Andalusia on the road 4
1 GIORNO: BOLOGNA-MONTPELLIER, CIRCA 700 KM
Partenza la mattina presto verso le 5:30 direzione autostrada verso Ventimiglia. Un viaggio che conosciamo a menadito, dal momento che la Costa Azzurra e la Provenza sono spesso nostre mete preferite in qualche week-end. Quando superi Piacenza, vai verso il Turchino, lo superi e ti trovi la vista del mare, poco sopra Genova, è meraviglioso. Poi imbocchi quell’autostrada stretta che è l’autostrada dei Fiori e speri di non trovare il solito ingorgo zona Spotorno. Per fortuna non è così e quando possiamo proseguire in tutta tranquillità verso la Francia, la febbre sale. Avete mai notato quando passate il confine Italia-Francia, come cambiano le strade, le case, i panorami. Le case rosa provenzali hanno un senso, da Ventimiglia verso tutta la Liguria non capisci che stile di case abbiamo. Poi l’autostrada francese, diventa larga, le gallerie sono illuminate, come erano quelle prima del confine? Fateci caso. Poi anche qui non ci sono sempre le Alpi Marittime? Pechè l’autostrada è più grande? Comunque proseguiamo verso Montpellier attraversando tutta la Costa Azzurra e la Camargue. Arrivo verso le 16.00 al BB di Saint-Jean de Vedas, dopo circa quattro fermate nelle stazioni di servizio. Riposo e visto che siamo in una zona tipica delle uscite autostradali francesi, decidiamo di fermarci a cenare in una delle varie Steak House presenti. Scegliamo Poivre Rouge, una tipica catena di ristoranti francesi, dove apprezziamo un buon fauxfilet con patate e vino rosè.
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2 GIORNO: MONTPELLIER-VALENCIA
Partenza verso le 8.00 dopo una buona colazione al BB a base di croissant caldo. Viaggio buono, ad eccezione del confine tra Francia e Spagna, dove troviamo ingorghi e una vista allucinante: la zona è stata completamente incendiata e la natura purtroppo per la nostra vista è stata distrutta. Poi si prosegue verso Barcellona, dove dopo aver attraversato le porte di Barcelona, ci fermiamo in un autogrill spagnolo per un panino a base di baguette iberica ripiena di jamon serrano, non vedevamo l’ora! Le stazioni di servizio spagnole sono belle, avete notato che hanno tutte il self service? Purtroppo sono care, ad eccezione del carburante, qui costa molto meno che in Italia, anche se devo dire rispetto a quando eravamo venuti nel 2009 per Madrid e Barcellona, i prezzi sono saliti un po’ di più. Arrivo all’Ibis Alfafar di Valencia verso le 15.00. Un po’ di riposo e due ore dopo si va verso la Ciudad dell’Arte i de la Ciencia. Parcheggio comodo sotto la struttura. Poi ci lasciamo avvolgere dalla meraviglia del complesso architettonico progettato per la maggior parte da Santiago Calatrava, la macchina fotografica è uno scatto continuo. C’è tanta gente che passeggia e ammira come noi l’architettura moderna, si lascia prendere dall’azzurro dell’acqua che ti rilassa. Si fa sera e ci dirigiamo in una via vicina dove notiamo un locale che ci ispira: Maria d la O Taberna, decidiamo di cenare qui a base di jamon serrano i queso accompagnati da due cervezas. Locale dove al giovedì sera si balla il flamenco, ma ad agosto è sospeso. Fine serata di nuovo tra le meraviglia di Calatrava e rientro in hotel.
3 GIORNO: VALENCIA CENTRO E LUNGOMARE
Dopo una classica colazione dell’Ibis, ci dirigiamo verso il centro di Valencia dove passiamo tutta la mattinata. Alcuni palazzi, specie quelli nella piazza dell’Ajuntamento mi ricordano sovente la Gran Via di Madrid. Si va verso la Seu, la Cattedrale. Devo dire che il centro di Valencia non è pulitissimo, ma rispetto a dove abito io è un bijoux. Pranzo a base di Paella Valenciana da Bri de Safrà vicino alla piazza. La paella valenciana è solo ed esclusivamente a base di carne di pollo e coniglio più verdure. Il pomeriggio, dopo una sosta in albergo, ci dirigiamo sul Paseo Maritimo. Da qui parte il circuito di Valencia nella Formula 1 e dal porto partivano le barche che gareggiavano per l’America’s Cup. Il Paseo Maritimo è un lungo viale che costeggia una spiaggia lunghissima, tutta libera. Pulizia, polizia che gira in continuazione, banchettini che vendono la pannocchia calda, docce calde gratuite, posti di pronto soccorso, bagni, fasciatoi: questa è la spiaggia che preferisco, non la catena di montaggio della riviera romagnola. E’ un piacere e un relax per me e mio marito vedere tutto ciò, poi notiamo sul pavimento delle stelle con nomi di attori: sapevate che esiste il Festival del Cinema di Valencia? Noi no. Poi cala la sera e ci fermiamo in un posticino a cenare a base di tapas abbondanti di pesce e cervezas. Dopo cena lunga passeggiata della vigilia di Ferragosto. Gli abitanti scendono sul viale e mettono tavolini e sedie per cenare tutti insieme in compagnia.E’ meraviglioso vedere questo sul Paseo Maritimo; coppie, gruppi di anziani, gruppi di giovani, famiglie che vengono a godersi il loro lungomare cenando con cose di ogni genere. Bellissimo.
4 GIORNO: PARTENZA PER GRANADA
Si parte per Granada. Anche qui autostrada con panorami che cambiano in continuazione, più si va a Sud, più il paesaggio diventa brullo. Giungiamo a Granada nel pomeriggio e depositiamo i nostri bagagli all’hotel Sidorme, una bellissima catena spagnola di hotel low cost ad alta qualità. Design moderno e minimale, stanze grandi. La nostra aveva la vista direttamente sulla Sierra Nevada. Si va verso il centro di Granada con l’auto, ma attenzione, è tutta una zona controllata dalle telecamere e noi purtroppo ci siamo caduti in mezzo, speriamo che siano clementi e capiscano che due turisti con satellitare in macchina non possono sapere quali strade percorrere e quali no. Dopo aver trovato parcheggio, ci dirigiamo verso il centro. Cattedrale e Capilla Real, le lasciamo perdere, già in passato le avevo viste, inoltre trovo immorale pagare per entrare in una chiesa e in un cimitero di lusso. Molto bella invece l’Albaceria, la ricostruzione di un tipico suk arabo con annessi negozi, ma molto più pulito. Cena alla Cueva del ‘900 di Calle de los Reyes Catolicos, una catena di ristoranti locali e tipici, dove si vende anche la carne al banco. Bel posto dove abbiamo degustato le punte di Solomillo con verdure e un vino bianco di Cadice Antonio Barbadillo. Consiglio a chi viene a Granada di provare questo posto, poco turistico e con prezzi buoni. Fine serata con passeggiata lungo la Carrera del Darro.
5 GIORNO: GRANADA, L’ALBAYCIN E LA SIERRA NEVADA
Colazione buona e abbondante al Sidorme, poi ci dirigiamo verso l’Albaycin, un antico quartiere che prende il nome dalla collina su cui è ubicato. Case bianche basse e tipiche di un’architettura a metà tra il moresco e il barocco europeo. Stradine strette caratteristiche, con la pecca che per essere un quartiere Patrimonio Unesco, passano troppe macchine e camioncini. Si giunge sul punto più alto e panoramico, il Mirador de San Nicolas. Un mirador con a fronte l’Alhambra, a sinistra il quartiere Sacromonte, in basso e a destra Granada da dove si innalza la Sierra Nevada. A rendere ancora più caratteristica l’atmosfera un gruppo locale di suonatori di flamenco con annessa nonnetta alle nacchere. Troppo bello e non è neanche un caldo di quelli atroci. Pranzo in un localino tipico in una piazzetta graziosa. Il pomeriggio lo dedichiamo alla Sierra Nevada. Il panorama che c’è quassù è bellissimo, anche se non è proprio una giornata chiara, le orecchie cominciano a pulsare, meglio scendere, daltronde siamo arrivati quasi a 3000 metri, la strada è bella e larga. Serata di nuovo a Granada con cena alla Antica Bodega Albondiga, un altro di quei locali storici e caratteristici andalusi. Fine serata di nuovo lungo la Carrera del Darro, dove un mucchio di negozi e localini costeggiano un’Alhambra che dall’alto guarda illuminata.
6 GIORNO: GRANADA L’ALHAMBRA
Non vi dico che peripezie per andare a vedere l’Alhambra. In Italia non sono riuscita a trovare i biglietti su internet, adesso funziona così, quattordici anni fa quando venni era molto meglio, si comprava diretto il biglietto all’entrata. Ci facciamo procurare i biglietti dall’hotel che ricarica il prezzo. Poi andiamo a prendere le audioguide in Plaza Nueva, dove dobbiamo lasciare un deposito cauzionale di 50 Euri. Si giunge all’Alhambra e chiaramente con i biglietti che hai entri subito, evitando le lunghe file di chi è in attesa di biglietto. Poi però ti accorgi che ci sono i macchinini automatici all’entrata, nascosti ovviamente, nessuno lo sa, dove fare direttamente il biglietto, evitando fila e internet. Ci viene rabbia, c’è un po’ di speculazione dietro tutto ciò.
La mattinata la passiamo dentro il complesso monumentale, stando attenti che alle due del pomeriggio abbiamo l’entrata ai Palazzi Nazaries, il punto più importante. Anche qui altra fila sotto un sole cocente da svenire. Palazzo Nazaries bello, ma qualche escremento di piccione ha rovinato alcuni punti. Troppa gente, tutto è asfissiante, non è più l’Alhambra che mi ricordavo, dopo aver visto posti come la Valle dei Templi di Agrigento, il Mont Saint Michel e tante altre cose ti viene da dire mah! Poi in ultimo il Generalife, i giardini moreschi, tenuti così così e pensi a quello che hai visto ai Boboli, a Versailles, a Chambord, a Windsor, di nuovo mah! Usciamo distrutti dopo ben quattro ore e mezza e ci dirigiamo all’auto. N.B. Casse per il parcheggio che accettano solo la Visa e monete da 5, 10 e 20 euro, no carte da 50 o maggiori. Di nuovo in strada per cercare la cassa con l’operatore, ancora sotto al sole cocente… quasi 40 gradi. L’operatore si fa gli affari suoi e torna dopo cinque minuti. Conclusione: ritorno a Plaza Nueva per restituire le audioguide con recupero 50 euro. Morale della favola: a me questa non sembra l’organizzazione da sito Patrimonio dell’Umanità. Non si specula sul tempo e la gente. Ma per me e mio marito l’Alhambra è discreta, anche se altri posti ci hanno emozionato di più. Ultima serata a Granada… di nuovo alla Cueva del ‘900 a base di parillada di carne e patate arrosto, vino rosado.
7 GIORNO: CORDOBA
Patenza per Cordoba dove ci fermeremo un paio di giorni. Arrivo in hotel (Las Adelfas), che si trova in un quartiere residenziale a quattro km dal centro città. Pomeriggio a passeggio per Cordoba e le sue bellissime case bianche andaluse. Direzione Mesquita. E qui, signori, partono le emozioni… 8 euro ben spesi, altro che Alhambra. Un susseguirsi di archi che giocano con il loro rosso e bianco a un mosaico infinito, la grandezza di questa vecchia moschea ti lascia senza parole: al centro di tutto una cattedrale in stile tardo rinascimentale, bianca, con il coro spettacolare, gli stalli in mogano (1750). Non vorresti più uscire, ma il personale ci ricorda… è orario di chiusura, così usciamo verso il patio de Los Naranjos, il cortile della Mezquita, circondato da mura in stile moresco. Passeggiata sul ponte romano sopra il Guadalquivir, cena nel quartiere ex jewish della Juderia. Purtroppo ci sono molti posti turistici dove i camerieri ti fermano per farti entrare per forza nel loro locale. Lungi da noi, ovviamente, così scegliamo quello con pochi turisti, il Maestrante, dove ad accoglierci c’è una bellissima sala con tavoli e sedie verdi, rosse, decorate in stile andaluso. La cameriera gentile e simpatica ci consiglia un Flamenquin, una polpettone fritto ripieno di verdure e jamon. Onesta perchè ne volevamo due, ma ci ha detto dell’abbondanza del piatto, che effettivamente era gigantesco per uno. Vino bianco con mezzina di Manzanilla, un vino dolce locale. Passeggiata serale digestiva.
8 GIORNO: MADINHAT AL ZAHARA E CORDOBA
Mattinata al Conjunto Archeologico di Madinhat al Zahara. Un bellissimo complesso archeologico (entrata gratuita), dove prima di andare (si va solo con la navetta, con l’unico svantaggio che passa solo ogni mezz’ora), ti danno la possibilità di vedere un cortometraggio sulla storia dell’antica città del califfato. Molto bello e consigliato a tutti, tutto ben tenuto: alcuni archi sono ancora intatti. Il pomeriggio di nuovo a Cordoba con cena questa volta deludente all’Antica Bodega Mesquita Cespedes dove non si mangia male, ma se becchi la cameriera sbagliata sono proprio cavoli tuoi, passi tempo ad aspettare.
9 GIORNO: PARTENZA PER SIVIGLIA
Si parte per Siviglia! Appena si arriva alle porte della cittè si entra in una cintura di autostrada e tangenziale pazzesca, neanche fosse Milano. Complimenti. Il nostro hotel è un po’ fuori, a Sanlucar la Mayor. Andiamo alla scoperta di Siviglia iniziando con una passeggiata lungo il Guadalquivir e verso la Torre de Oro (ci sono 37 gradi, ma secchi). Il centro della città è pieno di giovani, di vita… Siviglia è così come me la ricordavo. Abbiamo voglia di musica, così entriamo alla Fnac, qualcosa che non trovi in Italia sicuramente lo trovi, adiniziare dai cd del chitarrista Raymundo Amador, scoperto a Barcellona, uno che passa tranquillamente dal flamenco al rock, al blues, al reggae, al funk. Usciamo con tre cd, Raymondo Amador, Wes Montgomery e Eric Truffaz. Cena in un bar ristorante tipico, la Taberna Albero, dove tra le varie tapas prendiamo una racion di Carabineros, gamberi fritti. Serata nella piazza della cattedrale dove svetta la torre della Giralda. Meraviglioso. Carrozze con cavalli girano accompagnando i turisti. Rientro.
10 GIORNO: PLAZA DE ESPANA E ALTRO ANCORA IN giro per SIVIGLIA
Il mattino dopo la meta è la grande Plaza de Espana, una piazza semicircolare attraversata da canalini d’acqua, azulejos e mosaici con riprodotti i nomi e la storia di ogni città spagnola. Molto bella, ma anche qui alcuni punti lasciati un po’ andare e piccioni che hanno lasciato ricordini. Di nuovo verso la cattedrale, ma non entriamo, 8 euro per una cosa già vista e gotica come tante altre cattedrali, mi sembrano eccessivi. Anche i giardini dell’Alcazar già visti nel 1998. Torniamo in albergo e il pomeriggio tardi di nuovo in centro a Siviglia, a cena in un tapas-bar e passeggiata serale nel Barrio di Santa Cruz, un quartiere pieno di locali e tanta gente che movimenta le serate andaluse.
11 GIORNO: CADIZ E JEREZ DE LA FRONTERA
In mattinata facciamo un’escursione a Cadice, da dove Cristoforo Colombo partì con le Caravelle per il Nuovo Mondo, supportato e finanziato dai reali di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, freschi vincitori sugli ultimi avamposti moreschi in terra spagnola. Cadice ha un lungomare che gira attorno al centro e fare una passeggiata qui è salutare. Il centro è grazioso, un po’ meno la cattedrale, più bella fuori che dentro. Il pomeriggio lo passiamo a girare a Jerez de la Frontera, città fantasma, con tante bodegas dello sherry e una bella cattedrale. Rientro a Sanlucar la Mayor e cena al ristorante Venta Pazo a base di pesce spada e vino rosado Faustino II. Tutto buono, valido il ristorante consigliatoci dall’albergo.
12 GIORNO: PARTENZA PER MIJAS
Si parte per la Costa del Sol, direzione Mijas. Un tipico pueblo blanco arroccato su una collinetta che domina da Benalmadena a Fuengirola… un panorama mozzafiato. Il nostro hotel fa parte della catena TRH ed è molto bello, tutto in stile andaluso e coloniale. Il pomeriggio e la serata li passiamo a Marbella, posto famoso. C’è un bel lungomare, ma preferisco più il centro storico.
13 GIORNO: MALAGA
Questi tre giorni di costa ci permetteranno di approfondire la visita vari luoghi. Oggi ci dirigiamo a Malaga, dove dopo un pranzo a base di tortillas andiamo a visitare la casa natale di Pablo Picasso e il Museo Picasso, uno dei tre musei Picasso europei. Meraviglioso: accoglie varie opere dell’artista, spaziando in tutto il suo periodo, spagnolo, parigino e quello della Costa Azzurra. Poi, giro in centro a Malaga dove c’è anche qui molto movimento e animazione. Pomeriggio a Mijas, in giro per le vie caratteristiche e ad ammirare la tradizione locale: il Burro Taxi, ovvero il carrettino trainato dal mulo. Negli anni ’60 fungeva da trasporto vero, ora è un’attrazione più per turisti. Se avete un bimbo, questo è il vostro posto. Cena di pesce a El Mauro.
14 GIORNO: TARIFA, IL MAROCCO E GIBILTERRA
Da Mijas ci dirigiamo per un’escursione verso ovest e il punto a sud della Spagna continentale (se pensiamo a Ceuta) Tarifa si apre a noi con immense spiagge, vento e un paradiso per chi fa wind-surf, kyte surf, ma anche chi vuole farsi una passeggiata in spiaggia. Il Marocco è proprio davanti ai nostri occhi. Tarifa purtroppo ha di bello solo la spiaggia, per il resto è un po’ decadente. Il grande turismo qui non c’è, solo molti giovani che amano vagabondare. Rientro passando da Gibilterra, dove si staglia lo sperone enorme sul mare. Andiamo a farci qualche foto dove c’è un faro, ma sinceramente si poteva anche non passare. Serata a Mijas con ottima cena.
15 GIORNO: RONDA
Questa è stata una delle escursioni più belle verso l’interno della costa. Ronda conserva un fascino di un tipico andaluso, con le sue case bianche basse, il suo ponte alto sospeso. Difatti siamo scesi in un sentiero che porta appunto sotto al ponte e da qui si fanno foto meravigliose. Ultima sera a Mijas.
16 GIORNO: PARTENZA PER LOS ALBARICOQUES
Gli ultimi due giorni di Andalusia sono stati unici. Ad iniziare dal paesaggio. Quando lasci la Costa del Sol, turistica, golfistica, per un turismo di massa di stampo anglosassone, la costa di Almeria di stupisce per il contrario, paesaggi desertici, brulli e incontaminati. La nostra destinazione è Los Albaricoques presso l’Hostal Rural Alba. Un posto fuori dal mondo, con camere pulitissime in stile western. Il proprietario Manuel ha allestito nella sala ristorante un museo con cimeli veri dai film di Sergio Leone, ricordate il carillon di Gian Maria Volontè in Per Qualche Dollaro in Più, è proprio qui. Poi andate nel paesino e scoprirete i luoghi dove Sergio Leone ha ambientato molte scene. Qui c’è Agua Caliente, qui c’è il cerchio del Triello. La gente seduta fuori ti guarda e ti dice Buenas Tardes! Emozionante. Il tramonto e la sera li passiamo allo splendido Cabo da Gata con il bellissimo faro e soprattutto la spiaggia, tra le più belle che ho visto, con dietro le saline.
17 GIORNO: DESERTO DI TABERNAS, RODALQUILAR E LAS NEGRAS
Mattinata splendida on the road a girare per il deserto di Tabernas, il deserto d’Europa, con posti stupendi che difficilmente scordi. Lasciate perdere le varie mini Hollywood e cose simili, giratevi questo deserto perchè merita, vi sembrerà di essere in un deserto americano o del Messico. Pranzo a Rodalquilar in mezzo al parco naturale di Cabo da Gata, di origine vulcanica. Locale di appassionati di Harley Davidson con solo musica blues dentro. Troppo bello. Pomeriggio e serata nella zona di Las Negras sulla costa.
18 GIORNO: RIENTRO A VALENCIA
Si parte per tornare di nuovo a Valencia, stesso hotel dell’andata. Il pomeriggio ritorniamo alla splendida Città delle Arti e della Scienza, con cena proprio da Maria d la O Tabernas.
19 GIORNO: RIENTRO A MONTPELLIER
Ritorno in Francia nello stesso BB dell’andata. La sera, però, vogliamo andare a Montpellier per girare nell’animato centro e andare di nuovo alla Fnac dove troviamo sempre qualcosa. Per cena vogliamo andare assolutamente all’Entrecote, una catena di bistrot francesi dove per 17 euro a testa mangi un menu fisso che compende insalata con noci, tagliata di entrecote con patate fritte, acqua, ma quella in Francia è sempre gratis, a meno che non ordini quella frizzante o di marca. Aggiungiamo solo i 12 Euro di un buonissimo Bordeaux rosso millesimato biologico.
20 GIORNO: RIENTRO IN ITALIA
Quando supero il confine Francia-Italia sto sempre male… va bè, che ci vuoi fare.
Insomma, andate in Andalusia.