Normandie en printemps
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Finalmente è primavera, l’inverno non sembrava finire più, quest’anno… Decidiamo di regalarci una settimanuccia da qualche parte, e salta subito all’occhio una bella offerta da Torino per Parigi Beauvais. Raccolta l’adesione della ns amica B, fedele compagna di tanti viaggi in terra di Francia, prendiamo subito i biglietti, stavolta si va in Normandia!
Ovviamente noleggeremo un’auto in aeroporto, perciò imbastiamo un bell’itinerario ad anello che da Rouen ci porterà a vedere Mont-St-Michel, poi le spiagge dello sbarco, Honfleur, le scogliere di Etretat e il basso corso della Senna. Per i pernottamenti, essendo in tre la soluzione migliore, già testata molte volte, sono i motel della catena Accor (F1 ed ETAP, i primi più spartani perché senza bagno in camera, i secondi con bagno) perché il prezzo della camera è fisso, da 1 a 3 occupanti, ed è sempre decisamente conveniente, non superando quasi mai i 50 euro a notte.
Il volo è serale, atterriamo a Beauvais alle 20.30 e ci avviamo subito verso Rouen; sono circa 70 km di strada statale, ma preferiamo essere già là domattina. A posteriori, si è rivelata una buona idea: il traffico è praticamente nullo e in un’oretta abbondante arriviamo al ns ETAP. Siamo in periferia, nella zona dello stadio: come sempre qs motel sono pensati per chi viaggia, ma avendo noi l’auto non è affatto un problema. Ceniamo velocemente in una brasserie vicino all’hotel, e poi a nanna.
Giovedì 26/04 – Rouen e il Mont Saint Michel
Fatta colazione, ci avviciniamo al centro lasciando l’auto in un park sotterraneo. Usciamo e siamo proprio di fronte alla chiesa (moderna ma molto bella… per una volta!) eretta sul luogo della morte di Giovanna d’Arco, che fu bruciata proprio in qs piazza. Facciamo un bel percorso nel centro storico, consigliato dalle utili brochure che abbiamo scaricato dal sito web del comune di Rouen. La cittadina è raccolta e molto graziosa; la cattedrale splendida, anche se purtoppo ha la facciata in restauro (strano, non c’è A con noi.. eppure è lui che scatena sempre la Maledizione della Cattedrale in Restauro). Ci sono anche molte altre chiese e palazzi, e una bellissima porta della città, con orologio lunare. Insomma, Rouen si merita pienamente le due ore che gli dedichiamo.
Mangiamo un panino e poi salutiamo la città, Mont Saint Michel ci attende! Abbiamo infatti pensato di sfruttare la comodissima autostrada che da Rouen scende verso la Bretagna, per portarci subito nel punto più a sud del ns itinerario, e da lì con calma risalire via via verso nord. In un’oretta e mezza siamo già in zona, anzi: ecco l’abbazia all’orizzonte! E’ davvero in una posizione impagabile, la si vede da ogni direzione ergersi in mezzo alle sabbie della bassa marea. Fra molte foto, arriviamo fino ai grandi parcheggi ai piedi del monte, oggi nessuno verrà allagato e quindi possiamo metterci dove vogliamo. Sono le 16.00 e la gran parte dei turisti sta già sciamando via verso i pullman. Un altro aspetto positivo: visitare il monte nel tardo pomeriggio permette di dribblare le code e la ressa, che qua tutti i giorni dell’anno è notevole. Entriamo, i chioschetti di souvenir sono in ogni dove, sfacciati e pacchiani..ma finalmente in cima alla stradina si entra nell’abbazia vera e propria, che è davvero bella e affascinante; in un’oretta si visita con calma, comprese molte foto della baia con le acque che arrivano, sta salendo la marea serale. Altre foto dalla strada di accesso, dove ci sono lavori in corso per allestire un trenino che porti i turisti al monte dai parcheggi più distanti, sulla terraferma, liberando così l’abbazia dall’assedio di auto e pullman. Un’idea ottima, ci pare.
Passiamo al ns motel, stasera siamo spartani e dormiamo al F1 che c’è ad Avranches, pochi km dal monte, ma d’altronde battiamo tutti i record: la camera ci costa solo 31 euro!
Dopo doccia e riposino, prendiamo l’auto e andiamo a cena a Granville, sia per vedere la cittadina, che pare essere graziosa, sia pensando (erroneamente) che da lì si veda la costa e quindi anche l’abbazia illuminata. In realtà scopriremo che la strada costiera, costiera non è, e che la baia di Granville è rivolta verso le isole della Manica, e quindi l’abbazia resta nascosta dietro un promontorio. Pazienza, ci consoliamo con una buona cena in un bel locale di pesce di fronte al porticciolo. Quando usciamo, la marea è scesa moltissimo, e le barche sono parecchio più basse di prima: che strana sensazione!
Venerdi 27/04 – Lungo la penisola di Cherbourg, lato ovest
Facciamo colazione in una panetteria, che deprediamo di un congruo numero di croissant, e poi ci avviamo lungo strade e stradine in mezzo al verde lungo il lato ovest della penisola; domani faremo l’altro lato a scendere. Il panorama è molto bello, verde e ondulato, con case graziose ricche di fiori, fattorie, mucche al pascolo e qualche villaggio qui e là.
Ci fermiamo a Coutances, che dovrebbe avere una bella cattedrale molto antica; in paese di chiese ce ne sono due, coeve ed ugualmente belle.. non siamo sicuri di quale sia la cattedrale, ma comune una sola delle due è aperta, e non ci preoccupiamo più di tanto. A Carteret raggiungiamo il porto, dove mangiamo un’ottima baguette super-farcita in un chiosco; il paese è deserto, ma si capisce che in estate è un luogo affollato di villeggianti. C’è un bel sole e un fresco venticello davvero piacevoli. Riprendiamo la via verso nord, e ad ogni bivio sulla sinistra ci infiliamo, per essere sempre più vicini possibile alla costa, che qui è rocciosa e davvero spettacolare. E poi qs splendido sole caldo.. ci fermiamo in una grande spiaggia bianca che abbiamo trovato per caso, e per un’oretta ci godiamo il sole, i gabbiani e il vento. Al largo si vedono Jersey e Guernsey, le isole del Canale.
Ci dirigiamo fino all’estrema punta di Cap de la Hague, battuta dai venti e presidiata da un’inquietante centrale nucleare, circondata da triple barriere di filo spinato elettrificato. Leggiamo che è un impianto per il trattamento di scorie a bassa radioattività, e che grazie all’impianto lavora praticamente tutta la popolazione del circondario, dove prima c’era una forte disoccupazione. Da molti anni infatti è in declino il porto di Cherbourg, che una volta era il porto francese per i transatlantici che andavano in America (anche il Titanic passò di qua). A parte l’impianto, il posto è molto bello, e le case, piccole, massicce a sfidare il vento, di pietra grigia, ci ricordano molto quelle inglesi e irlandesi. Raggiungiamo la periferia di Cherbourg, molto squallida; la attraversiamo senza visitarla, stanotte pernottiamo in un F1 poco al di là del centro città.
Sabato 27/04 – Lungo la penisola di Cherbourg, lato est
Lasciata Cherbourg, usciamo dalla strada nazionale a Montebourg, cercando una strada più litoranea che ci porti attraverso i luoghi dello sbarco. Con qualche difficoltà, dovuta al fatto che le strade qui seguono ancora i perimetri degli appezzamenti di terreno e pertanto costringono a zigzagare in continuazione, arriviamo ad Utah beach. Il cielo è nero, il mare è grigio e c’è a tratti una pioggerellina leggera: una giornata molto in sintonia con i luoghi che stiamo visitando. La spiaggia in realtà non ha più nulla che ricordi ciò che successe nel giorno del D Day, ci sono solo dei cavalli da trotto che si allenano sulla sabbia.. ma certo l’emozione di essere qui è tanta. Rientriamo verso la strada nazionale passando da Saint Mere Eglise, dove il famoso paracadutista rimase appeso al campanile; oggi c’è un manichino.. è davvero squalliduccio come richiamo turistico. D’altronde qua ogni paese ha il proprio Museo dello Sbarco: chi ha raccolto un paio di automezzi, qualche elmetto e due armi apre il proprio, in un capannone. Noi non ci fermiamo. Usciamo dalla strada nazionale dopo la foce della Vire, e ci dirigiamo verso la Pointe du Hoc, un promontorio dove un manipolo di soldati riuscì a issarsi dal mare sulla scogliera, sbaragliando una postazione tedesca di cannoni che impediva lo sbarco. Il luogo è stato lasciato come allora: ci sono le postazioni delle mitragliatrici, le basi per i cannoni e soprattutto ci sono ancora i crateri delle bombe che testimoniano l’entità dello scontro di quei giorni. In più piove, con un forte vento.
Visitiamo il cimitero tedesco di La Cambe, poco distante. Le lapidi scure, molte senza nome, ci lasciano un forte senso di angoscia per l’inutilità e l’assurdità di tutte le guerre; questa visita ci più impressa della successiva, al famosissimo cimitero americano di Colleville… qui c’è un’aria un po’ finta, forse dovuta all’imponenza dei monumenti e all’estrema cura, quasi maniacale, del sito. Sempre sotto una pioggerellina leggera proseguiamo lungo la costa ed arriviamo ad Arromanches, dove fu allestito in poche ore un immenso porto artificiale, che poi per mesi e mesi servì da smistamento di tutta la logistica connessa allo sbarco. Visitiamo il bel museo di fronte alla spiaggia, dove al di là delle solite memorabilia (divise, oggetti, foto, elmetti, armi, ecc) viene molto ben illustrata la vicenda legata alla realizzazione di qs porto, di cui non conoscevamo la storia così importante ai fini dello sbarco alleato. Purtroppo il sito è affollatissimo di gente, ma la visita è davvero interessante; c’è anche un bel filmato d’epoca che dura una mezz’oretta (in francese, ma è perfettamente comprensibile).
Lasciata Arromanches, ci dirigiamo verso Bayeux, dove dormiremo stanotte. La pioggia non dà tregua oggi; lasciamo l’auto in un park in centro e passeggiando attraverso il centro, ricco di bei palazzi antichi e di qualche casa a graticcio, arriviamo al Museo dell’Arazzo, uno degli Imperdibili Normanni. Si tratta di un tessuto di lino dell’XI secolo, lungo ben 70 m, ricamato con fili di lana colorata a narrare le vicende della conquista del trono d’Inghilterra da parte del normanno Guglielmo il Conquistatore. Il suo interesse sta non solo nell’aspetto artistico, ma anche storico, senza contare i deliziosi piccoli dettagli di vita quotidiana di cui qui e là viene lasciata traccia. Proprio per questo, è fondamentale l’audioguida (gratuita), che permette la comprensione di questo bellissimo documento.
Usciti dal museo, gironzoliamo ancora un pochino per il centro, ma poi la pioggia non molla e decidiamo di andare in albergo per una doccia e un riposino, prima di cena; siamo in un ETAP appena inaugurato, poco fuori dal centro, ci danno una tripla spaziosissima a 56 euro.
Domenica 29/04 – Da Bayeux a Fecamp
Lasciamo Bayeux con un tempo molto variabile… speriamo che oggi sia più clemente! Imbocchiamo l’autostrada verso nord fino a Pont L’Eveque, dove usciamo in direzione di Deauville/Trouville. Sono due cittadine di mare gemelle, molto di moda tra i parigini della Belle Epoque; restano tracce del glorioso passato nei Grand Hotel, nelle ville e nelle passeggiate a mare, in particolare a Trouville che ci piace molto. Purtoppo non riusciamo a trovare un posticino per fermarci, è domenica e c’è davvero molta gente…e poi pioviggina; proseguiamo.
Percorrendo la bella strada lungo la costa, arriviamo ad Honfleur, un gioiellino tra gli Imperdibili Normanni: c’è un bellissimo porto antico, che era stato ritratto in molti quadri di Impressionisti, una graziosa chiesetta in legno e molti vicoletti acciottolati, davvero fotogenici.. e poi spunta anche il sole! Gironzoliamo un’oretta senza meta per il paese, è un turistificio, ma davvero ci piace molto.
Ripresa l’auto imbocchiamo il famoso Ponte di Normandia, realizzato pochi anni fa, che attraversa la foce della Senna permettendo un bel risparmio di km; e poi la struttura è molto bella, e c’è un panorama splendido da lassù. Per strade provinciali, in mezzo ad una bellissima campagna verde arriviamo ad Etretat, altro luogo immortalato in molti Monet: c’è un graziosissimo paesino, una bella grande spiaggia di ghiaia bianca, un mare splendidamente azzurro e ai due lati della spiaggia delle alte falesie di roccia, che da una parte diventano dei faraglioni in mezzo al mare, con tanto di arco naturale in pietra; cosa si vuole di più?? Mangiamo un panino in paese e poi, mentre B non resiste dal dare la scalata ad una delle due falesie per vedere il panorama dall’alto, noi passeggiamo pigramente lungo la spiaggia, mentre il sole va e viene disegnando colori sempre diversi sull’acqua. Davvero un bel posto, Etretat.
Ma oggi non abbiamo ancora finito! Poco oltre Etretat c’è Yport, un paesino altrettanto grazioso, su una spiaggetta ugualmente bianca ma più piccola, e forse per questo più affascinante perché sembra proprio incastonata tra le falesie. Dopo Yport, arriviamo fino a Fecamp, dove pernotteremo (ad Etretat e dintorni gli hotel sono pochi, carissimi e molti già esauriti). Fecamp è una cittadina decisamente più grande e per nulla caratteristica, con un porto pescherecci molto attivo. Cerchiamo innanzitutto il Palais Benedectine, sede dell’omonimo liquorificio, un eclettico palazzo neogotico davvero particolare; volendo, all’interno si può visitare un museo che illustra la produzione del liquore (assaggio compreso), noi ci accontentiamo dell’interno. Poi attraversiamo la città e saliamo fino al faro che guarda la costa dall’alto: è un punto panoramico spettacolare, si vedono le falesie fino ad Etretat, e c’è un vento pazzesco, è difficile stare in piedi! Difatti una ragazza in moto cade a terra davanti a noi, in una curva esposta alle folate. Visitiamo la minuscola chiesetta accanto al faro, e poi facciamo (con difficoltà) qualche passo lungo le scogliere, ammirando il tramonto. Davvero bello!
Ritorniamo in centro, il ns hotel è in una piazzetta accanto alla chiesa di Saint Etienne. Stasera niente ETAP né F1, abbiamo trovato per 76 euro una tripla spaziosissima in un grazioso piccolo hotel con ristorante, dove ceniamo anche, visto il mortorio serale che ci circonda… e mangiamo pure bene!
Lunedi 30/04 – Da Fecamp a Beauvais
Lasciamo Fecamp sotto uno splendido sole, e tra i campi di colza fiorita scendiamo verso la Senna, dove il fiume disegna una serie di anse. Prima tappa Caudebec en Caux, dove visitiamo una bella chiesa gotica, ben più grande di ciò che ci si può oggi aspettare da un villaggetto, ma ai tempi dei Normanni era un centro di una certa rilevanza, ed essendo lungo il fiume beneficiava di commerci e dazi. Seconda tappa, un Imperdibile Normanno: l’abbazia di Jumieges. E’ un’abbazia diroccata e molto affascinante, in purissimo stile normanno, di cui sappiamo tutto grazie ad una puntata di Passepartout, di Philippe Daverio, vista proprio pochi giorni prima.. e allora ci auto-facciamo da guida e ci lanciamo alla ricerca della testa d’uomo dipinta, dei medaglioni mancanti, delle somiglianze architettoniche con S. Nicola di Bari, normanno pur’esso, che ricordiamo benissimo dall’anno scorso.. e le foto si sprecano!
Attraversiamo la Senna sul ponte di Brotonne, anche qs slanciato ed ardito, e ci dirigiamo con l’autostrada verso la casa di Monet a Giverny. Una prima ipotesi di itinerario ci aveva fatto scegliere la rocca di Les Andelys, più di strada, che ci avrebbe lasciato una mezz’ora anche per vedere la cattedrale di Beauvais, un gioiello gotico.. ma poi B ci aveva convinto per Monet, e così eccoci a Giverny! Insieme a noi c’è purtroppo una fiumana incredibile di gente, giapponesi compresi, ma a parte l’affollamento e la calura, che oggi si fa sentire, la visita ci piace davvero molto: non tanto la casa, quanto i due giardini, curatissimi e già molto fioriti, per quanto un paio di settimane in più avrebbero fatto sbocciare anche i glicini sul ponte giapponese. Gli scorci sono comunque davvero bellissimi… ecco come mai Monet era sempre così ispirato! Lasciamo Giverny e per le solite strade provinciali, le nostre preferite, raggiungiamo Beauvais, dove alle 17.20 ci attende il volo per Torino.
E’stato davvero un bell’itinerario, che ci ha fatto conoscere i siti del D-Day dove da tempo volevamo andare, ma anche tanti scorci bellissimi ed inattesi, due su tutti di sicuro la costa ovest della penisola di Cherbourg, e la zona delle anse della Senna. Volendo, qs itinerario si può facilmente ampliare di qualche giorno, visitando anche la Normandia interna, patria di cavalli, formaggi, mele da sidro, castelli e foreste. Sarà per la prossima volta.. anzi, per la prossima offerta di volo!
M, L e B.