Da Napoli a Lourdes in auto
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Viaggiatori Aicha, Antonio e il piccolo Federico di 2 anni.
10 agosto
Partenza da Napoli, prima tappa: Firenze. Non l’abbiamo mai vista ed è un’ottima tappa italiana per poi passare direttamente in Francia senza affaticare troppo la macchina, che ha già i suoi bravi 10 anni. Arriviamo di pomeriggio e andiamo alla ricerca del nostro residence, il “Quadra Key” dove abbiamo prenotato due notti (40 € al giorno) escluso parcheggio, che noi non abbiamo usato perché in nome del risparmio decidiamo di parcheggiare in strada nelle classiche strisce blu, perché dalle 20 alle 8 è gratuito. Nella stanza troviamo una bottiglia di vino rosso toscano ed iniziamo la nostra vacanza brindando, mentre nostro figlio di due anni si stende sul letto in attesa di una foto, ormai si è abituato a farmi da modello. La stanza è praticamente un mini appartamento con tanto di cucina attrezzata e tavolo con sedie, armadio a 4 ante, divano, scrivania, letto, bagno e fogli illustrativi di Firenze. Prendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Santa Maria Novella, stazione di Firenze , ma a causa della Ztl non possiamo entrare nella città, per cui parcheggiamo di fronte alla stazione in un parcheggio per i miei gusti caro (da 3 € ad ora a 39 euro al giorno) e ci avviamo alla scoperta, per niente faticosa, della città. Abbiamo dato così una prima occhiata in maniera superficiale, senza entrare in nessun edificio o chiesa, godendoci la strana calma di una bellissima città turistica, incantandoci davanti alle carrozze con i cavalli che accerchiano il Duomo, stupendoci per i prezzi alti di pizze e gelati, e per i numerosi e bravissimi artisti di strada (musicisti e pittori) sparpagliati ovunque, pregustandoci “l’idea”, e solo l’idea, di un dolce da Scudieri o un cioccolatino da Venchi, dove personalmente mi sarei tuffata nelle fontane da cui sgorgava cioccolata. Arrivati al Ponte Vecchio, lungo la strada degli orefici, decidiamo di tornare in albergo, intorno al quale si trovano diversi fast food italiani e stranieri. Il giorno dopo, in nome del risparmio, lasciamo l’auto a Ponte Greve, davanti al centro commerciale, in uno dei parcheggi gratuiti della periferia, prendiamo la tranvia (1,2€ ) che in poche fermate ci porta a Santa Maria Novella.
11 agosto
Firenze si presenta in tutto il suo splendore: Chiesa di Santa Croce (5€, non si possono fare foto) splendida la sua facciata ma ancor più la Cappella Maggiore: l’altare con il Crocifisso e le lunghe bifore decorate sono assolutamente da vedere; Basilica di Santa Maria del Fiore (gratuito il Duomo, a pagamento il campanile, la cupola, il battistero). È splendida! La cupola del Brunelleschi è imperdibile; Palazzo Vecchio, che in estate chiude alle 24, con all’esterno una copia del David di Michelangelo (all’interno del cortile c’è la stanza dei vigili, ne abbiamo visto uno correre verso la porta laterale di Palazzo Vecchio “sarà successo qualcosa!” No no sono solo arrivate le pizze!). Passiamo davanti alla chiesa di San Lorenzo dove troviamo un mercatino e poi raggiungiamo la Galleria dell’Accademia con il vero David che è lì ad attenderci, di ritorno percorriamo una serie di vicoletti dove si trovano diverse panetterie invitanti e non care ed infine arriviamo agli Uffizi, da vedere almeno una volta nella vita, il biglietto costa 11 euro a pp ma è gratuito con un libretto universitario che attesti l’iscrizione a determinate facoltà. Una fila di due ore ci porta a perdere la pazienza, certo si poteva prenotare comodamente da casa con un supplemento di 4 euro sul costo del biglietto e scegliere l’orario di entrata, ma chi lo sapeva e poi perché questo classismo con corsie preferenziali per chi paga di più? Una volta dentro, superati i controlli, tipo aeroporto, entriamo ed a quel punto ci si inizia a rilassare per godere di tutto, finchè dopo qualche stanza si è lì, di fronte a loro: “La Venere” e “La Primavera” del Botticelli (purtroppo: no foto) e bisogna fermarsi a contemplare nonostante le chiacchiere del “cucciolo” di due anni che vuole camminare. Passo dopo passo si incontrano Leonardo, Perugino, Tiziano, Michelangelo… ed una magnifica vista dalla terrazza. Una volta usciti decidiamo di svagarci nei negozi, approfittando anche dei vari saldi e mio figlio, come al solito, si blocca davanti alla Disney, che tra l’altro è bellissima per i vari “dipinti disneyani” in stile Michelangelo, ed anche qua come per il Botticelli… no foto.
Finito il nostro giro riprendiamo la tranvia, raggiungiamo l’auto, giro nel centro commerciale di P.za Greve dove c’è un Ipercoop, con acquisto della cena e ritorno in albergo.
12 agosto
Lasciamo le chiavi alla reception e scopriamo di dover pagare 4 euro a persona al giorno come tassa di soggiorno, sarà la più alta tassa da noi incontrata durante tutto il viaggio (le altre da 0,80 a 1,5 €). La ricerca di un hotel dove dormire a Marsiglia ci porta via troppo tempo, si fanno le 13 e senza aver sfruttato questa mattina a Firenze siamo costretti subito a partire verso la meta francese, con varie fermate in qualche Autogrill. Entrati in Francia ci rendiamo conto della difficoltà di trovare benzinai lungo l’autostrada, ma una volta trovato si può fare un pieno con diesel che va a 1,5 a litro; lungo la strada, incontriamo una quantità di caselli autostradali che creano ingorghi per pagare pochi euro alla volta, ma è solo per un po’. Verso sera arriviamo in albergo a Marsiglia in zona commerciale, un terribile Premier Classe (50€), piccolo e con lenzuola sporche, dal quale non vedevo l’ora di uscire; la mattina dopo, sempre in albergo, facciamo una colazione mediocre (5€pp) con bevande calde dal distributore, assenza di latte fresco da poter dare a mio figlio e yogurt che appena aperto pareva ricotta: buttato all’istante. Almeno il pane era buono e la marmellata era monoporzione.
13 agosto
Stando in zona commerciale, facciamo prima un giro da Casinò, un centro commerciale, dove acquistiamo panini e affettati; al reparto pasticceria non posso fare a meno di ammirare tutti quei macarons, decido di acquistarne qualcuno (3=2,4€) e mi suggeriscono di prendere almeno quelli al pistache au chocolat (pistacchio o cioccolato). Fuggiamo alla volta di Marsiglia che si presenta subito ai nostri occhi immensa, ma poco curata. Il parcheggio è stato facilissimo da trovare, accanto ad una chiesa splendida e maestosa che stranamente non abbiamo ritrovato su nessuna delle nostre cartine: la chiesa di Saint-Vincent-de-Paul più conosciuta come la Reformés; c’è Sant’Antonio, ci accompagnerà in questo viaggio non pianificato. L’interno della chiesa è gotico, è imponente, è impressionante, già questo vale tutta Marsiglia.
Gli abitanti del luogo si sono mostrati gentili, anche senza aver chiesto loro nulla, ci hanno spiegato la storia della chiesa e le bellezze della città nonché la sua divisione in distretti numerati. Fortuna che i francesi, almeno i marsigliesi, così come i napoletani, gesticolano, per cui capirli, per noi che parliamo un francese maccheronico, non è stato difficile. Il confronto con i napoletani non è casuale: il sole, il mare, le belle chiese; ma anche la spazzatura trovata per strada quasi ovunque, in zone che non sono propriamente turistiche, le auto ed i motorini che sfrecciano senza rispettare i semafori verdi per i pedoni, e ladri di portafogli e collane. “Attention” è stata una delle parole più ripetute e capite, tanto che ad un certo punto ho iniziato a dubitare anche delle persone con cui stavo dialogando!
Ci dirigiamo verso il porto ma le strade attraversate e la gente che incontriamo ci fanno pensare ad Asia e Africa non alla Francia: un tunisino sentendomi parlare capisce che vengo dal sud dell’Italia, e quando gli dico “Napoli”, sorridendo mi esclama un acuto “Ahé”. I cinesi, solite grandi formiche laboriose, sono indaffarati nel sistemare i loro numerosi negozi che occupano queste strade ricche di odori forti, sporche di fazzoletti ed altro, occupate al punto da risultarci difficile anche il passaggio del nostro passeggino. Neanche la vista di uno dei magazzini La Fayette ci rianima, visto che ci sono impalcature e recinzioni in plastica arancione per i lavori in corso. Finalmente ai nostri occhi si apre la veduta splendida del mare; ricco di barche di ogni tipo e dopo un obbligatorio passaggio presso l’ufficio del turismo per informazioni su orari vari, e presso il bagno del vicino fastfood, attraversiamo la strada e senza pensarci due volte, né averlo pianificato, compriamo due biglietti per la navetta a due piani che ci porterà verso l’isola d’If (11€ a/r a persona) per la visita di quello che abbiamo scoperto essere il castello dove A.Dumas figlio immaginò la prigionia e la fuga del Conte di Montecristo (anche qui, giustamente, mano al portafoglio 5 € a testa).
Sulla navetta mi godo la vista dell’acqua limpida (non a caso è Costa Azzurra), il panorama, il silenzio dei turisti ed il sole sulla pelle, mio marito, calvo, un po’ meno perché ha dimenticato il cappello, mio figlio… dorme. Dal mare si vedono l’antica Abbazia di Saint Victor, che somiglia ad una fortezza e ogni 2 febbraio è meta di pellegrinaggio per commemorare con dolci a forma di barca, l’arrivo di Maria Maddalena, Lazzaro e Santa Marta avvenuto 2000 anni fa, e due chiese maestosamente grandi, una di loro ha una Madonna che domina sulla città.
Il castello è semplice, in realtà non ha svolto il ruolo di castello o fortezza per lungo tempo, visto che non fu accettata di buon occhio dai marsigliesi quando Francesco I nel ‘516 volle la sua costruzione e neanche quando servì ad ostacolare l’avanzata di Carlo V, ma le sue stanze ospitarono numerosi prigionieri e quelli più importanti e ricchi avevano accesso alle stanze superiori con tanto di camino.
Ritornati a Marsiglia andiamo a vedere le due chiese maestose che si vedevano dalla navetta: Notre Dame de la Garde, risalente al 1800, e la Cathédrale de la Major, di fine ‘800, la più grande chiesa francese del XIX sec. Bellissime! La prima ha un’enorme statua dorata della Vergine sul campanile che si vede anche dal mare, non a caso è la protettrice dei marinai che qui attraccano, della seconda purtroppo abbiamo goduto solo della facciata esterna perché essendo lunedì era chiuso. Peccato! Si presenta imponente, l’impressione di maestosità è data dal fatto che ha una struttura con elementi massicci, ogni pezzo è stato realizzato in modo tale da impressionare: ampio spazio davanti all’entrata, l’atrio di ingresso di enormi dimensioni, le cerniere del grande portone sono orientaleggianti ed elaborate, i supporti e le nicchie delle statue che suggeriscono smodate dimensioni nonostante siano molto in alto (cfr: mio marito!). Sulla strada di ritorno verso la macchina,troviamo un paio di negozietti dove comprare i famosi cubi di Marsiglia (saponi), che tra l’altro vengono venduti anche presso l’ufficio del turismo, vicino al porto. Consiglio un passaggio a La Cure Gourmand, poco distante dall’ufficio del turismo, famoso negozio di biscotti e sfizi da regalare e assaggiare che abbiamo ritrovato anche a Carcassonne.
Non avendo più tempo partiamo verso Carcassonne (3h di distanza da Marsiglia) dove abbiamo prenotato l’hotel, e nel frattempo spendiamo 9 euro di telefonata per far capire ai proprietari dell’hotel che saremmo arrivati dopo le 22 (la reception chiudeva alle 19) e che volevamo il codice di accesso alla stanza come scritto su internet, niente da fare e perdiamo la prenotazione. Fortuna che in Francia andando nelle zone commerciali, si trovano vari hotel con “distributori di chiavi” basta inserire la propria carta (anche postepay o bancoposta), i dati anagrafici ed ecco la chiave così come dai più classici distributori escono le patatine! Certo non parliamo di 3 stelle ma pur di non dormire in auto paghiamo i nostri bravi 60€ all’Hotel Etoile e dormiamo non vedendo l’ora che arrivi il giorno dopo per vedere Rennès le Chateau (e non perché siamo stati condizionati dal Codice da Vinci di Dan Brown).
14 agosto
Rennès dista 40 minuti da Carcassonne, ma non ci sono molte indicazioni per arrivarci, fortuna che avevamo il Tom Tom. Mentre saliamo la montagna, da cui si vede un paesaggio splendido tra verde e terra rossa, un uomo ci fa segno di parcheggiare e di attendere, dopo qualche minuto arriva un trenino bianco e rosso, che per 1,8€ a/r ci porta sulla parte + alta del paesino dove mio marito corre avanti e indietro per la gioia di essere in questo misterioso luogo, come un bambino che ha appena ricevuto un aereo giocattolo. Intorno alla chiesa corre voce che l’abate Bérenger Saunière abbia trovato un tesoro al punto da cambiare questo piccolo villaggio dell’Aude, ma abbia anche lasciato dei segni misteriosi all’interno della chiesa stessa. Le domande che sorgono però sono: che tipo di tesoro, materiale (qualcosa portato dai templari da Gerusalemme) o spirituale (tipo sacro Graal), o ha trovato qualcosa che la chiesa non voleva far rivelare (pergamene con scritto qualcosa da tenere nascosto)? Io so solo che sono rimasta stupita già all’entrata dove vi era la statua di un demone che manteneva un’acquasantiera dominata da 4 angeli ed una croce. Anche qui troviamo la statua di Sant’Antonio che insieme a quelle di San Germano, Rocco, Antonio l’Eremita, e Luca forma la parola Graal e nello stello tempo per la posizione delle statue forma la lettera M di Maria, in questo caso Maddalena, l’unica femminile che si trova tra le statue suddette e che ha in mano, si dice, il Graal. Per 4,5 € acquistiamo anche il biglietto per visitare il museo, la Villa Betania(la lussuosa residenza dove viveva), la torre Magdala, i due giardini, la serra e vedere anche lo splendido belvedere. Intanto si sono fatte le 14, con il fornelletto a gas preparo il pranzo per mio figlio, mentre il “bambino cresciuto” fa un giro del paese, torna dopo 10 minuti (non c’è voluto molto!) con qualche cartolina, una fata per me ed il nome di un ristorantino dove mangiare (le dragon de Rhedae), semplicemente perché gli è piaciuta l’insegna, un bellissimo drago che osserva la torre Magdala, menù turistico da 13,5€ (ma comunque per i pochi ristorantini presenti il prezzo base è questo). Una volta tornati all’auto credevamo di dover dare qualcosa al parcheggiatore, come si fa a Napoli, ma non ci ha chiesto assolutamente niente (anche se l’autista del trenino lo ha fermato prima che venisse da noi dicendogli “sont italiens”, cosa avrà voluto dire?). Sulla strada del ritorno ci fermiamo a Limoux, tappa non prevista, e senza saperlo ci accorgiamo subito che è una tappa del tour de France, infatti a ogni rotonda ci sono sagome colorate che rappresentano dei ciclisti. Troppo carine! Ci fermiamo da Lidl e poi da Netto dove troviamo tutto cibo per giganti, come dico io, scorte di sale o legumi o patate novelle o carote sott’olio o aceto da 5 kg, succhi di frutta da 3 litri, grandi scatoli di escargot da riempire, vini di tutti i tipi in confezioni da 5 litri. Splendido! E ancora più splendido è scoprire che fuori al supermercato il diesel va ad 1,4 al litro, questo sarà d’ora in poi un prezzo fisso. Passeggiamo per Limoux, tranquilla, pulita, rilassante, ricca di fiori, visitiamo per 3 euro un bellissimo museo del pianoforte (dal ’700) all’interno dell’ex chiesa di Saint Jacquet, dove ancora si trovano le statue religiose, tra cui il nostro caro Sant’Antonio ed un grande rosone. Usciti dalla chiesa-museo ci dirigiamo verso Pont Neuf (Ponte Nuovo) passando sull’ Aude (fiume) qualche foto è d’obbligo. Superatolo ci troviamo di fronte alla chiesa gotica di St-Martin (chiusa), che sembra perdersi tra i vari edifici che le sono intorno, ma non ci badiamo perché a due passi dalla chiesa, in piazza della Repubblica, troviamo un mercatino e mio marito si catapulta tra i numerosi salumi (saucisson) e formaggi che gli fanno assaggiare (offerta del giorno 3 salamini 10 €). Intanto chiacchiero con una signora dove acquisto dei churros appena fatti e belli zuccherati, che penso siano francesi ma scopro essere tipicamente spagnoli. La donna mi spiega che Limoux , nella zona dell’Aude, è famosa per la blanquette, spumante, e per il Carnevale che si tiene tutte le domeniche da gennaio ad aprile, così mi indica uno studio fotografico dove osservare le foto esposte. Mentre stavamo sulla strada del ritorno, a pochissimi km da Limoux, decidiamo di fermarci presso la Chiesa di Notre-Dame de Marceille, seguendo le indicazioni stradali e qui abbiamo una sorpresa inaspettata: una Madonna Nera, meta di pellegrinaggio visto che c’è anche una fontana miracolosa, protettrice soprattutto degli occhi …. si dice. La sera pernottiamo presso il Fasthotel (50€ + colazione), piccolo, essenziale come i 2 precedenti niente frigo, bagno come quello delle piccole roulotte, no canali italiani in tv, almeno qui troviamo una scrivania ed un mini armadio aperto, più pulizia e l’aria condizionata. Mentre i miei 2 maschi dormono io cerco l’albergo per la sera successiva.
15 agosto
Visita della splendida e antica Carcassonne, restaurata dall’800. È necessario parcheggiare fuori dalle mura, il che non è difficile visto che la città è completamente cinta da mura e ci sono diversi parcheggi nelle strisce blu. Già da lontano la città ci appare meravigliosa. Prima di superare il Ponte Vecchio del XIV sec., entriamo in una chiesetta che sembra abbandonata ed è molto diversa dallo stile che ritroveremo all’interno della città, è Notre-Dame de la Sante, 1500, un tempo meta di pellegrinaggi soprattutto per chi si dirigeva verso Santiago. È una chiesetta del ‘300 con una croce sull’altare che richiama quella di San Damiano, che si trova nella chiesa di Santa Chiara ad Assisi (per intenderci quella che parlò a S. Francesco), molto carina, silenziosa, raccolta. Dopo 10 minuti di cammino, arriviamo dinanzi alla maestosa e massiccia porta d’ingresso, Porta Narbonnaise, e scopriamo che potevamo evitare la salita a piedi prendendo il trenino, vabbè. Troviamo all’entrata degli attori vestiti in costume medievale che pubblicizzano una loro rappresentazione, non li invidio proprio vestiti così con questo caldo! Troviamo tantissimi turisti, ma soprattutto troviamo una città medievale con doppia cinta muraria e 53 torri. Ci sentiamo piccoli di fronte alla sua imponenza! Ritorno bambina visitando i diversi negozi che incontriamo, nel primo c’è un’enorme esposizione di saponi sfusi, di tutti i colori e odori, “fatti in casa” oppure provenienti da Marsiglia e dalla Provenza (questi sono sigillati); nel secondo, una vasta distesa di biscotti dai diversi sapori e forme, ce ne offrono qualcuno e mio figlio si catapulta appena sente ripieno al cioccolato, buonissimi (abbiamo dovuto “rinchiudere” Federico nel passeggino…); nel terzo, torroni; nel quarto, cioccolato; nel quinto, caramelle. Wow. Anche qui negozietti con oggetti da regalare: i classici canovacci, le saponette, fate, cavalieri, ma anche delle cicale in ceramica fatte a mano, simbolo di portafortuna, tipiche di tutto il sud della Francia da noi visitato. Questa città sembra dire “pensate in grande, e tutto ciò che pensate ce l’ho!”, mancava solo che i negozianti si vestissero in stile medievale e qualche ovino passasse lungo la strada per sentirsi catapultati in un’altra era. Abbiamo evitato la visita all’interno del castello/fortezza (8,5€) perché non ci allettava molto, anche se dall’esterno è molto bello con tanto di fossato senz’acqua. Ci siamo goduti, invece, la cattedrale di San Nazzario (gratuita), dove anche qui troviamo Sant’Antonio, alla cui apertura delle porte sono entrate, assieme ai turisti, diverse colombe. La cattedrale è in stile romanico gotica, è maestosa, scura ma con delle vetrate colorate, due rosoni spettacolari, i classici archi a sesto acuto (suggerimenti di mio marito Antonio). Ristorantini sono sparsi ovunque nella città con prezzi dai 13€, ma abbiamo preferito una mini baguette ripiena di brie, affettati ed insalata per poter continuare a camminare, anche perché ormai s’era fatta l’ora di ripartire verso un’altra destinazione: Lourdes. Ma prima gelatino perché il cucciolo lo reclama: nella gelaterie una boule (una palla, un gusto) costa ben 2 € su un cono striminzito, mentre al McDonald’s un sundae costa 1,7 e con soli 0,20 € in più si può avere una guarnizione sovrabbondante (avec nappage) di cioccolato o caramello.
Verso le 18 arriviamo a Lourdes (distanza da Carcassonne 2 ore e 30, diesel sempre 1,4 al litro), dove vediamo già la Basilica in lontananza, tantissimi fedeli e ciò che mi stupisce e, non mi piace, vediamo anche tantissime insegne, sembra Las Vegas, luci colorate, anche intermittenti, al neon che riportano l’attenzione su pizze, panini, kebab, scritte. Troviamo facilmente il nostro albergo, Best Western Cristina (118€ 2 notti), fatte le dovute presentazioni, ci forniscono la cartina della città ed il programma per gli italiani, parcheggiamo in zona libera (altrimenti 10€ parcheggio dell’hotel)ed una volta rifocillati siamo già davanti alla Basilica per partecipare alla fiaccolata in onore della Madonna dell’Assunta. Coinvolgente, calorosa, sentita, poliglotta e multicolore.
16 agosto
Finalmente una buona colazione in hotel con vista sulla città. Raggiungiamo la collina verso le 9:00 per la Via Crucis in italiano, ci aggreghiamo ad un gruppo di pugliesi che mi chiedono di leggere all’VIII stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme che piangono su di Lui. Tutto è molto emotivamente coinvolgente, soffri con Cristo ma è solo una briciola di quello che lui ha provato, 15 stazioni che tengono unite persone che non si conoscono, che pregano unite, che chiedono grazie o semplicemente serenità. Le statue sembrano vive, sono alte quasi 2 metri, con volti che sembrano veri; all’inizio del percorso ci imbattiamo nella scala santa che si può percorrere solo inginocchiati, ci sono tre donne nere, scalze: pregano, salgono lentamente, piangono, si prostrano. Mi viene voglia di abbracciarle, di abbracciare tutti, forse è questo il senso di Lourdes, la capacità di essere empatici, senza dover necessariamente parlare o ascoltare, nessuno vuole sapere i segreti dell’altro ma tutti si comprendono; alla fine della 15° stazione, quella della Resurrezione di Cristo, rappresentata non + da statue ma da una grande pietra circolare, non resisto più ed abbraccio la capogruppo pugliese che è scoppiata in un silenzioso pianto, è la prima volta, dopo tanti anni, che viene a Lourdes senza il marito, morto mesi prima.
Finita la Via Crucis ci dirigiamo verso le piscine (orari 9-11/14-16), quella delle donne è chiusa perché sono tante già in attesa all’interno, ed una ex-guida, Marianna, mi suggerisce di arrivare un’ora prima nel pomeriggio per evitare di trovare troppa fila e rischiare di restare fuori. Accetto il consiglio già sapendo di non ritornare, ho troppa vergogna e non riesco a denudarmi davanti a due persone che non conosco, cosa che invece i miei maschi fanno tranquillamente dopo aver fatto quasi un’oretta di fila. Entrano nella stanzetta dove vi sono due piscinette con acqua fredda della sorgente benedetta, hanno giusto il tempo di spogliarsi, immergersi, fare la preghiera ed essere accompagnati da 2 persone all’indietro fino a risalire. Pochi secondi ma molto sentiti. Alla loro uscita andiamo alla Grotta e qui non ci sono parole, solo preghiere. Ci fanno evitare la fila lunghissima perché abbiamo un passeggino, anche se non capisco come funziona perché hanno chiamato solo 5 o 6 passeggini il resto sono in fila, tocchiamo, preghiamo, bagniamo un po’ i nostri volti con l’acqua che scende lungo la roccia.
Andiamo a pranzo nel nostro hotel, non male e il prezzo è abbordabile (9€, 6€ per il bambino). Nel tardo pomeriggio facciamo la fila alla Cappella della Riconciliazione per la confessione (orari 8-11,15/14.30-18) purtroppo anche qui gli italiani sono tanti, si fanno presto le 18 e ad uno ad uno i sacerdoti vanno via per la Messa e solo uno, Padre Mario, di Messina, vedendo i nostri volti (eravamo rimasti solo in 5) ci dà appuntamento la sera verso la 20 davanti alla Cappella. Rincuorati andiamo a fare il Rosario davanti alla grotta (quello che viene trasmesso anche in Tv 2000) e dopo, non resistendo alla tentazione, rientriamo nella grotta, questa volta facendo la fila; poi visitiamo le Basiliche Madonna del Rosario ed Immacolata Concezione e la Cripta con la Cappella delle reliquie di Santa Bernadette, si trova tutto a due minuti a piedi dalla grotta. Troviamo chiusa solo la Basilica di San Pio X, ma non fa niente perché è arrivato l’orario della confessione e andiamo ad attendere Padre Mario, al quale chiediamo anche se può consacrare il nostro cucciolo alla Madonna. È un’esperienza bellissima e ancora ringrazio Marianna, l’ex guida, anche per questo consiglio: il sacerdote ci ha condotti nella grotta e dinanzi alla Madonna ha benedetto la nostra famiglia e poi ha preso in braccio nostro figlio e … non ci sono parole. Padre Mario ci dà anche dei consigli per tornare a Lourdes risparmiando: prenotare l’aereo (molto tempo prima) Roma-Tolosa, poi treno Tolosa-Lourdes (un’ora), albergo Santi Pietro e Paolo, anche questo da prenotare tempo, si risparmia ma non si hanno i privilegi di un albergo classico, ci si deve rifare il letto, il bagno può essere in comune, alla fine del soggiorno si mettono le lenzuola fuori la porta, non si trova proprio al centro, ma a massimo 15 minuti a piedi.
Visto che c’è ancora tempo per fare qualcosa, ma abbiamo ormai saltato la Processione Mariana delle 21, andiamo alla Prateria (5 minuti dalla Grotta) per il Percorso dell’Acqua e mentre noi leggiamo i passi della Bibbia scritti sui 10 cartelloni, Federico si diverte con l’acqua che sgorga dalle 10 fontane, che stanno là a ricordare che l’acqua è solo acqua senza la fede; per la gioia del piccolo bagniamo anche le gambe nel fiume che scorre lungo Lourdes. Alle 23 messa in italiano e poi a nanna.
17 agosto
Dopo la colazione scendiamo presto per acquistare delle taniche e le classiche Madonnine da riempire con l’ acqua che sgorga dalle fontane, poi fermata dal benzinaio e partenza per Tolosa a un’ora di auto. Avremmo potuto anche visitare tutto ciò che riguardava Bernadette, ossia il fonte Battesimale, la casa , il museo, l’ospizio o anche il castello ma non abbiamo voluto, poiché a Lourdes ci siamo sentiti più pellegrini che turisti. A Tolosa torniamo a fare i turisti e la nostra prima tappa è la Basilica di Saint-Sernin (Saturnino) dell’XI secolo, è una tappa fondamentale del pellegrinaggio di Compostela, ma soprattutto è impressionante, è la chiesa romanica ancora in piedi + grande del mondo, uno splendido campanile e dentro ben 10 cappelle (5 a pagamento), qualcosa di indescrivibile, ed anche qui troviamo… Sant’Antonio…
C’è da dire che Tolosa, la città rosa, è una città universitaria, di giovani studenti ce ne sono dappertutto, si presenta a noi come una città frizzante, dinamica e sportiva: piste ciclabili ovunque, canoa e sci d’acqua sul fiume, corridori, e anche una rappresentazione di danza alternativa e liberatoria, alla quale chiunque poteva partecipare seguendo la musica, i pochi gesti delle insegnanti e l’istinto ed anche noi ci facciamo trascinare dal ritmo. Abbiamo diverse difficoltà a trovare la chiesa Les Jacobins, che tra l’altro troviamo chiusa ed in restauro; la città vecchia è in mattoni, ci sono numerosi ristoranti stranieri, negozi, anche catene come la Fnac e La Fayette, bar e caffè con prezzi modici, ci fermiamo al Fairy chicks, mi piace il nome, molto buone le crepes alla cioccolata (ci spiegano che quelle con solo lo zucchero oppure quelle salate sono le preferite dai francesi, ma noi siamo italiani e non sappiamo resistere alla Nutella…), un po’ deludente lo sciroppo alla menta, anche qui una boule di gelato 1,8€ senza cono, ma non potevo dire di no un’altra volta a mio figlio che già la sera prima, tornando in hotel, ci aveva fatto ridere esclamando “Vabbè niente gelato, vabbè!” (Comunque i gelati francesi non possono competere con i nostri italiani!). Anche qui un ponte, anche qui il suo nome è Pont Neuf sul fiume Gargonna, che è navigabile. Diverse le opere d’arte esposte per la città, vista anche la presenza dell’Ecole des beaux-arts (scuola di belle arti) tanto che anche i bar hanno nomi che riportano all’arte come cafè des artistes. Facciamo un giro panoramico, e troviamo l’Eglise Notre-Dame la Daurade, antico luogo di culto paleo cristiano con le classiche colonne templari all’esterno, fotografiamo le facciate del Capitolium, del Musée des Augustins e del College Pierre de Fermat, oggi Hotel de Bernuy, poi cerchiamo la zona industriale aerospaziale, (qui sono nati il Concorde, l’Airbus ed il razzo spaziale Ariane), dove tanto tempo fa lavorò anche mio padre per un certo periodo. Fatta una certa ora partiamo verso Nimes (3 ore di distanza), convinti finalmente di arrivare in tempo in un albergo per riposare un po’. Caso ha voluto invece che sull’ autostrada, nei pressi di Montpellier, ci fosse un gravissimo incidente: un camionista, preso da un colpo di sonno, aveva abbattuto la barriera centrale invadendo la carreggiata opposta coinvolgendo nell’incidente diverse auto e perdendo anche per la strada il materiale che trasportava. Questo ha portato ad una fila lunghissima e ferma per diverse ore, che ha visto coinvolti anche elicotteri, gendarmerie, vigili del fuoco; ci hanno obbligato ad uscire alla prima uscita utile (dopo ben 4 ore di traffico) ma almeno sono stati così onesti da non farci pagare la tassa al casello autostradale. Abbiamo raggiunto il Best Western Nimes in zona commerciale (90 € ) alle 3 di notte, e ci siamo fiondati sul letto stanchissimi.
18 agosto
Dopo un’abbondantissima e soddisfacente colazione (dove finalmente c’erano diversi tipi di formaggio francese, vari dolci tipici, affettati e altro) la prima cosa che ho fatto è stata quella di prenotare un’altra notte nel Best Western per poterci riposare un po’, ci hanno messo in una stanza più economica (70€) ma comunque bella, pulita e spaziosa.
Siamo partiti verso Avignone, ma prima ci siamo fermati a Tarascon. Qui siamo stati supercontenti di trovare una fiera medievale con tutte esposizioni particolari di abiti, calzari e copricapo stile antico, anche i commercianti erano vestiti a tema. Miele, vino, fate, fiori e braciate di pecore, maiali ed un bovino intero, vari stand con birre, contorni vari e zuppe, dimostrazioni di tessitura e falegnameria, un giovane fabbro che alimentava il fuoco, finti frati col bastone che giravano gridando qualcosa. In un’oretta abbiamo già finito il nostro tour del paese, imperdibili sono il castello (Chateau du Roi René, 8€) e la Collegiata di Santa Marta, dov’è sepolta appunto Santa Marta. Secondo la leggenda il paese era stato attaccato dalla Tarasque, un mostro per metà pesce e metà belva, e fu fermato dalla Santa. Dopo il giro pranziamo alla fiera ed andiamo verso Avignone, la città dei papi.
Come Carcassonne, anche Avignone è cinta da mura, ma qui, a differenza di Carcassonne, si può entrare con l’auto. Bisogna fare attenzione perché la città è divisa in zone e la gialla, quella proprio sotto le mura della città ma più lontana dal Palazzo dei papi, è la meno cara. Parcheggiamo e andiamo alla ricerca dell’Ufficio del Turismo. Ottenute tutte le informazioni il nostro obiettivo è il palazzo, solido ed intatto (Palazzo più ponte 13 €, con tessera universitaria 10€, h 9-21). Costruito nel 1300 dopo i dissidi con il Papato di Roma (secolo in cui si ebbero due papi nel mondo, ad Avignone sette furono i papi ufficiali più due antipapi). Il giro dura un’oretta, ci sono state fornite le audio guide e purtroppo nelle 2 stanze più importanti (Sala del Concistoro e Stanza del Cervo) non si possono fare fotografie; c’è una stanza dove ci sono enormi blocchi di pietra alzati per mostrarci che sotto ci sono stanze segrete dove i Papi nascondevano i loro tesori, praticamente sotto le mattonelle! Accanto al palazzo c’è la Cattedrale Notre Dame de Doms. All’uscita, una lunga passeggiata ci ha condotti al famoso Pont de l’Avignone (in realtà Pont St Benezet), del 12° secolo, dal quale si possono fare bellissime fotografie. Musei ce ne sono diversi, ma preferiamo goderci la calma della città, che nonostante i numerosi turisti, si presenta pulita, tranquilla ed accogliente, ci fermiamo in Place de L’horloge, dove si trova L’Opéra Theatre d’Avignone, per fare andare il piccolo sulla Giostra di cavalli, di quelle stile antico a 2 piani che si trovano anche ai mercatini di Natale tedeschi. Qui ci sono diversi localini con esposto il menu in francese con tanto di foto delle pietanze, davvero invitanti, ne ordiniamo una di patate carne d’oca e cipolle, ed un’ altra di molluschi. Passeggiando verso l’auto notiamo anche un ristorante irlandese, con lo stesso stile di quelli che si trovano appunto in Irlanda, ed un Carrefour express, che mette a disposizione un microonde per riscaldare le pietanze. Ottimo per i turisti ed i rom (qui ce ne sono tanti a differenza delle altre città francesi), penso subito!
Comunque quasi in tutti i centri commerciali abbiamo trovato a disposizione microonde, contenitori raccogli batterie usate, cellulari da eliminare, o anche un bancone raccogli piccoli elettrodomestici.
19 agosto
Colazione abbondante, con la quale questa volta ci prepariamo dei panini per il pranzo. Prima di partire mi pare d’obbligo un bel bagno in piscina con il pargolo mentre Antonio si gode la tranquillità della stanza. Poi andiamo a visitare Nimes. Parcheggio trovato subito ed essendo domenica non abbiamo neanche pagato nelle strisce blu, i vari cantieri ci impediscono di parcheggiare più vicino, comunque il paese è piccolo e si visita in poco tempo. Il primo nostro passaggio è all’anfiteatro Les Arènes (che può tranquillamente competere con il nostro anfiteatro romano o con quello di Pula in Istria), ancora intatto ed utilizzato per le corride o i concerti, e dopo una passeggiata tranquilla e spensierata arriviamo davanti alla Cattedrale di Notre Dame e St Castor ed alla torre grande (Tour Magne), ma ciò che ci è piaciuto di più in assoluto è la Maison Carrée, uno splendido tempio romano del II secolo, ora museo, intatto e maestoso con le sue colonne corinzie, purtroppo il colonnato laterale è crollato (per vedere i tre monumenti insieme 10€, ridotto 7,7,€). Essendo oggi domenica, i negozi sono quasi tutti chiusi (eccetto qualcuno come Gift Nimes souvenirs che ha veramente un po’ di tutto con prezzi vari), altrimenti mi sarei catapultata nel Palais des thès(Palazzo del thè). Un po’ più dislocati ci sono i Jardins de la Fontaine, ma poiché non sono una grande appassionata di giardini (forse mi sono bastati quello della Reggia di Caserta e quello di San Pietroburgo) decidiamo di avviarci verso Grasse (3 ore di distanza).
Durante il tragitto ci fermiamo in una delle belle ma rare aree di servizio francesi, dove a sorpresa troviamo “animation gratuit” con giochi d’acqua e sportivi per tutti i viaggiatori. Splendido! Ci lanciamo sotto una fontana dove i getti d’acqua dall’esterno convogliano al centro e già diverse persone, anche con handicap, stanno divertendosi e bagnandosi: una cosa bella, sta nel fatto che non importa se parli la stessa lingua o meno, se sei uomo o donna, piccolo o grande, ci si diverte tutti e ci si schizza l’uno con l’altra, è stato molto liberatorio e rinfrescante! Dopo esserci cambiati, entriamo in quello che sembra essere un centro commerciale sull’autostrada, mio figlio sale su varie giostrine a pagamento, mentre io riscaldo la pappa nel microonde a disposizione di tutti, pranziamo ad un self service (da 10€ pp), e non resisto alla tentazione di prendere una zuppa ai funghi allo stesso distributore di bevande calde (Boissons chaud); diesel e partenza verso Grasse, la città del profumo (nel Medioevo era famosa per le pelli pregiate, divenne la città del profumo quando nel XVI secolo Caterina de Medici lanciò la moda dei guanti in pelle profumati) o come ho letto su alcuni cartelli all’interno della città “La seconda Parigi”, un po’ eccessiva la sua provocazione. Arriviamo tardi ma un giro riusciamo a farlo, il paese è piccolo, il paesaggio è collinare ed è circondato da campi di lavanda e gelsomino ed altri fiori che non so dire, non siamo lontani dalla Costa Azzurra (Nizza, Cannes, Monaco sono molto vicine); sembra un museo a cielo aperto con i distillatori di profumo sparsi per la città, d’obbligo è una fermata alla Cattedrale di Notre Dame de Puy, che all’interno è splendida e ci sono anche dei quadri di Rubens. Grasse è ricca di negozietti, alimentari e non, e neanche tanto cari. Parlando con qualcuno mi dice che i fiori sono moto apprezzati in questa zona ma il gelsomino è quello che richiede più cura, lavoro e passione ed è anche il più caro, aggiungerei, come fiore viene talmente apprezzato che ogni anno, ad inizio agosto eleggono anche Miss Gelsomino. Ci mettiamo in macchina alla ricerca del nostro albergo e giungiamo fino ad una cava, prima di comprendere d’aver sbagliato strada. Tornati indietro, ci rendiamo conto che il nostro hotel, “Fashol”, non è proprio come da foto su internet, è piccolo, quasi invisibile e dà sulla strada, il che lo rende un po’ pericoloso. Leggiamo “Fashol hotel cucina franco-africana”, entrati abbiamo una brutta sorpresa, una donna ci dice che essendo arrivati dopo le 18 (erano le 20) la nostra prenotazione era stata annullata: grazie ad una coppia torinese riusciamo a comunicare senza intoppi anche perché la pressione emotiva è alta. Alla fine la donna, impietosita dalla presenza del bambino e dichiarandosi anche molto cattolica decide di non lasciarci per strada e dopo aver ripulito per bene quella che sarebbe dovuta essere la stanza dei bagagli ci fa accomodare, in una stanza calda ma con ventilatore, senza tv, con letto matrimoniale, lavandino, specchio e una sedia (10€). Dà sulla strada e c’è molto rumore. Ma siamo turisti e ridiamo sul fatto che il nostro viaggio, per niente organizzato, ci ha fatto provare veramente un po’ di tutto.
20 agosto
Alla buon ora ci prepariamo e andiamo via, abbiamo troppa fretta di vedere il Principato di Monaco, questo non ci permette di fare una sosta al Museo del Profumo o a qualche profumeria locale, ma una sosta al Casinò cafè per una colazione all’italiana (cappuccino e croissant) appare d’obbligo. Qui troviamo una uomo che parla diverse lingue e distribuisce questionari statistici ai turisti sul gradimento, il numero di notti e mete toccate o da toccare in Francia. Compilo, consegno e andiamo via.
Trovare parcheggio a Monaco-Montecarlo e voler anche risparmiare sembra essere qualcosa di impossibile, ma non demordiamo, così troviamo, dopo mezz’ora di ricerca, un posto su via Grimaldi , gratuito dalle 14 alle 16, a pagamento nelle altre ore (gratis anche la domenica). Dopo pochi passi, svoltato l’angolo ci ritroviamo nel Paradiso di mio marito “Monaco Motor Service” , una serie di Ferrari rosse, grigie, nere sono lì pronte per farsi fotografare con i miei due maschi preferiti. Dopo l’entusiasmo rinvigorente, visto che ormai eravamo sfiancati dalla ricerca del parcheggio meno caro (altrimenti di più cari ce ne sono a bizzeffe), arriviamo in Place d’Armes dove poco distante si prende il pullman per arrivare su al Principato, facciamo il biglietto direttamente a bordo (1,8€ pp) ci porta in Place de la Visitation, quasi davanti alla Chocolaterie de Monaco, mmmhhh.
Una piacevole passeggiata ci permette di arrivare in Place de la Marie, dove si trova la Cappella della Misericordia, fondata nel 1639 dalla Confraternita dei Penitenti Neri con un Cristo scolpito in legno da Bosio, lo scultore di Napoleone, ma noto che in moltissimi si sono fermati nella chiesa più per il fresco che per il Cristo! Hahahaha. La Posta ed il Comune sono magnificamente decorati e puliti. Continuiamo a passeggiare finchè non ci troviamo davanti al Palazzo dei Principi (ovviamente in Place du Palace): la veduta è qualcosa di sbalorditivo, si riesce a vedere tutto il Principato. Da un lato il mare (il porto Hercule), gli yacht, la pista usata per il Gran Premio di F1 (l’unica pista al mondo su città e non su circuito) dove si possono osservare le segnaletiche orizzontali tipiche (compreso i blocchi di partenza), i grattacieli, il Casinò; dall’altro lato ancora mare (il porto di Fontvieille), lo Stadio, i giardini esotici. Ciò che ci colpisce di più è la presenza di cespugli ed alberi …sui palazzi e sulle ville Decidiamo di visitare il Palazzo (8 €) purtroppo abbiamo già perso il cambio della guardia che si tiene alle 11,55 . Il Palazzo è un po’ deludente per i miei gusti, ma per 2 motivi : non ci permettono di fare fotografie e non si possono vedere né lo scalone a doppia elica che accede al cortile (lo possiamo vedere dall’alto ma non frontalmente), né quello che porta agli appartamenti superiori. Praticamente abbiamo acquistato, con il biglietto, la possibilità di visitare le 15 stanze del primo piano, quelle della Galleria di Ercole. Meravigliosa la Sala del Trono e sublime un quadro che ritrae la famiglia Ranieri al completo, compreso Grace; le stanze che incontriamo sono tutte arredate, con tanto di letti a baldacchino di velluto, come le camere di York, Luigi XV e XIII.
Esistono anche dei biglietti cumulativi che includono nel prezzo, oltre al Palazzo, anche il Museo Napoleonico, che si trova accanto al Palazzo stesso, e il Museo Oceanografico. All’uscita del palazzo passeggiamo fino a raggiungere il Palazzo di Giustizia e la Cattedrale romanico-bizantina dove si sono sposati un paio di anni fa Alberto e Charlene e dove si trovano le tombe dei Grimaldi, compreso quelle di Ranieri e Grace. La Cattedrale è a dir poco splendida, e non va assolutamente persa; all’interno vi è un trittico del ‘500 dedicato a Santa Devota, protettrice della città con una sua reliquia. Alla Santa è dedicata anche una chiesa dell’XI secolo che si trova a Place Sainte-Devote LaCondamine. Una volta terminata la visita del Principato e fatto qualche acquisto, scendiamo nella parte bassa della città a piedi per goderci il panorama, in alcuni tratti però abbiamo dovuto trasportare il passeggino in braccio a causa degli scalini. Arrivati al porto facciamo una bella passeggiata ed incontriamo una manifestazione sportiva a dir poco perfetta, con una pista protetta per le automobiline, una piscina con ben 4 corsie, tappeti a molle, gonfiabili vari. Una scultura in ferro del pilota Juan Manuel Fangio, il + grande pilota di tutti i tempi, distoglie la nostra attenzione, mio marito si accomoda nella vettura del pilota per una foto. Una bella passeggiata ci porta al famoso Casinò di Montecarlo, purtroppo non abbiamo tempo di visitarlo (ci sta scadendo il l’orario per l’auto) in più l’obbligo di lasciare le borse e soprattutto le macchine fotografiche, prima di accedere, ci spinge ancora di più ad andarcene. La zona del Casinò è la zona del contro-crisi per eccellenza: Ferrari e Mercedes parcheggiate ovunque, autisti personali vestiti di tutto punto con tanto di cappello e guanti, portaborse stile J. Roberts in Pretty Woman quando fa tutte quelle spese personali, poco distante la ricca via de Beaux Arts con famosissimi negozi da Vuitton a Cartier e Bulgari, negozi inaccessibili a noi comuni mortali, così come l’Hotel de Paris e L’Hermitage, dove si trova anche Ferragamo.
Partiamo per rientrare in Italia, non c’è più tempo e una stanza d’albergo a Montecarlo non possiamo permettercela. Ci promettiamo di ritornare: Marsiglia e Monaco vanno approfondite, fortuna che non si trovano molto lontane dal confine. La prima è una delle città più grandi della Francia e noi ci siamo stati troppo poco, Monaco è splendida avremmo voluto vedere anche il Museo Oceanografico, il Centro Commerciale Le Metropole e l’esposizione di Auto d’epoca del Principe Ranieri, godere maggiormente della passeggiata sul mare anche se Napoli, con Via Caracciolo o Posillipo, non ha nulla da invidiare .
La nostra prima tappa al rientro in Italia è Genova ma solo per mangiare, scopriamo un self service all’interno del Centro Commerciale Fiumara, piatti abbondanti e gustosi con prezzi contenuti, giretto tra i negozi, acquisti di biscotti e dolcini tipici e partenza per Pistoia.
Il nostro albergo è quasi introvabile, ed arrivarci mi ha creato un po’ di tensione poiché è su un monte con diverse curve a tratti senza protezione, doppio senso ed era anche notte; dopo aver chiesto a diverse persone, finalmente qualcuno ci indica dove dobbiamo andare. Hotel Guidi a San Mommè (o Sammommè) frazione di Pistoia (34€ con colazione), è una villa a più piani e l’arredamento è tipico di una casa privata, nella nostra stanza c’è un delizioso copriletto decorato, di quelli tipici da corredo, le asciugamani sono tutte diverse, essendo in piena campagna gli insetti, da zanzare a grilli a mosconi a farfalla, non mancano!
21 agosto
Dopo colazione esploriamo Pistoia, molti negozi sono chiusi, forse la crisi, forse le vacanze. Ci fermiamo in Piazza San Francesco ed entriamo nell’omonima Chiesa: ci sono quadri, affreschi purtroppo non totalmente integri, vetrate colorate, c’è la statua di Sant’Antonio, e ciò che ci stupisce è la presenza di una statua della Madonna Nera . Ce ne andiamo in giro per la città e notiamo che vi sono diversi cartelli che indicano i percorsi turistici, ma decidiamo di fare a modo nostro. Innanzitutto tappa da Armando in Via Montanara, un’accogliente gelateria-pasticceria con tavolini in legno, e varie proposte da asporto, da vini a grappe a torte, gelato buonissimo. Il nostro percorso ci conduce davanti alla Galleria Vittorio Emanuele, è un esempio di galleria commerciale dei primi del ‘900 e come si può facilmente immaginare è in tipico stile Liberty, con facciata in ferro e vetro ed ha funzionato fino agli anni ’80 anche come cinema e teatro, ora vediamo solo un paio di negozi aperti, ma si presenta comunque pulita. A pochi passi la famosa Piazza del Duomo, dove ogni anno si tiene il Palio dell’Orso e sulla quale si affacciano il Duomo di san Zeno (che abbiamo trovato chiuso per pulizia generale con apertura nel pomeriggio), il Palazzo Comunale, il Palazzo Pretorio, sul cui uscio troviamo un pittoresco uomo che, gridando, invita tutti i turisti ad entrare per fare foto e godere di un po’ di fresco e di sue informazioni in cambio di qualche spicciolo. In giro fogli illustrativi ricordano della festa di san Bartolomeo (23 agosto) e delle collane di biscotti e cioccolatini a forma di corona del rosario, aahhhhh purtroppo l’abbiamo persa! Ma non abbiamo perso la chiesa di San Bartolomeo, raccolta, silenziosa, è dell’VIII secolo, me ne sono innamorata per le sue colonne, per la penombra, per il pulpito, gli affreschi ormai rovinati, per il religioso silenzio.
Un’ultima passeggiata per la città, tappa al supermercato per un pranzo da asporto (ottimi i fusilli pesto e noci) e rientro a Napoli.