A ogni angolo Berlino cambia volto e identità culturale

A spasso per le vie della capitale tedesca
Scritto da: 2perplesso
a ogni angolo berlino cambia volto e identità culturale
Partenza il: 10/11/2012
Ritorno il: 16/11/2012
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
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Paola e Silvano con Graziella e Bruno a Berlino dal 10 al 16.11.2012

Ore 12.20 di sabato 10 novembre 2012: si parte da Venezia per Berlino. Silvano lo aveva pensato questo viaggio già da mesi. “Il 12 novembre andiamo a Berlino per il mio anniversario”: un anno dalla sua caduta con l’aereo biposto (salvo anche Andrea) e quindi lo equiparava alla caduta del muro. E con chi si va a Berlino? Con Bruno e Graziella con i quali abbiamo organizzato negli ultimi anni, sempre a novembre, viaggi in Tunisia, Egitto, Marocco, New York, Londra e Parigi. Ed eccoci pronti per partire per questa stupenda capitale dove eravamo stati già due volte, prima e dopo la caduta del muro, ma con il camper; ma è passato troppo tempo dall’ultima volta e tutto è cambiato, ma in meglio.

Mio il compito di prenotare: tramite Expedia a fine agosto ho trovato volo EasyJet (perfetto) e Hotel Moevenpick per 6 notti ( 4 stelle e mezza a un passo da Potsdamer Platz e con tre linee metro fuori della porta: perfetto). Tutto questo ci è costato con annullamento e trasporti (5 gg) un totale di € 330 a testa: un’inezia!

Alle volte mi domando perché si sta a casa perché, come diceva Javier Revert “Viaggiare ti allunga la vita, la riempie di volti e di paesaggi, di canti e di suoni e di orizzonti che ignoravi.” Finchè è possibile, bisogna girare il mondo.

Siamo arrivati a Berlino alle 14: piove e fa un po’ di tristezza, ma stiamo allegri perché abbiamo letto e ci siamo documentati e Berlino ci aspetta perché c’è molto da vedere e da godere. Ritiriamo con i voucher al terminale A dell’aeroporto di Schonefeld la Welcome Card per le zone ABC (Berlino e Potsdam) e tutti i trasporti sono a nostra disposizione per soli 5 giorni. Raggiungiamo perciò con € 32 l’hotel Moevenpick in taxi: l’hotel è attaccato alla più vecchia stazione di Berlino S-Bahn Anhalter Bahnhof, a una fermata da Potzdamer Platz. La struttura è una ex fabbrica Siemens, acquistata dalla catena Moevenpick (Svizzera) e adibita ad hotel. Lo stile è molto particolare, il design moderno, anche se non proprio di mio gusto, ma si amalgama perfettamente con l’architettura industriale della fabbrica e lungo i corridoi sono esposti pezzi di lavorazione della Siemens. E’ un edificio storico ristrutturato in modo da “rendere visibile il passato industriale e conservare lo charme del passato”. Uno stile minimalista ma estremamente confortevole. C’è anche la palestra e la sauna, ma non l’abbiamo neppure vista. So che internet era a pagamento e questo non è piaciuto a molti clienti. Bella sala colazioni/ristorante con soffitto di vetro apribile, ma la colazione costa € 22 e noi abbiamo optato nei giorni successivi per un piccolo bar/panetteria a 100m uscendo a destra dell’hotel ed era perfetto. E’ difficile altrimenti trovare un bar aperto prima delle 10 del mattino. Sistemati i bagagli, via subito verso la Potsdamer Platz. Inizia a far buio e appena fuori dell’hotel sembra di essere in periferia, ci pare strano. Arrivati, dopo 500m., alla Potzdamer Platz tutto cambia, anche se piove: luci, pista pattinaggio, scivolo con la neve per i gommoni che si lanciano dall’alto come slittini, piccole casette che vendono dolci, wurstel, frittelle, birra, vin brulè e tutto a tempo di musica. Peccato che piova. Potsdamer Platz, uno dei grandi spazi cittadini, prima della guerra era il cuore della metropoli e ogni giorno vi transitavano così tanti tram, circa 600, che qui fu montato il primo semaforo del mondo. Poi, rasa al suolo dalle bombe della guerra, dalle ruspe della DDR e tagliata in due dal Muro, divenne un enorme terra di nessuno. E’ davvero impressionante vedere le foto della piazza ai tempi del Muro! Ora del Muro è rimasto solo il tracciato per terra a ricordarne i tempi che furono; la piazza è centralissima (a pochi metri dalla Porta di Brandeburgo) ed enorme e per riempirla l’amministrazione comunale si è affidata a grandi architetti come Renzo Piano e Arata Isozaki, che l’hanno trasformata nel più grande cantiere d’Europa (162.000 mq). Attualmente ospita cinema, uffici, appartamenti e il Festival Internazionale del cinema di Berlino. Dopo un po’ decidiamo di andare al caldo e prima ci prendiamo un the caldo e poi entriamo all’Arkaden, un centro commerciale progettato da Renzo Piano che risplende grazie ad un’architettura moderna ed offre ai visitatori 140 negozi e dove ceniamo con piatti tipici. Dopo cena, proprio a due passi, il famoso Sony Center dove una volta c’era il muro ed oggi è un impressionante complesso con tetto ‘a tenda’: è spettacolare. Le luci della volta cambiano, da rosa, viola ad azzurro. Siamo rimasti estasiati.

Domenica 11 novembre 2012

La giornata è limpida, anche se il meteo prevede per il pomeriggio pioggia leggera, mentre in Italia del nord diluvia e in Piazza S. Marco a Venezia fanno il bagno. Alle 8.30 siamo già pronti per i mercatini delle pulci domenicali. Avevo trovato sul web la segnalazione che nella parte a ovest di Berlino, alla fermata di Tiergarten i mercatini sono divisi in due parti differenti: all’ombra dell’immensa Porta di Charlotte (Charlottenburger Tor) e prima della grande rotonda, nota come Ernst-Reuter-Platz, ogni sabato e domenica dalle 10 alle 17. Graziella, invece, sulla guida di Lonely Planet (risultata sempre molto precisa e con validi suggerimenti) ha trovato un vero mercato delle pulci, un mercatino meno turistico (U-Bernauerstrasse). Bisogna capire anche in questa città il meccanismo della metro, poi è facile.

A differenza di qualsiasi altra città del mondo qui non ci sono blocchi per entrare, non ci sono barriere, tornelli, porte, quindi l’accesso sembra libero, ma bisogna avere il biglietto e obliterarlo o, come noi, il biglietto per 5 giorni su tutti i mezzi senza alcun passaggio od obliterazione, tranne la prima. In molte carrozze – che sono molto più larghe delle nostre – possono entrare le biciclette e il passaggio dalla strada è con un ascensore: comodo! Le carrozze sono pulitissime sino a sera e in 5 giorni noi abbiamo avuto un solo controllo. Sono tutti corretti i tedeschi? Pagano tutti il biglietto? Hanno senso civico, etico? Pare di si. E’ un segno per noi che cerchiamo di fare sempre ‘i furbi’.

Per tornare a noi: eccoci a Flohmarkt am Mauerpark su un terreno fangoso c’è di tutto, ma è un mercato povero e mi piace: porcellane, abbigliamento, scarpe, occhiali, dischi, cappelli, mobili stupendi vintage. Mi sembra di essere tornata negli anni ’70 a Porta Portese a Roma. Si vedono ragazzi che comperano una sedia o una poltroncina e se la caricano sulle spalle sino a casa. Dopo aver girato per l’ampia area, raggiungiamo anche il vicino mercato di antiquariato di Arkonaplatz, ma prima ci fermiamo a fotografare lungo il percorso le vecchie foto del 1961 di Bernauer Strasse quando c’era il muro. Vecchi e bambini mostrati ai parenti ed amici dall’altra parte del muro: stringe il cuore. Nella piazza l’atmosfera è tranquilla, l’impressione è di ordine e tranquillità. Il mercatino è piacevole, di agevole visita; un ruolo decisivo per la bell’atmosfera viene giocato dalla grande piazza, sulla quale, già ad inizio ‘900, si svolgeva un mercato. Pezzi di modernariato anni ’50, ’60 e ’70, vecchi dischi, lampade e sedie di design sono presentati e venduti da venditori professionisti a prezzi accettabili. Anche per i nostalgici di oggetti della DDR si può trovare qualcosa di interessante, in fondo siamo a Prenzlauer Berg, un quartiere della ex Berlino Est. Il Trödelmark di Arkonaplatz ha luogo tutte le domeniche dalle 10 alle 16. La fermata della metropolitana più vicina è quella di U-Bernauerstrasse. A pranzo ci siamo fermati in un bistrot (Cafè Godot) dove abbiamo pranzato benissimo a base di formaggio, affettato, frutta, verdura, briosche, marmellata e burro (come fosse un brunch) ad un prezzo ridicolo: 34 euro tutti e 4. Poi verso la vecchia Sinagoga e il cimitero ebraico, ma è tutto chiuso. Rientro in metro e riposo del guerriero.

Che aria francese ha questa città, anche se non c’è omogeneità architettonica, ma con strade larghe ed alberate. E’ una città in continuo fermento, cantieri dappertutto. Qui la storia ha lasciato ferite profonde nel tessuto urbano, nelle pietre dei monumenti. Ricostruire, riempire i vuoti e reinventarsi una personalità: questo l’obiettivo. Quello che è importante è la vivacità culturale e infatti la città è oggi una forza trainante a livello internazionale, in campo scientifico, commerciale, tecnologico, culturale e politico e contende a Londra e a Parigi il primato culturale europeo.

Nel pomeriggio, dopo il riposino, con la metro ad Alexanderplatz, col Municipio rosso, la Fontana di Nettuno, la Marienkirche (la più antica parrocchia cittadina), la Stazione ferroviaria e la torre della Televisione. L’insieme non mi dice un granchè. Erich Honecker, ex Ddr, decise all’inizio degli anni ’70 di trasformare la piazza nel simbolo della gloria socialista e distrusse la sua struttura originaria, per farla diventare un capolavoro del kitsch comunista: palazzi insignificanti e viali mediocri, ma c’è Alex, la torre, con i suoi 365 m., visibile da tutta la città e dalla quale si potrebbe godere un vasto panorama, ma è chiusa da aprile per restauro. Particolare la struttura laterale bassa, così avveniristica che non capisco come le ‘ali’ così sporgenti possano essere strutturate. L’orologio mondiale è una grande struttura di metallo che gira di continuo e mostra l’ora di tutto il mondo. Situato nel cuore di Alexanderplatz, è una delle sue principali attrazioni per i turisti, ma a me non ha destato particolare interesse.

Tra la Sprea e Alexanderplatz si trova il pittoresco borgo di Nikolaiviertel, con le sue graziose stradine intorno alla chiesa di S.Nicola e proprio nelle vicinanze abbiamo cenato in una tipica birreria. A letto: siamo stanchi morti, ma prima 2 frittelle alla Potsdamer Platz. Nel pomeriggio il tempo è stato clemente: solo una goccia di pioggia.

Lunedì 12 novembre 2012

Oggi è l’anniversario della caduta con l’aereo di Silvano e Andrea: è un anno oggi e per fortuna ce la raccontiamo. Alle 9 eravamo al Sony Center per una abbondante colazione. La giornata prima è limpida poi, dopo poco, il cielo si copre e quando arriviamo alla Porta di Brandeburgo è proprio tutto grigio. Durante la guerra fredda, quando il Muro divideva la città in due, la Porta di Brandeburgo era situata nella terra di nessuno, eppure questa porta è proprio lontana dall’essere nessuno, visto e considerato che è il monumento simbolo di Berlino. Alta 26 metri, larga 56, questa maestosa porta è l’unica rimasta in piedi fra le 18 che un tempo consentivano l’accesso alla città. Queste imponenti colonne hanno accompagnato Berlino in tutta la sua storia: scenario privilegiato da Hitler per le parate e le fiaccolate che celebravano il Reich nazista, con l’innalzamento del Muro la celebre porta si ritrovò a metà strada tra Est e Ovest, tra la libertà e la dittatura. Poco lontano l’Holocaust-Mahnmal, il monumento in ricordo delle sei milioni di vittime della seconda guerra mondiale. Su una immensa spianata sorgono 2.711 blocchi di cemento rettangolari di varie altezze e dimensioni in un labirinto di stretti corridoi in un suolo ondulato.Le foto non hanno contrasto: cielo grigio, blocchi grigi e anche l’umore è grigio. E’ lunedì e le sale sotto il memoriale sono chiuse. Peccato: è questo un percorso che tratta simbolicamente le vicende personali e i destini di alcune vittime dell’olocausto.

Abbiamo poi raggiunto a piedi, a pochi minuti, la Unter Den Linden, che è la strada più importante e più famosa di Berlino. Percorre tutto il centro storico della città fino a raggiungere la Porta di Brandeburgo. Il suo nome è dovuto ai tigli che sono stati piantati lungo il viale perché antico percorso della caccia reale. Nel tratto finale c’è una serie di bei palazzi ottocenteschi: la Deutsche Staatsbibliotek, il Guggenheim Berlin, la prestigiosa Università Humboldt (dove studiarono Marx ed Engels e insegnarono Einstein ed Hegel), la vecchia Biblioteca, il teatro dell’Opera e l’Arsenale. Dopo la riunificazione tedesca questa strada si riempì di ristoranti, negozi e di ambasciate.

Se volete farvi un’idea della città, consiglio le linee di autobus 100 e 200 che seguono percorsi che non differiscono molto da quelli offerti dalle linee di circuiti turistici della città. Abbiamo preso il 100 e siamo arrivati sino allo zoo: dal 2° piano del bus abbiamo così potuto fotografare il parco di Tiengarten con alberi gialli e rossi, bei palazzi, brutti palazzi, i tubi aerei dell’acqua (non so perché non li hanno interrati) e cantieri con centinaia di gru. Il Parco è attraversato a metà dalla lunghissima Strasse des 17 Juni, naturale prosecuzione di Unter den Linden, e a metà di essa vi é la colonna della Vittoria. Arrivati allo zoo cercavamo la vecchia Chiesa di Kaiser-Wilhelm-Gedachtnis-Kirche o meglio, ciò che ne rimane… e non riuscivamo a trovarla. Ecco perché: la stanno ristrutturando ed esce dalla copertura solo una croce. Quella che doveva essere una grandiosa cattedrale, oggi è ridotta ad una torre col tetto sfondato dalle bombe sganciate durante la seconda guerra mondiale. L’interno è ricchissimo di mosaici e ciò non può che accrescere il rimpianto per ciò che è andato perduto. A fianco ai resti della chiesa, ne è stata costruita un’altra, in stile moderno (forse un po’ troppo).

Alle 13 abbiamo preso il biglietto cumulativo a € 18 a persona per vedere 2 musei: il Neues Museum e il Pergamon Museum. I 5 più famosi musei di Berlino sono ubicati nell’Isola dei musei e dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità nel 1999. In tutti i musei è consigliabile avere l’audio guida, ma non sempre è possibile avere la lingua italiana.

1. Il museo più antico dell’isola è l’Altes Museum (“Museo Vecchio”, appunto), terminato nel 1830. In questo museo iniziò la cosiddetta Antikensammlung, la collezione di antichità, da parte di Federico Guglielmo III, collezione che in parte è ancor oggi esposta nel museo stesso.

2. Nel 1855 venne completato il Neues Museum (“Museo Nuovo”), dietro l’Altes Museum. Durante la seconda guerra mondiale venne praticamente raso al suolo (si salvarono solo alcuni dei muri perimetrali) E raccoglie i reperti di arte egiziana e preistoria.

3. Nel 1876 venne completata la Alte Nationalgalerie (“Vecchia Galleria Nazionale”) che raccoglie opere pittoriche del XIX secolo. Durante la guerra l’edificio venne gravemente danneggiato ed è stato riaperto solo nel 2001, dopo un lungo restauro.

4. Nel 1907 venne aperto il Bode Museum, situato sull’estremità settentrionale dell’isola e facilmente riconoscibile per la sua cupola di rame scuro. L’edificio venne chiuso nel 2000 per poter effettuare urgenti opere di restauro ed ha riaperto nel 2006. Qui sono esposte sculture ed opere artistiche dell’arte bizantina e tardo antica.

5. L’ultimo dei musei ad essere costruiti è anche quello più conosciuto, il Pergamonmuseum, ultimato nel 1930: esso ospita edifici monumentali ricostruiti a dimensioni naturali ed è famoso in tutto il mondo per la sua collezione archeologica.

Ricordate che i musei statali di Berlino sono gratuiti ogni giovedì dalle 18.00 alle 22.00. Il Neues Museum racchiude una collezione molto importante di opere egiziane: mummie, affreschi, sarcofagi e papiri ed altri reperti risalenti all’antico Egitto, ma naturalmente al Cairo c’è molto di più. Al piano superiore, però, è esposto il busto di Nefertiti, moglie del faraone Akhenaton, e come consorte reale ebbe più diritti e responsabilità di qualsiasi altra regina prima di lei. Il busto risale al 1340 a.C. ed è uno degli oggetti più preziosi tra quelli custoditi nei musei berlinesi e solo quello vale la visita del museo, perché il busto è di una bellezza straordinaria. La sala è sorvegliata a vista, è in penombra e non si può fotografare. Il Governo egiziano ha più volte chiesto la restituzione dell’opera perchè suscita il sospetto che sia uscito dall’Egitto in modo illegale.

Siamo andati successivamente al Pergamonmuseum che comprende tre diverse realtà: – la Collezione delle antichità classiche;

– il Museo delle antichità del vicino Oriente e – il Museo di arte islamica. Il museo colpisce soprattutto per la monumentalità delle opere esposte al suo interno. Il Pergamonmuseum è il più celebre e frequentato museo archeologico della Germania. Il suo nome trae spunto dall’antica e misteriosa città di Pergamo in Anatolia, l’odierna Turchia, da cui provengono la maggior parte delle opere esposte. Tra i reperti più importanti, l’altare di Pergamo, capolavoro della scultura ellenistica. Nel 1878 l’archeologo tedesco Carl Human cominciò una vasta campagna di scavi nella città di Pergamo che in otto anni portò alla scoperta di una acropoli di inestimabile valore artistico ed archeologico. L’accordo fatto con il governo turco prevedeva che Human poteva portare in Germania metà delle opere scoperte, metà doveva invece rimanere in Turchia. Così Human riuscì a portare a Berlino il fregio che circonda la base del tempio di Pergamo, lungo 170 metri, che oggi costituisce la parte più preziosa del tempio esposto nel museo.

– la porta del mercato di Mileto , capolavoro dell’architettura romana, fu costruita intorno al 180 a.C. fu distrutta durante il medioevo, ma nel 1903 furono scoperte le sue rovine durante gli scavi di due archeologi tedeschi.

– La Porta di Ishtar fu costruita a Babilonia nel VI secolo a.C. e ricostruita a Berlino nel 1936 insieme alla bellissima strada delle processioni. Oggi costituisce l’attrazione più importante del museo dell’Asia Anteriore. Il grandioso portale è interamente ricoperto con tasselli di ceramica blu, che nel VI secolo a.C. dava accesso alla città di Babilonia. Le mura sono decorate con leoni, draghi e tori, i simboli delle principali divinità babilonesi.

Silvano è stanco, ma lo sono anch’io. Vorrei tornare per vedere più nei particolari questo stupendo museo. Alle 17.30 in hotel. Doccia per rilassare le stanche membra. Alle 19 riprendiamo la metro per raggiungere la parte bohemien di Berlino: il quartiere di Preuzlauernerg (scendiamo alla stazione di S-OrianenburgStrasse). E’ un quartiere che ha attirato chi cercava uno stile di vita alternativo: artisti d’avanguardia, scrittori, hippies ed omosessuali. Sono ora sorti centri artistici, caffè, atelier e ristoranti. Berlino anche qui ha una vivacità culturale veramente importante. A cena con la wiener schnitzel, poi un giro in uno dei passaggi tra caseggiati: da scoprire perché all’interno è veramente piacevole fotografare questi angoli nascosti tra giardini, bar, atelier e negozi vintage e, prima di rientrare in hotel, una vista della Nuova Sinagoga che fu colpita nel 1938 durante la Kristallnacht, la Notte dei Cristalli, quando i nazisti infransero tutte le vetrate dei quartieri ebraici, ma non riportò gravi danni. La facciata della Sinagoga rimase intatta, ma ci vollero 50 anni per ricostruire la grande cupola dorata, riconoscibile anche da molto lontano. Qualche giovane e bella prostituta nei paraggi.

Martedì 13 novembre 2012

Giornata soleggiata; al mattino 4 gradi, nel pomeriggio il tempo è stato perfetto. A piedi verso il Canale per visitare il quartiere turco ed il mercato del martedì dei contadini, come sul Bosforo. Gira gira non lo troviamo, poi leggendo bene la guida scopriamo che inizia a mezzogiorno (!).Continuiamo comunque lungo la bella strada di Bergmann dando un’occhiata al mercato coperto e ai palazzi e negozi. Siamo riusciti a fare colazione molto tardi: in città non ci si muove sino alle 10, ma i costi sono naturalmente ben diversi da posto a posto. Qui, con ben 6 brioches, caffè e cappuccino, abbiamo speso 11€, ieri a Sony Center €32!. A Berlino fanno da padrone le biciclette sulle piste ciclabili, ma anche i carrettini dei piccoli – 4 o 6 -accompagnati dalle baby sitter. Nella capitale tedesca uno su otto si muove in bici. La struttura della città aiuta sicuramente le due ruote rispetto ai pedoni. Poi siamo andati al Checkpoint Charlie. Questo checkpoint era il confine tra la zona controllata dai russi da un lato e quella controllata dagli americani dall’altro. Oggi è rimasto solo un cartello e un piccolo baracchino a rappresentare quello che per anni è stato uno dei confini più tesi del mondo. A fianco al Checkpoint Charlie si trovava il muro di Berlino. Oggi non esiste più, al suo posto sono state posizionate delle rappresentazioni fotografiche che dimostrano com’era Berlino ai tempi del muro. Impressionante! Siamo già tardi e prendiamo un taxi per farci portare al Reichstag (il Parlamento tedesco). Avevo prenotato da casa via web l’entrata e l’appuntamento e ci è stato confermato per oggi alle 13. Il controllo in entrata è molto severo, ma in pochi minuti entriamo, muniti di pass, guida e audio guida. Per i tedeschi il Reichstag è il simbolo sia di un’epoca buia della Germania, sia di un nuovo volto di Berlino. Nel 1933 fu incendiato e Hitler subito ne approfittò per censurare le libertà parlamentari e colpevolizzare più di 5.000 oppositori, che in seguito vennero anche arrestati: il Reichstag divenne l’emblema della caduta della democrazia. Con un grande salto nel tempo, ci ritroviamo nel 1999, con la ristrutturazione della sede del parlamento tedesco e l’innalzamento della spettacolare cupola di vetro ad opera dell’architetto Sir Norman Foster: il Reichstag stavolta è l’espressione della rinascita di Berlino. Bisogna salire a piedi lentamente in cima, lungo il percorso a spirale, e dal punto più alto della struttura si gode uno splendido panorama. E’ una visita sicuramente da raccomandare, perché la struttura è spettacolare!

Oggi finalmente ci hanno chiesto per la prima volta il biglietto nella metro. Dico finalmente perché sino ad oggi non avevamo visto alcun controllo. Una ragazza, in borghese, si è presentata con la tessera di riconoscimento e ha chiesto a tutti la verifica e ad un ragazzo, con tessera scaduta, lo ha fatto scendere alla prima stazione, ma chissà quale contravvenzione è stata data. Leggendo nel web di qualcuno che chiedeva se conveniva fare il furbo, una risposta, fra le tante, è questa ‘Come avvengono i controlli? Mentre sei su una metropolitana ad un certo punto sale a bordo un personaggio qualsiasi, può essere ben vestito come un manager oppure uno studente universitario con tanto di zainetto sulle spalle o addirittura un tossico sudicio e puzzolente. Quando le porte si chiudono e nessuno può più scappare tira fuori il tesserino di riconoscimento e comincia a fare controlli a tappeto. Sapessi quanti fessacchiotti, italiani e non, ho visto beccare credendosi furbi. E infatti le multe le appioppano tutte ai non tedeschi, perché in questo i teutonici dimostrano molta più intelligenza civile di noi: il biglietto si paga per avere un servizio collettivo di cui usufruiscono tutti e il servizio, visto che viene pagato regolarmente da tutti, funziona e non ha deficit di bilancio, anche perché loro i bilanci li sanno fare. Tirando le somme ti dico in tutta franchezza: comprati il biglietto, altrimenti la cosa ti costerà decisamente di più e non è molto conveniente, non ti pare?’

Siamo quindi tornati nel posto di ieri sera, ad Orianenburg, perché volevamo vedere il quartiere di giorno e mangiare i falafel e vedere bene quel passaggio tra palazzi scoperto ieri da Graziella, dove all’interno c’è un favoloso negozio di vestiti da sera vintage.

Di nuovo in hotel per un riposo e poi, sempre in metro, a Wittenberg Platz per visitare il KaDeWe, un Harrods berlinese con negozi di classe: al 6° piano la parte ‘mangereccia’, il piano dei buongustai con la sua enorme offerta di prelibatezze internazionali e il 7° piano una grande mansarda con bar e ristorante. E’ la terza attrazione più visitata di Berlino. Durante la guerra fredda il KaDeWe divenne un simbolo dell’opulenza occidentale di Berlino Ovest da opporre ai ‘cugini’ del settore orientale. Alle 20, però, hanno chiuso bottega e abbiamo dovuto uscire, ma proprio in piazza abbiamo cenato in un ristorante con tanti giovani e luci soffuse.

Mercoledì 14 novembre 2012

Bel tempo. Colazione vicino all’hotel e poi con la metro a Spandau a 11 km. dal centro di Berlino.E’ un paesotto famoso soprattutto per la Cittadella (Zitadelle), che si può raggiungere direttamente con la U-7. Un maniero stile italiano che fu fortezza sin dal 1200 tra i fiumi Sprea e l’Havel. Da vedere il museo e gli armamenti del XVI secolo. Qui fu imprigionato, dopo il processo di Norimberga, Rudolf Hess in una cella costruita appositamente e sorvegliata da tutti e 4 gli alleati. La Cittadella ha pianta quadrata ed è cinta da grandi bastioni stellari.

Anche il centro storico medievale di Spandau è molto particolare, con la sua fitta rete di stradine e vicoletti caratteristiche e lì abbiamo mangiato molto bene in un ristorante turco. Non avevo mai voluto mangiare il kebab, perché avevo paura della composizione della carne (scarti?), invece devo dire che appoggiato su un letto di verdure e riso, indipendentemente dal contenuto, era squisito. In hotel alle 15: riposo! Va detto che Silvano cammina sempre con il bastone, quindi sta facendo veramente molto, senza lamentarsi. Nel tardo pomeriggio raggiungiamo uno dei musei più segnalati: il Museo Ebraico (Judische Museum), particolarissimo edificio interamente ricoperto di zinco a forma di saetta e di stella di David spezzata, opera di Daniel Libeskind, ebreo polacco. Dico subito che, non avendo preso l’audio-guida, non ci ho capito quasi nulla e solo con la guida cartacea capisco che racconta la storia degli ebrei attraverso poche immagini e lunghi corridoi di cemento col pavimento in pendenza che si abbassa sempre più. Ripeto quello che ho letto, ma senza alcuna convinzione:‘… bisogna scendere, per trovarsi di fronte ai tre percorsi che simboleggiano i diversi destini del popolo ebraico. Quello drammatico dell’Olocausto interseca le due strade che conducono rispettivamente verso il giardino di Eta Hoffmann, raffigurante l’esilio, e verso la scala, simbolo della speranza e della continuità della storia del popolo ebraico. L’intersezione sta a significare che l’Olocausto riguarda sia la storia di chi si è salvato attraverso l’esilio, sia la storia di chi, sebbene ebreo, non ha vissuto in prima persona la Shoah.’ Poi a piedi al vicino Checkpoint Charlie e lungo la Friedrichstrasse. Pensavamo di visitare Asisi, un silos con la storia della città, ma poi abbiamo scoperto che è un racconto statico, anche se in un panometro a 360° che, attraverso l’elaborazione di foto al computer, vuole rappresentare la vita quotidiana della città divisa dal Muro in una fittizia giornata novembrina degli anni ’80. All’interno, quindi, non ci sono filmati storici che ci avrebbero potuto interessare maggiormente, per cui abbiamo risparmiato i 10€. In zona ancora pezzi di muro con raffigurazione di capi di stato africani, ritenuti dittatori.

Continuando sulla Friedrichstrasse, ci incuriosisce una particolare grande struttura in ferro che vuole rappresentare una chiesa che non c’è più, ma ne tratteggia con luci al neon blu la struttura e la cupola a grandezza naturale: suggestivo! Gira gira, tra strade trafficate e cantieri da 8 gru che lavorano 24h su 24h, siamo arrivati alla Postdamer Platz, il fulcro della città per me. A cena al caldo con filetto e currywurst (Silvano deve averne mangiati 100 metri…) e…finalmente a nanna. Ma quanti kilometri faremo in una giornata?

Giovedì 15 novembre 2012

Nebbia, freddo umido, forse zero gradi. Vogliamo andare a vedere il caratteristico quartiere degli hippies, i palazzi con i murales e quello che resta del muro. Si scende con la metro a Schlesisches Tor sulla linea U1. Siamo nel quartiere Kreuzberg che si trova nelle vicinanze del ponte Oberbaumbrücke (caratteristico ponte a due piani di mattoni con le guglie) e della East Side Gallery lungo la Sprea (1,3 km. di muro con i murales. E’ un coloratissimo museo a cielo aperto). Abbiamo girato nel quartiere, abbiamo preso un caffè in un piccolo locale, quasi buio, un po’ diroccato, ma con un bagno pulitissimo, dove una coppia di hippies già in età si stava fumando un ‘cannone’. All’esterno tanti piccoli locali, tanti cani, tante cacche, ma quello che mi fa sorridere sono le baby sitter che portano a passeggio 6 bambini dentro un carrettino, palazzotti con belli e brutti murales, negozietti che vendono oggetti artigianali, giardini con opere notevoli. Dopo tanto camminare, e c’è molto da vedere e fotografare, io e Silvano decidiamo di tornare in hotel, mentre Bruno e Graziella vanno a visitare il Neue National Gallery, il museo d’arte moderna per gli appassionati di espressionismo e pittura astratta. Noi però, alle 14, eravamo già al Museo della Tecnica: un museo che sul tetto ha in bilico un aereo, è una calamita per Silvano. Il Museo si trova negli ex locali dello scalo merci di Anhalt e raccoglie la storia dei trasporti, della stampa e dell’informatica. Attraverso le più moderne tecniche espositive stimola un approccio diretto nella scoperta di locomotive (la parte più bella dal mio punto di vista) e aeroplani, telai, sistemi per la produzione dei gioielli, macchine utensili, computer, radio, fotocamere, motori diesel, motori a vapore, strumenti scientifici, macchinari per la produzione della carta, presse di stampa, barche e molto altro. La scenografia è molto bella e Silvano ha goduto per la parte ‘aerea’.

Di nuovo in hotel. Gli amici rientrano nel tardo pomeriggio perché oltre al Museo d’arte moderna (che non li ha soddisfatti appieno), sono andati a vedere – nonostante la giornata poco favorevole – il panorama della città da un palazzo della Postdamer Platz e il Museo del cinema (attenzione all’audio-guida: è quasi sempre in inglese). Alle 19 sulla Friedrichstrasse. Questa è la strada più lunga ed esclusiva di Berlino dove un tempo erano situati alberghi eleganti e negozi ricercati. Quando fu costruito il muro la strada fu divisa e la stazione della S – Bahn prese il nome di Tranenplast, ovvero Casa delle Lacrime: ancora oggi i berlinesi ricordano con una stretta al cuore le lunghe trafile burocratiche per poter accedere dalla parte Ovest a quella Est. Quasi per caso siamo entrati in un negozio elegantissimo su più piani il Departmentstore Quartier 206, con le griffe più famose del mondo ed una eleganza straordinaria con divani, tappeti, pavimenti di marmo a scacchi e scale mobili. Merita una visita.

E’ già tardi e raggiungiamo la piazza più bella di Berlino, la Gendarmenmarkt, che risale al 1700, una delle più scenografiche e armoniose piazze d’Europa, nota soprattutto per tre inconfondibili edifici – il Deutscher Dom (duomo tedesco), il Französischer Dom (duomo francese) e la Konzerthaus (sala dei concerti) – che insieme formano un trittico architettonico senza pari. Le due cattedrali sono sormontate da due grandi cupole. Al momento la piazza non si può vedere bene perché stanno costruendo le casette per la vendita degli addobbi di Natale, ma lo spettacolo al buio della sera è assicurato. E’ ora di cena e in lontananza vedo l’insegna di una birreria: la Lovenbrau. Locale caratteristico dove abbiamo bevuto e cenato con appetito e gusto. Silvano il solito wurstel con crauti e noi uno stinco che bastava per due persone. Non si spende molto a Berlino per mangiare. Nella media abbiamo avuto un costo di €15 euro a persona: molto meno che in Italia.

Venerdì 16 novembre 2012

Ancora questa mattina piena per girare, perché nel tardo pomeriggio si torna a casa. A piedi raggiungiamo il Martin Gropius Bau, con stupendi mosaici sulla facciata, che ospita mostre contemporanee di arti decorative. Un’occhiata anche al deposito delle Trabant. Noi le chiamiamo le ‘cartonete’ perché sembravano, con quel rumore particolare, fatte di cartone. Poi Bruno e Silvano si fermano per la visita al museo La topografia del terrore che è una mostra permanente che si trova nell’ex centro nazista ed illustra le attività di repressione della dittatura nazista con foto e filmati dal 1933 al 1945. Ci sono gli edifici che ospitavano la Gestapo, le SS e le SD. Io e Graziella, invece, continuiamo sulla Friedrichstrasse e facciamo un passaggio veloce alla Galleria Lafayette. Molto scenografica, ma visto il Departmentstore ieri sera, tutto questo può andare a nascondersi. Qui manca la classe. Un caffè, poi ancora un wustel (forse abbiamo sorpassato i 100 metri di mangiata) e raggiungiamo in Postdamer Place un museo molto particolare: La Daimler Contemporary che è una Galleria d’Arte che ospita la Daimler Art Collection, dedicata all’arte del 20° secolo. Entrando al Museo Daimler (dovrete suonare il campanello dell’unico edificio storico rimasto intatto della Postdamer Platz e salire al 4° piano) l’impressione sarà quella di trovarsi in un elegantissimo loft e inoltrandosi tra le opere esposte ci si accorgerà immediatamente che la collezione è “roba seria”, anche se non lo è per tutti. Si concentra sul XX secolo e sull’astrattismo, il concettualismo e il minimalismo.

Per il nostro ultimo pranzo torniamo al Sony Center. Vogliamo goderci Berlino nel punto più carismatico, secondo me. Nel frattempo hanno postato una grande passerella con il red carpet al centro perché stanno per arrivare gli attori della prima di Twilight saga dei vampiri Breaking Dawne. Le ragazzine presenti davanti alle transenne devono essere lì da molte ore perché sono con le coperte sulle spalle.

Pranziamo al primo piano di uno dei ristoranti e ci godiamo la piazza del Sony, principale simbolo della modernizzazione della città. Ho letto che “Con i suoi giochi di luce, con i riflessi e le trasparenze che definiscono il suo involucro, l’enorme complesso crea un forte impatto visivo e sembra avvolgere il visitatore, che ha l’impressione di trovarsi proiettato in un mando virtuale. Visto dall’esterno e dall’alto, il Sony Center somiglia ad una grandissima tenda ipertecnologica, scolpita dalla luce e percorsa da riflessi policromi. Vera protagonista di questo spazio è la luce proveniente dai cristalli delle pareti e dalla copertura costituita da lastre prive di montanti. “

Va beh, andiamo a casa…

Alla prossima…

Se andate a Berlino non dimenticatevi una buona guida, come la Lonely Planet, una grande pianta delle strade e della metro (non accontentatevi di quelle che vi danno gratuitamente) e fate l’abbonamento alla Welcome Card per tutti i trasporti e… godetevi Berlino!

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