Viaggio di nozze tra Buenos Aires, Iguazù e Salta
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12 ottobre
Puntuali siamo a Fiumicino per il check-in del volo (partenza ore 18.30) per Buenos Aires via Madrid. Unico problema l’aereo ha un’ora di ritardo. Questo ci preoccupa relativamente perché la coincidenza da Madrid è alle 24. Alla fine il volo Roma-Madrid parte alle 20.30 ma il margine che avevamo ci consente di arrivare comodamente a Madrid e imbarcarci per Baires.
13 ottobre
Dopo un ottimo volo di circa 13 ore e mezza di viaggio atterriamo a Buenos Aires. Il tempo è ottimo, la temperatura pure. Bagagli ok. All’uscita troviamo l’autista pronto a portarci in hotel. Quello proposto dall’agenzia e da me confermato è il Reconquista Luxor Hotel a pochi metri dall’Obelisco e qualche centinaio di metri da Plaza de Mayo. Purtroppo l’arrivo è osteggiato dal traffico impazzito perché proprio sulla strada dell’hotel sta avendo luogo una imponente e folcloristica manifestazione della cultura boliviana con migliaia di partecipanti immigrati. Poco male, raggiungiamo la nostra dimora con qualche metro a piedi. L’hotel è un 4 stelle ristrutturato di recente. La stanza non è enorme ma è ben arredata e con tutti i comfort del caso. Inoltre è al nono piano cosa che ci permette di godere di una notevole vista sulla strada circostante e sull’obelisco. La colazione si rivelerà buona. La posizione alla lunga invece un’arma a doppio taglio. L’obelisco è sicuramente il centro della città con tutte le attrazioni e i quartieri più interessanti raggiungibili a piedi o comunque con brevissime corse di taxi o metro, ma al calar della sera non ci è parso il più sicuro dei posti. Insomma, a posteriori avrei scelto un hotel a La Recoleta o al Palermo. Comunque arrivati in hotel contattiamo la prima agenzia con l’utilissima tarjeta telefonica comprata in aeroporto che si rivelerà un investimento super (con 100 pesos abbiamo telefonato per quasi tutta la vacanza quotidianamente in Italia) e prendiamo appuntamento per le 14 per il City tour di Buenos Aires. Premetto che non sono un fan di questo tipo di offerta turistica, ma visto il poco tempo a disposizione ci è sembrato un ottimo modo per avere una panoramica generale del centro di B. Aires e per scegliere quello che avremmo visitato meglio in autonomia. Il tour scorre via piacevole con un ottima guida multilingue e con due soste a Plaza De Mayo e a La Boca/Caminito. A Plaza de Mayo sostiamo un po’ davanti alla Casa Rosada ma poi ci lasciamo rapire dalla manifestazione boliviana e anche dalla simpaticissima e folle “Carrera dos Mozos”, una corsa di camerieri che a passo spedito marciano velocissimi reggendo un vassoio e delle bevande che ovviamente non devono cadere, pena eliminazione ed esclusione dalla gara. La Boca/Caminito si presenta invece come un quartiere molto colorato, sicuramente popolare e caratteristico, ma troppo ad uso del turismo. Insomma, acquisto una camiseta del Boca (dopo capirete il perché), qualche souvenir ma i ristoranti che offrono cene con tango show e negozianti che richiamano il turista danno troppo l’impressione dell’artefatto, per cui in generale la zona non ci colpisce granché. Ricaviamo ottime impressioni invece su Recoleta, Palermo e Puerto Madero che appuntiamo per la cena della sera. San Telmo ingiudicabile dal bus. Tornati in albergo, prima di andare a Puerto Madero, ci appoggiamo a letto per un oretta di sonno ristoratore. Errore fatale perché il jet-lag e la notte quasi insonne in aereo ci tradiscono e ci risvegliamo direttamente… alle 6 della mattina successiva.
14 ottobre
Dopo un’abbondante colazione in albergo ci prepariamo alla seconda escursione prenotata che prevede la visita al delta del Tigre. La mezza giornata scorre via piacevole con la sosta a San Isidro appena fuori Buenos Aires, molto carina e con un interessante Chiesa sulla piazza principale, ma anche questa sembra essere quasi una “trappola” per turisti a caccia di souvenir, e con la mini crociera sul Delta del Tigre dove abbiamo modo di conoscere da vicino l’incredibile vita dei 3000 abitanti degli isolotti non collegati con nessun ponte, per cui l’unico mezzo di trasporto e comunicazione sono le imbarcazioni (solitamente barchette o canoe) che vengono utilizzate per qualsiasi attività: per andare a scuola, per fare la spesa, per tornare sul continente. Sulla strada del ritorno la guida ci prefigura due possibilità per continuare la giornata autonomamente: scendere a San Telmo per il mercatino dell’antiquariato o a La Recoleta per quello dell’artigianato. Propendiamo per la seconda opzione. Prima pranziamo in una grill house della zona dove posso assaggiare finalmente un mega porzione di ottimo asado. Poi visitiamo il cimitero monumentale con la tomba di Evita Peron. Successivamente continuiamo nella visita del quartiere, che è molto bello e popolato, con sosta presso il Centro Cultural dove ammiriamo l’esposizione di una pittrice argentina; in seguito ci dirigiamo verso il Museo d’Arte Moderna con opere di artisti di tutti il mondo (tra cui Monet, Manet, Gaugin, Van Gogh e altri). Anche la visita di questo museo è gratuita. Sempre. Cosa quanto mai eccezionale per noi europei abituati a pagare per vedere qualsiasi cosa faccia cultura. Dopo ci spostiamo sotto il famoso fiore di metallo che è diventato uno dei simboli della città e nel parco limitrofo a fare altre foto. Rientriamo a piedi costeggiando altre strade e piazze ed edifici interessanti tra cui il bellissimo Teatro dell’Opera. Torniamo in hotel distrutti dalla lunga passeggiata e vista l’assenza di appetito decidiamo di dedicare la serata allo smaltimento del residuo jet-lag.
15 ottobre
Colazione rigenerante, check out, consegna in custodia dei bagagli e… mattinata libera in attesa del trasferimento all’aeroporto. Decidiamo di fare una capatina a San Telmo. Lunga camminata ma il quartiere di mattina non è davvero niente di che. Sicuramente la sera sarà diverso ma l’impressione è quella di una specie di San Lorenzo (quartiere studentesco romano) in salsa argentina. Decidiamo di effettuare la nostra breve pausa pranzo ad Avenida de Mayo, presso il famosissimo Cafè Tortoni. Questo è il caffè più antico di Buenos Aires, in cui il tempo sembra essersi fermato, pieno di testimonianze del passato e delle sue frequentazioni eccelse tra cui Gardel e Borges. Il servizio è ottimo, la professionalità e cortesia dei camerieri è inappuntabile, lo spuntino gustoso e anche economico. Insomma la fama sembra più che meritata. Dopo la breve pausa pranzo rientriamo in hotel dove alle 14 puntuale si presenta il nostro simpaticissimo uomo dei transfer (Sergio) con cui ho intrapreso una simpatica finta rivalità calcistica in quanto lui è vero tifoso del River, io (finto) del Boca. Durante il percorso verso l’aeroparque cittadino, Sergio sostanzialmente mi sconsiglia di mettere in pratica il progetto di fare un’escursione sui luoghi d’infanzia di Diego Maradona. Villa Fiorito è una vera e propria favela a sud di Buenos Aires e lui che è della vicina Lanus la considera davvero pericolosa come zona. Pazienza, pagherò il mio debito al Dio del calcio nei giorni a seguire in un altro modo. L’aeroparque è in gran parte in fase di costruzione e viene utilizzato soprattutto per i voli nazionali. È da qui che prendiamo il nostro volo Aerolinas Argentinas per Iguazù. A smentita della fama che circonda la compagnia di bandiera argentina, il volo parte puntualissimo e nonostante le turbolenze che ci perseguitano durante tutto il viaggio, dopo due ore ci porta al minuscolo aeroporto di Iguazù. Anche qui c’è un transfer pronto. Servizio impeccabile e in pochi minuti siamo nel fantastico Loi Suites Hotel & Resort di Puerto Iguazù. Il resort è lontano dal centro 7 km, ma la bellezza dell’hotel ripaga questo piccolo neo. L’hotel, immerso nella foresta ancora abitata da alcune gruppi di indigeni Yryapu e limitrofa al fiume Iguazù, rispetta l’ambiente al 101% pur senza rinunciare al lusso (non siamo fan del lusso ma siamo pur sempre in viaggio di nozze). Le piscine sono verde smeraldo, le luci sono soffuse, i rumori prossimi allo zero, i blocchi del resort sono collegati tra di loro da fantastici ponti (quasi) tibetani. Insomma una vera gioia per tutti i sensi, ideale per coloro che amano stare a stretto contatto con la natura senza invaderla ma senza sottoporsi a sacrifici eccessivi. Le camere, anche le standard, sono delle vere proprie suites, come suggerisce lo stesso nome della struttura. L’hotel inoltre è dotato di un ottimo bar e ristorante presso cui ceneremo tutte e tre le sere del nostro soggiorno a Iguazù, gustando ottimi piatti, ricevendo un servizio impeccabile e pagando qualcosa in più come ampiamente prevedibile in questi casi. Dopo cena già fremiamo all’idea di quello che ci attenderà il giorno dopo. Le cascate di Iguazù, forse il vero motivo che ci ha portato a scegliere l’Argentina come meta del nostro viaggio di nozze.
16 ottobre
Nonostante la forte pioggia della notte la mattina dal punto di vista climatico promette bene. La nostra guida Adan come da accordi si presenta alle 8.30 puntuale per prelevarci e portarci al Parco Nazionale dell’Iguazù lato argentino. Paghiamo il biglietto d’ingresso (non compreso nell’escursione) 120 pesos. Inoltre Adan ci consiglia per il pomeriggio un escursione extra che loro chiamano Grande Avventura al costo di circa 300 pesos. Ci fidiamo e facciamo benissimo. Iniziamo il nostro percorso all’interno del Parco tramite un sendero verde di 600 metri che da modo ad Adan di presentarci il parco a 360 gradi. Non solo cascate spettacolari, ma anche flora rigogliosissima e fauna esuberante. Arriviamo alla estacion Garganta del Diablo da dove si prende un trenino turistico per l’omonima cascata che è un po’ il simbolo dell’Iguazù. Come risaputo le cascate hanno l’enorme pregio di essere accessibili a tutti (anziani, bambini e soprattutto disabili) e questo ovviamente determina un massiccio afflusso di turisti per cui c’è da aspettare, ma basta vivere tutto con rilassatezza e la pazienza sarà abbondantemente ripagata. Completato il percorso in treno, inizia una lunghissima passerella di circa 1,5 km che piano piano addentra il visitatore nel fiume Iguazù, nei suoi isolotti, nelle sue specie marine e nei suoi panorami eccezionali. A un certo punto inizia a intravedersi una specie di nuvola bassa che offusca l’orizzonte. Non è una nuvola scopriremo di li a breve ma è la vaporizzazione provocata dallo schianto perpetuo delle acque dell’Iguazù sulle rocce della Garganta. Quest’ultima appare all’improvviso come una specie di buco enorme e vorticoso nel fiume. Poi man a mano che si va avanti sulla passarella finale, il buco si fa voragine, raggiunge l’altezza di circa 80 metri e si apre sotto i tuoi occhi una faglia e uno spettacolo da togliere il respiro che ha qualcosa dell’apocalittico, qualcosa dell’effetto speciale digitale, qualcosa di irreale. Invece è tutto vero e mentre ci bagniamo e nemmeno ce ne accorgiamo siamo felici come bambini perché quel qualcosa che avevamo sempre immaginato ora è lì e non ha tradito le nostre aspettative. Fotografata e ripresa la Garganta da tutte le posizioni facciamo fatica a staccarcene. Adan ci invita a proseguire il percorso stabilito. Pensiamo di aver già visto tutto e invece l’Iguazù offrirà ancora tanto. Infatti da fare, prima della sosta, c’è tutto il cosidetto Paseo Superior con cui si passa sopra a tutti i salti più piccoli (si fa per dire). Sembra di essere in paradiso con continui scorci di cascate, natura, uccelli e arcobaleni. Se la Garganta era la forza bruta della natura, il paseo superiore ci restituisce una natura armoniosa, impagabile e bellissima. Pausa pranzo veloce in uno dei punti di ristoro poi si parte per l’escursione Grande Aventura. Questa parte in tono minore, con una passeggiata a bordo di un camion stile ranger tra i boschi, che accresce il nostro scetticismo iniziale. Poi si scende al porticciolo dove ci aspetta un gommone bello potente. Infiliamo gli abiti e tutto ciò che vogliamo non si bagni in una sacca protettiva che ci viene fornita, indossiamo il nostro giubbino salvagente e finalmente si parte. I primi dieci minuti sono una tranquilla passeggiata per il fiume che ha comunque il pregio di regalare altre prospettive impagabili di tutte le cascate dell’Iguazù. Tutto questo avviene senza una sola goccia d’acqua che ci bagni per cui ci chiediamo il perché di tante precauzioni. Il motivo è presto spiegato, quando il gommone viene guidato dritto sotto il Salto San Martin, il maggiore dopo la Garganta. Da quel momento in poi non si capisce più nulla. Delirio e gioia per quindici minuti di adrenalina pura passati a fare altre due-tre docce sotto le cataratas più spettacolari. Risaliamo zuppi per il Paseo Inferior e, mentre ci chiediamo come fare ad asciugarci, ci emozioniamo ancora increduli davanti alle prospettive paradisiache che questi nuovi punti di osservazione regalano. Il giro si chiude sotto il salto Bossetti. La fotocamera è ormai scarica ma le nostre menti sono pronte a registrare gli ultimi memorabili dettagli di giornata. Arrivederci al giorno dopo cascate. Lato Brasiliano.
17 ottobre
Anche oggi ci prepariamo presto perché passa a prenderci Adan per la mezza giornata prevista per visitare il lato brasiliano delle cascate. L’ingresso per noi italiani è 140 pesos e si entra con un livello di entusiasmo basso perché da quanto letto sappiamo che il lato brasiliano non è interessante quanto quello argentino. In effetti tutta la prima parte dell’unico percorso presente si basa tutto sulla contemplazione delle cascate argentine… solo viste da un altra angolazione. Poco male i vari punti di osservazione permettono comunque di fare altre bellissime foto e inoltre di avere a che fare con varie scimmiette e coatì che ci passano indifferenti accanto. Il punto forte del lato brasiliano viene alla fine del percorso e riguarda proprio la maestosa Garganta del Diablo in quanto da questa parte si ha la possibilità di avvicinarsi tantissimo dal basso mentre il giorno prima l’approccio visivo era solamente dall’alto. La potenza e la spettacolarità della cascata da questo punto di vista è veramente meravigliosa per cui si ripete di nuovo il miracolo del giorno precedente, che ci bagniamo completamente ma felici non diamo alla cosa alcun peso. Insomma in fin dei conti anche il lato brasiliano merita la visita. Rientriamo in hotel verso le 14 e decidiamo di rilassarci per tutto il resto del pomeriggio godendo delle splendide piscine e degli altri spazi in comune che questa meravigliosa struttura offre.
18 ottobre
Alle 8.30 siamo già in aeroporto visto che ci attende il volo Aerolinas Argentinas per Salta. In realtà voliamo con Austral Airlines in un aereo più piccolo (Embraer Jet) ma nuovissimo e una volta tanto con molto spazio per le gambe. Volo di due ore piacevole e puntualissimo. Dopo il transfer ci sistemiamo nell’hotel Ayres de Salta. L’hotel ha il grosso vantaggio di essere centralissimo ma anche il resto non è male: in particolar modo connessione wi-fi gratuita, camere molto grandi, buona pulizia e personale molto cortese. Dopo una breve sosta dedichiamo l’unica mezza giornata libera all’esplorazione di Salta anche per verificare se il soprannome con cui gli argentini la identificano “La linda” cioè “La bella” è meritato. Ci accompagna una guida per permetterci di avere una visuale completa di tutta la città nel poco tempo a disposizione. Ebbene i primi giri fatti non ci entusiasmano. Il centro storico è sicuramente diverso dai centri storici delle città europee, ma l’architettura coloniale non ci colpisce più di tanto a parte qualche edificio e qualche balcone in legno intarsiato. La cattedrale che affaccia sulla piazza principale è carina vista dall’esterno ma niente di più. La Iglesia di San Francesco di un bel colore rosso granato si nota più per il fatto che le finestre sulla facciata sono finte che per altro. Ci spostiamo verso la collina di San Bernardo. Saliamo in auto e veniamo a contatto con un quartiere residenziale molto carino e destinato a gente evidentemente danarosa. La salita regala bei panorami della città. Decidiamo di scendere con la teleferica al costo di 20 pesos a testa. Secondo noi ne vale la pena perché il panorama a strapiombo vale da solo il prezzo della corsa. Dopo una visita abbastanza inutile ad un centro artigianato ci dirigiamo verso San Lorenzo, una cittadina tutta villette che sorge a pochi chilometri da Salta. Anche questa “escursione” finale non ci fa cambiare la nostra idea sul fatto che la zona ci appare sopravvalutata. Torniamo in hotel, ci riposiamo un pò e poi andiamo a cenare al “Dona Salta” ristorante tipico che sorge nei pressi della Iglesia di San Francesco, caldeggiato dalla nostra guida nel giro pomeridiano ma che già avevamo appuntato per le recensioni lette su internet. Come previsto mangiamo benone buttandoci su alcune specialità regionali e paghiamo poco (in rapporto a B.Aires e Iguazù). La passeggiata notturna fa acquisire punti a Salta che di notte diventa quanto meno “la carina” grazie alla splendida illuminazione di tutti gli edifici principali della città.
19 ottobre
Rinunciato al Treno delle Nuvole dedicheremo i due giorni residui, da passare nella regione, alla Quebrada de las Conchas e alla Quebrada di Humahuaca. Insomma, rifrancati dall’esperienza di Iguazù ci affidiamo all’opera della Natura piuttosto che alle opere di alta ingegneria dell’uomo. L’escursione Salta-Cafayate prenotata sul posto tramite l’agenzia Nordic Viaje ha il suo punto di forza proprio negli 80km di Quebrada (de las Conchas) da attraversare. Si parte da Salta alle 7 e ci si immette immediatamente sulla ruta 68 che in 189km ci porterà a Cafayate. La prima ora di viaggio è abbastanza noiosa anche se la brava guida prova ad accendere l’attenzione spiegando un pò tutto della vita degli anonimi paesini che percorriamo. Superata questa prima fase inizia ancora una volta lo spettacolo della natura. L’erosione e le colorazioni diverse (dal rosso al marrone, dal verde all’argenteo) di queste montagne relativamente giovani ha creato degli scorci davvero suggestivi e le fermate strategiche fotografiche proposte dalla guida regalano momenti di emozione intensa e splendide fotografie. Si va dalla Garganta del Diablo, un enorme buco nella montagna (senza cascate però questa volta) all’Anfiteatro, spettacolare spaccatura nelle rocce che ha creato una specie di auditorium naturale con acustica musicale perfetta, dalla valle delle Tre Croci (cucuzzolo rosso da cui si può avere un panorama a 360 gradi della vallata) al Titanic (formazione rocciosa che ricorda una mezza nave che affonda), dalle “Ventane” (vale a dire finestre, dei piccoli buchi nella roccia) al Rospo, il tempo passa velocemente e senza noia alcuna. Si esce con grande dispiacere dalla Quebrada e si arriva a Cafayate, piccola città a vocazione prettamente viticola. Segue la visita guidata alla migliore casa vinicola del luogo con degustazione finale di ottimi vini e formaggi (tutto incluso nel prezzo dell’escursione). Pranzo e giro in autonomia della città dove provo e consiglio il gelato gusto vino specialità inventata proprio a Cafayate. Ci immettiamo sulla strada del ritorno, si rientra nella Quebrada, e la guida ci mostra altre forme rocciose particolari e ci fa visitare una misera piccola fattoria ma con degli splendidi esemplari di Lama particolarmente avezzi all’obiettivo fotografico. Usciti dalla Quebrada si ritorna faticosamente e lentamente verso Salta in preda al solito (per quello che ci dice la guida) ingorgo dell’ora di punta. Finalmente rientrati in hotel, ci rivediamo le splendide foto di giornata, rapida doccia e via a”La Panaderia” a pochi metri dall’albergo, ristorante rinomato per la buona cucina e soprattutto per gli show di “Pena”, musica tradizionale di questo angolo d’Argentina. Il cibo è nella media, lo spettacolo volendo non è male, ma la stanchezza accumulata e il fatto di doversi svegliare l’indomani (tanto per cambiare) all’alba per l’escursione all’Humahuaca ci fanno ben presto desistere e tornare in hotel.
20 ottobre
Puntuali alle 6.45 incontriamo la guida che ci accompagnerà alla scoperta dell’altra Quebrada, quella di Humahuaca. Siamo molto stanchi per cui la prima ora e mezza la passiamo sonnecchiando. La guida una volta superata Jujuy ci avvisa che siamo entrati nella Quebrada ed iniziamo a rimirare i paesaggi magnifici che questa offre. A differenza dell’escursione del giorno precedente dove le fermate erano dettate dalla possibilità di fare foto eccezionali, qui le fermate sono dettate dalla visita ai piccoli villaggi andini che incrociamo. Il primo stop è a Purmamarca da dove si può ammirare lo splendido “Cierro des siete colores” una collina che l’erosione ha reso praticamente multicolore. Il paese è piccolo e polveroso con una chiesa centrale interessante e offre un assaggio significativo di quella che può essere la vita da queste parti. Qualche km dopo ci fermiamo a Tilcara dove si ha la possibilità di visitare alcuni resti archeologici degli Incas. Si riparte alla volta di Humahuaca dove faremo una sosta più lunga e con una guida locale. Il centro è veramente interessante con il mercatino alimentare molto caratteristico, il municipio e il duomo centrale e, infine, il monumento a Tupac Amaru davvero molto suggestivo. Humahuaca è più grande ed attrezzata rispetto agli altri centri e se dovessi consigliare qualcuno, intenzionato a soggiornare nella Quebrada piuttosto che a Salta, consiglierei di soggiornare proprio qui. Si riparte alle ore 15. Il primo stop sulla via del ritorno è a Mamarìa, giusto per fare una fotografia a uno scorcio di montagne e paesaggi molto suggestivo e particolarmente “venduto” nelle cartoline e nelle guide sull’Argentina. Effettivamente il contrasto tra il rosso e giallo delle montagne e il piccolo cimitero sottostante è davvero particolare. Dopo questa “parada” fotografica usciamo dalla Quebrada. In definitiva dal punto di vista degli scorci e dei paesaggi che le due Quebrade offrono per me non c’è dubbio che quella De Las Conchas è sicuramente più suggestiva. Quella di Humahuaca invece permette di prendere contatto con le popolazioni andine cosa non possibile in quella de Las Conchas che è praticamente disabitata. Ultima fermata sulla strada del ritorno è a Salvador de Jujuy, il capoluogo di provincia più alto dell’Argentina. La piazza centrale è carina con la cattedrale, con il bel Palazzo del Governo. In definitiva anche se la visita è stata fugace non mi sembra che Jujuy abbia molto da invidiare alla pubblicizzata e secondo noi sopravvalutata Salta. Dopo Jujuy un’unica tirata verso l’hotel dove praticamente arriviamo ad ora di cena. Decidiamo di cenare nel ristorante dell’Ayres dove mangiamo sorprendentemente bene anche se paghiamo un po’ di più rispetto alla media di Salta. Usciamo per fare qualche foto finale alla Cattedrale illuminata, che è quanto di meglio la città possa offrire.
21 ottobre
Sveglia alle 4 perché ci attende l’ultimo volo interno che ci riporterà a Buenos Aires per il nostro ultimo giorno argentino. Purtroppo questa mattina ci attendono due pessime notizie, perché alle 5 non viene a prelevarci nessuno in hotel (per cui prendiamo un taxi in extremis e riusciamo ad imbarcare noi e i bagagli all’ultimo secondo) e nessuno viene a prenderci all’Aeroparque di Buenos Aires. La cosa è dovuta ad un clamoroso disservizio di Argentinian Explorer che, rispetto al piano iniziale aveva cambiato su mia richiesta l’orario del volo anticipandolo alla mattina prestissimo, solo che non aveva notificato il cambio ai responsabili locali dei transfer. Il disservizio è stato risolto successivamente con il rimborso delle corse dei taxi. Dopo il check in al Reconquista Luxor (dove ci piazzano in una camera molto più grande di quella ricevuta nella prima occasione) decidiamo di fare un giro al quartiere Palermo dove sostiamo per un caffè, ci riposiamo al parco Caceres e poi torniamo via metro in hotel. Ci attende lo spettacolo finale: infatti, l’ultimo pacchetto prenotato dall’Italia è un omaggio al “Diez”. Sempre tramite Argentinian Explorer ho acquistato i biglietti per la partita Boca Juniors-Estudiantes, da vedere al famoso stadio La Bombonera. Il pacchetto prevede anche transfer e guida. Nonostante la pioggia e nonostante i consigli poco rassicuranti ricevuti (non portare macchine fotografiche, il passaporto, orologi di valore e preziosi allo stadio compreso la fede) abbiamo goduto di uno spettacolo davvero emozionante non tanto per la partita finita con uno scialbo zero a zero, ma soprattutto grazie alla curva del Boca, la mitica 12, commovente nel suo tifo continuo ed incondizionato. Ma forse questo racconto riguarda più il “malato” di calcio che il turista per caso. Attorno alle 22 abbiamo consumato dei menù pizza a volo in un locale non distante dall’hotel e poi stanchissimi siamo andati a dormire.
22 ottobre
Ormai la luna di miele è finita. Il pick up che ci porta all’aeroporto stavolta è puntuale, così come l’aereo Air Europa che ci riporta a Roma via Madrid (servizio veramente impeccabile quello offerto da questa compagnia spagnola). Grazie per tutte le emozioni regalateci, Argentina. Ci re-incontreremo presto, giuro.