Due modi per dire Austria: Vienna e Salisburgo

Otto giorni di arte e cultura dalla città imperiale, culla di pittori e letterati, alla cittadina natale di Mozart
Scritto da: Ker
due modi per dire austria: vienna e salisburgo
Partenza il: 21/01/2012
Ritorno il: 28/01/2012
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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Vienna l’avevo sempre immaginata come in una di quelle palle di vetro, che agitate un po’ fanno cadere la neve. Così l’occasione di vederla d’inverno l’ho colta al volo e precisamente in volo da Roma, pratico, comodo, non molto costoso.

Parto di mattina, piuttosto presto, così una volta arrivata ho il tempo di iniziarla a perlustrare per i giorni seguenti. Otto giorni in tutto, ma farò anche una “toccata e fuga” a Salisburgo (per la città natale di Mozart non si può che usare l’espressione di una composizione musicale). Arrivo all’aereporto di Wien-Schwechat, che dista dal centro della città una mezz’ora scarsa. Inizio a sbirciare dal finestrino, la città è immersa nella neve! Scendo a quella che credo sia la fermata più vicina al mio hotel e mi ritrovo in un’atmosfera surreale, silenziosa, quasi vuota, bianca. Sono felice! Cammino e cammino e arrivo finalmente nei pressi del mio hotel, antistante il Museum Quartier, quartiere dei musei appunto, abitato da artisti o sedicenti tali. Il tempo di posare le valigie e sono già in strada, voglio assaporare tutto, e così inizio da una specialità del luogo, un’enorme rosetta di pane svuotata con dentro una zuppa di funghi e qualcos’altro di non identificato. Sono pronta per iniziare il mio giro. Il bello del viaggiare da soli è scegliere in ogni momento cosa, quando e come fare tutto quello che ci passa per la testa.

Cammino per circa un chilometro e mi sembra che la città dall’alto della sua storia mi parli, ogni palazzo, ogni pietra, mi racconta del periodo imperiale, di Klimt, di Strauss, di Freud. Maestosa, altèra e allo stesso tempo accogliente mi cattura, mi strega.

Preferisco partire dal centro del centro, la piazza dello Stephansdom, il Duomo e così intanto lascio alle mie spalle il Museum Quartier, a cui riserverò un’intera giornata, l’Hofburg (il palazzo imperiale), l’Altes Rathaus (il vecchio municipio), la Josefsplatz. Vienna è la città a cerchi concentrici (Ring), dal centro barocco delle signore imbellettate ai quartieri più nuovi dei creativi moderni. Parto dal suo centro antico e chic.

Visito il duomo dopo essermi fatta starda tra poveri ragazzi abbigliati da Mozart che cercano di vendermi a tutti i costi uno spettacolo d’opera… sarà per un’altra volta, nonostante lo ammetto un po’ mi tentano. Le zone antistanti sono piene di negozi e di trappole per turisti! Vedo la piazza del Graben con Pestsaule, la Colonna della Peste edificata nel 1693 da Leopoldo I non appena fu scongiurata un’epidemia. In questa zona si trova anche la sartoria Knize costruita da Adolf Loos, diversa da tutti gli edifici che le stanno attorno, il museo degli orologi e chiese e chiesette di cui sarebbe difficile ricordare tutti i nomi. Quasi mi perdo e mi ritrovo nei pressi dell’Albertina Museum, tanto vale entrarci. Ogni tanto per il troppo freddo sarò costretta ad entrare da molte parti! Museo di arte moderna, bello quanto la sua fama. Ma oltre la fama c’è la fame, il freddo, si sa, fa consumare calorie. Decido, quindi, di provare il mio primo hot dog da strada, favoloso! La birra al chioschetto poi costa meno dell’acqua e così scelgo quella. Il cibo credo faccia parte di ogni viaggio al pari delle persone che si incontrano e delle cose che si visitano. Tra le cose da non farsi mancare assolutamente oltre la nota schnitzler (la nostra cotoletta) che viene servita in piatti giganteschi su letto di insalata e patatine, una fetta di torta a scelta, ce ne sono tantissime oltre la sacher tutte da provare. Dopo l’Albertina ritorno nella piazza e da lì mi incammino per il quartiere greco, dove si trova la fin troppo nota, e quindi cara ed affollata, Griechenbeisl-trattoria del greco, dove si racconta sia nata la canzone Oh du lieber Augustin, intonata (forse non tanto perché in quel momento era ubriaco) dal menestrello Augustin. Non molto distante si trova un altro ristorante legato ad un’altra leggenda, quella del Basilisco, mostro ridotto in pietra da un giovane coraggioso. C’è una riproduzione della storia in vetrina. Torno verso l’Hotel e mi ritrovo in strade sconosciute e nella casa della Musica, museo interattivo interessante e rilassante. Dopo essere stata nel cortile ad ascoltare musica classica riprendo il cammino. È quasi ora di tornare, entro nel Museum Quartier per raggiungere l’albergo… so che domani mi aspetta qualcosa di entusiasmante. Mq sta per Museum Quartier, ma mi chiedo quanti metri quadrati di museo saranno e quanto ci metterò per vedere tutto. Decido di dedicargli una giornata. C’è il Leopold Museum, dove tra le opere maggiori sono esposte quelle di Klimt e di Schiele, c’è il dove vedo una mostra bellissima, c’è il Kunsthalle, galleria d’arte dove pure ci sono esposizioni di arte contemporanea, e poi c’è l’Architekturezentrum, centro d’architettura, il Tanzquartier, dove fanno spettacoli di teatro e danza, lo Zoom kindermuseum, il museo per i bambini. Dopo ore e ore di arte, di sosprese, di emozioni dedico un altro po’ di tempo allo shop del museo, ci sono tante e tante idee regalo. Tanto che sarò costretta a comprare uno zaino in più per il ritorno! Sazia posso tornare al mio albergo che dista solo 1 minuto, no forse nemmeno intero. Ma faccio un altro giro nei negozietti di artigianato creativo del quartiere.

Il terzo giorno decido di fare un giro da turista a tutti gli effetti, tanto i primi due giorni mi hanno regalato emozioni abbastanza forti. Così vedo il palazzo Imperiale (solo da fuori), il museo di Sissi, la cripta dei cappuccini. Non del tutto soddisfatta decido di prendere la metro (U), che devo dire è una delle meglio organizzate in Europa. Scendo alla Karlsplatz, la fermata per il Palazzo della Secession, dove si trova il Fregio di Beethoven di Klimt. Un’esperienza da non perdere. Lì vicino c’è il Palazzo della Filarmonica, quello del concerto di Capodanno per intenderci. Ho ancora un po’ di tempo a disposizione e scelgo di fare un’escursione in vari quartieri usando la fantastica metro appena scoperta. Vado a vedere la Hundertwasserhouse, un’esplosione di colore e follia architettonica. Non sono lontana dal Prater e così vado a vedere anche quello. Per un attimo sembro proiettata in un altro spazio-tempo, forse fin troppo e così lascio il parco dei divertimenti per danzare sul bel danubio blu, no solo per vederlo questo fantomatico fiume. Lo guardo, immenso, dall’aura sacrale. Altra giornata conclusa in bellezza.

Cosa resta da non perdere? Il Belvedere. Dopo aver assaggiato Klimt non si può non aver voglia di vedere il suo quadro più famoso: Il bacio. A parte il giardino antistante, favoloso come tutte le opere d’arte del Museo, vedere Il bacio dal vivo è un qualcosa di incredibile, quasi ho la sindrome di Stendhal! Forse per questo in una stanza adiacente c’è un cartello che invita il visitatore ad urlare… sarà per la troppa emozione da dover scaricare in qualche modo. Per riscendere in centro prendo un tram, il mezzo che non ho ancora preso. Anche questo funziona perfettamente.

A salisburgo

Devo lasciare Vienna per Salisburgo. Là mi aspetta una coppia di amici. Prendo il treno, un’altra cosa assolutamente da fare per conoscere un posto è prendere tutti i suoi mezzi! Arrivo alla stazione dove trovo i miei amici ad aspettarmi. Mi portano in hotel, scelto da loro… ho fatto bene a fidarmi, mi piace! È quasi sera e ci resta poco per vedere la città. Facciamo un giro per le sue strade, ci sembra un piccolo presepe. Manca solo la neve ma mentre torniamo in albergo cominciano i primi fiocchi. E così l’indomani mattina tutto è bianco.

Usciamo e vediamo il teatro dell’opera dello strafamoso Salzburger Festspiele, il festival di Salisburgo. Andiamo poi a zonzo per la città, vediamo la via delle insegne in ferro battuto di arte e mestieri, la casa di mozart dove si trova un po’ di tutto (e niente): capelli che forse non sono suoi, le medicine della famiglia Mozart, gli spartiti del figlio (difficile fare il musicista con un tale padre…), una stanza con i quadri e il soffitto messo al contrario (quella proprio non l’ho capita!). Diamo un’occhiata al Giardino di Mirabell, dove si trova il museo dell’arte barocca, che però dato l’orario lo troviamo chiuso. Scegliamo un ristorante in cui veniamo serviti con gli abiti tipici del luogo. In generale in unici complessi si trovano il ristorante chic, la birreria chiassosa, e il pub per i giovanissimi. Tendono a mettere tutto in uno spazio solo e a dividerlo per tutti i gusti, come all’MQ di Vienna o come alcuni hotel dove c’è il piano per chi vuole dormire fino a tardi, in cui si può fare colazione a qualsiasi ora. Anche in teatro ci sono delle zone in cui i biglietti partono da tre euro, per chi proprio non se lo può permettere. Insomma ce n’è per tutti, non resta che scoprire quello che fa per voi!



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