European tour 2012
Periodo: estate; Mezzo: auto; Prezzo: 2800 per famiglia 2 adulti e 2 bambini di 5 e 2 anni e mezzo.
Questo diario proverò a raccontarlo visto dagli occhi del mio piccolo, provando ad immaginari i suoi pensieri e le sue emozioni.
Quest’anno gli obiettivi dichiarati delle vacanze sono Legoland Germania e i mulini dell’Olanda. Il tragitto è lungo e le tappe impegnative, ma il mio papà dice che ogni luogo può celare delle sorprese, e bisogna saper apprezzare tutte le sfumature che colorano il viaggio. La prima tappa è, Garmisch-Partenkirchen ai piedi dello Zugspitze, la vetta più alta della Germania con i suoi 2964 metri. Ci sono già stato all’età di tre anni e ho ancora dei ricordi della precedente esperienza, però, mi sembra di intuire che rappresenta la sosta meno convincente per i miei genitori, forse perché loro ci sono già stati in un’altra occasione, di passaggio per l’oktoberfest, e non si aspettano particolari emozioni da questa nuova visita. Ma la magia del viaggio è proprio questa, ogni volta si azzera tutto, ogni volta, mille variabili, cambiano la storia. Proviamo un nuovo campeggio, l’Alpen-caravanpark Tennsee, scusate, mi ero dimenticato di dirvi una cosa, da quando sono arrivato io, 5 anni fa, i miei genitori hanno intrapreso la filosofia del camping, del vivere all’aria aperta, del cercare il contatto con la natura. Un po’ come Martin nel film Madacascar con la sua voglia di tornare in “natura”, o forse è semplicemente un modo per risparmiare, continuando a visitare tanti posti, anche in tempo di crisi. Comunque questo nuovo camping è strepitoso, si presenta con un parco giochi e gonfiabili all’entrata, un torrente che delimita l’area e un laghetto, il Tennsee appunto, a pochi passi, popolato da una ricca fauna,che varia dagli scoiattoli alle salamandre. E’ circondato da splendide montagne e le piazzole sono grandi per poter giocare in tranquillità. In oltre c’è una sala con biliardo, calciobalilla, air hockey, dove poter passare un po’ di tempo prima di andare a letto. La prima escursione nei dintorni di Garmisch è strabiliante, anche mamma e papà rimangono visibilmente folgorati. Prendiamo il treno a cremagliera che porta sullo Zugspitze, sino al ghiacciaio Schneeferner, il percorso attraversa una splendida valle, passando a fianco di un laghetto incantato, (Eibsee), per infilarsi nel cuore della montagna e arrivare alla stazione situata sulla vetta a 2600 metri. Siamo passati dall’asfissiante caldo dell’estate 2012, alla neve del ghiacciaio. Il mio fratellino Filippo è in sandali e vuol correre sulla neve, mi fa tanto ridere, sembra impazzito, anch’io sono in fibrillazione, ci sono delle slitte con la closh, come gli aerei e si possono usare in una pista ben attrezzata, è divertentissimo e anche se la risalita è un po’ stancante. Rientriamo in paese nel tardo pomeriggio, in tempo per un ultima passeggiata nel caratteristico centro. Ricordo la via principale, bella, tradizionale, accogliente, c’è ancora la macchina di topolino dove la prima volta non volevo più andar via e ho fatto tanti capricci, oggi non li faccio più ,sono grande ormai. O almeno, aspettiamo di trovare qualcosa che m’interessi di più.
secondo giorno
La giornata la dedichiamo ai laghi della zona, quello già citato del campeggio, è molto naturale, rappresenta un perfetto biotopo, ma non offre molte possibilità di svago, ci spostiamo al laghetto vicino, il Geroldsee. È una bella escursione, nel tragitto incontriamo dei simpatici pony, che si fanno piacevolmente accarezzare, mentre arrivati al lago scopriamo con sorpresa che è possibile fare il bagno in un’area attrezzata, con tanto di super scivolo e barche elettriche. Giusto il tempo d’infilare la muta e una birra d’incoraggiamento per papà, e siamo già immersi nelle fresche acque di questa “piscina naturale”. E’ un posto bellissimo, il bacino è incastonato tra montagne ricoperte da boschi selvaggi, e per noi bimbi ci sono anche angoli riempiti con sabbia e giochi da spiaggia. Purtroppo ci sono tanti percorsi con scale che si arrampicano sui ripidi versanti, e il mio fratellino si diverte ad andare su e giù, mentre papà per stargli dietro, sta assumendo una colorazione blu.
Nuovo giorno, tappa di trasferimento per la prima meta dichiarata, Legoland. Le strade sono immensi cantieri per l’allargamento della carreggiata, e quella che doveva essere una passeggiata, si trasforma in una sfacchinata, fermi, in fila per ore. Come se non bastasse, i campeggi del parco giochi e delle vicinanze sono tutti pieni, forse in determinati periodi, conviene informarsi preventivamente e prenotare. Ci spostiamo ad una ventina di chilometri di distanza dove troviamo un altro campeggio, (See Camping Gunztal), ai bordi di un grazioso lago. Ci sistemiamo in una bella piazzola, di fronte all’area giochi o come lo chiama più semplicemente il mio fratellino, il “parco”, ed alla spiaggia. Nonostante la dura giornata c’è il tempo per due tuffi, per ritemprare lo spirito. Il mio papà è sempre timoroso a tuffarsi in acque gelide, ma poi, a forza di insistere, lo riesco sempre a convincere. Anche questo contesto è incredibile, sulla riva di destra si sviluppa un grazioso porticciolo, dove gli alberi delle barche a vela ondeggiano pigramente, mentre in mezzo al lago piccole isolette, impegnano i navigatori di turno in tecnici slalom. Sembra di essere in un posto fuori dal tempo. Mangiamo di fronte alla tenda sullo sfondo di un tramonto da cartolina, poi dopo una passeggiata sulla riva, ripieghiamo a letto a sognare fantasiose costruzioni di mattoncini colorati.
Siamo operativi come sempre alle ore 10,00, in queste vacanze, l’imperativo è cercare di riposarsi, ed io e il mio fratellino ci mettiamo del nostro cercando di dormire il più possibile, cosa che a casa, non ci riesce molto bene. La zona dei mulini di Kinderfdijk è veramente particolare, decine e decine di costruzioni punteggiano l’area, rendendo l’atmosfera magica, forse quello più colpito è Filippo stregato dalle immense pale che contrastano il vento, io sono un po’ capriccio, forse volevo rimanere nel campeggio di Rotterdam? Ma la giornata è ancora lunga è ricca di sorprese la seconda sosta è l’incantevole paesino di Delft, famoso per le porcellane, papà racconta che l’anno prima abbiamo visitato un posto che era stato decorato proprio con le ceramiche di Delft, il Trianon nella reggia di Versailles. Il luogo meriterebbe più giorni per approfondire la conoscenza, ma anche un breve contatto è stato sufficiente per farci innamorare. A partire dal negozio del formaggio, dove una simpatica mucca ci accoglie, alla festa nella piazza principale dove centinaia di giovani mangiano allegramente, per arrivare alla pescheria sul canale dove facciamo un bis e un tris di ordinazioni, impazziti dalle fresche vivande proposte. Un latte macchiato sotto un sole cuocente, consacra una spettacolare escursione. Avanti ancora, proseguiamo dritto fino al mare, alla famosa spiaggia di Scheveningen, la Riccione olandese, brulicante di hotel, ristoranti, luoghi di svago, l’unico problema è rappresentato dai parcheggi, dove si può sostare solo mezz’ora se non si è in possesso di abbonamenti. Dobbiamo letteralmente fare le corse per un primo tuffo nel Mare del nord, ma che emozione, ragazzi, che potenza che trasmette il suo moto. Ci mettiamo di nuovo in movimento per l’ultima tratta che ci porterà ad Amsterdam, la stanchezza inizia ad affiorare, forse abbiamo forzato un po’ troppo, e un pizzico di nervosismo traspare nella mamma, culminando all’arrivo in campeggio, dove l’impatto con la giovane realtà dell’icona europea del divertimento la fa esplodere. Ma è solo stanchezza, anche se le tende sono una sopra l’altra, pullman non stop, scaricano centinaia di adolescenti scatenati, una volta montata la nostra tenda, il nostro microcosmo, le nebbie del nervosismo si diradano, il fumi del… beh no, la zona rimane immersa in uno strano fumo perenne. Comunque il campeggio, il mitico camping Zeeburg, in fondo è molto bello, affacciato sulle rive del mare interno della città, nelle nuove aree bonificate che stanno sorgendo nella periferia, ha diverse aree giochi ed anche un piccolo zoo con capre e pecore, la zona bar, bazar, è molto informale, ed estremamente tranquilla, qui sono tutti “polleggiati”. Non ci resta che andare a dormire.
Per la visita di Amsterdam optiamo per la soluzione bicicletta, io non ho mai visto papà andarci, non so neanche se è capace, ci sarà da divertirsi. La mamma carica Filippo, io monto con papà, speriamo bene. Ma come recita quel detto, una volta imparato non si scorda più, e allora via tra scatti e sorpassi, tra mamma e papà. Bisogna dire che con le vie ciclabili che ci sono, è un vero piacere girare in bicicletta. E’ un mondo nuovo, un mondo libero dalle automobili o quasi. Vagare lungo i canali scoprire angoli nascosti, senza mete, senza schemi, è una sensazione fantastica, forse l’essenza di quella parola, o meglio di quella filosofia molto in voga adesso, slow. Visitiamo il mercato dei fiori, mangiamo aringhe in un chiosco volante, guardiamo le performance di artisti di strada, senza pressioni, senza forzature, soprattutto perché bisogna fare altri venti chilometri per tornare in campeggio. Passiamo per piazza Dam, dove ammiriamo il palazzo reale e il monumento ai caduti, poi proseguiamo verso la stazione centrale. Costeggiamo un canale che ci porta al Science Center NEMO, e al museo navale dove si può visitare un magnifico vascello. Rientriamo stremati, ci siamo persi, Filippo si è addormentato sul seggiolino con la testa che ballonzola in qua e in la, mamma e papà sembrano pedalare alla volta di una cima Coppi, e il navigatore vuol farci passare per l’autostrada, ci siamo persi, i chilometri diventano trenta. Riusciamo ad arrivare alla base nonostante un altro ostico ponte da attraversare e le vertigini della mamma da domare. Le energie sono finite, un panino volante, il rituale saluto alle capre, la passeggiata in spiaggia, sono le ultime cartucce prima di svenire.
Giornata di trasferimento in avvicinamento all’obbiettivo più alto geograficamente parlando, della campagna europea 2012, l’isola di Texel. E’ una giornata condita da diverse escursioni nei paesini costieri, elencati così in sequenza: Monnickendam, Volendam, Marken, Edam, per finire ad Hoorn dove passare la nottata. Ogni paesino ha il suo punto focale, Monnickendam, con il suo piccolo ponticello che si apre sul mare aperto, e dove sostiamo nel locale adiacente per un latte corroborante. Volendam con la sua banchina che si allunga tra le acque e i caratteristici ristoranti dove mangiamo un misto di pesce. Marken con le sue casette ed i giardini abitati da nanetti, ed Edam la mia preferita con quella piazza-ponte in ciottolato costruita sul canale. Ad Edam c’è anche una festa sul genere di Hallowen dove i bambini accompagnati, vanno di casa in casa a prendere caramelle. Alcune ce le danno anche a noi, per farci vivere il clima di festa, evviva. Ci sta anche un buon aperitivo per i miei genitori, festa per tutti. Riprendiamo il cammino, ma la sistemazione che avevamo programmato non rispecchia le attese, per un veloce stop and go, ritorniamo sui nostri passi alla ricerca di qualcosa di nuovo, e lo troviamo, nel camping fattoria Zeevangshoeve. Sistemiamo la tenda in una piccola area verde che confina con il pascolo delle mucche, il cortile dei maialoni, l’argine del mare interno e l’entrata. Che cosa dire? Fantastico; il mare, gli animali, che cosa c’è di speciale? Beh! per noi che siamo cittadini, è un altro mondo, un magico universo di vita. Passiamo due giorni fantastici, e non solo noi bambini, anche mamma e papà, che hanno fatto amicizia con due ragazzi di Verona vicini di tenda. Nella fattoria regna l’armonia.
Oggi visto il meteo incerto andiamo a visitare il paese di Hoorn e la grande diga di Afsluitdijk. Hoorn è famoso per essere stato sede della compagnia delle indie orientali. Prima tappa in paese per colazione/pranzo, raggiungiamo la “piazza rossa”, Rode Steen, dove troneggia la statua di Jan Peterzoon Coen, fondatore della compagnia. Sulla piazza si affaccia anche il Waag, la pesa pubblica, ora trasformata in bar, dove prendiamo due buoni bicchieroni di latte. Girovaghiamo un po’ per le vie, prima di pranzo. Il centro è pedonalizzato, come del resto tutti centri delle città visitate, è un piacere poter passeggiare tranquilli. Proseguiamo verso Den Oever, la zona del porto è molto carina, tra barche e pescherecci, sembra che stiano organizzando una festa. Poi ci immettiamo sulla strada che passa sulla diga. La diga è un opera strabiliante, è lunga 30 chilometri ed ha trasformato un immensa porzione di mare, in un lago. Fatico ancora a crederci, comunque appena rientrati alla base, proviamo a tuffarci per constatare di persona i fatti. Il bagno nel mare interno o meglio nel lago è fantastico, un fondo di finissime conchiglie si mescola con l’acqua dolce donando alla balneazione un effetto unico. Dopo aver dato la buona notte a tutti, maialoni compresi, se no Filippo non entra in tenda, ci prepariamo all’ultima tappa prima di intraprendere la via di casa.
Salutiamo Giulietta e Romeo, anch’essi in partenza e prendiamo la direzione per Texel. Durante il tragitto iniziato sotto una pioggia battente, decidiamo di fermarci durante una tregua delle precipitazioni ad Alkmaar, per sgranchire un po’ le gambe e mangiare qualcosa. Perché noi bambini, di stare molto in macchina, non è che poi piaccia tanto. E’ un’altra bellissima sorpresa, la località è molto vitale e in questo periodo ospita un immenso luna park tra le vie del centro. Sembra un paese dei balocchi, ne approfittiamo anche per pranzare nell’immancabile chiosco di pesce che troviamo nella piazza principale. Il tempo però non promette bene, riprendiamo la via per la prima delle isole Frisone. Arriviamo come sempre con quel pizzico d’ansia che può anticipare un imbarco, e i punti interrogativi che possono seguire; quando ci saranno i traghetti? Dove si faranno i biglietti? Ci sarà molta fila? La facilità con cui ci troviamo sul traghetto a scorazzare sul ponte della nave, è quasi imbarazzante. Si arriva seguendo le chiare indicazioni che portano all’imbarco, poi passando per un casello tipo autostrada, ma con molta meno fila di un normale week end estivo, il gioco e fatto. Io mi perdo a “giocare” con i monitor touch delle telecamere sommerse del traghetto, si vedono pesci, relitti, sembra un videogioco, mentre papà entra ed esce, passando dal ponte interno al ponte esterno, correndo dietro a Filippo. Quei pochi attimi che si ferma si appoggia alle transenne guardando con occhi sognanti il mare. L’attraversata dura venti minuti, senza accorgersene, tocchiamo il suolo dell’isola di Texel, la prima delle isole Frisone, ultimo avamposto dell’Europa continentale di fronte alla forza del mare del nord. Giunti a Den Burg, ci affidiamo ad un centro informazioni per trovare un capeggio. Guardando su internet, pianificando a grandi linee la vacanza, il mio papà aveva individuato alcuni campeggi con le piazzole posizionate direttamente tra le dune delle spiaggia, le immagini stampate, erano veramente suggestive, l’essenza dell’estremo, il punto di contatto con la natura. Ma il primo campeggio che visioniamo, il Landal GreenParks, va ben oltre tutto ciò. L’area riservata alle tende si trova sulle dune, con la vista direttamente sul faro dell’isola, le auto sono interdette. Si respira un atmosfera d’altri tempi. In più la struttura centrale del camping, è un complesso di prima categoria, con piscina coperta spettacolare, piccolo supermercato, aree giochi sparse in ogni dove, piccolo fastfood, e spiaggia a pochi minuti. Montiamo la tenda con un pizzico d’ansia dovuto al vento fortissimo che spira dal mare, piantiamo tutti picchetti che abbiamo per mettere in sicurezza, l’accampamento, una notte estrema ci aspetta. in realtà siamo tutti elettrizzati, il luogo è talmente bello da non creare dubbi, ma solo ammirazione. E poi mentre venti di tempesta spazzano l’isola, possiamo giocare nel caldo della piscina coperta, tra scivoli, giochi d’acqua, idromassaggi, sembra un sogno. Welcome in paradise. Per me è il posto più bello del mondo, forse è proprio vero quello che mi dice mio padre quando faccio i capricci e non voglio andare da qualche parte, ogni posto può riservare cose inaspettate, dietro ad ogni angolo si possono celare delle piacevoli sorprese. La notte è come un’avventura, la voce del vento è forte e potente, la sensazione di estremo è tangibile, fatichiamo a cucinare, ma la notte passa serena.
Ci svegliamo carichi come molle, papà è andato a correre al sorgere del sole, sul lungomare, fino al faro, ha un sorriso stampato sul volto che sembra una caricatura, mi piacerebbe dirgli: “com’è andata papà?”, ma la prima cosa che mi viene in mente è: “quando andiamo in piscina?” il programma della giornata è però ricco di spunti, perciò assecondo i genitori senza pressioni. La prima tappa è il mare, la vicina spiaggia, è uno spettacolo superbo, c’è addirittura chi fa il bagno, se fosse per me lo farei anch’io, ma i superiori non approverebbero. Facciamo colazione nel locale che c’è sulla duna, godendo della carezza di un tiepido sole, poi nel vicino shop, papà viene attratto dalle vivaci tavole da skimboard esposte in grane quantità, e tutta la sua voglia di onde, mare, surf, straripa esuberante. Non riportiamo i commenti della mamma. Torniamo all’auto con due tavole, tra proclami, progetti e sogni come due amici, due compagni, come un mercoledì da leoni. Proseguiamo con la visita al faro, costruzione avvolta da fascino magnetico che domina dall’alto di una collina su una spiaggia strepitosa. Texel è un luogo sospeso nel tempo, la natura rappresenta ancora l’elemento dominante, viaggiammo immersi in un ambiente selvaggio tra mucche e pecore, tra dune e mare, tra sogni e realtà. Pranziamo nel paesino di De Koog, bella oasi turistica dove gustiamo dell’ottima carne, prima di prendere la via per Ecomare, centro recupero foche spiaggiate sull’isola, E’ un bell’ambiente, delfini e foche nuotano sereni in accoglienti vasche. E poi ancora spiagge, ecosistemi, sono stanchissimo forse non vado in piscina… stavo scherzando, non passiamo neanche dalla tenda e ci fiondiamo direttamente in vasca.
Oggi bisogna ripartire per iniziare il lungo viaggio di ritorno che ci aspetta, i miei genitori sono completamente stregati dall’isola, fanno di tutto per evitare il momento della partenza. Prima vaghiamo alla ricerca di una spiaggia nel sud, poi a pochi metri dall’imbarco tornano indietro alla ricerca del parco della duna, per finire su un’altra spiaggia con la scusa che è l’ora di mangiare, “sono le undici, mah!”. Fino a quando non ci sono più scuse e prendiamo il traghetto per il ritorno, questa volta per davvero, purtroppo. E’ ancora più semplice dell’andata, si sale sulla barca, senza neanche pagare, forse era compreso nel biglietto d’andata, o forse perché è domenica, chi lo sa, l’unica certezza è che i miei genitori sono completamente impazziti per l’isola, parlano di tornare il prossimo anno, chi lo sa, vedremo, a me e Filippo va bene, questo è sicuro. Viaggiamo spediti in direzione di Colonia, la strada è scorrevole, passiamo lo svincolo di Francoforte, ricordando la bella esperienza dell’anno passato poi seguendo le indicazioni del fido GPS, ma come si faceva una volta senza elettronica, dicono sempre i miei genitori, proseguiamo il nostro cammino. Arriviamo a destinazione al camping Der Stadt Köln. E’ un’altra sistemazione bellissima, sulle rive del fiume Reno a due passi dal centro storico, non sembra di essere nella periferia della quarta città come numero di abitanti della Germania. Ci troviamo immediatamente a nostro agio anche in questa nuova realtà, c’è un parco giochi dove ci fermiamo fino a sera inoltrata, c’è una birreria vicina dove i miei genitori si rilassano una mezz’ora, c’è il grande fiume che non ci abbandona un secondo. Allegria la vacanza continua.
Il giorno seguente andiamo alla scoperta della città, con il treno raggiungiamo il centro della città sbucando dal sottopassaggio di fronte alle vertiginose guglie del Kölner Dom che s’innalzano al cielo per 157 metri, rappresentando la terza chiesa più alta del mondo. Passeggiamo nell’adiacente piazza dove s’affaccia il museo romanico, i tradizionali negozi dove spicca un profumato prodotto, l’acqua di colonia. Visitiamo l’interno del Dom, dove apprendiamo con sorpresa che si trova la teca con le spoglie dei re magi. E’ proprio vero che dietro ogni angolo si può celare una sorpresa. Anche la kolsh, la birra della regione, rappresenta una gustosa scoperta, non per me, ovviamente, ma per i miei genitori. Pranziamo in una caratteristica birreria del centro, tra l’allegria della gente. Prosit. Il pomeriggio viene vissuto sul lungofiume nei pressi dell’Hohenzollerbrücke, in compagnia dell’immancabile elemento che caratterizza, la vita della città, il Reno. C’è una curiosa area con giochi d’acqua dove tutti bambini camminano a piedi scalzi lungo il percorso appositamente creato, e “casualmente” ci finisco dentro fino al collo, e altrettanto casualmente, mi prendo la mia ramanzina, chissà perché? Rientriamo al camping passando per la Schildergasse, la strada dello shopping, c’è un via vai incredibile, forse qui la parola crisi, non è ancora arrivata? Proseguiamo il clima euforico della giornata con una sosta nel biergarten vicino al camping, e ripieghiamo in tenda.
Siamo all’ultima tappa, nel programma base, dei rientri europei, Monaco di Baviera. E’ come se fosse la nostra seconda casa, è il porto sicuro dove passare gli ultimi giorni delle vacanza, ma questa volta, i programmi sono altri. Il primo amore del viaggio non si scorda… mai possiamo dire. Accendiamo il GPS e senza indugi Impostiamo la destinazione… Garmish. Ci sono posti che entrano prepotentemente nel cuore, Garmish è sicuramente uno di quei luoghi. Ritorniamo all’Alpen-caravanpark Tennsee, che nel frattempo si è un po’ svuotato e sistemiamo la tenda nelle piazzole vista lago, spettacolo, la luna che illumina le cima ci da la buonanotte.
Il nuovo giorno inizia all’insegna del brutto tempo, le scivolate al lago promesse da papà rischiano di saltare, affiorano un po’ di capricci. Perché non si può andare al lago se piove? E’ la frase ricorrente. Facciamo un blitz in paese a fare un po’ di spesa, poi i miei genitori passano al punto info per chiedere se c’è qualche piscina al coperto per trascorrere il pomeriggio. Ebbene voi non ci crederete, ma all’Olympia Eissport Zentrum, c’è un complesso di piscine con scivoli, saune, vasche con onde, vasche per i piccoli, trampolini, tutto al coperto, il programma del pomeriggio ve lo lascio immaginare. Tuffi, tuffi, tuffi… splash. Anche questa giornata nonostante la pioggia è trascorsa allegramente, in campeggio passiamo un’oretta nella taverna dei giochi e poi esausti ci ritiriamo in tenda, per l’ultima serata… in natura. Domani si torna a casa.
Purtroppo le vacanze son giunte alla fine, l’avventura europea 2012 è terminata, ma ci porteremo dietro tanti piacevoli ricordi e poi, non è detto, che prima o poi si possa ripassare da queste parti, perché, ogni volta si azzera tutto, ogni volta, mille variabili, cambiano la storia.