Texas on my mind, New York in my dreams

Dal Texas a New York passando per il Golfo del Messico, alla scoperta degli Stati Uniti d'America
Scritto da: lorenzapower
texas on my mind, new york in my dreams
Partenza il: 12/09/2012
Ritorno il: 29/09/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Mercoledì, 12 settembre partiamo da Trento alla volta degli Stati Uniti. Ci aspetta nostro figlio Stefano. Per la notte abbiamo prenotato una camera all’Iris Hotel più vicino alla Malpensa sul sito www.booking.com, ripromettendoci d’ora in poi di utilizzare questo sistema per evitare traffico e ritardi.

Il volo Alitalia ci aspetta, comodo e non molto caro, l’abbiamo prenotato da due mesi. Le ore passano velocemente e atterriamo al J. F. Kennedy di New York. I terminal dell’aeroporto sono collegati tramite un AirTrain gratuito, veloce e comodissimo. Prima però le formalità per l’immigrazione e la dogana che ci fanno perdere minimo un’ora. Ci chiedono le impronte e perché andiamo proprio in Texas. Per la dogana basta compilare il modulo in italiano fornito sull’aereo e rispondere alle domande. Nel nostro caso dichiariamo di portare con noi cioccolatini.

Ci spostiamo al terminal della Jet Blue , la linea aerea che ci porterà a Austin- Texas, nostra prima destinazione. Quattro ore di volo e ci siamo. Austin è la capitale del Texas con 800.000 abitanti. Di notte sembra una bellissima città, i grattacieli illuminati le strade a quattro corsie ci ricordano che siamo negli Stati Uniti. Di giorno non possiamo che ammirare il contrasto tra la città moderna , veloce e produttiva e la città dagli spazi verdi, dei quartieri tranquilli dove la qualità della vita è tangibile.

M abbiamo affittato la nostra casetta di legno verde tipicamente old America, appena fuori città. Come nei film, la casa è verde chiaro, pulitissima e ben attrezzata. Costa ca. 100 euro al giorno e il quartiere, Hyde Park, è molto verde e grazioso. Il proprietario Pete ci consiglia di parcheggiare sulla strada davanti a casa.

La capitale del Texas è prima di tutto una città universitaria con un grande campus dove ragazzi provenienti da tutto il mondo studiano e fanno ricerca. Visitiamo lo State Capitol sulla Congress Ave, ossia il palazzo dove ha sede il parlamento texano e il Driskill Hotel, storico hotel dove anche i presidenti hanno sostato. Ma Austin è soprattutto la città della musica dal vivo, tutte le sere si suona nei locali downtown. Austin è molto verde. Sulle rive del fiume Colorado che attraversa la città, loro lo chiamamno Lady Bird Lake, c’è un grande parco dove si può fare jogging, passeggiare e fare il bagno. Verso il tramonto nuvole di pipistrelli si alzano in volo sotto il Congress Ave Bridge, un vero spettacolo.

I texani sono gentili, fanno sempre la fila, chiedono con gentilezza e rispondono con una cortesia che come si sa è tipica di questo stato. Capirli è un’impresa. Amano il cibo organic, letteralmente biologico, da acquistare presso le catene The Whole Market e Central Market. Per assaggiare hamburger biologici e squisiti provate come noi Hopdoddy, non c’è paragone.

Quello che non ti aspetti è la bellezza dell’entroterra texano, i parchi protetti dai ranger e la piscine naturali dei Travis County Parks. Ci sembra di essere sul set di un film, con Tex Willer sulla secca del fiume insieme al suo caro amico Kit Carson. Per proteggersi dalla calura serve un cappello e una scorta di acqua. La strada, tutta di colline ondulate di quello che non a caso si chiama Hills Country, passa vicino ai ranch con le mucche longhorn, dalle lunghe corna appunto. Suggestiva la Hamiltom Pool, una grotta naturale dove è una tradizione fare il bagno. Per un tramonto rosso fuoco arriviamo fino al lago Travis a un’ora di macchina da Austin, in realtà è il fiume Colorado sbarrato da una delle tante dighe artificiali. Una tavolino al famoso ristorante The Oasis a picco sul lago e un ottimo cheese cake sono un vero piacere.

Naturalmente non potevamo farci mancare il barbeque texano con la loro carne di manzo squisita e leggermente affumicata , nulla a che vedere con la nostra cottura ai ferri. L’appuntamento è al più famoso e tipico BBQ Restaurant parecchio fuori Austin, il Salt Lick a Driftwood . Qui non si possono acquistare alcoolici (la legge di questa contea ne vieta la vendita ) , ma portarseli è possibile . Per meno di venti dollari a testa si possono mangiare carne , salsiccia e puntine a volontà con una salsa deliziosa. Ovunque la bandiera con la lonely star e le corna delle mucche ci ricordano che siamo in Texas.

Che dire degli outlet, il più conveniente che abbiamo visitato è a Round Rock a nord di Austin vicino a IKEA, seguono The Domain a poche miglia da Austin e il più grande il San Marcos Outlets, a sud della città da girare con la cartina per individuare gli store più interessanti.

Da Austin ci dirigiamo verso il Golfo del Messico per tre giorni di mare. Più di tre ore di macchina e arriviamo alla città sull’oceano più vicina al Messico, Corpus Christi. Qui si può visitare l’enorme portaerei Lexington che fa parte della storia della marina statunitense per la battaglia di Pearl Harbour. Mangiamo messicano sulla spiaggia al Fajitaville, sono molto cortesi e ci chiedono che lingua parliamo.

Superato il ponte che collega la città con l’isola Padre Island ci dirigiamo verso il centro turistico di Port Aransas. Dormiamo al solito Days Inn Hotel come sempre conveniente e questa volta nuovo. I prezzi sono più alti venerdì e sabato rispetto al resto della settimana in quanto zona turistica, meglio prenotare sul sito. La spiaggia è larga e sembra senza fine. I texani parcheggiano il SUV direttamente sulla spiaggia. Sul cassone caricano frigo enormi, tende, sedie e tutta l’attrezzatura da mare e campeggio. L’acqua dell’oceano è calda e le onde sono alte. Fa molto caldo e la sera ceniamo in un ristorante piccolo, semplice dove mangiamo granchio squisito e decisamente a buon prezzo (Beach Station Street, 235 Beach Ave).

La nostra avventura non è finita, decidiamo di andare a sud dell’isola per visitare il Parco naturale di Padre Island, la più lunga spiaggia protetta al mondo . I ranger all’entrata danno informazioni volentieri e l’entrata è di 10 dollari a automobile, ne vale veramente la pena. Sono chilometri di spiagge protette e incontaminate, con dune di sabbia formate dal vento, popolate da gabbiani, aironi cenerini, pellicani, granchi enormi mai visti prima.

Lunedì 24 settembre ripartiamo non senza nostalgia di nostro figlio e del Texas per New York. Il Texas ci ha stupiti e conquistati. Al J. F. Kennedy utilizziamo l’AirTrain per uscire dall’aeroporto fino alla Jamaica Station. Qui si prende la LIRR, il treno per Manhattan più veloce. A Chelsea abbiamo prenotato una stanza con cucinetta sempre sul sito airbnb, ma diversamente da Austin la stanza non è nè confortevole nè molto pulita. Abbiamo 4 giorni a disposizione.

Da casa abbiamo prenotato il New York City Pass, carnet di entrate a musei e altre attrazioni che permette di risparmiare e saltare le code (87 euro a testa). A Giamaica Station acquistiamo una tessera della metropolitana (vale anche per più persone) ricaricabile alle macchinette in tutte le stazioni.

New York non è come la immagini, è molto di più, molto più grande , molto più alta, molto più affollata, molto più affascinante, insomma molto di più. Lo skyline che si può godere dal traghetto che ci porta alla statua della libertà è indimenticabile, come pure il panorama di notte visto dall’Empire State Building. Vivere New York è anche camminare e camminare ancora e godere del contrasto tra grattacieli ultramoderni vicinissimi a palazzi più recenti o chiese, tutto ti incanta.

Martedì andiamo al MoMA , Museum of Modern Art (11 West 53rd St.),uno dei più bei musei d’arte moderna al mondo. Le collezioni sono emozionanti (Monet, Picasso, Modigliani, Warhol…) e in particolare i pannelli enormi di ninfe lasciano senza fiato. Per seguire il percorso artistico del museo è’ molto utile l’ audio guida in italiano e gratuita. Sia al MoMA che al MET Metropolitan Museum of Art (5 Ave E82nd St.), il più grande museo di arte degli USA, si possono fotografare liberamente i vari capolavori. Al MET partecipiamo alla visita guidata gratuita in italiano organizzata dal museo il giovedì alle ore 12 e chiediamo la pianta del museo in italiano disponibile al bancone in entrata. Straordinarie le collezioni di arte egizia e il Tempio di Dendur , donato dagli egiziani e ricostruito pezzo per pezzo all’interno del museo. All’ultimo piano, durante la bella stagione, funziona un caffè che vende tramezzini non molto buoni per la verità, ma la vista sulla città conquista. Dopo la visita al MET che dura una giornata intera, ci ritempriamo sull’erba del vicino Central Park. Andare per musei è davvero stancante, così spostiamo a venerdì i capolavori di arte moderna del Guggenheim Museum (1071 5th Ave 89 St.).

Mercoledì non piove e decidiamo di prendere il traghetto per visitare Liberty Island. La statua della libertà simbolo di New York ci entusiasma. Il traghetto ci porta poi a Ellis Island dove visitiamo il museo dell’emigrazione, da qui sono passati 15 milioni di immigrati che hanno contribuito a costruire questo paese. Il museo è dedicato alla loro memoria. Serve circa mezza giornata e al rientro decidiamo di camminare fino alla vicina Wall Street per arrivare fino a Ground Zero, dove è in corso di costruzione una nuova grande torre a spirale. Tutta la zona è un cantiere che riflette lo stato d’animo dei visitatori.

Tra una visita e l’altra lo shopping nella grande mela è d’obbligo. Tra il resto, i magazzini Macy’s con il piano seminterrato, la cellar, dove i robot da cucina sono proprio di tutti i colori e ci sono già gli articoli natalizi e Fao Schwarz per i giocattoli tra i quali le case delle bambole e i lego ad altezza uomo. Per lo shopping di notte tutti gli store vicino alla spettacolare Times Square, aperti anche fino alle 23.

Dopo tanto tempo, ci manca un caffè espresso buono. La tappa d’obbligo è Eataly (200 5th Avenue ). Questo angolo di Italia ti fa sentire orgoglioso dei prodotti della nostra terra e della nostra cultura. I ristoranti di Eataly sono sempre pieni , perciò meglio prenotare. Sul conto troviamo già calcolata la mancia del 15, 18 o 20% a seconda del gradimento del servizio, sul cibo non c’è discussione.

Venerdì 28 settembre siamo di nuovo in aeroporto, le giornate sono volate. Per l’anno prossimo prevediamo di nuovo Stati Uniti, una tappa a Miami e poi ancora il Texas, per altre avventure.

TPC Lorenza



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