta di un albergo a gestione familiare) parla anche un po’ di italiano. Un po’ fuori mano: è situato su una grande superstrada che circonda il centro cittadino che va raggiunto in macchina in circa 15 minuti. Wi fi e parcheggio disponibili e gratuiti. Posiamo i bagagli e ci dirigiamo subito verso il centro della città per visitare la Basilica dell’Annunciazione. Entriamo poi nella accogliente Chiesa di San Giuseppe dove ascoltiamo anche una messa in italiano.
È domenica e qui è il giorno di riposo, quindi i negozietti del suq che porta all’altra piazza principale dove si trova la Chiesa dell’Annunciazione Greco Ortodossa sono tutti chiusi, quindi decidiamo di rimetterci in macchina l’altra zona così; girovaghiamo un po’ per le stradine limitrofe notando come la città sia piena di bar e ristoranti alla moda frequentati principalmente da persone del posto e decidiamo di cenare in uno di questi proprio nella piazza principale, Sabah e Masa, osservando il via vai delle persone.
31 dicembre
Oggi siamo di nuovo in macchina. La prima tappa è la città di Haifa, dove, con molta difficoltà, in quanto non siamo riusciti a trovarli sul navigatore, raggiungiamo i Giardini Baha’i, al tempo stesso oasi di relax e di religione; ci siamo limitati all’ingresso dall’alto e così possiamo ammirarli da una prospettiva singolare godendo al contempo di uno splendido panorama su tutta la città.
Altra tappa è la città romana di Cesarea (se nn la trovate sul navigatore impostate il nome Qesariyya, così come lo troverete sulle indicazioni stradali); la caratteristica è sicuramente la sua location proprio sul mare (era infatti un antico porto) e oggi accanto alle rovine hanno realizzato una serie di servizi, ristoranti, negozi, un museo, dove intrattenersi.
Infine Tel Aviv. Qui alloggiamo all’Arbel Suites Hotel.
Non si tratta di un vero e proprio albergo, ma di mini appartamenti dotati di tutti i comfort e con reception aperta 24 ore su 24. Camere nuovissime anche perché la struttura è in fase di ristrutturazione, situato in una traversa di una delle strade principali di Tel Aviv, a pochi minuti dal mare, non c’è la colazione, ma sia in camera che nella reception troverete l’occorrente per prepararvi un bel thè, inoltre nelle camere c’è un piccolo angolo cottura.
Wi fi gratis, parcheggio a pagamento e su richiesta (circa 8 euro).
È il 31 dicembre e, in realtà, noi avevamo costruito il viaggio proprio per trovarci in questa città a capodanno perché, anche se non siamo amanti delle ore piccole e pur sapendo che il capodanno ebraico cade in un altro periodo, confidavamo nel movimento di una grande città. Quindi il pomeriggio facciamo una bella passeggiata per Dizengoff street e i suoi negozi, passaggio in hotel e quindi di nuovo in movimento per la cena, che trascorriamo al ristorante giapponese Japanika; ci tratteniamo ancora per strada dove ogni bar e ristorante era addobbato a festa e abbiamo così atteso la mezzanotte.
1° gennaio
Approfittando delle biciclette che l’hotel mette a disposizione degli ospiti, abbiamo piacevolmente visitato tutta la città. Percorrendo i 2 km dell’attrezzatissimo lungomare, siamo arrivati a Jaffa, nucleo da cui si spostarono i primi abitanti di Tel Aviv, oggi una graziosa cittadina completamente restaurata, dove oltre ad ammirare il vecchio porto ed alcuni musei si può fare una piacevole camminata per il pittoresco mercato delle pulci e mangiare una laffa al volo in uno dei suoi numerosissimi ristorantini. Ci spostiamo poi nel quartiere di Neve Tzedek dove trascorriamo un pomeriggio di shopping alla scoperta di negozi per lo più di prodotti di artigianato locale e abbigliamento vintage e dove è possibile rilassarsi in una delle sue belle e particolari caffetterie. Quindi sosta al Carmel Market, dove cerchiamo di camuffarci alla gente del posto approfittando anche noi delle offerte, alimentari e non, dei venditori. Rientriamo in albergo e per la cena, attirati da quello che avevamo intravisto la sera prima passeggiandovi dinnanzi, decidiamo di andare al “10 Idelson” per un’ottima cena a base di schnitzel, la più buona e grande mai mangiata e siamo rimasti più che soddisfatti; inoltre il ristorante è ampio e pulito, il personale gentile ed è frequentato principalmente da gente del posto, che per me risulta sempre essere una garanzia.
2 gennaio
Partiamo di buon mattino per Eilat dove dobbiamo riconsegnare la macchina (e dove ancora una volta ci contesteranno il prezzo pagato ma la spuntiamo anche qui) e attraversare la frontiera per entrare in Giordania.
Il viaggio è lungo, circa 4 ore nel nulla, neanche dei distributori di benzina, unico punto di interesse è il Makhtesh Ramon, un canyon da cui si gode di una incredibile vista sul deserto del Negev.
Raggiungiamo la città di Eilat, che da una prima occhiata nn ci colpisce particolarmente, posiamo l’auto, prendiamo un taxi che al costo di 35 NIS ci accompagna alla frontiera, timbriamo l’uscita dal paese e paghiamo 110 Nis a testa come tassa per l’uscita (il pagamento è possibile effettuarlo anche con carta di credito), facciamo il tax refound che va richiesto nei negozi in cui, in totale, si spende più di 500 NIS, ed infine entriamo in Giordania.
Li troverete moltissimi taxi e un “organizzatore” con cui contratterete prezzo e destinazione.
Noi per 100 € siamo stati accompagnati prima al Wadi Rum, dove abbiamo fatto un’escursione individuale di 3 ore circa al costo di 40 € pp con l’organizzazione di “The Bedouin Meditation Camp” toccando i punti più famosi, quindi Petra.
Sarà stato il fatto che abbiamo pagato in euro (qui in Giordania, fatta eccezione per il sito di Petra, accettano tutte le valute), sarà stata l’assenza di contrattazione, ma ritengo che non siamo stati scaltri e che avremmo potuto spuntare un prezzo migliore sia per il trasporto che per il tour.
A Wadi Musa abbiamo alloggiato al Petra Guest House, hotel assolutamente da consigliare. Situato all’ingresso del sito archeologico e comunque a due passi dalla strada principale, perfettamente amalgamato nel contesto, è costituito da una struttura principale dove si trovano gli spazi comuni e alcune camere e poi tanti “bungalow” che affacciano sul giardino. Noi abbiamo alloggiato in uno di questi ed era meraviglioso: grande, pulito, arioso, silenzioso.
Molto disponibile il personale.
Colazione varia, buona, abbondante.
Ha due ristoranti, uno all’interno e l’altro, il Cave Bar, che affaccia sul giardino (dove abbiamo cenato per entrambe le sere) e costruito in una tomba nabatea, dove si mangia ascoltando musica dal vivo (che però devo dire un po’ assordante).
Wi fi a pagamento (gratis comunque per i bungalow) ma solo negli spazi comuni.
3 gennaio
Di buon mattino (ore 7) entriamo nel sito.
Costo 50 Jod per persona, da pagare esclusivamente in contanti e in moneta locale.
Petra non ha bisogno di presentazioni… non si può che restare senza parole quando cammini per il Siq e senza accorgertene ti ritrovi il Tesoro che si mostra in tutta la sua bellezza (meglio ancora se a prima mattina e con poche persone) e che apre la strada a tutte le grandiosità che nell’arco della giornata si riusciranno a vedere.
Difficile credere come i nabatei abbiano potuto scavare questa città nella roccia e di come il sito sia arrivato a noi praticamente intatto.
Visitiamo il sito in lungo ed in largo, arrampicandoci sull’Altura del Sacrificio e fin su al Monastero, passeggiando lungo la Strada Colonnata e le Tombe Reali, scansando i donkey taxi… arriviamo all’uscita alle 17, stremati ma estremamente soddisfatti per questa intensa giornata.
4 gennaio: lasciamo Petra
Avevamo precedentemente contattato un autista giordano, Fakhrey Abu Saeed, il cui riferimento avevamo trovato in giro in internet, e con lui avevamo concordato la giornata odierna (servizio che si può evitare di prenotare in anticipo… ovunque troverete taxi disposti ad accompagnarvi e per cifre inferiori).
La prima tappa è stato il Mar Morto e rimaniamo piacevolmente colpiti dalla gestione e manutenzione del lato giordano (e aumenta ancora più la delusione per il lato israeliano).
Abbiamo usufruito della struttura Amman Beach gestita dalla città di Amman; costo 16 Jod per persona (10 per il locali), possibilità di noleggiare teli per il bagno (che vi verranno forniti in buste sigillate) e armadietti; due terrazze con piscine e poi la spiaggia e quella strana sensazione di galleggiare sull’acqua.
Veramente da consigliare.
Ci dirigiamo poi al Monte Nebo e, infine, a Madaba dove girovaghiamo un po’ per i vicoletti di questa città, pranziamo al Haret Jdoudna Complex, un complesso appunto che comprende un particolare ristorante situato nel cortile di questa antica casa e una serie di negozietti dove si trova artigianato locale fatto quasi esclusivamente da persone appartenenti a progetti a tutela delle vedove di guerra giordane e, infine, visitiamo la chiesa di San Giorgio, famosa per la cartina-mosaico sul pavimento, raffigurante la più antica cartina della Palestina, dove si può osservare una attenta riproduzione della città di Gerusalemme.
Sono ormai le 6 e la stanchezza della giornata si fa sentire.
Decidiamo quindi di farci accompagnare direttamente in hotel dato che sarebbe inutile arrivare ad Amman a quest’ora, senza la luce del giorno e con le principali attrazioni chiuse.
L’hotel scelto per la nostra ultima notte è il Golden Tulip Airport Amman.
Dire che eravamo terrorizzati per quest’hotel è poco..ovunque si leggono solo commenti negativi, ma distando l’aeroporto 45 minuti da Amman e 35 da Madaba e avendo noi il volo di rientro alle 7 del mattino non avevamo scelta..lo prenotiamo preparandoci a trascorrere una notte da incubo e invece: camera ampia e pulita; 2 bottigline di acqua e un piatto di frutta offerti, bel bagno, wi fi gratis anche in camera, transfer da e per l’aeroporto a qualsiasi ora; non posso che consigliarlo pensando che magari il piano della camera a noi assegnato (il 4) sia stato appena rimesso a nuovo ed il personale completamente cambiato.
5 gennaio
Di buon mattino, raggiungiamo l’aeroporto, superiamo velocemente i controlli doganali e, con la solita malinconia che accompagna la fine di un viaggio bellissimo, ci apprestiamo a prendere i voli di rientro che ci porteranno verso casa.