Istanbul e Cappadocia, tra cultura e paesaggi indimenticabili

Cinque giorni alla scoperta della città e quattro immersi negli indimenticabili paesaggi della regione turca
Scritto da: jaguar89
istanbul e cappadocia, tra cultura e paesaggi indimenticabili
Partenza il: 08/08/2012
Ritorno il: 18/08/2012
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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PREMESSA

In questo diario di viaggio cercherò di privilegiare le impressioni personali e le mie sensazioni rispetto al mero racconto di ciò che abbiamo visitato, dato che tutte le persone che si apprestano a fare un viaggio simile potranno certamente trovare informazioni dettagliate su una qualsiasi guida. Dato però che il giudizio su quanto visto è indubbiamente influenzato dagli interessi e il gusto personale, cercherò di far capire da cosa i miei giudizi sono motivati.

Abbiamo prenotato voli e alberghi in primavera: abbiamo volato da Roma a Istanbul con Turkish e con la stessa compagnia abbiamo effettuato i voli interni per la Cappadocia. Il ritorno da Istanbul a Roma (non esiste un volo diretto per l’Italia dalla Cappadocia) è stato effettuato con Alitalia perché aveva degli orari più favorevoli, anche se come compagnia la Turkish si è rivelata decisamente migliore. Ci siamo affidati per la prima volta alla guida Lonely Planet, che era ampiamente la più diffusa tra i turisti italiani in Turchia: personalmente non mi ha entusiasmato: soprattutto a livello di organizzazione l’ho trovata carente e la parte sulla Cappadocia è assai ridotta. Premesso ciò non è detto che le altre guide in commercio siano migliori, quindi a voi la scelta. Il viaggio è stato effettuato da me (23 anni), mia sorella Alessandra (19) e i miei genitori (entrambi ultracinquantenni).

1° giorno: 8-8-12

Partenza da dove abitiamo (Livorno) per Roma alle 5.30 (argh!). Arrivo a Fiumicino alle 9 circa e consegna dell’auto ad una compagnia che ritira e riconsegna l’auto gratuitamente direttamente al terminal al costo di 5 € al giorno. Volo Roma-Istanbul delle 11.10 in perfetto orario. A Istanbul ci viene a prendere la navetta dell’albergo (Maywood hotel, a Sultanahmet) che ci fa prendere per la prima volta contatto col traffico turco: in una parola, pazzesco! Oltre a impiegare circa un’ora per raggiungere l’albergo tutto il viaggio è stato un unico strombazzare di clacson, sorpassi da qualsiasi parte, motociclisti (compresa la polizia!) completamente sul marciapiede etc… Insomma, sconsiglio assolutamente di ritrovarsi con un auto a noleggio in un casino del genere. Arriviamo all’albergo (tutto sommato non male, con buona colazione, ottima posizione ma forse non convenientissimo) verso le 16 e dopo aver lasciato le valigie nelle stanze in stile ottomano ci immergiamo per la prima volta nella città. L’impatto è forte: i semafori, soprattutto in centro, non vengono assolutamente tenuti di conto e attraversare le strade è sempre rischioso. Ci dirigiamo verso il Bazar delle spezie, che non troviamo subito soprattutto perché i nomi delle strade sono spesso inesistenti. Una volta entrati l’atmosfera è però davvero coinvolgente: mucchi di spezie multicolori, insieme ad ogni genere di mercanzie, troneggiano ad ogni banco, con i venditori che cercano di richiamare l’attenzione dei potenziali clienti. Dopo un giro di una mezz’ora usciamo e ci dirigiamo verso la prima moschea di questo viaggio, la moschea Nuova. Mamma e Ale si devono coprire con un velo la testa e le gambe e tutti dobbiamo togliere le scarpe. In tal proposito ci eravamo premuniti portandoci un paio di calzini da mettere in queste occasioni, ma sono numerosi i turisti che entrano a piedi nudi. L’impatto è grandioso: la moschea è una delle più grandi ed è completamente ricoperta di maioliche. Ci sediamo per terra nella zona riservata ai turisti, leggendo la guida e osservando il comportamento dei fedeli. Cerchiamo di comprendere la ricca simbologia all’interno dell’edificio, ma la guida (e la nostra ignoranza) non ci aiutano. Dopo aver osservato attentamente anche l’esterno e il portico interno, ci dirigiamo a piedi al vicino ponte di Galata. Al livello inferiore sono presenti una serie di ristorantini di pesci (che la guida sconsiglia perché di scarso livello) mentre al piano superiore ci sono a qualsiasi ora del giorno dei pescatori. Osserviamo il tramonto, ma la luce quest’oggi non è delle migliori. Rimane comunque uno dei punti migliori per osservare il “profilo” di Istanbul. Attraverseremo questo ponte ancora molte volte durante la nostra permanenza. Per cena decidiamo di rimanere nei pressi dell’albergo e ci dirigiamo al ristorante Pasazade, segnalato sulla guida. Si riconosce subito perché, a differenza degli altri ristoranti, dove sei subito assalito da “buttadentro” schiamazzanti, il Pasazade ha un’atmosfera molto più composta e anzi è spesso necessario prenotare. La cena è di buon livello: meze (sorta di antipasti) per tutti e un piatto principale con birra ci costano circa 15 € a testa. Andiamo a letto per recuperare dopo le fatiche del viaggio.

2° giorno: 9-8-12

La mattinata di oggi è dedicata al palazzo Topkapi. Arriviamo presto (a piedi) in modo da evitare la calca e visitiamo tutte le diverse corti con il tesoro e infine l’harem. Il costo del biglietto è piuttosto elevato (per l’harem c’è un biglietto aggiuntivo) ma il complesso è imperdibile e ci fa immergere completamente nell’atmosfera orientaleggiante. In particolare splendide le diverse sale di lettura, la stanza degli eunuchi e l’harem. L’intera visita è durata 4h e mezzo ed è piuttosto faticosa. Prendiamo una pizza turca (non male!) al Karadeniz Aile Pide e Kebab Sofrasi per riprenderci un po’ dal caldo. Nel pomeriggio visitiamo per prima cosa la Cisterna Basilica, splendido edificio sotterraneo con passerelle adagiate sull’acqua e una splendida illuminazione. Ricorda vagamente l’atmosfera della cattedrale-moschea di Cordoba, con in più enormi carpe che nuotano nell’acqua. Splendida e piacevolmente fresca! Visitiamo quindi la Caferaga Medresesi, una scuola coranica, il cui fascino risulta un po’ deturpato dal caffè sistemato nel cortile interno. Tutto sommato una visita a cui si può rinunciare. Ci dirigiamo quindi alla moschea blu: la guida e i diari di viaggio che avevamo letto elogiavano l’esterno mentre consideravamo non particolarmente degno di nota l’interno: a noi è piaciuto molto e ve lo consigliamo. Osserviamo e leggiamo qualcosa sulla guida nel cortile e quindi ci spostiamo nell’Ippodromo, subito fuori dalla moschea. Qui è possibile vedere due obelischi e la colonna serpentina, ma la nostra attenzione è attratta soprattutto dal comportamento delle persone del posto. Siamo nel Ramadam e ci avviciniamo al tramonto: panchine, tavoli e zone verdi sono tutte occupate da donne, ragazzi e anche uomini che preparano il cibo che mangeranno di lì a poco, in una splendida atmosfera di grande convivialità, in cui spesso le persone condividono o scambiano con i vicini le pietanze portate da casa. Decidiamo quindi di andare a cena nel quartiere di Beyoglu in una meyhane e ci dirigiamo quindi alla tanta decantata Sofyali 9, dove veniamo sistemati in una stanzetta addirittura al 4° piano. Onestamente non ceniamo male, ma scopriamo presto che i conti vengono gonfiati con coperto e servizio (inesistenti in Turchia se non segnalati sul menù). Dei ragazzi francesi nella stanza con noi fanno una scenata portando via tutto il pane avanzato e andandosene applaudendo ironicamente il proprietario. Noi decidiamo di abbozzare e paghiamo il conto di circa 18-19 € a testa, piuttosto alto per la Turchia, anche in relazione a quello che abbiamo mangiato. Tutto sommato non lo consigliamo. Dopo cena decidiamo di tornare in albergo a piedi, passiamo per la torre di Galata (che non abbiamo ancora visitato) e quindi scendiamo per i vicoli. Qui un personaggio poco rassicurante si affianca a mamma e Ale. Fortunatamente ce ne accorgiamo, io e babbo rallentiamo e a questo punto, questo personaggio tira fuori una macchina fotografica e inizia a fare scatti al nulla. Tra l’altro la macchina sembra scattare a vuoto. Ci affrettiamo a tornare in una zona più frequentata, il tizio continua a seguirci a distanza ma appena arriviamo in una via più grande desiste e torna indietro. Questo è stato l’unico episodio in cui non ci siamo sentiti del tutto al sicuro, ma abbiamo avuto la sfortuna (e la scarsa accortezza) di trovarci in vicoli poco frequentati a tarda sera. Se potete evitate di fare altrettanto! Alla fine con una passeggiata di una mezz’ora arriviamo in albergo.

3° giorno: 10-8-12

La giornata di oggi comprende diversi spostamenti e quindi partiamo subito la mattina presto per visitare Aya Sofia. L’esterno è piuttosto caotico, l’interno è immenso e piuttosto vuoto. È interessante comprendere le diverse fasi che l’edificio ha vissuto, essendo stato prima chiesa poi moschea e infine museo. Siamo saliti nella parte alta dove si possono ammirare degli splendidi mosaici bizantini, anche se non in perfetto stato di conservazione. Tutto sommato ci aveva colpito maggiormente la moschea blu, ma anche Aya Sofia è una delle tappe irrinunciabili di un viaggio ad Istanbul. Usciti dall’edificio abbiamo visitato le vicine tombe: ce ne sono 5 in tutto e contengono le spoglie dei numerosi figli morti di vari sultani. Le tombe sono diverse le une dalle altre, alcune si caratterizzano per particolari iscrizioni, altre per decorazioni con maioliche. A nostro giudizio valgono una breve visita, con l’unica fatica che ad ogni ingresso e uscita si devono togliere e mettere le scarpe. Continua a fare un caldo soffocante ma noi intrepidi ci dirigiamo verso la Sehzade Mehmet Camii che raggiungiamo col tram essendo in un quartiere un po’ fuori dal centro. La zona è poco turistica ma il muezzin sta richiamando i fedeli alla preghiera e quindi, giustamente, l’ingresso è interdetto ai visitatori. Visto che è l’ora di pranzo mangiamo così una buona omelette o un’insalata in un locale della zona (circa 5 € a testa) e visitiamo la moschea dopo pranzo. L’esterno è molto bello (anche se l’architettura è simile per tutte le moschee e ormai non ci sorprende più di tanto) mentre l’interno non presenta maioliche ma decorazioni affrescate. Qui gli addetti sono particolarmente inflessibili sui vestiti e si respira un’atmosfera più intransigente anche per le vie, con le donne che indossano quasi sempre il velo. La moschea tutto sommato ci entusiasma meno di altre. Diamo quindi un’occhiata all’acquedotto di Valente, subito fuori della moschea, che pur essendo interessante è piuttosto simile ad altre opere costruite dai romani sul nostro territorio. Andiamo quindi in piazza Beyazit, dove visitiamo la moschea (certamente bella ma non memorabile come altre che abbiamo visto) e osserviamo la bella porta dell’Università. Anche questa moschea presenta delle decorazioni affrescate e non ceramiche. Decidiamo quindi di dedicare l’ultima parte del pomeriggio alla parte moderna della città. Prendiamo quindi di nuovo il tram e poi la funicolare per arrivare in piazza Taksim, vero centro della zona moderna. La piazza è ultra-moderna e ultra-caotica e non offre sostanzialmente nulla al visitatore, ma eravamo preparati. La nostra idea è infatti scendere lungo Istikal Caddesi, un lunghissimo viale lungo cui si sviluppa la vita della moderna Istanbul.

È venerdì pomeriggio inoltrato e la quantità di gente è impressionante. Lungo il viale ci sono musicisti e altri artisti di strada. In particolare ci fermiamo a visitare il mercato del pesce (Balik Pazar, non particolarmente interessante), vediamo l’esterno del liceo Galatasaray, e ci affacciamo nella Galleria dei Fiori, luogo dove alla fine del 1800 si trovava il quartiere Pera, uno dei più alla moda della città. Al tramonto siamo davanti la torre di Galata: la Lonely Planet sconsiglia la salita per il costo (10TL, comunque meno di 5 €) per andare invece in un bar panoramico, ma visti i prezzi e il fatto che trovare un buon posto in un bar sui tetti non sembra cosa facile optiamo per la torre. La scelta si rivela azzeccatissima: la torre è in effetti piccola e affollata, ma il panorama è mozzafiato. Abbiamo una vista di Istanbul a 360° con i colori rosso acceso del tramonto e scattiamo foto a ripetizione. Tra l’altro alle 19.30 l’ingresso alla torre viene chiuso perché c’è anche un ristorante con terrazza panoramica in cima (piuttosto caro) e quindi piano piano la quantità di gente diminuisce. Lo spettacolo è bellissimo e ci permette di ammirare dall’alto tutto ciò che abbiamo visitato fino ad ora. Consigliamo a tutti di fare questa esperienza. Per cena dopo aver scartato un paio di indirizzi della guida che non ci convincono (in particolare il Ziya Sark Sofrasi sembra essersi trasformato in un ristorante ultra-turistico e con prezzi alti giustificati solo dalla positiva recensione della Lonely Planet) finiamo nella zona di Sultanhamet e ceniamo in un posto un po’ turistico ma passabile (Deja vu, vicino al ristorante Pasazade della prima sera) che ci offre una cena onesta a un prezzo discreto.

4° giorno: 11-8-12

Il nostro quarto giorno a Istanbul si apre con la visita al Gran Bazar: personalmente non ero particolarmente attratto da questo luogo, dato che non amo né i luoghi troppo affollati né la troppa insistenza nel tentare di vendere i propri prodotti. Considerate quindi che questo ha certamente influito sul mio giudizio del luogo che mi è apparso estremamente caotico, dispersivo e pieno di bancarelle molto simili le une alle altre. Certo un giro al Gran Bazar è irrinunciabile per chi viene a Istanbul ma a leggere di persone che hanno trascorso qui l’intero pomeriggio mi viene da rabbrividire. Personalmente penso che per avere un’idea del luogo basti assai meno di un’ora, poi ovviamente se avete intenzione di fare acquisti tale tempo si dilata. I prezzi tuttavia sembrano più alti rispetto anche ad altri bazar e quindi dovrete valutare se sia effettivamente conveniente. Personalmente (come avrete certamente capito!) ho decisamente preferito il più piccolo e caratteristico Bazar delle Spezie. Dal Gran Bazar ci siamo diretti alla Suleymaniye Camii, moschea suntuosa, con belle vetrate. Da qui ci siamo riavvicinati al Bosforo, attraversando un mercato caratteristico e affollato solo dai locali, per arrivare alla Rustem Pasa Camii. Questa moschea si differenzia molto da tutte le precedenti: di dimensioni molto più ridotte, sembra nascondersi nella città, tanto che non si riesce a vedere neanche da alcune decine di metri. È in posizione lievemente sopraelevata ed è interamente ricoperta da ceramiche e maioliche azzurre. Davvero bellissima!

Essendo arrivata l’ora di pranzo decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa in un locale tipico in zona Sultanhamet. Mangiamo tutti un gӧzleme, una sorta di piadina turca ripiena di feta o spinaci: davvero buona! Abbiamo intenzione di fare il giro sul Bosforo in serata e quindi optiamo per visitare nel pomeriggio i musei archeologici che sono vicini al Topkapi e al quartiere di Sultanhamet. Visitiamo il Museo dell’Antico Oriente (contenente statue e sarcofagi dell’antica Anatolia), il Museo di Archeologia (in cui spiccano il sarcofago di Alessandro Magno e quelli della necropoli di Sidone) e il Padiglione delle Maioliche. Il museo è davvero vasto, tuttavia l’organizzazione è parecchio caotica e in molte stanze ci sono tantissimi oggetti con pochissime spiegazioni. La sensazione è che per gli appassionati sia un museo dove poter trascorrere davvero molto tempo, ma per chi ha un interesse non particolarmente spiccato possa trasformarsi in una visita un po’ pesante e un po’ monotona. Noi alla fine ce la caviamo con meno di due ore, dopodiché ci dirigiamo nei pressi del ponte di Galata da dove parte la crociera sul Bosforo. Babbo decide di non venire perché soffre di mal di mare (e fa bene perché soprattutto quando è attraccato il traghetto si muove parecchio). Il giro è piacevole, decisamente a buon mercato e permette di avere una visione diversa di Istanbul. Il traghetto arriva in quartieri dove i turisti mettono difficilmente piede, facendo una sosta intermedia per caricare altri turisti a Uskudar, sulla sponda asiatica. L’attracco al ritorno avviene proprio con la luce del tramonto ed è decisamente suggestivo, anche se la luce è meno bella del giorno in cui siamo saliti sulla torre di Galata. In definitiva comunque una gita che consigliamo.

Per la sera decidiamo di buttarci sul pesce e, con le scarse informazioni in inglese ricevute in albergo decidiamo di andare in tram fino a Kabatas, dove c’è un’altra zona di attracco dei traghetti. Peccato che ci rendiamo presto conto che in zona di ristoranti non ce n’è nemmeno l’ombra. Fattosi tardi decidiamo di cercare qualcosa in zona ponte di Galata con la guida, ma un ristorante è chiuso e l’altro non ci convince. Ormai sono le 22,30 e il numero di “butta dentro” dei locali si è decisamente ridotto, il che ci preoccupa non poco. Alla fine passiamo davanti all’albergo e vediamo che il locale proprio lì davanti è ancora aperto. Non ci ispira particolarmente ma non abbiamo voglia di cercare oltre. Mangiamo in maniera appena accettabile spendendo un po’ più del solito, ma ce lo aspettavamo. Proprio per questo motivo avevamo messo in conto di fare una visita alla pasticceria Hafiz Mustafà 1864, poco distante dall’albergo. È davvero splendida: prendiamo un sutlac (budino di riso e latte, davvero buonissimo), una specie di budino al cioccolato e alcuni pasticcini di sfoglia con frutta secca all’interno. Sono davvero freschissimi e seppur un po’ cari ci rinfrancano della cena non buonissima. La consumazione dei dolci avviene direttamente in albergo perché seppur sia quasi mezzanotte i tavoli all’esterno della pasticceria sono tutti pieni! Dopo aver finito di saziarci ci addormentiamo presto nei nostri letti.

5° giorno: 12-8-12

È l’ultimo giorno che trascorreremo interamente a Istanbul e volgiamo vedere tutte le cose che avevamo in programma di visitare ma che non siamo riusciti a fare nei giorni precedenti. Partiamo dal palazzo Dolmabahce, enorme palazzo estremamente sfarzoso che mescola lo stile Barocco con quello Neoclassico. Il prezzo d’ingresso è un vero furto e non riusciamo ad ottenere lo sconto studenti né io né mia sorella che avevamo le carte dell’università. In generale in tutto il viaggio non abbiamo mai avuto riduzioni in qualità di studenti. L’unico sconto lo abbiamo ricevuto sul volo interno per la Cappadocia dove abbiamo potuto acquistare un biglietto a una tariffa agevolata. Nel palazzo si entra solo con visite guidate e mettendo ai piedi dei soprascarpe per non rovinare i tappeti. Sia il palazzo che l’harem (più povero) sono molto più simili ai grandi palazzi europei. La visita è molto frettolosa e entrambe le guide assolutamente inadatte: ti facevano scorrazzare per tutto il palazzo dando poche informazioni in un inglese del tutto incomprensibile, peraltro quando metà del gruppo non era ancora entrato nella stanza. A noi fondamentalmente non è piaciuto, lo abbiamo trovato solo estremamente sfarzoso. Belli invece i giardini e interessante il piccolo Padiglione di Cristallo, molto meno turistico, dove siamo stati accompagnati personalmente nel breve giro da una cortese guida. Usciti dal palazzo (l’intera visita si compie in circa 2h) prendiamo il bus per Ortakoi, un quartiere affacciato sul Bosforo dove la domenica mattina si tiene quello che la guida definisce un frizzante mercato all’aperto. Siamo fuori dalle zone turistiche principali e la zona sarebbe piacevole se non ci prendesse un acquazzone incredibile che nel giro di pochi minuti trasforma le strade (tutte in pendenza) in dei veri fiumi in piena. Ci ripariamo sotto una tenda e fortunatamente dopo 20min circa la pioggia diminuisce molto d’intensità. Il mercato non è un granché e la moschea che volevamo visitare è in fase di restauro e quindi non visitabile. In compenso ci sono dei ristorantini caratteristici dove assaggiamo per la prima volta in Turchia il pesce locale. Non è male e i prezzi sono contenuti. Nel frattempo l’Italia di volley (io e mia sorella pratichiamo entrambi questo sport) conquista la medaglia di bronzo alle Olimpiadi e incredibilmente Eurosport fa vedere degli stralci di partita.

La tappa principale del pomeriggio è la chiesa di Chora, che si trova completamente dall’altra parte della città. Avendo un po’ preso la mano con i trasporti pubblici capiamo che dobbiamo cambiare almeno due volte per un totale di 3 biglietti a testa di cui 2 autobus e un tram per un totale di 4x(2TL+3TL+2TL) = 28TL. Proviamo quindi, anche per motivi di tempo e perché sembra stia per ricominciare a piovere a contrattare con un taxi un prezzo fisso, sperando di pagare non troppo di più. Il primo taxi che troviamo ci fa capire che accetta pagamenti solo in base al tassametro e quindi rifiutiamo. Con il secondo riusciamo ad accordarci addirittura per 25TL, un ottimo affare! Impieghiamo in taxi quasi ¾ d’ora anche perché ricomincia a diluviare. Arrivati a destinazione siamo assai contenti della decisione presa e entriamo subito nella chiesa (ormai trasformata in museo) per evitare di bagnarci del tutto. La chiesa è estremamente suggestiva, anche dall’esterno, e presenta alcuni bellissimi mosaici bizantini. Tutta l’atmosfera è molto coinvolgente, ci sono anche pochi turisti perché il sito è ubicato parecchio fuori dalla zona dove sono concentrate la maggior parte dei monumenti più famosi. Ci affascina molto! Il nostro programma prevedrebbe a questo punto un giro a piedi nei quartieri di Balat, Fener e Fatih ma ancora non ha smesso di piovere del tutto. Intrepidi decidiamo di farlo ugualmente. Scopriamo così una Istanbul sconosciuta alla stragrande maggioranza di visitatori, fatta di vicoli e povertà, con le porte di casa spalancate e i bambini che giocano per la strada e salutano con allegri ‘Hello’ i pochi turisti che vedono durante l’anno. Vediamo dall’esterno anche il liceo ortodosso e ci perdiamo letteralmente per i vicoli di Balat (il vecchio quartiere ebraico), per poi attraversare Fener (una delle zone più intransigenti dal punto di vista religioso, in cui tutte le donne indossano il velo) per poi arrivare a Fatih e alla moschea che porta lo stesso nome (molto grande, con affreschi). Nell’intero giro non ci sono particolari bellezze da vedere, ma si può scoprire una città molto diversa dall’Istanbul a misura di turista che ci viene offerta nei dintorni di Sultanhamet. Rientriamo in albergo in tram dopo una lunga scarpinata, con la pioggia che fa la sua ricomparsa. Memori delle disavventure del giorno precedente stasera prenotiamo al Pasazade, dove avevamo già cenato la prima sera, e seppur costretti a cenare all’interno per l’insistente pioggia rimaniamo comunque decisamente soddisfatti della cena a base di Kayseri Manti, dei ravioli turchi con yogurt e pomodoro (davvero gustosi!). Andiamo quindi in albergo per recuperare le forze.

6° giorno: 13-8-12

Oggi è il giorno del trasferimento in Cappadocia (aereo dall’Ataturk Airport alle 17.40). La mattinata era stata lasciata libera per poter completare ciò che gli altri giorni non fossimo riusciti a fare, ma siamo stati davvero bravi e abbiamo fatto praticamente tutto ciò che avevamo in programma. Decidiamo quindi di dedicare questa mattinata a ripercorrere alcune delle tappe fatte il primo giorno quando avevamo una minor consapevolezza di ciò che avremmo poi trovato e a vedere alcuni luoghi di minor interesse. Diamo una breve occhiata alla stazione Sirkeci, in Sultanhamet, dove arrivava anticamente il famoso Orient-Express. Andiamo quindi a rivedere la Moschea Nuova e il Bazar delle Spezie, per poi fare una sosta al Gulhame Park. Facciamo quindi una passeggiata in direzione Bosforo alla ricerca del Serraglio Point, ma non riusciamo ad identificarlo esattamente a causa dei lavori in corso. A questo punto ci stiamo un po’ trascinando quindi decidiamo di separarci: mamma e Ale vanno a dare un’occhiata all’Arasta Bazar (che descrivono come meno turistico e più conveniente – Ale compra una specie di collana) mentre io e babbo ci fermiamo all’ombra del Gullhame Park e iniziamo a rivedere i nostri programmi per la Cappadocia. Mangiamo una gӧzleme veloce per pranzo (meno buono del primo) e con tram + metro ci dirigiamo verso l’aeroporto dopo aver recuperato le valigie che avevamo lasciato in albergo. La prima fase in tram è traumatica per il gran numero di persone e le valigie da tenere sott’occhio, ma alla fine arriviamo in aeroporto (come nostro solito con ampio anticipo) impiegando addirittura meno tempo rispetto al viaggio di andata in taxi. Lasciati i bagagli in perfetto orario saliamo sull’aereo per Nevsehir che arriva nel minuscolo aeroporto in anticipo dopo circa 1h di volo. All’aeroporto (che ha 1 solo gate e 2 soli voli al giorno in arrivo e altrettanti in partenza) scopriamo che il servizio di noleggio auto consiste in una persona che ci ha portato direttamente la macchina con le chiavi (non esistono all’aeroporto dei desks delle compagnie di noleggio). Il “titolare” dell’agenzia di noleggio ci accompagna per un pezzo di strada fino a Nevsehir città, si fa lasciare a un distributore di benzina dove facciamo rifornimento (la macchina ci è stata data praticamente in riserva) e imbocchiamo la strada per Gӧreme. Eravamo un po’ preoccupati dal fatto di non avere navigatore ma le strade in Cappadocia sono talmente poche che anche per persone con scarso senso dell’orientamento come noi perdersi è davvero difficile. L’unica difficoltà riscontrata è stata trovare l’albergo a Gӧreme, in questo caso è stato fondamentale chiedere indicazioni ai locali. Gӧreme si presenta ai nostri occhi illuminati dalle prime luci artificiali (qui il sole tramonta prima) e lo scenario davanti a noi è incredibile: siamo in un paesaggio lunare con delle fantastiche formazioni rocciose tutto attorno. Davvero meraviglioso! Il nostro albergo (Tekkaya Guest House) è nella parte alta della città (arrivarci la prima volta non è banale ma è comunque 10min a piedi dalla piazza principale) e ha una terrazza con una vista meravigliosa. Le camere sono spartane e scavate nella roccia, ma comunque dignitose. Scendiamo in paese a piedi e ceniamo, dopo alcuni tentativi a vuoto (c’è parecchia gente), troviamo posto al Terrasse Restaurant dove proviamo il Testi Kebap, carne di manzo o agnello cucinata insieme a pomodoro, cipolla e altre verdure dentro un’anfora di coccio che viene aperta davanti a te: molto gustosa! Pur essendo un posto piuttosto turistico non mangiamo affatto male e spendiamo ancora meno che a Istanbul (circa 13 € a testa). Risaliamo verso la nostra Guest House e andiamo a letto, perché il giorno successivo ci sarà da trottare!

7° giorno: 14-8-12

La nostra scoperta della Cappadocia inizia molto presto perché il sole già dalle 6 inizia a penetrare nella stanza dove dormiamo. Decido allora di alzarmi e vado a leggere in terrazza dove sono accolto dallo splendido spettacolo delle ultime mongolfiere che ancora solcano il cielo sopra Gӧreme (sono le 7 circa). Facciamo quindi colazione in un’altra terrazza (questa chiusa, simile a una veranda), mangiando sia le classiche pietanze della colazione dolce che alcuni prodotti locali, come un buonissimo yogurt magro, della feta, … Ci dirigiamo poi a piedi al museo a cielo aperto di Gӧreme. Dal nostro albergo impieghiamo poco più di mezz’ora ma la strada è in gran parte asfaltata e al sole e col senno di poi forse era meglio andare in macchina per evitare la scarpinata al ritorno. Il Museo è una delle attrazioni più visitate della Cappadocia ed è affollatissimo: è facilmente raggiungibile anche dai pullman e purtroppo siamo costretti a condividere le visite alle piccole chiese rupestri con altre decine di persone. Qui il percorso è chiaramente segnato e possiamo vedere le diverse chiese (della Mela, di San Basilio, del serpente, la Chiesa Buia) seguendo il percorso prestabilito. Il tutto è molto affascinante e soprattutto è bello il contesto paesaggistico in cui è inserito. Le chiese alla fine si assomigliano un po’ tutte ma sono comunque interessanti. Per quella meglio conservata, la chiesa Buia, è chiesto un biglietto suppletivo di 8 TL. Fuori dal museo visitiamo anche la Tokali Klise (inclusa nel biglietto) e la El Nazar Klise a cui si arriva con una deviazione lungo la strada che porta a Gӧreme. Anche qui c’è un nuovo ingresso da pagare e gli affreschi sono rovinati da numerose scritte. Tuttavia siamo un po’ più lontani dalle grandi masse di turisti e visitiamo la chiesa da soli. Comunque una deviazione non imperdibile. Non siamo invece riusciti a trovare la Chiesa Nascosta, perché sembra essere proprio… nascosta! Non c’è alcuna indicazione di alcun genere e tra le numerose formazioni rocciose del posto non si capisce quale possa ospitare una chiesa. Dopo una mezz’ora, considerato che abbiamo visto chiese a sufficienza almeno per oggi, desistiamo, torniamo a prendere l’auto alla Guest House e ci dirigiamo verso Çavuşin. Pranziamo con (un altro!) gӧzleme in un giardino spartano ma per un gӧzleme e una birra spendiamo circa 3€ a testa. Dopo pranzo abbiamo in programma un’escursione nella valle Rosa e nella valle Rossa. Nel punto dove lasciamo l’auto subito cercano di farci pagare il parcheggio e una persona si offre come guida per farci fare un giro alla scoperta dei punti più panoramici. Rifiutiamo e decidiamo di andare da soli. Il giro è particolarmente caldo e dopo un po’ iniziano a esserci indicazioni evidentemente contraddittorie per le diverse mete. Dopo aver fatto un percorso di circa 1h e ½ decidiamo di ritornare alla partenza perché le indicazioni sono sempre più contraddittorie e la nostra destinazione viene addirittura indicata per la strada che abbiamo appena percorso. Sembra quasi che qualcuno (le guide della zona?) facciano di tutto per rendere i sentieri inaccessibili senza qualcuno che conosca la zona. Quando arriviamo la guida che si era offerta all’inizio ci dice che con lui saremmo tornati da un altro sentiero (che ci fa vedere) facendo uno splendido anello. Infine prendiamo una spremuta d’arancia (piuttosto orrida) come pagamento per il parcheggio e ce ne andiamo. In definitiva, anche per la totale assenza di carte per i vari itinerari, l’escursione in queste zone non è facile. Serve davvero molta acqua (fa molto caldo!) e la vista non è delle migliori perché il sentiero rimane per lunghi tratti nel fondovalle. Decidete voi se vale la pena fare una simile escursione e se forse può essere utile avvalersi dei consigli di una guida. Al ritorno ci fermiamo a Çavuşin dove facciamo una breve visita alla parte vecchia del villaggio, anch’esso scavato nella roccia, per un percorso un po’ scosceso. Anche qui, come avevamo letto, certi punti sono raggiungibili solo con l’aiuto di persone del posto che si offrono come guide, ma noi (imperterriti!) decidiamo di fare da soli. La visita è comunque piuttosto affascinante e anche poco frequentata e secondo noi vale certamente una deviazione. Ci dirigiamo quindi a Uçhisar perché volgiamo vedere il tramonto dal castello. Il profilo del castello è distinguibile da molto lontano e crea un bel contrasto con le case più recenti del resto del paese. Da visitare in realtà a Uchiasar c’è unicamente il castello, la cui ascesa è meno faticosa di quanto non possa sembrare. Tuttavia il sole si trova alle nostre spalle e la vallata di Gӧreme non è illuminata dalla luce del tramonto come avevamo immaginato. Dopo aver riposato una mezz’ora al castello ammirando il panorama decidiamo di non aspettare il tramonto qui e ci dirigiamo verso uno dei punti panoramici verso Gӧreme, che dista da Uçhisar circa 3km. La luce qui è più bella ma le luci del tramonto sono un po’ smorzate da un po’ di grossi nubi. Peccato! Per cena prenotiamo al ristorante Dibek (consigliato dalla Lonely Planet) dove si mangia semi-sdraiati in alcuni divanetti, senza scarpe. Il posto (al chiuso) è molto caratteristico ma fa un po’ caldo. Mangiamo una soup e un piatto principale, assaggiando poi uno strano dolce locale. Rimaniamo comunque molto soddisfatti, avendo speso addirittura meno della sera prima. Torniamo quindi a piedi alla Tekkaya Guest House.

8° giorno: 15-8-12

Questa giornata è dedicata a tutte le mete più distanti da Gӧreme, quindi partiamo di buon’ora (dopo un’altra buona colazione) in auto per la città sotterranea di Kaymakli (circa 30 km da Gӧreme). Raggiungiamo la destinazione facilmente, cercando di anticipare le orde di giapponesi che stanno per infilarsi negli stretti cunicoli in gita organizzata. L’esperienza è particolare, con la visita a questa intera città che si sviluppa sotto terra per 8 piani, di cui 5 visitabili. Per me che sono alto 1,95 m la visita è decisamente scomoda (e lo sarà anche se siete un po’ in carne) e chi come mamma non ama particolarmente i luoghi così chiusi sarà contento quando tornerà all’aria aperta. In definitiva però la visita a una città sotterranea rimane una tappa imperdibile di un viaggio in Cappadocia. Il quantitativo di gente (praticamente tutti giapponesi!) la mattina presto è accettabile ma sconsigliamo la visita nelle ore di punta. Ci dirigiamo quindi verso il complesso monastico di Soganli dove è possibile visitare un’altra serie di chiese nella roccia (qui gli affreschi sono più sciupati). Al di là delle chiese la visita è bella per il paesaggio circostante con delle belle formazioni rocciose e la vallata (con pochi turisti) facilmente accessibile in auto. Ci dirigiamo quindi verso Mustafapaşa dove vogliamo pranzare facendo una breve sosta al monastero di Keslik, segnalato sulla guida. Il complesso nel frattempo è però diventato a pagamento e visto che abbiamo già visto molte chiese rupestri simili decidiamo di non entrare. Arriviamo a Mustafapaşa per pranzo, dove vorremmo mangiare allo splendido Hotel Pacha che fa anche da ristorante. Non c’è però nessun avventore e il capo famiglia sembra stia facendo un riposino e quindi ci viene detto che non è possibile mangiare (mah!). Peccato, perché il giardino interno era davvero splendido! Finiamo quindi a mangiare una pizza turca sotto un pergolato, assediati dalle mosche, tanto da farci rinominare il posto Moscafapaşa. Diamo un’occhiata ad alcune costruzioni greche della cittadina che, nel complesso, ci lascia piuttosto delusi. Ritorniamo quindi nei dintorni di Uçhisar da dove parte un’escursione nella valle dei Piccioni che si estende da Uçhisar a Gӧreme. Il percorso è molto bello, con la visione di numerose piccionaie e belle formazioni rocciose. In particolare possiamo ammirare nuovamente ma da diversa posizione il castello di Uçhisar. Il sentiero arriva fino a Gӧreme ma al solito le indicazioni si perdono. Sbagliamo strada un paio di volte e come noi alcuni turisti francesi (se nelle città sotterranee avevamo incontrato solo giapponesi qui troviamo solo transalpini) ma fortunatamente incontriamo una guida che ci dice che la strada che abbiamo intrapreso è molto pericolosa e in parte franata. Ci dice di seguirlo per una strada alternativa, percorriamo una galleria che attraversa la montagna e dobbiamo quindi fare un pezzo di strada sulla roccia nuda. Purtroppo non abbiamo scarpe da trekking come i turisti francesi e rischiamo ogni due passi di scivolare. Il sentiero è anche piuttosto esposto e decidiamo quindi di tornare indietro anche perché da Gӧreme avremmo comunque dovuto tornare a Uçhisar in qualche modo a recuperare l’auto. L’escursione ci è comunque piaciuta molto di più di quella del giorno precedente e la consigliamo.

Ritorniamo in albergo perché abbiamo prenotato (già dal giorno prima perché è sempre pieno) il ristorante Seten di Gӧreme, in posizione un po’ sopraelevata lungo la strada per il nostro albergo. Il ristorante è splendido, con una terrazza con vista magnifica e un servizio molto curato. Io decido per una cena sulla base di una delle verdure più utilizzate nella cucina turca: la melanzana. Prendo come antipasto melanzane stufate con pomodoro e cipolla e poi una buonissima beef servita su un purè di delicatissime melanzane. Decisamente ottimo! Mi lancio e provo anche un dessert a base di zucca che non è affatto male anche se molto lontano dal gusto dei dessert a cui siamo abituati. In definitiva decisamente la miglior cena della vacanza, in un ambiente adeguato e a costi, come è normale che sia, un po’ più alti. Scopriamo però che il ristorante ha una convenzione con la nostra Guest House e ci viene fatto uno sconto del 10%: alla fine spendiamo il corrispondente di poco più di 20 € a testa. Se cenate una sola sera a Gӧreme consigliamo assolutamente questo ristorante anche se prenotare è assolutamente necessario! Pensate che hanno addirittura una sorta di locale dove le persone prendono aperitivi e similari in attesa che si liberi un tavolo e anche questa stanza è sempre molto affollata! Soddisfatti e con la pancia pena in meno di 5min a piedi siamo a dormire.

9° giorno: 16-8-12

Oggi è il nostro ultimo giorno di visite (domani abbiamo l’aereo presto) e il programma (come al solito!) è bello denso. Oggi sveglia addirittura alle 6 perché prima di colazione vogliamo andare a vedere le mongolfiere che sorvolano Gӧreme da un punto panoramico. Ci sarebbe piaciuto salire su una mongolfiera ma il prezzo (a partire da 150-160 € a testa) ci è sembrato, soprattutto per 4 persone, onestamente proibitivo. Lo spettacolo, seppur saldamente ancorati a terra, è comunque bellissimo, con la luce della mattina presto e oltre 50 mongolfiere coloratissime che si alzano in volo. Davvero una visione suggestiva e unica! Torniamo in albergo per colazione e ci dirigiamo quindi verso il museo a cielo aperto di Zelve, dopo aver lungamente cercato un distributore per fare rifornimento all’auto. Questo sito è molto meno turistico e ci coinvolge tantissimo: le chiese rupestri sono di minor importanza, ma siamo costantemente circondati da un paesaggio lunare con formazioni rocciose incredibili e sempre diverse. Nel sito ci sono 3 vallate vicine con caratteristiche diverse e, con un cielo di un azzurro incredibile, facciamo foto e riprese dello splendido spettacolo davanti ai nostri occhi. Probabilmente il nostro giudizio sarà condizionato dalle condizioni in cui abbiamo visto il sito (giornata splendida e poche persone) ma Zelve ci è piaciuta ancora di più del museo a cielo aperto di Gӧreme. Arriviamo quindi alla valle di Pasabasa che avevamo incontrato sulla via per Zelve ma dove non ci eravamo fermati per la grande quantità di gente. Purtroppo di gente ce n’è ancora tanta ma lo spettacolo è fantastico. Questa è la zona dei famosi camini delle fate, delle formazioni rocciose a fungo con delle specie di cappelli conici di colore diverso. Tra l’altro la valle è punteggiata da alberi verdi (incredibile per una terra arida come la Cappadocia) ed è possibile vedere l’intero sito dall’alto grazie ad una vicina altura. Lo spettacolo è davvero bellissimo e imperdibile per tutti. Per evitare le ore più calde della giornata decidiamo di andare per pranzo a Ürgüp dove mangiamo un’omelette al Micro Cafè & Restaurant, sulla piazza principale. Visitiamo quindi il vecchio villaggio e il colle dei Desideri di Temenni ma la visita e il panorama dal colle sono entrambi non così imperdibili. Andiamo quindi alla volta della valle di Devrent (o valle dell’Immaginazione) dove ci sono tantissime formazioni rocciose dalle forme più strane (cammello, foca, Madonna…). La valle è pressoché introvabile e non esiste alcun cartello a segnalarla e non riusciamo ad individuarla se non quando, seguendo le indicazioni della guida e facendo attenzione al chilometraggio, capiamo che è proprio una vallata dove ci eravamo già fermati perché ci aveva particolarmente colpito. Rivediamo la zona con più calma, cercando di individuare nelle rocce le varie forme descritte. Il tutto è molto divertente e il paesaggio è ancora una volta magnifico. Visto che è ancora piuttosto presto decidiamo di sfruttare un depliant che ci aveva dato la mattina un ragazzo per andare a visitare una fabbrica di tappeti. Siamo un po’ perplessi perché la sosta è un po’ da gita organizzata, ma visto che abbiamo ancora un po’ di tempo decidiamo ugualmente di farla. E facciamo bene! Ci vengono descritte le tecniche di tessitura e di colorazione dei tappeti, l’utilizzo diverso dei vari tessuti e ci spiegano come si valuta il pregio di un prodotto finito. Sono estremamente gentili e la guida (solo per noi 4) ci spiega il tutto in italiano, facendoci osservare le ragazze al lavoro. Alcuni dei tappeti sono veramente magnifici, alcuni con disegni anche molto moderni. Alla fine ovviamente c’è la fase della vendita, chiediamo per gentilezza alcune informazioni e i prezzi non sono nemmeno altissimi (la spedizione a casa è gratuita). Ci viene offerto anche un tè freddo alla mela e quando diciamo ch non siamo interessati a comprare nulla, non insistono assolutamente e ci fanno uscire senza aver pagato nemmeno una lira turca. Davvero gentili. Come ultima meta giornaliera torniamo in un punto panoramico vicino al castello di Uçhisar che avevamo già visto la mattina ma che ora osserviamo con la luce del tramonto. Sono bellissime le rocce liscissime di colore chiaro in contrasto con lo sfondo e siamo contenti di aver fatto questa deviazione. Per cena torniamo al ristorante Dibek dove eravamo stati la seconda sera e mangiamo piuttosto bene, anche se un testi kebap cotto in un’anfora sa leggermente di bruciato. Ci consoliamo dicendo che può capitare. Quindi a letto perché domani alle 6 c’è la sveglia per prendere l’aereo.

10° giorno: 18-8-12

La Cappadocia ci saluta con una nuova distesa di mongolfiere che si alzano in cielo coi colori dell’alba. Arriviamo in aeroporto a Nevsehir senza grossi problemi (circa 45min da Gӧreme), restituiamo l’auto a noleggio dopo aver atteso il proprietario (che arriva addirittura con l’autobus di linea!) e spediamo i bagagli. Siamo arrivati con le classiche 2 ore di anticipo ma come detto l’aeroporto ha un solo gate ed ha solo 3 stanze quindi le operazioni sono molto veloci. Il volo Turkish delle 9.05 per Istanbul è in perfetto orario. A destinazione ritiriamo i bagagli e li imbarchiamo nuovamente con Alitalia. Mangiamo un pezzo di (orrida) pizza in attesa del volo delle 14.25 per Roma Fiumicino che atterra alle 16 di Roma (abbiamo guadagnato 1 ora di fuso). Ritiriamo i bagagli e la nostra auto ci viene riportata in aeroporto da dove partiamo alla volta di Livorno alle 16.30 circa. Alle 20.30 arriviamo a casa, stanchi ma davvero soddisfatti del nostro splendido viaggio.

Per ogni informazione o consiglio potete contattarmi all’indirizzo ricky.pittis@hotmail.it



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